CENTRO DIURNO INTEGRATO ARIOLI DOLCI TREVIOLO (BG)

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CENTRO DIURNO INTEGRATO ARIOLI DOLCI TREVIOLO (BG)
CENTRO DIURNO INTEGRATO ARIOLI DOLCI
           TREVIOLO (BG)
CENTRO DIURNO INTEGRATO ARIOLI DOLCI TREVIOLO (BG)
PRESENTAZIONE DELLA COOPERATIVA
La cooperativa sociale Servire, viene costituita nel 1979 a Bergamo; è una delle prime
cooperative sociali della nostra provincia. Nel corso degli anni Servire gestisce diversi servizi
per conto degli Enti Locali, riferibili a diverse tipologie di utenza. Nel 1994 si specializza
nell’area dei servizi per gli anziani. Oggi la cooperativa si sta orientando verso la
realizzazione di servizi propri, non in convenzione con Enti. Nel 2005 ha aperto il Centro
Diurno integrato per anziani “Arioli Dolci” a Treviolo, accreditato per 30 posti, e accanto a
questo è stato realizzato il nucleo per malati di Alzheimer che è funzionante dal 2008

                          Dall’idea alla realizzazione

                          L’idea di realizzare un nucleo diurno Alzheimer nasce dall’evidenza
                          di quanto urgente sia per le famiglie avere dei supporti significativi e
                          di quante poche siano le risposte che riescono a trovare sul
territorio. In questo senso sono stati importanti gli incontri avuti con i responsabili del Centro
Primo ascolto Alzheimer di Dalmine con i quali abbiamo da tempo in corso dei proficui
confronti che sono diventati ancora più stretti ed importanti da quando è stato aperto il centro
Alzheimer.
La rilevanza del problema è stata sottolineata anche dall’ASL di Bergamo che, nel 2006, ha
presentato una Mappa delle demenze che determina in circa 5000 i casi accertati nella nostra
Provincia. Stima peraltro in difetto, in quanto da tutti i relatori presenti al convegno di
presentazione è stato dichiarato che potrebbero essere anche il doppio. Da parte nostra, da
quando è stato l’attuale CDI per anziani, sono pervenute diverse richieste di familiari di
pazienti affetti da demenza di Alzheimer, alcune delle quali sono state accolte ed altre no. I
rifiuti sono stati motivati dal fatto che i pazienti presentavano una compromissione tale a
livello comportamentale da non essere compatibile con la struttura del centro molto “aperto”.
Alcuni degli utenti inseriti hanno spesso provocato problematiche riferibili a episodi di
aggressività e vagabondaggio che ci hanno indotto ad aumentare il personale per la
sorveglianza. Abbiamo inoltre gestito, negli ultimi anni, un servizio di supporto domiciliare ai
familiari care givers che comprende anche gruppi di auto mutuo aiuto e momenti di
formazione e sensibilizzazione rivolti ad un pubblico più generale.
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Partendo da questi dati e considerazioni nasce la volontà di creare un centro idoneo
all’accoglienza di questi pazienti, strutturato in modo tale da contenere in tutta sicurezza
problematiche di tipo comportamentale pur continuando a fornire stimoli, a creare relazioni, a
garantire una buona qualità della vita all’interno del centro e, nel contempo, fornire supporto e
informazioni ai familiari su come affrontare le fasi della malattia.
A questo punto è partito un team di progettazione composto da responsabili della Servire,
l’Architetto Gian Marco Locati e la Dott.ssa Letizia Espanoli consulente del Centro studi
Perusini Alzheimer di Pordenone. Contemporaneamente ci si è anche preoccupati di
preparare un piano economico finanziario di sostenibilità dell’operazione e di ricercare
finanziatori. Abbiamo potuto realizzare il Centro grazie alla disponibilità dell’Ente Morale Arioli
Dolci di Treviolo che ci ha concesso di costruire sul terreno di sua proprietà e a consistenti
contributi della Fondazione Cariplo e della Fondazione Vodafone e ad altri piccoli contributi di
privati.
Ci siamo ispirati agli studi più attuali di ambienti e terapie non farmacologiche per l’Alzheimer.
Il presupposto di partenza era quello di creare un
ambiente dove gli utenti potessero muoversi senza
costrizioni e orientarsi facilmente. Così abbiamo
creato una sala centrale che è il luogo del vivere
comune con una cucina, la sala da pranzo e un
soggiorno con diversi angoli di sosta affinché
all’interno di questo vivere comune ci sia anche la
possibilità di appartarsi. Su questa sala centrale si
aprono la stanza delle attività, la stanza per il riposo, e la stanza per le terapie multisensoriali.
Sempre sulla sala centrale si apre anche quello che noi chiamiamo il nostro piccolo beauty
center, una saletta per le cure estetiche: parrucchiere, manicure, massaggi, ecc.
All’esterno, accessibile dal soggiorno attraverso due porte finestre, un giardino preceduto da
un portico che attutisce la luce evitando l’abbagliamento.
                                      Gli interni, per quanto riguarda i materiali, i colori e
                                      l’arredamento sono stati pensati in modo tale da creare
                                      degli ambienti confortevoli, armoniosi, e con una
                                      connotazione di “casa” evitando qualsiasi richiamo di tipo
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sanitario. Quindi colori che si armonizzano tra loro, pavimenti, porte e mobili in legno.
Il giardino ha un percorso centrale quasi circolare con zone ombreggiate per la sosta, il
percorso è affiancato da un angolo dei colori, un angolo degli odori e un piccolo frutteto. Ci
sono inoltre delle vasche per la coltivazione di fiori e ortaggi. In fondo al giardino, una zona
separata ospita due asinelli, animale che si comincia ad utilizzare con successo nelle attività
assistite con gli animali. La recinzione è schermata da siepi e rampicanti e da pannelli
fonoassorbenti dalla parte confinante con la Scuola materna.
Al piano superiore è situato un ufficio per i colloqui con i familiari da parte del responsabile del
centro e dello psicologo e una vasta sala per incontri più allargati e corsi di formazione, a
disposizione anche delle associazioni del territorio.

L’équipe professionale
Grande cura è stata posta nella scelta degli operatori soprattutto ASA (Ausiliari Socio
Assistenziali) che garantiscono la maggior parte delle presenze. Sono stati scelti operatori
che, oltre ad avere già avuto esperienze lavorative con malati di Alzheimer, hanno delle
abilità o attitudini personali che consentono loro di andare al di là del puro e semplice
intervento assistenziale (es. Uno di loro pratica già interventi di pet therapy e alleva asini
destinati all’onoterapia oltre a coltivare piccoli frutti).
Soo presenti inoltre un educatore, uno psicologo, un fisioterapista, un medico e un infermiere
professionale.
Anche per quanto riguarda le figure sanitarie, quali fisioterapista e infermiera, sono state
individuate delle operatrici che, oltre alla loro professionalità, si possono mettere in gioco su
altri fronti: la fisioterapista ha una specializzazione in naturopatia pertanto il suo intervento
sarà rivolto anche alla multisensorialità (cromoterapia, aroma terapia, rimedi naturali ecc.);
l’infermiera professionale ha una specializzazione in una particolare tecnica di massaggio che
può essere utilizzata come terapia non invasiva per i dolori osteo-articolari.
La psicologa, figura non prevista dagli standard regionali, è a disposizione dei famigliari per il
sostegno psicologico; inoltre è la referente interna per la raccolta ed elaborazione dati che
vengono prodotti dalla rilevazione e misurazione del disturbo del comportamento dei nostri
ospiti.
L’équipe professionale è seguita e supervisionata dal Centro studi Perusini Alzheimer di
Pordenone.
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Il progetto individuale
                                        Il centro non esegue interventi standardizzati pertanto
                                        ciascun ospite ha un suo progetto individualizzato che
                                        parte dalla biografia personale.
                                        La biografia dell’ospite contiene il maggior numero di
                                        informazioni che ci possono aiutare ad entrare in
                                        relazione con il malato ma anche mantenere quelle che
                                        sono state le abitudini e i modi di vivere che ha
consolidato nel corso della sua vita (i gusti in fatto di alimentazione, i passatempi, la musica
ascoltata, il suo percorso lavorativo, la sua rete di relazioni …).
Conoscere a fondo i nostri ospiti ci permette di intervenire con azioni di supporto laddove
siano presenti i disturbi del comportamento, consentendoci così di non ricorrere alle terapie
farmacologiche.
                                             L’ambiente terapeutico riduce al massimo gli
                                             stimoli negativi causa spesso di stati di agitazione
                                             “immotivati”.   Tra      le   caratteristiche   ambientali
                                             evidenziamo: assenza di specchi, mascheratura
                                             delle porte di ingresso, apparecchio TV solo per
                                             visione di DVD o videocassette, colori delle pareti
                                             secondo i criteri della cromoterapia, impianto di
                                             ionizzazione dell’aria, luci a spettro solare che
evitano la sindrome del tramonto.
A questo ambiente si affianca la stanza multisensoriale, strumento innovativo per il controllo
dei disturbi del comportamento che merita un capitolo a parte.
Un aspetto importante del progetto è il rapporto con le famiglie che
rimangono costantemente in contatto con gli operatori e con le quali c’è
uno scambio di informazioni continuo, anche tramite l’utilizzo del diario
personale dell’ospite che lo accompagna dal centro al domicilio e
viceversa.
Alla famiglia viene chiesto di essere presente all’incontro con l’équipe
multiprofessionale per la costruzione del progetto di assistenza
individualizzato e la successiva verifica dello stesso. Con i famigliari
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inoltre vengono organizzati dei gruppi di confronto per affrontare le diverse tematiche relative
alla malattia nonché quale momento di sostegno e condivisione delle difficoltà individuali che
questa malattia inevitabilmente porta con se.

                                   Molta importanza viene data alle terapie con gli animali;
                                   all’interno del nostro centro sono presenti due asinelli per le
                                   attività di onoterapia, un cane accompagnato da un allievo
                                   istruttore cinofilo e animali che vengono inseriti a seconda
                                   del gradimento degli ospiti.
                                   Tutte le attività effettuate con gli ospiti e il loro grado di
efficacia vengono opportunamente documentate e monitorate tramite l’utilizzo di appositi
strumenti di misurazione validati scientificamente.

                                L’ambiente multisensoriale
                               Il trattamento Snoezelen è stato introdotto negli anni settanta
                               come intervento per persone con disturbi dell’apprendimento al
                               fine di ridurre gli effetti della deprivazione sensoriale. La
                               deprivazione sensoriale è stata infatti associata alla comparsa di
disturbi del comportamento e all’espressione di emozioni negative (Cariaga 1991; Cohen-
Mansfield 1997; Hallberg 1993). Il trattamento snoezelen avviene in un ambiente “multi-
sensoriale” in cui la vista, l’udito, il tatto, l’odorato sono stimolati tramite l’utilizzo di effetti
luminosi, superfici da toccare, musica rilassante e profumi (Pinkney 1997). Negli anni novanta
l’applicazione clinica del trattamento snoezelen è stata estesa alle persone affette da
demenza, dal momento che sia le persone affette da disturbi dell'apprendimento sia quelle
con demenza condividono alcune caratteristiche quali una diminuzione delle funzioni
cognitive e delle abilità comunicative.
                                   La validità degli interventi di stimolazione multisensoriale è
                                   stata documentata nel promuovere il rilassamento e
                                   comportamenti adattivi (Deakin 1995; Hutchinson 1994).
                                   Inoltre capitalizza le abilità senso-motorie residue delle
                                   persone affette da demenza e presenta scarse richieste
                                   attentive ed intellettive (Baker 2001; 2003;Beatty 1998;
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Buettner 1999; Hope 1998). Moffat e colleghi (Moffat 1993) hanno promosso l'uso del
trattamento snoezelen con persone affette da demenza di grado moderato-grave verificando
l'assenza di disturbi comportamentali durante le sessioni.
La letteratura complessivamente mostra che la stimolazione multi-sensoriale è comunemente
impiegata nella cura della demenza per: ridurre comportamenti maladattivi e aumentare quelli
positivi (e.g. Baker 2001; van Diepen 2002; Hope 1998; Long 1992); migliorare il tono
dell'umore (e.g. Baker 2001; Cox 2004; Pinkney 1997); facilitare l'interazione e la
comunicazione (Spaull 1998); promuovere la relazione con i caregiver e ridurne lo stress (e.g.
McKenzie 1995; Savage 1996).
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