Cambiamenti climatici: se l'allarme degli scienziati viene ascoltato solo dai giovani
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Cambiamenti climatici: se l’allarme degli scienziati viene ascoltato solo dai giovani Secondo gli organismi internazionali siamo di fronte a un’emergenza globale. Ma finora a preoccuparsi sembrano solo i giovani: da Greta Thunberg agli studenti che il venerdì saltano la scuola per protestare contro la mancanza di politiche adeguate a contrastare il fenomeno. Mentre i governi tacciono. Se lo scenario che ha portato all’Accordo di Parigi era preoccupante, la realtà è anche peggio. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, ha pubblicato un nuovo report che rivaluta gli impatti del riscaldamento globale: l’uomo ha distrutto l’equilibrio climatico del pianeta e il tempo a disposizione per porvi rimedio, riducendo le emissioni di gas serra e cercando alternative ai combustibili fossili, ormai è agli sgoccioli. Nonostante la pubblicazione di numerosi studi che confermano i dati e le previsioni dell’IPCC, i Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi non hanno ancora iniziato a tradurre le dichiarazioni di intenti in politiche concrete. Nemmeno la Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop24), che si è tenuta il 15 dicembre 2018 in Polonia, è riuscita, per il momento, a produrre azioni reali. In questo contesto sono nati gli scioperi e le manifestazioni dei giovani studenti di tutto il mondo che negli ultimi mesi stanno chiedendo con sempre maggiore insistenza ai loro governi di adottare le misure necessarie per contrastare i cambiamenti climatici e salvare
così il loro futuro. Approfondimenti Manuale Ambiente 2019 AA.VV . a cura di Erica Blasizza Il nuovo Manuale Ambiente 2019 aggiornato rafforza il carattere operativo, l'approccio tecnico nell'analisi degli argomenti e il focus sugli adempimenti dettati dalla normativa con note ed esempi. Consumo di suolo, rifiuti, le novità in materia di Emission Trading System (ETS), i più recenti aggiornamenti del Reg.(CE) 1272/2008 (CLP) ed i riferimenti all’ADR 2019 sono alcuni dei temi con maggiori modifiche. Wolters Kluwer Italia Acquista su shop.wki.it L’Accordo di Parigi Durante la Conferenza sul clima di Parigi (COP21) tenutasi nel dicembre 2015, 195 Paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale che definisce un piano d’azione globale per evitare cambiamenti climatici pericolosi. I governi hanno concordato di mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine, ma di puntare a limitare l’aumento a 1,5°C. Questo,
infatti, è il valore che si riteneva necessario per ridurre in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici. Inoltre, gli Stati firmatari si sono impegnati a riunirsi ogni cinque anni per stabilire obiettivi più ambiziosi in base alle nuove conoscenze scientifiche e di riferire in modo trasparente agli altri Paesi membri e all’opinione pubblica cosa stanno facendo per raggiungere gli obiettivi fissati e i progressi compiuti. I Paesi sviluppati hanno promesso di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per raggiungere gli obiettivi fissati e di fornire ai Paesi in via di sviluppo un sostegno internazionale continuo. Il report dell’IPCC Su richiesta delle Nazioni Unite, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico ha analizzato le conseguenze del riscaldamento globale sul pianeta se venisse rispettato l’obiettivo di 1,5°C in più rispetto ai livelli preindustriali fissato con l’Accordo di Parigi. Il report pubblicato alla fine del 2018 lancia un chiaro allarme: gli obiettivi stabiliti nel 2015 non sono sufficienti per evitare conseguenze catastrofiche. La commissione scientifica, formata da 91 scienziati di 40 diversi Stati, ha esaminato oltre 6mila studi scientifici ed è arrivata alla conclusione che, ai ritmi attuali di emissioni di gas serra, l’aumento della temperatura media globale supererà l’1,5 °C, ritenuto la soglia massima di sicurezza per avere effetti contenuti e gestibili, già entro il 2030. Se la temperatura media globale raggiungesse la soglia di 2 °C, fino a qualche anno fa era ritenuta ancora gestibile, le conseguenze sarebbero drammatiche: i ghiacciai si scioglierebbero ancora più rapidamente; il livello del mare si alzerebbe di circa 10 centimetri allagando molte zone costiere e facendo aumentare la siccità in diverse zone del mondo; il
processo di acidificazione degli oceani si intensificherebbe causando la distruzione delle barriere coralline, di diversi ecosistemi marini e di molte specie di flora e la fauna marina; si verificherebbero eventi climatici estremi e catastrofi naturali, aumenterebbero carestie e povertà in buona parte del mondo, causando migrazioni forzate. Nel report, l’IPCC indica anche i nuovi obiettivi da stabilire per scongiurare questo scenario: raggiungere entro il 2050 l’equilibrio tra emissioni e assorbimento del carbonio. Per farlo è necessario ridurre le emissioni globali di CO2 del 45% entro il 2030; produrre l’85% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2050; portare il consumo di carbone a zero il prima possibile. Gli investimenti necessari per raggiungere questi obiettivi sono stimati in circa 2mila miliardi di euro tra il 2016 e il 2035. La Conferenza mondiale sul clima (Cop24) Lo scopo della Conferenza mondiale sul clima di Katowice, in Polonia, era innanzitutto quello di valutare le azioni intraprese per ridurre le emissioni di gas serra dai Paesi firmatari dell’Accordo dopo la Conferenza di Parigi di tre anni prima e di discutere le nuove strategie da adottare per fermare il cambiamento climatico. Il principale motivo di scontro è stato proprio l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite: Arabia Saudita, Kuwait, Russia e Stati Uniti si sono opposti all’adozione delle sue conclusioni da parte della COP24, che alla fine ha ufficialmente solo riconosciuto l’importanza dello studio realizzato senza riconoscerne le conclusioni. Dopo due settimane di intense e faticose iniziative, i 196 Stati partecipanti si sono accordati su un nuovo insieme di
regole comuni per mettere in pratica, entro il 2020, gli obiettivi stabiliti durante la conferenza sul clima di Parigi del 2015; sono stati enunciati i nuovi obiettivi a lungo termine per ridurre le emissioni di carbonio, passare da fonti energetiche fossili a energie rinnovabili e raggiungere entro il 2050 l’equilibrio tra emissioni e assorbimento del carbonio; e infine sono stati decisi i criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica e valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico dei singoli Paesi. Ma, per il momento, mancano le azioni concrete. Greta Thunberg e lo sciopero mondiale degli studenti Greta Thunberg, una ragazza svedese di 15 anni, ha iniziato nell’agosto 2018 una protesta solitaria davanti al Parlamento a Stoccolma: ogni venerdì, invece di andare a scuola, si sedeva in strada con un cartello che chiedeva ai governanti di agire concretamente per adempiere quello che era stato sancito negli Accordi di Parigi. L’iniziativa di Greta si è diffusa sui social e sempre più suoi coetanei da tutto il mondo hanno iniziato ad aderire spontaneamente a questi #FridaysforFuture. Il 15 marzo 2019 centinaia di migliaia di giovani in oltre 2.000 città e 123 Paesi di tutto mondo hanno aderito a un massiccio sciopero coordinato, il Global Climate Strike for Future, trasformandolo in un movimento globale di lotta per il clima. Per il suo impegno per salvare il pianeta dalle devastazioni dei cambiamenti climatici, l’8 marzo la giovane attivista è stata scelta come “Donna dell’anno” nel suo Paese, la Svezia. Appena qualche giorno dopo è stata indicata per il Premio Nobel per la Pace da un gruppo di deputati socialisti norvegesi con la motivazione che “il movimento di massa che ha innescato è un contributo molto importante per la pace”.
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