BORDERS OF SOLIDARITY - ROMANIA 8-16 MARZO 2022 D. Achelaritei & T. Schiena

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BORDERS OF SOLIDARITY - ROMANIA 8-16 MARZO 2022 D. Achelaritei & T. Schiena
BORDERS OF SOLIDARITY
ROMANIA 8-16 MARZO 2022
D. Achelaritei & T. Schiena
BORDERS OF SOLIDARITY - ROMANIA 8-16 MARZO 2022 D. Achelaritei & T. Schiena
8 MARZO                    Appena atterrati non si ha affatto
                           l’impressione di essere arrivati in un paese
                           in piena emergenza profughi: fino ad ora
                           oltre 150.000 persone hanno transitato
                           nella sola Romania, su un totale di oltre
BUCAREST                   due milioni sparsi mediante i Paesi limitrofi
                           in tutta l’Europa.
Il nostro viaggio inizia   Ma ci è bastato salire sul primo treno
a Bucarest,                direzione Bucarest per ricordarci del
                           momento storico che stiamo vivendo.
aeroporto Otopeni,         Durante il viaggio cogliamo i frammenti di
ore 22.30.                 una conversazione in inglese e russo tra tre
                           donne, conversazione interrotta dall’arrivo
                           del controllore che chiede loro il biglietto.
                           Sono due ragazze ucraine nate e cresciute
                           a Odessa, verosimilmente il prossimo
                           obiettivo militare di Putin, secondo quanto
                           ci racconta Kristina.
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È questo il motivo che l’ha spinta
a fuggire insieme a sua sorella
e ai loro quattro bambini dalla
propria città.
Il resto della famiglia così come i
suoi genitori sono ancora lì.
Le sorelle sono in compagnia di Gabriela, una
ragazza di Bucarest che, dieci giorni prima, le
aveva aiutate a trovare una sistemazione al
loro arrivo al desk improvvisato della stazione
centrale della capitale rumena. Erano passate
attraverso Giurgiulești - il villaggio sul Danubio
dove si incrociano i confini di Moldavia, Ucraina
e Romania - per poi raggiungere Galați e,
infine, Bucarest. La destinazione finale è l’Italia,
Treviso, dove li aspettano i loro familiari.
Erano andate all’aeroporto per verificare se
servissero ancora dei documenti per il viaggio.
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Gabriela ci racconta della
mobilitazione di migliaia di
persone che hanno deciso di
aiutare e accogliere in casa i
profughi, specialmente nella zona
del nord-est della Romania, dove
interi alberghi sono stati messi a
disposizione.
Le due ragazze ucraine ci confermano la storia
di Gabriela: sono state accolte nel migliore dei
modi dalla gente e si considerano fortunate
ad aver incontrato Gabriela, che le ha pure
accompagnate all’aeroporto a quell’ora di
notte. Loro due e i loro bambini sono adesso al
sicuro, ma il resto della famiglia? Cosa succede
se la Russia riesce a occupare Odessa? Prima di
poter anche solo pensare a qualsiasi eventuale
futuro scenario, la voce degli altoparlanti
del treno ci comunica che siamo in dirittura
d’arrivo per Bucarest.
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Scendiamo dal treno e ci                           Hanno bisogno di volontari che parlino ucraino
                                                   o quantomeno russo, perché ce ne sono
salutiamo augurandoci ogni                         pochi. Infatti, i volontari che indossano il gilet
fortuna possibile.                                 arancione, il colore dei traduttori, si contano
                                                   sulle dita di una mano.
Camminando verso l’uscita della stazione,
le storie appena ascoltate si materializzano:
i nostri occhi vengono colpiti dai colori della    Un’altra ragazza, anche
bandiera ucraina che rivestono cartelli e
indicazioni attorno alla tenda dei volontari
                                                   lei volontaria, ci dice che
della stazione centrale di Bucarest.               andrà a Isaccea nei prossimi
Fermiamo un ragazzo che indossa un gilet           giorni, perché a seguito dei
giallo per chiedergli informazioni.                bombardamenti annunciati a
Si chiama Cosmin e da tre giorni viene in          Odessa, tantissima gente entrerà
stazione a offrire il suo tempo e a dare una
                                                   in Romania da quelle parti,
mano.
                                                   attraverso il Danubio.
La tenda è coperta da cartelli in lingua ucraina
e dai listini prezzi dei treni che viaggiano
verso le città rumene più grandi e, da lì, verso
Istanbul, Budapest, Bratislava. Cosmin ci dice
che c’è bisogno di aiuto giorno e notte.
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È quasi mezzanotte e i sei                           Ma ci sono tante persone che passano molte
                                                     ore, per non dire giorni, in quelle sale ad
volontari rimasti ancora lì ci                       aspettare. Il poliziotto di guardia alla porta
invitano a dare un’occhiata alla                     dice di non aver mai visto una situazione del
sala d’attesa: “Così capirete                        genere.

meglio”.
                                                     La Romania, aggiunge,
Pochi metri più avanti ci sono due sale d‘attesa     finora è stato più un paese di
allestite per i rifugiati. Da poco, ci dicono, ne    emigrazione che immigrazione,
è stata predisposta una terza esclusivamente
per mamme con bambini piccoli. Qui volontari,
                                                     ma è orgoglioso della risposta
poliziotti e rappresentanti del Comune aiutano       che i suoi concittadini stanno
le famiglie a trovare degli alloggi.                 mostrando al mondo e del modo
A pochi giorni dal conflitto, infatti, i centri di   in cui stanno affrontando il più
accoglienza di Bucarest erano già tutti pieni.
                                                     veloce esodo di massa dai tempi
A tal fine, sono state attivate diverse
piattaforme online dove la gente che offre cibo
                                                     della Seconda guerra mondiale.
e alloggio si può registrare (refugees.ro).
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9 MARZO                 In mezzo al caos ferroviario, si fanno notare
                        diverse bandiere ucraine. L’ultima è incollata
                        alla porta di uscita della stazione con una
                        freccia che indica una sala d’attesa affollata e
STAZIONE                le porte tappezzate di scritte in ucraino e russo:
                        “Aiuto per le donne ucraine”. All’ingresso, un
FERROVIARIA             volontario indossa anche lui un gilet giallo e ci
                        accoglie con un “Dobri vecer” (“Buonasera” in
DI IASI
     ¸                  russo).
                        Grigore, cinquant’anni, è arrivato in stazione
Il viaggio continua     fin dall’inizio dell’arrivo dei profughi, ovvero
                        da ormai due settimane. Da dove provengono
verso Iasi,
         ¸ la città     i prodotti alimentari e per l’igiene conservati
                        nella stanza? Il municipio aiuta in qualche
rumena più grande       modo? Grigore fatica a nascondere il suo
della zona nord-est     sorriso amaro.

del paese e quella      Ci confessa che il sindaco è apparso solo per
                        pochi minuti, e tutto ciò che vediamo in sala
più vicina al confine   arriva grazie al contributo di cittadini che
                        “vogliono solo aiutare le persone che scappano
con la Moldavia.        dalla guerra, a prescindere se siano ucraini o
                        russi”.
È stato creato un canale WhatsApp per auto          Se lasciano la Romania, i viaggiatori pagano
organizzarsi: si elencano i prodotti mancanti e     solo il prezzo del posto (circa tre euro) e
chi può porta quello che ha.                        possono raggiungere qualsiasi paese a loro
                                                    scelta: Germania, Italia, Francia fino ad arrivare
A tal proposito, Grigore ci racconta un recente
                                                    in Portogallo. Ma ci sono state anche molte
episodio che lo fa ancora visibilmente sorridere:
                                                    eccezioni per chi non aveva neanche un soldo
neanche due giorni prima c’era bisogno di un
                                                    in tasca.
pasto caldo, tre persone hanno subito risposto
alla chiamata e e dopo poche ore c’erano
                                                    La permanenza alla stazione dei
abbastanza zuppe per tutti i bambini per tutti
i bambini appena giunti dalla
                         ​​     Repubblica della    treni di Iași si aggira in media tra
Moldavia.                                           le dieci-dodici ore.

La maggior parte dei rifugiati
sta solo transitando da Iași: la
stragrande maggioranza vuole
proseguire fino a Bucarest o
continuare il viaggio verso altri
paesi occidentali.
Questo vuol anche dire che il
flusso di persone è costante e
così anche la necessità di scorte
da tenere continuamente a
disposizione.

La sala è piena di gente, tra di loro i volontari
sono solo in sette. Grigore ci dice che non sono
mai abbastanza. Per questo ogni giorno dalle
8:00 alle 24:00, i volontari devono dividersi in
due turni da otto ore.
Lui stesso lavora in una centrale termica fuori
Iași, e ha appena staccato dal turno di notte.
Arrivato a casa, la moglie gli aveva detto che
non c’erano abbastanza volontari alla stazione
dei treni e lui, senza pensarci, si è subito
fiondato.
L’arrivo dei rifugiati, come detto,                  Trenta minuti prima del nostro arrivo,
                                                     quattrocento persone erano state fatte salire
è costante e imprevedibile in                        su un treno per Bucarest e così scopriamo che
termini numerici. Molti vengono                      i treni hanno dei vagoni separati per gli ucraini.
dal nord della Romania, molti                        A nemmeno un chilometro di distanza, nel pieno
direttamente dall’altra parte                        centro di Iași, vediamo una tenda del Comune.
                                                     Secondo l’enorme cartello attaccato a uno
del confine, dalla Moldavia, i cui                   dei quattro lati, si accettano esclusivamente
valichi più vicini sono Ungheni e                    prodotti alimentari non deperibili, coperte e
Sculeni.                                             lenzuola, giocattoli per bambini.
                                                     Niente indumenti. Le due donne all’interno
Grigore ha un figlio piccolo che ha deciso           della tenda non riscaldata, nonostante il
di accompagnarlo. È venuto in stazione per           freddo terribile, ci dicono che le donazioni
aiutare gli altri bambini, perché gli adulti sanno   raggiungono ogni sabato il confine ucraino
cavarsela in qualsiasi situazione.                   moldavo, alla dogana di Siret.
In realtà è difficile per tutti, servono volontari   Elena, la più informata delle due, ci racconta
che parlino sia il russo che l’ucraino. Sperava      dell’insufficiente impegno dell’amministrazione
che sarebbe bastato l’inglese per riuscire           nel gestire il sistema di accoglienza
a comunicare, ma non è stato così. Però,             principalmente affidato a centri privati. Il più
aggiunge, alla fine la lingua conta meno della       grande è Egros, un centro commerciale situato
volontà di essere lì e aiutare. Un modo poi si       nella zona industriale.
trova sempre.
10 MARZO          L’offensiva di Putin non si arresta
                  - così come il flusso di rifugiati, in
                  costante aumento dall’inizio della
CENTRO            guerra.

COMMERCIALE       Secondo TVR1, il primo canale di Stato in
                  Romania, nella sola giornata di ieri, 21.000
DI EGROS / IASI
             ¸    persone hanno attraversato il confine rumeno.
                  Di queste, pochissime decidono di fare richiesta
                  d’asilo. La maggior parte di loro, invece, si
                  ferma giusto il tempo necessario per riposarsi
                  e organizzare le prossime tappe del viaggio.
                  Nei primi giorni di guerra, molti rumeni hanno
                  offerto subito i loro alloggi privati. Un’ondata
                  di generosità che, però, non è stata in grado di
                  assorbire i flussi. Per questo, alcuni imprenditori
                  locali hanno deciso di contribuire mettendo
                  a disposizione diversi spazi. Il più grande di
                  questi è situato presso il centro commerciale
                  di Egros.
Decidiamo     di   andare    direttamente     lì.
All’ingresso veniamo accolti da tre volontari
che ci mettono in contatto con la coordinatrice,

Silvia Iftimoaie, diventata
responsabile del centro di
accoglienza il 3 marzo.
Aveva sentito che cercavano dei volontari ed
è andata a offrire il proprio tempo. Il caos era
tale che fin da subito ha sentito il dovere di
mettersi totalmente a disposizione. Ha iniziato
a riordinare, a smistare i prodotti ricevuti in
donazione e il giorno dopo era già diventata
la responsabile delle attività dei volontari.
Oggi se ne contano circa una dozzina per ogni
piano. Veniamo a sapere che il proprietario del
centro commerciale ha messo a disposizione
dei rifugiati tre piani. L’ultimo è un magazzino
con cibo e prodotti di ogni tipo. Gli altri due
piani fungono da vero e proprio alloggio con
quasi cinquecento posti letto, una cucina con
una mini sala da pranzo e bagni.
Silvia sottolinea l’importanza dell’igiene e         Il padre ci dice che solo gli uomini
della pulizia: le lenzuola vengono cambiate
frequentemente, i bagni e la cucina devono
                                                     tra i diciotto e i sessant’anni con
essere sempre in ordine. Lei stessa si occupa        meno di tre figli sono costretti a
volentieri di controllare quotidianamente tutti      restare in Ucraina, gli altri sono
questi aspetti.
                                                     liberi di lasciare il paese insieme
Oltre all’ordine e la cura, ciò                      alle loro famiglie.
che balza subito agli occhi è                        Valentin ci confessa di essere stato fortunato:
l’entusiasmo dei volontari.                          lui e la sua famiglia sono scappati da Kiev con
                                                     poca difficoltà e adesso sono ospiti da un loro
I traduttori sono disponibili quasi ventiquattro     amico di Iași. Così ogni giorno trascorre tutto
ore al giorno. Il centro è un luogo di transito,     il suo tempo dentro Egros ad aiutare gli altri
ma ci sono persone che rimangono lì per più          rifugiati meno fortunati.
di tre-quattro giorni. In molti sono già ripartiti
verso la Germania, l’Italia, il Portogallo, ma
tanti decidono di rimanere posticipando la
partenza. Silvia ci fa conoscere una famiglia
ucraina composta da madre, padre e tre figli.
Non sono ospiti della struttura, bensì volontari
che vogliono aiutare i loro connazionali.
Conclusa la visita della struttura, due volontari
rumeni ci invitano a cenare con loro. Cristi e
Cristina ci raccontano come questa esperienza
stia cambiando la loro quotidianità, la loro
percezione della vita. Non riescono più a stare
fermi in casa mentre i rifugiati del centro hanno
bisogno della loro presenza.
Raccontano, felici, di come questo impegno li
stia rendendo delle persone migliori.
Hanno anche dovuto imparare un po’ di russo,
nonché migliorare il proprio inglese. Anche
perché, se la guerra dovesse continuare, il
peggio potrebbe ancora arrivare.
La prossima ondata di rifugiati sarà
verosimilmente formata da famiglie con meno
possibilità economiche, ovvero con meno
possibilità di spostarsi in altri paesi.
Il rischio è che possano rimanere bloccate nel
paese ospitante, senza più una casa in Ucraina
dove poter tornare.
A pochi metri dal valico ufficiale, intasato da

11 MARZO                camion troppo ingombranti per una strada
                        così stretta, sorgono due tendoni poco al lato
                        di una stazione di servizio.

VAMA SCULENI            Intorno a due grossi tavoli in legno, prestano
                        servizio donne e uomini di ogni età, tutti con
                        gli stessi gilet gialli già incontrati nei giorni
Sculeni è un comune     precedenti. Un ragazzo di neanche vent’anni
                        ci dice che il gruppo è nato da ormai due
del distretto di        settimane in modo spontaneo e informale.

Ungheni, in Moldavia,   Ad oggi si danno il cambio tra le dieci e le
                        quindici persone, quasi tutte provenienti da
nonché un posto di      paesi vicini e non necessariamente dalla città
controllo al confine    di Iași. Un piccolo villaggio, Flãmânzi, ha fornito
                        i container usati come stanze, ma niente di più.
con la Romania, a
                        I prodotti alimentari e igienici
neanche un’ora di       offerti provengono solo ed
distanza da Iasi.
               ¸        esclusivamente da privati,
                        persone sensibili alla situazione
                        emergenziale.
La maggior parte dei rifugiati                    Mentre conversiamo con i volontari del posto,
                                                  vediamo arrivare una macchina dalla quale
arriva in macchina, e chi non                     scende una famiglia di ucraini.
ne possiede una viene preso
                                                  Sono in sei e vengono da Sumy,
dai volontari e portato a Iași, in
                                                  una città al nord-est dell’Ucraina,
un centro di accoglienza o alla
                                                  quasi distrutta dalle bombe russe.
stazione ferroviaria.
                                                  Sono esausti, ma sollevati.
I municipi della zona non forniscono alcun
minibus per questo scopo, anche se sono state     Si considerano fortunati perché, finalmente,
avanzate numerose richieste.                      dopo due tentativi falliti, sono riusciti a usare il
Ma i volontari sono riusciti ad organizzarsi lo   corridoio umanitario concordato con la Russia
stesso.                                           e ad attraversare l’Ucraina e la Moldavia senza
                                                  alcuna difficoltà.
Perché lo fanno? Perché aiutano                   La destinazione finale è Brașov, una città al
gli ucraini? “Perché siamo tutti                  centro della Romania, dove li attendono alcuni
umani. Dobbiamo aiutarci”.                        amici.
STUDENTATO T8
Nel frattempo, Silvia, la                          nei dormitori vicini. Ricevono rifornimenti da
                                                   persone che vivono nelle vicinanze o da altri
coordinatrice del centro di                        centri di accoglienza più grandi, come Egros.
accoglienza di Egros, ci ha inviato                Hanno anche trovato dei colleghi che parlano
un elenco delle strutture di Iași                  russo e ucraino.

dove vengono accolti i rifugiati.                  Tutti vogliono aiutare i profughi
                                                   ucraini e sono consapevoli del
L’elenco comprende anche bar, hotel,
                                                   pericolo imminente anche per
studentati. Iași è una città universitaria. Qui
i rettori delle varie università hanno seguito     la propria regione, anche se
l’esempio degli imprenditori sopra citati. Ad      parliamo dell’ultimo “bastione”
esempio, l’Università Tecnica Gh. Asachi ha
                                                   della Nato.
messo a disposizione due dormitori con oltre
cento posti nel suo campus centrale.               Stanno pensando a cosa accadrà ai profughi
                                                   che arriveranno nelle prossime settimane,
Il principale si trova dentro il dormitorio T8.    perché la guerra non finirà presto e molti di
È quasi sera, ma i volontari sono ancora a         loro rimarranno bloccati nel nord-est della
lavoro: le provviste sono in una stanza a piano    Romania, in una zona che ha comunque poco
terra, dove abbiamo conosciuto Tudor, uno          da offrire in termini di posti di lavoro, e da dove
dei coordinatori che si offre di concederci        si migra verso il sud e l’ovest del Paese, oppure
una breve intervista. Qui tutti i volontari sono   verso l’estero.
studenti dell’Università Tecnica, che abitano
La stazione di servizio davanti al confine è

12 MARZO                gremita di auto. Tra di loro vediamo un SUV con
                        numero di targa tedesco. Gli autisti sono ucraini
                        e vengono da Göttingen, Bassa Sassonia, dove

    ¸
ALBITA
                        vivono dagli anni Novanta.

                        Si stavano riposando dopo
                        ventidue ore di viaggio e quasi
Ci dirigiamo ad
                        duemila chilometri di strada.
Albita,
     ¸ un importante    Sono venuti incontro ai loro parenti in fuga
valico di passaggio     dall’Ucraina orientale per mettersi a capo della
                        carovana di macchine e compiere insieme il
tra la Moldavia e la    viaggio dalla Romania, in Germania. I parenti
Romania, situato a      sarebbero arrivati da lì a poche ore.

settanta chilometri
a sud est di Ia Iasi.
                  ¸
A pochi metri c’è la tenda dei volontari               Ammettono con franchezza che non sempre
dell’Associazione Filantropia, che appartiene          sono stati accolti con favore, ma questo non li
alla Chiesa ortodossa. Sono sul posto fin              induce a cambiare idea sul loro operato: “Noi
dall’inizio della guerra, venti ore su ventiquattro,   sappiamo cosa vuol dire scappare, anche se
ogni giorno.                                           non siamo mai stati sotto le bombe”.
Qui la Chiesa svolge un ruolo primario e               Alla domanda se hanno paura che il conflitto
aiuta in modo visibile offrendo alloggio, soldi        possa estendersi in Moldavia e Romania,
e sostegno spirituale: “Perdere la fede è              preferiscono non rispondere davanti alla
comprensibile in situazioni come queste”.              telecamera, ma i loro occhi prendono la forma
                                                       della tristezza e del timore di dover essere i
L’operatività della Chiesa arriva anche nelle
                                                       prossimi a scappare.
vicine città di Huși e Bârlad, anch’esse
mobilitatesi per ospitare rifugiati in alberghi e      Un volontario ci confessa che molte persone
stadi.                                                 qui al confine, così come in Moldavia, hanno i
                                                       bagagli pronti. Devono potere essere in grado
Sul posto ci sono corpi di polizia                     di lasciare casa in ogni momento.
e vigili del fuoco, mentre i                           Nel frattempo, la famiglia attesa dai viaggiatori
volontari - anche loro con i gilet                     di Göttingen è arrivata. Gli abbracci di
                                                       ricongiungimento sono accompagnati da urla
gialli - sono una decina. Molti                        di pianto e gioia. Dopo un veloce tè caldo, la
di loro hanno lavorato per anni                        carovana di macchine si mette in moto verso la
all’estero, perlopiù in Inghilterra e                  Germania, verso l’ovest, mentre noi ci dirigiamo
                                                       a nord, verso la nostra casa romena di Iași.
in Italia.
Nei giorni più intensi, si sono
13 MARZO                   registrati oltre diecimila rifugiati.
                           Tutte le televisioni rumene lo descrivono come

VAMA SIRET                 il punto più trafficato del confine ucraino.
                           A Vama Siret (letteralmente “dogana di Siret”),
                           la prima cosa che ci sorprende è la fila infinita
Fin dall’inizio del        di carovane e bancarelle ai lati della strada. Sul
                           lato sinistro, notiamo subito un autobus con la
nostro arrivo nella        bandiera bulgara, circondato da soldati. Uno di
zona nord-est della        loro ci spiega che il governo bulgaro ha messo
                           a disposizione degli ucraini in transito, mezzi
Romania, l’idea è di       per il trasporto e alcuni rifugi.

raggiungere Siret,         Poco più avanti, una folta schiera di bandiere
                           turche anticipa la vista della carovana del
il confine ucraino a       Dipartimento di Emergenza del Ministero
duecento chilometri        dell’Interno turco, AFAD. Hanno l’aspetto
                           di essere molto organizzati. Offrono zuppa,
di distanza che ha         kebap e tè. Un gesto molto apprezzato dai
                           rifugiati ucraini come dimostra la lunga fila in
visto flussi incredibili   attesa di un pasto caldo. D’altronde, siamo a
di persone                 metà marzo e l’inverno non è ancora del tutto
                           passato.
Intervistiamo il responsabile della missione        dell’implementazione di aiuti umanitari.
AFAD, il signor Tasdelen.
                                                    L’invio di un convoglio umanitario da parte
La carovana è arrivata qui a Siret lo scorso 25     di uno Stato a 12.000 km di distanza con un
febbraio, ma AFAD opera anche a Chernivtsi          oceano di mezzo da attraversare, ci restituisce
in Ucraina così come a Chișinău, in Moldavia.       la preoccupante dimensione del conflitto in
Secondo Tasdelen, Ankara è il maggior               corso. Erano arrivati a Siret due giorni prima,
contribuente in termini di aiuti umanitari,         dopo aver rifornito i centri di accoglienza in
“più degli Stati Uniti e dell’Europa”. Ad oggi,     Polonia.
la Turchia ha inviato ben quarantatré camion
di prodotti alimentari e igienici così come         Proseguendo, si nota una
ospedali da campo.                                  impressionante schiera di tende
Un’efficienza figlia, purtroppo, anche delle        appartenenti a organizzazioni
numerose catastrofi naturali che ripetutamente
colpiscono il paese.
                                                    umanitarie provenienti da ogni
(Argentina, Israele, Italia, Grecia, Germania,
                                                    parte del mondo.
Francia) così come alle diverse confessioni
religiose (Avventista, Ortodossa, Federazione
delle Comunità Ebraiche).
Ci fermiamo a parlare con il portavoce dei
Caschi Bianchi argentini, l’agenzia del Ministero
degli Affari Esteri argentino responsabile
Finita l’intervista, un ragazzo con la kippà ci     Pochi minuti dopo siamo testimoni di una
viene incontro offrendoci del tè caldo.Ci spiega    scena insolita: il ministro degli esteri israeliano
che è arrivato fin qui direttamente da Israele,     Yair Lapid e il segretario di stato rumeno Raed
insieme a molte altre persone.                      Arafat si salutano stringendosi la mano.
Lui e i suoi compagni sono pronti a offrire aiuto   Una visita che conferma la politica diplomatica
ai rifugiati, tra cui molti di origine ebraica.     del Governo Bennet intenzionata a porsi come
                                                    intermediario tra Zelensky e Putin. Offerta che
                                                    purtroppo non ha ricevuto le risposte sperate.
La cosa non ci stupisce, dato che
la zona a nord-est della Romania,
la Bucovina, situata in parte sul
territorio attuale dell’Ucraina, è
nota per le sue diverse comunità
etniche - rumeni, ebrei, ucraini,
armeni. Il clima di solidarietà
che si respira qui al confine è
trascinante, un’umanità visibile
negli occhi e nei sorrisi di chi
accoglie le famiglie in arrivo
dalla frontiera.
Dall’altro lato della strada vediamo una           Le donazioni sono offerte e prodotte nei loro
postazione medica mobile di “Doctors of the        monasteri. Ci spiegano come negli ultimi giorni
World”, una missione proveniente dalla Grecia.     il flusso di rifugiati sia diminuito, ma che la
                                                   paura negli occhi degli ucraini sia esattamente
                                                   la stessa.
Forniscono servizi medici
                                                   Eppure, avverte il monaco, la paura dovrebbe
essenziali ai rifugiati che hanno
                                                   abitare nel cuore di chi fa del male e persiste
percorso centinaia di chilometri.                  nel diabolico peccato.

Nei prossimi giorni saranno raggiunti da un        Lasciamo la dogana di Siret e
team di psicologi, “il cui lavoro è altrettanto
necessario se si pensa alle migliaia di famiglie
                                                   ci dirigiamo verso il “Campo
costrette a separarsi dai loro cari, dalla loro    profughi 9 Maggio”, allestito in
casa, dalla loro città, dalla loro Ucraina.        uno stadio a poche centinaia di
                                                   metri di distanza.
Poco più avanti troviamo uno dei monaci
volontari presso uno stand dell’Arcidiocesi di
Suceava. Il sostegno spirituale, soprattutto
in questo frangente di vita, è fondamentale
per persone la cui fede vacilla dinanzi a tanta
ingiustizia e sofferenza.
Siamo accolti da due poliziotti che annunciano
la nostra visita.
All’entrata un pompiere ci spiega che il campo
è composto da più di trenta tende - per una
capacità massima di 402 persone - ed è stato
eretto in sole due ore, poco dopo l’inizio della
guerra.
I soldati incaricati del controllo del perimetro
hanno visto arrivare centinaia di rifugiati in
transito.
Per qualche giorno, il numero massimo di
persone consentite è stato superato (412),
ma questo, naturalmente, non ha creato alcun
problema.                                           Dall’ufficiale dell’immigrazione
Diamo un’occhiata all’interno delle tende, che      apprendiamo che più di 3.500
sono riscaldate. Ci sono sacchi a pelo sui letti,
                                                    rifugiati ucraini hanno già fatto
in alcune di esse c’è una TV.
                                                    domanda d’asilo. Nelle prossime
Tre tende fungono da sala pranzo, c’è anche il
wifi gratuito e una tenda per i bambini.            settimane saranno chiamati
                                                    per un colloquio e poi sarà
                                                    comunicato loro il risultato.
MANDACHI HOTEL             C’è un ufficio improvvisato al
                           piano terra, dove i residenti
La tappa successiva        temporanei possono registrarsi
                           e ottenere informazioni per
- e l’ultima in
                           continuare il loro viaggio.
una giornata così
impegnativa - è il         Al piano superiore vediamo centinaia di
                           materassi e bambini correre tra i giocattoli.
Mandachi Hotel, di
                           Veniamo guidati da un interprete ucraino-
proprietà di un uomo       rumeno, che ci dice di essere corso sul posto
                           a dare una mano dal secondo giorno del
d’affari locale, che ha    conflitto.
messo a disposizione       Ha poi deciso di rimanere perché, pur essendo
dei rifugiati una sala     di Chernivtsi, ha notato che c’è più bisogno di
                           lui da questa parte del confine. A Chernivtsi
per spettacoli sul retro   possiede una piccola azienda che produce
                           abiti da sposa, ma nelle ultime settimane hanno
del suo hotel.             dovuto riconvertire la tipologia di produzione:
                           ora i dipendenti cuciono uniformi per i soldati
                           che combattono nella resistenza.
A quasi tutti gli intervistati                  Ottimismo e determinazione, insieme al rifiuto
                                                di confrontarsi con una realtà così crudele,
abbiamo chiesto un’opinione sulla               sembrano essere il miglior deterrente al
guerra, sulle sue origini e sui suoi            pensiero inoperoso di chi subisce gli eventi
possibili sviluppi.                             passivamente. Il pericolo è imminente, ma
                                                percettibile solo quando viene guardato in
Se si percepiva nel paese       la paura di     faccia.
un’estensione del conflitto      alle regioni
confinanti.                                     L’impensabile è ormai accaduto,
Abbiamo osservato come i volontari attivi       nonostante qualsiasi logica, e
sul campo e impegnati ad aiutare i rifugiati,
                                                bisogna farci i conti qui e ora.
scelgano di non rispondere alla domanda e di
non pensare a quello che sta succedendo fuori   Bisogna aiutare qui e ora. Non
dal proprio campo di possibilità di azione.     è questione di scelte. È una
                                                questione di umanità.
Preferiscono concentrarsi su
quello che è necessario adesso,
nella speranza che l’incubo della
guerra finisca, prima o poi.
Vitali è l’autista di una Mercedes classe E

16 MARZO     lucidata a nuovo, dentro e fuori. Ci ha dato
             appuntamento davanti allo Iulius Mall, il centro
             commerciale più grande di Iași.

CONFINE      Nonostante la vicinanza fisica (e culturale),
             la nostra comunicazione è avvenuta tramite

ROMANIA      Bla Bla Car, il miglior modo per raggiungere
             Chișinău se si parte dalla Romania, dati i carenti

/ MOLDAVIA   mezzi di trasporto pubblici tra i due paesi.
             Vitali è puntualissimo, il prezzo è molto basso
DI SCULENI   (quasi troppo) e il caso vuole che, sia lui che
             il co-conducente suo amico, siano entrambi
             attivi nell’accoglienza dei rifugiati ucraini.
             Fin dall’inizio delle ostilità hanno trovato
             alloggio a più di dieci famiglie. Ci dicono che
             moltissimi villaggi moldavi sono già strapieni.
             Tanti di loro sono costretti a rimanere in
             Moldavia per una serie di ragioni: c’è chi non ha
             una macchina per muoversi, c’è chi non ha un
             posto dove andare. E così, rimangono in attesa
             della fine della guerra per poter ritornare.
Vitali si offre di metterci in contatto con un        Il “potrebbe” diventa ben presto realtà.
prete che si occupa dei rifugiati nella zona di
                                                      Nonostante le rassicurazioni ricevute il giorno
Palanca, al confine tra Moldavia e Ucraina, la
                                                      prima dall’ufficio passaporti di Iași, la carta
nostra prossima destinazione.
                                                      d’identità italiana cartacea non è più accettata
Tra Palanca e Odessa c’è una zona neutrale            come documento per entrare in Moldavia.
dove si possono mandare aiuti.
                                                      Aspettiamo venti minuti nella macchina di
Vitali si occupa addirittura di trovarci un           Vitali, ma niente. Gli ufficiali non ci fanno
passaggio per raggiungere il nostro prossimo          passare e il consolato italiano di Bucarest è
obiettivo. Ogni giorno c’è un pullman di              irraggiungibile. Vitali ci trova però una via
volontari che porta viveri e beni al confine.         d’uscita - letteralmente.
Le premesse per il buon esito di questo viaggio       Dato che non possiamo andare avanti, ci trova
ci sono tutte.                                        una macchina per tornare indietro, a Iași - dove
                                                      avremo tempo e possibilità di pensare ad una
Manca solo l’ultimo ostacolo: superare i
                                                      soluzione.
controlli alla frontiera.
                                                      Ci salutiamo e promettiamo di contattarlo una
Arrivati al confine rumeno, i due conducenti
                                                      volta raggiunti Chișinău nei giorni successivi.
moldavi mostrano i loro passaporti rumeni,
mentre noi le nostre carte d’identità - una           Ci dirigiamo, così, verso la macchina che ci
rumena, l’altra italiana.                             riporta in Romania. Il proprietario è Sergei, un
                                                      ucraino di trentacinque anni che vive a Chișinău
Dopo quasi dieci minuti d’attesa, l’ufficiale ci fa
                                                      dallo scoppio del conflitto. Lo accompagna
passare, ma ci avverte che dalla parte moldava
                                                      sua madre.
del confine potrebbero esserci dei problemi.
Ci dice che fa avanti e indietro fra la Romania e     Ha degli amici che assicurano passaggi sicuri
la Moldavia. Sergei è dovuto scappare perché          verso la Moldavia. Sergei sa di essere fortunato
ha moglie e figli piccoli, ma contribuisce alla       di poter stare insieme alla sua famiglia a
lotta della resistenza ucraina fornendo alcuni        Chișinău, nella casa di conoscenti moldavi che li
dispositivi utili all’esercito ucraino di Mykolaïv,   ospita. Sua madre ci dice che non è stato facile
sua città d’origine. Ci racconta dell’inizio del      lasciare la loro casa di Mykolaïv, suo marito
conflitto, di quanto fosse del tutto inaspettato      è infatti rimasto lì a difendere l’abitazione
l’ingresso dei tank russi sul territorio ucraino.     dall’arrivo di russi che potrebbero sfondare
D’altronde, non era la prima volta che Putin          la porta di casa per cercare cibo. Sergei e sua
stazionava dei convogli militari al confine.          madre devono tornare nella loro nuova (e si
Ma questa volta il passo è stato più lungo            spera momentanea) casa a Chișinău.
della gamba: “Non si aspettava questo tipo di
                                                      Dopo aver trascorso molte ore insieme e
risposta da parte nostra”. Gli ucraini, dice, oggi
                                                      prima di lasciarci, vogliamo regalarci un ultimo
stanno al 100% dalla parte di Zelenski, anche
                                                      momento di tranquillità.
quelli che non l’hanno votato alle precedenti
elezioni.                                             Entriamo in un caffè di Piata Unirii, nel centro
                                                      di Iași. Una cameriera, sentendo il mix di lingue
Si augura maggiore sostegno da parte
                                                      tra noi quattro, ci chiede da dove veniamo.
dell’Europa e degli Stati Uniti: “Se non bloccate
i suoi aerei (di Putin ndr), non possiamo             Alla sola menzione della parola “Ucraina”,
difenderci a lungo. E noi stiamo difendendo           prima ci regala un sorriso per poi tornare,
anche voi”. Sergei dice che da Chișinău si può        pochi minuti più tardi con quattro bicchieri di
arrivare a Palanca senza problemi, così come          una bevanda calda al gusto di olivello spinoso.
da Palanca a Odessa e, infine, da Odessa a            Ci salutiamo con gli occhi lucidi, augurandoci
Mykolaïv.                                             di ritrovarci quanto prima a Chișinău.
BORDERS OF SOLIDARITY
Dorina Achelaritei & Tiziano Schiena

CREW   Photographer      Photoeditor   Copy Editor
       Rodrigo Diaz      Maria Maida   Enrico Trevisol
       Tiziano Schiena
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