Dal boom economico al new normal - Ca' Foscari
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CENA. Aumenta la complessità, rallenta la crescita ma migliora in qualità Dal boom economico al new normal Sino ad ora l'Italia non è riuscita ad affiancare alla meccanica altri settori di beni di consumo , eppure settori come l' elettronica , la plastica e il farmaceutico offrono grandi opportunità di business in Cina di Paola Stringa N on sempre la decelerazione è sinonimo di debolezza. In molti casi può essere anche il preludio di un riaggiustamento o di una svol- ta significativa. Nel caso della Cina, le scosse di terremoto che tanto hanno impensierito il resto del mondo quest'estate, potrebbero essere di asse- stamento. «La Cina ha ancora una grande spinta, ma sta rallentando la sua velocità perché è un paese sempre più complesso, con un numero di player sempre maggiore e in fase di costante maturazione». Ne è convinta Cristiana Barbatelli, business consultant di Barbatelli & Partners Management Consultant, 30 anni a Shanghai, curatrice assieme a Renzo Cavalieri, del recente saggio La Cina non è ancora per tutti. Dialoghi sul mercato cinese (edizioni Olivares, coautore Renzo Cavalieri), che aggiunge: «Un mercato, quando diventa più sofisticato e più globale, è comunque più complicato». Il gigante cinese cresce dun- que, meno di prima, ma si stabilizza su livelli normali e resta un'immensa potenza industriale. Finita ta fase ella quantità «Il Governo sa che, per modernizzare davvero il paese, oggi dovrà fare le riforme. Per ora sta comunque portan- do avanti politiche sempre più selettive e restrittive. Solo chi ha capitale, strategia e know how da investire è ben accetto. Si è cominciato a espellere tutti i settori labour intensive, come quello della pelle, ad esempio, dove la manodopera era a basso costo e dove resteranno solo i grandi pellettieri» spiega Renzo Cavalieri, professore di Diritto dell'Asia Orientale all'Università Ca' Foscari di Venezia e avvocato presso lo Studio legale Bonelli Erede. Il paese dovrà passare dallo sviluppo quantitativo allo sviluppo qualitativo, quello che Filippo Fasulo (Ispi) ha definito "New normal", un tipo di crescita a ritmi in- feriori ma di maggiore qualità, appunto. Un'evoluzione
che non può che avvenire gradualmente sia in economia sia in finanza. Da un punto di vista geografico, moder- Come ha fatto Brembo, l'azienda italiana che in Cina nizzazione e normalizzazione significano crescita più non ha sbagliato un colpo e per questo viene ormai pre- equanime, ossia non solo sulle coste e non solo" in quei sa come case history da manuale. Il segreto? Un primo distretti industriali che hanno sinora saputo attrarre investimento esplorativo di 200 milioni, l'assunzione di capitali. Diversi governi locali stanno infatti stabilendo oltre un migliaio di dipendenti, la prima joint venture sgravi fiscali o contributi a favore di quelle imprese che con un partner locale. Fino alle acquisizioni. «Per Brem- scelgono di investire in aree non ancora così sviluppate e bo la Cina non è mai stato solo un canale di export. E con business competitivi e sostenibili (energie nuove, hi oggi è il terzo mercato domestico dopo Europa e Stati tech, design, servizi, progettualità). Se lo scenario è que- Uniti - afferma Umberto Simonelli, general counsel sto, cosa cambia per i neo investitori e per chi, in Cina di Brembo -. E importante caratterizzare la propria da diversi anni, ha deciso di consolidare il suo business? presenza in Cina, secondo una logica ben precisa, per «Non si va più a delocalizzare. E questo è un dato ormai prodotti e strategie. Certo, i costi oggi sono aumentati». assodato - sentenzia Cavalieri -. E non si ha successo, Se fino a qualche anno fa le acquisizioni erano rare, se si considera la società o la sede in Cina come un anche considerata l'opacità del sistema, oggi sono meno avamposto dell'Europa o un prolungamento estero della rischiose e non sono più solo per grandi player. «Brembo casa madre. Serve creare delle aziende altre e ragionare ragiona in termini di multinazionale e dimostra il fatto su nicchie di mercato». che per avere successo in Cina non è necessario essere la Unilever. Il fatto di aver rilevato una parte di una società pubblica le dà, inoltre, una copertura di tipo istituzionale che garantisce l'azienda rispetto al mercato» commenta Cavalieri. La Cina tende a fare sistema con tutti i suoi player, quin- di, se si fanno le alleanze giuste, non è poi così compli- cato restare sul mercato. Basta entrare nell'ottica di una "joint venture di sistema", un po' come scegliere di avere in qualità di partner l'intero comparto. Il tessuto indu- striale neo costituito, del resto, non è così dissimile da quello italiano. Man mano che si smantellano le società parastatali, crescono le family business. «L; azienda cinese tipo è molto destrutturata, con governante poco svilup- pate, proprietari che hanno ruoli manageriali ecc. Tutte caratteristiche che un imprenditore italiano conosce bene. Il settore privato cinese si è creato sulle ceneri di aziende parastatali o è sorto nel totale deserto produttivo di taluni comparti; la mancanza di accesso a strumenti finanziari poi, ha rafforzato il legame tribale-familiare, che è pure fornitore di capitale» racconta Barbatelli. Ma la presenza italiana in Cina, nonostante alcune ottime e innegabili performance, negli ultimi 10 anni ha dimezzato la quota di mercato e rappresenta lo 0,8% dell'import cinese, anche se la Cina è tuttora nella top ten dell'export italiano. «Gli altri paesi sono stati più bravi - afferma Romeo Orlandi dell'Osservatorio Asia di Ispi -. L'Italia non è riuscita ad affiancare alla mecca- nica altri settori di beni di consumo. La gran parte delle presenze italiane in Cina sono uffici di servizi e non società produttive». I t#ore di punta I settori più dinamici sono quello dell'elettronica, della plastica e farmaceutico. Quest'ultimo, in particolare, con un valore di circa 105 miliardi di dollari, è attualmente
il secondo al mondo, inferiore soltanto a Indicator of Provincial Business Attrac- LA CINA NON E armaNIUGNiPER TUTTI quello statunitense. Si prevede però che tiveness), lo Shandong, situato tra le due % MEMM aNOE possa aumentare fino a 200 miliardi di grandi metropoli di Shanghai e Beijing, dollari entro il 2020, consolidando il ruolo risulta essere la quarta provincia più in- di leader asiatico. «Alcuni settori industriali, teressante per gli investimenti italiani, in come questo, appunto, sono stati stimolati virtù di una forza economica che deriva a livello statale - assicura Barbatelli -. Il dall'ampia disponibilità di risorse e dalla governo cinese ha identificato la biofarma- significativa presenza di imprese private. ceutica come uno dei dieci settori dal mag- Se la posizione privilegiata ne ha fatto da La Cina non è gior potenziale inserendolo all'interno del sempre una meta ambita per gli investi- ancora per tutti. piano "Made in China 2025", che mira alla menti coreani e giapponesi, oggi questa Dialoghi sul modernizzazione dell'economia nazionale provincia ad alto potenziale agricolo (i1 mercato cinese, a cura di Cristiana in un decennio». settore agro alimentare è il punto forte 8arbateW e Renzo Una decisione legata all'analisi di dati so- delle cooperazioni commerciali con l'Italia Cavalieri, edizioni ciologici ben precisi: l'attuale mancanza di e l'Europa a oggi), punta a sfruttare an- Olivares, 2015 un welfare che possa definirsi tale e l'invec- che l'immenso patrimonio delle sue coste chiamento della popolazione. Tra i cluster oceaniche e a rilanciare settori legati ad più consolidati ci sono quelli che gravitano attività marittime (blue economy), senza attorno a Pechino e a Shanghai. Secondo tralasciare le opportunità nascenti legate uno studio del 2015, in queste aree si trova- alla Nuova Via della Seta. Di piani per la no l'81% delle Contract research organiza- cooperazione nei settori dell'agricoltura tions (Cro) cinesi analizzate. In particolare, e dei prodotti alimentari, ma non solo a Shanghai e nelle province limitrofe del (elettronica, manifattura digitale, energia Jiangsu e del Zhejiang si collocano il 61% solare e materiali da costruzione), si è di- dei Cro. Tuttavia, si stanno ritagliando uno scusso tra la delegazione dello Shandong spazio sempre più rilevante altri cluster dal- e alcune aziende italiane proprio pochi la localizzazione più periferica. Il processo giorni fa a Expo, dove erano presenti più di di consolidamento che avverrà nei vari poli 150 aziende della regione cinese e rappre- industriali sarà fonte di opportunità anche sentanti di delegazione provenienti da 12 per le imprese italiane. «La natura intrin- città diverse. «La Shandong week a Expo seca dell'azienda tipo italiana è un modello è stata per la nostra provincia un'opportu- che in Cina ha successo, al di là del taglio nità importante per potenziare gli scambi dell'azienda» sottolinea Barbatelli. e la cooperazione con le varie regioni italiane, dove ci sono altrettanti distretti Shandong, tra l industriali. Expo è stata la piattaforma gli investirn ideale anche per aprirci a nuovi sbocchi su Se da un punto di vista del comparto mercati europei dove non eravamo ancora industriale , quello farmaceutico risulta a presenti» puntualizza Xu Qing direttrice oggi uno dei più interessanti per gli inve- Commissione Promozione e Commercio stimenti italiani , secondo il Ciba (China Shandong per Expo 2015.
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