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ASTRONOMIA www.ua i.it La rivista dell’Unione Astrofili Italiani n. 3 • maggio-giugno 2017 • Anno XLIII Atti XLIX Congresso UAI Prato, 2016 Sped. in A.P. 45% filiale di Belluno Taxe perque - Tassa riscossa - Belluno centro Andamento del numero di 1.10.’14 al 20.4.’15 ■ Atmosfere Planetarie ■ Impatti lunari ■ Raccontare le Stelle
Astronomia Sommario Anno XLIII • La rivista dell’Unione Astrofili Italiani astronomia@uai.it Andamento del numero d 1.10.’14 al 20.4.’15 n. 3 • maggio-giugno 2017 Proprietà ed editore Unione Astrofili Italiani 8 24 30 Direttore responsabile Franco Foresta Martin Comitato di redazione Consiglio Direttivo UAI Coordinatore Editoriale Giorgio Bianciardi Impaginazione e stampa Tipografia Piave srl (BL) www.tipografiapiave.it Editoriale Ricerca 3 25 anni nello Spazio 24 La ricerca degli Impatti Servizio arretrati Vincenzo Gallo Lunari Una copia Euro 5,00 Antonio Mercatali Almanacco Euro 8,00 Rubriche Versare l’importo come spiegato nella pa- gina successiva specificando la causale. 4 Venere e Terra: simili per dimensioni ma Esperienze, divulgazione Inviare copia della ricevuta a diversi per evoluzione geologica e didattica amministrazione@uai.it Franco Foresta Martin 30 Raccontare le stelle 8 Atmosfere planetarie V. Mascellani, T. Ponticelli ISSN 1593-3814 Claudio Lopresti Copyright© 1998 UAI 35 NOTIZIARIO Tutti i diritti sono riservati a norma 10 Le unità da impatto e il cratere Gale • Verbale Assemblea dei Soci uai di legge. È vietata ogni forma di Fabio Zampetti • Bilancio al 31 dicembre 2015. riproduzione e memorizzazione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta 14 Un nuovo anno di comete Nota integrativa e illustrativa dell’Unione Astrofili Italiani. G. Milani, C. Prà, C. Perrella 39 astropoesie 16 Storie e osservazioni di piccoli mondi (xX parte) Alessandro Manzoni “I promessi sposi” Pubblicazione mensile registrata al L. Angeloni, P. Baruffetti, M. Bigi, G. Bonatti, A. Tribunale di Roma al n. 413/97. Pasqua Gandolfi Bugliani, D. Del Vecchio, M. Dunchi, G. Tonlorenzi Sped. in abb. postale 45%. Autorizzazione Filiale PT di Belluno. 42 astroIMMAGINI XLIX Congresso Manoscritti, disegni e fotografie non Nazionale UAI 44 DISEGNO richiesti non verranno restituiti. Inviare 20 Libro degli abstract AstronomicO il materiale seguendo le norme riportate 6-8 maggio 2016, Prato Gianpaolo Graziato nelle Istruzioni per gli autori sul sito Internet www.uai.it. Tutti gli articoli scientifici inviati saranno sottoposti al giudizio di referee qualificati. Gli abstract degli articoli originali sono pubblicati su In copertina Astronomy and Astrophysics Abstracts. UAI - Unione Astrofili Italiani Segreteria nazionale c/o Osservatorio Astronomico “F. Fuligni” Via Lazio, 14 – località Vivaro 00040 Rocca di Papa (RM) Tel: 06.94436469 (Lun/Ven ore 10-13, Mar/Gio 15-18) Fax: 1782717479 amministrazione@uai.it www.uai.it
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Editoriale 25 anni nello Spazio A lla bella età di sessant’anni l’ing. Paolo Nespoli affronta il suo terzo viaggio nello Spazio e il ritorno sulla stazione che ormai conosce a menadito avendo L’Italia fu la terza nazione a lanciare un satellite ar- tificiale con propri tecnici e quarta dopo la Francia che l’anno dopo utilizzò un vettore di produzione nazionale. preso parte attiva, trasmettendo la sua preziosa espe- Si parlò di astronauti europei e si diede corpo all’A- rienza, all’addestramento di altri astronauti. genzia Spaziale Europea che si incaricò di coordinare La riflessione che si pone subito all’attenzione è le attività aerospaziali dei paesi europei che fino a quel che la storia italiana delle attività nello spazio viene momento seguivano strade diverse. da molto lontano. Intanto nei primi anni ottanta diventò operativo lo Vincenzo Gallo Non sarebbero sufficienti le pagine di questa rivista Space Shuttle, americano, ma molti astronauti europei, Responsabile Sezione per descrivere il percorso fatto dalla nostra nazione nel di cui ben cinque italiani, furono impiegati in svariate Astronautica U.A.I. settore aerospaziale. missioni, di grande valore scientifico. Agli inizi del novecento, fin dal momento in cui si Anche in Italia si pensa di dotarsi di una Agenzia sviluppò la tecnologia del volo, l’Italia fu in prima fila Spaziale autonoma e l’8 giugno del 1988 viene pub- per qualità dei manufatti, per le innovazioni e anche per blicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge approvata il 30 La Stazione Spaziale gli impieghi strategici; in quest’ultimo campo, l’Italia maggio che istituiva l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Internazionale (ISS) fu la nazione che inaugurò l’uso del bombardamento Un trait d’union tra i rapporti con le altre Agenzie accoglierà, alla fine del aereo durante la guerra di Libia nel 1911. Preludio mondiali il mondo della ricerca, l’università e l’indu- mese di luglio, di nuovo un al massiccio uso dell’arma aera che fu protagonista stria aerospaziale nazionale che nel corso degli anni è suo “vecchio” conoscente. A decisiva nelle due guerre mondiali. cresciuta per capacità tecnologica e prestigio. riportare il tricolore italiano Le officine Caproni, giusto per ricordare un nome, All’alba del primo decennio del terzo millennio oltre atmosfera ci penserà sfornarono aeromobili talmente innovativi che erano anche lo Space Shuttle terminò la sua attività e l’astro- l’ing. Paolo Nespoli. anni avanti rispetto alla concorrenza. Un prototipo nauta italiano Roberto Vittori partecipò alla penultima Un ritorno dopo quasi di aereo a reazione il C.C.2 uscì dalle sue officine nel missione raggiungendo il suo collega Paolo Nespoli già due anni dalla missione 1940, per molto tempo fu ritenuto il primo aereo a in orbita sulla ISS. Proprio sulla ISS c’è molta Italia, il di Samantha Cristoforetti reazione mai prodotto, ma fu superato dal tedesco modulo europeo è stato progettato e costruito per che comunque ha lasciato Heinkel He 178 che in segreto aveva volato nell’agosto gran parte da quella che è oggi una joint venture un segno indelebile con un del 1939. Il C.C.2 era troppo acerbo per l’utilizzo bellico italo-francese Alenia Thales e anche la famosa cupola record di permanenza nello però è una dimostrazione di quanto la Caproni fosse dalla quale si può ammirare la Terra. spazio e una popolarità tecnologicamente all’avanguardia. A Luca Parmitano l’onore di essere il primo astro- ancora presente nella L’Italia disastrata del secondo dopoguerra cercò nauta italiano a galleggiare nello spazio in una uscita memoria del pubblico. il suo posto al sole anche nel neonato settore aero- extraveicolare. Samantha Cristoforetti la prima donna spaziale. Collaborazioni con le case costruttrici d’oltre italiana astronauta. Per un problema con un cargo di oceano fecero acquisire tecnologia e know how da rifornimento viene prolungata la sua missione conqui- poter consentire all’Italia, grazie ai buoni uffici del stando un record di permanenza tutt’ora imbattuto. Generale Luigi Broglio, del suo braccio destro Carlo Con questa lunga storia alle spalle ora tocca di Buongiorno e di altri valenti tecnici, la capacità di un nuovo a Paolo Nespoli varcare i confini dell’atmosfera lancio autonomo di un satellite artificiale, a parte il terrestre, ricordiamo all’età di sessant’anni, che per gli vettore che fu messo a disposizione dagli Stati Uniti, italiani è già un record ancora prima di partire oltre al tutto made in Italy: il San Marco 1 che fu lanciato il fatto di essere l’unico astronauta con ben tre missioni. 15 dicembre 1964. Buon lavoro Paolo!!! In questo numero...
Rubrica > Storie di cielo e di terra Venere e Terra: simili per dimensioni ma diversi per evoluzione geologica Franco Foresta Martin Direttore Responsabile Astronomia sidereus@rocketmail.com V enere è il secondo pianeta a partire dal Sole del pianeta risulta paragonabile a quella che si Quando un corpo e quello più vicino alla Terra. Ha un diametro sperimenta a mille metri di profondità negli oce- celeste possiede alcune di 12.100 km, appena più piccolo di quello ani terrestri. La coltre nuvolosa di Venere risulta caratteristiche simili al terrestre, la sua massa è l’80% rispetto a quella del quasi impenetrabile, anche per i più potenti te- nostro pianeta, è un luogo nostro pianeta, e la densità leggermente inferiore. lescopi terrestri. Osservata al telescopio, infatti, comune dire che sembra Il pianeta gira attorno al Sole su un’orbita quasi l’atmosfera di Venere ha l’apparenza di una distesa un gemello della Terra. circolare, a una distanza media di 108,2 milioni di omogenea di color bianco-giallo. Solo occasional- Nel caso del vicino pianeta km, impiegando 224,7 giorni per compiere un giro mente si vedono delle macchie più scure o delle Venere, questa definizione è completo. Dunque, la sua orbita risulta interna a strisce in corrispondenza delle regioni equatoriali, accettabile solo se prendiamo quella della Terra e il pianeta è circa il 30% più che si evidenziano con l’impiego di filtri violetti. I in considerazione volume, vicino al Sole di quanto siamo noi. grandi astronomi-osservatori dell’800 pensavano massa e densità. Ma la A prima vista Venere sembrerebbe un mondo che questo sistema di nuvole fosse costituito es- storia geologica di Venere, molto simile al nostro per dimensioni e massa, senzialmente da vapore acqueo. Le recenti analisi fortemente condizionata dalla quasi un gemello della Terra. Ma sotto il profi- delle sonde spaziali hanno dimostrato, invece, che vicinanza al Sole, diverge lo ambientale le differenze sono abissali: sulla si tratta di goccioline di acido solforico mescolate profondamente da quella superficie di Venere, infatti, ci sono temperature insieme ad acido cloridrico e acido fluoridrico. Terra, sia nell’interno, sia nelle medie infernali, di circa 500 gradi centigradi. Come Composti estremamente corrosivi, che hanno parti superficiali ed esterne. se non bastasse, ad alta quota c’è uno spesso e contribuito, insieme alle altissime temperature e persistente sistema di nuvole, impregnato di acidi pressioni, al fallimento delle prime sonde automa- corrosivi. La densa atmosfera di Venere ha una tiche discese sul pianeta (le navicelle russe Venera). massa complessiva quasi cento volte maggiore Alle più alte quote l’atmosfera di Venere è mol- di quella terrestre e la pressione alla superficie to turbolenta, sconvolta da correnti ad alcune centinaia di km/h. A quote inferiori i turbini si placano e al livello del suolo l’aria è limpida, tan- to che le sonde automatiche hanno rivelato un paesaggio tranquillo. L’atmosfera ha giocato un ruolo fondamentale nel determinare la clima- tologia del pianeta, perché contiene in grande abbondanza anidride carbonica, il gas responsa- bile del cosiddetto “effetto serra”, che trattiene la radiazione termica. A questo fenomeno si devono le temperature di quasi 500 °C, misurate sulla superficie di Venere, sia all’equatore che ai poli. Venere è l’oggetto più luminoso del cielo, dopo il Sole e la Luna: nelle condizioni più favorevoli raggiunge la magnitudine di -4,5 e può essere visto in pieno giorno. La sua grande luminosità dipende Figura 1. Il globo di Venere visto dall’elevato potere riflettente delle nuvole. L’albedo dalla sonda Magellano. di Venere, cioè la percentuale di luce solare riflessa, 4 ASTRONOMIA n. 3 • maggio-giugno 2017
Storie di cielo e di terra Figura 2. Interni dei pianeti Venere e raggiunge il 76%. Per confronto, l’albedo della te le esplorazioni ravvicinate effettuate dal- Terra a confronto. Luna è del 12%. Essendo un pianeta interno all’or- le sonde automatiche, che hanno svelato i bita della Terra, Venere appare in cielo in prossimità particolari della superficie di questo pianeta, del Sole, rispetto al quale si allontana al massimo invisibile da Terra a causa delle nuvole perenni. di 47°. E’ visibile sia al mattino, prima del sorgere Le prime immagini della superficie di Venere, dopo del Sole, che a sera, subito dopo il tramonto. Gli molti tentativi falliti, giunsero a Terra nell’ottobre antichi non avevano capito che si trattava dello del 1975, quando le navicelle spaziali sovietiche stesso corpo celeste in due posizioni diverse e Venera 9 e 10 atterrarono sul pianeta ed effettua- chiamavano il primo Fosforo e il secondo Vespero. rono una serie di fotografie panoramiche. Note- Di tanto in tanto Venere effettua dei transiti sul vole fu la sorpresa di astronomi e planetologi nel disco solare: gli ultimi si sono verificati il 7 giugno vedere che sotto la spessa e turbolenta copertura del 2004 e il 5 giugno del 2012. di nuvole, c’è un paesaggio asciutto e limpido. Venere e la Terra iniziarono la loro evoluzio- Tre anni dopo un contributo fondamentale ven- ne in maniera quasi simile, accrescendosi grazie ne dalla sonda americana Pioneer-Venus che, a all’aggregazione di frammenti della nebulosa solare partire dal dicembre 1978, è stata collocata in primordiale, sviluppando un elevato calore interno orbita attorno al pianeta e, oltre a fotografare dovuto alla radioattività, e rivestendosi di una den- i sistemi di nuvole da vicino, ha effettuato una sa atmosfera a base di anidride carbonica generata mappatura radar della sua superficie, fornendo i dall’attività endogena. Tuttavia, il fatto che Venere dati necessari per la compilazione di una carta del sia un 30% più vicino al Sole rispetto alla Terra fu pianeta. L’immagine di Venere scaturita da queste determinante per lo sviluppo successivo di questo missioni, mostra un pianeta caratterizzato da ter- pianeta. Infatti le temperature più alte hanno im- reni prevalentemente pianeggianti, costituiti da pedito all’acqua di condensare e di formare le vaste estesi plateau di lava su cui si innestano grandi distese oceaniche che caratterizzano la Terra. Le vulcani-scudo. Abbondano anche i crateri da im- acque del mare hanno avuto un ruolo fondamen- patto di grandi dimensioni, ma mancano gli alti tale nel nostro pianeta, avendo assorbito l’anidride corrugamenti montuosi tipici del nostro pianeta. carbonica presente nell’atmosfera primordiale e Un ulteriore salto di qualità è stato possibile all’i- portato alla formazione di rocce carbonatiche. Su nizio degli anni Novanta, grazie alla missione della Venere, invece, l’anidride carbonica è rimasta il sonda americana Magellan, che, collocandosi su costituente fondamentale dell’atmosfera, inne- un’orbita polare attorno al pianeta, ha effettuato scando un potente effetto serra e trasformando una cartografia quasi completa (97%) di Venere il pianeta in un mondo torrido e ostile alla vita. con immagini ad altissima risoluzione (120 m). Alla ricostruzione della storia evolutiva di Ve- Nel nostro secolo, tra il 2006 e il 2014, è toccato nere hanno contribuito in modo determinan- alla sonda europea Venera-Express approfondire le Unione Astrofili Italiani>www.uai.it ASTRONOMIA 5
Storie di cielo e di terra to Aphrodite Terra, occupa un’estensione parago- nabile a una volta e mezzo il continente africano e si trova a cavallo dell’equatore. Nella sua zona centro orientale presenta un imponente canyon lungo 1400 km, largo 150 km e profondo 2 km, che sembra essere stato provocato da un’attività tettonica di tipo distensivo. Un altro importante al- topiano, quello chiamato Ishtar Terra, si estende per una superficie paragonabile a quella del continente nordamericano e presenta a oriente i rilievi più alti di Venere: i Maxwell Montes, 12 km di altezza. 2. I bassopiani, pari a circa il 25% della superfi- cie del pianeta. Si trovano a circa 1,5 km al di sotto del raggio medio del pianeta, occupano in genere delle depressioni circolari, come quella chiamata Atlanta Planitia, nell’emisfero settentrionale; oppu- re delle depressioni lineari, come Sedna Planitia. E’ stato notato che se su Venere vi fosse acqua queste depressioni sarebbero colmate da mari e oceani. I bassopiani sono stati livellati nel lontano passato Figura 3. Eistla Regio. Distese di ricerche sull’atmosfera e la superficie del pianeta da imponenti effusioni di lava. Le immagini radar lava consolidata, depressioni da con importanti scoperte quali l’intensa attività a più alta risoluzione, infatti, hanno evidenziato crateri d’impatto e vulcani scudo, elettrica atmosferica, un enorme vortice sud-polare una grande quantità di coni vulcanici e di caldere dominano il paesaggio venusiano. e un sottile strato di ozono nell’alta atmosfera. sparsi su tutta la superficie dei bassopiani. I risultati delle esplorazioni automatiche rav- 3. I piani intermedi, pari a circa il 65% della vicinate consentono di suddividere i terreni del superficie. Sono caratterizzati da un sostanziale pianeta in tre categorie. livellamento delle quote rispetto al raggio medio 1. Gli altopiani, pari a circa il 10% dell’intera planetario e sono talmente estesi da far pensare superficie. Si innalzano di alcuni chilometri sul li- ai geologi che su Venere, al contrario di quanto è vello medio del pianeta e presentano le maggiori avvenuto nel nostro pianeta, non si sia innescata Figura 4. La sonda europea Venus strutture montuose. L’altopiano più esteso, chiama- una apprezzabile attività tettonica in grado di Express. modellare la crosta terrestre con corrugamenti e rilievi (orogenesi). A conferma di questa ipotesi la litosfera di Venere non appare frammentata in tante zolle come succede sulla Terra, ma sem- bra essere composta da un unico guscio. Questo spiegherebbe anche la notevole livellazione della superficie planetaria. In ogni caso Venere è da considerarsi un pia- neta geologicamente attivo, il cui modellamento è stato prevalentemente governato dall’attività vulcanica. Secondo le più recenti stime, su Ve- nere ci sono oltre 1500 edifici vulcanici di grandi dimensioni e diverse migliaia di vulcani minori. Tuttavia, nessuna delle sonde automatiche ha scoperto, finora, segni inequivocabili di attività endogena. Secondo alcuni geologi planetari, la documentazione di emissioni vulcaniche in corso sulla superficie di questo pianeta potrebbe co- stituire la grande scoperta delle future missioni spaziali automatiche. 6 ASTRONOMIA n. 3 • maggio-giugno 2017
Storie di cielo e di terra La Biblioteca UAI I Soci UAI hanno sconti nell’acqui- PUBBLICAZIONI UAI L. Prestinenza ALTRE LETTURE Roberto Casati sto dei libri più sotto riportati. Il LA SCOPERTA DEI PIANETI CONSIGLIATE DOV’E’ IL SOLE DI NOTTE prezzo è quello normale di coper- F. Ferri (a cura di) Da Galileo alle sonde spaziali della Biblioteca UAI Lezioni atipiche di astronomia tina, il secondo è quello riservato MANUALE DELLA SEZIONE Euro 18,00/15,00 Ed. Raffaello Cortina al Socio UAI. Maggiori dettagli sui LUNA L. Ravello singoli libri si possono reperire sul A cura dell’UAI E. Ricci IL CIELO DI PAPÀ MARCEL Margherita Hack con Marco sito Internet UAI (www.uai.it) Euro 6,00/4,00 IL CIELO IMPERFETTO Manuale per un giovane astrofilo Morelli Per ordinare ed effettuare i Guida all’osservazione e allo Euro 12,00/9,00 SIAMO FATTI DI STELLE pagamenti servirsi: S. Foglia studio delle stelle variabili Dialogo sui minimi sistemi • del versamento su conto corren- ASTEROIDI Euro 18,00/15,00 L. Ravello Ed. G. Einaudi te postale n. 20523189 intesta- Il numero 5/2006 di Astronomia. RADIOASTRONOMIA to a Unione Astrofili Italiani Via Euro 13,00/10,00 G. Romano Euro 10,00/8,00 Andrea Albini Lazio, 14 00040 Rocca di Papa LA COMPLESSITÀ MACHINA MUNDI (RM) specificando nella causale C. Rossi DELL’UNIVERSO Luigi Botta (a cura di) L’orologio Astronomico in stampatello Nome, Cognome, MANUALE PER LA LOTTA Euro 18,00/15,00 GIOVANNI VIRGINIO SCHIAPARELLI di Giovanni Dondi indirizzo completo di CAP e, se ALL’INQUINAMENTO LUMINOSO - L’UOMO, LO SCIENZIATO Socio UAI, il numero tessera. I libri di Astronomia G. G. Sansosti Associazione Cristoforo Beggiami Daniele Gasparri • del sistema di pagamento online Euro 6,20/ euro 4,13 MANUALE DI METEOROLOGIA Savigliano, 2004 TECNICHE, TRUCCHI E SEGRETI PayPal, accedendo al sito Inter- Euro 18,00/15,00 Euro 20,00/17,00 DELL’IMAGING PLANETARIO net UAI. Inviare copia della ricevuta a: COLLANA “ASTRONOMIA E. Sassone Corsi Luca Boschini amministrazione@uai.it & DINTORNI” IL SOLE NERO CONSIGLI DI LETTURA IL MISTERO DEI COSMONAUTI GREMESE EDITORE Alla scoperta dell’eclissi di Sole (Internet e dintorni...) PERDUTI Almanacco 2014 Euro 13,00/9,00 Leggende, bugie e segreti della Scaricabile gratuitamente in P. De La Cotardière G. Bianciardi cosmonautica sovietica formato pdf da tutti gli astrofili DIZIONARIO DI ASTRONOMIA P. Tempesti MARTE - UN VIAGGIO NEL Prefazione di Paolo Attivissimo Possibilità di stampa su amazon.it Euro 24,00/20,00 IL CALENDARIO E L’OROLOGIO TEMPO E NELLO SPAZIO dalla seguente pagina: Euro 18,00/15,00 Euro 15,00/12,00 http://www.amazon.it/Almanacco- M. Di Sora (ordinare: www.ibs.it ) 2014-effemeridi-astronomiche- L’INQUINAMENTO LUMINOSO dallUnione/dp/1494816180 Euro 18,00/15,00 Unione Astrofili Italiani>www.uai.it ASTRONOMIA 7
Rubrica > Pianeti oltre il Sistema Solare Atmosfere planetarie Claudio Lopresti GJ 1132 b oltre che la presenza dell’atmosfera, anche forti indizi Responsabile Sezione Pianeti Per gli astronomi che cercano gemelli della Terra che questo pianeta roccioso, che si trova alla distanza Extrasolari intorno ad altre stelle, l’esopianeta GJ 1132 b proba- di 39 anni luce, potrebbe contenere ossigeno. pianetiextrasolari@uai.it bilmente non è un gemello, ma può essere un buon Gli studi delle atmosfere dei pianeti extrasolari candidato “cugino”. sono importanti poiché da una maggiore conoscenza GJ 1132 b, di cui in figura 1 vediamo una rappre- si possono trarre conclusioni sulla presenza o meno sentazione artistica, è un pianeta extrasolare nella di condizioni favorevoli alla vita, per la presenza dei C’è un pianeta a meno di costellazione delle Vele; la sua stella è visibile nell’e- cosiddetti biomarcatori. Risale a una quindicina anni quaranta anni luce dalla Terra, misfero meridionale. fa la scoperta della prima atmosfera esoplanetaria. che è stato definito molto La sua massa è simile a quella della Terra (1,6 Non sono molti in pianeti dotati di atmosfera scoperti interessante dagli astronomi. volte), e orbita molto vicino alla sua stella, una nana successivamente, e quasi tutti in corpi grandi come Si tratta di un pianeta rossa di magnitudine 13,5. Il pianeta orbita a circa a Giove, o più grandi ancora. roccioso, di taglia terrestre, 2,2 milioni di chilometri di distanza e, per la presenza Con GJ 1132 b, gli astronomi hanno ora a disposi- con un’atmosfera ricca di di una spessa atmosfera e un grande effetto serra, zione almeno un’atmosfera di un pianeta più piccolo, ossigeno. Un pianeta gemello potrebbe assomigliare più a Venere che alla Terra. di taglia terrestre. della Terra? Proprio quello che L’esopianeta è in rotazione sincrona, cioè un lato di Questi studi naturalmente sono limite delle attuali tutti cercano affannosamente? esso è sempre rivolto verso la sua stella: sicuramen- possibilità tecnologiche. E’ una fortuna che GJ 1132 Come si vedrà, non proprio… te, come vedremo, non è abitabile, ma è comunque b sia a soli a 39 anni luce di distanza, e che la sua interessante per la presenza di una spessa atmosfera, stella sia una nana-M, un tipo di stella più piccolo e di cui, data la sua relativa vicinanza alla Terra (39 più freddo: questo permette di studiare più facilmente anni luce), potrebbe essere possibile determinare la l’atmosfera del pianeta. composizione chimica. La morfologia di questo sistema sembrerebbe Un recente studio su GJ 1132 b in fase di pubbli- richiamare, ma solo a prima vista, e in parte, lo sce- cazione su “The Astrophysical Journal” ha confermato, nario di Proxima Centauri, di cui abbiamo parlato in precedenza: un pianeta di massa terrestre, con un’atmosfera, che orbita attorno ad una nana rossa. Il pianeta di Proxima b, di cui abbiamo già parla- to precedentemente, sembra essere però molto più “terrestre” di quello di GJ 1232 b: infatti quest’ultimo dovrebbe temperature e condizioni ambientali non sostenibili per la vita. Un’altra caratteristica del pianeta è che possiede, come si è detto, una rotazione sincrona, che potrebbe in teoria far pensare che vi siano diverse condizioni nella fascia al confine fra la parte sempre rivolta alla stella e quella sempre in ombra. Ma il potente effetto serra vanifica almeno in parte la possibilità di condizioni “biologiche”. Inoltre altri pericoli po- trebbero arrivare proprio dalla stella nana rossa, per via dei frequenti brillamenti che la caratterizzano, e sicuramente investono il pianeta, che si trova a soli Figura 1. Rappresentazione artistica del pianeta GJ 1132b, in primo piano. In secondo piano la nana rossa. 8 ASTRONOMIA n. 3 • maggio-giugno 2017
Pianeti oltre il Sistema Solare 2,2 milioni di chilometri dalla stella. Nella figura 2 un’altra rappresentazione artistica del pianeta, con oceani di magma e con sullo sfondo la stella nana ros- sa, offuscata dalla presenza di una densa atmosfera. Sicuramente un’atmosfera c’è, e può contenere vapore acqueo. Un modello suggerisce che il pianeta potrebbe essere un’oasi di vapore nello spazio con un sostanzioso involucro di acqua che circonda un nucleo roccioso. Parlando generalmente, come si fa a scoprire se un pianeta extrasolare possiede o meno un’atmosfera? Uno dei sistemi è quello di fare misure spettro- scopiche sulle stelle con pianeti transitanti (e GJ 1132 b è uno di questi casi): facendo spettri durante la fase di eclisse (fase 0,5) e durante la fase fuori eclisse, si dimensioni terrestri, e ottenere spettri di esopianeti Figura 2. Possibile scenario del può vedere la differenza. Sottraendo uno spettro con grande dettaglio: GJ 1132 b sarà uno dei pianeti pianeta GJ 1132b, con oceani di dall’altro, la differenza che ne scaturisce dà molte extrasolari più interessanti da osservare, per capire magma incandescente. informazioni sull’atmosfera del pianeta. Sottraendo la vera natura della sua atmosfera. uno spettro dall’altro, la differenza che scaturisce. è proprio a lunghezze d’onda infrarosse che le Nella fase fuori eclisse avremo lo spettro della stella molecole nelle atmosfere di esopianeti hanno il mag- assieme a quello del pianeta, mentre nella fase a eclis- gior numero di caratteristiche spettrali. Dunque sarà se c’è solo lo spettro della stella. Questo può fornire più facile trovare un pianeta con un’atmosfera simile utili informazioni sull’esistenza e composizione di a quella della Terra. eventuali atmosfere planetarie. Ritornando su GJ 1132 b, i modelli teorici, costru- Questo è solo facile a dirsi, ma in realtà non è per iti sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, nulla semplice ottenere informazioni sulle atmosfere ipotizzano un corpo celeste con atmosfera ricca di dei pianeti extrasolari. Qualcosa, attualmente si può ossigeno, con una superficie di magma incandescente fare solo con i più grandi telescopi. e un effetto serra che in futuro non riuscirà a tratte- Per ora i risultati ottenuti, utilizzando il telesco- nere l’ossigeno presente nell’atmosfera del pianeta. pio MPG/ESO da 2,2 metri dello European Southern Observatory, in Cile, sono stati, durante nove transiti Conclusioni di GJ 1132 b, rivolti ad una vasta gamma di lunghezze Quindi abbiamo parlato di un pianeta roccioso, d’onda, dall’ottico al vicino infrarosso. Questi dati con probabile atmosfera di ossigeno, ma con oceani mostrano che su GJ 1132 b è possibile l’esistenza di di magma alla superficie. Questo tipo di pianeti, se acqua o metano nell’atmosfera, in proporzioni ap- facciamo riferimento alle classificazioni fino ad oggi prossimativamente uguali a quelle dell’aria terrestre. fatte, dovrebbe essere definito “pianeta di tipo ter- Tuttavia le osservazioni sono oggetto di discussio- restre”. Ma se pensiamo alla realtà “locale”, direi che ne e ancora non sono state in grado di definire come di terrestre ha ben poco… realmente sia composta questa atmosfera. Occorrono telescopi più grandi e telescopi spaziali in grado di coprire una più ampia gamma di lunghezze d’onda con una migliore risoluzione. Sicuramente tutto sarà sensibilmente più sempli- ce con il James Webb Space Telescope (vedere figura 3), il prossimo telescopio spaziale il cui lancio è previ- sto per ottobre 2018, che affiancherà il glorioso HST. A parte il grande diametro che JWST ha rispetto ad HST, la cosa più rilevante di questo futuro mostro spaziale, è che è stato costruito per lavorare nell’infrarosso; ed Figura 3. James Webb Space è proprio per questo che uno strumento di questo Telescope, il prossimo grande tipo sarà in grado di raccogliere ulteriori informazioni telescopio spaziale che lavorerà sulla natura delle atmosfere dei pianeti extrasolari di nella banda infrarossa Unione Astrofili Italiani>www.uai.it ASTRONOMIA 9
Rubrica > Esploriamo Marte Le unità da impatto e il cratere Gale Fabio Zampetti Geologo fabio.zampetti@gmail.com Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e nel tempo variazioni marcate. In essa viene difatti Iafet, ai quali nacquero dei figli dopo il diluvio. I figli riportata, nel 1924, la comparsa di nuove strutture di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech caratteristiche. L’importanza della zona è dovuta alla e Tiras. prossimità di uno dei crateri da impatto reso famoso (Gen 10,2-3) dal Mars Science Laboratory: il cratere Gale. L’importanza delle forme crateriche da impatto è C L’interesse per i crateri da ita la Bibbia che tra la discendenza diretta di Noè data dalla possibilità di stimare l’età cronostratigra- impatto è dovuto sia alla ci fosse anche Gomer. Per gli ebrei Gomer fondò fica di una determinata area del pianeta. Mancando applicazione dei principi la tribù dei Cimmeri, un popolo nomade che si di elementi utili ad una misurazione rigorosa del cronostratigrafici sia alla stanziò, secondo Erodoto, tra il Caucaso e il Mar Nero tempo di formazione provenienti dalla superficie, preservazione di strutture (Erodoto, IV,12). Schiaparelli, profondo conoscitore questa viene determinata sulla base della densità delle sedimentarie che permettono della storia antica, decise di definire zone della sua popolazioni dei crateri osservabili dalle sonde. Le età di formulare ipotesi sulla areografia sulla base di alcuni riferimenti geografici relative delle unità descritte nei precedenti articoli, evoluzione del pianeta. terrestri, utilizzando anche termini derivanti da te- sono state definite dai ricercatori confrontando su- sti classici. Ecco quindi che nacque la terra di Noè, perfici adiacenti, confermando i tempi di formazione Mare Cimmerium (Mar Nero) e Gomer Sinus, la baia tramite le relazioni stratigrafiche di sovrapposizione di Gomer, definita tale per essere il capostipite del delle rocce che compongono il terreno. popolo dei Cimmeri. Per la compilazione della nuova carta geologica Gomer Sinus è posizionata immediatamente a sono state scelte soltanto quelle aree di altipiano nordest, apparendo come una leggera protrusione ritenute rappresentative della formazione craterica. della zona di albedo del Mare (figura 1). Secondo la Tale selezione si è resa necessaria a causa dell’elevato più recente areografia dell’Unione Astrofili Italiani numero di superfici complessive potenzialmente uti- essa viene rappresentata da una tenue zona scura lizzabili ai fini del conteggio delle concavità, fornendo posta tra Aeolis e Aethiopis ad albedo maggiore; al un numero per zona delle unità troppo elevato ai fini telescopio, come molte altre macchie, ha mostrato del calcolo a livello planetario. Peraltro dalle immagini Figura 1. Schiaparelli definisce Gomer Sinus basandosi sulla Bibbia ebraica. Si presenta come una tenue macchia di albedo posta a ridosso di Elysium Planum, Aeolis, Aethiopis e Mare Cimmerium. Il cerchio in rosso riporta la zona sulla areografia della UAI. Image Credit: Sezione Pianeti dell’Unione Astrofili Italiani. 10 ASTRONOMIA n. 3 • maggio-giugno 2017
Esploriamo Marte ad alta risoluzione si è notato che molte parti del pianeta presentano morfologie fortemente modifi- cate dall’erosione, dalla tettonica, dalla deposizione e successiva esumazione di sedimenti o da altri processi Figura 2. Unità da impatto craterica AHi. Nel computo numerico dell’unità dell’Esperiano e di resurfacing, che avrebbero portato a valori di po- Amazzoniano, rientrano soltanto i crateri che per dimensione sono in relazione diretta all’effettiva polazioni crateriche atipiche. I compilatori della carta, estensione dell’area considerata, delineando zone variabili itra 4.000 km2 e 90.000 km2. Sono basandosi sullo schema consolidato di tre periodi e state così ottenute le età relative per ventitré delle quarantaquattro località, ritenute indicative per otto epoche, hanno definito in maniera rigorosa la la presenza dei crateri, determinando laddove possibile, due o tre modelli di età delle zone. (Da suddivisione geocronologica marziana effettuando Tanaka et al., 2014, Geologic map of Mars: U.S. Geological Survey Scientific Investigations Map 3292, scale 1:20,000,000, pamphlet 43 p.) confronti dettagliati del rapporto tra le dimensioni dei crateri e le corrispondenti frequenze cumulate, ottenute utilizzando la funzione cronologica di Hart- Figura 3. La morfologia dei mann e Neukum (2001), in relazione alla funzione di crateri è inevitabilmente varia a produzione di Ivanov (2001). Tali densità sono state causa delle rocce presenti in essi, validate per i diametri dei crateri maggiori di 1, 5 e quali impattiti, sedimenti dovuti a 16 chilometri, ritenuti caratterizzanti purché si unis- movimenti gravitativi e dalla azione eolica e fluvio-lacustre. I depositi sero assieme le unità di impatto dell’Amazzoniano in primo piano presenti nel cratere e dell’Esperiano in aree confinanti, permettendone Eberswalde e ripresi nel settembre una corretta computazione. Così facendo risultano 2005, sono stati interpretati adattarsi bene i valori di alcune distribuzioni della essere di delta con uno spessore funzione cronologica alla funzione di produzione complessivo di 100 m. La presenza dei crateri per classi, definite e continue dei diametri di strati inclinati ad alternanza selezionati (figura 2). chiaro-scura di spessore variabile Le prime immagini inviate dalla sonda Mars compreso tra 1 e 10 metri circa, nonché le strutture riscontrate in Global Surveyor e realizzate con la Orbit Camera, essi portano all’interpretazione di mostrarono sulla superficie già quindici anni orsono, accumuli sul fondo di un antico forme generate da possibili attività geologiche avve- lago. Image Credit: NASA/JPL/Malin nute nel passato. Alcune di queste lasciavano pensare Space Science System. all’azione esogena dell’attuale, seppur rarefatta, at- mosfera marziana, mentre altre si valutavano essere scorreva l’acqua. Infine, nella stessa ripresa, è possi- collegate allo scorrere di acqua liquida sul pianeta. bile notare dei terrazzamenti nella zona a ventaglio In particolare sembra che alcuni crateri agivano da indice di molteplici eventi di deposizione intervallati centri di drenaggio, con la conseguente formazione da periodi di riposo. di strutture riconducibili a delta lacustri. È facile oggi Sebbene le conoidi sono attualmente difficili da distinguere la caratteristica conformazione a venta- trovare sul pianeta, probabilmente nel passato erano glio, costituita da canali invertiti o interrotti e da lobi molto più frequenti e in effetti tracce fossili di siffatti di deposito (figura 3). depositi sono stati ritrovati da Curiosity nei pressi In varie parti del pianeta si possono ritrovare del cratere Gale alla base del monte Sharp (figura 4). estesi conoidi alluvionali: sono tipiche forme poste In realtà è stata rilevata una complessità geolo- Figura 4. Stralcio della carta in corrispondenza dei canali fluviali. Sono presenti gica con l’esame degli affioramenti presenti lungo il geologica al 20 000 000 della zona in quella fascia di passaggio da ambiente montano, bordo del picco centrale del cratere. Sono state messe di Gomer Sinus in prossimità del a forte pendenza, a una zona a minore inclinazione in risalto una serie di interessanti strutture deposizio- cratere Gale. Tale struttura si trova o in pianura. Tipicamente sul pianeta rosso tendono a ridosso della zona di transizione di a mostrare attività nel passato per brevi periodi di Nepenthes Mensae (contraddistinta scorrimento dell’acqua. Una di queste forme si trova dalle unità HNt, Htu e AHtu), degli in Maja Vallis: essa sfocia in un piccolo cratere senza altipiani di Terra Cimmeria (unità nome e la sua morfologia a ventaglio è impostata mNh e lNh) e di Elysium Plantia. Il diametro del cratere è di 154 km. nella parte pianeggiante, mentre nella zona a quota (Da Tanaka et al., 2014, Geologic maggiore, dalla quale arrivano i depositi, tende ad map of Mars: U.S. Geological Survey essere stretta. Sulla sua superficie si trovano una Scientific Investigations Map 3292, moltitudine di piccoli e tortuosi canali attraverso cui scale 1:20,000,000, pamphlet 43 p.) Unione Astrofili Italiani>www.uai.it ASTRONOMIA 11
esploriamo Marte impilati terreni tipici di ambiente deltizio flu- il verso di avanzamento dell’antico fronte del- viale. In successione spaziale e temporale verso tizio fluvio–lacustre (figura 6). Kimberley si è visto affiorare il bedrock (la lito- Il secondo spostamento ha interessato il logia base dove poggiano in successione tutte bordo del picco. Muovendosi verso Pahrump le altre) in vallate poco profonde con pareti Hills, Curiosity ha sondato una serie di affiora- che mostrano distinte sequenze sedimentarie. menti rocciosi nella zona di Hidden Valley. Dallo In particolare la presenza di arenarie (roccia studio congiunto con le immagini di HiRISE si costituita da sabbia consolidata) con una ben è potuto dedurre la presenza di un’alternanza determinata conformazione degli strati, forni- di argille, terreni sedimentari e arenarie tutti scono una forte evidenza di trasporto solido di fittamente laminati e tra loro interstratificati, fondo, in un antico sistema fluviale. Le ghiaie sovrastati da sedimenti con spessori progres- consolidate presenti sono state invece interpre- sivamente maggiori verso sud. I ricercatori che tate dai ricercatori come prova di migrazione studiano la zona interpretano questa sistema- delle forme fluviali, quali letti o sponde fluviali tica variazione come una progressiva sostitu- subacquee, estremamente simili ai corrispettivi zione dei più grossolani depositi di delta di confrontati tra Bradbury e Yellowknife. La for- Bradbury con quelli a grana fine della zona di ma dei ciottoli negli strati indica chiaramente Pahrump (denominata “Formazione Murray”). una distanza di trasporto breve, coerente con Le conoscenze acquisite grazie alle anali- la deposizione in un ambiente di conoide allu- si effettuate sino ad oggi sul cratere Gale ha vionale con flusso dell’acqua improvviso. portato alla formulazione di un modello della Una struttura interessante sui terreni è probabile evoluzione del cratere. L’interpreta- stata trovata in prossimità di Bradbury, nell’a- zione formulata dai ricercatori invoca preva- nalisi delle immagini di HiRISE. Questa è ca- lentemente una sedimentazione subacquea e Figura 5. Le molte riprese e analisi di Curiosity hanno fornito dati fondamentali per ratterizzata da striature distinte, definite dai lacustre adiacente ad un complesso fluvio- la comprensione dell’evoluzione di Marte. ricercatori come “affioramenti striati orbitali” deltizio. Questo spiega le caratteristiche delle In particolare l’esame del campione Hottah e osservabili come bande alternate con va- facies (insieme di terreni geneticamente colle- ha mostrato prove di acqua nel passato che riazioni di albedo chiaro-scure. Tali strutture gati a un determinato ambiente) riconosciute, fluiva in modo torrentizio, come mostra lo sono esposte all’interno di parti sezionate a supportate da un più ampio contesto sedimen- strato conglomeratico (ciottoli di fiume tra loro sud di Aeolis Palus e sono caratterizzate da un tario e stratigrafico fornito dalle rocce site in cementati) in primo piano. Image Credit: NASA/ trend costante ovest-sudovest–est-nordest, Bradbury. Il modello di deposizione spiega le JPL-Caltech/MSSS. estendendosi per 100 m circa; sono terreni alternanze litologiche sopra sommariamente nali, nei siti prescelti per i rilevamenti. Lungo il discontinui e risiedono in topografie a basse riportate, assieme alla presenza di sedimenti percorso che dal punto di atterraggio ha por- quote riflettendo una parziale riesumazio- simil-argillosi finemente laminati, come de- tato nei pressi di Yellowknife Bay prima e alle ne degli strati immediatamente sottostanti. positi a maggior distanza dal punto di scarico Pahrump Hills poi, il Mars Science Laboratory Le osservazioni ottenute dal MSL a riguardo, sedimentario in un corpo di acqua stagnante. ha avuto la possibilità di studiare approfondi- fanno riferimento a sedimenti con particolari Non sono state tralasciate comunque tamente le rocce incontrate sul suo percorso. geometrie, dette clinoformi, indicando strati ipotesi alternative, invocando processi erosivi La sedimentologia in prossimità di Bradbu- inclinati interni ai volumi di rocce sedimentarie spinti in ambienti secchi. Le arenarie potreb- ry, punto di atterraggio, è caratterizzata da e che si formano per un ampio intervallo di bero rappresentare depositi fluviali incisi in un terreni tipici di ambiente fluviale. Nel sito bat- varietà deposizionali e alle diverse scale spaziali. letto di un lago prossimo al disseccamento. In tezzato “Hottah”, a seguito del fortuito incontro Osservazioni a nord di “Square Top”, mostrano questo caso le facies, finemente e fittamente con il John Klein outcrop, il rover ha confermato che essi sono composti da materiale sabbioso laminate, mostrerebbero la caratteristica al- l’esistenza di acqua allo stato liquido in un con dispersi grani grossolani da subangolari a ternanza di strati simili alle varve osservate passato remoto grazie alla presenza di ghiaie subrotondi, a tratti troncati da altri depositi nei sedimenti di lago glaciale. Le variazioni molto simili a quelle terrestri, costituitesi per probabilmente anch’essi di origine fluviale. potrebbero quindi dipendere da agenti at- lo scorrimento dell’acqua e caratteristiche sia Localmente, la morfologia delle stratificazioni, mosferici dovute al ripetersi di differenze delle conoidi che dei depositi fluviali di pianura indicatrice di paleoflussi (antichi movimenti di nella granulometria, porosità, composizione, (figura 5). scorrimento) verso nord, suggerisce una riela- o orientamento del grano; oppure riflettereb- Il primo spostamento del rover dalla zona borazione eolica delle precedenti sabbie fluviali. bero caratteristiche a scale temporali diverse di arrivo è stato verso la base del monte. Nella L’importanza di tale disposizione è dovuta allo di una varietà di processi intercorsi localmen- formazione Yellowknife Bay sono stati trovati stile deposizionale delle sabbie che rappresenta te, compresa la produzione e la conseguente 12 ASTRONOMIA n. 3 • maggio-giugno 2017
Esploriamo Marte deposizione di sedimento detritico dall’area di rifornimento o la precipitazione di materiali autigeni (provenienti in loco) dalla sovrastante lamina d’acqua. Meccanismi alternativi coerenti con i depositi e che spiegherebbero la deposi- zione di argille coinvolgerebbero processi eolici, tra cui la caduta di polvere o di fine cenere vulcanica dall’atmosfera, assieme al trasporto di sabbia e limo per trascinamento. In questo caso la polvere trasportata dal vento (loess) o la cenere potrebbero costituire una frazione del sedimento deposto nel bacino con una proba- bile sedimentazione delle particelle attraverso l’acqua. Sebbene il loess e la cenere possono depositarsi in aria, questi sono entrambi ca- ratterizzati dal formare spessi strati, piutto- sto che fini laminazioni, quando trasportati dall’atmosfera. La segregazione granulometrica necessaria per creare le laminazioni osservate è coerente per sedimentazione in un mezzo acquatico. Inoltre, la deposizione dei sedimenti in aria non può spiegare lo spessore regolare degli strati o il diradamento tra quelli fittamen- te laminati. Peraltro quelli di maggior spessore, Figura 6. Ripresa di stratificazioni incrociate nel cratere Gale effettuata con la Mast Camera di Curiosity, dovuti agli ipotetici processi eolici, non sono prodotte dal passaggio di acqua su sedimenti sciolti a formare piccole increspature e dune sommerse. stati osservati a Pahrump Hills, richiedendo La direzione del flusso è verso il Monte Sharp coincidente con la zona più profonda del lago. Image invece una presenza areale maggiore. Altri pos- Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS. sibili meccanismi immaginati per la creazione della complessità geologica comprendono la tere. Tale affioramento è stato informalmente posizionali, seppur meno marcate rispetto alla formazione, oltre che per azione eolica, anche nominato Cape St. Vincent. I livelli qui osservati Terra. Gale e Victoria, ampiamente studiati dai per impatto, con la conseguenze creazione dimostrano di essere un ottimo esempio di rover della NASA, indicano come protagonisti di “increspature e laminazione da adesione”. stratificazioni per azione eolica alla scala del principali l’acqua e l’azione eolica probabilmen- Tuttavia, la tessitura di queste caratteristiche metro. te agenti all’inizio della vita del pianeta. Eventi morfologiche, che vengono a prodursi con tali In pratica si tratta di strati rocciosi inclinati che hanno portato alla formazione ultima di sistemi, è nettamente differenti dalle lamina- rispetto al piano orizzontale, indicativi di anti- rocce sedimentarie che tutt’oggi ci rivelano zioni osservate a Gale. chi depositi dunari sabbiosi (interpretate come uno storia complessa e differenziata del pianeta In altri crateri sono stati scoperti depositi dune fossili). Le immagini hanno permesso agli marziano. prodotti dall’azione del vento. Le consequenziali scienziati di discernere il paleoambiente: una missioni di esplorazione della superficie ha por- volta questi terreni rappresentavano un grande tato al riconoscere molteplici forme da agente eolico comprese dune, ripple, yardang (colline campo di dune, non diversamente dall’odierno Bibliografia essenziale deserto del Sahara terrestre. Col tempo questo modellate dal vento) e ventifacts (rocce erose campo è migrato grazie a un antico vento che AA.VV., U.S. Geological Survey: Geological Map of dal vento). Opportunity nella sua esplorazione spirava da nord a sud attraverso la regione. Mars scale 1:20 000 000, pamphlet, 43 p., avvenuta tra il 2006 e il 2007, ha ottenuto Altre misure, principalmente geochimiche e 2014. molte immagini di affioramenti rocciosi espo- mineralogiche, hanno dimostrato che le antiche AA.VV., A Habitable Fluvio-Lacustrine Environment sti in diverse pareti poste lungo il bordo del dune di sabbia studiate in Meridiani Planum, at Yellowknife Bay, Gale Crater, Mars, Scien- cratere Victoria. In particolare una scogliera ce, vol 343 24, january 2014. sono state modificate molto tempo fa da agenti ripresa dalla telecamera panoramica (Pancam) Falorni M., Tanga P., Osservare I pianeti, Media esogeni superficiali e subsuperficiali tra cui Presse s.r.l., Milano, 1994. ha tracciato un promontorio di circa 12 metri l’acqua liquida. Greeley R., Introduction to Planetary Geomor- di altezza nel settore settentrionale, vicino al Le forme crateriche di Marte mostrano ca- phology, Cambridge University Press, punto estremo della traversata presso il cra- ratteristiche geologiche di vari ambienti de- Cambridge, 2013. Unione Astrofili Italiani>www.uai.it ASTRONOMIA 13
Rubrica > COMETE Un nuovo anno di comete P Giannantonio Milani assato il solstizio invernale sembra che anche e condensata (D.C.=7) e la sua luminosità si aggira milani.giannantonio@tiscali.it le comete abbiano iniziato ad avere un risveglio attorno all’ottava magnitudine. Nessun segno di Claudio Prà per l’avvicinarsi della primavera. Diversi oggetti coda. Proprio la marcata condensazione la rende mariclod@alice.it hanno iniziato a far mostra di sé nelle immagini facile da osservare anche in piccoli strumenti. Carmen Perrella riprese da molti osservatori, perfino operando dai Di aspetto simile alla 45P si è rivelata la C/2016 elentari.bn@alice.it cieli cittadini. Alcune comete in realtà difficili, come U1 (Neowise), una delicata cometa scoperta lo scorso Sezione Comete UAI, CARA la 2P/Tempel, che ha messo a dura prova richie- anno osservabile invece all’alba. comete@uai.it dendo cieli molto tersi per far vedere la sua tenue Ma chi ha attirato maggiormente l’attenzione chioma gassosa. Nelle immagini più profonde ha è stata la C/2015 V2 (Johnson), destinata ad essere però mostrato la consueta “dust trail”, il treno di forse la principale protagonista dei prossimi mesi. polveri di maggiori dimensioni che accompagna il Si è già presentata con una corposa coda di pol- nucleo lungo la sua orbita. E’ visibile nelle immagini veri, nonostante sia ancora lontana dal passaggio come una debole sottile linea, piuttosto lunga, che al perielio che cadrà il 12 giugno di quest’anno, attraversa la cometa. cosa che fa ben sperare. Infatti la coda di polveri, A rompere il ghiaccio è stata anche la 45P/Hon- soprattutto vicino al perielio, nel riflettere la luce da-Mrkos-Pajdusakova che prima di Natale si è resa solare si rende più facilmente osservabile in visuale, visibile alla sera pochi gradi al di sopra dell’orizzonte ma è anche più evidente nelle immagini. Le diverse mentre si avviava verso il perielio. Tra le suggestive osservazioni hanno via via confermato l’aspetto, Figura 1. La cometa 2P/Encke immagini che mostrano una bella e delicata coda di indicando anche una costante crescita che fa ben ripresa da Paolo Bacci il 17 gennaio plasma, segno della vitalità di questa cometa, anche sperare per i prossimi mesi. La magnitudine appa- 2017 all’Osservatorio di San una osservazione in visuale di Claudio Prà: rente visuale è prevista intorno a 7; finalmente una Marcello Pistoiese. Nell’immagine Osservata stasera (21/12) questa periodica con cometa facile anche per binocoli e piccoli telescopi a sinistra spicca bene la dust trail talmente estesa da uscire con il binocolone 20x90. Pur posizionata molto bassa da gustare nelle serate estive. L’inizio del 2017 sem- abbondantemente dal campo. sull’orizzonte l’ho avvistata senza difficoltà quando bra mantenere le promesse di un nuovo anno ricco L’immagine in falsi colori a destra si trovava a 9°di altezza. E’ molto piccola (diam. 1’) di comete interessanti. evidenzia invece l’estensione delle regioni esterne della chioma. 14 ASTRONOMIA n. 3 • maggio-giugno 2017
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