ASTRONOMIA - Istituto comprensivo 1 ...

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ASTRONOMIA

                                                                                                                                                                          www.ua
                                                                                                                                                                                i.it
                                                                                         La rivista dell’Unione Astrofili Italiani     n. 3 • maggio-giugno 2017 • Anno XLIII

                                                                                                        Atti XLIX Congresso UAI
                                                                                                                   Prato, 2016
Sped. in A.P. 45% filiale di Belluno Taxe perque - Tassa riscossa - Belluno centro

                                                                                                                                        Andamento del numero di
                                                                                                                                        1.10.’14 al 20.4.’15

                                                                                     ■ Atmosfere Planetarie         ■ Impatti lunari     ■ Raccontare le Stelle
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Astronomia

                                             Sommario
Anno XLIII • La rivista
dell’Unione Astrofili Italiani
astronomia@uai.it                                                                                                                    Andamento del numero d
                                                                                                                                     1.10.’14 al 20.4.’15
n. 3 • maggio-giugno 2017

Proprietà ed editore
Unione Astrofili Italiani                    8                                       24                                 30
Direttore responsabile
Franco Foresta Martin
Comitato di redazione
Consiglio Direttivo UAI
Coordinatore Editoriale
Giorgio Bianciardi

Impaginazione e stampa
Tipografia Piave srl (BL)
www.tipografiapiave.it                              Editoriale                                            		 Ricerca
                                              3     25 anni nello Spazio                                  24 La ricerca degli Impatti
Servizio arretrati
                                                    Vincenzo Gallo                                           Lunari
Una copia Euro 5,00
                                                                                                                Antonio Mercatali
Almanacco Euro 8,00
                                                    Rubriche
Versare l’importo come spiegato nella pa-
gina successiva specificando la causale.      4     Venere e Terra: simili per dimensioni ma                 Esperienze, divulgazione
Inviare copia della ricevuta a                      diversi per evoluzione geologica                      		e didattica
amministrazione@uai.it                              Franco Foresta Martin                                 30	Raccontare le stelle
                                              8     Atmosfere planetarie                                        V. Mascellani, T. Ponticelli
ISSN 1593-3814
                                                    Claudio Lopresti
Copyright© 1998 UAI                                                                                       35    NOTIZIARIO
Tutti i diritti sono riservati a norma       10     Le unità da impatto e il cratere Gale                       • Verbale Assemblea dei Soci uai
di legge. È vietata ogni forma di                   Fabio Zampetti                                              • Bilancio al 31 dicembre 2015.
riproduzione e memorizzazione, anche
parziale, senza l’autorizzazione scritta
                                             14     Un nuovo anno di comete                                       Nota integrativa e illustrativa
dell’Unione Astrofili Italiani.                     G. Milani, C. Prà, C. Perrella
                                                                                                          39    astropoesie
                                             16     Storie e osservazioni di piccoli mondi (xX parte)           Alessandro Manzoni “I promessi sposi”
Pubblicazione mensile registrata al                 L. Angeloni, P. Baruffetti, M. Bigi, G. Bonatti, A.
Tribunale di Roma al n. 413/97.                                                                                 Pasqua Gandolfi
                                                    Bugliani, D. Del Vecchio, M. Dunchi, G. Tonlorenzi
Sped. in abb. postale 45%.
Autorizzazione Filiale PT di Belluno.                                                                     42    astroIMMAGINI
                                             		     XLIX Congresso
Manoscritti, disegni e fotografie non               Nazionale UAI                                         44 DISEGNO
richiesti non verranno restituiti. Inviare   20     Libro degli abstract                                  		AstronomicO
il materiale seguendo le norme riportate            6-8 maggio 2016, Prato                                      Gianpaolo Graziato
nelle Istruzioni per gli autori sul sito
Internet www.uai.it.
Tutti gli articoli scientifici inviati
saranno sottoposti al giudizio di referee
qualificati. Gli abstract degli articoli
originali sono pubblicati su                     In copertina
Astronomy and Astrophysics Abstracts.

UAI - Unione Astrofili Italiani
Segreteria nazionale
c/o Osservatorio Astronomico “F. Fuligni”
Via Lazio, 14 – località Vivaro
00040 Rocca di Papa (RM)
Tel: 06.94436469
(Lun/Ven ore 10-13, Mar/Gio 15-18)
Fax: 1782717479
amministrazione@uai.it
www.uai.it
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Iscrizione all’UAI

Come iscriversi all’UAI
    Diventa o continua ad essere socio uai!
    E se sei socio di una Delegazione, conviene ancora di più… Potrai così beneficiare delle importanti novità che abbiamo in serbo
    per Voi, oltre che contribuire alla crescita del movimento degli astrofili italiani e della cultura scientifica in Italia.

Le quote ordinarie 2016-2017 di iscrizione alla UAI sono le seguenti.       Il pagamento della quota di iscrizione può essere effettuato:
NB: Alla quota base, va aggiunta l’opzione rivista per chi desidera rice-   • tramite il conto corrente postale n. 20523189 intestato a “Unione
vere gli otto numeri della rivista ASTRONOMIA UAI (incluso l’Almanacco         Astrofili Italiani c/o Oss. Astr. Fuligni - Via Lazio 14, 00040 Rocca
2017) in formato cartaceo. La quota base da diritto a consultare la            di Papa (RM)”, utilizzando il bollettino.
rivista in formato “solo web”.                                              • tramite bonifico bancario sul CC (anche effettuato on-line) codice
                                                                               IBAN: IT78 L076 0112 1000 0002 0523 189 intestato a
Quota base Opzione Rivista
                                                                               “Unione Astrofili Italiani”;
• Socio Individuale € 30 € 20
                                                                            • tramite Internet collegandosi al sito UAI www.uai.it ed effettuando
• Socio Studente € 15 € 20 (minore di 26 anni)
                                                                               il pagamento con il sistema sicuro Paypal che richiede l’utilizzo di
• Socio Aggregato € 10 € 20 (già iscritto anche ad una Delegazione UAI)
                                                                               una carta di credito.
• Socio Delegazione € 60 inclusa
                                                                            N.B. - Ogni modalità di pagamento ha un costo di transazione aggiuntivo
• Socio Ente € 70 inclusa (Associazione, Scuola, altro Ente)
                                                                            alla quota di iscrizione in funzione del servizio utilizzato. Per accelerare le
Promo rinnovo tempestivo                                                    operazioni di recepimento dell’iscrizione o rinnovo effettuate con bonifico o
• per chi rinnova entro il 31/01/2017 è previsto uno sconto di 10 €         versamento postale, vi consigliamo di inviare una e-mail a amministrazione@
                                                                            uai.it con oggetto “ISCRIZIONE UAI” indicando la data del pagamento ed
  sulla quota base (5 € per socio Studente o Aggregato).
                                                                            allegando l’attestazione dello stesso (ricevuta bollettino o bonifico). Nel caso
                                                                            di socio AGREGATO, specificare il Codice Delegazione UAI.

                                                      Sezioni di ricerca                                    Pianeti extrasolari: Claudio Lopresti
                         Unione                       Coordinatori: Salvatore Pluchino                      pianetiextrasolari@uai.it
                         Astrofili                    ricerca@uai.it
                                                      Sole: Luciano Piovan
                                                                                                            Sorveglianza Spaziale-Detriti Spaziali
                                                                                                            Fabrizio Piergentili
                         Italiani                     sole@uai.it                                           detritispaziali@uai.it
                                                      Luna: Antonio Mercatali                               Astronautica: Vincenzo Gallo
                                                      luna@uai.it                                           astronautica@uai.it
  Sede Nazionale e indirizzo postale:                 Occultazioni: Claudio Costa
  Osservatorio Astronomico “F. Fuligni”               occultazioni@uai.it                                   Commissioni e servizi
  Via Lazio, 14 - Località Vivaro                     Meteore: Enrico Stomeo                                Commiss. Naz. Rete Osservatori
  00040 Rocca di Papa (RM)                            meteore@uai.it                                        Astronomici (ROSITA): Gabriele Tedesco
                                                      Pianeti: Paolo Tanga                                  osservatori@uai.it
  Consiglio Direttivo                                 pianeti@uai.it                                        Didattica: Maria Antonietta Guerrieri
  Presidente: Mario Di Sora                           Comete: Giannantonio Milani                           didattica@uai.it
  Vicepresidente: Giorgio Bianciardi                  comete@uai.it                                         Divulgazione: Paolo Volpini
  Segretario: Luca Orrù                               Stelle Variabili: Claudio Lopresti                    divulgazione@uai.it
  Tesoriere: Massimiliano Lucaroni                    stellevariabili@uai.it                                Inquinamento Luminoso: Ugo Tagliaferri
  Consiglieri: Jacopo Baldi, Pasqua Gandolfi,         Cielo Profondo: Fabio Martinelli                      inqlum@uai.it
  Giovanna Ranotto, Maria Antonietta Guerrieri,       cieloprofondo@uai.it                                  Servizio televideo RAI, p.575:
  Salvatore Pluchino                                  Quadranti solari: Giuseppe De Donà                    Paolo Colona
                                                      quadrantisolari@uai.it                                tlv@uai.it
  Collegio dei revisori dei conti                     Astrocultura: Pasqua Gandolfi                         Astrologia? No, grazie!: Pasqua Gandolfi
  Michele Alberti, Pasquale Ago                       astrocultura@uai.it                                   astrologianograzie@uai.it
  e Renato Antonelli                                  Radioastronomia: Salvatore Pluchino                   Telescopio Remoto UAI:
                                                      radioastronomia@uai.it                                Giorgio Bianciardi
  Comitato dei probiviri                              Spettroscopia: Fulvio Mete                            telescopioremoto@uai.it
  Giuseppe De Donà, Gabriele Vanin                    spettroscopia@uai.it
  e Piet Jan Schutzman                                Strumentazione: Carlo Martinelli                      Ufficio legale:
  probiviri@uai.it                                    strumentazione@uai.it                                 avv. Mario Di Sora
                                                                                                            ufficiolegale@uai.it
ASTRONOMIA - Istituto comprensivo 1 ...
Editoriale

25 anni nello Spazio

A    lla bella età di sessant’anni l’ing. Paolo Nespoli
     affronta il suo terzo viaggio nello Spazio e il ritorno
sulla stazione che ormai conosce a menadito avendo
                                                                     L’Italia fu la terza nazione a lanciare un satellite ar-
                                                               tificiale con propri tecnici e quarta dopo la Francia che
                                                               l’anno dopo utilizzò un vettore di produzione nazionale.
preso parte attiva, trasmettendo la sua preziosa espe-               Si parlò di astronauti europei e si diede corpo all’A-
rienza, all’addestramento di altri astronauti.                 genzia Spaziale Europea che si incaricò di coordinare
     La riflessione che si pone subito all’attenzione è        le attività aerospaziali dei paesi europei che fino a quel
che la storia italiana delle attività nello spazio viene       momento seguivano strade diverse.
da molto lontano.                                                    Intanto nei primi anni ottanta diventò operativo lo                         Vincenzo Gallo
     Non sarebbero sufficienti le pagine di questa rivista     Space Shuttle, americano, ma molti astronauti europei,                      Responsabile Sezione
per descrivere il percorso fatto dalla nostra nazione nel      di cui ben cinque italiani, furono impiegati in svariate                      Astronautica U.A.I.
settore aerospaziale.                                          missioni, di grande valore scientifico.
     Agli inizi del novecento, fin dal momento in cui si             Anche in Italia si pensa di dotarsi di una Agenzia
sviluppò la tecnologia del volo, l’Italia fu in prima fila     Spaziale autonoma e l’8 giugno del 1988 viene pub-
per qualità dei manufatti, per le innovazioni e anche per      blicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge approvata il 30        La Stazione Spaziale
gli impieghi strategici; in quest’ultimo campo, l’Italia       maggio che istituiva l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).          Internazionale (ISS)
fu la nazione che inaugurò l’uso del bombardamento             Un trait d’union tra i rapporti con le altre Agenzie             accoglierà, alla fine del
aereo durante la guerra di Libia nel 1911. Preludio            mondiali il mondo della ricerca, l’università e l’indu-          mese di luglio, di nuovo un
al massiccio uso dell’arma aera che fu protagonista            stria aerospaziale nazionale che nel corso degli anni è          suo “vecchio” conoscente. A
decisiva nelle due guerre mondiali.                            cresciuta per capacità tecnologica e prestigio.                  riportare il tricolore italiano
     Le officine Caproni, giusto per ricordare un nome,              All’alba del primo decennio del terzo millennio            oltre atmosfera ci penserà
sfornarono aeromobili talmente innovativi che erano            anche lo Space Shuttle terminò la sua attività e l’astro-        l’ing. Paolo Nespoli.
anni avanti rispetto alla concorrenza. Un prototipo            nauta italiano Roberto Vittori partecipò alla penultima          Un ritorno dopo quasi
di aereo a reazione il C.C.2 uscì dalle sue officine nel       missione raggiungendo il suo collega Paolo Nespoli già           due anni dalla missione
1940, per molto tempo fu ritenuto il primo aereo a             in orbita sulla ISS. Proprio sulla ISS c’è molta Italia, il      di Samantha Cristoforetti
reazione mai prodotto, ma fu superato dal tedesco              modulo europeo è stato progettato e costruito per                che comunque ha lasciato
Heinkel He 178 che in segreto aveva volato nell’agosto         gran parte da quella che è oggi una joint venture                un segno indelebile con un
del 1939. Il C.C.2 era troppo acerbo per l’utilizzo bellico    italo-francese Alenia Thales e anche la famosa cupola            record di permanenza nello
però è una dimostrazione di quanto la Caproni fosse            dalla quale si può ammirare la Terra.                            spazio e una popolarità
tecnologicamente all’avanguardia.                                   A Luca Parmitano l’onore di essere il primo astro-          ancora presente nella
     L’Italia disastrata del secondo dopoguerra cercò          nauta italiano a galleggiare nello spazio in una uscita          memoria del pubblico.
il suo posto al sole anche nel neonato settore aero-           extraveicolare. Samantha Cristoforetti la prima donna
spaziale. Collaborazioni con le case costruttrici d’oltre      italiana astronauta. Per un problema con un cargo di
oceano fecero acquisire tecnologia e know how da               rifornimento viene prolungata la sua missione conqui-
poter consentire all’Italia, grazie ai buoni uffici del        stando un record di permanenza tutt’ora imbattuto.
Generale Luigi Broglio, del suo braccio destro Carlo                Con questa lunga storia alle spalle ora tocca di
Buongiorno e di altri valenti tecnici, la capacità di un       nuovo a Paolo Nespoli varcare i confini dell’atmosfera
lancio autonomo di un satellite artificiale, a parte il        terrestre, ricordiamo all’età di sessant’anni, che per gli
vettore che fu messo a disposizione dagli Stati Uniti,         italiani è già un record ancora prima di partire oltre al
tutto made in Italy: il San Marco 1 che fu lanciato il         fatto di essere l’unico astronauta con ben tre missioni.
15 dicembre 1964.                                                    Buon lavoro Paolo!!!

     In questo numero...
ASTRONOMIA - Istituto comprensivo 1 ...
Rubrica > Storie di cielo e di terra

                                            Venere e Terra: simili per
                                            dimensioni ma diversi per
                                            evoluzione geologica
Franco Foresta Martin
Direttore Responsabile
Astronomia
sidereus@rocketmail.com

                                         V
                                                enere è il secondo pianeta a partire dal Sole    del pianeta risulta paragonabile a quella che si
    Quando un corpo                             e quello più vicino alla Terra. Ha un diametro   sperimenta a mille metri di profondità negli oce-
    celeste possiede alcune                     di 12.100 km, appena più piccolo di quello       ani terrestri. La coltre nuvolosa di Venere risulta
    caratteristiche simili al            terrestre, la sua massa è l’80% rispetto a quella del   quasi impenetrabile, anche per i più potenti te-
    nostro pianeta, è un luogo           nostro pianeta, e la densità leggermente inferiore.     lescopi terrestri. Osservata al telescopio, infatti,
    comune dire che sembra               Il pianeta gira attorno al Sole su un’orbita quasi      l’atmosfera di Venere ha l’apparenza di una distesa
    un gemello della Terra.              circolare, a una distanza media di 108,2 milioni di     omogenea di color bianco-giallo. Solo occasional-
    Nel caso del vicino pianeta          km, impiegando 224,7 giorni per compiere un giro        mente si vedono delle macchie più scure o delle
    Venere, questa definizione è         completo. Dunque, la sua orbita risulta interna a       strisce in corrispondenza delle regioni equatoriali,
    accettabile solo se prendiamo        quella della Terra e il pianeta è circa il 30% più      che si evidenziano con l’impiego di filtri violetti. I
    in considerazione volume,            vicino al Sole di quanto siamo noi.                     grandi astronomi-osservatori dell’800 pensavano
    massa e densità. Ma la                    A prima vista Venere sembrerebbe un mondo          che questo sistema di nuvole fosse costituito es-
    storia geologica di Venere,          molto simile al nostro per dimensioni e massa,          senzialmente da vapore acqueo. Le recenti analisi
    fortemente condizionata dalla        quasi un gemello della Terra. Ma sotto il profi-        delle sonde spaziali hanno dimostrato, invece, che
    vicinanza al Sole, diverge           lo ambientale le differenze sono abissali: sulla        si tratta di goccioline di acido solforico mescolate
    profondamente da quella              superficie di Venere, infatti, ci sono temperature      insieme ad acido cloridrico e acido fluoridrico.
    Terra, sia nell’interno, sia nelle   medie infernali, di circa 500 gradi centigradi. Come    Composti estremamente corrosivi, che hanno
    parti superficiali ed esterne.       se non bastasse, ad alta quota c’è uno spesso e         contribuito, insieme alle altissime temperature e
                                         persistente sistema di nuvole, impregnato di acidi      pressioni, al fallimento delle prime sonde automa-
                                         corrosivi. La densa atmosfera di Venere ha una          tiche discese sul pianeta (le navicelle russe Venera).
                                         massa complessiva quasi cento volte maggiore            Alle più alte quote l’atmosfera di Venere è mol-
                                         di quella terrestre e la pressione alla superficie      to turbolenta, sconvolta da correnti ad alcune
                                                                                                 centinaia di km/h. A quote inferiori i turbini si
                                                                                                 placano e al livello del suolo l’aria è limpida, tan-
                                                                                                 to che le sonde automatiche hanno rivelato un
                                                                                                 paesaggio tranquillo. L’atmosfera ha giocato un
                                                                                                 ruolo fondamentale nel determinare la clima-
                                                                                                 tologia del pianeta, perché contiene in grande
                                                                                                 abbondanza anidride carbonica, il gas responsa-
                                                                                                 bile del cosiddetto “effetto serra”, che trattiene la
                                                                                                 radiazione termica. A questo fenomeno si devono
                                                                                                 le temperature di quasi 500 °C, misurate sulla
                                                                                                 superficie di Venere, sia all’equatore che ai poli.
                                                                                                 Venere è l’oggetto più luminoso del cielo, dopo
                                                                                                 il Sole e la Luna: nelle condizioni più favorevoli
                                                                                                 raggiunge la magnitudine di -4,5 e può essere visto
                                                                                                 in pieno giorno. La sua grande luminosità dipende
Figura 1. Il globo di Venere visto                                                               dall’elevato potere riflettente delle nuvole. L’albedo
dalla sonda Magellano.                                                                           di Venere, cioè la percentuale di luce solare riflessa,

4          ASTRONOMIA                                                                                                           n. 3 • maggio-giugno 2017
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Storie di cielo e di terra

                                                                                                                   Figura 2. Interni dei pianeti Venere e
raggiunge il 76%. Per confronto, l’albedo della           te le esplorazioni ravvicinate effettuate dal-           Terra a confronto.
Luna è del 12%. Essendo un pianeta interno all’or-        le sonde automatiche, che hanno svelato i
bita della Terra, Venere appare in cielo in prossimità    particolari della superficie di questo pianeta,
del Sole, rispetto al quale si allontana al massimo       invisibile da Terra a causa delle nuvole perenni.
di 47°. E’ visibile sia al mattino, prima del sorgere     Le prime immagini della superficie di Venere, dopo
del Sole, che a sera, subito dopo il tramonto. Gli        molti tentativi falliti, giunsero a Terra nell’ottobre
antichi non avevano capito che si trattava dello          del 1975, quando le navicelle spaziali sovietiche
stesso corpo celeste in due posizioni diverse e           Venera 9 e 10 atterrarono sul pianeta ed effettua-
chiamavano il primo Fosforo e il secondo Vespero.         rono una serie di fotografie panoramiche. Note-
Di tanto in tanto Venere effettua dei transiti sul        vole fu la sorpresa di astronomi e planetologi nel
disco solare: gli ultimi si sono verificati il 7 giugno   vedere che sotto la spessa e turbolenta copertura
del 2004 e il 5 giugno del 2012.                          di nuvole, c’è un paesaggio asciutto e limpido.
     Venere e la Terra iniziarono la loro evoluzio-       Tre anni dopo un contributo fondamentale ven-
ne in maniera quasi simile, accrescendosi grazie          ne dalla sonda americana Pioneer-Venus che, a
all’aggregazione di frammenti della nebulosa solare       partire dal dicembre 1978, è stata collocata in
primordiale, sviluppando un elevato calore interno        orbita attorno al pianeta e, oltre a fotografare
dovuto alla radioattività, e rivestendosi di una den-     i sistemi di nuvole da vicino, ha effettuato una
sa atmosfera a base di anidride carbonica generata        mappatura radar della sua superficie, fornendo i
dall’attività endogena. Tuttavia, il fatto che Venere     dati necessari per la compilazione di una carta del
sia un 30% più vicino al Sole rispetto alla Terra fu      pianeta. L’immagine di Venere scaturita da queste
determinante per lo sviluppo successivo di questo         missioni, mostra un pianeta caratterizzato da ter-
pianeta. Infatti le temperature più alte hanno im-        reni prevalentemente pianeggianti, costituiti da
pedito all’acqua di condensare e di formare le vaste      estesi plateau di lava su cui si innestano grandi
distese oceaniche che caratterizzano la Terra. Le         vulcani-scudo. Abbondano anche i crateri da im-
acque del mare hanno avuto un ruolo fondamen-             patto di grandi dimensioni, ma mancano gli alti
tale nel nostro pianeta, avendo assorbito l’anidride      corrugamenti montuosi tipici del nostro pianeta.
carbonica presente nell’atmosfera primordiale e           Un ulteriore salto di qualità è stato possibile all’i-
portato alla formazione di rocce carbonatiche. Su         nizio degli anni Novanta, grazie alla missione della
Venere, invece, l’anidride carbonica è rimasta il         sonda americana Magellan, che, collocandosi su
costituente fondamentale dell’atmosfera, inne-            un’orbita polare attorno al pianeta, ha effettuato
scando un potente effetto serra e trasformando            una cartografia quasi completa (97%) di Venere
il pianeta in un mondo torrido e ostile alla vita.        con immagini ad altissima risoluzione (120 m).
Alla ricostruzione della storia evolutiva di Ve-          Nel nostro secolo, tra il 2006 e il 2014, è toccato
nere hanno contribuito in modo determinan-                alla sonda europea Venera-Express approfondire le

       Unione Astrofili Italiani>www.uai.it                                                                                        ASTRONOMIA          5
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                                                                                             to Aphrodite Terra, occupa un’estensione parago-
                                                                                             nabile a una volta e mezzo il continente africano
                                                                                             e si trova a cavallo dell’equatore. Nella sua zona
                                                                                             centro orientale presenta un imponente canyon
                                                                                             lungo 1400 km, largo 150 km e profondo 2 km,
                                                                                             che sembra essere stato provocato da un’attività
                                                                                             tettonica di tipo distensivo. Un altro importante al-
                                                                                             topiano, quello chiamato Ishtar Terra, si estende per
                                                                                             una superficie paragonabile a quella del continente
                                                                                             nordamericano e presenta a oriente i rilievi più alti
                                                                                             di Venere: i Maxwell Montes, 12 km di altezza.
                                                                                                  2. I bassopiani, pari a circa il 25% della superfi-
                                                                                             cie del pianeta. Si trovano a circa 1,5 km al di sotto
                                                                                             del raggio medio del pianeta, occupano in genere
                                                                                             delle depressioni circolari, come quella chiamata
                                                                                             Atlanta Planitia, nell’emisfero settentrionale; oppu-
                                                                                             re delle depressioni lineari, come Sedna Planitia. E’
                                                                                             stato notato che se su Venere vi fosse acqua queste
                                                                                             depressioni sarebbero colmate da mari e oceani. I
                                                                                             bassopiani sono stati livellati nel lontano passato
Figura 3. Eistla Regio. Distese di   ricerche sull’atmosfera e la superficie del pianeta     da imponenti effusioni di lava. Le immagini radar
lava consolidata, depressioni da     con importanti scoperte quali l’intensa attività        a più alta risoluzione, infatti, hanno evidenziato
crateri d’impatto e vulcani scudo,   elettrica atmosferica, un enorme vortice sud-polare     una grande quantità di coni vulcanici e di caldere
dominano il paesaggio venusiano.     e un sottile strato di ozono nell’alta atmosfera.       sparsi su tutta la superficie dei bassopiani.
                                         I risultati delle esplorazioni automatiche rav-          3. I piani intermedi, pari a circa il 65% della
                                     vicinate consentono di suddividere i terreni del        superficie. Sono caratterizzati da un sostanziale
                                     pianeta in tre categorie.                               livellamento delle quote rispetto al raggio medio
                                         1. Gli altopiani, pari a circa il 10% dell’intera   planetario e sono talmente estesi da far pensare
                                     superficie. Si innalzano di alcuni chilometri sul li-   ai geologi che su Venere, al contrario di quanto è
                                     vello medio del pianeta e presentano le maggiori        avvenuto nel nostro pianeta, non si sia innescata
Figura 4. La sonda europea Venus     strutture montuose. L’altopiano più esteso, chiama-     una apprezzabile attività tettonica in grado di
Express.                                                                                     modellare la crosta terrestre con corrugamenti
                                                                                             e rilievi (orogenesi). A conferma di questa ipotesi
                                                                                             la litosfera di Venere non appare frammentata
                                                                                             in tante zolle come succede sulla Terra, ma sem-
                                                                                             bra essere composta da un unico guscio. Questo
                                                                                             spiegherebbe anche la notevole livellazione della
                                                                                             superficie planetaria.
                                                                                                  In ogni caso Venere è da considerarsi un pia-
                                                                                             neta geologicamente attivo, il cui modellamento
                                                                                             è stato prevalentemente governato dall’attività
                                                                                             vulcanica. Secondo le più recenti stime, su Ve-
                                                                                             nere ci sono oltre 1500 edifici vulcanici di grandi
                                                                                             dimensioni e diverse migliaia di vulcani minori.
                                                                                             Tuttavia, nessuna delle sonde automatiche ha
                                                                                             scoperto, finora, segni inequivocabili di attività
                                                                                             endogena. Secondo alcuni geologi planetari, la
                                                                                             documentazione di emissioni vulcaniche in corso
                                                                                             sulla superficie di questo pianeta potrebbe co-
                                                                                             stituire la grande scoperta delle future missioni
                                                                                             spaziali automatiche.

6       ASTRONOMIA                                                                                                           n. 3 • maggio-giugno 2017
ASTRONOMIA - Istituto comprensivo 1 ...
Storie di cielo e di terra

                                                       La Biblioteca UAI
I Soci UAI hanno sconti nell’acqui-      PUBBLICAZIONI UAI                 L. Prestinenza                       ALTRE LETTURE                      Roberto Casati
sto dei libri più sotto riportati. Il                                      LA SCOPERTA DEI PIANETI              CONSIGLIATE                        DOV’E’ IL SOLE DI NOTTE
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pagamenti servirsi:                      S. Foglia                         studio delle stelle variabili                                           Dialogo sui minimi sistemi
• del versamento su conto corren-        ASTEROIDI                         Euro 18,00/15,00                     L. Ravello                         Ed. G. Einaudi
    te postale n. 20523189 intesta-      Il numero 5/2006 di Astronomia.                                        RADIOASTRONOMIA
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amministrazione@uai.it                   & DINTORNI”                       IL SOLE NERO                         CONSIGLI DI LETTURA                IL MISTERO DEI COSMONAUTI
                                         GREMESE EDITORE                   Alla scoperta dell’eclissi di Sole   (Internet e dintorni...)           PERDUTI
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ASTRONOMIA - Istituto comprensivo 1 ...
Rubrica > Pianeti oltre il Sistema Solare

                                          Atmosfere planetarie

Claudio Lopresti                      GJ 1132 b                                                    oltre che la presenza dell’atmosfera, anche forti indizi
Responsabile Sezione Pianeti               Per gli astronomi che cercano gemelli della Terra       che questo pianeta roccioso, che si trova alla distanza
Extrasolari                           intorno ad altre stelle, l’esopianeta GJ 1132 b proba-       di 39 anni luce, potrebbe contenere ossigeno.
pianetiextrasolari@uai.it             bilmente non è un gemello, ma può essere un buon                  Gli studi delle atmosfere dei pianeti extrasolari
                                      candidato “cugino”.                                          sono importanti poiché da una maggiore conoscenza
                                           GJ 1132 b, di cui in figura 1 vediamo una rappre-       si possono trarre conclusioni sulla presenza o meno
                                      sentazione artistica, è un pianeta extrasolare nella         di condizioni favorevoli alla vita, per la presenza dei
    C’è un pianeta a meno di          costellazione delle Vele; la sua stella è visibile nell’e-   cosiddetti biomarcatori. Risale a una quindicina anni
    quaranta anni luce dalla Terra,   misfero meridionale.                                         fa la scoperta della prima atmosfera esoplanetaria.
    che è stato definito molto             La sua massa è simile a quella della Terra (1,6         Non sono molti in pianeti dotati di atmosfera scoperti
    interessante dagli astronomi.     volte), e orbita molto vicino alla sua stella, una nana      successivamente, e quasi tutti in corpi grandi come
    Si tratta di un pianeta           rossa di magnitudine 13,5. Il pianeta orbita a circa a       Giove, o più grandi ancora.
    roccioso, di taglia terrestre,    2,2 milioni di chilometri di distanza e, per la presenza          Con GJ 1132 b, gli astronomi hanno ora a disposi-
    con un’atmosfera ricca di         di una spessa atmosfera e un grande effetto serra,           zione almeno un’atmosfera di un pianeta più piccolo,
    ossigeno. Un pianeta gemello      potrebbe assomigliare più a Venere che alla Terra.           di taglia terrestre.
    della Terra? Proprio quello che   L’esopianeta è in rotazione sincrona, cioè un lato di             Questi studi naturalmente sono limite delle attuali
    tutti cercano affannosamente?     esso è sempre rivolto verso la sua stella: sicuramen-        possibilità tecnologiche. E’ una fortuna che GJ 1132
    Come si vedrà, non proprio…       te, come vedremo, non è abitabile, ma è comunque             b sia a soli a 39 anni luce di distanza, e che la sua
                                      interessante per la presenza di una spessa atmosfera,        stella sia una nana-M, un tipo di stella più piccolo e
                                      di cui, data la sua relativa vicinanza alla Terra (39        più freddo: questo permette di studiare più facilmente
                                      anni luce), potrebbe essere possibile determinare la         l’atmosfera del pianeta.
                                      composizione chimica.                                             La morfologia di questo sistema sembrerebbe
                                           Un recente studio su GJ 1132 b in fase di pubbli-       richiamare, ma solo a prima vista, e in parte, lo sce-
                                      cazione su “The Astrophysical Journal” ha confermato,        nario di Proxima Centauri, di cui abbiamo parlato
                                                                                                   in precedenza: un pianeta di massa terrestre, con
                                                                                                   un’atmosfera, che orbita attorno ad una nana rossa.
                                                                                                   Il pianeta di Proxima b, di cui abbiamo già parla-
                                                                                                   to precedentemente, sembra essere però molto più
                                                                                                   “terrestre” di quello di GJ 1232 b: infatti quest’ultimo
                                                                                                   dovrebbe temperature e condizioni ambientali non
                                                                                                   sostenibili per la vita.
                                                                                                        Un’altra caratteristica del pianeta è che possiede,
                                                                                                   come si è detto, una rotazione sincrona, che potrebbe
                                                                                                   in teoria far pensare che vi siano diverse condizioni
                                                                                                   nella fascia al confine fra la parte sempre rivolta
                                                                                                   alla stella e quella sempre in ombra. Ma il potente
                                                                                                   effetto serra vanifica almeno in parte la possibilità
                                                                                                   di condizioni “biologiche”. Inoltre altri pericoli po-
                                                                                                   trebbero arrivare proprio dalla stella nana rossa, per
                                                                                                   via dei frequenti brillamenti che la caratterizzano, e
                                                                                                   sicuramente investono il pianeta, che si trova a soli

                                                                                                   Figura 1. Rappresentazione artistica del pianeta GJ 1132b,
                                                                                                   in primo piano. In secondo piano la nana rossa.

8         ASTRONOMIA                                                                                                                n. 3 • maggio-giugno 2017
Pianeti oltre il Sistema Solare

2,2 milioni di chilometri dalla stella. Nella figura 2
un’altra rappresentazione artistica del pianeta, con
oceani di magma e con sullo sfondo la stella nana ros-
sa, offuscata dalla presenza di una densa atmosfera.
      Sicuramente un’atmosfera c’è, e può contenere
vapore acqueo. Un modello suggerisce che il pianeta
potrebbe essere un’oasi di vapore nello spazio con un
sostanzioso involucro di acqua che circonda un nucleo
roccioso. Parlando generalmente, come si fa a scoprire se
un pianeta extrasolare possiede o meno un’atmosfera?
      Uno dei sistemi è quello di fare misure spettro-
scopiche sulle stelle con pianeti transitanti (e GJ 1132
b è uno di questi casi): facendo spettri durante la fase
di eclisse (fase 0,5) e durante la fase fuori eclisse, si     dimensioni terrestri, e ottenere spettri di esopianeti     Figura 2. Possibile scenario del
può vedere la differenza. Sottraendo uno spettro              con grande dettaglio: GJ 1132 b sarà uno dei pianeti       pianeta GJ 1132b, con oceani di
dall’altro, la differenza che ne scaturisce dà molte          extrasolari più interessanti da osservare, per capire      magma incandescente.
informazioni sull’atmosfera del pianeta. Sottraendo           la vera natura della sua atmosfera.
uno spettro dall’altro, la differenza che scaturisce.              è proprio a lunghezze d’onda infrarosse che le
Nella fase fuori eclisse avremo lo spettro della stella       molecole nelle atmosfere di esopianeti hanno il mag-
assieme a quello del pianeta, mentre nella fase a eclis-      gior numero di caratteristiche spettrali. Dunque sarà
se c’è solo lo spettro della stella. Questo può fornire       più facile trovare un pianeta con un’atmosfera simile
utili informazioni sull’esistenza e composizione di           a quella della Terra.
eventuali atmosfere planetarie.                                    Ritornando su GJ 1132 b, i modelli teorici, costru-
      Questo è solo facile a dirsi, ma in realtà non è per    iti sulla base delle informazioni ad oggi disponibili,
nulla semplice ottenere informazioni sulle atmosfere          ipotizzano un corpo celeste con atmosfera ricca di
dei pianeti extrasolari. Qualcosa, attualmente si può         ossigeno, con una superficie di magma incandescente
fare solo con i più grandi telescopi.                         e un effetto serra che in futuro non riuscirà a tratte-
      Per ora i risultati ottenuti, utilizzando il telesco-   nere l’ossigeno presente nell’atmosfera del pianeta.
pio MPG/ESO da 2,2 metri dello European Southern
Observatory, in Cile, sono stati, durante nove transiti       Conclusioni
di GJ 1132 b, rivolti ad una vasta gamma di lunghezze              Quindi abbiamo parlato di un pianeta roccioso,
d’onda, dall’ottico al vicino infrarosso. Questi dati         con probabile atmosfera di ossigeno, ma con oceani
mostrano che su GJ 1132 b è possibile l’esistenza di          di magma alla superficie. Questo tipo di pianeti, se
acqua o metano nell’atmosfera, in proporzioni ap-             facciamo riferimento alle classificazioni fino ad oggi
prossimativamente uguali a quelle dell’aria terrestre.        fatte, dovrebbe essere definito “pianeta di tipo ter-
      Tuttavia le osservazioni sono oggetto di discussio-     restre”. Ma se pensiamo alla realtà “locale”, direi che
ne e ancora non sono state in grado di definire come          di terrestre ha ben poco…
realmente sia composta questa atmosfera. Occorrono
telescopi più grandi e telescopi spaziali in grado di
coprire una più ampia gamma di lunghezze d’onda
con una migliore risoluzione.
      Sicuramente tutto sarà sensibilmente più sempli-
ce con il James Webb Space Telescope (vedere figura
3), il prossimo telescopio spaziale il cui lancio è previ-
sto per ottobre 2018, che affiancherà il glorioso HST. A
parte il grande diametro che JWST ha rispetto ad HST,
la cosa più rilevante di questo futuro mostro spaziale,
è che è stato costruito per lavorare nell’infrarosso; ed
                                                                                                                         Figura 3. James Webb Space
è proprio per questo che uno strumento di questo                                                                         Telescope, il prossimo grande
tipo sarà in grado di raccogliere ulteriori informazioni                                                                 telescopio spaziale che lavorerà
sulla natura delle atmosfere dei pianeti extrasolari di                                                                  nella banda infrarossa

        Unione Astrofili Italiani>www.uai.it                                                                                            ASTRONOMIA          9
Rubrica > Esploriamo Marte

                                             Le unità da impatto
                                             e il cratere Gale
Fabio Zampetti
Geologo
fabio.zampetti@gmail.com                 Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e          nel tempo variazioni marcate. In essa viene difatti
                                         Iafet, ai quali nacquero dei figli dopo il diluvio. I figli   riportata, nel 1924, la comparsa di nuove strutture
                                         di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech           caratteristiche. L’importanza della zona è dovuta alla
                                         e Tiras.                                                      prossimità di uno dei crateri da impatto reso famoso
                                                                                        (Gen 10,2-3)   dal Mars Science Laboratory: il cratere Gale.
                                                                                                            L’importanza delle forme crateriche da impatto è

                                         C
  L’interesse per i crateri da                  ita la Bibbia che tra la discendenza diretta di Noè    data dalla possibilità di stimare l’età cronostratigra-
  impatto è dovuto sia alla                     ci fosse anche Gomer. Per gli ebrei Gomer fondò        fica di una determinata area del pianeta. Mancando
  applicazione dei principi                     la tribù dei Cimmeri, un popolo nomade che si          di elementi utili ad una misurazione rigorosa del
  cronostratigrafici sia alla            stanziò, secondo Erodoto, tra il Caucaso e il Mar Nero        tempo di formazione provenienti dalla superficie,
  preservazione di strutture             (Erodoto, IV,12). Schiaparelli, profondo conoscitore          questa viene determinata sulla base della densità delle
  sedimentarie che permettono            della storia antica, decise di definire zone della sua        popolazioni dei crateri osservabili dalle sonde. Le età
  di formulare ipotesi sulla             areografia sulla base di alcuni riferimenti geografici        relative delle unità descritte nei precedenti articoli,
  evoluzione del pianeta.                terrestri, utilizzando anche termini derivanti da te-         sono state definite dai ricercatori confrontando su-
                                         sti classici. Ecco quindi che nacque la terra di Noè,         perfici adiacenti, confermando i tempi di formazione
                                         Mare Cimmerium (Mar Nero) e Gomer Sinus, la baia              tramite le relazioni stratigrafiche di sovrapposizione
                                         di Gomer, definita tale per essere il capostipite del         delle rocce che compongono il terreno.
                                         popolo dei Cimmeri.                                                Per la compilazione della nuova carta geologica
                                              Gomer Sinus è posizionata immediatamente a               sono state scelte soltanto quelle aree di altipiano
                                         nordest, apparendo come una leggera protrusione               ritenute rappresentative della formazione craterica.
                                         della zona di albedo del Mare (figura 1). Secondo la          Tale selezione si è resa necessaria a causa dell’elevato
                                         più recente areografia dell’Unione Astrofili Italiani         numero di superfici complessive potenzialmente uti-
                                         essa viene rappresentata da una tenue zona scura              lizzabili ai fini del conteggio delle concavità, fornendo
                                         posta tra Aeolis e Aethiopis ad albedo maggiore; al           un numero per zona delle unità troppo elevato ai fini
                                         telescopio, come molte altre macchie, ha mostrato             del calcolo a livello planetario. Peraltro dalle immagini

Figura 1. Schiaparelli definisce
Gomer Sinus basandosi sulla Bibbia
ebraica. Si presenta come una tenue
macchia di albedo posta a ridosso di
Elysium Planum, Aeolis, Aethiopis e
Mare Cimmerium. Il cerchio in rosso
riporta la zona sulla areografia della
UAI. Image Credit: Sezione Pianeti
dell’Unione Astrofili Italiani.

10       ASTRONOMIA                                                                                                                     n. 3 • maggio-giugno 2017
Esploriamo Marte

ad alta risoluzione si è notato che molte parti del
pianeta presentano morfologie fortemente modifi-
cate dall’erosione, dalla tettonica, dalla deposizione e
successiva esumazione di sedimenti o da altri processi        Figura 2. Unità da impatto craterica AHi. Nel computo numerico dell’unità dell’Esperiano e
di resurfacing, che avrebbero portato a valori di po-         Amazzoniano, rientrano soltanto i crateri che per dimensione sono in relazione diretta all’effettiva
polazioni crateriche atipiche. I compilatori della carta,     estensione dell’area considerata, delineando zone variabili itra 4.000 km2 e 90.000 km2. Sono
basandosi sullo schema consolidato di tre periodi e           state così ottenute le età relative per ventitré delle quarantaquattro località, ritenute indicative per
otto epoche, hanno definito in maniera rigorosa la            la presenza dei crateri, determinando laddove possibile, due o tre modelli di età delle zone. (Da
suddivisione geocronologica marziana effettuando              Tanaka et al., 2014, Geologic map of Mars: U.S. Geological Survey Scientific Investigations Map
                                                              3292, scale 1:20,000,000, pamphlet 43 p.)
confronti dettagliati del rapporto tra le dimensioni
dei crateri e le corrispondenti frequenze cumulate,
ottenute utilizzando la funzione cronologica di Hart-                                                                           Figura 3. La morfologia dei
mann e Neukum (2001), in relazione alla funzione di                                                                             crateri è inevitabilmente varia a
produzione di Ivanov (2001). Tali densità sono state                                                                            causa delle rocce presenti in essi,
validate per i diametri dei crateri maggiori di 1, 5 e                                                                          quali impattiti, sedimenti dovuti a
16 chilometri, ritenuti caratterizzanti purché si unis-                                                                         movimenti gravitativi e dalla azione
                                                                                                                                eolica e fluvio-lacustre. I depositi
sero assieme le unità di impatto dell’Amazzoniano
                                                                                                                                in primo piano presenti nel cratere
e dell’Esperiano in aree confinanti, permettendone                                                                              Eberswalde e ripresi nel settembre
una corretta computazione. Così facendo risultano                                                                               2005, sono stati interpretati
adattarsi bene i valori di alcune distribuzioni della                                                                           essere di delta con uno spessore
funzione cronologica alla funzione di produzione                                                                                complessivo di 100 m. La presenza
dei crateri per classi, definite e continue dei diametri                                                                        di strati inclinati ad alternanza
selezionati (figura 2).                                                                                                         chiaro-scura di spessore variabile
     Le prime immagini inviate dalla sonda Mars                                                                                 compreso tra 1 e 10 metri circa,
                                                                                                                                nonché le strutture riscontrate in
Global Surveyor e realizzate con la Orbit Camera,
                                                                                                                                essi portano all’interpretazione di
mostrarono sulla superficie già quindici anni orsono,                                                                           accumuli sul fondo di un antico
forme generate da possibili attività geologiche avve-                                                                           lago. Image Credit: NASA/JPL/Malin
nute nel passato. Alcune di queste lasciavano pensare                                                                           Space Science System.
all’azione esogena dell’attuale, seppur rarefatta, at-
mosfera marziana, mentre altre si valutavano essere           scorreva l’acqua. Infine, nella stessa ripresa, è possi-
collegate allo scorrere di acqua liquida sul pianeta.         bile notare dei terrazzamenti nella zona a ventaglio
In particolare sembra che alcuni crateri agivano da           indice di molteplici eventi di deposizione intervallati
centri di drenaggio, con la conseguente formazione            da periodi di riposo.
di strutture riconducibili a delta lacustri. È facile oggi         Sebbene le conoidi sono attualmente difficili da
distinguere la caratteristica conformazione a venta-          trovare sul pianeta, probabilmente nel passato erano
glio, costituita da canali invertiti o interrotti e da lobi   molto più frequenti e in effetti tracce fossili di siffatti
di deposito (figura 3).                                       depositi sono stati ritrovati da Curiosity nei pressi
     In varie parti del pianeta si possono ritrovare          del cratere Gale alla base del monte Sharp (figura 4).
estesi conoidi alluvionali: sono tipiche forme poste               In realtà è stata rilevata una complessità geolo-           Figura 4. Stralcio della carta
in corrispondenza dei canali fluviali. Sono presenti          gica con l’esame degli affioramenti presenti lungo il            geologica al 20 000 000 della zona
in quella fascia di passaggio da ambiente montano,            bordo del picco centrale del cratere. Sono state messe           di Gomer Sinus in prossimità del
a forte pendenza, a una zona a minore inclinazione            in risalto una serie di interessanti strutture deposizio-        cratere Gale. Tale struttura si trova
o in pianura. Tipicamente sul pianeta rosso tendono                                                                            a ridosso della zona di transizione di
a mostrare attività nel passato per brevi periodi di                                                                           Nepenthes Mensae (contraddistinta
scorrimento dell’acqua. Una di queste forme si trova                                                                           dalle unità HNt, Htu e AHtu), degli
in Maja Vallis: essa sfocia in un piccolo cratere senza                                                                        altipiani di Terra Cimmeria (unità
nome e la sua morfologia a ventaglio è impostata                                                                               mNh e lNh) e di Elysium Plantia. Il
                                                                                                                               diametro del cratere è di 154 km.
nella parte pianeggiante, mentre nella zona a quota
                                                                                                                               (Da Tanaka et al., 2014, Geologic
maggiore, dalla quale arrivano i depositi, tende ad                                                                            map of Mars: U.S. Geological Survey
essere stretta. Sulla sua superficie si trovano una                                                                            Scientific Investigations Map 3292,
moltitudine di piccoli e tortuosi canali attraverso cui                                                                        scale 1:20,000,000, pamphlet 43 p.)

        Unione Astrofili Italiani>www.uai.it                                                                                                    ASTRONOMIA          11
esploriamo Marte

                                                       impilati terreni tipici di ambiente deltizio flu-      il verso di avanzamento dell’antico fronte del-
                                                       viale. In successione spaziale e temporale verso       tizio fluvio–lacustre (figura 6).
                                                       Kimberley si è visto affiorare il bedrock (la lito-         Il secondo spostamento ha interessato il
                                                       logia base dove poggiano in successione tutte          bordo del picco. Muovendosi verso Pahrump
                                                       le altre) in vallate poco profonde con pareti          Hills, Curiosity ha sondato una serie di affiora-
                                                       che mostrano distinte sequenze sedimentarie.           menti rocciosi nella zona di Hidden Valley. Dallo
                                                       In particolare la presenza di arenarie (roccia         studio congiunto con le immagini di HiRISE si
                                                       costituita da sabbia consolidata) con una ben          è potuto dedurre la presenza di un’alternanza
                                                       determinata conformazione degli strati, forni-         di argille, terreni sedimentari e arenarie tutti
                                                       scono una forte evidenza di trasporto solido di        fittamente laminati e tra loro interstratificati,
                                                       fondo, in un antico sistema fluviale. Le ghiaie        sovrastati da sedimenti con spessori progres-
                                                       consolidate presenti sono state invece interpre-       sivamente maggiori verso sud. I ricercatori che
                                                       tate dai ricercatori come prova di migrazione          studiano la zona interpretano questa sistema-
                                                       delle forme fluviali, quali letti o sponde fluviali    tica variazione come una progressiva sostitu-
                                                       subacquee, estremamente simili ai corrispettivi        zione dei più grossolani depositi di delta di
                                                       confrontati tra Bradbury e Yellowknife. La for-        Bradbury con quelli a grana fine della zona di
                                                       ma dei ciottoli negli strati indica chiaramente        Pahrump (denominata “Formazione Murray”).
                                                       una distanza di trasporto breve, coerente con               Le conoscenze acquisite grazie alle anali-
                                                       la deposizione in un ambiente di conoide allu-         si effettuate sino ad oggi sul cratere Gale ha
                                                       vionale con flusso dell’acqua improvviso.              portato alla formulazione di un modello della
                                                            Una struttura interessante sui terreni è          probabile evoluzione del cratere. L’interpreta-
                                                       stata trovata in prossimità di Bradbury, nell’a-       zione formulata dai ricercatori invoca preva-
                                                       nalisi delle immagini di HiRISE. Questa è ca-          lentemente una sedimentazione subacquea e
Figura 5. Le molte riprese e analisi di
Curiosity hanno fornito dati fondamentali per
                                                       ratterizzata da striature distinte, definite dai       lacustre adiacente ad un complesso fluvio-
la comprensione dell’evoluzione di Marte.              ricercatori come “affioramenti striati orbitali”       deltizio. Questo spiega le caratteristiche delle
In particolare l’esame del campione Hottah             e osservabili come bande alternate con va-             facies (insieme di terreni geneticamente colle-
ha mostrato prove di acqua nel passato che             riazioni di albedo chiaro-scure. Tali strutture        gati a un determinato ambiente) riconosciute,
fluiva in modo torrentizio, come mostra lo             sono esposte all’interno di parti sezionate a          supportate da un più ampio contesto sedimen-
strato conglomeratico (ciottoli di fiume tra loro      sud di Aeolis Palus e sono caratterizzate da un        tario e stratigrafico fornito dalle rocce site in
cementati) in primo piano. Image Credit: NASA/         trend costante ovest-sudovest–est-nordest,             Bradbury. Il modello di deposizione spiega le
JPL-Caltech/MSSS.                                      estendendosi per 100 m circa; sono terreni             alternanze litologiche sopra sommariamente
nali, nei siti prescelti per i rilevamenti. Lungo il   discontinui e risiedono in topografie a basse          riportate, assieme alla presenza di sedimenti
percorso che dal punto di atterraggio ha por-          quote riflettendo una parziale riesumazio-             simil-argillosi finemente laminati, come de-
tato nei pressi di Yellowknife Bay prima e alle        ne degli strati immediatamente sottostanti.            positi a maggior distanza dal punto di scarico
Pahrump Hills poi, il Mars Science Laboratory          Le osservazioni ottenute dal MSL a riguardo,           sedimentario in un corpo di acqua stagnante.
ha avuto la possibilità di studiare approfondi-        fanno riferimento a sedimenti con particolari               Non sono state tralasciate comunque
tamente le rocce incontrate sul suo percorso.          geometrie, dette clinoformi, indicando strati          ipotesi alternative, invocando processi erosivi
     La sedimentologia in prossimità di Bradbu-        inclinati interni ai volumi di rocce sedimentarie      spinti in ambienti secchi. Le arenarie potreb-
ry, punto di atterraggio, è caratterizzata da          e che si formano per un ampio intervallo di            bero rappresentare depositi fluviali incisi in un
terreni tipici di ambiente fluviale. Nel sito bat-     varietà deposizionali e alle diverse scale spaziali.   letto di un lago prossimo al disseccamento. In
tezzato “Hottah”, a seguito del fortuito incontro      Osservazioni a nord di “Square Top”, mostrano          questo caso le facies, finemente e fittamente
con il John Klein outcrop, il rover ha confermato      che essi sono composti da materiale sabbioso           laminate, mostrerebbero la caratteristica al-
l’esistenza di acqua allo stato liquido in un          con dispersi grani grossolani da subangolari a         ternanza di strati simili alle varve osservate
passato remoto grazie alla presenza di ghiaie          subrotondi, a tratti troncati da altri depositi        nei sedimenti di lago glaciale. Le variazioni
molto simili a quelle terrestri, costituitesi per      probabilmente anch’essi di origine fluviale.           potrebbero quindi dipendere da agenti at-
lo scorrimento dell’acqua e caratteristiche sia        Localmente, la morfologia delle stratificazioni,       mosferici dovute al ripetersi di differenze
delle conoidi che dei depositi fluviali di pianura     indicatrice di paleoflussi (antichi movimenti di       nella granulometria, porosità, composizione,
(figura 5).                                            scorrimento) verso nord, suggerisce una riela-         o orientamento del grano; oppure riflettereb-
     Il primo spostamento del rover dalla zona         borazione eolica delle precedenti sabbie fluviali.     bero caratteristiche a scale temporali diverse
di arrivo è stato verso la base del monte. Nella       L’importanza di tale disposizione è dovuta allo        di una varietà di processi intercorsi localmen-
formazione Yellowknife Bay sono stati trovati          stile deposizionale delle sabbie che rappresenta       te, compresa la produzione e la conseguente

12       ASTRONOMIA                                                                                                                    n. 3 • maggio-giugno 2017
Esploriamo Marte

deposizione di sedimento detritico dall’area di
rifornimento o la precipitazione di materiali
autigeni (provenienti in loco) dalla sovrastante
lamina d’acqua. Meccanismi alternativi coerenti
con i depositi e che spiegherebbero la deposi-
zione di argille coinvolgerebbero processi eolici,
tra cui la caduta di polvere o di fine cenere
vulcanica dall’atmosfera, assieme al trasporto
di sabbia e limo per trascinamento. In questo
caso la polvere trasportata dal vento (loess) o
la cenere potrebbero costituire una frazione del
sedimento deposto nel bacino con una proba-
bile sedimentazione delle particelle attraverso
l’acqua. Sebbene il loess e la cenere possono
depositarsi in aria, questi sono entrambi ca-
ratterizzati dal formare spessi strati, piutto-
sto che fini laminazioni, quando trasportati
dall’atmosfera. La segregazione granulometrica
necessaria per creare le laminazioni osservate
è coerente per sedimentazione in un mezzo
acquatico. Inoltre, la deposizione dei sedimenti
in aria non può spiegare lo spessore regolare
degli strati o il diradamento tra quelli fittamen-
te laminati. Peraltro quelli di maggior spessore,
                                                     Figura 6. Ripresa di stratificazioni incrociate nel cratere Gale effettuata con la Mast Camera di Curiosity,
dovuti agli ipotetici processi eolici, non sono      prodotte dal passaggio di acqua su sedimenti sciolti a formare piccole increspature e dune sommerse.
stati osservati a Pahrump Hills, richiedendo         La direzione del flusso è verso il Monte Sharp coincidente con la zona più profonda del lago. Image
invece una presenza areale maggiore. Altri pos-      Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS.
sibili meccanismi immaginati per la creazione
della complessità geologica comprendono la           tere. Tale affioramento è stato informalmente            posizionali, seppur meno marcate rispetto alla
formazione, oltre che per azione eolica, anche       nominato Cape St. Vincent. I livelli qui osservati       Terra. Gale e Victoria, ampiamente studiati dai
per impatto, con la conseguenze creazione            dimostrano di essere un ottimo esempio di                rover della NASA, indicano come protagonisti
di “increspature e laminazione da adesione”.         stratificazioni per azione eolica alla scala del         principali l’acqua e l’azione eolica probabilmen-
Tuttavia, la tessitura di queste caratteristiche     metro.                                                   te agenti all’inizio della vita del pianeta. Eventi
morfologiche, che vengono a prodursi con tali             In pratica si tratta di strati rocciosi inclinati   che hanno portato alla formazione ultima di
sistemi, è nettamente differenti dalle lamina-       rispetto al piano orizzontale, indicativi di anti-       rocce sedimentarie che tutt’oggi ci rivelano
zioni osservate a Gale.                              chi depositi dunari sabbiosi (interpretate come          uno storia complessa e differenziata del pianeta
     In altri crateri sono stati scoperti depositi   dune fossili). Le immagini hanno permesso agli           marziano.
prodotti dall’azione del vento. Le consequenziali    scienziati di discernere il paleoambiente: una
missioni di esplorazione della superficie ha por-    volta questi terreni rappresentavano un grande
tato al riconoscere molteplici forme da agente
eolico comprese dune, ripple, yardang (colline
                                                     campo di dune, non diversamente dall’odierno             Bibliografia essenziale
                                                     deserto del Sahara terrestre. Col tempo questo
modellate dal vento) e ventifacts (rocce erose       campo è migrato grazie a un antico vento che             AA.VV., U.S. Geological Survey: Geological Map of
dal vento). Opportunity nella sua esplorazione       spirava da nord a sud attraverso la regione.                    Mars scale 1:20 000 000, pamphlet, 43 p.,
avvenuta tra il 2006 e il 2007, ha ottenuto          Altre misure, principalmente geochimiche e                      2014.
molte immagini di affioramenti rocciosi espo-        mineralogiche, hanno dimostrato che le antiche           AA.VV., A Habitable Fluvio-Lacustrine Environment
sti in diverse pareti poste lungo il bordo del       dune di sabbia studiate in Meridiani Planum,                    at Yellowknife Bay, Gale Crater, Mars, Scien-
cratere Victoria. In particolare una scogliera                                                                       ce, vol 343 24, january 2014.
                                                     sono state modificate molto tempo fa da agenti
ripresa dalla telecamera panoramica (Pancam)                                                                  Falorni M., Tanga P., Osservare I pianeti, Media
                                                     esogeni superficiali e subsuperficiali tra cui                 Presse s.r.l., Milano, 1994.
ha tracciato un promontorio di circa 12 metri        l’acqua liquida.                                         Greeley R., Introduction to Planetary Geomor-
di altezza nel settore settentrionale, vicino al          Le forme crateriche di Marte mostrano ca-                 phology, Cambridge University Press,
punto estremo della traversata presso il cra-        ratteristiche geologiche di vari ambienti de-                  Cambridge, 2013.

       Unione Astrofili Italiani>www.uai.it                                                                                                 ASTRONOMIA         13
Rubrica > COMETE

                                           Un nuovo anno di comete

                                       P
Giannantonio Milani                          assato il solstizio invernale sembra che anche        e condensata (D.C.=7) e la sua luminosità si aggira
milani.giannantonio@tiscali.it               le comete abbiano iniziato ad avere un risveglio      attorno all’ottava magnitudine. Nessun segno di
Claudio Prà                                  per l’avvicinarsi della primavera. Diversi oggetti    coda. Proprio la marcata condensazione la rende
mariclod@alice.it                      hanno iniziato a far mostra di sé nelle immagini            facile da osservare anche in piccoli strumenti.
Carmen Perrella                        riprese da molti osservatori, perfino operando dai               Di aspetto simile alla 45P si è rivelata la C/2016
elentari.bn@alice.it                   cieli cittadini. Alcune comete in realtà difficili, come    U1 (Neowise), una delicata cometa scoperta lo scorso
Sezione Comete UAI, CARA               la 2P/Tempel, che ha messo a dura prova richie-             anno osservabile invece all’alba.
comete@uai.it                          dendo cieli molto tersi per far vedere la sua tenue              Ma chi ha attirato maggiormente l’attenzione
                                       chioma gassosa. Nelle immagini più profonde ha              è stata la C/2015 V2 (Johnson), destinata ad essere
                                       però mostrato la consueta “dust trail”, il treno di         forse la principale protagonista dei prossimi mesi.
                                       polveri di maggiori dimensioni che accompagna il            Si è già presentata con una corposa coda di pol-
                                       nucleo lungo la sua orbita. E’ visibile nelle immagini      veri, nonostante sia ancora lontana dal passaggio
                                       come una debole sottile linea, piuttosto lunga, che         al perielio che cadrà il 12 giugno di quest’anno,
                                       attraversa la cometa.                                       cosa che fa ben sperare. Infatti la coda di polveri,
                                            A rompere il ghiaccio è stata anche la 45P/Hon-        soprattutto vicino al perielio, nel riflettere la luce
                                       da-Mrkos-Pajdusakova che prima di Natale si è resa          solare si rende più facilmente osservabile in visuale,
                                       visibile alla sera pochi gradi al di sopra dell’orizzonte   ma è anche più evidente nelle immagini. Le diverse
                                       mentre si avviava verso il perielio. Tra le suggestive      osservazioni hanno via via confermato l’aspetto,
Figura 1. La cometa 2P/Encke           immagini che mostrano una bella e delicata coda di          indicando anche una costante crescita che fa ben
ripresa da Paolo Bacci il 17 gennaio   plasma, segno della vitalità di questa cometa, anche        sperare per i prossimi mesi. La magnitudine appa-
2017 all’Osservatorio di San           una osservazione in visuale di Claudio Prà:                 rente visuale è prevista intorno a 7; finalmente una
Marcello Pistoiese. Nell’immagine
                                            Osservata stasera (21/12) questa periodica con         cometa facile anche per binocoli e piccoli telescopi
a sinistra spicca bene la dust
trail talmente estesa da uscire        con il binocolone 20x90. Pur posizionata molto bassa        da gustare nelle serate estive. L’inizio del 2017 sem-
abbondantemente dal campo.             sull’orizzonte l’ho avvistata senza difficoltà quando       bra mantenere le promesse di un nuovo anno ricco
L’immagine in falsi colori a destra    si trovava a 9°di altezza. E’ molto piccola (diam. 1’)      di comete interessanti.
evidenzia invece l’estensione delle
regioni esterne della chioma.

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