Addiction & COVID - 19; in Italia servizi e utenti resistenti e resilienti - Fuoriluogo
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Addiction & COVID - 19; in Italia servizi e utenti resistenti e resilienti Forum Droghe - Summer School 2020 “Le droghe ai tempi del Covid-19. Lezioni apprese perché nulla sia più come prima” Paolo Jarre Dipartimento «Patologia delle dipendenze» ASL TO 3 Piemonte
Writer Susan Sontag argued that the metaphors we use to describe disease profoundly shape our experience of illness; our cultural discourse regarding diseases such as cancer and AIDS, for instance, produces fear and stigma that hinder care and marginalize patients. Similarly, the perfect-storm metaphor may misdirect our concepts of — and therefore our approach to addressing — emerging pandemics. This language creates a public health discourse that seems reactive rather than proactive, reductive rather than holistic, disempowering rather than empowering. Though its inherent drama may be appealing, the term “perfect storm” invokes notions of randomness and volatility that may actually undermine our ability to address the Covid-19 pandemic and future disease outbreaks. paolojarre 2020
In Italia le morti sospette per overdose nei primi 8 mesi del 2020, non solo non sono aumentate, ma sono addirittura diminuite; 146 decessi contro i 175 e i 179 nello stesso semestre del 2018 e del 2019. Nelle 2 regioni più colpite dalla pandemia nel nord-ovest del Paese le morti per overdose sono quasi dimezzate, passando da 20 a 11 in Lombardia e da 11 a 6 in Piemonte negli 8 mesi. Il dato è in calo in 17 delle 20 regioni italiane con un aumento di un certo rilievo nella sola Emilia – Romagna (da 20 a 24 casi). paolojarre 2020
In Piemonte alla data del 3 settembre 2020 la prevalenza dell’infezione diagnosticata con tampone era di 7,59 casi per 1000 abitanti (https://lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/), 33.064 persone; la mortalità era lo 0,95 per 1000, 4.148 persone L’indagine nazionale di sieroprevalenza IgG ha dimostrato. sempre in Piemonte, un tasso di positività del 30 per 1000 (https://www.sanitainformazione.it/) circa 4 volte superiore ai soggetti diagnosticati con prova biologica. paolojarre 2020
Il Dipartimento “Patologia delle dipendenze” dell’ASL TO3 ha trattato nel 2019 complessivamente 2.447 persone per DUS (disturbo da uso di sostanze, 1.519) e DUA (disturbo da uso di alcol, 928); se nella popolazione trattata …….si fossero riprodotti gli stessi tassi della popolazione generale (da 0 a 120 anni…) → avremmo dovuto misurare sinora 18 - 19 casi diagnosticati di COVID – 19 (ed un paio di morti almeno) e avere (in maggioranza inconsapevoli) 73-74 casi sierologicamente positivi. paolojarre 2020
Ma quali sono i numeri tra i soggetti in trattamento?…. paolojarre 2020
Noi siamo a conoscenza ad oggi (si tratta ovviamente di un dato empirico ma molto suggestivo) di 3 soli casi; 2 DUS di cui uno che lavora come OSS in un RSA e un alcolista con diverse patologie associate. Si tratta di un dato 6 volte inferiore all’atteso se la prevalenza tra consumatori problematici di droghe e alcol in trattamento fosse stata quella della popolazione generale, ancor molto meno ci fosse stata l’attesa «perfect storm»… paolojarre 2020
E tra gli operatori?…. paolojarre 2020
Riferendoci al personale dell’ASL TO3 globalmente inteso la diagnosi molecolare è stata posta nel 4,3% dei dipendenti, cui con un’indagine sierologica a tappeto si è aggiunto un altro 4,7 % (200 operatori) positivi inconsapevoli al test sierologico (9 di questi lo erano poi anche al tampone). In totale il 9% dei dipendenti dell’ASL TO3 (oltre 4.000 operatori complessivamente) ha incontrato il virus. Riferendoci al dato dei soli operatori dipendenti del Dipartimento “Patologia delle dipendenze” abbiamo misurato solo 2 soggetti positivi (1 sintomatico diagnosticato con tampone e 1 asintomatico diagnosticato sierologicamente), su 92 operatori testati (tutti meno 1), una prevalenza complessiva del 2,2%. Quattro volte meno dell’atteso. paolojarre 2020
SOLO ? paolojarre 2020
Non credo paolojarre 2020
La spiegazione che mi sembra più suggestiva è che la pandemia, nel raggiungere il nostro mondo, abbia incontrato, mi si perdoni il bisticcio di parole, Servizi e utenti “già vaccinati”. Vaccinati “da bambini” con la pandemia HIV che ha colpito in Italia molto più che altrove gli utenti degli allora CMAS che sono stati costretti, fin dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso, a cominciare a ragionare in termini di sanità pubblica. HIV che ha costituito il più potente innesco per la nascita della riduzione del danno in Italia nei primi anni ’90. Vaccinati con numerosi “richiami”, talvolta dolorosi, costituiti dal dover operare in ristrettezze, sotto l’alone dello stigma (che fa ombra, si badi bene, non solo sull’utenza ma anche su chi se ne occupa), in frontiera, nel selvaggio west, “dormendo con il coltello sotto il cuscino”. paolojarre 2020
Servizi che una quotidiana vigilanza rispetto alle patologie infettive associate ai consumi di sostanze, una cultura di promozione della salute coniugata ad una pratica clinica “creativa” in una cornice (non costante) di rispetto dell’autodeterminazione dei consumatori, si sono trovati molto più rapidi e pronti di altri a fare quanto necessario, con pochissime o nulle risorse, per proteggere i propri utenti e i propri operatori, senza un eccessivo sacrificio degli interventi offerti. E utenti “scafati” e disciplinati allo stesso tempo, resilienti, abituati da decenni, anche se fragili, alla navigazione con cattivo tempo. paolojarre 2020
Grazie paolo.jarre@gmail.com paolojarre 2020
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