I filtri "bellezza" stanno cambiando il modo in cui le ragazze vedono se stesse

Pagina creata da Sofia Ferretti
 
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I filtri "bellezza" stanno cambiando il modo in cui le ragazze vedono se stesse
I filtri “bellezza” stanno
cambiando il modo in cui le
ragazze vedono se stesse
Si parla spesso di realtà virtuale (VR) e realtà aumentata
(AR) ma, come spesso succede, questi cambiamenti ci avvolgono
così lentamente e pervasivimente che non ce ne accorgiamo.

Infatti l’uso più diffuso della realtà aumentata non è nei
giochi: sono i filtri facciali sui social media.

Quando i primi filtri per il viso sono apparsi per la prima
volta sui social media, erano un espediente. Hanno permesso
agli utenti di giocare ad una sorta di travestimento virtuale:
cambiare la faccia per sembrare un animale o far crescere
improvvisamente i baffi, per esempio.

Ma pochi si sono accorti che l’aspetto delle persone,
l’aspetto che abbiamo influenza pesantemente il nostro
carattere, le nostre interazioni e la nostra identità. Questo
perché, quest’ultima, è il risultato tra ciò che pensiamo di
noi e quello che gli altri pensano di noi.

Oggi, tuttavia, sempre più giovani, e soprattutto ragazze
adolescenti, utilizzano filtri che “abbelliscono” il loro
aspetto e promettono di offrire un aspetto diverso. Lo fanno
affilando, rimpicciolendo, migliorando e ricolorando i loro
volti e corpi.
Pochi anni fa, per poter pensare di fare la stessa cosa
serviva un professionista esperto di photoshop o simili. Oggi,
ci sono una infinità di filtri per il viso che consentono di
regolare la nostra immagine e persino di setacciare identità
diverse, con facilità e flessibilità. I filtri per i volti che
sono diventati comuni sui social media sono forse l’uso più
diffuso della realtà aumentata.

I ricercatori non comprendono ancora l’impatto che può avere
l’uso prolungato della realtà aumentata, ma sanno che ci sono
rischi reali e, con i filtri facciali, sono le ragazze a
correre maggiormente questo rischio. La tecnologia cambia il
modo in cui formiamo le nostre identità, rappresentiamo noi
stessi e ci relazioniamo con gli altri. E sta accadendo tutto
senza molta supervisione.

Tutto è comunque iniziato con l’ascesa della cultura dei
selfie.

I filtri di bellezza sono essenzialmente strumenti di
fotoritocco automatizzati che utilizzano l’intelligenza
artificiale per rilevare le caratteristiche del viso e
modificarle. Oggi ci sono anche i filtri video in tempo reale,
ma i filtri di bellezza più in generale sono un’estensione del
fenomeno dei selfie, ormai vecchio di decenni.

Il movimento si è radicato nella cultura giapponese “kawaii”,
che è ossessionata dalla carineria (tipicamente femminile), e
si è sviluppato quando le purikura, cabine fotografiche che
permettevano ai clienti di decorare autoritratti, sono
diventate un punto fermo nelle sale giochi giapponesi a metà
degli anni ’90. Nel maggio del 1999, il produttore di
elettronica giapponese Kyocera ha rilasciato il primo telefono
cellulare con una fotocamera frontale e i selfie hanno
iniziato a diffondersi nel mainstream.

L’ascesa dei selfie internazionalizzati di MySpace e Facebook
nei primi anni 2000 e il lancio di Snapchat nel 2011 hanno
segnato l’inizio dell’iterazione che vediamo oggi. Le app
offrivano messaggi rapidi tramite immagini e il selfie era un
mezzo ideale per comunicare visivamente le proprie reazioni,
sentimenti e stati d’animo. Nel 2013, Oxford Dictionaries ha
selezionato “selfie” come parola dell’anno .

I filtri sono ora comuni sui social media, sebbene assumano
forme diverse. Instagram raggruppa i filtri di bellezza con i
suoi altri filtri facciali in realtà aumentata, come quelli
che aggiungono le orecchie e la lingua di un cane al viso di
una persona. Snapchat offre una galleria di filtri in cui gli
utenti possono scorrere gli effetti di miglioramento della
bellezza. Il filtro di bellezza di TikTok, nel frattempo, fa
parte di un’impostazione chiamata “Migliora”, in cui gli
utenti possono abilitare un abbellimento standard su qualsiasi
immagine.

E sono incredibilmente popolari. Solo Facebook e Instagram
affermano che oltre 600 milioni di persone hanno utilizzato
almeno uno degli effetti AR associati ai prodotti
dell’azienda.
Oggi, secondo Bloomberg, quasi un quinto dei dipendenti di
Facebook, circa 10.000 persone, lavora su prodotti AR o VR e
Mark Zuckerberg ha recentemente dichiarato a The Information
che è convinto che la realtà aumentata e quella virtuale
saranno la prossima grande piattaforma mainstream. Ecco perché
stanno investendo così tanto nel settore. Anche Snapchat vanta
numeri straordinari. 200 milioni di utenti ogni giorno
trasformano il loro aspetto.

Un’altra misura della popolarità potrebbe essere il numero di
filtri esistenti. La maggior parte dei filtri sono creati da
utenti di terze parti. Nel primo anno in cui è stato possibile
caricare filtri di terze parti, più di 400.000 creatori hanno
rilasciato un totale di oltre 1,2 milioni di effetti. A
settembre 2020, più di 150 account di creator avevano superato
ciascuno il traguardo di 1 miliardo di visualizzazioni.

Forse i filtri sono una moda e non una tendenza, ma comunque
la tecnologia è solo all’inizio del suo processo di
cambiamento del nostro sistema sociale. Non si tratta solo di
filtrare la propria immagine reale, si sta filtrando tutta la
propria vita.
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