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Pieces et Main d’Oeuvre MANIFESTO DEGLI SCIMPANZè DEL FUTURO CONTRO IL TRANSUMANESIMO ISTRIXISTRIX 5
5. TRANSUMANESIMO VUOL DIRE CRESCITA Mark Zuckerberg (Facebook), Sergey Brin e Larry Page (Google), Jeff Bezos (Amazon), Elon Musk (Paypal, Tesla, SpaceX, Neuralink), Peter Thiel (Paypal, Facebook, Palantir), Peter Diamandis (Singularity University), Ray Kurzweil (Google, Singularity University). Questo campione di imprenditori di successo del tecno-capitalismo riunisce tre caratteristiche: tutti questi padroni sono installati nella Silicon Valley, avamposto della tecnosfera;1 sono scienziati e ingegneri, per lo più formatisi al Massachusetts Institute of Technology (MIT) e all’università di Stanford; investono sull’uomo-macchina e sostengono il transumanesimo. Sono l’identikit della tecnocrazia. Zuckerberg ha sostenuto Hillary Clinton, Thiel è consigliere di Trump. I presidenti passano, la tecnocrazia governa. Lo stadio Silicon Valley del capitalismo Dopo l’automobile senza guidatore e i viaggi spaziali, nel 2017 Elon Musk si lancia negli impianti neuro-elettronici con la società Neuralink. Peter Thiel sovvenziona i lavori di Aubrey de Grey sulla a-mortalità. Sergey Brin finanzia le ricerche in biologia di sintesi per fabbricare carne artificiale. Oltre alla sua filiale Calico che punta alla «morte della morte»,
Google ha creato nel 2008 la Singularity University, co-diretta da Ray Kurzweil, vistoso propagandista del transumanesimo. Al tempo stesso scuola e vivaio di start-up, deve il suo nome alla “Singolarità”, termine che viene dall’astrofisica ed è preso in prestito dagli inumani per indicare il punto di rottura, il momento in cui l’intelligenza artificiale sorpasserà l’intelligenza umana e dirigerà il proseguo dell’evoluzione. Mostrando la propria ambizione di formare «i futuri leader mondiali»2 – nei fatti, gli ingegneri del post-umano – la Singularity University ha organizzato, a fine 2015, il suo primo concorso per l’innovazione in Francia presso Télécom Paris Tech (la Scuola Nazionale Superiore delle Telecomunicazioni), assieme alla Scuola di guerra di Harbulot. La Francia, giudicata «zona ostile» dall’equipe della Silicon Valley a causa «di un dibattito sul transumanesimo che non ha ragion d’essere».3 Gli americani sbagliano a preoccuparsi. Questo presunto dibattito francese è passato sotto silenzio. E non sono le recenti campagne elettorali ad avergli fatto pubblicità. Fusione tra controcultura – la ricerca fondamentale della tecno- industria –, scienza e capitale: le multinazionali californiane sono i laboratori di punta dell’uomo-macchina. Questa posizione ha indicato agli spiriti gregari i capitalisti americani come unici responsabili del vero transumanesimo. Poiché un editore ha risvegliato Luc Ferry, il prof di filosofia si è reso conto nel 2016 di un’urgenza che nessuno prima di lui aveva percepito: «è tempo di rendersi conto – noi come il resto d’Europa – che negli Stati Uniti è sorta una nuova tecnologia, con i suoi profeti e i suoi saggi, che prende il nome di transumanesimo […]. Il progetto è già in cantiere nei laboratori, nelle università, nei centri di ricerca e nelle grandi aziende un po’ ovunque negli Stati Uniti e in Cina, senza che le nostre vecchie democrazie ne abbiano anche solamente preso coscienza».4 Brillante, questo Luc Ferry. Così tanti soldi spesi dal parrucchiere per altrettante stupidaggini sui set televisivi e in occasione di seminari aziendali e di costose conferenze su navi da crociera.5 Sono 15 anni che noi, Scimpanzé del futuro, documentiamo – su base volontaria e gratuita – il contributo di laboratori, start-up e
industrie della nostra vecchia democrazia all’avvento del cibernantropo. Dopo 15 anni, non abbiamo smesso di dire: nell’epoca del tecno- capitalismo, la tecnologia è il motore della competizione economica e il proseguo della politica con altri mezzi. Lo stadio attuale di questa competizione è rappresentato dalle tecnologie convergenti, che forgiano gli strumenti degli inumani: ciò che, fin dal 2003, abbiamo definito nanomondo. Riportiamo all’attenzione dei Ferry e degli altri male informati: ricercatori e ingegneri di tutto il mondo, compresi quelli di casa nostra dall’accento del Delfinato – in via di estinzione (l’accento, non gli ingegneri) –, lavorano ogni giorno alla fabbricazione del post-umano, in nome del progresso, dell’economia e dell’impiego. Il progetto transumanista è l’altro nome della crescita. Vediamo tutto ciò con l’ausilio del microscopio a effetto tunnel. Come gli Stati pilotano l’innovazione Sotto gli sforzi congiunti di Eric Drexler, autore del libro che sta a fondamento dell’immaginario del nanomondo6 – Engines of Creation, apparso nel 1986 – e del premio Nobel per la chimica Richard Smalley, accanito lobbista, il governo americano inserisce le nanotecnologie tra i programmi prioritari della ricerca federale negli anni ’90. Nel 1999 Bill Clinton lancia la National Nanotechnology Initiative (NNI), diretta da Mihail Roco. Bainbridge e Roco consegnano il loro rapporto sulle tecnologie convergenti a Bush figlio, che firma il “21st Century Nanotechnology Research and Development Act”. Nel 2005 la NNI ottiene dal governo un miliardo di dollari. Nel 2014 Barack Obama esprime soddisfazione, «stiamo costruendo Iron Man», e nel 2015 decide di aumentare il budget della NNI. In meno di vent’anni, le nanotecnologie hanno fatto progressi spettacolari, nei laboratori e nelle industrie. Tutto ciò non è affatto naturale, è meccanico. Per restare in corsa, a partire dalla metà degli anni ’90 l’Europa – così come Giappone, Canada, Israele, India, Cina, Russia o Svizzera –
sviluppa programmi d’eccellenza nel campo delle nanotecnologie. «Per creare ricchezza e occupazione in un mercato globalizzato e all’interno di un’economia della conoscenza, la produzione competitiva di nuove conoscenze è essenziale […] ed è particolarmente importante per realizzare rapidi progressi nelle nanotecnologie attraverso una Ricerca&Sviluppo interdisciplinare», proclama la Commissione europea, che elenca quali sono le questioni urgenti per poter restare competitivi: creare infrastrutture (“poli d’eccellenza”), attrarre i giovani, incitare i ricercatori a mettere in piedi le proprie start-up, facilitare il trasferimento delle innovazioni all’industria, rassicurare l’opinione pubblica attraverso la comunicazione.7 Contrariamente agli stereotipi in voga tra sindacalisti e militanti di sinistra, le nostre economie capitaliste sono dirigiste. Come lo Stato federale americano, l’Europa e i suoi membri investono massicciamente nella ricerca, spingono e orientano i programmi secondo le loro priorità strategiche. Pubblico o privato poco importa: la ricerca è al servizio della potenza e della competitività, e le fonti da cui provengono i finanziamenti finiscono sempre per ibridarsi al servizio dell’innovazione. Come si dice a Bruxelles: «un aiuto statale ben mirato che possa rimediare alle lacune del mercato è uno strumento appropriato per rafforzare il settore R&S e favorire l’innovazione nell’UE».8 Non si tratta più di un piano quinquennale ma del programma “Horizon 2020”, destinato a sostenere le key enabling technolgies (tecnologie abilitanti fondamentali) – le KET, come dicono i tecnocrati. Ovvero un finanziamento pubblico di 79 miliardi di euro per il periodo 2014-2020.9 Sì, compagno sindacalizzato, 79 miliardi delle nostre tasse per finanziare i settori reputati prioritari ai fini della crescita e dell’impiego in Europa, da parte di un gruppo di esperti che nessuno ha eletto. Ovvero: microelettronica, nanotecnologie, fotonica, biotecnologie, materiali e procedure di fabbricazione all’avanguardia.10 Non a caso nel 2013 Roco e Bainbridge hanno salutato positivamente il programma “Horizon 2020”. Secondo loro l’Europa ha scelto la strada giusta scommettendo sulla «convergenza tra conoscenza e tecnologie» per accelerare il progresso.11
Non abbiamo il minimo dubbio che gli inumani abbiano dato il loro plauso alla risoluzione, votata dai deputati europei il 16 febbraio 2017, che raccomanda d’investire massicciamente nella robotica e nella «connettività universale», di garantire l’accesso a chiunque alle tecnologie di «riparazione e miglioramento del corpo umano» e di accordare ai robot lo statuto giuridico di «persone elettroniche».12 Il tutto in modo da regolare la questione della responsabilità delle macchine in caso d’incidente (ad esempio nel caso delle auto senza conducente). Il termine “persona”, che viene dall’espressione “persona morale”, rimanda al vocabolario transumanista, che la adopera per indicare indifferentemente umani, animali e intelligenza artificiale. Il testo sottolinea di passaggio che «ormai stanno aumentando le disparità sociali, con una classe media in diminuzione, […] lo sviluppo della robotica potrebbe avere come conseguenza quella di concentrare in modo significativo le ricchezze e il potere nelle mani di una minoranza».13 Le idee inumane trovano il loro spazio al Parlamento europeo. Ogni Stato declina le KET nei propri programmi di ricerca. A partire dal settembre 2013 viviamo sotto il regime della “Nuova Francia industriale”. Un piano che nei fatti ne nasconde 34, lanciato da François Hollande e Arnaud Montebourg con l’obiettivo di costruire una nuova offerta industriale, competitiva, capace di riguadagnare i mercati perduti e conquistarne di nuovi.14 Meglio, «la Nuova Francia industriale, dunque, è molto più di un nuovo grande programma industriale, è un vero e proprio progetto di società».15 Dobbiamo ripetere che la tecnologia è la politica dei nostri tempi? Qual è questo “progetto di società” che finanziamo senza mai averlo scelto? Big data, cloud computing, oggetti connessi, realtà aumentata, software e sistemi incorporati, servizi contactless, ospedale numerico, e- educazione, cyber-sicurezza, nanoelettronica, materiali tessili tecnici e intelligenti, robotica, TAV del futuro, supercalcolatori, alimentazione “intelligente”, veicoli a guida automatica, reti elettriche “intelligenti”, energie rinnovabili, dispositivi medici innovativi, biotecnologie mediche, chimica verde e biocarburanti, fabbrica del futuro, qualità
dell’acqua e gestione della sua scarsità, riciclaggio e materiali verdi, eccetera. Un progetto di eliminazione dell’umano attraverso la tecnologia. Costretti a mutare in uomini-macchina per obbligarci a vivere nella tecnosfera. Un progetto di società inumana. Firmando questo piano, Hollande e Montebourg obbediscono non alla “forza delle cose” ma ai tecnocrati. È noioso, ma bisogna immergersi in “Tecnologie-chiave 2020” – raccolta di testi pubblicata dal ministero dell’Economia – per comprendere che nulla è meno naturale né casuale dell’innovazione. Più di 450 esperti francesi hanno esaminato gli scenari, gli studi, i programmi europei, mondiali e nazionali per individuare i settori strategici. Vi si trova, senza sorprese, la robotica autonoma, l’intelligenza artificiale, la cobotica e l’umano aumentato, i big data e l’Internet delle cose, i supercalcolatori, l’ingegneria genomica, i dispositivi bio-integrati. Di qui i budget, le risorse umane, materiali e finanziarie. Tra il 2015 e il 2017 lo Stato ha versato 273 milioni di euro a “Nano 2017”, il nuovo programma di R&S nelle nanotecnologie di STMicroelectronics a Crolles, vicino Grenoble. Ha inoltre offerto (nel quadro degli “Investimenti per l’avvenire”) 5,7 milioni a Global Bioenergies, la start-up del biologo di sintesi Philippe Marlière, affinché sviluppi i suoi batteri con il DNA artificiale. È così che i tecnocrati decidono delle nostre vite. Proviamo a immaginare se si stanziassero queste cifre all’agricoltura biologica… Prima della “Nuova Francia industriale” di Hollande, Sarkozy aveva fatto lo stesso, con il nome di “Programmi d’investimenti per l’avvenire” (47 miliardi di euro a partire dal 2009 «per preparare la Francia alle sfide del domani»16). Prima di Sarkozy aveva un altro nome ancora. La big science in versione francese dirige il progresso tecno- scientifico a partire dalla fine dell’ultima guerra. Commissariato per l’Energia Atomica (CEA), piano Calcul, piano Messmer, ecc. Continuità dello Stato tecnocratico, espansione della tecnologia.
L’innovazione al servizio degli inumani Decenni di investimenti pubblici/privati, creazione di filiere di insegnamento superiore specializzato, aiuto ai trasferimenti tecnologici e alla creazione di imprese innovative hanno portato, nel XXI secolo, alle “tecnologie convergenti” e al mercato dell’inumano in pezzi di ricambio. Queste tecnologie forniscono quell’innovazione che è l’unica in grado di produrre la crescita, un’ossessione per i poteri economici e politici. Se i difensori dell’umano godessero di simili mezzi e sostegni, forse l’umanesimo sarebbe alla moda. Ciò non impedisce agli esaltati della competizione economica di vilipendere a getto continuo i “ritardi” di una Francia che non fa mai abbastanza. Articolo dopo articolo, Laurent Alexandre arringa sull’urgenza dell’accelerazione tecnologica, nelle scuole, nei centri di ricerca e nelle imprese, presso i politici e rivolgendosi alla sua generazione che deve “auto-affondarsi” per andare più veloce. La scienziata Béatrice Jousset-Couturier, ex impiegata nell’industria farmaceutica, adopera gli stessi elementi linguistici per promuovere il transumanesimo: «Ci troviamo in una fase di ascesa tecnologica senza precedenti, e un paese così bio-conservatore come il nostro rischia di perdere quota e di ridursi alla condizione di vassallo, se non si mette alla stessa altezza degli altri Stati sviluppati. […] Dobbiamo assolutamente essere al loro stesso livello. Con Internet non esiste più alcuna frontiera. Inoltre, le normative e i codici etici variano a seconda del paese. Quel che non sarà possibile fare a casa nostra, andremo a farlo da qualche altra parte.»17 Riconosciamo qui il ritornello della tecno-imprenditrice grenoblese Geneviève Fioraso, ex ministra per la Ricerca e l’Insegnamento superiore: «se non lo facciamo noi, lo faranno altri». Tesi rimasticata da cinici scienziati, che credono in questo modo di sollevarsi dalle proprie responsabilità. La “real science” è la “Realpolitik” del capitalismo tecnologico. Se il transumanesimo avanza senza intoppi è perché la tecnocrazia lo vende sotto i colori della razionalità economica. Riveste, come
rappresentazione e come progetto, un fatto compiuto: l’artificializzazione del mondo, della vita e degli umani. Ecco perché i suoi promotori non hanno bisogno, in fin dei conti, di fare troppi sforzi argomentativi. Procedendo spedito nella scia del flusso tecnologico, gli basta qualche slogan semplice e brutale. La tecnoindustria lavora per noi, si rallegra Nick Bostrom: «Realtà virtuale; diagnosi genetica preimpianto; ingegneria genetica; farmaci che migliorano la memoria, la concentrazione, l’attenzione e l’umore, e che aumentano le prestazioni; chirurgia estetica; operazioni per cambiare sesso; protesi; medicinali anti-invecchiamento; interfacce uomo-macchina: queste tecnologie esistono già oppure saranno presenti nei prossimi decenni. […] Il progetto transumanista di rendere accessibili a ognuno queste opzioni di miglioramento in tutta sicurezza, diventerà sempre più valido e concreto nei prossimi anni, quando queste e altre tecnologia saranno disponibili.»18 Cosa diceva più Marx? «Il vapore e l’elettricità cospirano contro lo status quo». Se si è razionali, per sfuggire agli inumani c’è bisogno di opporsi alla crescita, minaccia per la specie umana da un punto di vista fisico e politico. Non dobbiamo chiedere posti di lavoro o più potere d’acquisto, ma ritrovare dei mestieri e dell’autonomia. Potere di vita. In tal modo, contro sindacati e partiti operaisti, proponiamo la chiusura delle fabbriche distruttrici degli umani e del loro ambiente. Era d’altronde il desiderio dei proletari più coscienti del XIX secolo, fourieristi, icariani, tra gli altri, che desideravano innanzitutto liberare sé stessi dalla propria condizione ed eliminarla per tutti. Si veda il libro di Jacques Rancière, La Nuit des prolétaires. Non avendo voluto capire niente, gli operaisti oggi si battono contro dei robot e “l’intelligenza artificiale”, in attesa dell’erogazione del reddito minimo per tutteetutti e la scomparsa degli inutili e dei superflui. Noi, Scimpanzé del futuro, vogliamo restituire la terra agli operai e compilare la lista nera degli oggetti di consumo, prodotti e attività, da eliminare. È il minimo.
NOTE 1. Vedi Annie 2.0, “J’ai arpenté la Silicon Valley” (2006) - http://www.piecesetmaindoeuvre.com/spip.php?page=resume&id_article=775 2. Vedi usine-digitale.fr (13/8/2015), intervista con Salim Ismail, cofondatore della Singularity University. - https://www.usine- digitale.fr/article/transhumanisme-et-humanisme-pourquoi-le-debat-n-est-pas- pertinent-selon-salim-ismail-de-la-singularity-university.N340801 3. AFP (Agence France-Presse), 13/7/2015. 4. Luc Ferry, La Révolution transhumaniste. Comment la technomédecine et l’uberisation du monde vont bouleverser nos vies, Plon, Paris 2016. 5. www.croisieres-exception.fr; www.ponant.com; www.speakersacademy.com/fr/. 6. Vedi Pièces et main d’œuvre, Aujourd’hui le nanomonde. Nanotechnologies: un projet de société totalitaire, L’échappée, Paris 2008. E il documentario di Julien Colin Les Silence des Nanos, 2006. 7. Commissione Europea, “Toward a European strategy for nanotechnology”, maggio 2004. 8. Commissione europea, “Préparer notre avenir: développer une stratégie commune pour les technologies clés génériques dans l’UE”, settembre 2009. 9. www.horizon2020.gouv.fr/cid74427/horizon-2020-clic.html 10. Commissione europea, “Préparer notre avenir…”, op. cit. 11. Mihail Roco e William Bainbridge “The new world of discovery, invention, and innovation: Convergence of knowledge, technology, and society”, in Journal of Nanoparticle Research, vol. 15, n° 9 (settembre 2013). 12 e 13. “Résolution du Parlement européen du 16 février 2017 contenant des recommandations à la Commission concernant des règles de droit civil sur la robotique” (www.europarl.europa.eu/portal/fr). 14 e 15. “La Nouvelle France industrielle”, ministero dell’Economia, vedi www.economie.gouv.fr/files/files/PDF/dp-indus-futur-2016.pdf. 16. Commisariat général à l’investissement, in www.gouvernement.fr/sites/default/files/contenu/piece- jointe/2016/06/pia3livret.pdf. 17. “Le transhumain reste de chair et d’os”, intervista con Causeur, giugno 2017. 18. Nick Bostrom, “A History of Transhumanist Thought”, in Journal of Evolution and Technology, vol. 14, n° 1, aprile 2005.
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