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Palazzo Greco. Salone Amorelli, corso Matteotti 29, Siracusa

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Programma

Venerdì 23
ore 9.00 Saluti istituzionali

ore 9.30 Prima Sessione REGALITA’ e LEGALITA’
Presiede Marina Valensise (Consigliere Delegato Fondazione Inda)
Guido Paduano (Filologo classico e direttore della rivista “Dioniso”) Sessant’anni di Convegni Inda
Guido Avezzù (Università di Verona) “Tutto sul Re”: ruoli di potere in Eschilo
Sotera Fornaro (Università di Sassari) Il potere delle emozioni e le emozioni del potere: il caso
delle Antigoni
Interviene Alessandro Grilli (Università di Pisa)

Venerdì 23 ottobre
ore 15.30 Seconda Sessione GERARCHIA e RETORICA
Presiede Margherita Rubino (Università degli studi di Genova)
Maria Serena Mirto (Università di Pisa) Quando la retorica svuota il potere: strategie euripidee
per sospendere i rapporti gerarchici
Walter Lapini (Università di Genova) Regalità e degradazione eroica nell’Elena di Euripide
Gianna Petrone (Università di Palermo) Senati columen. Smascheramento dei padri e crisi
dell’autorità nella commedia plautina
Interviene Guido Paduano (Filologo classico e direttore della rivista “Dioniso”)

Sabato 24 ottobre ore 9.00-13.00
Terza Sessione TRAME COMICHE DEL POTERE
Presiede Guido Paduano (Filologo classico e direttore della rivista “Dioniso”)
Michael Lloyd (University College Dublin) Power and Politeness in Aristophanes [in video]
Elena Fabbro (Università di Udine) Democrazia e potere di Demo
Nicola Cadoni (Traduttore) «Oggi farò da me/senza lezione». La rivolta di Strepsiade
Interviene Francesco Morosi (Scuola Normale Superiore)

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Q     uesto convegno è stato pensato,
      dai miei colleghi della redazione di
“Dioniso” e da me, come un momento di
                                                    privato, interagiscono molto di più di
                                                    quanto si possa immaginare: nell’Antigo-
                                                    ne Creonte, considerato da se stesso e da
riflessione sulla natura dialogica e con-           molti critici l’alfiere dell’ideologia dello
flittuale del teatro antico, e sulla funzione       Stato, in realtà è ossessionato dal terrore
drammaturgica dei rapporti di forza al              che venga meno la relazione patriarcale,
suo interno. Molte possono essere le spe-           ottusamente repressiva delle istanze fem-
cifiche aree di interesse; si va dalla pro-         minili e giovanili. In Plauto i padri gab-
blematica compatibilità delle istituzioni,          bati si possono sovrapporre ai patres con-
e soprattutto dei sentimenti democratici            scripti romani, le colonne del Senato che
del pubblico, con le monarchie mitolo-              Ibsen avrebbe chiamato le “colonne della
giche che ospitano l’azione delle tragedie          società”. Come mostra quest’ultimo esem-
(e con la più potente e ostile monarchia            pio, molto spesso la dinamica teatrale non
contemporanea che ospita l’unica trage-             trascrive il reale, ma da peculiari situazio-
dia “storica”, i Persiani di Eschilo) fino          ni intellettuali ed emotive estrae procedi-
all’estremo opposto, la feroce collusione           menti in grado di smantellare i poteri noti
tra commedia e vita politica nel teatro di          e consolidati, generando paradossali con-
Aristofane.                                         tropoteri: il vertice sta, a mio parere, nelle
Ma si pensi anche alla rappresentazione             finzioni demiurgiche della Clitennestra
dell’autorità nel microcosmo familiare,             di Eschilo e della Medea di Euripide, che
che struttura le relazioni fra congiunti,           sono le più potenti che abbiano occupato
considerate da Aristotele fondative della           la scena prima dell’Otello di Shakespeare,
tragedia, e dominanti nella Commedia                e che conferiscono volontà e facoltà di do-
Nuova e nell’intero percorso della com-             minio alla parte più oppressa del genere
media europea. I due campi, politico e              umano.
                                                                                 Guido Paduano

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23 ottobre
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23 ottobre ore 9.00 - Prima Sessione - REGALITÀ E LEGALITÀ

Guido Paduano
Sessant’anni di Convegni Inda
L   a data che ricordiamo oggi è forse il
    momento più significativo – per quan-
to a questa distanza si possa esprimere un
                                                   cui invece si svolgevano le rappresentazio-
                                                   ni. Il mio intento è ripercorrere sommaria-
                                                   mente quel percorso prestando soprattutto
giudizio storico – dell’INDA e in generale         attenzione al carattere interdisciplinare dei
delle sorti del teatro antico in Italia.           convegni: mi riferisco non solo alla dialet-
Nel 1960 infatti un convegno conciso, ma           tica tra testo e messinscena, che ha inner-
di altissimo profilo accompagnò, direi ar-         vato e perturbato la disciplina teatrologica
monicamente, l’Orestea di Vittorio Gas-            della sua fondazione, ma anche alla relazio-
sman che si avvaleva della parola di uno dei       ni con la storia (e il discusso problema del
maggiori, se non il maggiore poeta italiano        teatro come fonte), la storia delle religioni
del Novecento, Pier Paolo Pasolini. Ispi-          e del costume; mi riferisco ancor più alla
randosi a quel modello si instaurò a partire       prospettiva della ricezione, come ponte tra
dal 1965, nella gestione di Antonino Sam-          letteratura antica e moderna, e agli stu-
martano, e poi in quella di Giusto Monaco,         di storici e teorici sulla traduzione, ponte
la prassi dei grandi convegni internazionali       a sua volta tra l’ermeneutica e l’autonoma
biennali, che si alternavano alle annate in        espressione letteraria.

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23 ottobre ore 9.00 - Prima Sessione - REGALITÀ E LEGALITÀ

 Guido Avezzù
“Tutto sul Re”: ruoli di potere in Eschilo
 Q    uesto contributo si propone di conside-
      rare come Eschilo configuri i ruoli di
 potere ricoperti dai suoi personaggi: regine
                                                      analogia o per contrasto, la configurazione
                                                      di situazioni drammatiche affini: è il caso
                                                      delle allocuzioni di Eteocle, di Creonte e di
 (Atossa; Clitennestra), re (Serse vs Dario;          Edipo, nelle quali le diverse soluzioni pro-
 Eteocle; Pelasgo) e usurpatori (Egisto; ma           poste dagli autori non sono determinate, o
 si è tentati di includere anche Zeus). Non           non esclusivamente, dall’intreccio, ma in-
 intendo ricostruire una presunta ideologia           staurano una sorta di dialettica a distanza
 eschilea – comunque soggetta alle provo-             fra le figure di potere. In queste dinastie di
 cazioni dettate dalla storia di Atene e dalla        sovrani di tragedia possiamo osservare sol-
 cronaca della sua politica, perciò non ne-           tanto i comportamenti di capostipiti e di
 cessariamente univoca – quanto, invece, di           epigoni, quanto alla cronologia drammati-
 esplorare il modo in cui il personaggio am-          ca, come appunto nei casi rappresentati dai
 mantato del dominio possa essere recepito            Sette contro Tebe, dall’Antigone e dall’Edipo
 dal pubblico, nell’immediato contesto del            re, ma i re popolavano le scene e perciò pos-
 dramma e in rapporto ad altri ruoli teatrali         siamo immaginare la competente familiari-
 di potere dei quali si conservi il ricordo. Si       tà del pubblico con anaktes, basileis, dyna-
 considererà, inoltre, l’ipotesi che il modo in       stai e tyrannoi, coi loro tratti caratteriali e
 cui un personaggio è rappresentato nell’e-           il modo di esercitare il potere peculiare a
 sercizio del potere possa ispirare poi, per          ciascuno di loro.

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23 ottobre ore 9.00 - Prima Sessione - REGALITÀ E LEGALITÀ

Sotera Fornaro
Il potere delle emozioni e le emozioni del potere:
il caso delle Antigoni
R    ileggere l’Antigone oggi, ancora in piena
     emergenza politica e sociale per la pan-
demia, induce a interpretare nuovamente
                                                      politico efficace per un’auspicata salvezza
                                                      della polis, necessità obbligata da una vio-
                                                      lenta crisi, e non dalla natura tirannica e
anche la fenomenologia delle emozioni re-             dall’arbitrio di Creonte; così dobbiamo ri-
stituita dal testo della tragedia, ed in parti-       considerare anche le emozioni di Antigone,
colare delle emozioni nella strategia comu-           espressione nei secoli di un generico uma-
nicativa del potere. Quel che è cambiato,             nitarismo, dato che abbiamo permesso (e
nella nostra lettura, è l’atmosfera emotiva in        permettiamo) che i nostri morti muoiano
cui viviamo, che ci porta a riconsiderare le          soli e soli vengano seppelliti, in obbedienza
emozioni del potere di cui si serve Creonte,          a un decreto dello Stato, senza per questo
la paura in primo luogo, come strumento               provare vergogna.

Interviene Alessandro Grilli (Università di Pisa)

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23 ottobre ore 15.30 - Seconda Sessione - GERARCHIA E LEGALITÀ

Maria Serena Mirto
Quando la retorica svuota il potere: strategie euripidee
per sospendere i rapporti gerarchici
L   ungi dal mettere in scena situazioni re-
    alistiche o aderenti a un’articolazione
sociale verosimile, in cui siano rispecchiati
                                                      mondo in cui agisce. L’Ecuba è la tragedia
                                                      che offre gli esempi più significativi di come
                                                      la parola persuasiva o una vera e propria
i ruoli di potere che la strutturano, la dram-        tecnica oratoria siano in grado di minare
maturgia euripidea privilegia uno scambio             concretamente la rappresentazione dei ruoli
dialettico che garantisca il massimo spazio           di potere: la gerarchia tra chi domina e chi
al confronto dei caratteri.                           è subordinato finisce così per avere valore
Ethos e valori di ciascuno sono così mes-             accidentale e non può dirsi immutabile, in
si a nudo in rapporto alle circostanze e, se          un quadro che vede nei rovesci della sorte e
talora la forma stilizzata sembra andare a            nell’instabilità il comune denominatore del-
detrimento della coerenza del personaggio,            la condizione umana. Al centro dell’analisi
la personalità di chi s’impegna nell’arte di          sarà dunque soprattutto la protagonista di
argomentare e persuadere resta ben rico-              questa tragedia, nelle situazioni che la vedo-
noscibile anche quando adotta una tattica             no colmare la distanza sociale con apparen-
che alla nostra cultura appare artificiosa, ai        te naturalezza, senza tenere conto dei rap-
limiti del virtuosismo agonistico, per ade-           porti di forza e anzi facendo leva su modelli
guarsi alla polifonia e all’imprevedibilità del       relazionali alternativi.

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23 ottobre ore 15.30 - Seconda Sessione - GERARCHIA E LEGALITÀ

Walter Lapini
Regalità e degradazione eroica nell’Elena di Euripide
N     ell’Elena euripidea, il naufrago e
      lacero re Menelao bussa alla porta di
Teoclimeno, re dell’Egitto, in cerca di aiuto,
                                                     comici o addirittura satireschi, bensì come
                                                     uno snodo necessario della trama: è infatti
                                                     dall’esito di questo incontro fra Menelao
ma viene respinto sgarbatamente da una               e la portinaia che i futuri avvenimenti
vecchia portinaia. Si tratta di una scena che        dipendono totalmente.
da sempre fa discutere. I più vedono in essa         Nella scena dei vv. 777ss. ogni comicità
un pezzo di comicità ‘pura’, in cui Menelao          è esclusa. Nella scena della porta una
reciterebbe il ruolo del pitocco, dell’alazon,       componente umoristica non può essere
dell’ottuso, del vanitoso umiliato: un               negata: essa però non ha lo scopo di
esempio di come Euripide si compiace di              screditare l’autorevolezza di un grande
degradare e maltrattare i grandi totem della         eroe dell’epos come Menelao, bensì di
tradizione letteraria. Ma un confronto con           mostrare quanto sia difficile per lui inserirsi
la lunga sticomitia dei vv. 777ss. permette di       in una realtà in cui gli ideali omerici non
leggere la scena della porta in modo diverso,        costituiscono più l’interezza dell’orizzonte
non come un gratuito innesto di elementi             morale.

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23 ottobre ore 15.30 - Seconda Sessione - GERARCHIA E LEGALITÀ

Gianna Petrone
Senati columen. Smascheramento dei padri e crisi
dell’autorità nella commedia plautina
I  l teatro plautino mette in scena la crisi
   dell’autorità del pater familias sia nei con-
fronti del figlio sia nei riguardi del servo, fa-
                                                         Demeneto nell’Asinaria, la squalificazione
                                                         del buon Alcesimo nella Casina, la degra-
                                                         dazione di Demifone nel Mercator danno
cendo assistere agli inconvenienti prodotti              scacco alle gerarchie. Nell’Epidicus, che in
dalla rivalità amorosa tra padri e figli, e alla         diverso equilibrio annovera invece un padre
sconfitta dell’intelligenza dei padroni, vitti-          premuroso, l’attacco dello schiavo, con la
me della beffa dello schiavo.                            presa in giro del padrone, configura ugual-
L’espressione senati columen colpisce con                mente un ribaltamento, con la supremazia
farsesca ironia un’incapacità di occupare il             della saggezza di Epidico su quella dei vec-
ruolo di potere da parte di padri o padroni              chi. La continuità dell’immagine giuridica
inattendibili, mentre l’adozione di metafore             in questa commedia, dove il protagonista
senatorie nell’intrigo dello schiavo costrui-            ‘detta legge’ ma sente anche alle costole il
sce nell’ quest’ultimo una fantasia di potere            castigo, riveste l’azione dello schiavo con i
alternativo. Lo smascheramento del vecchio               colori di una paradossale autorità.

Interviene Guido Paduano (Filologo classico e direttore della rivista “ Dioniso”)

                                                    10
24 ottobre
             11
24 ottobre ore 9.00 - Terza Sessione - TRAME COMICHE DEL POTERE

Michael Lloyd
Power and Politeness in Aristophanes
                                                                       particular has little meaning in more col-
T    he most influential model for under-
     standing politeness is the ‘face threat’
theory of Brown and Levinson (1987), ac-
                                                                       lectivist societies (e.g. Watts 2003: 101–7).
                                                                       Another objection is that the theory is too
                                                                       abstract, and takes too little account of what
cording to which every act of politeness is
                                                                       is actually regarded as polite in particular
oriented to a specific face threat. They dis-
                                                                       societies.
tinguish two kinds of face. The first, termed
                                                                       Aristophanes’ heroes are ordinary people
positive face, is the want to be approved of or
                                                                       faced with challenges which require them
admired. The positive face of the hearer in a
                                                                       to approach important or intimidating in-
talk exchange would be threatened (e.g.) by
                                                                       dividuals who might assist their plans (e.g.
criticism or abuse. The positive face of the
                                                                       Strepsiades in Clouds and Dicaeopolis in
speaker would be threatened (e.g.) by an
                                                                       Acharnians). These individuals thus have
apology or a confession. The second kind of
                                                                       significantly more power than the heroes,
face, termed negative face, is the want not to
                                                                       and face-threat politeness theory correctly
be imposed upon or impeded. The negative
                                                                       predicts that they will be addressed politely.
face of the hearer would be threatened by a
                                                                       The situation is reversed at the end of a play,
request or a threat, and that of the speaker
                                                                       where the hero is now in control and treats
by expressing thanks or accepting an offer.
                                                                       other people impolitely (e.g. Peisetaerus in
The seriousness of a face-threatening act de-
                                                                       Birds). Impoliteness demonstrates his pow-
pends not only on the view taken of the act
                                                                       er after he has succeeded, an aspect of the
itself in a particular culture, but also on the
                                                                       comic fantasy of having no need to respect
relative power of speaker and hearer and on
                                                                       the face of others (see generally Bousfield
the social distance between them.
                                                                       & Locher 2008). The paper uses ‘discursive’
One objection to Brown and Levinson’s
                                                                       politeness theory to assess how this behav-
theory is that it assumes too individualistic
                                                                       iour should be evaluated.
a notion of face, and that negative face in

Bibliography
D. Bousfield, e M.A. Locher, Impoliteness in Language: Studies on its Interplay with Power in Theory and Practice
(Berlin e New York, 2008)
P. Brown, e S. C. Levinson, Politeness: Some Universals in Language Usage (Cambridge, 1978; 2nd ed., 1987)
R. J. Watts, Politeness (Cambridge, 2003)

                                                                  12
Potere e Politeness in Aristofane
I  l modello più influente per capire la
   politeness (cortesia) è la teoria della fa-
ce-threat di Brown e Levinson (1987), se-
                                                                  tiva ha poco significato in società più col-
                                                                  lettiviste (es. Watts 2003: 101-7). Un’altra
                                                                  obiezione è che la teoria è troppo astratta,
condo cui ogni atto di cortesia è orientato a                     e prende troppo poco in considerazione ciò
una specifica minaccia rispetto alla face del                     che è visto come cortese in determinate so-
destinatario. Si distinguono due tipi di face.                    cietà. Gli eroi di Aristofane sono persone
La prima, chiamata face positiva, è il de-                        comuni messe di fronte a sfide che richie-
siderio di essere approvati o ammirati. In                        dono loro di avvicinarsi a individui impor-
uno scambio verbale, la face positiva dell’u-                     tanti o ostili, che potrebbero assisterli nei
ditore potrebbe essere minacciata, p. es.,                        loro piani (p.es. Strepsiade nelle Nuvole e
dalla critica o dall’abuso. La face positiva                      Diceopoli negli Acarnesi). Questi individui
dell’oratore potrebbe essere minacciata, p.                       hanno perciò assai più potere degli eroi, e la
es., da una scusa o da una confessione.                           teoria della politeness e della minaccia alla
Il secondo tipo face, chiamato face negati-                       face predice correttamente che ci si rivol-
va, è il desiderio di non subire imposizioni                      gerà a loro in maniera cortese.
o essere ostacolato. La face negativa dell’u-                     La situazione è rovesciata alla fine dell’ope-
ditore potrebbe essere ostacolata da una                          ra, poiché l’eroe ha ora il controllo e tratta
richiesta o da un pericolo, e quella dell’o-                      gli altri in maniera scortese (es. Pisetero
ratore dall’espressione di gratitudine o                          negli Uccelli). La scortesia dimostra il pote-
dall’accettazione di un’offerta. La serietà di                    re che il personaggio ha acquisito dopo che
un’azione di face-threat dipende non solo                         ha ottenuto successo.
da come una particolare cultura considera                         Un aspetto dell’immaginazione comica è
l’azione stessa, ma anche dal potere relativo                     dunque quello di non avere bisogno di ri-
dell’oratore e dell’uditore e dalla distanza                      spettare la face altrui (v. in generale Bou-
sociale tra essi.                                                 sfield e Locher 2008). Il mio intervento usa
Un’obiezione alla teoria di Brown e Levin-                        la teoria della politeness ‘discorsiva’ per ve-
son è che essa assume una nozione di ‘ face’                      rificare come questo comportamento deb-
troppo individualistica, e che la face nega-                      ba essere valutato.
Bibliografia
Bousfield, D. e Locher, M.A., Impoliteness in Language: Studies on its Interplay with Power in Theory and Practice
(Berlin e New York, 2008)
Brown, P. e Levinson, S. C., Politeness: Some Universals in Language Usage (Cambridge, 1978; 2nd ed., 1987)
Watts, R. J., Politeness (Cambridge, 2003)

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24 ottobre ore 9.00 - Terza Sessione - TRAME COMICHE DEL POTERE

Elena Fabbro
Democrazia e potere di Demo
L   a situazione iniziale dei Cavalieri e l’a-
    zione che si sviluppa prima del colpo di
scena finale col ringiovanimento di Demo,
                                                       Paflagone: la molla drammaturgica decisiva
                                                       consiste infatti nell’assunto che l’impresa
                                                       può riuscire soltanto a un demagogo più
il vecchio che col suo nome, per eccellenza            spregevole di lui. È questa una formulazione
parlante, costituisce un’allegorica personifi-         efficace della chiusa compattezza del siste-
cazione della politeia ateniese – non mette            ma politico ateniese e del suo inarrestabile
in scena affatto “il potere di Demo” ma, con           decadimento. L’impresa ha successo al cul-
un rovesciamento tutt’altro che sconosciuto            mine di un inesausto scontro di adulazio-
alla dinamica del comico, il potere su Demo,           ne e violenza tra i due rivali; la più nitida
che da presunto soggetto si trasforma in og-           rappresentazione dell’odio politico che si
getto e vittima del potere medesimo. Il rove-          conosca, che comunica anche il piacere di
sciamento è speculare, in quanto a detenere            una sopraffazione riscattata e ribaltata, ma
il potere è uno schiavo (v. 44) che porta il           non può sostituire il finale della Comme-
nome anch’esso parlante di Paflagone, e che            dia, se ammettiamo come ipotesi di lavoro
ogni indizio, a cominciare dal mestiere di             che il suo schema comico e il suo messag-
conciapelli, assimila al demagogo Cleone               gio sia conforme a tutte le altre commedie
appena reduce dal trionfo di Pilo. Si tratta di        di Aristofane, che inscenano la realizza-
un meccanismo che Aristofane rimetterà in              zione di una felicità individuale o sociale,
moto due anni dopo nelle Vespe nel serrato             o di entrambe (e da questo punto di vista i
agone tra padre e figlio inteso a dimostra-            Cavalieri ne annullano grazie all’allegoria la
re il rapporto di douleia che inchioda lui,            distinzione), ma comunque piena e assolu-
come ogni altro eliasta, ai demagoghi, pa-             ta. Il finale della commedia, una delle scene
droni effettivi delle risorse economiche. Il           aristofanee più controverse e tuttora inten-
confronto tra le due strutture drammatiche             samente dibattute, contempla dunque non
mostra coerenza anche nei mezzi con cui il             la sostituzione di un demagogo con un al-
potere viene esercitato e che già nel prologo          tro, ma la rimozione del perverso paradosso
dei Cavalieri vengono descritti con preci-             del padrone-schiavo. Sicchè Demo, grazie
sione didattica. Il primo consiste nella finta         a una palingenesi lanciata su una direttrice
sollecitudine per il bene di quel Demo (o              regressiva in ambedue i sensi previsti dall’al-
demo, in un continua tensione tra letterale            legoria, torna padrone di se stesso, della sua
e figurato), descritto come credulone e sen-           casa e dunque il popolo, caratterizzato in
sibile alle blandizie; il secondo in un’aggres-        una logica patriottico-imperialistica, torna
sività, autentica ma al contempo ostentata,            a esercitare una sovranità diretta.
che ha la sua icona nell’immagine diffusa di           In tal senso, si spiegano il silenzio e l’emargi-
Cleone come belva urlante e la sua realizza-           nazione del Coro nel finale della commedia
zione nell’incessante azione di calunnia ed            - I Cavalieri che rappresentano una parte
esautoramento nei confronti degli avversa-             del dibattito politico, sia pure la parte sana,
ri politici. Con queste stesse armi Demo è             raggiunto l’obiettivo di scalzare il nemico
vessato dal Salsicciaio, un personaggio che            politico, si fanno da parte di fronte ad una
i servi onesti e il coro dei cavalieri evocano         collettività unitaria e risanata, rappresentata
dal nulla con la precisa missione di scalzare          in via esclusiva da Demo.

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24 ottobre ore 9.00 - Terza Sessione - TRAME COMICHE DEL POTERE

 Nicola Cadoni
«Oggi farò da me/senza lezione». La rivolta di Strepsiade

 C    he cosa sono le Nuvole.
      A prima vista: vanitose divinità del nul-
 la cui è devota la macchietta falso-socratica,
                                                         Le Nuvole sono un coro comico che ha mire
                                                         tragiche. Con malizia da dee euripidee per-
                                                         seguono il fine eschileo di guidare il citta-
 paradigma di una nuova figura di intellet-              dino della finzione verso il suo buffo pathei
 tuale vacuo cialtrone avido.                            mathos di mazzate; e di guidare il cittadino
 Per contro: solenni e inafferrabili meraviglie          reale, preda ormai pigra e facile, a riappro-
 negli sprazzi lirici forse più ispirati dell’in-        priarsi di anticorpi contro un potere che
 tera produzione aristofanea. Ben oltre: l’in-           tenta di oliare i propri aggressivi ingranaggi
 venzione più ambiziosa, multiforme e in-                apponendo vaporosi fiocchi intorno al vuo-
 compresa del teatro di Aristofane.                      to pneumatico.

 Interviene Francesco Morosi (Scuola Normale Superiore)

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Segreteria organizzativa
Elena Servito- Francesco Morosi

Addetto stampa
Gaspare Urso

Grafica
Carmelo Iocolano

Si ringraziano
Associazione Amici dell’Inda
Anita Gentile

          Il Convegno si potrà seguire in diretta sulla pagina facebook della Fondazione Inda
              info: indafondazione.org - mail: elena.servito@indafondazione.org

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