2019: l'anno spaziale in rassegna - Lombardia Aerospace ...

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2019: l'anno spaziale in rassegna - Lombardia Aerospace ...
2019: l’anno spaziale in rassegna
DI MATTEO CARPENTIERI ·

https://www.astronautinews.it/2020/01/2019-lanno-spaziale-in-rassegna/
armitano durante una delle EVA per riparare AMS. Credit: NASA
Come ogni anno anche al termine di questo giro della Terra intorno
al Sole proponiamo un riassunto dei principali avvenimenti in ambito
astronautico avvenuti nell’ultima orbita. Il tutto coadiuvato da alcune
dalle       solite      statistiche        di        Paolo        Baldo.
È stato un anno intenso anche il 2019, che ha rispettato alcune delle
attese ma, come al solito, è incappato nei classici ritardi che capitano
in questo campo.
Anche nel 2019 ci lascia un grande astronauta: pochi mesi dopo aver
compiuto il suo ottantacinquesimo compleanno ci saluta Aleksej
Leonov, primo astronauta a compiere un’attività extraveicolare e
pioniere della cosmonautica sovietica.
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Leonov ripreso all’esterno del veicolo Voschod 2.
Il 2019, comunque, è stato anche l’anno del cinquantesimo
anniversario dello sbarco sulla Luna e delle missioni Apollo 9, Apollo
10, Apollo 11 e Apollo 12.
              La stazione spaziale internazionale
Tutti i voli con equipaggio del 2019 (solo 3, quest’anno) facevano
parte del programma ISS. Sono state lanciate 4 capsule Sojuz MS,
da MS-12 a MS-15, tra cui quella in cui c’era Luca Parmitano (Sojuz
MS-13) e un test senza equipaggio (Sojuz MS-14)
Anche quest’anno le varie Expedition – cioè gli equipaggi della ISS –
sono state un po’ irregolari. L’anno si apre con a bordo l’Expedition
58, di soli tre membri (Oleg Kononenko, David Saint-Jacques e Anne
McClain), seguita dalle Expedition 59, 60 e 61 (attualmente sulla ISS)
composte dai classici 6 elementi, ma con l’astronauta americana
Christina Koch che ha fatto parte di tutte e 3.
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Il Commercial Crew Program della NASA è andato un po’ a rilento e
ancora non sono arrivati sulla ISS astronauti a bordo di navette
americane, ma sono partiti i primi due voli dimostrativi,
rispettivamente di Dragon-2 Spx-DM1 e CST100-Starliner Boe-OTF,
con alterni risultati.
Oltre agli astronauti e alle navette senza eqipaggio sopra citate, c’è
stata la solita sequenza di missioni di rifornimento, con 9 voli cargo,
di cui 3 Progress russe (da MS-11 a MS-13), 2 Cygnus della
compagnia americana Northrop Grumman (CRS NG-11 e 12), 3
Dragon di SpaceX (da CRS SpX-17 a CRS SpX-19) e una
giapponese HTV/Kounotori (HTV-8).

                 HTV-8 durante il rilascio con il CanadArm-2.
Anche quest’anno il nuovo modulo russo Nauka non si è visto e la
novità è che, anziché aspettarlo per il 2020, lo attendiamo per il 2021.
In compenso la vita operativa del modulo gonfiabile BEAM è stata
prorogata almeno fino alla fine del 2020.
Gli avvicendamenti degli equipaggi sulla ISS si aprono a marzo con
la Sojuz MS-12. Aleksej Ovčinin e Nick Hague riescono finalmente
ad approdare sulla ISS dopo lo sfortunato (e breve) volo di alcuni
mesi prima. L’avvio di Expedition 59 segna anche l’inizio della lunga
permanenza sulla ISS di Christina Koch, tutt’ora a bordo.
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In questa prima parte dell’anno è degna di nota la lunga serie di
attività extraveicolari (EVA) il cui obiettivo principale è la sostituzione
delle varie batterie all’esterno della stazione spaziale. A partecipare
alle varie EVA dal settore internazionale della ISS durante
l’Expedition 59 sono stati McClain e Hague, Hague e Koch e McClain
e Saint-Jacques. Dal lato russo si registra anche la già citata attività
extraveicolare di Kononenko e Ovčinin.

              Hague e Koch pronti per l’EVA, assistiti da McClain.
La seconda EVA dell’Expedition 59 è in realtà una piccola delusione
in quanto inizialmente avrebbe dovuto svolgersi con McClain e Koch,
diventando qundi la prima attività extraveicolare ad essere effettuata
da un equipaggio interamente femminile. Il record non è avvenuto a
causa di considerazioni logistiche, ma l’annuncio di un piccolo
cambio di programma, con l’allungamento della missione di Christina
Koch, ha consentito un nuovo tentativo nella seconda parte
dell’anno. Il rimescolamento degli equipaggi ha anche aperto la
possibilità a un astronauta degli Emirati Arabi Uniti di compiere una
missione di breve durata sulla stazione spaziale.
Il rientro della Sojuz MS-11 a giugno (McClain, Kononenko e Saint-
Jacques) ha dato poi il via all’Expedition 60, che diventerà a noi molto
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cara essendo l’expedition a cui si unirà l’astronauta italiano Luca
Parmitano.
                         Parmitano & Beyond

I preparativi per la missione Beyond di Luca Parmitano sono entrati
nel vivo qualche mese prima con l’arrivo al cosmodromo di Bajkonur
e, qualche mese dopo, con la presentazione alla stampa.
La Sojuz MS-13 è la capsula che il 20 luglio ha portato Luca in orbita
insieme ai suoi compagni di viaggio Aleksandr Skvorcov e Andrew
Morgan. L’ingresso nella ISS è avvenuto qualche ora dopo, dando il
via ufficialmente alla missione ESA Beyond.

    Luca Parmitano il 16 luglio 2019 a Star City prima della partenza per la ISS.
La missione di Luca entra subito nel vivo con il lancio della Sojuz MS-
14, una navetta disabitata lanciata per testare l’ultima versione del
lanciatore Sojuz, il Sojuz-2, anche per capsule con equipaggio. In
realtà la capsula aveva a bordo un passeggero, il robot umanoide
Skybot F-850, più noto col nome di Fedor. La missione non va come
previsto e la navetta fallisce il primo tentativo di attracco alla ISS.
Grazie ad alcune manovre di riposizionamento delle navette sulla
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stazione spaziale, Sojuz MS-14 riesce ad attraccare con
successo qualche giorno dopo.
Anche durante l’Expedition 60 è avvenuta un’attività extraveicolare,
con Hague e Morgan che hanno lavorato per installare l’adattatore
che permetterà l’attracco delle navette commerciali americane con
equipaggio in un altro portello del modulo Harmony.
L’arrivo della Sojuz MS-15 a fine settembre ha portato brevemente
l’equipaggio della ISS a 9 membri, con l’arrivo di Oleg Skripočka,
Jessica Meir e Hazza Al Mansouri, il primo astronauta emiratino. La
missione storica di Al Mansouri termina poi qualche giorno dopo con
il rientro sulla Sojuz MS-12 al posto di Christina Koch, dando il via
all’Expedition 61. Tanto per aggiungere un altro evento storico,
almeno per noi italiani, in questa Expedition Luca Parmitano assume
il comando della ISS.

I membri dell’equipaggio della Expedition 60: l’astronauta Hazzaa Ali Al Mansouri
degli Emirati Arabi Uniti, a sinistra, Aleksej Ovčinin di Roskosmos, al centro, e Nick
Hague della NASA siedono all’esterno della Sojuz MS-12 dopo essere atterrati in una
zona remota vicino alla città di Zhezkazgan, Kazakistan il 3 ottobre 2019. Hague e
Ovčinin sono rientrati dopo 203 giorni nello spazio, dove hanno fatto parte
dell’equipaggio delle Expedition 59 e 60 a bordo della Stazione Spaziale
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Internazionale. Al Mansouri ha accumulato 8 giorni nello spazio durante il suo primo
volo.
Anche nell’Expedition 61 sono continuate le EVA per sistemare il
parco batterie della ISS, con due uscite di Koch e Morgan e,
finalmente, la storica EVA tutta al femminile di Koch e Meir, avvenuta
il 18 ottobre. Expedition molto impegnativa in termini di attività
extraveicolari, con la serie di uscite per riparare uno degli strumenti
scientifici  più     importanti   della     ISS,    l’Alpha   Magnetic
Spectrometer AMS-02. Queste EVA hanno visto la partecipazione
del nostro Luca Parmitano insieme a Andrew Morgan (15 novembre,
22 novembre e 2 dicembre).
L’anno è finito poi in bellezza per noi italiani con la conferma che
Samantha Cristoforetti verrà presto assegnata a una nuova
missione.
                    Il Commercial Crew Program
Dopo i vari ritardi degli anni precedenti, il 2019 era l’anno in cui
avremmo dovuto veder tornare astronauti sulla ISS a bordo di
navette americane. Così non è stato, ma non per questo non si sono
visti progressi nell’ambito del Commercial Crew Program, con alti e
bassi, come ci hanno abituato le aziende commerciali in questi ultimi
anni.
Il primo evento dell’anno è stato il volo dimostrativo della Dragon 2 di
SpaceX, a marzo. Il volo della missione DM-1 è stato un gran
successo, con lo storico arrivo sulla ISS avvenuto il 3 marzo. Anche
il rientro è avvenuto con successo con l’ammaraggio avvenuto
qualche giorno dopo.
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Dragon 2 in rampa nei primi giorni del 2019
Sembrava tutto in discesa per SpaceX dopo la bella missione DM-1,
quando durante un test sulla capsula tornata qualche settimana
prima la Dragon esplode. Alla fine vengono scoperte le cause, ma
l’evento ha senz’altro ritardato il programma per l’azienda di Elon
Musk. A peggiorare le cose, si è verificato anche un fallimento
durante un test dei paracadute.
Per fortuna SpaceX chiude l’anno con ottimismo, con i test
positivi sui motori che verranno usati durante il flight abort test della
capsula il quale, se superato, aprirà la strada alla missione DM-2 con
astronauti a bordo.
Anno con alti e bassi anche per Boeing, l’altra azienda coinvolta
nel Commercial Crew Program con la sua capsula CST-100 Starliner.
A novembre viene eseguito il pad abort test, cioè il test di fuga
direttamente dalla rampa di lancio. L’accensione dei motori va a buon
fine ma uno dei paracadute non si apre durante la discesa.
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Il lancio di CST-100 Starliner durante la missione Boeing OFT
Proprio in chiusura dell’anno Boeing ha effettuato il primo volo
dimostrativo senza equipaggio, l’OFT. Il lancio viene effettuato con
successo, ma un problema al timer di bordo fa fallire la missione alla
CST-100, mancando l’attracco con la stazione spaziale.
                    Verso la Luna: Artemis
L’anno scorso ha visto una netta accelerata, almeno sulla carta, dei
programmi americani di esplorazione umana dello spazio, che da
anni vedono lenti sviluppi della capsula Orion e del lanciatore super-
pesante SLS. La Luna ha fatto da netta protagonista, con particolare
attenzione verso lo sviluppo del Lunar Gateway, una stazione
spaziale da assemblare in orbita lunare.
L’annuncio shock arriva a fine marzo da parte del vice-presidente
americano, con l’obiettivo di uno sbarco sulla Luna nel 2024, quattro
anni prima di quanto prevedeva il precedente programma.
L’annuncio riceve il supporto di diverse aziende americane,
che hanno lavorato sia su un possibile lander, sia su versioni ridotte
del gateway che permettano uno sviluppo accelerato.
Un’ulteriore accelerata arriva a maggio con un budget
incrementato e nuovo nome per il programma di ritorno sulla Luna:
Artemis. A dimostrazione del rinnovato focus sul programma
Artemis, l’amministrazione amercana sostituisce a luglio il capo
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dell’esplorazione umana, William Gerstenmaier, reo di non credere
abbastanza nei nuovi obiettivi.

Tornando su sviluppi un po’ più concreti, il 2019 ha visto a luglio
l’esecuzione del test in volo della torre di fuga di Orion, svolto con
pieno successo. Buone notizie anche per ESA e il settore
aerospaziale europeo, con l’annuncio che l’agenzia spaziale europea
fornirà altri due moduli di servizio per Orion, oltre a quelli delle
missioni Artemis 1 e 2, tra cui anche quello per la presunta missione
del nuovo sbarco lunare, Artemis 3.
Nel frattempo a luglio sono stati completati la costruzione e
l’assemblaggio della capsula Orion destinata alla missione Artemis
1. La capsula ha poi cominciato, verso la fine dell’anno, l’ultima serie
di test ambientali prima del lancio.
Anche lo Space Launch System ha fatto dei progressi nell’anno
appena passato. In particolare lo stadio centrale del razzo destinato
alla missione Artemis 1 ha completato tutti i test prima
dell’assemblaggio finale. Quest’ultimo è avvenuto a dicembre ed ora
il core stage è pronto per la cosiddetta green run, in cui verranno
attivati per la prima volta insieme tutti i sistemi dello stadio. I progressi
sono però stati meno veloci di quanto auspicato, e
probabilmente Artemis 1 slitterà al 2021.
                                Starship
Dopo i primi avvistamenti verso la fine del 2018, all’inizio del 2019
SpaceX ha completato il primo prototipo di Starship, l’astronave
promessa da Elon Musk che servirà per i suoi piani di colonizzazione
di Marte. Come anticipato il design sembra uscire un po’ dalle
illustrazioni di fantascienza degli anni ’50 del secolo scorso. Il
prototipo è stato costruito per i primi test di accensione dei motori e
controllo dell’atterraggio venendo quindi battezzato Starhopper.
Già a febbraio viene completata la costruzione di Starhopper
e vengono effettuati i primi test sul rinnovato motore a metano
Raptor. Successivamente vengono completati alcuni test di
accensione, decollo ad altezze via via crescenti e atterraggio, tutti
andati a buon fine.

                         Il prototipo di Starship.
Durante l’estate è progredita la costruzione di due prototipi del mezzo
orbitale vero e proprio, Starship Mark 1 e Mark 2, rispettivamente
presso il sito di Boca Chica, in Texas, e al Kennedy Space Center, in
Florida. Nessuno dei prototipi pare fosse destinato a voli orbitali, ma
semplicemente a prove strutturali e di brevi accensioni dei motori.
Purtroppo, comunque, durante un test di pressurizzazione il prototipo
Mark 1 subisce danni rilevanti. Nuovi prototipi sono comunque in
costruzione a Boca Chica, probabilmente quelli destinati ai test nello
spazio.
             Compagnie private e voli suborbitali
Anche il 2019 non ha visto l’esordio dei voli commerciali suborbitali,
ma potremmo essere sempre più vicini. A inizio anno, infatti, durante
uno dei test suborbitali Virgin Galactic riesce a trasportare per la
prima volta un passeggero, Beth Moses, la direttrice
dell’addestramento astronauti della compagnia. Il fatto che la
compagnia abbia traslocato le ultime fasi di test presso lo Spaceport
America in New Mexico è stato interpretato come un’ulteriore
conferma dell’imminente inizio delle operazioni commerciali.
Non così rosee, invece, le prospettive per Stratolaunch. Dopo la
morte del fondatore Paul Allen, la compagnia sembra aver perso
motivazione e il suo futuro appare piuttosto incerto. È di inizio anno,
infatti, la notizia che l’azienda rinuncia allo sviluppo in proprio di
lanciatori, affidandosi ai pochi razzi aviolanciati attualmente
disponibili sul mercato. Il tutto ha portato qualche mese dopo a
speculazioni sulla possibile chiusura dell’azienda, per fortuna ancora
non concretizzata. Unica nota positiva è, ad aprile, il completamento
e l’inizio dei test in volo per l’enorme aereo che dovrebbe servire per
lanciare i vettori.

                  L’aereo madre di Stratolaunch al decollo
Procede sempre lentamente, in accordo col proprio motto gradatim
ferociter l’azienda di Jeff Bezos, Blue Origin. La compagnia ha
continuato i test sul terzo prototipo del New Shepard, effettuando altri
tre voli a gennaio, maggio e dicembre. I lavori sul quarto prototipo,
quello che dovrebbe portare astronauti nello spazio in voli suborbitali,
sono quasi completati, anche se l’esordio è stato recentemente
rinviato al 2020. Nel 2019 Blue origin ha inoltre continuato i lavori sui
motori BE-4 destinati a lanciatori orbitali (Vulcan di ULA e il New
Glenn della stessa Blue Origin) e, come già menzionato nell’ambito
del programma Artemis, ha annunciato di lavorare a un lander lunare.
Tornando in casa SpaceX, oltre a Dragon, CRS e Starship, ha fatto
notizia nel 2019 lo spettacolare recupero con pieno successo dei tre
booster, quello centrale e i due laterali, del Falcon Heavy durante il
lancio del satellite Arabsat-6A, successo non ripetuto qualche mese
dopo col terzo lancio del Falcon Heavy. In quest’ultimo, però c’è da
segnalare un altro evento degno di nota: il lancio di Lightsail2, della
Planetary Society, che riesce a dimostrare di poter manovrare in
orbita utilizzando la vela solare. Altro evento degno di nota per
l’azienda di Elon Musk è il lancio della costellazione di satelliti per
telecomunicazioni Starlink. Due lanci sono avvenuti nel 2019 e un
altro qualche giorno fa, a inizio 2020. Con 60 satelliti immessi in
orbita a ogni lancio, SpaceX è già diventato l’operatore con il maggior
numero di satelliti operativi in orbita e molti altri lanci sono pianificati
per quest’anno.
Un’ultima segnalazione in questa sezione spetta a RocketLab, la
compagnia neozelandese/americana che sembra aver aperto un
nuovo mercato di piccoli lanciatori orbitali. L’azienda ha effettuato
ben sei lanci del vettore Electron nel 2019, tutti coronati da successo,
ma le notizia principale è, probabilmente, che RocketLab sta
lavorando a una sua versione riutilizzabile e, nell’ultimo volo,
ha cominciato a testare i profili di rientro del primo stadio.
I nove motori Rutherford del primo stadio dell’Electron
In ambito europeo nel 2019 si è continuato a lavorare allo sviluppo
del lanciatore Ariane 6, che si avvicina sempre più al momento
dell’esordio. Nel lungo termine, invece, continua lentamente la
ricerca e lo sviluppo del motore ibrido SABRE, un concetto di
propulsore molto innovativo che dovrebbe in futuro equipaggiare lo
Skylon. È continuato anche lo sviluppo di un altro spazioplano,
lo Space Rider.
Tra le notizie non proprio positive per ESA, e l’Italia in particolare
(essendo il nostro paese il principale sviluppatore del razzo vettore
in questione), c’è il fallimento del lancio di un Vega. Un problema al
secondo stadio, infatti, ha impedito l’immissione in orbita del satellite
di osservazione della Terra Falcon Eye 1.
Rimanendo in tema italiano è stato finalmente nominato il nuovo
presidente dell’ASI, Giorgio Saccoccia, che quindi succede a
Roberto Battiston.
Per quel che riguarda l’esplorazione robotica sono rimaste attive
anche nel 2019 le missioni su Marte Trace Gas Orbiter e Mars
Express e gli osservatori spaziali Gaia e SOHO. Continua inoltre il
suo lento viaggio verso Mercurio BepiColombo. L’anno passato è
stato comunque dedicato in gran parte ai preparativi per la missione
ExoMars 2020: il rover che verrà utilizzato per la missione è stato
battezzato Rosalind Franklin, ma problemi ai paracadute durante i
test rendono ancora incerto il lancio che attualmente è programmato
per l’estate.
Il 2019 è stato anche l’anno della ministeriale ESA che, a dicembre,
ha definito i finanziamenti e le priorità per i prossimi anni.
                 Il programma spaziale cinese
Anno abbastanza di stallo per il programma spaziale cinese. Le
notizie principali arrivano dalla missione robotica Chang’e 4, con il
rover lunare Yutu 2. L’atterraggio avviene con pieno successo
proprio a inizio anno, e da allora il rover e i lander sono ancora
pienamente operativi nella loro missione scientifica sul lato nascosto
della Luna.

             Yutu 2 appena scesa dalla piattaforma di Chang’e 4.
L’intero programma, però, è stato ostaggio del ritorno al volo del
lanciatore pesante Lunga Marcia 5, dopo il fallimento del 2017. Dal
successo del ritorno al volo di questo vettore, poi per
fortuna avvenuto all’inizio di quest’anno, dipendevano infatti le sorti
della prossima missione lunare di raccolta campioni, Chang’e 5, la
prossima missione marziana HuoXing-1 e la costruzione della
prossima stazione spaziale modulare. Rimanendo nell’ambito delle
stazioni spaziali è rientrata in atmosfera ad aprile, stavolta in modo
controllato, la seconda stazione spaziale cinese, TianGong-2.
               Esplorazione robotica dello spazio
Dopo una serie di anni fantastici è stato un anno un po’ amaro per
l’esplorazione robotica dello spazio. Oltre alle notizie già citate delle
missioni europee e cinesi, il 2019 ha visto il fallimento di ben due
atterraggi sulla Luna, quello del lander israeliano Beresheet e di
quello    indiano Vikram (ma      l’orbiter Chandrayaan-2 è       invece
pienamente operativo).
Ci lascia dopo 15 anni sulla superficie di Marte anche il rover
Opportunity, la cui missione verrà comunque ricordata come una di
quelle di maggior successo sul pianeta rosso. Rimanendo sulla
superficie marziana ci sono stati problemi per lo strumento HP3 di
Insight, che avrebbe dovuto scavare alcuni metri nel sottosuolo
marziano e invece, fino a ora, è rimasto vittima delle incognite del
suolo di Marte. Sono continuati comunque i preparativi per la
prossima missione della NASA, Mars 2020, che utilizzerà anche
un piccolo elicottero come dimostratore tecnologico e verrà presto
ribattezzata con un nuovo nome in attesa della partenza verso Marte
di quest’estate.
Sull’asteroide Ryugu la missione giapponese Hayabusa 2 ha
completato         lo      studio         del      piccolo         corpo
celeste, raccogliendo anche due campioni di roccia e polvere e
ripartendo verso la Terra a fine anno.
                       Statistiche e curiosità
Anche nel 2019 ci sono stati solo 3 lanci orbitali con equipaggio (uno
a marzo, uno a luglio e uno a settembre). In totale 9 persone sono
andate in orbita, mentre 3 hanno provato l’ebbrezza di un volo
suborbitale durante i test di Virgin Galactic.
Dei 9 astronauti portati in orbita l’anno scorso, quindi, quattro sono
americani, tre russi, uno italiano e uno degli Emirati Arabi Uniti.
Quattro di loro erano al primo lancio spaziale (Koch, Morgan, Meir,
Al Mansouri), due erano al secondo lancio (Parmitano e Hague,
anche se durante il primo lancio di quest’ultimo non si è raggiunta
l’orbita) e ben tre al terzo (Skvorcov, Skripočka, Ovčinin, anche se
per quest’ultimo vale lo stesso discorso di Hague). L’anno appena
passato ha visto ben 11 attività extraveicolari, in deciso aumento
rispetto all’anno precedente (otto).
Per quel che riguarda il totale dei lanci orbitali, il 2019 ha visto una
diminuzione rispetto al 2018, con 96 lanci coronati da successo
contro i ben 112 dell’anno precedente. Si tratta, comunque, del
secondo miglior anno dal 1990, in cui si ebbero 114 immissioni in
orbita. Come per il 2018, anche il 2019 ha visto la Cina guidare la
classifica dei lanci orbitali (32), seguita dagli Stati Uniti (26) e, in
leggera ripresa rispetto all’anno precedente, dalla Russia (22).
Stabile il numero di lanci europei (8), seguiti poi da India (6) e
Giappone (2).
Maggiori dettagli e curiosità rispetto alle statistiche dei lanci spaziali
del 2019 si possono trovare in questo post di Forumastronautico.it.
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