18 MARZO - UFFICIO STAMPA - Libero Consorzio Comunale di Ragusa

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18 MARZO
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Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA   18 MARZO 2018

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18/3/2019                                                                     Stampa Articolo

POLITICA                                                                                                           18/3/2019

La prima Assemblea del nuovo corso

Il Pd di Zingaretti: "Cambierà tutto" Gentiloni è il
nuovo presidente
"Europee, asse anti-destre da Tsipras a Macron". Ascani e Serracchiani vicepresidenti, Calenda in
direzione. Renzi: buon lavoro
roma
Zingaretti è ufficialmente il nuovo segretario del Pd. L’assemnlea del Pd eletta alle primarie lo ha proclamato ieri. I tamburi di
guerra suonati alla vigilia ammutoliscono di colpo a metà mattina, allorché le correnti di minoranza, per di più in lite tra loro,
riescono a strappare a Zingaretti la garanzia sui posti in direzione e la promessa di una vice-segreteria, preludio di quella «
gestione unitaria del partito » che è condizione indispensabile per siglare la tregua. Dare il via libera, come poi avverrà,
all’elezione di Paolo Gentiloni alla presidenza ( vice Serracchiani e Ascani, esponenti delle mozioni sconfitte alle primarie) e di
Lugi Zanda tesoriere. In direzione entra Carlo Calenda, in quota al segretario. Dentro anche Marco Furfaro e Pizzolante. Segni
particolari: non sono iscritti al Pd. Zingaretti sacrificherà qualcuno dei suoi: fa le ultime limature al suo discorso e con più di
un’ora di ritardo si presenta in assemblea. « Basta polemiche interne, buon lavoro Nicola» twitta intanto Renzi da lontano. E lui
non si fa pregare: ne ha tanto davanti e vuole « cambiare tutto » . Lo dice subito chiaro, Zingaretti: «Dobbiamo voltare pagina,
occorre un partito diverso, più aperto ». Rinascerà anche la conferenza nazionale delle donne e il Pd aderirà alla manifestazione
contro il convegno di Verona sulla famiglia.
Zingaretti: « Qualcosa nel paese si sta muovendo. Il governo si è salvinizzato. Si stanno risvegliando segnali di ripensamento,
non solo nell’elettorato del M5S: un elettorato sofferente perché non si sente più rappresentato. Ma non è detto che ritornino a
noi » . Bisogna tuttavia provarci. Perché la grande partecipazione alle primarie, il « piccolo, ma significativo » aumento che si
registra nei sondaggi dimostrano che «il Pd c’è, non è spezzato, né sconfitto » . Soprattutto « non è una bad company » , può
ripartire. Puntando anche sulla « rete dei corpi intermedi » , nuove alleanze con i movimenti, le associazioni, i giovani che
venerdì hanno sfilato per le piazze d’Italia per i fridaysforfuture. « Non dobbiamo avere paura di coinvolgerli », dice.
Per questo il Pd dovrà cambiare, trasformarsi. « Un campo più largo, non è solo auspicabile ma all’improvviso sta diventando
di nuovo possibile e credibile» ribadisce il segretario. Potranno farne parte anche forze diverse, «forze civiche ma anche di
orientamento liberale, forze moderate, persino nobilmente conservatrici che sono ugualmente lontane da Salvini » . Perciò alle
prossime Europee l’obiettivo è alzare un argine contro la destra e i sovranisti: « Da Tsipras a Macron - rilancia Zingaretti-
Siamo forze diverse ma in quel Parlamento condurremo una battaglia comune, a difesa dell’Europa e delle nostre democrazie ».
– gio. vi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Qualcuno prevede che metteremo da parte il riformismo. No, ne serve di più e si misurerà
col grado di giustizia sociale
FRANCESCO FOTIA/ AGF
Boschi vota Gentiloni
Maria Elena Boschi: "Voto Gentiloni presidente, non faccio parte di nessuna corrente". Giachetti, sostenuto da Boschi alle
primarie, si è invece astenuto

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POLITICA                                                                                                            18/3/2019

L’intervista
La senatrice grillina racconta il suo libro

" Il Medioevo in Parlamento anche per colpa del
M5S"
ANNALISA CUZZOCREA,

ROMA
Elena Fattori, ricercatrice, senatrice M5S dissidente e in odore di espulsione, ha scritto un libro in uscita domani per Rizzoli.
Il Medioevo in Parlamento. Vaccini, stamina, sperimentazione animale. Perché la politica sta boicottando la scienza.
Lo ha capito il perché, senatrice?
«Credo che la politica abbia nei confronti della scienza avversione e paura. Delle volte mi ricorda la caccia alle streghe, mi
sono spesso sentita sotto inquisizione. Ma le streghe nel Medioevo venivano bruciate perché dicevano verità non facili da
accettare».
Racconta di campagne molto violente, soprattutto da parte di animalisti e no vax. Minacce di morte. Forse perché quei mondi,
dal M5S, si aspettavano altro.
«Sono rimasta sconcertata e la prima reazione è stata la fuga. Sono scappata dalla commissione sanità, ma è stato un errore.
Che vedo fare anche a colleghi ricercatori in questa legislatura. Non si espongono perché spaventati da questi grandi deliri
collettivi».
Questo vale ancora di più nel Movimento?
«Sì. Perché l’uno vale uno ha spesso significato che ogni opinione vale l’altra, mortificando la competenza. Lo dico nell’ultimo
capitolo: il paese dei balocchi non esiste, bisogna anche essere capaci di dire di no al popolo».
Ai tempi del dibattito politico sulla truffa di Stamina lei conobbe Giuseppe Conte.
«Era l’avvocato della piccola Sofia.
Mi telefonò in merito a un emendamento al decreto Balduzzi, quello che consentiva a Vannoni di proseguire le cure cominciate
agli Spedali civili di Brescia nonostante quel protocollo sulle staminali di fatto non esistesse. Terminò la telefonata
ricordandomi che dire no a Stamina equivaleva a contrariare i genitori di tanti bambini ammalati e che quindi l’opinione
pubblica non sarebbe stata contenta».
Quanto sono cambiati i 5S da quando Alessandro Di Battista bussava ai finestrini degli automobilisti durante i sit-in?
«È cambiato tutto e ho grande nostalgia di quell’entusiasmo. Il Movimento si è istituzionalizzato e non nel migliore dei modi.
Si è verticizzato. Ma la base, con tutte le criticità, era una fonte di energia incredibile».
Questa struttura verticistica c’è sempre stata, l’ha inventata Casaleggio.
«Gianroberto era un sognatore e un visionario. E non è sempre detto che le idee dei sognatori vadano a finire bene. Aveva però
un’intelligenza e una capacità di visione che purtroppo adesso non c’è più».
La vicinanza dei 5 stelle alle posizioni antiscientifiche è partita dagli spettacoli di Beppe Grillo. Diceva che l’Aids era una
bufala e i vaccini dannosi.

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«Quando Beppe ha detto quelle cose era in buona fede e se non si è scusato credo sia perché, nella sua vita di artista e in quella
politica, ha sempre avuto tutti contro. Ma ha fatto una cosa importante firmando il patto per la scienza con Guido Silvestri. E ha
contribuito all’allontanamento dei 5 stelle dalle posizioni no vax quando si è trattato di scrivere il programma».
Chi altro l’ha aiutata?
«Luigi Di Maio e Rocco Casalino. Fu Rocco a stravolgere la strategia comunicativa, dicendo: dovete dire tutti che siete
vaccinati, che i vostri figli lo sono o che lo saranno».
Quel programma fu poi cambiato in una notte.
«Sì, e non ho ancora capito chi sia stato. Guarda caso quello nuovo ci avvicinava di più su certi temi alle posizioni della Lega».
Di Maio ora vuole riorganizzare tutto il M5S.
«Di Maio non può fare il capo politico, il ministro e il vicepremier. È in conflitto di interessi. Lo dicevamo di Renzi, ma ce ne
siamo dimenticati».
Cosa farà mercoledì sul caso Diciotti?
«Voterò per l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini».
E se la cacciassero?
«Ho già pronto il ricorso. Nel nostro regolamento c’è scritto che dobbiamo tener conto delle votazioni, non seguirle
pedissequamente. E quella votazione, finita 60 a 40, non è certo stata un plebiscito».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Elena Fattori, nel
Movimento dal 2010: "Su vaccini e ricerca la politica insegue i deliri antiscientifici, ma uno non vale uno"
ANSA
Grillina dissidente
Elena Fattori, al suo secondo mandato a Palazzo Madama

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POLITICA                                                                                                            18/3/2019

Intervista
Buia (Costruttori edili)

"Appalti con gare trasparenti ma il Paese adesso è
fermo"
VALENTINA CONTE,

ROMA
«Il super commissario non va bene. E alzare le soglie per gli obblighi di gara non serve, anzi può essere dannoso perché
comprime la concorrenza».
Gabriele Buia, imprenditore di Parma e dal 2017 alla guida dell’Ance, l’associazione dei costruttori italiani, dice che il settore è
«in apprensione».
Il governo litiga sullo sblocca-cantieri. La Lega lo vuole maxi e anche per l’edilizia privata. M5S punta su piccole opere
pubbliche, specie a Sud. E voi?
«Ci aspettiamo misure giuste per un settore all’undicesimo anno di decrescita non felice, con 120 mila imprese perse. Ma
girano tanti testi e distinguo che non rendono chiaro cosa davvero il governo voglia fare. Mentre ci sono 600 cantieri fermi per
51 miliardi di investimenti bloccati e 800 mila posti di lavoro potenziali».
Litigano anche sul commissario: unico per la Lega, ad hoc per la singola opera nell’idea dei Cinque Stelle, attenti a non
sminuire il ministro Toninelli.
«Non è quello che ci serve. Ma se proprio dobbiamo puntare sul commissario che almeno sia come quello della Bari-Napoli
che ha accorciato i tempi di due anni.
Il punto è un altro. Il codice degli appalti non è adeguato alle necessità del Paese».
Il vostro pallino fisso...
«Per realizzare un’opera sopra i 100 milioni oggi servono 15 anni e 7 mesi. E il 55% di questa durata — definita da uno studio
di Palazzo Chigi "tempi di attraversamento" — per noi sono solo tempi morti: autorizzazioni Cipe, vidimazioni della Corte dei
Conti, pareri. La filiera decisionale che porta all’appalto va ottimizzata. E in fretta, cambiando il codice. Il Paese è fermo, non
si cresce».
Il governo pensa di alzare le soglie per gli obblighi di gara a 2 o anche 5 milioni. Un aiuto?
«Al contrario. Non ci interessa, non ci fa svoltare, anzi non è neanche corretto e comprime la competizione. Noi siamo per
misure che garantiscano trasparenza, legalità, concorrenza. La soglia non negoziale deve rimanere un’eccezione, non la prassi.
Non abbiamo mai chiesto di innalzarla. Anzi, non vogliamo scorciatoie. Ma regole chiare, valide per tutti, in grado di condurre
velocemente a bandi e assegnazioni. Il sistema industriale è allo stremo. Se le procedure di gara sono farraginose e
incomprensibili, i tempi si dilatano, passano anni, gli investitori scappano. Ormai siamo passacarte, stressati da verifiche
continue. Il codice degli appalti ha bloccato tutta la pubblica amministrazione. I funzionari evitano di firmare perché temono
l’abuso d’ufficio o il danno erariale. È ora di tornare a un regolamento chiaro, semplice, applicabile».
Deregolamentare è un assist alla corruzione?

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«Chi vuole agire in modo illecito continuerà a farlo. Non è inasprendo le pene che si bloccano le infiltrazioni. E poi più norme
ci sono e più si aggirano».
L’Anac ha ancora senso?
«Solo se fa il controllore e non il regolatore. Ma non può essere la Santa Inquisizione. Il ruolo duale crea solo frizioni
istituzionali. In Italia non c’è più lavoro, partiamo da questo. Le aziende che lavorano con il pubblico ormai sono ferme. Senza
infrastrutture — grandi e piccole, pubbliche e private — non si cresce. E non si investe. Le industrie ci snobbano.
E mentre altri paesi europei già progettano sui fondi Ue 2021-2027 noi arriviamo al 10% di spesa delle risorse 2014-2020. E
siamo nel 2019. Bloccati».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gabriele Buia, presidente di Ance

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