VIDEO DIGITALE - LA RIPRESA - ED. APOGEO - di G. Feltrinelli Editore
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VIDEO DIGITALE – LA RIPRESA ED. APOGEO – di G. Feltrinelli Editore allegato 2 Come ripresi gli UFO. * Sono passato alla storia come il primo operatore RAI ad aver ripreso dei veri dischi volanti. Senza nessuna intenzione di svilire la ricerca scientifica sui possibili esseri viventi provenienti da altri pianeti, vorrei rac- contare come nasce la leggenda di un UFO, Unknown Flying Object, ovvero oggetto volante non identificato. Questa storia vera dimostra come il nostro lavoro, fatto con leggerezza, può trasformare la scienza in fantascienza... Corre l'anno 1980, 3 ottobre. Lavoro come operatore di ripre- sa RAI. Faccio parte della troupe ENG, Electronic News Ga- thering, con il neo-assunto giornalista Tullio Besek al suo primo servizio per il TG3, a Venezia. Dovete sapere che una telecamera professionale, all’epoca, per la ripresa a colori, funzionava con tre tubi catodici, (poi sostituiti da tre sensori). Se questi delicati valvoloni subisco- no violenti scossoni, i tre colori primari vanno completamen- te fuori posto. Succede in quel frangente che un maldestro assistente della Cooperativa Trasporto Bagagli, nella foga di raccontar bar- zellette, appoggi la telecamera sul pavimento del motoscafo, anziché sul morbido sedile: la vibrazione del motore diesel fa un disastro e manda completamente fuori registro la conver- genza dei tre colori della telecamera, creando tre immagini sfasate tra loro. Ma non me ne rendo conto subito. L’assistente posiziona cavalletto e telecamera sul campetto antistante Palazzo Grassi per avere una visione d’insieme del restauro quasi completo di Ca’ Rezzonico. Comincio le ripre- se, ma noto subito uno strano fenomeno nel mirino e impal- lidisco. Vedo tre grandi globi luminosi che pulsano nel cielo di Venezia. Guardo meglio e mi dico: non devo perdere la calma, adesso, qui c'è un evento eccezionale e devo docu- mentarlo a fondo. Tre dischi volanti nel cielo di Venezia, vi immaginate? Il mio zoom era stretto in posizione teleobiettivo: allargo
piano, piano per contestualizzare la ripresa e dimostrare a tut- to il mondo che si, i dischi volanti esistono e stanno volando in formazione di tre, davanti alla mia telecamera. Mentre apro l’inquadratura con lo zoom, questi tre globi, continuando a pulsare, si uniscono tra loro, uno dietro l’altro, e sembrano fuggire in direzione del sole, guarda caso, la- sciando una focosa scia chiara (effetto cometa). Mi sembra di essere dentro un film! Tutto emozionato ritorno dall’architetto Bellavitis, responsa- bile dei restauri, e dal prof. Romanelli, direttore dei Musei Veneziani, ancora impegnati in un’interminabile intervista con Besek. Gli offro su un piatto d’argento un bellissimo scoop, proprio nel suo primo giorno di lavoro in RAI. Intanto che gli altri, tra lo stupore e l’incredulità, guardano e riguardano quelle riprese, mi soffermo a osservare lo strano comportamento di quella telecamera. Mi rendo conto, a quel punto, che i tre dischi altro non erano se non l'unico sole che c'era nel cielo... Cosa era successo? Si erano disallineati i tre tubi catodici che formano le rispettive immagini a colori RGB, rossa, verde e blu, della telecamera, a causa delle vibrazioni subite: di con- seguenza, il sole si era moltiplicato per tre, disegnando tre sfolgoranti dischi colorati (uno rosso, uno verde e uno blu). Ma nel mirino in bianco/nero della telecamera, vedevo tre globi luminosi, quasi identici tra loro. Figura 1 Simulazione del fenomeno, ottenuta successivamente, starando intenzional- mente la convergenza dei tubi catodici di una vecchia telecamera. A sinistra, come si vedeva nel mirino in bianco-nero la parte iniziale della ripresa. A destra, la resa a colori in TV.
Intanto che spiegavo questo guasto agli altri colleghi, Besek era già saltato sul motoscafo per portare in sede la cassetta con gli “UFO” e non mi è stato possibile spiegargli la natura accidentale del fenomeno. Niente male, osservavo con i presenti, senza volerlo avevamo uno scherzo pronto per collaudare lo spirito critico e la pro- fessionalità del nuovo giornalista TV. Quando arriverà al montaggio si faranno tutti una grossa risata e gli diranno che è matto e fine della storia. Figura 2 Schema di disallineamento dei tubi catodici e immagine risultante sulla TV. Da Video Magazine, gennaio ’91.
Io ero atteso a casa per la cena con ospiti; arrivo un po’ in ri- tardo e vedo tutti in strada che mi aspettano, preoccupati e visibilmente emozionati. Mi chiedono: "Hai avuto paura? Stai bene? Racconta cosa è successo..." Io, allibito, non capi- sco: e insistono chiedendomi degli UFO! Ma come fate voi a saperlo? Mi spiegano allora che i tre dischi erano stati messi in onda dai telegiornali locali e nazionali. E all’indomani li trovo pu- re citati dalle agenzie di stampa. Poi arrivano telegrammi, te- lefonate e lettere di ringraziamento dalle organizzazioni ufo- logiche di mezzo mondo, soddisfatte di aver trovato un so- stenitore della loro causa. Mi sembrava di impazzire. Nessuno voleva autorizzare la smentita della notizia. Ma non è finita qui, perché dalla stampa del giorno dopo ri- cordo frasi del tipo: "Rammaricate le persone che non hanno potuto assistere all’evento”; "Almeno 3000 persone a Vene- zia hanno assistito al fenomeno”; “I controllori di volo dell'a- eroporto di Tessera hanno avvistato strane luci nel cielo”. Preoccupante... Dello stesso tenore, il quotidiano "L'occhio", che allora era diretto da Maurizio Costanzo, mi dicono che era intitolato "incontri ravvicinati del terzo tipo". E avanti così... Una vera allucinazione collettiva. Io pensavo che fosse un difetto della telecamera e invece i dischi volanti c’erano dav- vero? Tutto questo ci porta sul discorso di oggi. Ogni volta che si vede una luce nel cielo, un fenomeno sco- nosciuto, subito si sogna o si fanno incubi su possibili alieni che potrebbero sbarcare proprio qui. Soprattutto a Venezia, polo turistico d’attrazione interplanetaria... Quello che è successo tra il 3 e il 4 ottobre ’80 è esemplare, perché si è verificata una trasgressione alle regole dell'infor- mazione, apparentemente a causa di un difetto tecnico, (un guasto alla telecamera) in realtà dovuta all'incapacità di dia- gnosticarlo e di bloccare la falsa informazione da parte dei tecnici e dei responsabili competenti. Cosa é successo, e perché? Quando il giornalista é arrivato in sede, il regista romano Angelo Baiocchi, di turno per il telegiornale, l'ha detto subi- to, prima della messa in onda: "o è uno scherzo di Coassin o è un guasto della telecamera". Non gli hanno creduto.
Il direttore tecnico della sede di Venezia, l'ing. Sonaglioni (non è uno scherzo, si chiamava proprio così) ha garantito che il fenomeno era autentico, guardandolo fotogramma per fotogramma. Certo, aveva ragione: trucchi non ce n’erano, ma un sole che si divide in tre, mi sembrava un difetto facil- mente identificabile! Questo vuol dire che ci sono vari punti deboli, quando si fa questo mestiere di informazione e di comunicazione, che so- no: la conoscenza tecnica approfondita delle cose che si fan- no e la capacità critica di esaminare l’evento, prendendolo con le dovute distanze. Figura 3 Cartello test del monosco- pio video, ripreso all’epoca, con la te- lecamera a tubi fuori convergenza e fotografato dalla TV. E’ evidente che le tre immagini RGB sono fuori re- gistro. Sono fenomeni che possono essere comuni a qualsiasi ambito dell’informazione, ma anche di ricerca scientifica e indagine giudiziaria: vanno vagliati sempre molta attenzione, perché pigliare un granchio è sempre più facile che andare a fondo per capire e riferire le cose come stanno. Questa follia giornalistica che narra delle tremila persone che hanno visto l’UFO, non è un raptus psico-sociale nuovo, per- ché era già successo quando hanno ammazzato Lee Oswald, il presunto assassino del presidente americano J. F. Kennedy: milioni di americani hanno detto di "averlo visto" ammazzare con i propri occhi, persone che invece l'hanno solo visto in televisione. Per quanto ne sappiamo, poteva essere anche un telefilm montato dai servizi segreti. Questo è un cortocircuito mentale che succede proprio per l'identificazione eccessiva che avviene tra realtà e rappresentazione TV. Ciò che si vede in TV viene preso talmente per vero da poter affermare di “aver visto” di persona il fenomeno. Resta ancora il mistero
come abbia fatto quel giornalista a contare le 3000 persone che hanno visto i globi luminosi nel cielo di Venezia... Ma, tornando all'UFO, la cosa migliore è venuta dopo. Di lì a qualche mese mi ero un po' scocciato di stare in quel- l'ambiente poco stimolante e un po’ muffoso della RAI re- gionale: non mi restava tempo per studiare e mi volevo laure- are. Alla fine ho deciso di dare le dimissioni. Poi sono andato in cineteca alla RAI di Roma, in via Teula- da, a chiedere la copia dei servizi e filmati più importanti che avevo realizzato, per poterli conservare come referenza curri- colare: con l’occasione ho chiesto anche copia del TG con i servizi sull’UFO a Venezia, così, per farmi due risate con gli amici. Torno dopo un po' di tempo e trovo la copia dei documentari, clip e filmati vari, ma del video sull’UFO, non c’è traccia. Allora vi descrivo la scena. Vado al banco della segretaria - era una anziana signorina un po’ impacciata con il data-base del suo primo computer - e mi fa, con tono indagatorio: "eh, lei Coassin perché me l'ha chiesto questo servizio? Sa che certe cose non si possono chiedere!". "Il perché gliel'ho già spiegato, c'è scritto anche nella giusti- ficazione della richiesta", ribatto io. "Ah, si vede che lei è giovane e non capisce queste cose, venga di qua che le mostro". Allora mi fa vedere la schermata con la catalogazione dei servizi RAI e c'è scritto: 3 Ottobre 1980 "UFO a Venezia" riproduzione vietata, non disponibile per segreto militare... In pratica, accortisi della gaffe, i dirigenti RAI hanno fatto classificare il filmato del presunto UFO come “segreto mili- tare”, in modo tale che nessuno potesse visionarne una copia per poterli contestare... Ecco, ho svelato cosa c'è "dietro le quinte" di un normale la- voro di documentazione video, nella speranza che i miei in- terlocutori tengano gli occhi ben aperti e non si fidino del primo sedicente esperto di UFO che trovano sulla strada. Ma soprattutto capiscano l’importanza di acquisire un’adeguata competenza tecnica nello specifico settore, a cui questo manuale vuole offrire un contributo di approfondi- mento disciplinare. * Estratto dalla relazione di Gabriele Coassin al Congresso Nazionale dei Musei Scientifici Pordenone ‘93
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