CAELI Climate Change - Riviera International Film Festival.2019
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CAELI Climate Change Liguria 29/30 Ottobre 2018 L’eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la costa ligure nell’autunno 2018 ci ha ricordato quanto la tematica dei cambiamen- ti climatici sia il nostro presente. La mostra “CAELI | Climate Change”, promossa dalla sezione arti- stica del Riviera International Film Festival, curata da Carola Co- metto e Federico Nero, si propone di affrontare l’emergenza ambien- tale globale attraverso un progetto site specific atto a sensibilizzare e coinvolgere in maniera sempre più attiva il pubblico del Festival e gli abitanti di Sestri Levante. Attraverso il lavoro degli artisti Jacopo Pagin, Marta Ceccon ed il “Collettivo Berlinese” la mostra si propo- ne di approfondire il tema dell’ambiente, le conseguenze sulla socie- tà e sul pianeta terra.
CAELI Climate Change Cielo. Volta Celeste. Atmosfera. Aria. Clima. Curioso il cielo. È l’immagine che vedremo di più durante la nostra permanenza. Eppure non esiste, se andiamo lì non c’è. Osserviamo il pensiero del cielo, l’illusione, e sarà lì ogni giorno della nostra vita. L’idea apre il cuore: il cielo è lì! Siamo esseri umani, scrutatori dello spazio siderale percepibile dalla terra, ospiti di questa danza, attori di questo teatro, particelle di questa materia, pensieri della volta celeste. Responsabili in quanto co-creatori della vita, esseri giudicati, perché in possesso del libero arbitrio. È la congruenza con un comportamento, che comporta l’ac- cettazione di ogni conseguenza. Dotati di pensiero creativo, di ragionamento astratto, linguaggio e introspezione, nel tempo di congiunzione, saremo in grado di portare il cielo alla terra? E dovremo farlo ora, perché il tempo vale solo per noi, e il tempo è adesso. “Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l’uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma qua- le il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste.” Courtesy of Paolo di Tarso
Artist JACOPO PAGIN Per la mostra CAELI, Jacopo Pagin realizza quattro disegni a pa- stello su cartoni riciclati, da lui stesso recuperati dalla spazzatura. Due di questi si rivolgono allo spettatore con messaggi di testo volti a sensibilizzarlo sulla tragicità del tema dell’emergenza ambientale: i testi “This Disaster” e “Think about your Sons and the Sons of your Sons” richiamano all’urgenza e all’azione necessaria da compiere per salvare il mondo di cui non siamo solo ospiti. “Il nostro spazio di vita, l’unica casa che abbiamo, il nostro pianeta sta bruciando: dobbiamo soccorrerci” dice l’artista. Queste due opere, assieme alle altre due opere su cartone “La casa va a fuoco”, hanno in comune il concetto di combustione. Le altre due opere di Pagin in mostra, il video e la tela, guardano in- vece al nostro passato pre-industriale e analizzano il legame dell’uo- mo con il pianeta da una prospettiva diversa ma atta a sottolinearne l’imprescindibile complementarità. Il video “Le rane”, è una rivisitazione onirica della commedia omo- nima di Aristofane. La costruzione della società classica non poteva prescindere da un rapporto conflittuale ma simbiotico con la natura. Perdendone il contatto profondo, la nostra società ha perso la capaci- tà di leggere i simboli legati alla natura che sono stati a fondamento dell’umana spiritualità. In Aristofane, le rane, pur restando figure marginali nella pièce teatrale, diventano il simbolo dell’opera del commediografo incarnando la potenza della poesia stessa. Il video di Pagin ripercorre questi temi attraverso un percorso di trasforma- zione e trasmutazione di cui l’artista è partecipe e protagonista, che si conclude con il gesto decadente del tiro di sigaretta: questo gesto lascia pigramente sospesa in eterno ogni pallida idea di soluzione di questioni astrali, ma non rinuncia a riflettere sul problema. Un po’ come la vita dell’uomo moderno, che dalle catastrofi ambientali e lo sgretolarsi del nostro pianeta viene senz’altro toccata e trasformata, ma non vi è dato conoscere la reale portata e direzione di questi cambiamenti. L’opera “Se domandi, la sfinge é al solarium” è sigillata in un aura enigmatica, tipica del lavoro di Pagin. Sicuramente, la chiave per risolvere il mistero del legame tra la storia dell’umanità e il suo presente e futuro, sta proprio nell’oracolo della sfinge, peccato che, come dice il titolo, essa sia al solarium!
Artist JACOPO PAGIN LISTA OPERE IN MOSTRA This Disaster 2019 18x24cm pastello su cartone Think about your Sons and the Sons of your Sons 2019 43x47cm pastello su cartone La tua casa va a Fuoco 2019 22x30cm pastello su cartone La tua casa va a Fuoco 2019 26x38cm pastello su cartone Se domandi la sfinge è al solarium 2015 100x130cm olio su tela Le rane 2018 video 05.27min BIO Vive a Bruxelles, è un artista il cui lavoro è un’interazione tra pittu- ra, suono e poesia. Attraverso la suggestione teatrale costruisce un immaginario enigmatico nel quale la natura rimane l’unica costante. Laureato nel 2018 al Master in Fine Arts di Bruxelles, tra le sue ultime esposizioni: “Waterworlds and Liquid Fun” (Chalton Galle- ry, Londra 2019), “Meeting old Friends” (W139, Amsterdam 2018), Numen (CB32, Milano 2016). jacopopagin@gmail.com www.jacopopagin.com
Jacopo Pagin
Artist MARTA CECCON In caelo sum | Al colmo della felicità “Sento di nuovo il vento che urla. Speriamo bene.” In Liguria le mareggiate sono tra le più spettacolari e violente d’I- talia. Il 29 Ottobre 2018 onde maestose investirono le coste liguri, rovinosa replica del disastro di dieci anni prima. Sembrava che l’in- tero Mar Ligure si fosse messo a ballare su una pista sbagliata, sba- ragliando i paesi. Chi ha vissuto quella notte dice di essersi sentito piccolo, insignificante, invisibile di fronte alla forza del mare. E poi impietrito, alla vista della quantità di rifiuti e di plastica che cela nei fondali - intere isole di plastica rigurgitate a terra con forza oscena, senza pudore. In quel momento la presenza umana diventa sguardo attonito, impotente. L’artista si propone di rileggere, con lo stesso sguardo attonito, quei momenti drammatici, e quel che poi ne è rimasto. Una riflessione sull’incuria, sulla bellezza violata, ma anche sul fato, sull’inadegua- tezza umana di fronte all’inesorabilità della natura. Mescolando il reportage fotografico di ciò che ancora oggi è visibile con immagini di repertorio, frammenti di cronaca, resti di relitti, testimonianze dirette, e attraverso elementi simbolici e processi alternativi (dalla cianotipia alla stampa bruna), crea un nesso tangibile tra l’esperienza di una calamità e la rigenerazione di un territorio. Il titolo stesso, In caelo sum - Al colmo della felicità, va letto come atto di fiducia, punto d’arrivo di questo risorgimento tanto agognato. Una lettura persona- le di un territorio meraviglioso, in cui uomini e donne attaccati alla propria terra e al proprio mare dimostrano la volontà di comprendere, di acquisire consapevolezza mantenendo il controllo della situazione, nonostante la tentazione - latente e insidiosa come una vertigine - di lasciarsi andare. In caelo sum riprende il concetto alchemico del Solve et Coagula*, che attraverso tecniche di mixed media rimette insieme i pezzi del lavoro di ricerca tramite l’azione di acidi e del sale marino, capaci di corrodere i negativi dando vita a un’entità nuova, in un racconto che ha un inizio ma potenzialmente non ha una fine, metafora di un terri- torio che nasce, cresce, si distrugge e si rigenera di continuo. Così è la natura, così è l’uomo. “Per fortuna dopo la notte fa giorno. Levante questa mattina è così.” Alfredo Manzi *L’espressione latina Solve et Coagula deriva da Solve, dissolvere, sciogliere, Coagula, riunire, ricomporre in una forma più eccelsa.
Artist MARTA CECCON BIO Nasce a Vicenza, dove attualmente vive e lavora. Ancora adolescente inizia, da autodidatta, ad avvicinarsi al mondo della fotografia, con una predilezione per il reportage. Dopo il liceo si iscrive alla facoltà di Psicologia a Padova. Grazie a una borsa di studio si trasferisce a Londra presso l’UCL, University College London, dove intraprende un tirocinio nel dipartimento “Psychology and Language Science”. Approfondisce la fotografia di paesaggio presso il City Literary Insti- tute. Successivamente si trasferisce a Milano per iniziare il tirocinio professionalizzante in ambito neuropsicologico presso l’Ospedale Maggiore Policlinico. Milano si rivela terreno fertile in ambito foto- grafico, capace di introdurla nel campo della moda con i primi lavori commerciali. Dopo la laurea quinquennale e la specializzazione ottiene l’abilitazione alla professione di psicologa. Oggi il suo intento è comunicare attraverso le immagini un processo d’introspezione di tipo terapeutico. I suoi ultimi lavori (tra cui ‘Solve et Coagula’, realiz- zato tra il 2018 e il 2019) si attestano attorno allo studio del concetto di ri-creazione (creazione in seguito a distruzione) e si avvalgono di tecniche miste tra cui la fotografia analogica, la fotografia digitale, il collage con elementi materici spesso interessati da processi di corro- sione e degradazione dell’immagine. www.martaceccon.com info@martaceccon.com Instagram@martaceccon
Marta Ceccon
Opera THE PLASTIC WAVE “Collettivo Berlinese di Dherma” Come presagio di un futuro presente “The Plastic Wave” si staglia tempestosa nello spazio vuoto, ricordo della celebre di Kanagawa, memoria della mareggiata ligure. E’ l’istante in cui l’onda forma una spirale quasi perfetta, il momento prima di infrangersi, sospesa nel tempo in cui le cose possono anco- ra accadere. Rappresenta l’onda gigante, che appare come una forza violenta pronta a inghiottire gli uomini, i quali a loro volta rappre- sentano la secolarità della vita ed il primordiale terrore dell’uomo per il mare. La natura viene raffigurata come forza divina in grado di condizionare la vita umana, in cui la forza dell’acqua e il potere delle onde esaltano gli sforzi umani in balia dei flussi delle onde. Le imbarcazioni dei pescatori sono sostituite dallo spettatore stesso che vive attorno all’opera, attraverso i flussi plastici delle onde, è invitato ad interrogarsi sull’importanza del nostro agire, sull’attimo fonda- mentale del nostro presente, il momento fatale in cui l’onda come i nostri sogni si infrange. Artists Rijkaard Furz, Hanos Schwarz, Pamela Rothercatz, Bojana Segàvic
Collettivo Berlinese di Dherma Rijkaard Furz, Hanos Schwarz, Pamela Rothercatz, Bojana Segàvic
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