VETRI DI MARE - Familiari Anonimi
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Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019 664 VETRI DI MARE Tutti noi all’inizio abbiamo orli frastagliati, sbrecciati, che sono poi gradualmente levigati dalla vita. Fin da quando mi posso ricordare uno dei miei passatempi preferiti era passeggiare lungo la spiaggia. Vi è qualcosa nell’aria dell’oceano, nelle onde e nella bellezza della linea della riva che mi porta un senso di serenità e di unità con il mondo. Non è dunque una sorpresa il fatto che, in pensione, mio marito ed io abbiamo scelto di vivere presso una spiaggia. Il mese scorso venne a trovarci un nuovo amico F A dal Midwest. Come entrò nella nostra casa per la prima volta notò una brocca di vetro di mare che stava posata sul pianoforte. Egli ci raccontò che aveva entusiastiche memorie di fanciullezza per averle collezionate con sua mamma, e che non ne aveva più vista alcuna da qualche anno. Continuò dicendo che i vetri di mare gli ricordano la sua esperienza in F A. Si comincia increspati, sentendoci inutili e senza valore, ma gradualmente diventiamo qualcosa di più, qualcosa di meglio. Fui colpita dalla sua intuizione. Wikipedia definisce i vetri di mare come “ogni vetro che trae origine da bottiglie e stoviglie rotte o perfino rottami di barche, che sono caduti e rotolati nell’oceano per anni finché tutti i margini sono arrotondati e la limpidezza del vetro è stata consunta ed appare smerigliata”. Il vetro di mare esiste in un ambiente verso cui non ha alcun controllo, come è per noi. L’oceano è una forza della natura: così è la tossicodipendenza. Prima di F A mi sentivo come se fossi alla mercé della malattia, imprigionata nella marea delle azioni di mia figlia tossicodipendente. Non fu che quando andai in F A ed iniziai il mio percorso di recupero, che i miei “orli ruvidi” furono temperati dagli strumenti che acquisii e dalla fratellanza di altri che compresero la mia esperienza. Vi sono molte sorgenti di vetro di mare. L’oceano non fa discriminazioni fra bottiglie di soda, vasi di marmellata o parabrezza. E neppure la tossicodipendenza. Per anni mi sono sentita in colpa perché, come madre che lavora, pensavo che se soltanto fossi stata in casa più tempo, mia figlia non si sarebbe rivolta alle droghe. In F A ho imparato che la dipendenza colpisce sia in famiglie nelle quali la madre lavora sia in famiglie con la madre casalinga. Fui sollevata nel sapere che le mie scelte di vita non erano la causa della malattia. Possono occorrere dai 7 ai 10 anni, in un ambiente costante di risacca, perché frammenti di vetro diventino vetri di mare. A volte un pezzo di vetro viene sepolto nella sabbia ed il processo di levigatura si ferma finché non si dislochi altrimenti. Sto ora frequentando F A da 7 anni e, sebbene i benefici di praticare i 12 passi hanno prodotto molte trasformazioni, so di avere un lavoro in corso. Ho ancora bordi ruvidi, e sarebbe facile per me ricadere nel comportamento permissivo che mi ha difeso dal dolore, nel passato. So che per diventare la migliore “me” che posso essere, devo continuare a lavorare il programma e accettare la scomodità di cambiare i radicati comportamenti che non hanno funzionato nel passato. F A mi ha fatto rendere conto che ero resiliente e che potevo non solo sopravvivere al viaggio, ma uscirne da persona migliore. Sarò grata per sempre per la benedizione di passeggiare lungo la spiaggia. Trovare vetri di mare lungo la via rende il tutto più speciale. Maria S. (gruppo # 2056, Bradenton, FL)
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019 665 COLTIVARE LA GRATITUDINE Ci vuole tempo, ma lo sforzo è ben ricompensato Un giorno alla volta .. è questa una espressione che udiamo spesso nelle riunioni F A. Vivere il momento, abbracciare il giorno, concentrarsi su ora, non precipitarsi in avanti o guardarsi indietro. Suona abbastanza semplice, in superficie, ma mentre la nostra consapevolezza cresce attraverso il programma di F A, ci rendiamo conto che è tutt’altro che facile, ma è una battaglia che va avanti ogni giorno mentre cerchiamo di acquisire serenità nelle nostre vite. Ciascuno di noi ha bisogno di lavorare su questo e trovare la sua propria strategia, o strategie, per realizzarlo. Molte volte sembra quasi come cercare di afferrare e trattenere il mercurio. Quando noi per la prima volta trovammo F A un po’ più di otto anni fa – come la maggior parte di coloro che trovano la via per il primo incontro – vivevamo in un completo caos emotivo e psicologico, non sapendo più cosa fare dopo aver tentato di stabilizzare, gestire e controllare nostro figlio più grande e la sua lunga battaglia con la dipendenza che, come venimmo poi a sapere, durava in quel momento da oltre 10 anni. Era sprofondato nella follia, avendo perduto tutto a causa dell’eroina tranne – miracolosamente - la vita. Il concetto di condensare la nostra vita in “un giorno alla volta” e acquistare serenità non ci era potuto sembrare più lontano. Le nostre vite erano caotiche, fuori controllo e dovemmo alfine ammettere di essere impotenti. Oggi, nelle riunioni, spesso paragono il processo di imparare attraverso il programma F A ad una lenta fleboclisi. In ogni riunione, i parenti e gli amici dei dipendenti confrontano le loro capacità ed esperienze e, lentamente, offrono piccoli insegnamenti – una strategia di comportamento, una frase dalle letture, una storia da un altro membro del gruppo: tutto può inserirsi e mantenersi all’interno di noi. Occorre tempo, come un nostro caro amico canta così eloquentemente in una canzone che ha scritto sulla tossicodipendenza, ma ciascuno di noi al proprio ritmo e nel proprio modo, comincia a crescere e ad abbracciare il proprio recupero rispetto alla tossicodipendenza, malattia della famiglia. Dentro questo processo trovai una semplice strategia che mi ha permesso di abbracciare e vivere “un giorno alla volta”. Da subito, una volta che cominciammo a frequentare regolarmente le riunioni, mi misi di impegno a leggere ogni mattina con la tazza del caffè “Oggi una via migliore”, il Libro Rosso nostra risorsa vitale. Col tempo capii che ciò mi forniva un terreno per prepararmi meglio a qualsiasi cosa potesse capitare nella mia vita quel giorno – tossicodipendenza, relazioni e affari personali buoni, cattivi o fastidiosi . Capivo di essere sulla strada della ricerca della serenità, ma non proprio immediata era la meta. La mia strategia personale venne in evidenza per me in un incontro avvenuto dopo circa due anni e mezzo o tre anni da quando frequentavo le riunioni. L’argomento era quella sera la Gratitudine – un altro concetto che era stato inconcepibile quando per la prima volta arrivammo in F A. Per qualche ragione ebbi un momento di illuminazione e compresi che voler cercare le ragioni per essere grato ogni giorno della mia vita poteva aiutare il mio recupero in corso. Così provai, e questo da quella riunione mi ha aiutato ogni giorno.
E’ semplice stabilire che sono capace di condensare la mia vita in giorni singoli facendo due cose al giorno: leggere, come prima, cosa il libro “Oggi una via migliore” ogni mattina e, quando la mia testa si appoggia la sera su cuscino, ricordare quali tre cose che sono accadute quel giorno mi fanno essere grato. Questi due passi portabili, intenzionali compongono i miei giorni e, credetelo o no, perfino in una cattiva giornata posso sempre tirarmi su con tre cose per le quali essere grato. La chiave è che io devo cercarle, e rendermi conto di che cosa c’è di buono ogni giorno nella mia vita. Oggi sono grato per aver trovato Familiari Anonimi, la incredibile famiglia dei miei sostenitori in F A, che sono diventati cari amici e per aver imparato attraverso F A come vivere la mia vita un giorno alla volta. La pace sia con tutti voi; occorre tempo ma fare il percorso vale veramente la pena. Kevin & Lisa – Louisville, KY
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019 666 PEZZI DI UN CUORE INFRANTO Poesia di Katheleen D Che cosa fai con i pezzi di un cuore infranto? Li trasformi in collane e fermacarte? Come fecero con le ceneri di quello di Sant’Elena, cuore di pietra spinto dentro una montagna? O forse potresti far mettere radici ai frammenti nell’acqua di barattoli per marmellata, piantarli all’aperto, e far crescere cuori sanguinanti? Che cosa puoi fare con i frammenti di un cuore, una volta così vivo? Raccoglierli insieme a tutti gli altri pezzi rotti della tua vita- I vetri frantumati, le porcellane rotte, le schegge degli specchi della cattiva fortuna. Costruisci un mandala con i relitti, un mosaico scintillante e mistico. Sistemalo al centro del tuo giardino. Che cosa fai con un cuore che è caduto a pezzi? E’ Humpty Dumpty (1) finito di nuovo – Super colla, nastro adesivo o legatura con filo di ferro non lo metteranno di nuovo insieme. E allora cosa fare? Con una manciata di speranza appena raccolta, crea un cuore nuovo. Massaggialo gentilmente per mantenerlo soffice e duttile; non lo lasciare indurire! Altrimenti diventa fragile. Poi riempilo di nuovo con dolci ed amorevoli gentilezze. E di nuovo E di nuovo Finché esso traboccherà. (1) Personaggio di una canzoncina infantile - persona che, caduta in disgrazia, non può più riabilitarsi. Cosa che, una volta rotta, non si può più riparare.
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019 667 UN GIORNO ALLA VOLTA Un membro di F A impara dalla sua escursione sulle Alpi che nella vita non dobbiamo fare tutta la strada di colpo, e certamente non dobbiamo farla da soli. La scorsa estate mio marito ed io abbiamo avuto occasione di fare un giro a piedi attraverso le Alpi. Dieci giorni di continue salite e discese su molte cime passando attraverso Francia, Italia e Svizzera. I panorami erano magnifici, ci ricompensavano più di quanto possa mai descrivere, ma fu un lavoro duro che richiese una considerevole resistenza mentale e fisica, ogni singolo giorno. Camminavamo in un gruppo di 10 persone con una guida, ma salivamo al nostro passo, qualche volta insieme, ma spesse volte il mio andare era piuttosto solitario. Spesso mi fermavo per un momento per apprezzare il panorama, i campi di Alpenrose, il canto degli uccelli e le campane delle mucche in distanza, l’immensità del cielo, le vette delle montagne e l’aria fresca e pulita. Eppure perfino con tutta questa bellezza, vi erano momenti in cui mi sentivo sopraffatta dalla stanchezza e mi domandavo come potevo fare per portare a termine questa escursione. Ricordo un momento particolare mentre stavo salendo su una parte rocciosa scoscesa ed esposta. Era molto caldo ed ero così stanca che avrei voluto soltanto fermarmi. Non mi domandai neppure se potevo farlo in cima, ma di sicuro mi stavo chiedendo come potevo gestire la cosa quando una compagna di escursione mi raggiunse. Condivisi con lei la mia situazione ed ella era d’accordo con le mie sensazioni dicendo che anch’ella stava lottando con la stanchezza. Era una camminatrice con molta più esperienza di me in tali situazioni. Dopo una chiacchierata riposante, la mia compagna mi confidò che in questi momenti difficili trovava aiuto nell’individuare per se stessa piccoli traguardi. Mi guardò e disse: “Di sicuro possiamo andare insieme per altri 100 passi”, e così continuammo per 100 passi alla volta su per la montagna. Dopo un po’ un altro compagno arrivò e si unì a noi. Decisero di sedere e riposare un momento, ma io mi accorsi di aver recuperato energia e potei proseguire da sola. Ci incontrammo sulla vetta per festeggiare la nostra riuscita con un ben meritato pranzo! Pochi giorni dopo stavamo salendo un’altra via ripida e tortuosa ed io ero sempre sola in cammino, fermandomi per apprezzare i panorami ogni volta che mi sentivo stanca. Raggiunsi la più giovane escursionista del nostro gruppo; diciottenne, gambe lunghe, di solito piena di energia giovanile. Eppure era là, seduta su un sasso a lato del sentiero, piangendo. Confessò che le gambe le facevano così male che non poteva proseguire. Così mi sedetti vicino e la incoraggia a bere e ad alimentarsi. Parlammo per un po’ finché si calmò e poi condivisi con lei che mettere più vicine piccole mete può rendere il viaggio più abbordabile. Le domandai se poteva fare altri 100 passi con me. E quindi proseguimmo a 100 passi alla volta su per la montagna fino a che si sentì in grado di proseguire da sola. Seguì di nuovo una festa alla fine della giornata. Era una escursione con molte cime e valli sia reali che figurate. Imparai molto su me stessa lungo la via. Fu forse la cosa più straordinaria che avessi mai fatto. Non avrei potuto portare a termine questa fatica senza l’aiuto dei miei compagni e specialmente di mio marito che è sempre stato mio mentore di escursione ed una presenza costante e rassicurante. Sto ora condividendo questa storia per ricordare un’amica della fratellanza che trovai presente ad una riunione lo scorso anno, quando stavamo affrontando il 12mo passo. Ella confessò che non aveva nulla da aggiungere alla discussione in quanto si sentiva del tutto disperata. Mi
potevo sicuramente sentire in consonanza con quella sensazione essendomi trovata così poco tempo fa, quando mio figlio girava in tondo senza posa nella sua dipendenza. Ciò che mi colpì di più della sua osservazione fu la sua totale e cruda onestà. Ci voleva un enorme coraggio per condividere così apertamente il proprio senso di impotenza. E però non è forse così che inizia il viaggio per ognuno di noi? Non è quando siamo chiamati per esaminare il nostro progresso? Non è forse quando ci offriamo di percorrere quei primi “100 passi” con un membro in lotta, come qualcun altro fece con noi lungo la via? Sono 14 anni che sto sul sentiero di F A e mentre mi muovo attraverso i passi di nuovo e di nuovo, ogni volta che arrivo al 12mo passo, penso che sia meno rivolto all’azione e più all’essere: essere presente a me stessa ed a quelli in sofferenza e cercare di essere la migliore versione del mio essere onesta, ogni giorno e tutti i giorni. Sebbene i miei compagni di F A possano cambiare con il tempo, i principi di F A permangono costanti. Rimanendo sul sentiero, lavorando il programma, avvicinarsi agli altri o offrendo una mano quando è necessario un aiuto, tutti noi siamo sulla strada verso la serenità. Kathleen D
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019 668 ED IO PENSAVO Di John D Ed io pensavo che egli non capiva Egli non ha nulla che possa condividere con me La sua intera vita racchiusa entro quelle mura Ed egli non si troverà mai libero ed è stato così sin da quando è nato, la mente ed il corpo lo avrebbero sempre deluso Messo in custodia per il suo bene o è proprio in questo modo che non vediamo finché vi era un sorriso sul viso di George luce abbagliante su tale grazia insperata amore di vita abbracciata così senza vergogna Ogni momento nuovo ora mentre attraverso questo giorno cercando di ritrovare i miei pezzi, perduti lungo la via George è tuttora là, seduto nella hall, che ride proprio forte e pensavo che devo fare qualcosa ora Questo comportamento la allontana da me Ma ogni volta che provo a cambiare il suo cammino vago più lontano dal mio Mi sento così offeso dai suoi modi avventati Il controllo è un povero tentativo di salvare il mio orgoglio danneggiando la mia amata nonostante la migliore intenzione non comprendendo come e perché E così, prego che mi aiuti in questo giorno a trovare la forza, darmi le parole per dire ora che sono abbastanza debole per gridare aiuto Così forte come posso essere porto la guarigione alla gioia attraverso la sua paura e dolore Insegnami ad amare e non ostacolare Aiutami ad ascoltare con uno scopo Fammi trovare pace
E pensavo che Phil dovrebbe essere felice tutti questi doni speciali perché non poteva vederli Poi mi rammento come la mia mente afflitta una volta mi lasciò stanco e solo E Vicki parlare alle sue voci Ben diviene ansioso nella notte quieta e calma, Sally non può semplicemente ricordare Tutti noi desideriamo correre e lottare Ed io penso possiamo fare meglio il cambiamento che così occorre ed è questo che possiamo essere una volta che ci rendiamo conto che i nomi che ci sono stati dati sono le sole etichette che ci servono Ed io so che c’è per noi speranza oggi Vedendo le nostre diversità eppure scoprendo che siamo gli stessi Tutti noi abbiamo i nostri doni, speranze, cicatrici Tutti noi le nostre necessità Ed in questo pazzo mondo ti accorgerai che tenere gli altri indietro finirai con lasciare te stesso indietro Così guardati dentro, alimenta il bene che trovi Sii gentile con un altro e con te stesso per tenere al sicuro ciò che ci serve di più lo dobbiamo regalare. Ed io pensavo che egli non capiva.
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019 669 I PASSI CHE ABBIAMO SONO QUELLI CHE CI SERVONO Per quelli di noi ancora intrappolati nel circuito della disperazione, dell’inganno e del dolore che accompagna chi ha una persona cara che soffre per la malattia della tossicodipendenza, Hanukkah (1), il Ringraziamento, il Natale, o qualsiasi altra festa importante può apparire vacua e forzata. Quale gioia può esservi nelle nostre vite se il nostro caro è ancora consumato da questa terribile malattia? In che modo possiamo noi festeggiare qualsiasi evento quando la nostra esistenza è diventata così disperata e desolata? Una buona parte della risposta si trova dal Primo al Terzo Passo dei Dodici Passi di Familiari Anonimi. Nel Primo passo impariamo che la malattia del nostro caro è al di fuori del nostro controllo; che siamo completamente impotenti nei confronti delle droghe e delle vite di altre persone. Dal momento in cui siamo arrivati in F A, molti di noi sono ora penosamente consapevoli che le nostre vite erano divenute incontrollabili. In verità, è esattamente per questo motivo che siamo qui in una riunione di FA, sentendoci disperati e soli. Stiamo cercando aiuto dovunque possiamo trovarlo – ed è proprio là, nella comprensione dei membri della nostra fratellanza F A, che aprono il loro cuore e condividono la loro saggezza, esperienza e forza con noi, settimana dopo settimana. Il Secondo Passo richiede un atto di fede – dobbiamo giungere a credere che un potere più grande di noi stessi possa ricondurci alla sanità mentale. La mia vita emotiva e familiare era in tale sconquasso, quando mia moglie ed io venimmo per la prima volta in F A, che questo Passo sembrò abbastanza facile – ero pronto ad afferrarmi ad ogni filo di speranza. Non ne ero pienamente convinto fino ad allora, ma speravo fosse vero. Poi, dopo aver frequentato un certo numero di riunioni F A ed udito come il programma avesse trasformato le vite degli altri, giunsi veramente a credere che vi fosse un potere più grande di me che potesse ricomporre equilibrio e sanità mentale nella mia vita. Una volta accettato questo credo, sentii un senso di libertà e di calma. Non ero più responsabile di sorvegliare la vita del mio caro dipendente o di cercare di cambiare il suo comportamento. Quale grande sollievo nel capire che non ero responsabile e non dovevo necessariamente compiere questo compito impossibile! E come era di conforto sapere che il mio Potere Superiore si sarebbe preso cura anche di me, se coscienziosamente avessi seguito i Passi ed i principi di F A. Questo era il Terzo Passo – con la mia fiducia nel Potere Superiore fermamente in mano, non era difficile decidere di affidare la mia volontà e la mia vita alla cura del mio personale Potere Superiore e confidare che la mia vita sarebbe stata migliore, se lo avessi fatto. Una volta deciso questo diventai del tutto libero. Godevo delle benedizioni portate da ciascun giorno, un giorno alla volta. Non sprecavo più il tempo preoccupandomi di cambiare nostra figlia – con tanto aiuto da parte della nostra famiglia di F A e delle letture - smisi di permetterle tutto e la amai, semplicemente. Speravo che il suo Potere Superiore la potesse condurre verso una vita senza droghe, ma poiché non ero più responsabile di assicurare i suoi successi, potevo condurre in pace la mia vita. Per conto mio i Passi da 1 a 3 sono il fondamento del programma F A. Una volta afferratili potrei vivere una vita molto più felice. Potrei gioire di nuovo delle vacanze e della compagnia di altre persone e non vivere in costante timore di cose che non potrei controllare.
Questo non significa che gli altri Passi siano meno importanti – proprio il contrario. I Passi da 1 a 3 ci offrono la serenità e la forza di allontanarci dalla immediata follia della lunga tossicodipendenza del nostro caro (o dei suoi effetti duraturi) e di continuare il lavoro importante di auto miglioramento, fiducia e continuativo impegno, come dettato dal Quarto al Dodicesimo Passo. Il Quarto Passo, nel quale cerchiamo di fare un inventario personale e coraggioso, è una fase ulteriore del lavoro che svolgiamo per la nostra trasformazione al fine di diventare esseri umani migliori. Nel Quinto Passo sveliamo a noi stessi, a Dio, e ad un altro essere umano la natura esatta dei nostri errori. Fatto questo siamo pronti a procedere verso i Passi 6 e 7, nei quali ci prepariamo e chiediamo al nostro Potere Superiore di rimuovere i nostri difetti di carattere. Questi sono Passi difficili, che coinvolgono l’anima, ma le ricompense che danno sono incommensurabili in termini di maggiore auto comprensione ed umiltà. L’Ottavo Passo ci raccomanda di essere disposti a voler fare ammenda verso tutte le persone che abbiamo offeso ed il Nono Passo ci chiede di fare queste ammende. Questi Passi, primariamente diretti all’esterno, presentano proprie sfide. Se non abbiamo completato i Passi dal 4 al 7 e non abbiamo trovato l’umiltà e la comprensione che essi ci danno, non siamo emotivamente preparati per affrontare i Passi 8 e 9. Il Decimo Passo ci ricorda di continuare a fare il nostro inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, di ammetterlo subito. In sintesi ci dice che dobbiamo fare l’inventario del Quarto Passo in continuità, e chiedere periodicamente al nostro Potere Superiore di rimuovere i nostri difetti di carattere, sia quelli che ricompaiono sia quelli nuovi che nascono – perché tutti cambiamo sempre e soltanto con la vigilanza richiamata dal Passo 10 possiamo sperare di essere sicuri che tali cambiamenti siano positivi. Il Passo 11 ci dice che dobbiamo sempre, con la preghiera e la meditazione, lottare per raggiungere un maggiore contatto con il nostro Potere Superiore e mantenere la nostra umiltà chiedendoGli soltanto di farci conoscere la sua volontà e darci la forza di eseguirla. In altre parole: essendo giunti a credere e ad affidarci ad un nostro Potere Superiore, possiamo semplicemente ritenere tutto ciò come garantito. Come con ogni relazione importante delle nostre vite, se non ci impegniamo sempre ad alimentarle e ad approfondirle, rischiamo di perderle per inerzia. Con il Passo 12, forniti del risveglio spirituale che abbiamo ottenuto come risultato dello studio ed applicazione degli altri Passi, procediamo e portiamo questo messaggio agli altri e cerchiamo di mettere in pratica questi principi in tutto i campi della nostra vita. Avendo riportato alla sanità mentale la nostra vita nei confronti dei nostri amati dipendenti, portiamo quella stessa serenità e ordine in ogni aspetto della nostra vita, e cerchiamo di trasmettere questa utile conoscenza ad altri. A qualsiasi punto del programma siamo oggi, è sufficiente. Facciamo del nostro meglio con gli strumenti che abbiamo ottenuto. Se abbiamo completato soltanto il Primo Passo, così sia. Possiamo lasciare andare i fardelli non necessari. Se abbiamo già concluso i Passi 2 e 3, ancora meglio – possiamo porre i nostri pesi ai piedi del nostro Potere Superiore che può guidare le nostre vite in serenità e pace. Per oggi, se è questo tutto ciò che abbiamo, è più che abbastanza per essere contenti ed in pace con il mondo e con noi stessi, ed è una base solida per una crescita personale attraverso i Passi restanti. E quella è del tutto una meta raggiunta. (1) Festa ebraica della consacrazione del tempio, detta anche dei lumi.
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019 670 LE QUATTR-O FORZE COSTRUTTIVE Le 4 “P” per sopravvivere alle crisi di Dick D PAZIENZA – “Disciplina sui pensieri quando ci rendono ansiosi per il risultato”. Puoi abbassare la tua ansia NON ponendo aspettative sugli altri e nel non preoccuparti su cose che non puoi controllare, causare o curare. Vi sono 86.400 secondi in ogni giorno – usa bene ognuno di essi e goditi la VITA – vivila appieno ogni giorno. PERSISTENZA – “Continuare senza cambiare ruolo”. Ogni giorno è una nuova partenza e quindi rimani concentrato e trova un NUOVO percorso facendo una buona opera per qualcuno. Sebbene la vita non sia facile essa è comunque buona. Non essere prigioniero del tuo passato, ma architetto del tuo futuro! PERSEVERANZA – “Continuiamo ad impegnarci nonostante qualsiasi influenza, opposizione, scoraggiamento o giudizio” Puoi cambiare il tuo modo di pensare con convinzione non permettendo agli altri di metterti in un ruolo, e puoi cambiare il tuo comportamento per fare in modo che gli altri vedano come effettivamente sei. La VITA è conseguente al viaggio, non alla destinazione; così sii paziente e mantieni la direzione! Persistere è affidarsi al passato; Lasciare andare è sapere che vi è un futuro. PASSIONE – “Separiamo l’emozione dalla ragione” Devi smettere di pensare in modo logico (Cuore rispetto a Testa) e comprendere che i sentimenti “sono” e nessuno può cambiarli se non tu stesso. Trasforma la tua collera e frustrazione in amore e concentrati sulle cose più importanti e positive della tua vita. Ricorda, la felicità consiste non nell’avere quello che desideri, ma nell’apprezzare ciò che hai: quindi amore e sempre alimentarlo. SERENITA’ = ACCETTAZIONE + CORAGGIO + SAGGEZZA Nuova versione di quella contenuta a pag. 187 del libro verde chiaro “LA FRATELLANZA DI FAMILIARI ANONIMI”
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