VETRI DI MARE - Familiari Anonimi

Pagina creata da Cristian Grossi
 
CONTINUA A LEGGERE
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019                                       664
                                        VETRI DI MARE
        Tutti noi all’inizio abbiamo orli frastagliati, sbrecciati, che sono poi gradualmente levigati
dalla vita.
        Fin da quando mi posso ricordare uno dei miei passatempi preferiti era passeggiare lungo
la spiaggia. Vi è qualcosa nell’aria dell’oceano, nelle onde e nella bellezza della linea della riva che
mi porta un senso di serenità e di unità con il mondo. Non è dunque una sorpresa il fatto che, in
pensione, mio marito ed io abbiamo scelto di vivere presso una spiaggia.
       Il mese scorso venne a trovarci un nuovo amico F A dal Midwest. Come entrò nella nostra
casa per la prima volta notò una brocca di vetro di mare che stava posata sul pianoforte. Egli ci
raccontò che aveva entusiastiche memorie di fanciullezza per averle collezionate con sua mamma, e
che non ne aveva più vista alcuna da qualche anno. Continuò dicendo che i vetri di mare gli
ricordano la sua esperienza in F A. Si comincia increspati, sentendoci inutili e senza valore, ma
gradualmente diventiamo qualcosa di più, qualcosa di meglio. Fui colpita dalla sua intuizione.
       Wikipedia definisce i vetri di mare come “ogni vetro che trae origine da bottiglie e stoviglie
rotte o perfino rottami di barche, che sono caduti e rotolati nell’oceano per anni finché tutti i
margini sono arrotondati e la limpidezza del vetro è stata consunta ed appare smerigliata”.
       Il vetro di mare esiste in un ambiente verso cui non ha alcun controllo, come è per noi.
L’oceano è una forza della natura: così è la tossicodipendenza. Prima di F A mi sentivo come se
fossi alla mercé della malattia,       imprigionata nella marea delle azioni di mia figlia
tossicodipendente. Non fu che quando andai in F A ed iniziai il mio percorso di recupero, che i
miei “orli ruvidi” furono temperati dagli strumenti che acquisii e dalla fratellanza di altri che
compresero la mia esperienza.
        Vi sono molte sorgenti di vetro di mare. L’oceano non fa discriminazioni fra bottiglie di
soda, vasi di marmellata o parabrezza. E neppure la tossicodipendenza. Per anni mi sono sentita in
colpa perché, come madre che lavora, pensavo che se soltanto fossi stata in casa più tempo, mia
figlia non si sarebbe rivolta alle droghe. In F A ho imparato che la dipendenza colpisce sia in
famiglie nelle quali la madre lavora sia in famiglie con la madre casalinga. Fui sollevata nel sapere
che le mie scelte di vita non erano la causa della malattia.
       Possono occorrere dai 7 ai 10 anni, in un ambiente costante di risacca, perché frammenti di
vetro diventino vetri di mare. A volte un pezzo di vetro viene sepolto nella sabbia ed il processo di
levigatura si ferma finché non si dislochi altrimenti. Sto ora frequentando F A da 7 anni e, sebbene i
benefici di praticare i 12 passi hanno prodotto molte trasformazioni, so di avere un lavoro in corso.
Ho ancora bordi ruvidi, e sarebbe facile per me ricadere nel comportamento permissivo che mi ha
difeso dal dolore, nel passato. So che per diventare la migliore “me” che posso essere, devo
continuare a lavorare il programma e accettare la scomodità di cambiare i radicati comportamenti
che non hanno funzionato nel passato. F A mi ha fatto rendere conto che ero resiliente e che potevo
non solo sopravvivere al viaggio, ma uscirne da persona migliore.
       Sarò grata per sempre per la benedizione di passeggiare lungo la spiaggia. Trovare vetri di
mare lungo la via rende il tutto più speciale.
Maria S. (gruppo # 2056, Bradenton, FL)
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019                                665

                             COLTIVARE LA GRATITUDINE
                      Ci vuole tempo, ma lo sforzo è ben ricompensato
        Un giorno alla volta .. è questa una espressione che udiamo spesso nelle riunioni F A. Vivere
il momento, abbracciare il giorno, concentrarsi su ora, non precipitarsi in avanti o guardarsi
indietro. Suona abbastanza semplice, in superficie, ma mentre la nostra consapevolezza cresce
attraverso il programma di F A, ci rendiamo conto che è tutt’altro che facile, ma è una battaglia che
va avanti ogni giorno mentre cerchiamo di acquisire serenità nelle nostre vite. Ciascuno di noi ha
bisogno di lavorare su questo e trovare la sua propria strategia, o strategie, per realizzarlo. Molte
volte sembra quasi come cercare di afferrare e trattenere il mercurio.
        Quando noi per la prima volta trovammo F A un po’ più di otto anni fa – come la maggior
parte di coloro che trovano la via per il primo incontro – vivevamo in un completo caos emotivo e
psicologico, non sapendo più cosa fare dopo aver tentato di stabilizzare, gestire e controllare nostro
figlio più grande e la sua lunga battaglia con la dipendenza che, come venimmo poi a sapere, durava
in quel momento da oltre 10 anni. Era sprofondato nella follia, avendo perduto tutto a causa
dell’eroina tranne – miracolosamente - la vita.
       Il concetto di condensare la nostra vita in “un giorno alla volta” e acquistare serenità non ci
era potuto sembrare più lontano. Le nostre vite erano caotiche, fuori controllo e dovemmo alfine
ammettere di essere impotenti.
        Oggi, nelle riunioni, spesso paragono il processo di imparare attraverso il programma F A
ad una lenta fleboclisi. In ogni riunione, i parenti e gli amici dei dipendenti confrontano le loro
capacità ed esperienze e, lentamente, offrono piccoli insegnamenti – una strategia di
comportamento, una frase dalle letture, una storia da un altro membro del gruppo: tutto può
inserirsi e mantenersi all’interno di noi. Occorre tempo, come un nostro caro amico canta così
eloquentemente in una canzone che ha scritto sulla tossicodipendenza, ma ciascuno di noi al
proprio ritmo e nel proprio modo, comincia a crescere e ad abbracciare il proprio recupero rispetto
alla tossicodipendenza, malattia della famiglia.
        Dentro questo processo trovai una semplice strategia che mi ha permesso di abbracciare e
vivere “un giorno alla volta”. Da subito, una volta che cominciammo a frequentare regolarmente le
riunioni, mi misi di impegno a leggere ogni mattina con la tazza del caffè “Oggi una via migliore”,
il Libro Rosso nostra risorsa vitale. Col tempo capii che ciò mi forniva un terreno per prepararmi
meglio a qualsiasi cosa potesse capitare nella mia vita quel giorno – tossicodipendenza, relazioni e
affari personali buoni, cattivi o fastidiosi . Capivo di essere sulla strada della ricerca della serenità,
ma non proprio immediata era la meta.
       La mia strategia personale venne in evidenza per me in un incontro avvenuto dopo circa due
anni e mezzo o tre anni da quando frequentavo le riunioni. L’argomento era quella sera la
Gratitudine – un altro concetto che era stato inconcepibile quando per la prima volta arrivammo in F
A. Per qualche ragione ebbi un momento di illuminazione e compresi che voler cercare le ragioni
per essere grato ogni giorno della mia vita poteva aiutare il mio recupero in corso. Così provai, e
questo da quella riunione mi ha aiutato ogni giorno.
E’ semplice stabilire che sono capace di condensare la mia vita in giorni singoli facendo due
cose al giorno: leggere, come prima, cosa il libro “Oggi una via migliore” ogni mattina e, quando la
mia testa si appoggia la sera su cuscino, ricordare quali tre cose che sono accadute quel giorno mi
fanno essere grato. Questi due passi portabili, intenzionali compongono i miei giorni e, credetelo o
no, perfino in una cattiva giornata posso sempre tirarmi su con tre cose per le quali essere grato. La
chiave è che io devo cercarle, e rendermi conto di che cosa c’è di buono ogni giorno nella mia vita.
        Oggi sono grato per aver trovato Familiari Anonimi, la incredibile famiglia dei miei
sostenitori in F A, che sono diventati cari amici e per aver imparato attraverso F A come vivere la
mia vita un giorno alla volta. La pace sia con tutti voi; occorre tempo ma fare il percorso vale
veramente la pena.
Kevin & Lisa – Louisville, KY
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019                            666

                         PEZZI DI UN CUORE INFRANTO
Poesia di Katheleen D

Che cosa fai con i pezzi di un cuore infranto?
Li trasformi in collane e fermacarte?
Come fecero con le ceneri di quello di Sant’Elena, cuore di pietra spinto dentro una
montagna?
O forse potresti far mettere radici ai frammenti nell’acqua di barattoli per marmellata,
piantarli all’aperto, e far crescere cuori sanguinanti?
Che cosa puoi fare con i frammenti di un cuore, una volta così vivo?
Raccoglierli insieme a tutti gli altri pezzi rotti della tua vita-
I vetri frantumati, le porcellane rotte, le schegge degli specchi della cattiva fortuna.
Costruisci un mandala con i relitti,
un mosaico scintillante e mistico.
Sistemalo al centro del tuo giardino.
Che cosa fai con un cuore che è caduto a pezzi?
E’ Humpty Dumpty (1) finito di nuovo –
Super colla, nastro adesivo o legatura con filo di ferro non lo metteranno di nuovo
insieme.
E allora cosa fare?
Con una manciata di speranza appena raccolta, crea un cuore nuovo.
Massaggialo gentilmente per mantenerlo soffice e duttile;
non lo lasciare indurire! Altrimenti diventa fragile.
Poi riempilo di nuovo con dolci ed amorevoli gentilezze.
E di nuovo
E di nuovo
Finché esso traboccherà.
   (1) Personaggio di una canzoncina infantile - persona che, caduta in disgrazia, non può più
       riabilitarsi. Cosa che, una volta rotta, non si può più riparare.
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019                                 667

                                UN GIORNO ALLA VOLTA
Un membro di F A impara dalla sua escursione sulle Alpi che nella vita non dobbiamo fare tutta la
strada di colpo, e certamente non dobbiamo farla da soli.
        La scorsa estate mio marito ed io abbiamo avuto occasione di fare un giro a piedi attraverso
le Alpi. Dieci giorni di continue salite e discese su molte cime passando attraverso Francia, Italia e
Svizzera. I panorami erano magnifici, ci ricompensavano più di quanto possa mai descrivere, ma fu
un lavoro duro che richiese una considerevole resistenza mentale e fisica, ogni singolo giorno.
       Camminavamo in un gruppo di 10 persone con una guida, ma salivamo al nostro passo,
qualche volta insieme, ma spesse volte il mio andare era piuttosto solitario. Spesso mi fermavo per
un momento per apprezzare il panorama, i campi di Alpenrose, il canto degli uccelli e le campane
delle mucche in distanza, l’immensità del cielo, le vette delle montagne e l’aria fresca e pulita.
Eppure perfino con tutta questa bellezza, vi erano momenti in cui mi sentivo sopraffatta dalla
stanchezza e mi domandavo come potevo fare per portare a termine questa escursione.
       Ricordo un momento particolare mentre stavo salendo su una parte rocciosa scoscesa ed
esposta. Era molto caldo ed ero così stanca che avrei voluto soltanto fermarmi. Non mi domandai
neppure se potevo farlo in cima, ma di sicuro mi stavo chiedendo come potevo gestire la cosa
quando una compagna di escursione mi raggiunse. Condivisi con lei la mia situazione ed ella era
d’accordo con le mie sensazioni dicendo che anch’ella stava lottando con la stanchezza. Era una
camminatrice con molta più esperienza di me in tali situazioni.
         Dopo una chiacchierata riposante, la mia compagna mi confidò che in questi momenti
difficili trovava aiuto nell’individuare per se stessa piccoli traguardi. Mi guardò e disse: “Di sicuro
possiamo andare insieme per altri 100 passi”, e così continuammo per 100 passi alla volta su per la
montagna. Dopo un po’ un altro compagno arrivò e si unì a noi. Decisero di sedere e riposare un
momento, ma io mi accorsi di aver recuperato energia e potei proseguire da sola. Ci incontrammo
sulla vetta per festeggiare la nostra riuscita con un ben meritato pranzo!
       Pochi giorni dopo stavamo salendo un’altra via ripida e tortuosa ed io ero sempre sola in
cammino, fermandomi per apprezzare i panorami ogni volta che mi sentivo stanca. Raggiunsi la più
giovane escursionista del nostro gruppo; diciottenne, gambe lunghe, di solito piena di energia
giovanile. Eppure era là, seduta su un sasso a lato del sentiero, piangendo. Confessò che le gambe le
facevano così male che non poteva proseguire. Così mi sedetti vicino e la incoraggia a bere e ad
alimentarsi. Parlammo per un po’ finché si calmò e poi condivisi con lei che mettere più vicine
piccole mete può rendere il viaggio più abbordabile. Le domandai se poteva fare altri 100 passi con
me. E quindi proseguimmo a 100 passi alla volta su per la montagna fino a che si sentì in grado di
proseguire da sola. Seguì di nuovo una festa alla fine della giornata.
       Era una escursione con molte cime e valli sia reali che figurate. Imparai molto su me stessa
lungo la via. Fu forse la cosa più straordinaria che avessi mai fatto. Non avrei potuto portare a
termine questa fatica senza l’aiuto dei miei compagni e specialmente di mio marito che è sempre
stato mio mentore di escursione ed una presenza costante e rassicurante.
       Sto ora condividendo questa storia per ricordare un’amica della fratellanza che trovai
presente ad una riunione lo scorso anno, quando stavamo affrontando il 12mo passo. Ella confessò
che non aveva nulla da aggiungere alla discussione in quanto si sentiva del tutto disperata. Mi
potevo sicuramente sentire in consonanza con quella sensazione essendomi trovata così poco tempo
fa, quando mio figlio girava in tondo senza posa nella sua dipendenza.
        Ciò che mi colpì di più della sua osservazione fu la sua totale e cruda onestà. Ci voleva un
enorme coraggio per condividere così apertamente il proprio senso di impotenza. E però non è forse
così che inizia il viaggio per ognuno di noi? Non è quando siamo chiamati per esaminare il nostro
progresso? Non è forse quando ci offriamo di percorrere quei primi “100 passi” con un membro in
lotta, come qualcun altro fece con noi lungo la via?
        Sono 14 anni che sto sul sentiero di F A e mentre mi muovo attraverso i passi di nuovo e di
nuovo, ogni volta che arrivo al 12mo passo, penso che sia meno rivolto all’azione e più all’essere:
essere presente a me stessa ed a quelli in sofferenza e cercare di essere la migliore versione del mio
essere onesta, ogni giorno e tutti i giorni. Sebbene i miei compagni di F A possano cambiare con il
tempo, i principi di F A permangono costanti. Rimanendo sul sentiero, lavorando il programma,
avvicinarsi agli altri o offrendo una mano quando è necessario un aiuto, tutti noi siamo sulla strada
verso la serenità.
Kathleen D
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019           668

                                    ED IO PENSAVO

Di John D
Ed io pensavo che egli non capiva
Egli non ha nulla che possa condividere con me
La sua intera vita racchiusa entro quelle mura
Ed egli non si troverà mai libero
ed è stato così sin da quando è nato,
la mente ed il corpo lo avrebbero sempre deluso
Messo in custodia per il suo bene
o è proprio in questo modo che non vediamo

finché vi era un sorriso sul viso di George
luce abbagliante su tale grazia insperata
amore di vita abbracciata così senza vergogna
Ogni momento nuovo
ora mentre attraverso questo giorno
cercando di ritrovare i miei pezzi, perduti lungo
la via
George è tuttora là, seduto nella hall,
che ride proprio forte

e pensavo che devo fare qualcosa ora
Questo comportamento la allontana da me
Ma ogni volta che provo a cambiare il suo cammino
vago più lontano dal mio
Mi sento così offeso dai suoi modi avventati
Il controllo è un povero tentativo di salvare il mio orgoglio
danneggiando la mia amata nonostante la migliore
intenzione
non comprendendo come e perché

E così, prego che mi aiuti in questo giorno
a trovare la forza, darmi le parole per
dire
ora che sono abbastanza debole per gridare aiuto
Così forte come posso essere
porto la guarigione alla gioia attraverso la sua paura e dolore
Insegnami ad amare e non ostacolare
Aiutami ad ascoltare con uno scopo
Fammi trovare pace
E pensavo che Phil dovrebbe essere felice
tutti questi doni speciali perché non poteva vederli
Poi mi rammento come la mia mente afflitta
una volta mi lasciò stanco e solo
E Vicki parlare alle sue voci
Ben diviene ansioso nella notte quieta e calma,
Sally non può semplicemente ricordare
Tutti noi desideriamo correre e lottare
Ed io penso possiamo fare meglio
il cambiamento che così occorre ed è questo che possiamo essere
una volta che ci rendiamo conto che i nomi che ci sono stati dati
sono le sole etichette che ci servono

Ed io so che c’è per noi speranza oggi
Vedendo le nostre diversità eppure scoprendo che siamo
gli stessi
Tutti noi abbiamo i nostri doni, speranze, cicatrici
Tutti noi le nostre necessità
Ed in questo pazzo mondo ti accorgerai
che tenere gli altri indietro finirai con lasciare te stesso
indietro
Così guardati dentro, alimenta il bene che trovi
Sii gentile con un altro e con te stesso
per tenere al sicuro ciò che ci serve di più
lo dobbiamo regalare.
Ed io pensavo che egli non capiva.
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019                           669

          I PASSI CHE ABBIAMO SONO QUELLI CHE CI SERVONO
         Per quelli di noi ancora intrappolati nel circuito della disperazione, dell’inganno e del dolore
che accompagna chi ha una persona cara che soffre per la malattia della tossicodipendenza,
Hanukkah (1), il Ringraziamento, il Natale, o qualsiasi altra festa importante può apparire vacua e
forzata. Quale gioia può esservi nelle nostre vite se il nostro caro è ancora consumato da questa
terribile malattia? In che modo possiamo noi festeggiare qualsiasi evento quando la nostra esistenza
è diventata così disperata e desolata?
       Una buona parte della risposta si trova dal Primo al Terzo Passo dei Dodici Passi di
Familiari Anonimi. Nel Primo passo impariamo che la malattia del nostro caro è al di fuori del
nostro controllo; che siamo completamente impotenti nei confronti delle droghe e delle vite di altre
persone. Dal momento in cui siamo arrivati in F A, molti di noi sono ora penosamente consapevoli
che le nostre vite erano divenute incontrollabili. In verità, è esattamente per questo motivo che
siamo qui in una riunione di FA, sentendoci disperati e soli. Stiamo cercando aiuto dovunque
possiamo trovarlo – ed è proprio là, nella comprensione dei membri della nostra fratellanza F A, che
aprono il loro cuore e condividono la loro saggezza, esperienza e forza con noi, settimana dopo
settimana.
       Il Secondo Passo richiede un atto di fede – dobbiamo giungere a credere che un potere più
grande di noi stessi possa ricondurci alla sanità mentale. La mia vita emotiva e familiare era in tale
sconquasso, quando mia moglie ed io venimmo per la prima volta in F A, che questo Passo sembrò
abbastanza facile – ero pronto ad afferrarmi ad ogni filo di speranza. Non ne ero pienamente
convinto fino ad allora, ma speravo fosse vero. Poi, dopo aver frequentato un certo numero di
riunioni F A ed udito come il programma avesse trasformato le vite degli altri, giunsi veramente a
credere che vi fosse un potere più grande di me che potesse ricomporre equilibrio e sanità mentale
nella mia vita.
       Una volta accettato questo credo, sentii un senso di libertà e di calma. Non ero più
responsabile di sorvegliare la vita del mio caro dipendente o di cercare di cambiare il suo
comportamento. Quale grande sollievo nel capire che non ero responsabile e non dovevo
necessariamente compiere questo compito impossibile!
        E come era di conforto sapere che il mio Potere Superiore si sarebbe preso cura anche di me,
se coscienziosamente avessi seguito i Passi ed i principi di F A. Questo era il Terzo Passo – con la
mia fiducia nel Potere Superiore fermamente in mano, non era difficile decidere di affidare la mia
volontà e la mia vita alla cura del mio personale Potere Superiore e confidare che la mia vita
sarebbe stata migliore, se lo avessi fatto. Una volta deciso questo diventai del tutto libero. Godevo
delle benedizioni portate da ciascun giorno, un giorno alla volta.
       Non sprecavo più il tempo preoccupandomi di cambiare nostra figlia – con tanto aiuto da
parte della nostra famiglia di F A e delle letture - smisi di permetterle tutto e la amai,
semplicemente. Speravo che il suo Potere Superiore la potesse condurre verso una vita senza
droghe, ma poiché non ero più responsabile di assicurare i suoi successi, potevo condurre in pace la
mia vita.
        Per conto mio i Passi da 1 a 3 sono il fondamento del programma F A. Una volta afferratili
potrei vivere una vita molto più felice. Potrei gioire di nuovo delle vacanze e della compagnia di
altre persone e non vivere in costante timore di cose che non potrei controllare.
Questo non significa che gli altri Passi siano meno importanti – proprio il contrario. I Passi
da 1 a 3 ci offrono la serenità e la forza di allontanarci dalla immediata follia della lunga
tossicodipendenza del nostro caro (o dei suoi effetti duraturi) e di continuare il lavoro importante di
auto miglioramento, fiducia e continuativo impegno, come dettato dal Quarto al Dodicesimo Passo.
         Il Quarto Passo, nel quale cerchiamo di fare un inventario personale e coraggioso, è una fase
ulteriore del lavoro che svolgiamo per la nostra trasformazione al fine di diventare esseri umani
migliori. Nel Quinto Passo sveliamo a noi stessi, a Dio, e ad un altro essere umano la natura esatta
dei nostri errori. Fatto questo siamo pronti a procedere verso i Passi 6 e 7, nei quali ci prepariamo e
chiediamo al nostro Potere Superiore di rimuovere i nostri difetti di carattere. Questi sono Passi
difficili, che coinvolgono l’anima, ma le ricompense che danno sono incommensurabili in termini di
maggiore auto comprensione ed umiltà.
        L’Ottavo Passo ci raccomanda di essere disposti a voler fare ammenda verso tutte le persone
che abbiamo offeso ed il Nono Passo ci chiede di fare queste ammende. Questi Passi,
primariamente diretti all’esterno, presentano proprie sfide. Se non abbiamo completato i Passi dal
4 al 7 e non abbiamo trovato l’umiltà e la comprensione che essi ci danno, non siamo emotivamente
preparati per affrontare i Passi 8 e 9.
        Il Decimo Passo ci ricorda di continuare a fare il nostro inventario personale e, quando ci
siamo trovati in torto, di ammetterlo subito. In sintesi ci dice che dobbiamo fare l’inventario del
Quarto Passo in continuità, e chiedere periodicamente al nostro Potere Superiore di rimuovere i
nostri difetti di carattere, sia quelli che ricompaiono sia quelli nuovi che nascono – perché tutti
cambiamo sempre e soltanto con la vigilanza richiamata dal Passo 10 possiamo sperare di essere
sicuri che tali cambiamenti siano positivi.
        Il Passo 11 ci dice che dobbiamo sempre, con la preghiera e la meditazione, lottare per
raggiungere un maggiore contatto con il nostro Potere Superiore e mantenere la nostra umiltà
chiedendoGli soltanto di farci conoscere la sua volontà e darci la forza di eseguirla. In altre parole:
essendo giunti a credere e ad affidarci ad un nostro Potere Superiore, possiamo semplicemente
ritenere tutto ciò come garantito. Come con ogni relazione importante delle nostre vite, se non ci
impegniamo sempre ad alimentarle e ad approfondirle, rischiamo di perderle per inerzia.
        Con il Passo 12, forniti del risveglio spirituale che abbiamo ottenuto come risultato dello
studio ed applicazione degli altri Passi, procediamo e portiamo questo messaggio agli altri e
cerchiamo di mettere in pratica questi principi in tutto i campi della nostra vita. Avendo riportato
alla sanità mentale la nostra vita nei confronti dei nostri amati dipendenti, portiamo quella stessa
serenità e ordine in ogni aspetto della nostra vita, e cerchiamo di trasmettere questa utile
conoscenza ad altri.
        A qualsiasi punto del programma siamo oggi, è sufficiente. Facciamo del nostro meglio con
gli strumenti che abbiamo ottenuto. Se abbiamo completato soltanto il Primo Passo, così sia.
Possiamo lasciare andare i fardelli non necessari. Se abbiamo già concluso i Passi 2 e 3, ancora
meglio – possiamo porre i nostri pesi ai piedi del nostro Potere Superiore che può guidare le nostre
vite in serenità e pace.
        Per oggi, se è questo tutto ciò che abbiamo, è più che abbastanza per essere contenti ed in
pace con il mondo e con noi stessi, ed è una base solida per una crescita personale attraverso i Passi
restanti. E quella è del tutto una meta raggiunta.
    (1) Festa ebraica della consacrazione del tempio, detta anche dei lumi.
Dal Giornalino dei Dodici Passi – Ottobre/Dicembre 2019                  670

                      LE QUATTR-O FORZE COSTRUTTIVE
Le 4 “P” per sopravvivere alle crisi
di Dick D
PAZIENZA – “Disciplina sui pensieri quando ci rendono ansiosi per il risultato”.
Puoi abbassare la tua ansia NON ponendo aspettative sugli altri e nel non
preoccuparti su cose che non puoi controllare, causare o curare. Vi sono 86.400
secondi in ogni giorno – usa bene ognuno di essi e goditi la VITA – vivila appieno
ogni giorno.
PERSISTENZA – “Continuare senza cambiare ruolo”.
Ogni giorno è una nuova partenza e quindi rimani concentrato e trova un NUOVO
percorso facendo una buona opera per qualcuno. Sebbene la vita non sia facile essa è
comunque buona. Non essere prigioniero del tuo passato, ma architetto del tuo
futuro!
PERSEVERANZA – “Continuiamo ad impegnarci nonostante qualsiasi influenza,
opposizione, scoraggiamento o giudizio”
 Puoi cambiare il tuo modo di pensare con convinzione non permettendo agli altri di
metterti in un ruolo, e puoi cambiare il tuo comportamento per fare in modo che gli
altri vedano come effettivamente sei. La VITA è conseguente al viaggio, non alla
destinazione; così sii paziente e mantieni la direzione!
Persistere è affidarsi al passato;
Lasciare andare è sapere che vi è un futuro.
PASSIONE – “Separiamo l’emozione dalla ragione”
Devi smettere di pensare in modo logico (Cuore rispetto a Testa) e comprendere che i
sentimenti “sono” e nessuno può cambiarli se non tu stesso. Trasforma la tua collera e
frustrazione in amore e concentrati sulle cose più importanti e positive della tua vita.
Ricorda, la felicità consiste non nell’avere quello che desideri, ma nell’apprezzare ciò
che hai: quindi amore e sempre alimentarlo.

SERENITA’ = ACCETTAZIONE + CORAGGIO + SAGGEZZA

Nuova versione di quella contenuta a pag. 187 del libro verde chiaro “LA
FRATELLANZA DI FAMILIARI ANONIMI”
Puoi anche leggere