Urban Bike Messenger: i pony express in bicicletta di Milano

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Urban Bike Messenger: i pony express in bicicletta di Milano
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 Urban Bike Messenger: i pony
 express in bicicletta di Milano
 A New York sono già all’opera da 50 anni, a
 Milano sono una novità assoluta. Sono gli
 Urban Bike Messengers, i pony express in
 bicicletta: pratici, veloci, ma soprattutto
 ecologici. Un nuovo modo di pensare la
 mobilità, specialmente in vista di un Expo
 “green”
 di Sarah Piglia - 07/07/2009

                           Roberto Peia e i suoi due soci, Luca Pietra e
 Andrea Vulpio, hanno avuto una grande idea, anzi l’hanno presa
 dall’estero. Hanno messo insieme un’azienda di pony express in bicicletta.
 Una grande idea ecologica che si sta anche rivelando un’interessante
 avventura imprenditoriale, con molte potenzialità

 Innanzitutto, che cosa fate esattamente? Che cos’è Urban Bike
Urban Bike Messenger: i pony express in bicicletta di Milano
Messenger?

Urban Bike Messenger è la prima azienda di Pony Express in bicicletta in
Italia. Invece dei “tradizionali” motorini noi consegniamo pacchi, pacchetti
buste e quant’altro con le bici.

Come vi è venuta questa idea? In quanti siete impegnati in questa
iniziativa?

L’idea originale non è nostra, abbiamo copiato una cosa che c’è in
tantissime altre parti del mondo: a New York gli urban bike messangers ci
sono da 50 anni ma anche a Londra, Bupadest e Praga. Solo noi a Milano
abbiamo i pony express che usano i motorini.

Al momento siamo tre soci, ma da quando abbiamo messo online il nostro
sito e la sezione “pedala con noi”, possiamo contare su 350 ragazzi
disponibili, in teoria potremmo prendere anche delle commesse
abbastanza grandi. Proprio per questo ci siamo anche proposti a Expo e al
Comune di Milano: se davvero vogliono fare un’esposizione su e per
l’ambiente, l’ideale sarebbe che da qui al 2015 tutte le loro spedizioni e
comunicazioni venissero fatte su biciclette invece che con i motorini.

Alcuni di questi ragazzi poi sono già stati contattati perché di recente
abbiamo siglato una serie di contratti importanti con alcune società: siamo
in una fase di espansione, segno dell’interesse crescente che c’è per il
nostro tipo di servizio.

Che vantaggi ci sono a scegliere un servizio come il vostro
piuttosto che “il tradizionale” pony express?

Innanzitutto il nostro è un servizio ecologico. A Milano, in cui gli
inquinanti sono sempre sopra i livelli di guardia, mi permetto di dire che
facciamo anche un servizio alla città. Un pony in bicicletta sostituisce un
furgone.

Davvero? Voi potete consegnare anche i pacchi grandi e
ingombranti? Come fate?

Noi tendenzialmente prendiamo pacchi anche grandi, che stiano però
nelle borse speciali che abbiamo in spalla (foto sotto). Però siccome
vogliamo continuare a crescere ed espanderci, ci siamo dotati di bici
cargo: abbiamo dei Bukfiets, che sono dei “cassoni” che si mettono davanti
alla bicicletta, nati in Nord Europa per portare i bambini. E poi abbiamo le
Yuba, che sono delle bici a doppio telaio con un portapacchi molto grande,
Urban Bike Messenger: i pony express in bicicletta di Milano
studiate in Africa per portare i sacchi di caffè dai campi ai luoghi di
torrefazione.

Il 90% del nostro business rimane lettere, biglietti, pacchetti, dvd…

Quali sono i tempi e i costi delle consegne?

Per quanto riguarda i costi possiamo dirci assolutamente in linea con i
prezzi del pony express tradizionale, anzi per alcuni tipi di servizio siamo
anche più economici. Ovviamente come per tutti gli “spedizionieri”,
abbonarsi ai nostri servizi, permette di averli a prezzo scontato, rispetto
alla singola consegna.

In termini di tempi invece, all’interno del centro storico, siamo nettamente
più veloci dei motorini. Il motorino spesso è in coda, noi non ci fermiamo
mai: se c’è un ingorgo, si scende dalla bici, si prosegue sul marciapiede e
si rientra in strada 50 metri più avanti.

Ci sono tratte che noi possiamo fare comodamente. Vi faccio un esempio
semplice: se devo andare da Via Torino a Via Tortona, una volta che
raggiungo Porta Genova, mi carico la bici in spalla, attraverso la ferrovia
con il ponte a scale e mi ritrovo dall’altro lato in pochissimi minuti. Un
furgone o un motorino invece devono fare un giro molto più largo, che
comporta tempi più lunghi.

Milano è una città molto pericolosa per le due ruote, come vi
trovate voi in bicicletta in mezzo al traffico?

Allora è vero che Milano non è per niente bike-friendly, anzi. Ci sono pavè,
rotaie, automobilisti disattenti e soprattutto mancano le piste ciclabili.
Diciamo che con l’occhio sempre ben aperto e un po’ di abitudine si riesce
a tagliare le rotaie senza cadere o ammortizzare il pavè.

Incidenti?

Giusto settimana scorsa un anziano mi ha preso dentro il Viale Campagna
e mi ha fatto cadere. In realtà finora c’è sempre andata molto bene.

E’ vero che Milano non è attrezzata per i ciclisti, ma sempre più gente
utilizza la bicicletta: io lo vedo ogni giorno. Comunque il ciclista deve
prendersi gli spazi, perché la strada è di tutti. Purtroppo in Italia manca il
senso civico, cosa che in altri paesi invece c’è. C’è anche più rispetto per
quelli che sono gli utenti deboli della strada: oltre alla bici, i pedoni e le
donne con i passeggini.
Urban Bike Messenger: i pony express in bicicletta di Milano
Da quando avete iniziato la vostra attività, quanti clienti avete,
quanti siete riusciti a “convertire” a questo metodo di consegne?

Da ottobre dell’anno scorso siamo arrivati a 50 clienti fissi. Tutti più o
meno hanno scelto la nostra azienda per ragioni ecologiche. Addirittura
una società americana che serviamo ha l’obbligo di redigere un bilancio
“ecologico", e il nostro servizio rientra perfettamente nel loro progetto.La
maggioranza dei nostri clienti comunque è italiana.

Acrobazie strane per fare più in fretta ne fate? Passaggi dietro ai
tram o salti sui tetti delle macchine?

Diciamo che spesso fai delle cose abbastanza acrobatiche, per lo più
zigzagare tra le macchine. Ogni tanto sfrutto gli autobus, ma per pochi
metri perché è effettivamente pericoloso.

Una domanda più da ciclista che più che da pony Express, come
vedi l’iniziativa del BikeMi?

Finalmente è arrivato anche a Milano questo servizio. Partito tra difficoltà
enormi e soprattutto nel periodo sbagliato, in autunno inoltrato. Però
considerando anche le simili esperienze di Parigi, Lione e Barcellona, ben
vengano iniziative di questo tipo: più bici ci sono in giro e meglio è.

Per sfruttare al massimo un servizio di questo genere, il problema della
mancanza di piste ciclabili e di una città più bike-friendly è evidente. La
gente, secondo me, fa ancora fatica a usare BikeMi perché ha paura.

Siccome la bicicletta è anche il tuo mestiere, come lo vedi un
codice della strada anche per i ciclisti

Sempre nella logica della protezione dell’utente debole, qual è il ciclista,
sono favorevole a delle forme di tutela.

E magari a qualche obbligo, come per esempio non pedalare sul
marciapiede?

Senz’altro, sono favorevole. Per quanto riguarda iniziative più istituzionale
si potrebbero istituire delle zone di traffico a 30 all’ora o addirittura zone
riservate solo al passaggio di pedoni e biciclette. Non pretendo certo di
fare come a Portland negli Stati Uniti, che è una città più a misura di bici
che di automobile.
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Si potrebbero agevolare di più le persone all’uso di questo mezzo: una bici
in più è una persona in meno in macchina.

Con il decreto sicurezza sono state introdotte delle norme di
comportamento per ciclisti, ma sono allucinanti. Si paragona il ciclista ad
un utente della strada pesante. Togliere punti dalla patente per delle
infrazioni commesse in bici, come per esempio andare sul marciapiede,
quando poi le auto sfrecciano sui viali a velocità ben superiori a quelle
consentite non ha molto senso.

Da donna non posso che chiedere, avete una Urban Bike
Messangers in gonnella?

In realtà tra i nostri soci fondatori c’è una ragazza, che però non pedala
ma si occupa della gestione del sito. E’ comunque una ciclista d’assalto.

Per saperne di più http://www.urbanbm.it/
Tags: trasporti pubblici

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