UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA

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UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA

      Corso per Operatori di Pastorale Giovanile
          promosso dall’UPS in collaborazione
    con il Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile

L’EDUCAZIONE:
UNA SCOMMESSA SUI GIOVANI

STUDENTE: ANACLETO ANTONINI (MATR. 15849 T)

DOCENTE: PROF. JOSÉ LUIS MORAL
FOLIGNO 2007

                                           SOMMARIO

INTRODUZIONE.............................................................................................3

I. CONOSCERE LA REALTÀ GIOVANILE..............................................................6

II. I GIOVANI E LA FEDE...............................................................................12

III. PROPOSTE EDUCATIVE...........................................................................19

CONCLUSIONE............................................................................................25

BIBLIOGRAFIA............................................................................................26

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INTRODUZIONE

       La meta di questo elaborato è di comprendere come

l’educazione integrale del giovane fondata sulla fede in Gesù Cristo

dovrebbe orientare e caratterizzare l’uomo in ogni sua dimensione.

       È terminato il tempo di parlare solo e sempre dei giovani

come realtà sconosciuta e teorica. Occorre ripensare, seriamente, la

missione ricevuta dal Signore di andare incontro a coloro che

hanno bisogno di essere amati, educati ed evangelizzati, in

particolare ai giovani che si avviano nel mondo del lavoro e a quelli

che non sanno trovare un senso alla propria vita.

       Noi abbiamo l’impegno di:

   essere una Chiesa che “scommette” sui giovani nel senso che non si
   defila dalle loro problematiche, ma anzi le assume con generosità.
   Non si tratta di fare cose “per” loro, ma di avere il coraggio di
   confrontarsi “con” loro. C’è bisogno di comunità che sappiano, senza
   paura, aprirsi alle nuove generazioni, dando voce ai giovani nei

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consigli pastorali e ovunque. Far crescere il protagonismo dei giovani
    nelle comunità è un’efficace via di rinnovamento delle comunità
    stesse1.

        Ho sviluppato tale argomento in tre tappe. Nel primo

capitolo per argomentare sul mondo giovanile è importante

conoscere la realtà. Da ciò si comprende il senso del secondo

capitolo che si sofferma, infatti, sulle problematiche caratterizzanti

i giovani: solo conoscendoli a fondo in tutte le dimensioni è

possibile creare dei progetti attraenti, coinvolgenti, utili e

realizzabili per essi. Nel terso capitolo metto in evidenza alcune

proposte educative per la crescita spirituale e valoriale dei giovani

ma anche di confronto nel territorio con quei loro coetanei che

fanno un po’ fatica a varcare le soglie delle nostre realtà ecclesiali.

        Per il mio elaborato ho utilizzato il materiale proposto

durante il corso di operatore di pastorale giovanile come pure la

nutrita bibliografia di studi esposta dai docenti.

        Ringrazio tutti i docenti, in particolar modo don Josè Luis

Moral, per la possibilità offertami per definire, attraverso una

metodologia, gli elementi essenziali per un’educazione alla fede dei

giovani che mira a mete alte per la vita, cercando di scoprire

sempre di più che gli stessi giovani sono una grande risorsa e non

un disagio, un problema per una comunità sia ecclesiale che civile.
1
 CONFERENZA EPISCOPALE UMBRA, Le Chiese in Umbria e i Giovani, EDB, Bologna
2002, p. 11.

                                                                          4
Ancora Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore
    grande, capaci di fare spazio a Lui nella loro vita per essere protagonisti
    della Nuova Alleanza. Per accogliere una proposta affascinante come
    quella che ci fa Gesù, per stringere Alleanza con Lui, occorre essere
    giovani interiormente, capaci di lasciarsi interpellare dalla sua novità,
    per intraprendere con Lui strade nuove. Gesù ha una predilezione per i
    giovani, come ben evidenzia il dialogo con il giovane ricco (cfr Mt
    19,16-22; Mc 10,17-22); ne rispetta la libertà, ma non si stanca mai di
    proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la
    bellezza di una condotta santa. Seguendo l’esempio del suo Signore la
    Chiesa continua ad avere la stessa attenzione. Ecco perché, cari
    giovani, vi guarda con immenso affetto, vi è vicina nei momenti della
    gioia e della festa, della prova e dello smarrimento; vi sostiene con i
    doni della grazia sacramentale e vi accompagna nel discernimento della
    vostra vocazione. Cari giovani, lasciatevi coinvolgere nella vita nuova
    che sgorga dall’incontro con Cristo e sarete in grado di essere apostoli
    della sua pace nelle vostre famiglie, tra i vostri amici, all’interno delle
    vostre comunità ecclesiali e nei vari ambienti nei quali vivete ed
    operate2.

2
 BENEDETTO XVI, Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Dio.
Guardate alla giovane Maria!, Incontro con i giovani italiani a Loreto (1 – 2
settembre 2007), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2007, p. 18.

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I. CONOSCERE LA REALTÀ GIOVANILE

         Oggi parlare dei giovani è diventato un fatto comune: tutti

hanno qualcosa da dire su di loro, sul loro mondo e le varie

dimensioni che esso presenta.

         Sociologi, psicologi, giornali, trasmissioni televisive e

indagini si rivolgono sovente a questa realtà che, secondo la

maggior parte degli “esperti”, sembra ancora non pienamente

conosciuta e studiata. Ma chi sono realmente i giovani?

    Sovente si parla di giovani in termini o di indiscriminata condanna o
    di eccitante esaltazione. Non condividiamo questa tendenza e
    riteniamo piuttosto che essi debbano essere compresi per quello che
    realmente sono, per quello che fanno, per quello che dicono, per le
    loro genuine aspirazioni. Se essi sono in causa, allora tutta la comunità
    è in questione, a livello civile e a livello ecclesiale. Su di essi, infatti,
    si riversano con più forte esasperazione le angosce che tutti viviamo,
    come le esigenze e le attese comuni. Riteniamo nostro dovere seguire
    più da vicino la questione giovanile, che non consente disattenzioni o
    superficialità, perché si tratta delle radici profonde di un’inquietudine
    non certo passeggera3.

3
  CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI, Messaggio ai confratelli nell’episcopato e
alle loro comunità diocesane (27.01.1978), in ECEI II: 2996-2997 [n. 10].

                                                                               6
Prima di ogni azione educativa e pastorale occorre ricercare

il punto di partenza, cioè si deve osservare attentamente la

situazione in cui si è chiamati ad agire; processo non facile, poiché

anche noi siamo “dentro” il contesto che vogliamo analizzare4.

                 Troppo spesso, infatti, gli educatori tendono a

“saltare” il momento di analisi della situazione giovanile,

privilegiando ciò che i giovani “pensano” rispetto a ciò che essi

sono.

          Per conoscere autenticamente i giovani è necessario

comprendere il contesto e i “luoghi” che abitano e percorrono,

soffermandosi in particolare nella valutazione delle loro difficoltà e

problematiche.

          Nella società moderna sono venuti meno i legami spazio-

temporali, che sono fondamentali per la costruzione dell’identità

delle persone.

          Si assiste, infatti, alla perdita del contatto interpersonale

che, secondo Mario Pollo, docente presso l’Università Pontificia

Salesiana, caratterizza la nostra società attraverso questi tre

fenomeni:

    −la   mancanza di un centro fisico: il policentrismo della realtà

      complessa ha prodotto “la frammentazione della cultura

4
 Cf. G. RUTA, Progettare la pastorale giovanile oggi, Elledici, Leumann (To)
2002, p. 38.

                                                                          7
sociale e (…) non lascia posto né alla verità, né

       all’oggettività5;

    −la   mancanza di un’ideologia forte: la crisi delle grandi

       narrazioni, dei sistemi ideologici e di pensiero, dei punti di

       riferimento esterni a sé attraverso i quali era possibile

       interpretare oggettivamente la realtà6;

    −l’incapacità   di leggere la storia come successione di eventi: la

       perdita della capacità di interpretare il tempo7 e della capacità

       progettuale in grado di dare coerenza alla vita e senso al

       frammento di tempo, cioè la vita individuale e la stessa storia

       dell’umanità8

    L’intreccio di questi tre fenomeni culturali nella vita dei giovani ha
    prodotto in gran parte la deriva del soggettivismo e la conseguente
    chiusura dei giovani stessi in quell’orizzonte di senso costituito
    principalmente dai bisogni personali, dalle argomentazioni del
    desiderio, dai sentimenti espressi e non, e dai sistemi simbolici
    interiorizzati [...]. Questa chiusura si attenua solitamente nelle
    microaperture disegnate dalla relazionalità primaria con le persone
    con cui si condivide, in un clima di solidarietà affettiva, il piccolo
    mondo vitale quotidiano. Anche se spesso in questi casi, più che di
    vere aperture si tratta di una reciproca accettazione della propria
    soggettività9.

5
  Cf. M. POLLO, Le sfide educative dei giovani d’oggi, Elledici, Leumann (To)
2000, p. 9.
6
  Ibidem.
7
  La categoria del “tempo” si sta qualificando oggi come fondamentale per la
comprensione di una vasta area degli stili di vita dei giovani, soprattutto in
collegamento con il passato e con il futuro, oltre che con la sua relazione al
tempo di lavoro.
8
  Cf. POLLO, Le sfide educative dei giovani 9.
9
  Ibidem.

                                                                            8
In un mondo ormai pluralistico e globale, cresce poi la

domanda di regolazione sociale in molti campi, per operare un

controllo in settori che possono avere gravi ripercussioni sia sulla

vita degli individui che sul futuro della collettività: si pensi alla

questione ambientale, ai campi della bioetica e delle biotecnologie,

agli equilibri finanziari internazionali, ecc.

        In questo scenario non chiaro, ricco di sollecitazioni e di

imprevisti, è evidente negli individui la difficoltà di orientarsi su

questioni sia grandi che piccole.

        La modernità porta dunque con sé molte inquietudini,

immette in una situazione di incertezza, alimenta l’insicurezza,

produce rischi dissociativi: tutti aspetti che espongono i soggetti a

tensioni e contraddizioni difficilmente risolvibili con le risorse a

disposizione. C’è il rischio di un “effetto spaesamento”10.

        In    uno     scenario       di        questo   tipo,   contraddistinto

dall’incertezza e dalla precarietà, dal desiderio dell’infinitezza e

dall’esperienza     del    limite,        si     sperimenta     un   senso   di

inadeguatezza11.

        Tutto questo ha indubbie ripercussioni nella vita dei

giovani.

10
  Cf. POLLO, Le sfide educative dei giovani 7.
11
  Cf. T. DONI, Tra eccesso e apatia, in “Note di Pastorale Giovanile” 2 (2005)
14.

                                                                             9
Per loro, ad esempio, porsi grandi mete in questa società

non è facile, in quanto incontrano sulla loro strada la concorrenza

di molti adulti e vivono in un clima sociale segnato da incertezza e

complessità.

           Vari problemi strutturali condizionano il loro inserimento

sociale, in un sistema caratterizzato da difficoltà di raccordo tra

domanda e offerta di lavoro, tra sistema formativo e sistema

occupazionale, tra aspettative maturate e alimentate e possibilità

effettive.

           Non mancano spazi di realizzazione per i giovani, ma

questa ricerca pare fortemente segnata dalla precarietà e dalla

flessibilità. In questo contesto, molti giovani ricercano nelle varie

esperienze una continua conferma di sé, in un tempo avaro di

certezze e di sicurezze.

             Si tratta di una tendenza ricorrente, che coinvolge sia il

campo occupazionale che quello formativo, sia le dinamiche tra

pari che il rapporto di coppia, sia la presenza nelle istituzioni che il

cammino associativo, sia il momento del divertimento che

l’espressione del corpo, ecc.

           I vari ambiti di vita rappresentano dei luoghi in cui misurare

se stessi e le proprie capacità, per maturare conferme in termini di

identità12, per comprendere sia chi si è, sia che cosa si è in grado di
12
     Cf. MILANESI, I giovani nella società complessa 51.

                                                                      10
fare; e ciò, in particolare, per una condizione giovanile che proprio

perché vive un processo di socializzazione molto aperto ha

continuamente bisogno di ridefinire se stessa e di ottenere

rassicurazioni e certezze.

II. I GIOVANI E LA FEDE

                                                                  11
L’uomo è un ricercatore di amore e di verità. Amore e verità
     contengono e riassumono tutte le aspirazioni fondamentali della vita
     umana13.

Questa sete di amore e verità ogni giovane la porta nel cuore e

cerca ogni mezzo che la soddisfa. In lui, come in ogni uomo, c’è un

anelito di assoluto che dà pace e sicurezza alla propria esistenza.

     Nonostante il diffuso disagio giovanile, a volte manifesto, altre volte
     soffocato, i giovani esprimono anche oggi le attese dell’umanità e
     portano in sé ideali che si fanno strada nella storia: rispetto della
     libertà e unicità della persona, la sete di autenticità, un nuovo concetto
     e stile di reciprocità nei rapporti tra uomo e donna, il riconoscimento
     dei valori della pace e della solidarietà, la passione per un mondo più
     unico e più giusto, l’apertura al dialogo con tutti, l’amore per la
     natura... 14.

La domanda sul senso della vita fa parte di quei bisogni esistenziali

che mettono in moto una serie di dinamiche psico-sociali che danno

tono e qualità a tutto il resto della vita15.

     I giovani stanno diventando ricercatori appassionati di quei significati
     che non riescono più a possedere spontaneamente. La maturazione di
     questa domanda si sviluppa e si traduce in una vera a propria
     “domanda religiosa”16.

In ogni individuo soggiace un desiderio di trovare delle risposte al

vuoto esistenziale diffuso: si assiste, nelle giovani generazioni, ad

13
   Cf. J. L. MORAL, Desideri, sentimenti e... una pastorale giovanile con cuore, in
“Note di Pastorale Giovanile” 2 (2005) 35.
14
   CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Evangelizzazione e testimonianza della carità.
Orientamenti pastorali per gli anni 90, in ECEI IV: 2716-2792. (n. 44).
15
   Cf. MION, “I nuovi adolescenti” nella società complessa 27.
16
   Ivi 28.

                                                                                12
un proliferare di esperienze che, in qualche modo, si definiscono

“religiose”17. Un elemento comune a queste esperienze religiose è

costituito dalla predominanza della dimensione “esperienziale”.

Nel quadro della società italiana più cattolica che religiosa, più

religiosa che credente18, la tendenza di fede dei giovani è più etica

che religiosa, più interiore che esteriore. La religiosità giovanile è

più relazionale che contenutistica19. Il rilevamento statistico dello

IARD20 ha messo in luce che oltre l’80% dei giovani italiani si

dichiara credente in Dio. Secondo l’elaborazione di questi dati per
17
   Cf. R. TONELLI, L’esperienza religiosa dei giovani, in”Orientamenti pastorali” 3
(1996) 28.
18
   Cf. F. GARELLI, Religione e Chiesa in Italia, Il Mulino, Bologna 1991, p. 83.
19
   Ibidem.
20
   L’Istituto IARD, fondato nel 1961 da Franco Brambilla e intitolato a suo nome
dal 2002, è ente senza scopo di lucro, attivo nel campo della ricerca sociologica,
finalizzata all’individuazione e allo studio dei processi culturali, educativi e
formativi, con un approccio a tutto campo, che integra le diverse scienze sociali.
Presente sul territorio nazionale con un’attenzione costante all’evoluzione di
atteggiamenti e comportamenti, l’Istituto IARD pone al centro delle proprie
attività di ricerca l’osservazione dei fenomeni legati alla condizione giovanile,
analizzata sia nei suoi aspetti strutturali, sia all’interno delle proiezioni sociali e
dei vissuti individuali. Lavorare con i giovani richiede innanzi tutto di conoscerli
ed ascoltarli. Questo è il principio su cui si basa l’attività di ricerca dell’Istituto
IARD: le numerose indagini, svolte sia a livello locale che nazionale,
rappresentano, infatti, uno strumento dinamico in grado di cogliere - grazie alla
collaborazione e al dialogo continui con gli operatori - le specificità, il potenziale
e gli elementi critici o di rischio che caratterizzano la popolazione giovanile. La
ricerca rappresenta insomma il punto di partenza per definire interventi efficaci
che diano vita a proposte operative, finalizzate al potenziamento dei servizi
rivolti al pubblico giovanile. Frutto tra i più importanti dell’esperienza maturata
è il “Rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia”, realizzato ogni 4 anni,
dal 1984. Caso pressoché unico in Italia, il “Rapporto Iard” costituisce una
preziosa osservazione della dinamica degli atteggiamenti, delle opinioni e dei
comportamenti, in un arco di tempo ormai ventennale. La ricerca genera
soluzioni: non solo giovani. A queste ricerche si possono comparare quelle
eseguite dal professor Mario Pollo, docente di Metodologia della ricerca positiva
in ambito educativo e pastorale presso l’Università Pontificia Salesiana,
pubblicate da Elledici nel 1996 in due volumi (in bibliografia) che seguono il
metodo delle storie di vita ed hanno un approccio qualitativo. In realtà, i dati
relativi alla religiosità che emergono nei due differenti sondaggi possono essere
considerati complementari. Cf. 5IARD, 373.

                                                                                    13
opera dell’Istituto di Teologia Pastorale dell’Università Salesiana21,

è emerso che l’esperienza religiosa dei giovani rimane circoscritta

alla sfera personale e privata, non conducendo a forme di pratica

religiosa condivise con altri. Questo atteggiamento denota una

religiosità tutta centrata sulla percezione del proprio vissuto come

unico fondamento veritativo della propria esperienza religiosa22. I

giovani che vivono questo rapporto personale normalmente non

partecipano ad alcuna esperienza di Chiesa23. Tutto questo è frutto

della complessità sociale attuale che ha influito, e influisce, sul

modo di vivere l’esperienza religiosa cristiana

     sotto la spinta delle derive della soggettivizzazione e della
     privatizzazione,    della    apparente       desacralizzazione,      della
     spazializzazione del tempo, con le sue minacce di sincretismo e di
     disincarnazione dell’esperienza cristiana, e del relativismo etico24.

          Il giovane oggi vive una non maturità dell’atteggiamento

religioso venendo a mancare l’integrazione dell’esperienza

personale      con    la   fede,    che     rimane      legata    ad    episodi,

all’emozionalità scollegata dalla vita25. Assistiamo al fenomeno

21
   Cf. M. POLLO (a cura di), L’esperienza religiosa dei giovani. 2/1. I dati:
Giovani, Elledici, Leumann (To) 1996.
22
   Cf. POLLO, Le sfide educative dei giovani 93.
23
   Cf. M. POLLO, Essere giovani oggi. Una lettura e interpretazione della
condizione giovanile, in “Credere Oggi” 6 (1996) 33.
24
   Cf. POLLO, Le sfide educative dei giovani 94.
25
   Cf. O. VITO, La portata della variabile territoriale, in M. MIDALI – R. TONELLI
(a cura di), L’esperienza religiosa dei giovani. 2/3. Approfondimenti, Leumann
(To), Elledici, 1996, pp.67-86.

                                                                               14
della religiosità “light”26, religiosità di emozioni passeggere e di

convinzioni frammentarie, poco interessata alla conoscenza

organica del mistero cristiano e delle verità della fede, senza

preoccupazione per la coerenza di vita. I giovani che vivono questa

religiosità non sono contrari né disinteressati ai problemi religiosi,

ma si ritengono indipendenti ad ogni impegno istituzionale ed etico

in nome della loro laicità27. Essi vivono momenti di forte emozione

e impatto religioso grazie a grandi figure (il Papa Giovanni Paolo

II, Madre Teresa, ...), a causa di un evento (raduni giovanili come

le Giornate Mondiali della Gioventù, esperienze di volontariato, di

missione, ...), da un problema personale o dell’ambiente (droga,

situazione di abbandono delle persone, disastri naturali, ...),

momenti che risvegliano in loro tanti ricordi legati alla formazione

cristiana ricevuta. In questo contesto essi sono più propensi ad

accogliere una proposta concreta e avvincente di maggior

conoscenza della figura di Cristo.

        In questo quadro emerge, oggi, contrariamente a qualche

decennio fa, un fenomeno in cui i giovani sono tornati a porsi

domande religiose e se le pongono in un contesto di grande

pluralismo, a contatto quotidiano con esperienze religiose

26
   Cf. J. E. VECCHI, L’opzione giovanile nella parrocchia salesiana, in L’oratorio
via per educare i giovani al Vangelo della carità, Atti convegno Roma-Pisana,
Roma 1993, p. 57.
27
   Ibidem.

                                                                               15
differenti. Il grande profeta del nostro secolo, Giovanni Paolo II,

scrivendo nel 1991 parlò del fenomeno del ritorno religioso28. Di

questa realtà di riscoperta della religione in cui tutti hanno ragioni e

convinzioni da proporre, sono coinvolti pienamente anche i

giovani. Essi hanno una domanda di trascendente, che si sviluppa

su sentieri nuovi, un po' disorientata; è una domanda che non

sempre incontra le proposte della comunità cristiana e rischia di

perdersi in un nuovo paganesimo, in movimenti come la new age,

l’esoterismo, la magia e le sette di vario genere.

        In una società così complessa, i giovani vivono esperienze

plurime, con ruoli diversificati. Vivono così anche l’appartenenza

ecclesiale in una forma debole per una crisi di attendibilità della

struttura. La contestazione alla Chiesa come istituzione è basata sul

mancato rapporto affettivo che si avverte; il giovane si attende una

Chiesa che si faccia vicina e presente in ogni momento della vita e

sappia dare risposte ai tanti perché che ognuno porta nel cuore.

Esiste, poi, un difficile rapporto tra giovani e istituzione

ecclesiastica; assistiamo, delle volte con grande sconforto, a un

fenomeno di allontanamento giovanile dalla pratica religiosa di

massa, addirittura talvolta già dopo la prima comunione, e quasi

sempre dopo la confermazione, si avverte questa separazione. Tutto

28
  GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica, Redemptoris missio 7.XII.1990: AAS 83
(1991) 286 (n. 38).

                                                                          16
questo fenomeno rende materialmente difficile la comunicazione

della comunità ecclesiale con la massa giovanile e anche con

gruppi ristretti di giovani. A mano a mano che si avanza verso la

giovinezza, le opportunità e i luoghi di incontro, dialogo e

socializzazione religiosa diminuiscono29. Tale difficoltà, però, va

riletta nella problematica relazione con ogni tipo di istituzione, in

cui svetta una crisi di credibilità e di normatività30. Agli occhi di

molti giovani la Chiesa-istituzione non è credibile, perché non

schierata a sufficienza dalla parte dell’uomo e degli ultimi.

Sembrano essere credibili le persone, ma non le istituzioni

ecclesiali31. Ma tale crisi non è solo di credibilità. I giovani sono a

disagio di fronte a un’istituzione che ha pretese di normatività

rispetto alla vita personale e sociale. La Chiesa chiede di osservare

leggi e regole: in un tempo che esalta il soggettivismo etico e

l’appartenenza debole a ogni istituzione e organizzazione, far parte

della Chiesa è ritenuto e interpretato come una richiesta di adesione

eccessiva32. Agli occhi dei giovani, in un mondo di forte

soggettivismo morale e di rapporto faticoso con tutto ciò che è

istituzione, la Chiesa appare sempre più come fonte di tradizione e

conservazione.

29
   Cf. VECCHI, L’opzione giovanile nella parrocchia salesiana 53.
30
   F. FLORIS - M. DELPIANO, L’oratorio dei giovani. Una proposta di animazione,
Elledici, Leumann (To) 1992, p. 62.
31
   Ibidem.
32
   Ibidem.

                                                                            17
III. PROPOSTE EDUCATIVE

                          18
Le istanze culturali di cui sopra pervadono spesso anche i giovani

che sono più vicini alla Chiesa, che cercano di vivere con coerenza

la      fede     religiosa,     che     appartengono        alla     galassia

dell’associazionismo religioso33.

     L’uomo è un ricercatore di senso. Cresce in umanità quando vive la
     sua vita quotidiana come appello, continuo e progressivo, verso quel
     mistero in cui è collocata la sua esistenza. [...] Qui si collocano i
     compiti educativi e pastorali. Da una parte si tratta di educare i
     giovani a diventare uomini capaci di invocare. Dall’altra si tratta di
     suggerire e sostenere un modello di vita religiosa cristiana dove
     continui ad avere spazio l’esperienza (e l’esigenza) dell’invocazione34.

Sulla base della descrizione effettuata, quali adulti e quali ambienti

sono più adeguati per interagire con questa generazione e con i suoi

tratti culturali distintivi? Come è possibile inserire i giovani in una

proposta formativa rispettosa sia del protagonismo che essi

intendono vivere sia della frammentarietà e del primato dei

sentimenti che attraversa la loro cultura e condizione?

Occorre rilevare che le radici del disagio giovanile vanno

identificate nell’inadeguatezza degli atteggiamenti con cui gli

adulti si relazionano alle domande problematiche dei giovani. Le

situazioni di disagio giovanile sono quelle in cui i giovani risultano

incapaci di

33
  Cf. Ibidem.
34
  R. TONELLI, L’esperienza religiosa dei giovani, in “Orientamenti pastorali” 3
(1996) 32.

                                                                            19
assolvere ai compiti evolutivi che vengono loro richiesti dal contesto
     sociale per il conseguimento dell’identità personale e per
     l’acquisizione delle abilità necessarie alla soddisfacente gestione delle
     relazioni quotidiane35

Il disagio si nutre, in sostanza, della diffusa crisi delle principali

agenzie di socializzazione, quali la famiglia, la scuola, la chiesa,

l’associazionismo giovanile36. Siamo di fronte, oggi, ad una crisi

dell’educazione37.

Come rispondere a questa crisi educativa? Una delle caratteristiche

fondanti la relazione educativa è quella dell’amore per il giovane e

il suo mondo, espresso attraverso l’accoglienza e la fiducia

incondizionata finalizzata alla trasformazione creativa del presente,

in nome del sogno del futuro condiviso dall’educatore e dal

giovane38.     L’educazione        ha    come      compito      principale     la

maturazione integrale della persona per e nella società, attraverso la

proposta di valori, il confronto con modelli e scelte di vita, come

l’esempio e la vita di don Bosco ci hanno testimoniato. Essa

raggiunge il suo scopo quando contribuisce all’edificazione di una

personalità capace di attuare, nel vivo della storia personale e
35
   E. NERESINI – C. RANCI, Disagio giovanile e politiche sociali, La Nuova Italia
Scientifica, Roma 1992, p. 31.
36
  PASTORALE GIOVANILE UFFICIO NAZIONALE PARROCCHIE ORATORI CENTRI GIOVANILI,
Linee ed elementi per un progetto di oratorio 14.
37
   L’educazione è una realtà vasta che non riguarda solo l’ambito pastorale, ma si
rivolge all’ambito totale della persona, la quale riceve sempre dall’intervento
educativo un carattere di aiuto, di cooperazione e di proposta per il pieno e
maturo sviluppo della propria personalità in vista di mete ben precise. Per
approfondire il tema dell’educazione. Cf. DIZIONARIO DI PASTORALE GIOVANILE ,
voce: Educazione di Carlo Nanni Vecchi, p. 319, Elledici, Leumann (To), 1992.
38
   M. POLLO, Comunicazione educativa, Elledici, Leumann (To) 2004, p. 61.

                                                                               20
collettiva,    un’esistenza      cosciente,     libera    e    responsabile39.

L’educazione alla fede invece ha come oggetto la proposta del

Vangelo del Signore, da accogliere attraverso una testimonianza di

fede vissuta e confessata40.

        Il fenomeno a cui si assiste oggi è quello della

dissociazione, che richiama la Chiesa ad essere presente e ad

educare nei luoghi ordinari della vita quotidiana41. Occorre

ripensare l’educazione, come ci ha insegnato la figura e l’opera di

don Bosco, non come un elenco di teorie o di regole ma come un

appassionarsi ai ragazzi, accompagnandoli lungo le strade della vita

in un’esperienza concreta di incontro con il Dio vivente. Per questo

non si può rilegare il Vangelo a recinti sacri, a luoghi sicuri, né

farlo diventare un premio per i più buoni. La buona notizia è e deve

rimanere una speranza per tutti: non un’offerta per chi lo merita,

perché è un dono gratuito42. Il Vangelo esprime in tutta la sua forza

un Dio che ama concretamente tutti gli uomini, un Dio che

interpella, sconvolge ed entra nella vita43. La passione educativa

non deve diventare disincarnata: se è vero che l’educazione si

39
    Cf. R. TONELLI, Itinerari per l’educazione dei giovani alla fede, Elledici,
Leumann (To) 1989, p. 14.
40
   Ibidem.
41
    Cf. G. FACCIN, Luoghi di maturazione dell’esperienza religiosa giovanile:
comunità, gruppi, associazioni e movimenti, in “Credere Oggi” 6 (1996) 58-69.
42
   Cf. D. SIGALINI, Giovani, in Per una nuova comunicazione della fede: le Chiese
dell’Umbria si interrogano e interpellano i giovani. Atti del IV Convegno
Ecclesiale Regionale, Assisi 17-18 novembre 2001, s.l., s.e. [Città di Castello,
GESP], 2002, pp. 10-29.
43
   Ivi 18.

                                                                              21
realizza quando le esperienze teoriche diventano esperienze di

vita44, l’esperienza deve essere accompagnata dal supporto di una

fede pensata e adulta, capace di unificare in Cristo le esperienze

frammentate nel quotidiano. Il problema, la cui soluzione appare

prioritaria dal punto di vista educativo, è senza dubbio quello che

riguarda la creazione di luoghi in cui i giovani possano

sperimentare l’avventura della ricerca della propria unicità e della

progettazione della propria vita in modo coerente con essa45. La

domanda di cambiamento in atto nel mondo giovanile, infatti, porta

a riconsiderare non tanto i luoghi di maturazione della fede, quanto

piuttosto il modo di pensarli e di progettarli, perché siano luoghi

nei quali è possibile avviare e vivere esperienze che si possono

riconoscere come tali, superando la mentalità delle iniziative

“fuoco di artificio”. C’è oggi bisogno di rilanciare i luoghi di

maturazione della fede in termini di “laboratori” nei quali è

possibile costruire esperienze paradigmatiche verificabili e quindi

rilanciabili a livelli più ampi. È pertanto urgente il passaggio

dall’accoglienza all’apertura e dall’invitare al farsi prossimo46.

     Occorre assumere appropriate categorie interpretative, che aiutino a
     conoscere e a comprendere le loro domande di sempre dei giovani, ma
     anche le loro nuove culture, i linguaggi sempre più variegati e gli
     strumenti con cui si esprimono, con forme e modalità spesso di non
     facile interpretazione per il mondo degli adulti. Evitando
44
   CONFERENZA EPISCOPALE UMBRA, Le Chiese in Umbria 31.
45
   Cf. POLLO, Le sfide educative dei giovani 147.
46
   Ivi 69.

                                                                      22
atteggiamenti di rifiuto, dobbiamo giungere a discernere il “vero” che
     queste culture presentano sotto le vesti del “nuovo”. L’ascolto e la
     compagnia impegnano in una duplice direzione: da una parte chiedono
     di superare i confini abituali dell’azione pastorale, per esplorare i
     luoghi, anche i più impensati, dove i giovani vivono, si ritrovano,
     danno espressione alla propria originalità, dicono le loro attese e
     formulano i loro sogni; dall’altra esigono uno sforzo di
     personalizzazione, che faccia uscire ogni giovane dall’anonimato delle
     masse e lo faccia sentire persona ascoltata e accolta per se stessa,
     come un valore irripetibile47.

La pastorale giovanile salesiana sottolinea il profondo rapporto

dell’azione educativa con l’azione evangelizzatrice48, assicurando

una speciale attenzione ai valori umani e sociali dell’ambiente, ai

dinamismi di crescita personale e di gruppo, al dialogo con i diversi

universi culturali che vivono i giovani, e allo stesso tempo sviluppa

con cura le grandi energie di umanizzazione che ha la fede

cristiana.

         Questa sintesi tra educazione ed evangelizzazione è una

delle sfide principali e uno dei compiti più difficili e urgenti per le

nostre comunità: occorre superare con decisione un’educazione

troppo centrata nella trasmissione di idee, tecniche o abitudini, con

una scarsa mentalità di processo e cammino, poco decisa

nell’offrire una chiara proposta di valori e di senso. Ci si deve

impegnare, invece, nella realizzazione di un’evangelizzazione

capace di proporre il Vangelo con realismo educativo e con

47
   PRESIDENZA DELLA CEI, Educare i giovani alla fede. Orientamenti della XLV
Assemblea generale 27. II. 1999, in ECEI VI: 1543-1578.
48
   Cf. R. TONELLI, Evangelizzare educando, educare evangelizzando, in “Credere
Oggi” 6 (1996) 44 – 57.

                                                                           23
entusiasmo, attenta ai valori umani e culturali dell’ambiente vissuto

dai giovani, preoccupata di sviluppare i dinamismi che creano in

essi le condizioni per una risposta libera, sensibile ai processi

metodologici. Un’evangelizzazione che promuova la crescita di una

fede operativa, caratterizzata dalla dimensione sociale della carità

per l’avvento di una cultura della solidarietà, impegnata nel dialogo

con i diversi universi culturali che vivono i giovani, per aiutarli a

sviluppare valori, criteri di giudizio e modelli di vita secondo il

Vangelo.

CONCLUSIONE

                                                                  24
Al termine di questo elaborato, in cui ho potuto arricchire

enormemente la mia conoscenza, spero di aver raggiunto lo scopo

prefissatomi, cioè quello di dimostrare dell’importanza di un

progetto educativo che sappia accompagnare i giovani e che

permetta di scoprire e valorizzare i talenti di ogni persona

       Educare significa saper far emergere dai giovani il bene, le

risorse e i carismi che essi custodiscono e che devono essere

valutati nel contesto della fede, da intendersi come credere e

scommettere sui giovani con sincera fiducia nell’azione dello

Spirito Santo che agisce in loro. L’attualizzazione di questo

progetto educativo può però comportare il rischio di preoccuparsi

solo dell’applicazione meccanica di alcune tecniche e programmi,

dimenticandosi del punto di riferimento essenziale dell’azione

educativa: la fede in Gesù Cristo. Si prospetta, quindi, un impegno

speranzoso, gioioso, impellente, serio, impegnativo e responsabile

cui in modo particolare gli educatori sono chiamati a rispondere:

l’oratorio deve essere luogo in cui il giovane può trovare persone di

riferimento che lo aiutino, guidino e camminino con lui, crescendo

insieme.

BIBLIOGRAFIA

MAGISTERO

                                                                  25
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   affida a Dio. Guardate alla giovane Maria!, Incontro con i
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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Evangelizzazione e testimonianza
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PRESIDENZA DELLA CEI, Educare i giovani alla fede. Orientamenti
  della XLV Assemblea generale 27. II. 1999, in ECEI VI: 1543-
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ARTICOLI E RIVISTE

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