Unitalsi in festa nella Giornata dell'adesione
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Unitalsi in festa nella Giornata dell’adesione Come ogni anno, nella prima domenica di Avvento, l’Unitalsi celebra la Giornata nazionale dell’adesione. La ricorrenza a Cremona è stata anticipata a domenica 24 novembre, solennità di Cristo Re, con la Sottosezione cremonese dell’Unitalsi che ha preso parte alla Messa delle 11 in Cattedrale presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dall’assistente diocesano don Maurizio Lucini, il parroco della Cattedrale mons. Alberto Franzini e il cerimoniere episcopale don Flavio Meani. Nell’omelia mons. Napolioni ha voluto riflettere sul significato della solennità liturgica: «La festa di Cristo Re – ha affermato – è di grande profondità spirituale e di grande rilevanza umana. Chi e cosa regna nel mio cuore e nella mia vita? Oggi, nel nostro tempo dell’individualismo ci verrebbe da rispondere che conta solo il proprio ego a discapito di tutti gli altri». Il vescovo ha voluto poi ricollegarsi allo spirito unitalsiano approfondendo un significato più profondo e veritiero, perché «l’Unitalsi ci ricorda che è bello e necessario stare insieme, stringersi la mano e salta così la differenza tra chi ha bisogno e chi soccorre: nel profondo del nostro cuore non c’è la legge dell’individualismo ma la legge dell’amore, della condivisione». Infatti, concludendo, ha poi ribadito come «la vera unità, la vera Unitalsi, è l’unità con Cristo Gesù». Durante la celebrazione i volontari unitalsiani, dame e barellieri, in divisa ufficiale, hanno rinnovato il loro “sì” alla scelta di stare accanto a malati e disabili, che ogni anno accompagnano in pellegrinaggio verso i santuari di Lourdes, Loreto e Caravaggio, condividendo con loro momenti di
preghiera anche nelle varie realtà parrocchiali e nelle strutture, sostenendo la loro piena inclusione in ogni ambito della vita. Ad animare la celebrazione eucaristica il coro “Vox Lucis” guidato dal maestro Armando Maria Rossi. La giornata è proseguita con il consueto pranzo alla Casa dell’Accoglienza insieme al vescovo Antonio e un pomeriggio di festa presso il Centro pastorale diocesano di Cremona alla quale hanno partecipato tutte le persone che hanno incontrato l’Unitalsi nella loro vita e ne condividono le finalità. Photogallery della celebrazione Ciclo di incontri sulla genitorialità per mamme papà e nonni al consultorio Ucipem di Cremona Nuovo evento organizzato dal Consultorio Ucipem di Cremona. Si tratta di “Leggère emozioni”, ciclo di incontri a sostegno della genitorialità attraverso la lettura rivolto a genitori e nonni di bambini tra i 3 e i 6 anni, tenuto dalla dott.ssa Paola Pighi (psicologa e psicoterapeuta) e dalla dott.ssa Marta Lucchi (educatrice). L’iniziativa, gratuita, è realizzata in collaborazione con la Biblioteca del Seminario, in cui si terranno gli incontri stessi.
Un appuntamento al mese, il martedì pomeriggio dalle 16.30 alle 18, in cui, grazie alla lettura, si potrà rafforzare la relazione adulto – bambino e implementare le proprie capacità relazionali e comunicative con i più piccoli. Il primo incontro sarà nella giornata di martedì 19 novembre con il titolo “Favole a merenda”. Le attività di lettura proposte porranno l’accento su alcune tematiche legate alle emozioni e alla crescita (paura, meraviglia, attesa, scoperta, divertimento, ecc…) Per info e prenotazioni: 0372/20751 – 0372/34402 – segreteria@ucipemcremona.it Locandina A Traiettorie di Sguardi l’esperienza di chi scende nelle strade per riscattare le ragazze vittime della schiavitù “Togliti i sandali e cammina con me”: ecco l’invito che instancabilmente Elena Maradini, insegnante, counselor e volontaria dell’associazione “Pozzo di Sicar” e dell’unità strada Caritas Parma, ripete alle ragazze della strada nella città di Parma. Un invito col quale ha aperto l’incontro di Traiettorie di Sguardi ieri sera, 17 novembre, per raccontare, senza veli e senza censure, storie di ragazze prostitute sul territorio emiliano. Al suo fianco anche Ilaria Creti, giovane avvocato e volontaria della stessa associazione.
L’incontro, che si apre all’esterno, buio e freddo, come le serate che molte donne sono costrette a vivere, inizia proprio con un breve cammino e la lettura di alcune frasi pronunciate dalle ragazze incontrate da Elena ed Ilaria nel corso degli anni. «Piango perché il mio corpo non mi appartiene più, mi sento umiliata, i clienti mi picchiano, i padroni mi picchiano, i poliziotti si divertono a farmi correre come un leone dietro a una gazzella; piango perché ho paura che qualcuno mi possa uccidere. L’unico amico che mi è rimasto è Dio». Così, in modo crudo e tagliente, le due relatrici raccontano di una realtà che lascia senza parole, dove la dignità di molte donne viene calpestata e comprata per pochi euro. Presentano allora quattro oggetti, simboli della loro esperienza di volontarie. Per primo un thermos, riempito di tè caldo o freddo, a seconda delle stagioni, ogni venerdì sera, simbolo dell’accoglienza: il dono del cibo diventa quindi dono di cura e di tempo, capace di instaurare una relazione di fiducia che culmina col racconto più vero delle vite delle giovani donne che incontrano. Mostrano poi delle catene, emblema della schiavitù delle ragazze, soprattutto quelle nigeriane: giovani donne, spesso minorenni, costrette a vendere il proprio corpo per pagare dei debiti esorbitanti, nella speranza, prima o poi, di una vita migliore. Per terra si intravede un terzo simbolo, una banconota da 20 euro, che ricorda di quegli uomini, clienti di ogni età ed estrazione sociale, che si affiancano al marciapiede, mossi dai motivi più disparati, per una prestazione, cercando di mascherare queste brutture sotto le spoglie di un lavoro e di una retribuzione. Infine Elena e Ilaria mostrano un ultimo simbolo: la Bibbia. Le volontarie, infatti, portano in strada la parola di Dio e traducono il Vangelo domenicale in rumeno, inglese e portoghese, perché le ragazze preghino per le loro famiglie, per i volontari, per sé stesse, nel tentativo di «dimenticare i dolori e le sofferenze della settimana», come
ha esordito una volta una delle ragazze. Le due relatrici ci costringono quindi a fare i conti con un sistema giudiziario inefficace ed impreparato, con un sistema scolastico ed educativo che ancora deve vincere un radicato sessismo, ma soprattutto con la nostra omertà. Non a caso, a conclusione dell’incontro, Elena e Ilaria regalano una frase di Elie Wielsel: «Dobbiamo sempre prendere posizione: la neutralità aiuta l’oppressione, mai la vittima; il silenzio incoraggia il torturatore, non il torturato». Elena ed Ilaria sono due volontarie coraggiose, determinate, appassionate, che ricordano a tutti che nessuno debba essere dimenticato e che non si possano voltare le spalle a situazioni di gravissima infrazione dei diritti dell’uomo: perché queste ragazze, prima che prostitute (costrette dalle circostanze) sono persone. «Ho tolto i sandali per entrare nelle vostre scarpe con tacco a spillo. […]. Tornerò sulla strada per camminare con voi»: con questa promessa entusiasta e piena di speranza, un vero e proprio invito a non stancarci di camminare con e per coloro che hanno bisogno, chiudono il secondo intervento del ciclo di Traiettorie di Sguardi, che tornerà domenica 15 dicembre. Domenica a Cremona festa di strada al quartiere Po
nell’ambito della ricorrenza patronale Domenica 10 novembre a Cremona, dalle 9 alle ore 18, seconda edizione di “Sant’Omobono. Festa di strada di Quartiere Po”, manifestazione promossa dal Comitato del Quartiere Po con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona. Una sessantina di realtà prevalentemente locali, tra creativi dell’handmade e appassionati di antiquariato, enti e associazioni del Terzo settore che operano in ambito socio- assistenziale e socio-culturale, la scuola per l’infanzia “Agazzi”, l’oratorio della parrocchia di Cristo Re, il Gruppo Scout Cremona 2, cittadini volontari impegnati in comitati e gruppi informali per la promozione della partecipazione attiva della cittadinanza in vari settori, invaderanno pacificamente e festosamente le vie Adda, Ticino e Oglio nonché piazza Cazzani. L’apertura ufficiale avverrà alle ore 10 alla presenza del sindaco Gianluca Galimberti. A seguire esibizioni del Complesso Bandistico “Città di Cremona” e dell’Associazione Drum Bun che intratterranno i presenti con musica ed animazioni di strada, mentre “Le fate degli alberi”, cioè le cittadine volontarie del laboratorio di Yarn Bombing (tenutosi nel quartiere nei mesi precedenti all’interno del progetto Via Ticino la strada dei bambini-la via degli alberi colorati) rivestiranno gli alberi di via Ticino con coloratissimi e originali manufatti in lana da loro prodotti in vari incontri. Sarà questa anche l’occasione per celebrare i trent’anni della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza proclamata il 20 novembre 1989. I visitatori troveranno in via Adda gli stand Handmade e Creatività a cura del Comitato di Quartiere 10 Po, in via Oglio le postazioni informative di associazioni ed enti che operano nel settore socio-sanitario: A.P.O.M. onlus, AUSER
Comprensorio di Cremona, AVIS Comunale di Cremona, Croce Rossa Italiana-Comitato di Cremona, Cooperativa Altana, La città dell’uomo Onlus, Associazione Diabetici Cremonesi, ATS Val Padana, stand Antiquariato (a cura del Comitato di Quartiere 10 Po), E’ Festa! – animazioni, giocoleria, marionette, spettacoli, cioccolata calda e pop corn gratis per tutti (a cura di Oyster – attività offerta dalla farmacia del quartiere). In via Ticino, oltre alle postazioni informative di realtà coinvolte nel progetto Cariplo Cittadinanza in movimento. Sulla strada della partecipazione (Comitato di quartiere 10 Po, Comitato Genitori dell’Istituto Comprensivo Cremona 2, Laboratorio asd APS, Associazione Drum Bun odv, FIAB Cremona Biciclettando), saranno collocate quelle del Laboratorio Agazzi-Progetto Marian con creazioni originali dei bambini della scuola per l’infanzia per sostenere gli studi di una bimba dell’Eritrea. Ci sarà poi Rigenera con le verdure della Cooperativa Sociale Nazareth e I Buoni di Ca’ del Ferro, conserve realizzate nella Casa circondariale di Cremona. Infine, in piazza Cazzani, saranno presenti stand ed attività a cura dei giovani dell’Oratorio di Cristo Re e del Gruppo Scout Cremona 2. Nel pomeriggio, in via Ticino, dalle 15 alle 17, i bambini, accompagnati dai loro genitori, potranno divertirsi con Riciclettiamo, laboratorio creativo di costruzione di “ri- ciclette”, piccole biciclette realizzate con materiali di riciclo a cura di FIAB Cremona Biciclettando e con Danze in cerchio, giochi espressivi di movimento a cura di APS Il Laboratorio. Dalle 16 inizieranno le animazioni itineranti attraverso le vie della Festa, la prima con partenza da via Oglio, Yoga della risata, laboratorio interattivo a cura di Confluenze Armoniche e Olisticamente Sport e Cultura, la seconda con partenza da via Ticino, Danze popolari rumene, a cura dell’associazione Ansamblu Diaspora.
Infine, alle 17.15, con partenza da piazza Cazzani, Il ciclista illuminato, una passeggiata in bicicletta lungo le ciclabili del quartiere, curata da FIAB Cremona Biciclettando. Per partecipare è naturalmente necessario che la bicicletta abbia i fanali regolamentari. In occasione dell’evento in programma domenica 10 novembre alcune attività commerciali del quartiere effettueranno un’apertura straordinaria. La festa al quartiere Po è un momento di cittadinanza attiva che nasce e si sviluppa nell’ambito del progetto sostenuto dalla Fondazione Cariplo Cittadinanza in movimento. Sulla strada della partecipazione giunto al traguardo del triennio di attuazione, articolato per favorire e sostenere lo sviluppo di una rete di realtà territoriali impegnate nella riqualificazione di alcuni spazi del quartiere individuati come Beni Comuni nei quali la comunità si riconosce e si identifica quali il Parco Sartori, via Val di Pado e via Ticino, nel tratto compreso tra via Adda e via Oglio, sul quale si affacciano due scuole. Locandina dell’evento Brochure con il programma Black Friday, sconti alla libreria Paoline di Cremona Il 29 novembre torna l’appuntamento con il “black friday”, giornata che in tutto il mondo propone iniziative dedicate allo shopping. Per l’occasione anche la libreria Paoline di Cremona propone ai suoi clienti sconti del 15% su tutti i prodotti con una spesa minima di 10 euro. Locandina
“I Ragazzi di Gigi” di Arzago sabato sul palco di Calvenzano “I Ragazzi di Gigi”, gruppo teatrale dell’oratorio “Don Bosco” di Arzago d’Adda, tornano sul palcoscenico. Lo faranno la sera di sabato 9 novembre all’auditorium comunale di Calvenzano, nell’ambito della rassegna teatrale “Autunno in musica” organizzata dall’associazione Piccola Officina della Cultura e dal Comune per rappresentare “Una tata quasi perfetta”, musical ispirato al celeberrimo “Mary Poppins”. Si tratta del settimo spettacolo realizzato da questi giovani da quando hanno deciso di dare continuità alla loro passione per la recitazione e per il canto dando vita ad un gruppo teatrale nel ricordo di colui che quella passione ha trasmesso loro, il diacono permanente della diocesi di Cremona Gigi Riboni di Agnadello, per tanti anni in servizio alla parrocchia arzaghese come responsabile dell’oratorio e della pastorale giovanile, morto nell’ottobre 2011 all’età di 51 anni. «Abbiamo cominciato in pochi – racconta Roberta Matrascia, fra i fondatori del gruppo – e cioè io, Alessia Salvatori, Letizia Zaganelli e Andrea Facchetti. Per puro divertimento, sulla scorta degli insegnamenti di Gigi Riboni, in occasione della festa della mamma del 2012 in oratorio abbiamo rappresentato una versione ridotta ed in playback di Mamma mia. Da lì abbiamo capito che avremmo potuto coltivare la nostra passione per il canto ed il ballo ed abbiamo chiamato a raccolta gli animatori del grest».
Così è nato il gruppo teatrale che ha preso il nome de “I ragazzi di Gigi”. Il debutto ufficiale è avvenuto con il musical “Sister Act”, nel 2013. L’anno dopo era stata la volta di Grease, nel 2015 è toccato a Footlose, nel 2016 a Peter Pan, nel 2017 a “La bella e la bestia” e l’anno scorso a “Tre padri per una figlia” ispirato a “Mamma mia”. “La bella e la bestia” e “Tre padri per una figlia” sono stati rappresentati sia ad Arzago che nella prestigiosa vetrina del Filodrammatici di Treviglio, dove “I ragazzi di Gigi” porteranno a gennaio 2020 anche “Una tata quasi perfetta”. Il ricavato di ogni rappresentazione va alla parrocchia arzaghese di San Lorenzo proprio per la manutenzione dell’oratorio. Patrizia Figliuzzi, presidente della Pro Loco di Arzago, non ama definirsi la regista, ma a detta dei ragazzi è l’adulto di riferimento di questo gruppo. «Ognuno di loro – dice – mette le proprie capacità a disposizione dell’altro. Nel corso di questi anni ciascuno ha saputo mettere a fuoco sempre meglio quelle che sono le sue prerogative sapendo esattamente come e dove dare il proprio contributo lasciando da parte qualsiasi rivalità. Ogni volta che sto con I ragazzi di Gigi, noto una stima ed un rispetto reciproco che fanno di loro qualcosa di unico, che li rende in grado di collaborare a tutti i livelli. Il gruppo si amplia di anno in anno e chi ne entra far parte porta sempre qualcosa di nuovo». San Bartolomeo, testimone di una Chiesa “in uscita” “Né le asprezze della regione del Trás-os-Montes, né il caldo afoso o il freddo acuto o le intemperie, hanno arrestato nel
suo passo di pastore vigilante della sua chiesa…”. Con queste parole di un suo contemporaneo gesuita, il cardinale Angelo Becciu introduce la figura di San Bartolomeo dei Martiri, il vescovo di Braga morto nel 1590 e di cui viene riconosciuto ed esteso il culto alla Chiesa universale. Pastore di anime “Una figura di primissima importanza per la profondità della sua cultura teologica e del suo insegnamento, come dotto ed esemplare maestro dell’Ordine dei Predicatori”, lo descrive il porporato, evidenziandone “il forte impegno per la riforma della Chiesa e il rinnovamento della vita cristiana” che si esplicitò nella sua partecipazione attiva al Concilio di Trento, il principale evento ecclesiale del Cinquecento. Sacerdote e pastore, che ha saputo unire “l’amore per la scienza e quello per la pietà”, il suo messaggio, sia in ambito dottrinale che pastorale, è di grande attualità. Già “uomo di preghiera e grande evangelizzatore”, seppe diventare anche “vescovo totalmente dedito alle persone a lui affidate” quando fu eletto nella diocesi di Braga, venendo dall’esperienza di priore nel convento di Benfica, dove si era distinto per spiritualità, vero “maestro di vita interiore”. Santo già per i suoi contemporanei In una “realtà segnata dallo spirito mondano”, San Bartolomeo seppe “prestare grande attenzione alla riforma chiedendo sia ai sacerdoti che ai fedeli laici maggiore coerenza e fedeltà al Vangelo”. Ogni tre anni, inoltre, effettuava la visita pastorale nel suo territorio, sostando in ognuna delle 1300 parrocchie di cui si componeva. Nel 1570, quando scoppiò un’epidemia di peste, “dimostrò una paterna vicinanza ai mali della società, con una sempre vigile attenzione ai poveri”. Rifiutandosi di obbedire sia al re che al cardinale che gli avevano ingiunto di lasciare la città, il Santo “preferì mettere a rischio la propria vita piuttosto che abbandonare gli appestati e privare i sani rimasti isolati”, racconta il
prefetto. L’amore per la verità È un incredibile amore per la Verità alla base “dell’impegno generoso di comunicarla ai fratelli” così vivo in San Bartolomeo – aggiunge il porporato – ricordando come questa figura sia allo stesso tempo “contemplativa e missionaria”, capace di incarnare alla perfezione il carisma domenicano così definito da Sam Tommaso d’Aquino: “Contemplari et contemplata aliis tradere”. Un Santo, dunque, che “ha fatto della sua vita e del suo ministero un’offerta incessante alle persone affidate alle sue cure pastorali, non governando il gregge da lontano, ma andando incontro agli altri con immenso ardore apostolico”, ha concluso il cardinale Becciu. San Bartolomeo dei martiri Giornata “pro orantibus”, il 21 novembre appuntamento a S. Sigismondo Nello giorno in cui si fa memoria della presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria, la Chiesa invita a pregare per le donne chiamate dal Signore alla vita contemplativa. Le claustrali sono, per il mondo intero, preziose tramite con il Padre. Il loro silenzio orante insegna come l’ascolto e la preghiera siano lo strumento più efficace per operare un discernimento ineccepibile. Attraverso di essi diventa più facile comprendere la realtà, prendere decisioni e compiere azioni, senza soccombere passivamente a “ciò che capita”.
Giovedì 21 novembre, in occasione dell’annuale Giornata “pro orantibus”, presso la chiesa monastica di San Sigismondo, a Cremona, si svolgerà un momento di spiritualità e riflessione aperto a tutti, anche se rivolto in particolare alle religiose della diocesi. Appuntamento alle 16.30 con il canto del Vespro e la catechesi proposta dal domenicano padre Riccardo Barile, priore del convento di Fontanellato. Sarà anche un’occasione in cui, tramite la vicinanza alle monache domenicane e in unione spirituale anche con il Monastero della Visitazione di Soresina, esprimere il grazie a tutte le claustrali che hanno donato al Padre la forza della loro preghiera quotidiana e incessante per le fragilità del mondo e per la sua salvezza. Altro appuntamento di preghiera a San Sigismondo, nella giornata del 21 novembre, sarà la Messa del mattino, alle 7. Al monastero della Visitazione di Soresina, invece, adorazione eucaristica dalle 17 sino alle 18, quando vi sarà la Messa con il rinnovo dei voti religiosi. Chiara Lubich, chiusa la prima fase della causa di beatificazione Una giornata importante, quella di domenica 10 novembre, per il Movimento dei Focolari e per la Chiesa universale. Alle 16.30 di questo pomeriggio, nella cattedrale di San Pietro Apostolo a Frascati, Roma, si svolgerà la cerimonia di chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Chiara Lubich, fondatrice
del Movimento dei Focolari. La cerimonia sarà presieduta da monsignor Raffaello Martinelli, vescovo di Frascati, la diocesi in cui si è svolta la prima fase del processo. E’ infatti a Rocca di Papa che Chiara Lubich è morta il 14 marzo 2008. Alla cerimonia ci sarà Maria Voce, presidente dei Focolari, e tanti uomini e donne in rappresentanza del “popolo di Chiara” affolleranno la chiesa per condividere la gioia dell’evento. Chi è Chiara Lubich Nata a Trento il 22 gennaio 1920, battezzata con il nome di Silvia, la Lubich scelse il nome di Chiara nel momento della sua consacrazione a Dio il 7 dicembre del 1943, ispirandosi a Chiara di Assisi di cui ammirava la radicalità. Poco dopo quel primo atto di unione con Dio, compiuto in solitudine, decisero di seguire la sua strada alcune ragazze del posto e poi alcuni ragazzi. Ben presto a Trento sorse una comunità di circa 500 persone che, in mezzo agli orrori della seconda guerra mondiale, si impegnarono a vivere il comandamento dell’amore scambievole portato da Gesù, in risposta all’amore di un Dio sentito e creduto Padre di tutti. Un amore reciproco che provoca la presenza di Gesù in mezzo ai suoi, secondo la sua promessa. “ Se siamo uniti, Gesù è fra noi. E questo vale. Vale più di ogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del padre, dei fratelli, dei figli. (…) Anche questa è l’ora Sua: non tanto d’un santo, ma di Lui; di Lui fra noi, di Lui vivente in noi, edificanti – in unità d’amore – il Corpo mistico suo. (Chiara Lubich) ” La preghiera di Gesù: che tutti siano una cosa sola Leggendo il Vangelo in un rifugio durante un bombardamento con alcune compagne, Chiara trova una pagina in cui vede una particolare chiamata del Signore. La pagina conteneva la preghiera di Gesù al Padre:”Non prego solo per questi, ma
anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola”. Insieme decisero che per quella preghiera sarebbero vissute. E’ infatti l’unità, il cuore del carisma che più tardi la Chiesa riconobbe alla Lubich, approvando dopo un profondo studio, gli Statuti dell’Opera che intanto era nata e si era diffusa un po’ alla volta in tutti i continenti. “ E allora viviamo la vita che Egli ci dà attimo per attimo nella carità. È comandamento base l’amore fraterno. Per cui tutto vale ciò che è espressione di sincera fraterna carità. Nulla vale di ciò che facciamo se in esso non vi è il sentimento d’amore per i fratelli: ché Dio è Padre ed ha nel cuore sempre e solo i figli. (Chiara Lubich) ” Chiara Lubich, la donna del dialogo L’aspirazione all’unità, alla fratellanza universale, fa dunque da sfondo ad ogni iniziativa. Da qui gli innumerevoli dialoghi intessuti negli anni da Chiara Lubich e dal Movimento con le altre realtà ecclesiali della Chiesa cattolica, con le altre Chiese e Confessioni cristiane, con i membri delle altre religioni: musulmani, buddisti, indù, sick ecc… Ma anche il progetto dell’Economia di Comunione o tante opere a carattere sociale. In molte occasioni la Lubich ricevette premi, prestigiosi riconoscimenti, fu insignita della Laurea honoris causa in diverse discipline, ma chi è stata Chiara nel privato, quale il suo rapporto con Dio? E quali gli elementi di santità riscontrati in questa prima fase del processo di beatificazione e canonizzazione nei suoi confronti? Risponde ai nostri microfoni Jesús Morán, sacerdote e filosofo spagnolo, che affianca Maria Voce nella presidenza del Movimento dei Focolari: Ascolta l’intervista a Jesús Morán https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/11/10/16/1353
28517_F135328517.mp3 Jesus Moran, all’apertura della causa di beatificazione, Maria Voce aveva detto che tutto il Movimento avrebbe dovuto camminare ancora più intensamente sulla via della santità. E’ stato così? E che cosa rappresenta per il Movimento la giornata di oggi? «Effettivamente è stato così, Chiara ci ha invitato già in vita, dagli anni ’80 in modo particolare, a vivere la vita come un santo viaggio, questo santo viaggio consiste fondamentalmente nel vivere la Parola di Dio radicalmente e anche in un impegno collettivo a farci santi insieme, che è proprio la caratteristica tipica della spiritualità dell’unità, che è la spiritualità di Chiara, il dono che lei ha ricevuto dallo Spirito. E allora, effettivamente, la giornata di oggi per noi non rappresenta un atto commemorativo perché non è che siamo interessati in modo particolare al prestigio del Movimento, al prestigio di Chiara, ma piuttosto è un incentivo a vivere più radicalmente questa spiritualità collettiva e questa santità collettiva che Chiara desiderava e che si basa sulla vita della Parola e soprattutto nel generare con l’amore reciproco la presenza del Santo in mezzo a noi, che è Gesù, Gesù stesso: è Lui che ci fa santi, non tanto i nostri meriti o quello che noi possiamo fare». Guardando alla persona di Chiara, quali elementi di santità sono ravvisabili e sono emersi durante questa prima fase di studio? «Io credo che tutta la vita di Chiara sia stata un impegno di donazione radicale a Dio e di donazione radicale al fratello; tutto quello che è nato in quella che è l’Opera di Maria ha questo segno ed è frutto dell’amore a Dio e dell’amore al fratello e questo evidentemente è un impegno costante, che non ha interruzioni perché non si tratta solo dell’unione con Dio personale, che in Chiara era molto forte, ma nell’attenzione a tutto quello che può essere la carità. E tutto quello che è
nato nel Movimento, tutte le opere sempre sono state frutto di questa attenzione a Gesù che è nel fratello. Quello che abbiamo visto in Chiara è che in lei questa carità concreta è stata una costante, ed è quello che anche quelli che hanno studiato Chiara in questa prima fase, i periti teologi e anche la commissione storica, hanno visto in tutta la sua vita». Chiara Lubich appariva sempre sorridente, sempre luminosa, ma nella sua vita ha avuto dei momenti di difficoltà, anche spirituali, interiori? «Senza dubbio. Diciamo che non si può capire la santità di Chiara senza un particolare rapporto con quello che lei ha scoperto nel mistero di Gesù crocifisso, che è il momento dell’abbandono. Questo è essenziale per capire la santità di Chiara e la santità collettiva perché è proprio questo abbraccio a Gesù Abbandonato radicale che permette questa estasi costante non solo verso l’Altro, con la A maiuscola, ma anche verso l’altro. Bisogna distinguere in Chiara due aspetti di questa notte di cui hanno parlato sempre i santi. Le notti personali che lei ha vissuto, nella sospensione, per esempio, in attesa di essere approvata dalla Chiesa negli anni ’50, o altre notti personali, di ogni tipo, che sono il mistero del rapporto di ogni carismatico con Dio, ma anche quello che lei chiama la “notte di Dio”, che vuol dire il perdere Dio in noi stessi per avvicinarsi al Dio nell’altro, al Dio tra di noi. In questo senso potremmo dire che in Chiara ogni momento di luce ha avuto un costo e questo è precisamente uno degli aspetti che è venuto alla luce in questa prima fase del processo diocesano». Ora avrà inizio la seconda fase della causa, tutto sarà affidato alla Congregazione delle Cause dei Santi e quindi inizia un altro momento di attesa per il Movimento… «Sì, però io vorrei insistere su questo. Noi non è che siamo in attesa che Chiara sia proclamata santa perché così il Movimento acquista un prestigio maggiore, a noi quello che
interessa davvero è che la luce che abbiamo ricevuto da Chiara acquisti una universalità maggiore, nel senso che quella stessa luce possa essere maggiormente conosciuta e possa illuminare tantissime altre persone. Noi, infatti, sappiamo benissimo che con l’inizio della seconda fase, la fase vaticana, noi cominciamo a perdere Chiara nel senso che più Chiara viene riconosciuta nella sua santità, più non ci appartiene, perchè appartiene alla Chiesa, appartiene all’umanità, appartiene a Dio». Iraq: attentato contro militari italiani, 5 feriti. Sedici anni fa la strage di Nassiriya Cinque militari italiani, tre incursori della Marina e due dell’Esercito, sono rimasti feriti ieri nell’esplosione di un ordigno improvvisato (led) su una strada vicino Kirkuk, in Iraq. Al momento dello scoppio – secondo quanto riferito da una nota del ministero della Difesa – il gruppo di militari italiani, tutti appartenenti alle Forze Speciali, stava facendo rientro alla base di appoggio dopo l’attività di mentoring e training svolta in una zona di Suleymania, nel Kurdistan iracheno. Il team italiano era impegnato a favore di forze di sicurezza locali – in particolare forze speciali dei peshmerga – che operano nel territorio. Parthica / Inherent Resolve, questo il nome dell’operazione della coalizione multinazionale contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq cui partecipano 79 paesi, tra cui l’Italia e 5 Organizzazioni internazionali. Il contributo italiano alla missione, iniziata
il 14 ottobre 2014, prevede un impiego massimo di 1.100 militari, 305 mezzi terresti e 12 mezzi aerei. Una missione che prevede sopratutto l’addestramento delle forze di sicurezza curde ed irachene, con i soldati italiani italiano dislocati tra Erbil, nel Kurdistan iracheno, e Baghdad. “Il nucleo italiano procedeva in parte a piedi, in parte su mezzi blindati. I cinque militari coinvolti dall’esplosione – si legge ancora – sono stati prontamente soccorsi, evacuati con elicotteri Usa facenti parte della coalizione e trasportati in un ospedale Role 3”. Qui hanno ricevuto le cure del caso. Tre dei cinque militari versano in condizioni gravi ma non sarebbero in pericolo di vita. Ad almeno uno, un sottufficiale dell’esercito, è stata amputata una gamba, un altro ha subito lesioni interne, un terzo, un giovane ufficiale della Marina militare, ha subito un danno al piede. Le famiglie dei militari sono state informate”. Il contingente militare italiano (composto da 1.100 uomini) sono in Iraq nel quadro della missione Prima Parthica, che opera nell’ambito dell’operazione internazionale per fornire assistenza e addestramento alle forze irachene impegnate contro le ultime milizie dello Stato Islamico. L’attentato ricorda quello accaduto il 12 novembre 2003, a Nassiriya che fece 28 morti, dei quali 19 italiani e nove iracheni. “Con profonda sofferenza – scrive mons. Santo Marcianò, arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, in un comunicato – ho appreso la notizia del grave attentato che ha colpito in Iraq cinque militari italiani, che, con grande competenza, passione, dedizione, prestavano il proprio servizio per l’addestramento delle Forze di Sicurezza irachene contro il terrorismo. Assieme a tutta la Chiesa dell’Ordinariato Militare, abbracciamo con commozione i familiari, esprimendo la vicinanza nella preghiera e nella speranza affinché le condizioni dei feriti possano migliorare e le loro sofferenze siano alleviate”. Mons. Marcianò ricorda con dolore anche la
strage di Nassiriya, di cui domani ricorre l’anniversario, per “confermare profonda stima e gratitudine per l’opera di grande valore professionale che le nostre Forze Armate offrono a tanti popoli in situazioni di conflitto, e implorare Dio perché il loro impegno di custodia della persona umana e della pace, a volte pagato con la vita o con gravi ferite e mutilazioni, contribuisca a sostituire il clima di terrore e odio violento con la logica del rispetto e della carità fraterna”. Messaggi di solidarietà per i militari rimasti feriti sono giunti dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal ministro degli Esteri, Luigi di Maio, da quello della Difesa, Lorenzo Guerini e dai vari leader di partito. L’Iraq da settimane è percorso da imponenti manifestazioni antigovernative. Gli scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza hanno provocato sino ad ora oltre 300 morti e migliaia di feriti. I dimostranti chiedono diritti, lavoro, servizi migliori, la fine della corruzione e adesso anche le dimissioni di tutti i leader politici e un totale rinnovamento del sistema politico nato dopo la caduta di Saddam Hussein nel 2003. Il primo ministro, Adel Abdelmahdi, ha annunciato una nuova serie di riforme, che però non sembrano aver placato la piazza.
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