Terminologia di ambito sportivo nel fumetto italiano

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Terminologia di ambito sportivo nel fumetto italiano
Italies
                           Littérature - Civilisation - Société
                           23 | 2019
                           In corpore sano

Terminologia di ambito sportivo nel fumetto
italiano
Alberto Manco

Edizione digitale
URL: http://journals.openedition.org/italies/7387
DOI: 10.4000/italies.7387
ISSN: 2108-6540

Editore
Université Aix-Marseille (AMU)

Edizione cartacea
Data di pubblicazione: 2 dicembre 2019
Paginazione: 231-244
ISBN: 979-10-320-0243-8
ISSN: 1275-7519

Notizia bibliografica digitale
Alberto Manco, « Terminologia di ambito sportivo nel fumetto italiano », Italies [Online], 23 | 2019,
online dal 03 mars 2020, consultato il 29 mars 2020. URL : http://journals.openedition.org/italies/
7387 ; DOI : https://doi.org/10.4000/italies.7387

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Commons Attribution - Pas d'Utilisation Commerciale - Pas de Modification 4.0 International.
Terminologia di ambito sportivo
                  nel fumetto italiano
                  Alberto Manco
                  Université de Naples L’Orientale

                  Résumé : Les contenus des textes des bandes dessinées italiennes qui renvoient au monde
                  sportif, ne correspondent pas toujours aux attentes créées par les titres. Cela est dû, en
                  grande partie, à la rareté voire à l’absence totale d’une terminologie sectorielle : en effet les
                  dessins ne sont pas toujours accompagnés par une terminologie qui se réfère clairement à la
                  spécificité de tel ou tel sport annoncé dans le titre. Cette situation crée un écart qui parfois
                  n’est pas aisément justifiable, au niveau textuel, entre projets, cadres, schémas et textes de
                  la bande dessinée qui, de par son titre, est pourtant liée à un fait sportif. À l’inverse, quand
                  la terminologie sportive accompagne de façon adéquate le dessin, par un recours clair à
                  la sectorialité à laquelle on s’attend, la valeur textuelle globale de l’œuvre tout entière est
                  supérieure.
                  Riassunto: Le aspettative create dai titoli di fumetti italiani rimandanti all’ambito sportivo
                  spesso sono disattese da ciò che si riscontra in concreto nei testi. In buona parte, ciò è dovuto
                  a una scarsa presenza o addirittura totale assenza di terminologia settoriale: infatti, non
                  sempre i disegni sono accompagnati da un impianto terminologico che si riferisca in maniera
                  adeguata alle specificità di questo o quello sport annunciato nel titolo. Tale situazione crea
                  una discrepanza talvolta poco giustificabile, sul piano testuale, fra progetti, cornici, schemi
                  e copioni del fumetto pur dedicato, nel titolo, a una qualche vicenda sportiva. Al contrario,
                  quando la terminologia sportiva accompagna in modo adeguato il disegno, con perspicuo
                  ricorso alla settorialità che ci si attenderebbe, l’intera opera guadagna in valore testuale
                  complessivo.

                                   « La squadra del cuore non è una équipe medica di cardiochirurgia »
                                                                  Leo Ortolani, Le meraviglie della natura

                  Introduzione
                  “Linguaggi specialistici” e “linguaggi settoriali” sono distinte definizioni che
                  valgono a seconda che si parli o scriva a un livello di più alta specializzazione

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Alberto Manco

                oppure di più ampia condivisione (cfr. Gualdo e Telve 2011, 17-18). Tra i
                tanti, pochi altri linguaggi presentano ricchezza e diversificazione paragona-
                bili a quello dello sport, che può vantare anche un ingente trasferimento del
                lessico alla lingua comune e una comprovata tendenza al prestito dall’inglese
                (Rogato 2008, 33). Al tempo stesso, nel caso del linguaggio di cronaca sportiva,
                si registra una significativa stringatezza sintattica spiegabile con la necessità
                di chiudere l’enunciato unitamente all’azione in corso, che può presentarsi
                in maniera del tutto inattesa e durare pochi istanti. In questo secondo caso,
                che deve saper condurre lo specialismo verso una ragionevole settorialità, si
                sta spesso di fronte a vere e proprie escursioni di registro, talvolta destinate
                a restare del tutto legate alla circostanza e a non ripetersi; per questo stesso
                motivo, se da un lato esse concorrono ad implementare il tollerato aspetto
                asistematico di quel lessico, dall’altro possono sistematizzarsi come riconosciuti
                costrutti settoriali, anche magari con fissazione della fonte di prima attesta-
                zione. Valgano come esempio le enunciazioni di Sandro Ciotti (1928-2003),
                giornalista italiano noto maggiormente per il suo impegno nell’ambito della
                cronaca calcistica. Alcune sue espressioni, spesso caratterizzate da una inattesa
                e purtuttavia fruibile verticalizzazione del repertorio lessicale, divennero di uso
                corrente anche al di là dell’ambito di origine, passando definitivamente alla
                lingua comune. Ad esempio tutt’oggi, nell’italiano, quando si deve annun-
                ciare un fatto del tutto inaspettato si può ricorrere al costrutto « clamoroso al
                Cibali ». Tale locuzione, che rientra tra i costrutti eponimici del linguaggio
                settoriale dello sport e che filologicamente si può posizionare tra quelle di
                medio specialismo se non altro perché bisogna quantomeno sapere cosa fosse il
                Cibali, sarebbe stata pronunciata da Ciotti 1 durante la radiocronaca di « Tutto
                il Calcio minuto per minuto » del 4 giugno del 1961, quando, del tutto inaspet-
                tatamente, il Catania segnò la seconda rete assicurandosi la vittoria contro
                l’Inter, la squadra data per favorita 2.

                1     Nel libro Clamoroso al Cibali (Minerva Edizioni, 2010) Riccardo Cucchi scrive che la locuzione
                      si può considerare come attribuita a Ciotti poiché la traccia audio della radiocronaca non è
                      reperibile.
                2     « Grande voce dello sport italiano, persona di immensa cultura, appassionato di letteratura,
                      autore di libri e di brillantissime radiocronache, usava con il misurino gli anglicismi che
                      nell’ambito calcistico sono onnipresenti perché affermava che con l’italiano si può raccontare
                      una storia con una ricchezza lessicale non indifferente. Era uno dei pochi a dire rete e non goal,
                      a preferire correttezza a fair play e calcio d’angolo a corner » (Rogato 2008, 39).

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Terminologia di ambito sportivo nel fumetto italiano

                  Individuazione e commento dei costrutti settoriali
                  Per i fini del presente lavoro, sono state esaminate alcune opere della lettera-
                  tura scritto-disegnata (fumetti e graphic novel) a tema sportivo comprese in
                  un periodo che va dai primi anni Settanta ai giorni nostri. In aggiunta, è stata
                  esaminata anche una Avventura di Mandrache uscita in Italia per i tipi dell’edi-
                  tore Nerbini nel 1935, intitolata Il mago dello sport.
                      Il piccolo corpus che esse costituiscono, ordinato in ordine cronologico di
                  pubblicazione, è il seguente: Pippo e i parastinchi di Olympia, (in Walt Disney,
                  Pippo alle Olimpiadi, supplemento a Topolino n. 869 del 23 luglio 1972,
                  Milano, Mondadori) ; Un illecito sportivo (in Alan Ford n. 68, febbraio 1975,
                  Milano, Editoriale Corno) ; Le ragazze dello slalom (in Sport Nero, n. 3, marzo
                  1984, Milano, Edifumetto) ; Zio Paperone e l’avventura in Formula 1 (in Walt
                  Disney, Topolino n. 1501, 2 settembre 1984 e n. 1502, 9 settembre 1984,
                  Milano, Mondadori) ; Barbara boom-boom in Eva Sport n. 2, gennaio 1987,
                  Milano, Internazionale Ediperiodici) ; Camelia Catch-Match (in Eva Sport
                  n. 9, agosto 1987, Milano, Internazionale Ediperiodici) ; Ortensia al ciclocross
                  (in Eva Sport n. 10, settembre 1987, Milano, Internazionale Ediperiodici) ;
                  Seoul 1988 (in Walt Disney, Topolino. Arrivano le Paperolimpiadi, n. 1705,
                  1988, Milano, Mondadori) ; Legs alle Olimpiadi (in Legs Weaver n. 63, febbraio
                  2001, Milano, Sergio Bonelli Editore) ; Hai salvato le Olimpiadi, Stilton!, 2012,
                  Milano, Piemme) ; Ayrton Senna (2014, Reggio Emilia, Editoriale Cosmo).
                  Reggio Emilia.
                      Iniziamo la riflessione con un riferimento a Mandrake, ovvero Mandrake the
                  Magician, un’opera non certo italiana ma che a suo tempo in Italia ha trovato e
                  poi mantenuto un riscontro fuori del comune. Create da Lee Falk, le storie con
                  protagonista Mandrake iniziano a comparire negli Stati Uniti dall’11 giugno
                  1934 (Fossati 1992, 138; Horn e Secchi 1978, 548) e arrivano rapidamente in
                  Italia, poiché già dal 20 gennaio 1935 le si può leggere ne L’Avventuroso, setti-
                  manale a fumetti dell’editore Nerbini di Firenze 3, il cui lancio avviene « con
                  un notevole battage pubblicitario, il 14 ottobre 1934, poco dopo la riapertura
                  delle scuole » (Gadducci, Gori e Lama 2011, 43). Trascorso qualche tempo,
                  evidentemente per le politiche linguistiche nazionaliste d’epoca fascista (cfr.
                  Russo 2013, 150), nel titolo il nome cambia da Mandrake in Mandrache, con

                  3   « Molti fumetti americani furono introdotti in Italia dalla casa editrice Nerbini di Firenze
                      attraverso il settimanale ‘L’Avventuroso’ fondato nel 1934. Diretto inizialmente da Mario
                      Nerbini e poi da Paolo Lorenzini, il giornale ebbe un gran successo, superando le 300.000
                      copie. Col passare del tempo subì una progressiva ‘fascistizzazione’ e nel 1938 i fumetti
                      stranieri furono eliminati su ordine del regime » (AA. VV. 1994, 162).

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                sostituzione del k forestiereggiante e definitiva desemantizzazione del nome
                originale che in inglese indica la mandragora; è interessante notare, dunque,
                come dal termine specialistico Mandragora si sia creato, nella lingua inglese,
                il comune mandrake “mandragora”, che viene riadattato come nome proprio
                Mandrake il quale, infine, nell’italiano perde ogni connessione con la pianta
                nota anche per le virtù allucinogene che ben si confacevano alla personalità del
                più noto mago della storia del fumetto.
                    Per i fini che ci prefiggiamo in questa sede può essere utile esaminare l’albo
                che vede Mandrake alle prese con Nick Block, rude e poco limpido « campione
                europeo di tennis, di golf, di sciabola ». Va detto che di linguaggio settoriale
                in senso stretto nel fumetto in questione non si nota molto, se non – e di
                per sé il fenomeno è significativo anche per la storia linguistica dell’italiano
                – una qualche oscillazione nella traduzione dei termini sportivi caratterizzata
                da rarefazione dei forestierismi. Infatti, a differenza di « tennis », il golf, così
                definito a p. 1 e in una didascalia a p. 4 e altrove, viene subito dopo chiamato
                anche « palla buca »: « Sentite Mandrake, volete giocare con me una partita di
                palla buca! », e « Io non so giocare alla palla buca » (p. 4). Essendo la sinonimia
                in questione un po’ forzata, può sfuggire qualche variante come « pallabuca »
                nel costrutto « mazza da pallabuca ». Ancora con riferimento al golf, è senz’altro
                pertinente con il linguaggio settoriale e, pertanto, da segnalare un costrutto
                come « Mandrake fa tutte le buche » (5). Dubbio è invece se il « gioco della
                racchetta » vada inteso come sinonimo di ping-pong, così inequivocabilmente
                definito a p. 8. I casi di sinonimia ridondante, dunque, sono forzature dovute
                alla suddetta contingente necessità e risentono dell’approssimazione con cui a
                volte i testi erano tradotti.
                    Un altro aspetto da segnalare è che, se nell’albo da un lato si nota una certa
                cura sul piano della settorialità, non altrettanto si può dire per l’oscillazione
                di alcuni termini che a volte non vengono tradotti, a dispetto dell’ideologia
                linguistica dell’epoca. Un esempio del primo caso lo offre un costrutto come
                « se lo colpisco con questa palla di volata gli porto via la testa » (2), dove la
                sequenza « colpire con una palla di volata » fa appello alla competenza setto-
                riale del lettore; un altro esempio, per quanto flebile quanto a richiamo alla
                settorialità, è « io abbandono » (4) riferito ovviamente a una gara in atto.
                    Esaurite le considerazioni da fare su Mandrake, la cui edizione italiana
                appesantiva e condizionava la terminologia “sportiva”, ci si attenderebbe, istin-
                tivamente, un aumento d’espressione della settorialità a mano a mano che si
                va avanti con gli anni, vedendo destinare più attenzione a quest’aspetto nei
                testi che hanno lo sport come argomento centrale. Ma non è così: infatti, la
                situazione si impoverisce quando si esamini una pubblicazione della Disney

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Terminologia di ambito sportivo nel fumetto italiano

                  come Pippo e i parastinchi di Olympia, storia ambientata nelle Olimpiadi di
                  Monaco del 1972 il cui titolo attiva aspettative ragionevolmente alte quanto a
                  lessico dello sport. Ma esso è del tutto inesistente e, nei rarissimi casi in cui se
                  ne intravvede qualche residuo, è sostanzialmente ridotto a formule generiche
                  e stereotipate, spesso tra l’altro usate in modo non pertinente con l’ambito di
                  origine bensì con adattamento al linguaggio comune. Ad esempio, l’espres-
                  sione « Un favoloso contropiede, Pippo! » (56) è adoperata con riferimento
                  al calcio dato a una lanterna, pertanto è difficile persino semplicemente ascri-
                  vere il costrutto a un qualche basso livello di tecnicità settoriale. Da notare
                  inoltre che in questa pubblicazione l’onomastica, come è tipico dei fumetti
                  Disney, è fortemente motivata e si forma ora con semplici ma efficaci processi
                  composizionali ora con ridefinizioni a carattere ideosimbolico: al primo tipo va
                  ascritto un caso come Pipponte (« Ai primi giochi di Olimpia trionfa Pipponte,
                  vincendo in venti competizioni ») che deve evocare il nome di Pippo e che, pour
                  cause, possiede anche una straordinaria somiglianza fisica con lui; al secondo
                  tipo si deve riferire invece il nome del caratterialmente esplosivo personaggio
                  Averell Bombage, il « celeberrimo novantenne miliardario! » (69): superlativiz-
                  zandone ideosimbolicamente il nome reale, nel fumetto in esame si è voluto
                  evocare icasticamente Avery Brundage, presidente del Comitato Olimpico
                  Internazionale dal 1952 al 1972; invertendo il ragionamento, un nomignolo
                  come El Lisca potrebbe rientrare, invece, fra i soprannomi a valore decremen-
                  tale riferito a un umile pescatore che vive nella laguna di Venezia.
                       In questo fumetto non mancano improbabili invenzioni simil-settoriali
                  come il vigintathlon (« Istituirò per Pippo una nuova formula di gara: il viginta-
                  thlon, con venti gare a sua scelta! Stravincerà! », p. 71), che sul piano composi-
                  zionale confliggono con il criterio che sta alla base della formazione di termini
                  quali pentathlon o decathlon, per i quali si fa ricorso esclusivamente al greco.
                  Tuttavia, la soluzione appare coerente col cotesto.
                       Nel fumetto appena commentato l’onomastica ha un suo specifico ruolo,
                  benché esso non sia centrale; tale centralità si impone, invece, in Zio Paperone
                  e l’avventura in Formula 1, comparso in due puntate in Topolino n. 1501 del 2
                  settembre 1984 e n. 1502 del 9 settembre 1984. In questo albo, infatti, nomi
                  fortemente motivati come Fritticaldi e Bolsonieri sono incomprensibili se il
                  lettore non ha la competenza minima che gli consente di comprendere che il
                  primo è la parodia di Fittipaldi mentre il secondo evoca il noto cronista italiano
                  di Formula 1 Mario Poltronieri (1929-2017). Similmente, il marchio d’auto-
                  mobili Ferrari muta in Perrari, il cognome del pilota Tambray in Tamburay,
                  quello di Patrese in Pretese, mentre Prost diventa Crost; per quanto riguarda
                  altre autovetture, Alfa Romeo si converte in Alfa Marameo, Lotus in Plotus,

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Alberto Manco

                Brabham in Brabram, Renault in Perault. Da notare che, in questa avventura
                Disney, in taluni casi il personaggio è associato al nuovo nome da caratteri a
                loro volta motivati, come nel caso di Starnoux che evidentemente starnutisce;
                similmente, nel caso della Brabram, si segnala la motivazione fonosimbolica del
                suono del motore prodotto dalla vettura. Per tutti i casi in generale, all’espe-
                diente del nome altisonante che va incontro alle esigenze ideali del linguaggio
                settoriale (ad esempio un nome reale ovvero uno sì inventato ma fortemente
                congruo con la realtà extra-testuale), si preferisce quello della reinvenzione
                parodistica che si accorda con il registro in uso.
                     Diversamente dall’albo appena esaminato (che, come accennato, richiede
                una certa competenza al lettore), il lessico relativo allo sport è rarissimo in Seul
                1988, altro fumetto Disney della serie Topolino ambientato nelle Olimpiadi, in
                linea dunque con il “fratello maggiore” Pippo alle Olimpiadi del 1972. In questa
                pubblicazione la terminologia sportiva, quando compare, è usata più che altro
                con fine ironico o dissacrante: ben difficilmente, dunque, la si trova applicata in
                modo pertinente e contestuale, e ad essa si preferisce un adattamento totale alla
                lingua comune rinunciando alla pertinenza settoriale. Ad esempio, a p. 19 un
                macchinario che si rompe e inizia a lanciare per aria dei grossi pacchi fa evocare
                il tiro al piattello (« Ulp! L’ha trasformata in un tiro al piattello! »). Ma i casi,
                pur limitati a tali strategie, sono sorprendentemente pochi.
                     Nelle due storie Disney richiamate, dunque, sembrerebbe che gli autori
                non si siano tanto preoccupati di esibire un linguaggio settoriale adeguato,
                quanto di concentrarsi su un copione consolidato ossia strutturare un’avventura
                mantenendo i caratteri ricorrenti dei personaggi: Topolino integerrimo, Pippo
                distratto, Pietro Gambadilegno truffatore, e via dicendo. Gli aspetti che costi-
                tuiscono la dominanza testuale sono questi e non è una novità: infatti, spesso
                la storia privilegia “progetti” che poco hanno a che vedere con la “cornice”
                costituita dal titolo 4.
                     Qualche constatazione più confortante si può fare quando si esamini Un
                illecito sportivo della serie Alan Ford. In questo albo il lessico sportivo è a suo
                modo presente ed è caratterizzato da numerose strategie desettorializzanti
                a scopo umoristico, spesso basate sulla riconduzione dal senso metaforico a
                quello letterale: a un personaggio che afferma « non si vede un cane » l’altro
                risponde « neanche un gatto, se è per questo! » (107); ad uno che, raccoman-
                dando al compagno di fare attenzione al pericolo, afferma « non ti scoprire »,

                4     Si intenda qua con “progetto” quel pattern globale che porta a un fine premeditato e con
                      “cornice” quel pattern globale che racchiude conoscenze su un determinato concetto centrale,
                      come ad esempio “partita di calcio” (Beaugrande e Dressler 1994, 110).

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Terminologia di ambito sportivo nel fumetto italiano

                  l’altro risponde « no, metterò la pancerina di lana » (92); infine, e in questo caso
                  si tratta specificamente della analoga strategia utilizzata sul piano settoriale,
                  alla domanda di un personaggio « e allora, chi ci metteresti come attaccante? »,
                  un altro risponde « la colla, ci metto la colla! » (94). Altre soluzioni sono dovute
                  a rimescolamenti sintattici: « Bob, c’è un pacco con un biglietto! », « Ah, slega
                  il biglietto e leggi il pacco! » (99). Anche questo stile, come nel caso della
                  associazione fra « attaccante » e « colla » appena vista, viene valorizzato sul
                  piano del linguaggio dello sport, dove si registrano riadattamenti malapropistici
                  (ad esempio il portiere diventa « il portinaio », p. 56), ristrutturazioni di unità
                  sintagmatiche (il presidente della squadra di calcio si complimenta con Alan
                  Ford che ha segnato un gol di faccia anziché, come ci si attenderebbe, di testa
                  in base al costrutto italiano « segnare di testa »), acclimatazione della setto-
                  rialità con inattese escursioni, nella parte finale del costrutto, nel linguaggio
                  comune e magari di registro tendente al basso: « Risultati odierni di calcio:
                  Gambemolle batte Pestasodo 3-0. Causa le assenze dello stopper e dell’ala
                  sinistra, i Pestasodo le hanno beccate sode. Peggio per loro, chi se ne impippa »
                  (119), oppure « l’anno prossimo vogliamo vincere scudetto, coppa interconti-
                  nentale, coppa mondiale, coppa del nonno, tutto vinceremo » (64), dove è da
                  notare il progressivo abbassamento di tono nella sequenza di costrutti “setto-
                  riali” dapprima molto plausibili come “vincere scudetto” e “coppa interconti-
                  nentale”, passando per quello già meno plausibile “coppa mondiale” in luogo
                  dell’atteso “coppa del mondo”, per chiudere infine con l’implausibile “coppa
                  del nonno”, noto gelato industriale. En passant si noti anche il « vinceremo »
                  di chiusura, che allude al noto motto di epoca fascista « Vinceremo! ». Una
                  soluzione perfettamente analoga si ritrova nella battuta pronunciata dall’allena-
                  tore « Ora faremo una partitella di allenamento, poi parleremo dei piani tattici.
                  Ricordate quindi: colpire la palla e segnare goal » (49) che parte da costrutti
                  ricorrenti come « partitella di allenamento » e « piani tattici » per poi digra-
                  dare verso una chiusura del tutto improbabile dato che sembrerebbe inutile
                  ricordare a dei calciatori di massima serie che per giocare si deve colpire la
                  palla e segnare goal. Ma questo appare ben coerente in un testo in cui proprio
                  qualcuno di tali giocatori non conosce nemmeno il termine settoriale per il
                  palo, definito “legnetto”: « Porca boia. Ho preso il legnetto » (57). Si tratta
                  pertanto di soluzioni sempre pertinenti col cotesto, e fortemente informative.
                       Le strategie testuali collegate alla settorialità cambiano ancora una volta
                  quando si esamini un fumetto come Le ragazze dello slalom, comparso nella
                  collana Sport nero, dove il lessico sportivo appare ben strutturato e soddisfa
                  le aspettative create dai titoli. La cosa è particolarmente sorprendente se si
                  considera che si tratta di un fumetto di genere erotico, dove, quale che sia

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Alberto Manco

                l’argomento trattato, il fine è quello di soddisfare le attese che il progetto si
                svolga in modo sufficientemente predeterminato: in altre parole, quale che sia
                la cornice, il lettore si aspetta che avvenga qualcosa di erotico. Tuttavia, casi
                in cui si registra una certa cura non mancano. Infatti, sin dalle prime tavole si
                osservano testi semplici ma coerenti con le attese come per esempio « Questa
                mattina effettueremo alcune discese per scaldare i muscoli » (6), « Domani
                i tempi di discesa non cambieranno molto » (56), « Si lancia verso le prime
                porte » (81) oppure, più conformemente alla scarna e chiara sintassi che ci si
                aspetta in simili contesti, « Susy Kaufer, numero 4, ha fatto 2’ 32”, ma Ada
                Trochel, numero 5, l’ha superata per due secondi netti » (19). La cura del
                lessico e della coerenza testuale è rilevante anche sul piano onomastico, dove,
                assieme a nomi come Jole Marani e Marta Bonato ne compaiono altri come
                Helda Salvini e i già richiamati Susy Kaufer e Ada Troschel. Spesso, infatti, gli
                sciatori italiani provengono da zone in cui il bilinguismo se non addirittura il
                trilinguismo sono diffusi, con ricaduta sul sistema onomastico locale, pertanto
                la soluzione dello sceneggiatore contribuisce alla complessiva coerenza del
                testo.
                     Al di là del fatto che gli sport sono numerosi e diversa è la terminologia che
                essi riflettono, si deve constatare che le suddette considerazioni non trovano
                applicazione in altri fumetti pur quando appartengano allo stesso genere. Per
                darne prova, è stato analizzato qualche esemplare comparso a sua volta negli
                anni ottanta del secolo scorso nella collana dal trasparente nome Eva Sport. A
                differenza di quanto si rileva nella collana Sport Nero, Eva Sport ha al centro
                in misura decisamente dominante personaggi femminili alle prese con attività
                sportive. Ai fini del presente lavoro sono stati esaminati tre albi, due titoli dei
                quali (Barbara Boom Boom, Camelia Catch-Match) si fanno notare immedia-
                tamente per la inusuale funzione designativa che evoca una prestanza musco-
                lare solitamente riservata alle figure maschili, laddove a quelle femminili, nel
                genere erotico a cui queste pubblicazioni appartengono, si associa per lo più
                una prestanza estetica, decorativa. Ma le premesse non trovano riscontro nella
                settorialità del linguaggio.
                     Infatti, in Barbara Boom Boom il linguaggio dello sport è assolutamente
                scarso e si ritrova al più qualche costrutto passato nell’uso comune come
                « mettere al tappeto » a p. 34 (« ti metto al tappeto al primo colpo »), oppure
                un curioso « sono vietati i colpi sotto la cintura » (65), malapropismo frastico
                che richiama il pertinente e cristallizzato costrutto dell’italiano « sono vietati i
                colpi al di sotto della cintola ».
                     A sua volta, in Camelia Catch-Match più che di lessico sportivo si intravede
                una sorta di lessico para-sportivo, costrutti cristallizzati e passati alla lingua

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Terminologia di ambito sportivo nel fumetto italiano

                  comune come « fuori combattimento » (31) o desueti e davvero da copione
                  come « arbitro cornuto » (15). Altrove compaiono costrutti generici del tutto
                  improbabili nel linguaggio settoriale del catch, e che ammiccano semmai al
                  registro basso di certa stampa erotica, facendo quindi una scelta basata su quel
                  pattern globale noto appunto come “copione” nella terminologia della linguis-
                  tica testuale: casi come « un calcio nelle palle », oppure « una mazzata alla
                  nuca » (entrambi in didascalie a p. 67), infatti, indeboliscono irrimediabilmente
                  l’informatività testuale, poiché utilizzano un linguaggio comune, peraltro di
                  registro decisamente basso, per descrivere situazioni che richiederebbero invece
                  il ricorso alla settorialità.
                       Dunque, in questi albi qualche costrutto attinente allo sport rappresentato
                  è davvero raro. A p. 31 ad esempio un personaggio incita una delle lottatrici:
                  « La cravatta, Ermengarda... Incravattala! », alludendo forse a una specifica
                  mossa del catch mediante una formula che vuole sembrare pertinente sul piano
                  della settorialità.
                       A sua volta, in Ortensia al ciclocross si deve arrivare a p. 49 per trovare
                  un costrutto come « Il potente pedalatore veneto ha inflitto ben 6 minuti di
                  distacco al secondo arrivato », mentre a p. 62 si scorge una nuvoletta col testo
                  « I fuggitivi sono appena passati » e in due didascalie si legge dapprima « Passa
                  il gruppo », e nella seconda « Gli staccati ». Una decina di pagine dopo un
                  personaggio annuncia al megafono: « Due corridori in fuga! » Davvero poco,
                  dunque, per dire che in questi albi sia rappresentato il linguaggio settoriale che
                  ci si attenderebbe dai titoli.
                       Qualche considerazione a parte va fatta per l’onomastica, centrale nella
                  caratterizzazione dei personaggi. Essa, muovendosi in modo coerente con il
                  resto del testo e ciò nondimeno risultando poco informativa, si ispira a diffusi
                  stereotipi attingendo per lo più al mezzo televisivo. Infatti, in Barbara Boom
                  Boom il nome di un celebre impresario della boxe è Oscar Cernusconi, che eviden-
                  temente evoca quello di Silvio Berlusconi, in quegli anni non ancora passato
                  alla politica attiva e noto soprattutto per essere il proprietario di importanti
                  reti televisive private italiane; inoltre, uno sfidante del personaggio principale
                  si chiama Max Mazingher, nome che evoca quello di Mazinga, il mega-robot
                  noto in Italia soprattutto grazie a una serie televisiva di cartoni animati diffusa
                  dai primi anni ottanta. Infine, si rileva che talvolta i nomi sono ispirati proprio
                  al mondo della boxe: quello della protagonista evoca il pugile Ray Mancini
                  detto “Boom Boom”, nato nel 1961 e molto noto negli anni in cui il perio-
                  dico usciva, così come un personaggio denominato Nino La Brocca (84) evoca
                  Nino La Rocca, alias di Cheid Tijani Sidibe, pugile italiano nato nel 1959, a
                  sua volta in auge in quegli anni. Similmente, in Camelia Catch-Match il nome

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Alberto Manco

                Ermengarda immediatamente seguito dall’epiteto La Tigre del Catch attribuito
                a un personaggio femminile con forza fuori dal comune (26), si può conside-
                rare un raddoppiamento semantico; infatti, nello stereotipo di certa letteratura
                il nome Ermengarda pretende di evocare già di per sé un’energumena, mentre
                il costrutto “tigre del catch” è a sua volta semanticamente trasparentissimo 5.
                Di converso, il nome Callisto il Camionista è la soluzione trovata nel caso di un
                personaggio maschile baffuto e performante (34). Bastano questi due esempi
                per mostrare un capovolgimento dello schema atteso: energumena la donna,
                bellissimo l’uomo, poiché sul piano etimologico il grecheggiante “Callisto” non
                indica altro che questo.
                     Le Olimpiadi sono ancora una volta, tecnicamente, la cornice testuale in un
                albo della serie Legs Weaver intitolato per l’appunto Legs alle Olimpiadi, in cui
                i giochi hanno carattere interstellare e si svolgono in un lontano tempo futuro.
                     Il fumetto si segnala per qualche aspetto riconducibile alla dimensione
                dell’ideologia linguistica. Ad esempio, la protagonista Blanca Fernandez,
                « specialista di Tetrathlon moderno. Nera, unico rappresentante del principato
                di Algonza alle Olimpiadi Spaziali sulla Stazione orbitante di Melpomene »,
                viene descritta aggiuntivamente come « gioviale, ruspante, talentuosa » (19),
                mentre altri personaggi femminili sono descritti come « le avvenenti atlete »
                (22). Non si notano pari descrizioni per i personaggi maschili.
                     Coerentemente con quanto si usa fare ancora oggi nel linguaggio giorna-
                listico sportivo (e non solo), in questo fumetto l’articolo davanti al cognome
                femminile è sistematicamente usato: « La Fernandez e la Yo si lanciano alla
                caccia del primo pallone » // « E sarà la Fernandez a giocarlo » (24); « Ecco la
                Fernandez al tiro » (25); « La Fernandez ha tra le mani il pallone »(28); « La
                palla rimane alla Fernandez » (29); « Altra magia della Fernandez » (29); « Non
                mi aspettavo un exploit della Fernandez » (33); « Seguiamo nel frattempo la
                prova di Kristiana von Hawke, opposta alla Kovilar » (46); « Brutta caduta
                per la Kovilar! » (47); « Comincia a dirmi a che punto sei con la Fernandez »
                (54); « Guarda cos’è toccato alla Mesniz » (58); « si tratta della compagna
                di squadra della Fernandez » (61); « La Frayn finora non ha ottenuto risul-
                tati particolarmente brillanti » (61); « Le urla della Frayn » (61); « E parte
                bene la Fernandez » (65); « Non è troppo tardi per impedire la vittoria della
                Fernandez » (76); « Kristiana von Hawke sta stringendo pericolosamente la
                Mesniz! » (86).

                5     Non mancano analoghi precedenti: si pensi alla fortissima nonna Abelarda, personaggio a
                      fumetti creato da Giovan Battista Carpi nel 1955.

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Terminologia di ambito sportivo nel fumetto italiano

                       Il fenomeno, che si riscontra del resto ancora oggi nell’italiano scritto
                  e, arealmente, parlato, non si rileva per i casi maschili, che non prevedono
                  l’articolo. Inoltre, anche in questo caso in coerenza con l’uso dell’italiano, si
                  riscontra che davanti alla sequenza nome-cognome l’articolo cade: « E il primo
                  punto è proprio per Blanca Fernandez! » (25).
                       In ogni caso, in questo capitolo della serie Legs Weaver il linguaggio
                  sportivo appare complessivamente ben rappresentato, sebbene si mostri per lo
                  più conforme allo stile giornalistico. Si riportano, a mo’ di esempio, alcuni casi:
                       « Nella prima eliminatoria Blanca Fernandez affronta Soon Park Yo »
                  (23); « Legs Weaver e Soon Park Yo sono ai nastri di partenza della prova di
                  tiro » (43); « Brutta caduta per la Kovilar! » (47); « Al limite del regolamento
                  la mossa di Kristiana Von Hawke! » (47); « Comportamento ingiustificata-
                  mente esibizionista e non conforme all’etica sportiva » (51); « Percorso netto
                  e balzo in avanti in graduatoria di Martina Von Hawke » (60); « E parte bene
                  la Fernandez, pulitissima all’ostacolo d’ingresso, una ‘siepe’ con sbarre » (65);
                  « Seconda Blanca Fernandez, che con questo piazzamento conserva il primo
                  posto in classifica generale… » (91).
                       È interessante notare, inoltre, che nel testo stesso compare una precisazione
                  metalinguistica, o meglio meta-settoriale, degna di nota. A Legs che di fronte
                  a un cavallo meccanico chiede « E noi dovremmo salire su quel ‘coso’? », l’alle-
                  natore risponde « “Montare in sella”, per la precisione » (57).
                       Una cura settoriale a sua volta particolare e che indulge spesso allo specia-
                  lismo si riscontra quando si esamini un testo come Ayrton Senna. Esso si carat-
                  terizza per l’uso abbondante ma equilibrato del lessico sportivo, che funge
                  non a caso da vettore di coerenza argomentativa. Il testo, pur tendendo come
                  accennato allo specialismo, non diventa mai freddamente monosemico e si
                  fonda sia su costrutti rigidi o tendenzialmente rigidi che su altri che lo sono
                  decisamente meno. Per esempio, un Senna ancora ragazzino dice: « Dovrò
                  arrangiarmi per rimanere nel gruppo di testa »; in questo caso, il costrutto
                  “rimanere nel gruppo di testa” è tra quelli tendenzialmente lessicalizzati e
                  può essere ascritto al linguaggio settoriale. Più avanti lo stesso personaggio
                  continua: « Cercherò di sfruttare al massimo il vantaggio che mi dà il peso nelle
                  parti veloci, ma ti prometto che non tenterò l’impossibile nelle curve… » (4); in
                  questo secondo caso, il costrutto « cercare di sfruttare al massimo il vantaggio
                  che dà il peso nelle parti veloci » richiede una competenza anche culturale
                  del lettore, il quale deve intuire perché il peso dell’autovettura dà vantaggio
                  nelle parti veloci; pertanto, l’indice di accettabilità del testo diminuisce, ma ne
                  aumenta l’informatività.

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Alberto Manco

                     Un impianto lessicale pertinente con lo sport di cui il testo promette di
                trattare va incontro alle aspettative del lettore, fornendo l’informatività neces-
                saria affinché la storia sia credibile: « Il motore continua a spingere in frenata.
                Non riesco a rallentare la macchina alla fine dei rettilinei. A forza di pattinare
                con la frizione, rischio di bruciarla » (19), dice Senna in un lungo monologo
                durante il Gran premio di San Paolo del 1991. Altrove, a qualche considera-
                zione dello stesso Senna, Emerson Fittipaldi risponde: « Questo test è troppo
                breve… E questo piccolo circuito tortuoso non permette di sfruttare al massimo
                queste auto concepite per i circuiti ovali… » (21). La cura filologica fa il resto,
                con l’attenta ripresa dei tempi di corsa (numerosissimi i casi, per esempio « Hai
                girato in 49.09. Emmo [Fittipaldi, ndr] non è sceso sotto i 49.70 » (22), oppure
                « Senna s’impone in 1.41.853, dominando tutti gli avversari », p. 26), nonché
                della descrizione di luoghi, individui, oggetti.
                     Confermando la cura testuale che caratterizza l’opera, improntata a un
                realismo mimetico che punta ad armonizzare il disegno con il testo scritto,
                nel libro l’onomastica perde ogni improvvisazione, mantenendosi aderente
                alla realtà extra-testuale: compaiono così i nomi di Nelson Piquet, Emerson
                Fittipaldi, Alain Prost, Ron Dennis e altri personaggi che hanno incrociato il
                campione brasiliano durante la sua vita.
                     Si deve segnalare inoltre che il testo abbonda in pertesti, che contribuiscono
                in modo determinante alla coerenza complessiva. Il pertesto è un testo prodotto
                su supporto specifico perspicuamente rappresentato in un testo figurativo, ad
                esempio una pubblicità, un fotoromanzo, un fumetto. Pertanto, alla definizione
                della pertestualità è inerente la rappresentazione del supporto e le esigenze
                dell’analisi testuale suggeriscono senz’altro di tenerlo distinto da altri tipi quali
                il testo nel balloon, quello in didascalia e altre specifiche occorrenze (Manco
                2015, 2016, 2016b). Nella Figura 1, per esempio, si notano senz’altro i pertesti
                Cinzan[o], [Can]dy, Segafredo. A differenza di quanto accade in altre opere
                alle quali sfugge la rappresentazione del pertesto, in Ayrton Senna esso è ben
                rappresentato, cosa che contribuisce in modo determinante alla complessiva
                coerenza del testo. In particolare, i pertesti presenti in questo libro sono filolo-
                gicamente talmente accurati da poter essere rubricati, oggi, fra ciò che sarebbe
                individuato come “pubblicità occulta”: un ambito di analisi della pertestualità
                non ancora esaminato.

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Terminologia di ambito sportivo nel fumetto italiano

                                              Fig. 1. Tratto da Ayrton Senna, p. 8

                  L’accuratezza che si incontra in Ayrton Senna diventa subito un lontano ricordo
                  non appena si comincia a leggere Hai salvato le Olimpiadi, Stilton! In questa
                  pubblicazione il lessico settoriale è sostanzialmente assente e si riduce a qualche
                  genericismo di ritorno, magari a sua volta raro. Per esempio, si notano sia casi
                  come « La maratona è una gara molto particolare perché riguarda la resistenza
                  allo sforzo fisico » (34) sia altri che possono essere riferiti a tecnisicmi tuttavia
                  non pertinente con lo sporto rappresentato, per esempio « Non è finita qui,
                  ti metterò fuorigioco! » (40), in un contesto che tuttavia non è il calcio ma la
                  maratona.

                  Conclusioni
                  Nel fumetto a tema sportivo il lessico settoriale spesso è del tutto assente anche
                  quando sin dal titolo si annuncia una legittima aspettativa. In simili casi, lo
                  sport è solo una cornice, nel senso che tale termine assume nella linguistica
                  testuale, entro la quale si annuncia lo svolgimento della storia che però, almeno
                  a parole, viene disattesa. Infatti, la disponibilità e l’uso di lessico appropriato
                  sono apparsi disomogenei a seconda dell’opera esaminata e si è constatato che
                  spesso manca qualunque elemento che consenta di parlare, se non di linguaggio
                  specialistico, quantomeno di settorialità.

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Alberto Manco

                    Infatti, si è potuto rilevare che alcuni fumetti di argomento sportivo
                riducono in realtà quest’ultimo a sola cornice: tra le pubblicazioni prese in
                esame ne sono stati esempio gli albi della Disney, quella della serie Sport Nero
                e il libro incentrato sul personaggio di Geronimo Stilton. A differenza di
                queste, in fumetti come quelli delle serie Eva Sport, Alan Ford e Legs Weaver,
                la maggior presenza di terminologia settoriale che li contraddistingue rende
                senza dubbio più informative e coerenti le storie, al di là delle differenze di
                genere. In particolare, i fumetti della serie Eva Sport e quello della serie Legs
                Weaver accennano talvolta persino a qualche specialismo, cosa che sembra
                essere pregiudizialmente esclusa in altre pubblicazioni dove il ricorso alla setto-
                rialità sembra addirittura evitato come se mettesse in pericolo la fruibilità del
                testo; sembrerebbe questo il timore che orienta pubblicazioni destinate (anche)
                a giovanissimi lettori, come Topolino e Geronimo Stilton, nonché quelle erotiche
                destinate, al contrario, ad adulti, e che si caratterizzano per un registro basso o
                bassissimo. In queste pubblicazioni la settorialità sembra essere percepita come
                un ostacolo da evitare per non compromettere la fruibilità del testo.
                    Ma, appunto, la tendenza a forte formalizzazione rilevata in Ayrton Senna
                ha dimostrato che la settorialità, se non addirittura gli specialismi, sono fruibili
                addirittura più di casi in cui l’indebolimento della formalizzazione compro-
                mette la coerenza e le aspettative del lettore.
                    Un’ultima e cursoria considerazione va riservata ai fumetti tradotti, anche
                in prospettiva storica. La loro quantità è pressoché inimmaginabile e un lavoro
                sistematico sulla storia delle traduzioni sarebbe opportuno, anche in prospettiva
                settoriale. Infatti, solo per accennare alla questione, abbiamo potuto consta-
                tare che in un fumetto come Il mago dello sport il lessico sportivo testimonia
                in modo significativamente confuso le scelte terminologiche che i traduttori
                erano tenuti a fare. Non è da escludere che, superati i problemi ideologici, altri
                ne siano sorti: anzi, lo si può dare per certo.

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