Una giornata ricca di eventi per festeggiare le mamme
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Una giornata ricca di eventi per festeggiare le mamme Oggi in Piazza della Concordia l’amministrazione Lanzara promuove un’intera giornata dedicata alle Mamme, perno principale del tessuto sociale, generose ed instancabili nel dedicarsi agli altri prima che a sé stesse. Una festa di piazza quella promossa dall’amministrazione comunale, dal sindaco Paola Lanzara e dall’assessore Antonia Alfano, un evento che mescola musica, spettacoli ed animazione per celebrare tutte le mamme e condividere gioia ed emozioni dopo mesi, anni davvero difficili. Si parte alle 11 con un aperitivo musicale con DJ set in piazza della Concordia per poi darsi appuntamento sempre nella piazza principale di Castel San Giorgio alle 17.30 con animazione per bambini, alle 20.00 Donatella Zappullo con le sue allieve saluterà con l’arte della danza tutte le mamme di Castel San Giorgio, alle 21 spazio alla musica live con gli Skizzikea di Tony Musante, una delle voci più apprezzate nel panorama salernitano, che sarà il preludio allo spettacolo del comico ed attore teatrale Paolo Caiazzo, volto Rai di Made in Sud. Infine a salutare tutti, alle 22.30, saranno sempre gli Skizzikea con il loro sound travolgente. Torna a Salerno la manifestazione nazionale Bimbimbici® Torna anche a Salerno oggi Bimbimbici®, la manifestazione
nazionale promossa da FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, alla quale aderiscono ogni anno centinaia di città in tutta Italia. L’edizione 2021 ha avuto più di 210 eventi in 18 regioni, con oltre 200 città coinvolte per un totale di oltre 40.000 partecipanti; l’edizione 2022 si svolge con il patrocinio dei Ministeri dell’Istruzione e della Transizione ecologica, di ANCI, della SIP – Società Italiana di Pediatria, Euromobility e Confindustria ANCMA. L’evento, organizzato da FIAB Salerno, Comitato Centro Storico Alto e Hormé – Liberi di crescere con il patrocinio morale del Comune di Salerno, di Confindustria Salerno e con il contributo de La Doria, CicliMarino, CicliUgolino, PassionBike, TuttoBiciRomano si terrà oggi, dalle 9:00 alle 13:30 in piazza Dante Alighieri sul Lungomare Trieste di Salerno. Bimbimbici® si inserisce coerentemente in un programma permanente di iniziative di educazione alla mobilità attiva e sostenibile finalizzate a promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto nei percorsi casa-scuola, nonché di tutti gli altri mezzi ecosostenibili (pedibus, car pooling, mezzi pubblici, etc.) e per sensibilizzare su molteplici tematiche Daniel Oren e Raffella Cardaropoli tra Mozart e Haydn Il teatro Verdi incontra la città con un cartellone costellato di nomi prestigiosi e free entry. Questa sera, alle ore 20, in San Giorgio, taglio del nastro per la rassegna concertistica “Benedetta Prima….vera” Di Olga Chieffi
Si prevede il grande bagno di folla, questa sera, alle ore 20, nella Chiesa di San Giorgio, per il concerto inaugurale della stagione concertistica che ci accompagnerà fino al 4 giugno, con cinque appuntamenti affidati a formazioni internazionali e completamente gratuiti. Sul podio alla testa dell’orchestra Filarmonica Salernitana, tra la prima e la seconda replica del Rigoletto, salirà Daniel Oren, che insieme alla violoncellista Raffella Cardaropoli, si confronterà con i primi due autori della prima scuola di Vienna, Franz Joseph Haydn e Wolfgang Amadeus Mozart. La serata principierà con l’esecuzione di una fra le più alte composizioni di Mozart, la Sinfonia in sol minore, n°40 K550, che ha costituito fin dai primi dell’Ottocento un simbolo e un enigma: composta nell’estate del 1788, seconda di un ciclo costituito dalla Sinfonia in mi bemolle maggiore e dalla Jupiter, non si sa se abbia avuto un committente o se sia nata, come le altre, come una sorta di confessione, in un momento di terribili avversità nella vita quotidiana. Quel che è quasi certo è che Mozart non potè mai ascoltarla, anche se una correzione nella parte originaria dell’oboe, passata parzialmente al clarinetto, potrebbe far pensare ad un adattamento dell’opera in vista di una sua imminente esecuzione. È probabile, comunque, che i primi ascoltatori siano rimasti sconcertati dal singolare clima espressivo di questa sinfonia, dal suo cromatismo e dalle sue arditezze, pur in quel suo sfondo di «classica e inalterata bellezza» (Mila) che costituì un modello per tutti i sinfonisti del primo Ottocento, a partire da Beethoven. Ma mentre i musicisti del romanticismo guardarono alla Sinfonia in sol minore quasi come ad un irraggiungibile ideale di purezza, in tempi a noi più vicini la critica ha sottolineato piuttosto, di quest’opera, l’immediatezza espressiva, il languore, il sottile e sotterraneo turbamento che la pervadono, quasi appunto si tratti di un profetico e drammatico annuncio di tempi nuovi, affrontati in prima persona e senza reticenze, con tutto il peso ossessivo di tristissime esperienze quotidiane. Si proseguirà con la sinfonia n°88 in sol maggiore composta per editori e società
francesi nel 1787/89, che andrà ad inaugurare la riflessione musicale del genio di Rohrau, che vede succedersi nel corso dei diversi movimenti le varie tappe di un’organica vicenda espressiva, che lascia intuire che siamo ormai nell’ambito di quello stupendo equilibrio orchestrale tipico delle «londinesi» e della piena maturità artistica ed espressiva di Haydn. Ecco perché è stato giustamente detto che Haydn arriva qui a toccare il culmine della sua creazione sinfonica in una sorta di esuberante gioia di vivere; un’opera scritta di getto con l’ardore dell’ispirazione — come lo stesso musicista annotò nella partitura autografa. L’opera esordisce con brio all’insegna della gioia, per confermare questa pienezza di sentimento in un Largo di toccante lirismo consolatorio; ma tale positiva crescita dell’animo viene all’improvviso smentita dal clima sardonico e straniante del Minuetto, lacerato da insolite modulazioni e ardite dissonanze che solo nel Trio si arrestano di fronte ad una splendida evocazione del mondo popolare, intrisa di futura mahleriana poesia. La crisi aperta da questa pagina ottiene una risposta dall’ultimo tempo, attraverso il gioco lucido, vivo ed essenziale di una danza burattinesca la cui effervescente ironia corre sui binari di un’abile sapienza compositiva. Finale con ospite internazionale, il violoncello di Raffella Cardaropoli. Il pubblico salernitano ne conosce sicuramente il fratello Gennaro violinista ma, stasera la creazione del primo suono catturerà l’attenzione e desterà assoluta meraviglia, con l’entrata del I concerto di Haydn in Do maggiore. I concerti solistici di Franz Joseph Haydn vengono in genere considerati lavori minori, vuoi per il carattere disimpegnato, vuoi per le strutture meccanicistiche che, legate ancora alla logica del concerto barocco, condizionano il rapporto tra solista e «tutti». Nondimeno, pur non toccando i livelli vertiginosi raggiunti da Mozart, anche in questo campo Haydn realizza pagine di indubbia qualità e degne di attenzione. È il caso di questo concerto del quale non si conosce la data precisa di composizione, collocabile comunque tra il 1761 e il 1765, nei primi anni in cui il musicista è al servizio degli Esterházy.
Scritto per Joseph Weigl, il concerto si contraddistingue per l’abilità della scrittura riservata al violoncello. Il virtuosismo è acceso, non ostentato; i contrasti drammatici tra solista e orchestra sono equilibrati. Per quanto non manchino momenti di tensione, prevalgono le sonorità brillanti e l’atmosfera è nell’insieme serena. Nel primo tempo, Moderato, l’orchestra presenta senza introduzioni un tema principale che, con il suo andamento maestoso su ritmi puntati, sembra quasi una fanfara di vittoria. A questo si contrappone un motivo più pacato che conferisce al brano dinamica emozionale. L’Adagio successivo costituisce una parentesi di intimo lirismo e pacatezza che, malgrado qualche lieve increspatura drammatica, non arriva a intaccare la dimensione serena e ottimistica complessiva del concerto. Il solista, accompagnato dai soli archi, ha modo di esibire tutte le sue doti di cantabilità ed espressività. L’Allegro molto finale è un movimento di grande brillantezza e vitalità che fa pensare a una specie di moto perpetuo di note veloci e staccate, e vede il violoncello cimentarsi in passaggi di agilità molto impegnativi. L’arguzia e l’inventiva più tipiche di Haydn emergono a tutto tondo, conferendo al discorso musicale un carattere estroverso e privo di ombre. Caterina Sala: un doppio debutto Abbiamo incontrato la giovanissima Gilda del centocinquantenario del teatro Verdi alla vigilia della sua performance, una prima anche l’incontro con il sentire musicale di Daniel Oren di Luca Gaeta
Classe 2000, vincitrice vincitrice del 70° Concorso ASLICO per giovani cantanti lirici 2019, ha debuttato presso il Teatro alla Scala di Milano, di cui frequentava l’accademia, nel ruolo di Ermione nell’opera Die ägyptische Helena di Richard Strauss. Un doppio debutto per lei qui a Salerno, in primo luogo nel ruolo di Gilda nel Rigoletto del centocinquantenario del teatro Verdi, il secondo il primo incontro con la bacchetta di Daniel Oren, una performance di razza sia per la sua appartenenza ad una musicalissima famiglia, sia per la sua grande passione per i cavalli. L’abbiamo incontrata alla vigilia dell’attesissima prima che inaugura la nuova stagione lirica. Come ti sei avvicinata al mondo della musica e della lirica in particolare? La musica ha sempre fatto parte della mia vita. Nella mia famiglia siamo tutti musicisti. Cinque figli, più ovviamente i miei genitori, con i quali, tutt’insieme, abbiamo formato un gruppo vocale, esibendoci in numerosissimi concerti. Questo da quando io avevo cinque anni. Inoltre mio padre lavora nel Coro del Teatro alla Scala di Milano, mentre mia madre è una musicologa. Quindi per me è sempre stato naturale e familiare essere in contatto con la musica. Poi mio padre oltre ad esercitare la professione di cantate, nel Coro della Scala, come dicevo, è anche pianista e preparatore di numerosissimi cantati. Quindi ho avuto modo, oltre che studiare canto con lui, anche di seguire le sue lezioni ad artisti che si accingevano a debuttare ruoli importanti, facendo tesoro di quei momenti. Come ti sei preparata per affrontare il personaggio di Gilda? Come accennavo prima, durante le lezioni che mio padre teneva, spesso il personaggio di Gilda era il ruolo da preparare e studiare. Più in generale l’opera del Rigoletto, nei suoi vari interpreti. Quindi quest’opera e questo personaggio, che per me rappresenta un debutto, sono del tutto familiari.
Ovviamente altra cosa è trovarsi in prima persona ad affrontare e portare in scena Gilda. Le difficoltà vocali sono notevoli, basti pensare all’aria “Caro nome”, ma a tutti i duetti, al finale dell’opera. Per quanto riguarda invece la caratterizzazione di questo personaggio, trovo che le insidie siano alla pari della sua difficoltà vocale. Gilda è “un angelo”, che decide per amore di immolarsi. La sua è una purezza, non priva di carattere e di impulsività. In questa direzione la musica di Verdi ci aiuta in modo esemplare, suggerendo, grazie alla sua musica, il percorso più naturale per la scena. Se dovessi indicarmi tre soprani del passato, anche recente o del presente, che in qualche modo rappresentano un tuo ideale di soprano e dai quali tu trai ispirazione, chi indicheresti? Una domanda di non facile risposta! Può sembrare immediata come soluzione, ma in primis Maria Callas. Lei ha riscritto la figura del soprano, ancor prima di quello della diva. E ci tengo a sottolineare questo distinguo, in quanto la sua meticolosità tecnica e il suo continuo ricercare il suono adatto, traspare dai documenti audio di cui siamo in possesso; e che costituiscono un vero e proprio oggetto di studio, oltre che di “culto”. Poi Mirella Freni: una vocalità limpida, sempre dalla pronuncia impeccabile. Il dato straordinario di questa grande artista consisteva nel fatto che interpretando un personaggio, riusciva a immedesimarsi in modo così realistico, da diventare egli stessa il personaggio. Un esempio su tutti è la sua Mimì. Per completare la triade Anna Netrebko, una diva e cantate dei nostri giorni. È la prima volta che collabori con il maestro Oren? Si, ci sono diverse “prime” in questo Rigoletto. La prima volta qui a Salerno, con il maestro Oren e, come accennato prima, è il mio debutto nel ruolo di Gilda. Quando ho realizzato che avrei lavorato con il maestro Oren è stata un’ emozione fortissima. Un artista dotato di grande musicalità e
competenza, soprattutto nel repertorio lirico, che affronta con grande rispetto della partitura e delle voci. Quali saranno i tuoi prossimi impegni? A giugno prossimo sarò all’Arena di Verona per interpretare Frasquita nell’opera Carmen di Bizet. Poi Norina e Musetta, rispettivamente dal Don Pasquale e da La Bohème, al Massimo di Palermo. Nicola,possiamo entrare nella storia,Salerno merita A “Possiamo veramente entrare nella storia, abbiamo dimostrato valori non indifferenti, l’energia dentro di noi e’ incredibile. La Salernitana e il suo popolo meritano di restare in serie A”. Davide Nicola carica l’ambiente in vista del match spareggio per la salvezza di domani contro il Cagliari all’Arechi. “Quello che abbiamo fatto fino a questo momento e’ frutto di un lavoro importante. Sembravamo fuori dai giochi, invece due mesi e mezzo di lavoro stanno dando frutti sperati. Questa piazza – sottolinea – merita la salvezza”. Antonio Zinna, lo «scudo» sul
petto di Matteo Gallo Quando mi accoglie nel suo appartamento, al piano alto di un complesso residenziale della parte orientale della città, ha appena terminato una rilegatura di fortuna per tenere insieme i ritagli di giornale con sopra i resoconti del Giro d’Italia datato millenovecentottantatrè che proprio lui, da assessore allo Sport del Comune, riportò nel perimetro salernitano dopo quindici anni di assenza. Quei pezzi di carta sanno di storia mai ingiallita e sono ripiegati sul tavolo di legno scuro di una cucina riscaldata dal calore domestico ma anche dal sole che filtra dalle ampie finestre sulla verticale esterna della stanza. Hanno in calce nome e cognome di Enzo Casciello, prestigiosa firma del giornalismo italiano figlio di questa terra. Li sfoglia come pagine di un almanacco da collezione e con la solida fierezza del trofeo conquistato con il sudore della fronte: «Ancora ricordo quel momento. Fu motivo di orgoglio personale e un vanto per l’intero territorio» spiega Antonio Zinna ancora oggi, ancora adesso che di anni ne ha ottantadue ben allineati sulla timeline di una esistenza in bilico tra due grandi passioni. Lo sport, in particolare il calcio e la Salernitana: «Da ragazzo ho giocato nelle giovanili granata. Ero un promettente stopper. Mi ammalai e non se ne fece più nulla. Addio carriera. Sono stato un po’ sfortunato». E la politica, quella antecedente la Seconda Repubblica ma successiva alla seconda guerra mondiale che «ha fatto bene al nostro Paese», vissuta con la vocazione alle relazioni umane e una predisposizione talentuosa all’organizzazione. Approfondite, entrambe, in sincrono ma anche da separate sotto lo stesso tetto fatto uomo, con la pratica militante tra le file della Democrazia cristiana dopo l’incontro «decisivo» con l’avvocato Michele Scozia, già parlamentare e sindaco di Salerno, autorevole figura di riferimento dello scudocrociato. Dottore Zinna, un incontro che ha sicuramente cambiato la sua vita. «Ho frequentato l’istituto tecnico Genovesi di Salerno. Già allora, alle scuole superiori, dove non ero certamente uno studente modello, avevo mostrato una certa inclinazione a fare politica. Mi piaceva stare tra la gente, ascoltare cosa avessero da dire e, nel caso, valutarle pure. Non mi ero però mai spinto al di là dell’ascolto e della condivisione di idee, del confronto e, magari, di qualche suggerimento. Col passare degli anni ebbi la fortuna di conoscere l’avvocato Michele Scozia per il tramite di suo fratello Antonio, mio amico, direttore sanitario dell’ospedale di San Leonardo. Michele Scozia era una figura importantissima e di riferimento della Democrazia cristiana, di elevata statura politica, intellettuale e morale. Mi avvicinai a lui e da quel momento gli sono stato legato politicamente e anche come amico. Alle amministrative di Salerno del 1970, nelle more di quel forte legame di amicizia con i fratelli Scozia, ma ancora senza essere in possesso della tessera della Dc, ho vissuto la mia prima campagna elettorale. Diedi una mano, facendo il massimo nelle mie possibilità per il risultato del partito. Fu una esperienza entusiasmante». Perché proprio la Democrazia cristiana? «Perché era un vero partito popolare. Un partito per la gente. Ed io, che ero e resto, un uomo del popolo che vive tra la gente, ho visto nella Democrazia cristiana la dimensione naturale del mio agire politico». Quando la prima “discesa in campo”? «Nel 1975 la mia prima candidatura al Consiglio comunale di Salerno. In verità furono gli altri a chiedermi di candidarmi. Io non volevo. Preferivo stare dietro le quinte come organizzatore e lavorare nel partito. Era una mia inclinazione naturale. Alla fine, comunque, accettai con convinzione la sfida elet Fu premiata quella sua scelta? «Presi millesettecento voti. Abbastanza ma non sufficienti a essere eletto nell’assise di Palazzo di Città. In quel momento, però, compresi una cosa importantissima…» Cosa? «Se avessi dovuto lavorare per il partito, nello specifico per la forza politica a cui mi sentivo legato e in cui credevo, allora lo avrei dovuto fare da protagonista sul campo di battaglia e non solo “assistendo” alle partite. Così feci. Cominciai a lavorare nel partito senza lesinare energie
occupandomi, tra le tante cose, anche del tesseramento. Un impegno di militanza vero, appassionato. Proprio in virtù di quel tipo di lavoro, toccai con mano le problematiche della città di Salerno. Parlavo con i cittadini, stavo tra la gente. Vivevo la città e la sua comunità. Questo mi assicurò un grande arricchimento personale sul piano umano e politico. Ero in possesso di un prezioso patrimonio di relazioni e di istanze che provenivano dal territorio, dai quartieri, dalle famiglie, dai cittadini». Per chi fa politica questo ‘patrimonio’ è anche una una responsabilità. «Assolutamente sì. Alle elezioni del 1980 mi candidai scrivendo da solo il programma per la campagna elettorale. Avevo le idee chiarissime. Sapevo di cosa avesse bisogno la città di Salerno ed ero determinato a far valere le istanze dei cittadini con i quali mi ero confrontato in tutto quel periodo. Non esistevano alternative: per me era questa la strada maestra». La conoscenza della “materia” si rivelò fattore decisivo? «Presi più di tremila voti e fui eletto a Palazzo di Città. In lista con la Democrazia cristiana c’erano tanti giovani come me. Il primo degli eletti del partito, e dell’intero consiglio comunale, fu l’arbitro Pietro D’Elia. Allora la Dc esprimeva, con la sua pattuglia di consiglieri, la maggioranza relativa dell’assise municipale. Anche Aniello Salzano fu eletto in quella competizione amministrativa. A Palazzo di Città c’erano Carmelo Conte e Paolo del Mese. Il livello politico era alto. L’onorevole Lettieri, allora voce interna al partito sempre critica, disse che la Dc si era salvata proprio grazie al contributro di tre ragazzi: il sottoscritto, D’Elia e Salzano». Che ricordo ha di quella esperienza amministrativa? «Mi volevano assegnare la delega all’Urbanistica. Risposi
picche perché ritenevo che quella delega andasse assegnata a qualcuno con un profilo differente dal mio. Il primo cittadino, Ennio D’Aniello, mi attribuì allora la responsabilità dell’assessorato al Commercio. Un assessorato di peso per la città di Salerno. E io, che ho sempre cercato i guai in politica, riuscii a trovarli anche quella volta». Chi cerca trova: lei cosa trovò? «Appena nominato assessore, convocai due funzionari del settore per comunicare loro l’intenzione di tenere aperti i negozi il sabato pomeriggio, a quel tempo chiusi. Da semplice cittadino, prima ancora che da politico, la consideravo una scelta sbagliata e di poco buon senso commerciale. Per ragioni di lavoro, infatti, avevo la possibilità di dedicarmi in piena libertà agli acquisti solo il sabato pomeriggio. Non potendolo fare nella mia città, a Salerno, come tanti altri salernitani che vivevano la mia stessa condizione, andavo in particolare a Cava de’ Tirreni. La chiusura dei negozi a Salerno penalizzava l’utenza e anche le casse delle attività. I due funzionari comunali mi dissero immediatamente di desistere da quella idea perché, proprio su quella questione specifica, si era “bruciato” l’assessore regionale al ramo perché i commercianti non volevano». Come mi pare di capire, non fosse altro per evitare di venire meno a una questione di principio e genetica, marciò spedito verso i guai. «Non mi tirai assolutamente indietro. Il presidente dell’allora assocazione di categoria dei commercianti, Renato Cavaliere, mi sosteneva. Erberto Manzo, invece, si staccò e andò su posizioni contrarie insieme ad una rappresentanza di negozianti che non vedevano assolutamente di buon occhio quella soluzione. Si scatenò la fine del mondo. Decisi allora di fare un incontro con la categoria». Un incontro di fuoco…
«Innanzitutto presi atto delle loro rimostranze, delle loro osservazioni. Ma feci anche un’altra cosa». Cioè? «Gli dissi di procurarsi un elenco telefonico e di utilizzarlo per scegliere a caso dieci nominativi. A quel punto rilanciai: vediamo se trovate una persona di Salerno che è contraria all’apertura dei negozi il sabato pomeriggio! Le prime nove persone risposero tutte in maniera favorevole all’apertura delle attività. La decima telefonata fu la più bella. Ancora me la ricordo. Dall’altra parte del telefono c’era una signora. Rispose con una richiesta: “Voglio parlare con l’assessore”. Mi passarono il telefono e lei tagliò corto: “Non li pensate. Questi non hanno voglia di lavorare. Devono stare aperti!”. Scoppiammo tutti a ridere». Ascoltò l’invito della signora? «Ha dubbi? I negozi restarono aperti». Lei ha due grandi passioni: lo sport e la politica. Queste passioni hanno trovato le ragioni di fondersi, sul piano amministrativo, con la nomina ad assessore allo Sport del Comune di Salerno nei primi anni Ottanta. «Faccio una premessa. Io amo lo sport, il calcio e la Salernitana in particolare. Da ragazzo ho giocato nelle giovanili della Salernitana come stopper. Ero anche promettente. Ma mi ammalai e la carriera si interruppe lì, diciamo quasi sul nascere. Sono stato un po’ sfortunato. Tornando incece all’esperienza da assessore comunale alla Sport, ricordo che presi il testimone da Pietro D’Elia. Quell’impegno fu per me motivo di orgoglio ma anche una grande responsabilità. Lavorai, tra le altre e tante cose, alla questione relativa alla costruzione dello stadio Arechi. Nulla si fa da soli e naturalmente i meriti vanno condivisi con quanti in quegli anni guidarono le amministrazioni comunali di Salerno. Mi riferisco in particolare ai sindaci Salzano e
Scozia. Assessore ai lavori pubblici nella fase finale di quella vicenda fu Fulvio Bonavitacola. Naturalmente anche con lui va condivisa la vittoria di quella difficile e importante partita per l’intera città. Io mi occupai soprattutto dei rapporti con il credito sportivo e con gli istituti bancari salernitani. Fu per me motivo di grande orgoglio personale e di soddisfazione per l’intera città, naturalmente, anche il ritorno del Giro d’Italia a Salerno dopo quindici anni. Ci lavorai tanto. Mancaca dal 1967». Lei è stato segretario provinciale della Democrazia cristiana ai tempi della giunta laica e di sinistra, la cosidetta seconda svolta di Salerno in cui i democristiani si accomodarano all’opposizone dopo quasi quarant’anni. «Paolo Del Mese e Gaspare Russo mi chiesero di ricoprire il ruolo di segretario in quella fase particolarmente delicata. Sono un uomo del fare, pragmatico. E venivo visto capace di garantire gli equilibri». Avrebbe potuto fare di più per evitare quello ‘smacco’? «Naturalmente tutti noi possiamo sempre fare di più nelle cose della vita di cui siamo chiamati a occuparci. Detto questo, l’onorevole Guglielmo Scarlato, personalità di straordinaria autorevolezza, si espresse allora in questi termini sulla vicenda: “Avevo già misurato la temperatura al partito ed era alta. La Dc aveva già la febbre prima di Zinna». Quale era il male della Dc? «All’interno del partito c’erano delle conflittualità. La colpa di quanto successe fu anche nostra». Vi sentiste traditi dai socialisti? « Ci fu sicuramente un impegno nazionale del partito comunista e di quello repubblicano ad andare in quella direzione. In un certo senso i socialisti furono spinti verso quella soluzione.
Noi consiglieri democristiano, in ogni caso, non credevamo che quella maggioranza potesse andare avanti per tanto tempo. Quando scendevamo da Palazzo di Città la domanda retorica più ricorrente era quanto sarebbe durata quella maggioranza». Che invece durò…. «Sì, e Giordano fu un buon sindaco». La giunta Giordano fu travolta dalle inchieste giudiziarie del 1992 che spazzarono via per intero la Prima Repubblica e i due principali partiti di allora: Dc e Socialisti. Il primo cittadino e alcuni uomini di punta di quella amministrazione furono arrestati per poi essere assoluti con formula piena molti anni dopo. «Un periodo politicamente drammatico. Per molte persone e per loro famiglie lo fu sul piano umano, della vita anche privata. C’era grande preoccupazione in tutti noi per il clima che si respirava nel Paese. Sicuramente, nel caso specifico salernitano e alla luce dell’esito dei processi, ci furono delle forzature». Chi sono stati i suoi riferimenti politici? «Michele Scozia e Gaspare Russo. Nella parte finale della mia carriera sono stato politicamente vicino e amico di Alfonso Andria. Con Alfonso eravamo già stati colleghi in Consiglio comunale. Molti anni dopo, quando fu chiamato ad affrontare la prima candidatura alla presidenza della Provincia di Salerno, mi chiese di organizzargli la campagna elettorale. E io accettai». Le è stata attribuita, da diversi resconti dell’epoca, la definizione di “demitiano”. «Quando si verificò la rottura tra Gaspare Russo e Ciriaco De Mita fu organizzato un incontro presso l’associazione degli industriali per verificare la vicinanza all’uno e all’altro.
Io, allora, stavo dalla parte di Gaspare Russo. Detto questo, De Mita è un vero leader politico, con una straordinaria capacità di visione e di riflessione politica. Quando fui incaricato di guidare da segretario la federazione provinciale della Democazia cristiana andai a piazza del Gesù, a Roma, ad incontrarlo. Mi portò da lui proprio Gaspare Russo». Cosa le disse De Mita? «Mi fece gli auguri e mi salutò con un “mi raccomando”». Le manca fare politica? «Oggi seguo la politica attraverso giornali e telegiornali. La politica era e resta una mia passione. Purtroppo la politica di quegli anni non esiste più. Il modo di porsi. Di comportarsi. Il rapporto con la gente. Oggi è tutto molto diverso. Allora si cominciava dalla sezione di quartiere. Io sono stato segretario della sezione della Democrazia cristiana di Torrione Michele Grassi. In verità, di quella sezione, sono stato inizialmente segretario amministrativo quando Scozia era segretario politico». Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti della politica. «Avere alle spalle il partito era fondamentale e formativo. La fine dei partiti tradizionali e strutturati, ha fatto molto male alla politica. Non hanno alcun peso né ruolo, tranne qualcuno della sinistra. La democrazia, in assenza di partiti forti al servizio del popolo, viene mortificata e maltrattata». Il principale pregio politico che, ancora oggi, si riconosce. «Essere una persona che sa ascoltare e un buon organizzatore». E il difetto maggiore? «Cercare sempre di mettermi nei guai. E soprattutto riuscirci». torale».
Elezioni Rsu a scuola, un candidato avrebbe ricevuto pressioni da preside di Erika Noschese In occasione delle elezioni per la Rsu, un candidato avrebbe ricevuto pressioni dalla preside. A denunciarlo uno dei candidati, nonché collaboratore scolastico Marco Iuliano in servizio presso l’istituto comprensivo. L’altro candidato, infatti, sarebbe stato pressato dalla preside per la candidatura contro le altre liste. “Vorrei specificare che, in fase di contrattazione di istituto, l’Rsu con la Dirigenza decidono l’assegnazione di ingenti somme provenienti dal fondo di Istituto, in favore di dipendenti incaricati a determinate e specifiche mansioni/responsabilità, il tutto si decide a maggioranza, si tratta quindi di una figura di rilievo che proprio per il ruolo che assume, dovrebbe essere indipendente e imparziale nei riguardi della Presidenza stessa – ha denunciato Iuliano – Durante l’elezioni svolte nel mese di aprile, mi sono accorto di brogli elettorali mentre ero in attesa di votare, brogli in favore del collega candidato dalla Dirigente Scolastica, che ho prontamente denunciato al presidente di seggio”. Successivamente, ci sarebbe stata un’escalation “di violenza da parte del collega, culminata con il danneggiamento della mia vettura con un grande coltello, che il collega deteneva in tasca dalla mattina all’interno dell’istituto e con cui mi ha sventrato due pneumatici dell’auto, come segno di avvertimento. Il tutto è successo in
orario di servizio, alla presenza di circa 400 minori, e all’interno dell’Istituto scolastico in questione”. Il fatto è stato accertato dal Comando dei Vigili di Pontecagnano con la visione delle telecamere di sorveglianza, da cui si evince anche proprio il momento in cui il danneggiamento ha avuto luogo. Marco Iuliano ha già denunciato penalmente l’accaduto, prima contro ignoti e dopo l’accertamento sull’identità del colpevole, ha fatto denuncia-querela presso il Comando dei Carabinieri. “Ho informato anche gli Enti preposti come il Provveditorato di Salerno e il Comune di Pontecagnano Faiano, considerato che a tutt’oggi il suddetto collega permane in servizio nella mia stessa sede, fatto che mi causa stati di agitazione e paura per la mia persona tanto da non poter lavorare, per gli atteggiamenti minacciosi e malavitosi di questa persona che continua a perpetrare nei miei confronti, persona che gode della benevolenza della Dirigenza, per il mero interesse economico – ha detto ancora il candidato per la Rsu – Vorrei inoltre sottolineare come questa persona e la Dirigente Scolastica stiano minimizzando i fatti a una mera bravata, con frasi tipo “sono siocchezze” oppure “mica è stato accoltellato nello stomaco”, frasi per me inaudite e che mi hanno fatto sentire abbandonato dall’istituzione per cui lavoro.Ho forse aperto un vaso di Pandora? il denaro è forse ciò che sta dietro a tutta questa storia e forse c’è bisogno di fare chiarezza”. Dopo la denuncia di Le Cronache il Dg Iervolino
ritira gli aumenti al Cup dell’Asl di Erika Noschese L’Asl ritira la delibera di adeguamento prezzo call center aziendale dopo la denuncia di Le Cronache. Dopo le polemiche nate in seguito a quanto denunciato attraverso queste colonne, infatti, il direttore generale dell’azienda sanitaria locale, Mario Iervolino ha disposto “di prendere atto della sentenza 1444 dell’11 giugno 2021 con la quale il Tar Salerno annullava la delibera 209 del 12 febbraio 2021; di prendere atto della nota agli atti della procedura, con la quale , in esecuzione della precitata sentenza, il proponente Ufficio ha comunicato i motivi ostativi all’accoglimento della istanza di revisione prezzi di che trattasi, fissando un termine di dieci giorni per l’invio di osservazioni ed eventuali documenti; di prendere atto della nota nota pec del 3 settembre 2021,agli atti della procedura, con la quale la ditta Asso faceva pervenire osservazioni e documenti a supporto dell’istanza in esame”. Dall’Asl dunque il diniego dell’accoglimento dell’istanza di adeguamento prezzi praticati dalla “Cooperativa sociale Asso – Agenzia Servizi & Supporto Organizzativo soc.coop”per il servizio di Gestione del “gestione del call center cup per l’Asl di Salerno”. L’istruttoria è stata seguita dalla dottoressa Rosanna Barra, Dirigente Amministrativo. L’Asl evidenzia che relativamente al costo del lavoro si evidenzia che le tabelle retributive del Ccnl per le cooperative sociali non hanno subito variazioni dal 2013 (anno in cui è stata formulata l’offerta economica) fino all’ottobre 2019 e, pertanto nessun incremento al costo del lavoro può essere rilevato in questo periodo; “la la ditta Asso anche con le osservazioni e la documentazione inviata con nota pec del 03.09.2022 non ha fornito alcun elemento a dimostrazione della non remuneratività dei prezzi fissati e
pagati dalla Asl Salerno per il servizio affidato, e per i quali ha chiesto la rivalutazione – si legge ancora nella delibera – In particolare la ditta Asso non effettua nuovamente nessun raffronto tra il costo del lavoro da imputarsi al costo orario del servizio, come da offerta del 2013, ed il costo del lavoro da imputarsi allo stesso costo orario per il 2019/2020, come già evidenziato con la nota pec del proponente Ufficio prot. 175367 del 26.08.2022”. La stessa ditta, con la documentazione inviata, relativamente al periodo 2019 – 2020 fa rilevare esclusivamente un incremento del costo del lavoro orario, per il maggior numero di operatori impiegati, da € 7,40 (aprile 2019) ad € 7,91 (settembre 2020) e che tale evidenziazione, in considerazione di quanto precedentemente rappresentato in ordine alla tipologia di servizio espletato con prevalente utilizzo di manodopera, fa ritenere che la tariffa oraria di € 13,70 sia ancora remunerativa nel 2019/2020. Dunque, nessun altro elemento di valutazione in ordine ad eventuali ulteriori variazioni delle voci che determinano il prezzo orario di € 13,70 viene fornito dalla ditta Asso e, si legge ancora nella delibera, le tabelle Istat non sono da sole sufficienti ad individuare una non rimuneratività della tariffa oraria pagata dalla Asl Salerno per il servizio di che trattasi. Il salva Cagliari sta al Var e si chiama Mazzoleni SALERNO – Salernitana-Cagliari sarà diretta da Marco Di Bello di Brindisi. Il pugliese avrà come assistenti Bindoni (sez. Venezia) e Baccini (sez. Conegliano), mentre il quarto uomo sarà Pezzuto (sez. Lecce). Al Var Paolo Mazzoleni (sez. Bergamo), il suo assistente sarà Meli (sez. Parma). Cinque i
precedenti di Di Bello con la Salernitana, tre nella lontana stagione 2010/2011 in Prima Divisione di Lega Pro e due in questa stagione. Nel torneo di undici anni fa fu protagonista nella doppia sconfitta, una nella regular season ed una nella finale d’andata dei play off, contro il Verona. Particolarmente contestata quest’ultima direzione in cui concesse due rigori dubbi alla squadra di Mandorlini ed estrasse il rosso nei confronti di Montervino. In precedenza aveva diretto la vittoria esterna per 3-1 sul campo del Giulianova. In questo torneo Di Bello ha fischiato in Venezia- Salernitana, finita 2-1 per i granata (rosso diretto al lagunare Ampadu) ed in Genoa-Salernitana, terminata 1-1. A far discutere in queste ore è però la designazione al Var di Mazzoleni (nella foto). Ironia della sorte, un anno fa fu fatto lo stesso in occasione di Benevento-Cagliari, match decisivo per la salvezza dei sardi e per la conseguente retrocessione dei giallorossi e chiuso 3-1 in favore dei rossoblù grazie proprio alle sviste di Mazzoleni al Var. Sviste che Oreste Vigorito, presidente del Benevento, denunciò ai microfoni di Sky Sport: “Credo che con i mezzi che ha a disposizione, il calcio possa fare a meno di fare filosofia e discutere di massimi sistemi e teoremi e debba fermarsi a guadare le immagini, che hanno visto in tutta Italia. Tutti tranne Mazzoleni: non ho mai parlato di arbitri, ma mi sono arrivati messaggi da Napoli, e tutti hanno scritto che Mazzoleni è messo lì sempre per ammazzare le squadre del Sud. Possiamo togliere il VAR, è diventata una scusante per le loro cazzate. Noi stiamo perdendo un anno di sacrifici, mentre lui sta col culo sulla panchina a guardare la tv e cambiare le decisioni. È una vergogna! Sfogo? No, per quelli vado dal prete. Questi signori devono uscire dal calcio. Voi siete gli addetti e dovreste fare vedere le immagini, non fate i commenti sulle mie parole ma mettere in onda le immagini facendo vedere gli errori. Sa cosa ha detto l’arbitro a Viola? che il tocco era leggero. Non le sembra strano che dopo 7 giorni lo stesso tocco di Osimhen diventa a pesante a leggero? I falli sono falli e non stiamo qui a raccogliere i cog****i!
L’arbitro ha sempre risposto che l’interpretazione della pressione sull’avversario è sua, questa volta il Var aveva il misumetro per valutare quanto pesa il tocco? Anche nel primo tempo ci è stato fischiato un fuorigioco inesistente e c’era un rigore su Caprar”. Ma non solo Vigorito: anche il Napoli si lamentò di Mazzoleni al var nella gara casalinga finita 1 a 1, con i partenopei infuriati. Del resto si dice che nella sede del Cagliari ci siano le foto del fratello, Mario Mazzoleni, una polemica che portò lo stesso Mazzoleni a querelare Mastella. Concerto a San Giorgio, Antonio Marzullo guadagna quanto la musicista protagonista di Monica De Santis Cardaropoli Raffaella, violoncellista, € 6.000,00, iva in regime forfettario; Marzullo Antonio, segretario artistico, € 6.000,00+ € 1.320,00 iva; Oren Daniel, Direttore d’orchestra, € 10.000,00; Sono questi i compensi che saranno pagati dal Comune di Salerno con i fondi del “Piano strategico per la Cultura e i Beni Culturali 2021”, della Regione Campania per il concerto che si terrà questa sera nella chiesa di San Giorgio a Salerno, nell’ambito della rimodulazione del programma di eventi lirico-concertistici. Cifre che hanno creato non poche polemiche perchè ritenute troppo alte, per un concerto che sarà solo a beneficio di pochi, visto i posti limitati all’interno della chiesa di via Duomo. Cifre troppo
alte se le si confronta con quelle versate sempre dal Comune di Salerno e sempre utilizzando i fondi del “Piano strategico per la Cultura e i Beni Culturali 2021”, della Regione Campania, per pagare il concerto del Premio Paganini, Giuseppe Gibboni. Il giovane e talentuoso musicista di Campagna, vincitore del prestigioso premio (prima di lui solo altri tre italiani erano riusciti nell’impresa), infatti, per il suo concerto tenutosi al Teatro Giuseppe Verdi, è stato scritturato come violinista per un compenso lordo di euro 5.000,00 più iva. Una differenza di mille euro che può sembrare poco, ma che invece diventa tanto se si pensa che Gibboni è l’artista del momento e che come spesso accade in queste circostanze, quando un’artista è sulla cresta dell’onda, i compensi diventano sempre più alti. Quello che invece si è verificato in questo caso è l’esatto contrario, Gibboni costa meno rispetto ad altri artisti. Ma quello che ha creato maggiore polemica è il compenso del segretario Antonio Marzullo. Un compenso uguale a quello dell’artista che questa sera si dovrà esibire nella chiesa di San Giorgio e poi al 60% di quello che prende invece il direttore artistico ed anche direttore d’orchestra Daniel Oren per la stessa serata. Verrebbe a questo punto da chiedersi. Se Daniel Oren dirige l’orchestra e se la Cardaropoli suona e quindi entrambi verranno giustamente pagati, cosa farà di tanto speciale Marzullo da meritarsi un compenso uguale (superiore se si calcola anche l’Iva) a quello dell’artista protagonista della serata? Domanda questa alla quale si spera prima o poi qualcuno dia una risposta.
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