Una giornata ricca di eventi per festeggiare le mamme

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Una giornata ricca di eventi
per festeggiare le mamme
Oggi in Piazza della Concordia l’amministrazione Lanzara
promuove un’intera giornata dedicata alle Mamme, perno
principale del tessuto sociale, generose ed instancabili nel
dedicarsi agli altri prima che a sé stesse. Una festa di
piazza quella promossa dall’amministrazione comunale, dal
sindaco Paola Lanzara e dall’assessore Antonia Alfano, un
evento che mescola musica, spettacoli ed animazione per
celebrare tutte le mamme e condividere gioia ed emozioni dopo
mesi, anni davvero difficili. Si parte alle 11 con un
aperitivo musicale con DJ set in piazza della Concordia per
poi darsi appuntamento sempre nella piazza principale di
Castel San Giorgio alle 17.30 con animazione per bambini, alle
20.00 Donatella Zappullo con le sue allieve saluterà con
l’arte della danza tutte le mamme di Castel San Giorgio, alle
21 spazio alla musica live con gli Skizzikea di Tony Musante,
una delle voci più apprezzate nel panorama salernitano, che
sarà il preludio allo spettacolo del comico ed attore teatrale
Paolo Caiazzo, volto Rai di Made in Sud. Infine a salutare
tutti, alle 22.30, saranno sempre gli Skizzikea con il loro
sound travolgente.

Torna    a    Salerno    la
manifestazione    nazionale
Bimbimbici®
Torna anche a Salerno oggi Bimbimbici®, la manifestazione
nazionale promossa da FIAB – Federazione Italiana Ambiente e
Bicicletta, alla quale aderiscono ogni anno centinaia di città
in tutta Italia. L’edizione 2021 ha avuto più di 210 eventi in
18 regioni, con oltre 200 città coinvolte per un totale di
oltre 40.000 partecipanti; l’edizione 2022 si svolge con il
patrocinio dei Ministeri dell’Istruzione e della Transizione
ecologica, di ANCI, della SIP – Società Italiana di Pediatria,
Euromobility e Confindustria ANCMA. L’evento, organizzato da
FIAB Salerno, Comitato Centro Storico Alto e Hormé – Liberi di
crescere con il patrocinio morale del Comune di Salerno, di
Confindustria Salerno e con il contributo de La Doria,
CicliMarino, CicliUgolino, PassionBike, TuttoBiciRomano si
terrà oggi, dalle 9:00 alle 13:30 in piazza Dante Alighieri
sul Lungomare Trieste di Salerno. Bimbimbici® si inserisce
coerentemente in un programma permanente di iniziative di
educazione alla mobilità attiva e sostenibile finalizzate a
promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto nei
percorsi casa-scuola, nonché di tutti gli altri mezzi
ecosostenibili (pedibus, car pooling, mezzi pubblici, etc.) e
per sensibilizzare su molteplici tematiche

Daniel   Oren e                               Raffella
Cardaropoli tra                              Mozart e
Haydn
Il teatro Verdi incontra la città con un cartellone costellato
di nomi prestigiosi e free entry. Questa sera, alle ore 20, in
San Giorgio, taglio del nastro per la rassegna concertistica
“Benedetta Prima….vera”

Di Olga Chieffi
Si prevede il grande bagno di folla, questa sera, alle ore 20,
nella Chiesa di San Giorgio, per il concerto inaugurale della
stagione concertistica che ci accompagnerà fino al 4 giugno,
con cinque appuntamenti affidati a formazioni internazionali e
completamente gratuiti. Sul podio alla testa dell’orchestra
Filarmonica Salernitana, tra la prima e la seconda replica del
Rigoletto, salirà Daniel Oren, che insieme alla violoncellista
Raffella Cardaropoli, si confronterà con i primi due autori
della prima scuola di Vienna, Franz Joseph Haydn e Wolfgang
Amadeus Mozart. La serata principierà con l’esecuzione di una
fra le più alte composizioni di Mozart, la Sinfonia in sol
minore, n°40 K550, che ha costituito fin dai primi
dell’Ottocento un simbolo e un enigma: composta nell’estate
del 1788, seconda di un ciclo costituito dalla Sinfonia in mi
bemolle maggiore e dalla Jupiter, non si sa se abbia avuto un
committente o se sia nata, come le altre, come una sorta di
confessione, in un momento di terribili avversità nella vita
quotidiana. Quel che è quasi certo è che Mozart non potè mai
ascoltarla, anche se una correzione nella parte originaria
dell’oboe, passata parzialmente al clarinetto, potrebbe far
pensare ad un adattamento dell’opera in vista di una sua
imminente esecuzione. È probabile, comunque, che i primi
ascoltatori siano rimasti sconcertati dal singolare clima
espressivo di questa sinfonia, dal suo cromatismo e dalle sue
arditezze, pur in quel suo sfondo di «classica e inalterata
bellezza» (Mila) che costituì un modello per tutti i
sinfonisti del primo Ottocento, a partire da Beethoven. Ma
mentre i musicisti del romanticismo guardarono alla Sinfonia
in sol minore quasi come ad un irraggiungibile ideale di
purezza, in tempi a noi più vicini la critica ha sottolineato
piuttosto, di quest’opera, l’immediatezza espressiva, il
languore, il sottile e sotterraneo turbamento che la
pervadono, quasi appunto si tratti di un profetico e
drammatico annuncio di tempi nuovi, affrontati in prima
persona e senza reticenze, con tutto il peso ossessivo di
tristissime esperienze quotidiane. Si proseguirà con la
sinfonia n°88 in sol maggiore composta per editori e società
francesi nel 1787/89, che andrà ad inaugurare la riflessione
musicale del genio di Rohrau, che vede succedersi nel corso
dei diversi movimenti le varie tappe di un’organica vicenda
espressiva, che lascia intuire che siamo ormai nell’ambito di
quello stupendo equilibrio orchestrale tipico delle
«londinesi» e della piena maturità artistica ed espressiva di
Haydn. Ecco perché è stato giustamente detto che Haydn arriva
qui a toccare il culmine della sua creazione sinfonica in una
sorta di esuberante gioia di vivere; un’opera scritta di getto
con l’ardore dell’ispirazione — come lo stesso musicista
annotò nella partitura autografa. L’opera esordisce con brio
all’insegna della gioia, per confermare questa pienezza di
sentimento in un Largo di toccante lirismo consolatorio; ma
tale positiva crescita dell’animo viene all’improvviso
smentita dal clima sardonico e straniante del Minuetto,
lacerato da insolite modulazioni e ardite dissonanze che solo
nel Trio si arrestano di fronte ad una splendida evocazione
del mondo popolare, intrisa di futura mahleriana poesia. La
crisi aperta da questa pagina ottiene una risposta dall’ultimo
tempo, attraverso il gioco lucido, vivo ed essenziale di una
danza burattinesca la cui effervescente ironia corre sui
binari di un’abile sapienza compositiva. Finale con ospite
internazionale, il violoncello di Raffella Cardaropoli. Il
pubblico salernitano ne conosce sicuramente il fratello
Gennaro violinista ma, stasera la creazione del primo suono
catturerà l’attenzione e desterà assoluta meraviglia, con
l’entrata del I concerto di Haydn in Do maggiore. I concerti
solistici di Franz Joseph Haydn vengono in genere considerati
lavori minori, vuoi per il carattere disimpegnato, vuoi per le
strutture meccanicistiche che, legate ancora alla logica del
concerto barocco, condizionano il rapporto tra solista e
«tutti». Nondimeno, pur non toccando i livelli vertiginosi
raggiunti da Mozart, anche in questo campo Haydn realizza
pagine di indubbia qualità e degne di attenzione. È il caso di
questo concerto del quale non si conosce la data precisa di
composizione, collocabile comunque tra il 1761 e il 1765, nei
primi anni in cui il musicista è al servizio degli Esterházy.
Scritto per Joseph Weigl, il concerto si contraddistingue per
l’abilità della scrittura riservata al violoncello. Il
virtuosismo è acceso, non ostentato; i contrasti drammatici
tra solista e orchestra sono equilibrati. Per quanto non
manchino momenti di tensione, prevalgono le sonorità brillanti
e l’atmosfera è nell’insieme serena. Nel primo tempo,
Moderato, l’orchestra presenta senza introduzioni un tema
principale che, con il suo andamento maestoso su ritmi
puntati, sembra quasi una fanfara di vittoria. A questo si
contrappone un motivo più pacato che conferisce al brano
dinamica emozionale. L’Adagio successivo costituisce una
parentesi di intimo lirismo e pacatezza che, malgrado qualche
lieve increspatura drammatica, non arriva a intaccare la
dimensione serena e ottimistica complessiva del concerto. Il
solista, accompagnato dai soli archi, ha modo di esibire tutte
le sue doti di cantabilità ed espressività. L’Allegro molto
finale è un movimento di grande brillantezza e vitalità che fa
pensare a una specie di moto perpetuo di note veloci e
staccate, e vede il violoncello cimentarsi in passaggi di
agilità molto impegnativi. L’arguzia e l’inventiva più tipiche
di Haydn emergono a tutto tondo, conferendo al discorso
musicale un carattere estroverso e privo di ombre.

  Caterina Sala: un doppio
debutto
Abbiamo    incontrato    la    giovanissima    Gilda    del
centocinquantenario del teatro Verdi alla vigilia della sua
performance, una prima anche l’incontro con il sentire
musicale di Daniel Oren

di Luca Gaeta
Classe 2000, vincitrice vincitrice del 70° Concorso ASLICO per
giovani cantanti lirici 2019, ha debuttato presso il Teatro
alla Scala di Milano, di cui frequentava l’accademia, nel
ruolo di Ermione nell’opera Die ägyptische Helena di Richard
Strauss. Un doppio debutto per lei qui a Salerno, in primo
luogo nel ruolo di Gilda nel Rigoletto del centocinquantenario
del teatro Verdi, il secondo il primo incontro con la
bacchetta di Daniel Oren, una performance di razza sia per la
sua appartenenza ad una musicalissima famiglia, sia per la sua
grande passione per i cavalli. L’abbiamo incontrata alla
vigilia dell’attesissima prima che inaugura la nuova stagione
lirica.

Come ti sei avvicinata al mondo della musica e della lirica in
particolare?

La musica ha sempre fatto parte della mia vita. Nella mia
famiglia siamo tutti musicisti. Cinque figli, più ovviamente i
miei genitori, con i quali, tutt’insieme, abbiamo formato un
gruppo vocale, esibendoci in numerosissimi concerti. Questo da
quando io avevo cinque anni. Inoltre mio padre lavora nel Coro
del Teatro alla Scala di Milano, mentre mia madre è una
musicologa. Quindi per me è sempre stato naturale e familiare
essere in contatto con la musica. Poi mio padre oltre ad
esercitare la professione di cantate, nel Coro della Scala,
come dicevo, è anche pianista e preparatore di numerosissimi
cantati. Quindi ho avuto modo, oltre che studiare canto con
lui, anche di seguire le sue lezioni ad artisti che si
accingevano a debuttare ruoli importanti, facendo tesoro di
quei momenti.

Come ti sei preparata per affrontare il personaggio di Gilda?

Come accennavo prima, durante le lezioni che mio padre teneva,
spesso il personaggio di Gilda era il ruolo da preparare e
studiare. Più in generale l’opera del Rigoletto, nei suoi vari
interpreti. Quindi quest’opera e questo personaggio, che per
me rappresenta un debutto, sono del tutto familiari.
Ovviamente altra cosa è trovarsi in prima persona ad
affrontare e portare in scena Gilda. Le difficoltà vocali sono
notevoli, basti pensare all’aria “Caro nome”, ma a tutti i
duetti, al finale dell’opera. Per quanto riguarda invece la
caratterizzazione di questo personaggio, trovo che le insidie
siano alla pari della sua difficoltà vocale. Gilda è “un
angelo”, che decide per amore di immolarsi. La sua è una
purezza, non priva di carattere e di impulsività. In questa
direzione la musica di Verdi ci aiuta in modo esemplare,
suggerendo, grazie alla sua musica, il percorso più naturale
per la scena.

Se dovessi indicarmi tre soprani del passato, anche recente o
del presente, che in qualche modo rappresentano un tuo ideale
di soprano e dai quali tu trai ispirazione, chi indicheresti?

Una domanda di non facile risposta! Può sembrare immediata
come soluzione, ma in primis Maria Callas. Lei ha riscritto la
figura del soprano, ancor prima di quello della diva. E ci
tengo a sottolineare questo distinguo, in quanto la sua
meticolosità tecnica e il suo continuo ricercare il suono
adatto, traspare dai documenti audio di cui siamo in possesso;
e che costituiscono un vero e proprio oggetto di studio, oltre
che di “culto”. Poi Mirella Freni: una vocalità limpida,
sempre dalla pronuncia impeccabile. Il dato straordinario di
questa grande artista consisteva nel fatto che interpretando
un personaggio, riusciva a immedesimarsi in modo così
realistico, da diventare egli stessa il personaggio. Un
esempio su tutti è la sua Mimì. Per completare la triade Anna
Netrebko, una diva e cantate dei nostri giorni.

È la prima volta che collabori con il maestro Oren?

Si, ci sono diverse “prime” in questo Rigoletto. La prima
volta qui a Salerno, con il maestro Oren e, come accennato
prima, è il mio debutto nel ruolo di Gilda. Quando ho
realizzato che avrei lavorato con il maestro Oren è stata un’
emozione fortissima. Un artista dotato di grande musicalità e
competenza, soprattutto nel repertorio lirico, che affronta
con grande rispetto della partitura e delle voci.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?

A giugno prossimo sarò all’Arena di Verona per interpretare
Frasquita nell’opera Carmen di Bizet. Poi Norina e Musetta,
rispettivamente dal Don Pasquale e da La Bohème, al Massimo di
Palermo.

Nicola,possiamo entrare nella
storia,Salerno merita A
“Possiamo veramente entrare nella storia, abbiamo dimostrato
valori non indifferenti, l’energia dentro di noi e’
incredibile. La Salernitana e il suo popolo meritano di
restare in serie A”. Davide Nicola carica l’ambiente in vista
del match spareggio per la salvezza di domani contro il
Cagliari all’Arechi. “Quello che abbiamo fatto fino a questo
momento e’ frutto di un lavoro importante. Sembravamo fuori
dai giochi, invece due mesi e mezzo di lavoro stanno dando
frutti sperati. Questa piazza – sottolinea – merita la
salvezza”.

Antonio Zinna, lo «scudo» sul
petto
di Matteo Gallo
Quando mi accoglie nel suo appartamento, al piano alto di un complesso residenziale della parte
orientale della città, ha appena terminato una rilegatura di fortuna per tenere insieme i ritagli di
giornale con sopra i resoconti del Giro d’Italia datato millenovecentottantatrè che proprio lui, da
assessore allo Sport del Comune, riportò nel perimetro salernitano dopo quindici anni di assenza. Quei
pezzi di carta sanno di storia mai ingiallita e sono ripiegati sul tavolo di legno scuro di una cucina
riscaldata dal calore domestico ma anche dal sole che filtra dalle ampie finestre sulla verticale
esterna della stanza. Hanno in calce nome e cognome di Enzo Casciello, prestigiosa firma del
giornalismo italiano figlio di questa terra. Li sfoglia come pagine di un almanacco da collezione e
con la solida fierezza del trofeo conquistato con il sudore della fronte: «Ancora ricordo quel
momento. Fu motivo di orgoglio personale e un vanto per l’intero territorio» spiega Antonio Zinna
ancora oggi, ancora adesso che di anni ne ha ottantadue ben allineati sulla timeline di una esistenza
in bilico tra due grandi passioni. Lo sport, in particolare il calcio e la Salernitana: «Da ragazzo ho
giocato nelle giovanili granata. Ero un promettente stopper. Mi ammalai e non se ne fece più nulla.
Addio carriera. Sono stato un po’ sfortunato». E la politica, quella antecedente la Seconda Repubblica
ma successiva alla seconda guerra mondiale che «ha fatto bene al nostro Paese», vissuta con la
vocazione alle relazioni umane e una predisposizione talentuosa all’organizzazione. Approfondite,
entrambe, in sincrono ma anche da separate sotto lo stesso tetto fatto uomo, con la pratica militante
tra le file della Democrazia cristiana dopo l’incontro «decisivo» con l’avvocato Michele Scozia, già
parlamentare e sindaco di Salerno, autorevole figura di riferimento dello scudocrociato.
Dottore Zinna, un incontro che ha sicuramente cambiato la sua vita.
«Ho frequentato l’istituto tecnico Genovesi di Salerno. Già allora, alle scuole superiori, dove non
ero certamente uno studente modello, avevo mostrato una certa inclinazione a fare politica. Mi piaceva
stare tra la gente, ascoltare cosa avessero da dire e, nel caso, valutarle pure. Non mi ero però mai
spinto al di là dell’ascolto e della condivisione di idee, del confronto e, magari, di qualche
suggerimento. Col passare degli anni ebbi la fortuna di conoscere l’avvocato Michele Scozia per il
tramite di suo fratello Antonio, mio amico, direttore sanitario dell’ospedale di San Leonardo. Michele
Scozia era una figura importantissima e di riferimento della Democrazia cristiana, di elevata statura
politica, intellettuale e morale. Mi avvicinai a lui e da quel momento gli sono stato legato
politicamente e anche come amico. Alle amministrative di Salerno del 1970, nelle more di quel forte
legame di amicizia con i fratelli Scozia, ma ancora senza essere in possesso della tessera della Dc,
ho vissuto la mia prima campagna elettorale. Diedi una mano, facendo il massimo nelle mie possibilità
per il risultato del partito. Fu una esperienza entusiasmante».
Perché proprio la Democrazia cristiana?
«Perché era un vero partito popolare. Un partito per la gente. Ed io, che ero e resto, un uomo del
popolo che vive tra la gente, ho visto nella Democrazia cristiana la dimensione naturale del mio agire
politico».
Quando la prima “discesa in campo”?
«Nel 1975 la mia prima candidatura al Consiglio comunale di Salerno. In verità furono gli altri a
chiedermi di candidarmi. Io non volevo. Preferivo stare dietro le quinte come organizzatore e lavorare
nel partito. Era una mia inclinazione naturale. Alla fine, comunque, accettai con convinzione la sfida
elet
Fu premiata quella sua scelta?

«Presi millesettecento voti. Abbastanza ma non sufficienti a
essere eletto nell’assise di Palazzo di Città. In quel
momento, però, compresi una cosa importantissima…»

Cosa?

«Se avessi dovuto lavorare per il partito, nello specifico per
la forza politica a cui mi sentivo legato e in cui credevo,
allora lo avrei dovuto fare da protagonista sul campo di
battaglia e non solo “assistendo” alle partite. Così feci.
Cominciai a lavorare nel partito senza lesinare energie
occupandomi, tra le tante cose, anche del tesseramento. Un
impegno di militanza vero, appassionato. Proprio in virtù di
quel tipo di lavoro, toccai con mano le problematiche della
città di Salerno. Parlavo con i cittadini, stavo tra la gente.
Vivevo la città e la sua comunità. Questo mi assicurò un
grande arricchimento personale sul piano umano e politico. Ero
in possesso di un prezioso patrimonio di relazioni e di
istanze che provenivano dal territorio, dai quartieri, dalle
famiglie, dai cittadini».

Per chi fa politica questo ‘patrimonio’ è anche una una
responsabilità.

«Assolutamente sì. Alle elezioni del 1980 mi candidai
scrivendo da solo il programma per la campagna elettorale.
Avevo le idee chiarissime. Sapevo di cosa avesse bisogno la
città di Salerno ed ero determinato a far valere le istanze
dei cittadini con i quali mi ero confrontato in tutto quel
periodo. Non esistevano alternative: per me era questa la
strada maestra».

La conoscenza della “materia” si rivelò fattore decisivo?

«Presi più di tremila voti e fui eletto a Palazzo di Città. In
lista con la Democrazia cristiana c’erano tanti giovani come
me. Il primo degli eletti del partito, e dell’intero consiglio
comunale, fu l’arbitro Pietro D’Elia. Allora la Dc esprimeva,
con la sua pattuglia di consiglieri, la maggioranza relativa
dell’assise municipale. Anche Aniello Salzano fu eletto in
quella competizione amministrativa. A Palazzo di Città c’erano
Carmelo Conte e Paolo del Mese. Il livello politico era alto.
L’onorevole Lettieri, allora voce interna al partito sempre
critica, disse che la Dc si era salvata proprio grazie al
contributro di tre ragazzi: il sottoscritto, D’Elia e
Salzano».

Che ricordo ha di quella esperienza amministrativa?

«Mi volevano assegnare la delega all’Urbanistica. Risposi
picche perché ritenevo che quella delega andasse assegnata a
qualcuno con un profilo differente dal mio. Il primo
cittadino, Ennio D’Aniello, mi attribuì allora la
responsabilità dell’assessorato al Commercio. Un assessorato
di peso per la città di Salerno. E io, che ho sempre cercato i
guai in politica, riuscii a trovarli anche quella volta».

Chi cerca trova: lei cosa trovò?

«Appena nominato assessore, convocai due funzionari del
settore per comunicare loro l’intenzione di tenere aperti i
negozi il sabato pomeriggio, a quel tempo chiusi. Da semplice
cittadino, prima ancora che da politico, la consideravo una
scelta sbagliata e di poco buon senso commerciale. Per ragioni
di lavoro, infatti, avevo la possibilità di dedicarmi in piena
libertà agli acquisti solo il sabato pomeriggio. Non potendolo
fare nella mia città, a Salerno, come tanti altri salernitani
che vivevano la mia stessa condizione, andavo in particolare a
Cava de’ Tirreni. La chiusura dei negozi a Salerno penalizzava
l’utenza e anche le casse delle attività. I due funzionari
comunali mi dissero immediatamente di desistere da quella idea
perché, proprio su quella questione specifica, si era
“bruciato” l’assessore regionale al ramo perché i commercianti
non volevano».

Come mi pare di capire, non fosse altro per evitare di venire
meno a una questione di principio e genetica, marciò spedito
verso i guai.

«Non mi tirai assolutamente indietro. Il presidente
dell’allora assocazione di categoria dei commercianti, Renato
Cavaliere, mi sosteneva. Erberto Manzo, invece, si staccò e
andò su posizioni contrarie insieme ad una rappresentanza di
negozianti che non vedevano assolutamente di buon occhio
quella soluzione. Si scatenò la fine del mondo. Decisi allora
di fare un incontro con la categoria».

Un incontro di fuoco…
«Innanzitutto presi atto delle loro rimostranze, delle loro
osservazioni. Ma feci anche un’altra cosa».

Cioè?

«Gli dissi di procurarsi un elenco telefonico e di utilizzarlo
per scegliere a caso dieci nominativi. A quel punto rilanciai:
vediamo se trovate una persona di Salerno che è contraria
all’apertura dei negozi il sabato pomeriggio! Le prime nove
persone risposero tutte in maniera favorevole all’apertura
delle attività. La decima telefonata fu la più bella. Ancora
me la ricordo. Dall’altra parte del telefono c’era una
signora. Rispose con una richiesta: “Voglio parlare con
l’assessore”. Mi passarono il telefono e lei tagliò corto:
“Non li pensate. Questi non hanno voglia di lavorare. Devono
stare aperti!”. Scoppiammo tutti a ridere».

Ascoltò l’invito della signora?

«Ha dubbi? I negozi restarono aperti».

Lei ha due grandi passioni: lo sport e la politica. Queste
passioni hanno trovato le ragioni di fondersi, sul piano
amministrativo, con la nomina ad assessore allo Sport del
Comune di Salerno nei primi anni Ottanta.

«Faccio una premessa. Io amo lo sport, il calcio e la
Salernitana in particolare. Da ragazzo ho giocato nelle
giovanili della Salernitana come stopper. Ero anche
promettente. Ma mi ammalai e la carriera si interruppe lì,
diciamo quasi sul nascere. Sono stato un po’ sfortunato.
Tornando incece all’esperienza da assessore comunale alla
Sport, ricordo che presi il testimone da Pietro D’Elia.
Quell’impegno fu per me motivo di orgoglio ma anche una grande
responsabilità. Lavorai, tra le altre e tante cose, alla
questione relativa alla costruzione dello stadio Arechi. Nulla
si fa da soli e naturalmente i meriti vanno condivisi con
quanti in quegli anni guidarono le amministrazioni comunali di
Salerno. Mi riferisco in particolare ai sindaci Salzano e
Scozia. Assessore ai lavori pubblici nella fase finale di
quella vicenda fu Fulvio Bonavitacola. Naturalmente anche con
lui va condivisa la vittoria di quella difficile e importante
partita per l’intera città. Io mi occupai soprattutto dei
rapporti con il credito sportivo e con gli istituti bancari
salernitani. Fu per me motivo di grande orgoglio personale e
di soddisfazione per l’intera città, naturalmente, anche il
ritorno del Giro d’Italia a Salerno dopo quindici anni. Ci
lavorai tanto. Mancaca dal 1967».

Lei è stato segretario provinciale della Democrazia cristiana
ai tempi della giunta laica e di sinistra, la cosidetta
seconda svolta di Salerno in cui i democristiani si
accomodarano all’opposizone dopo quasi quarant’anni.

«Paolo Del Mese e Gaspare Russo mi chiesero di ricoprire il
ruolo di segretario in quella fase particolarmente delicata.
Sono un uomo del fare, pragmatico. E venivo visto capace di
garantire gli equilibri».

Avrebbe potuto fare di più per evitare quello ‘smacco’?

«Naturalmente tutti noi possiamo sempre fare di più nelle cose
della vita di cui siamo chiamati a occuparci. Detto questo,
l’onorevole Guglielmo Scarlato, personalità di straordinaria
autorevolezza, si espresse allora in questi termini sulla
vicenda: “Avevo già misurato la temperatura al partito ed era
alta. La Dc aveva già la febbre prima di Zinna».

Quale era il male della Dc?

«All’interno del partito c’erano delle conflittualità. La
colpa di quanto successe fu anche nostra».

Vi sentiste traditi dai socialisti?

« Ci fu sicuramente un impegno nazionale del partito comunista
e di quello repubblicano ad andare in quella direzione. In un
certo senso i socialisti furono spinti verso quella soluzione.
Noi consiglieri democristiano, in ogni caso, non credevamo che
quella maggioranza potesse andare avanti per tanto tempo.
Quando scendevamo da Palazzo di Città la domanda retorica più
ricorrente era quanto sarebbe durata quella maggioranza».

Che invece durò….

«Sì, e Giordano fu un buon sindaco».

La giunta Giordano fu travolta dalle inchieste giudiziarie del
1992 che spazzarono via per intero la Prima Repubblica e i due
principali partiti di allora: Dc e Socialisti. Il primo
cittadino e alcuni uomini di punta di quella amministrazione
furono arrestati per poi essere assoluti con formula piena
molti anni dopo.

«Un periodo politicamente drammatico. Per molte persone e per
loro famiglie lo fu sul piano umano, della vita anche privata.
C’era grande preoccupazione in tutti noi per il clima che si
respirava nel Paese. Sicuramente, nel caso specifico
salernitano e alla luce dell’esito dei processi, ci furono
delle forzature».

Chi sono stati i suoi riferimenti politici?

«Michele Scozia e Gaspare Russo. Nella parte finale della mia
carriera sono stato politicamente vicino e amico di Alfonso
Andria. Con Alfonso eravamo già stati colleghi in Consiglio
comunale. Molti anni dopo, quando fu chiamato ad affrontare la
prima candidatura alla presidenza della Provincia di Salerno,
mi chiese di organizzargli la campagna elettorale. E io
accettai».

Le è stata attribuita, da diversi resconti dell’epoca, la
definizione di “demitiano”.

«Quando si verificò la rottura tra Gaspare Russo e Ciriaco De
Mita fu organizzato un incontro presso l’associazione degli
industriali per verificare la vicinanza all’uno e all’altro.
Io, allora, stavo dalla parte di Gaspare Russo. Detto questo,
De Mita è un vero leader politico, con una straordinaria
capacità di visione e di riflessione politica. Quando fui
incaricato di guidare da segretario la federazione provinciale
della Democazia cristiana andai a piazza del Gesù, a Roma, ad
incontrarlo. Mi portò da lui proprio Gaspare Russo».

Cosa le disse De Mita?

«Mi fece gli auguri e mi salutò con un “mi raccomando”».

Le manca fare politica?

«Oggi seguo la politica attraverso giornali e telegiornali. La
politica era e resta una mia passione. Purtroppo la politica
di quegli anni non esiste più. Il modo di porsi. Di
comportarsi. Il rapporto con la gente. Oggi è tutto molto
diverso. Allora si cominciava dalla sezione di quartiere. Io
sono stato segretario della sezione della Democrazia cristiana
di Torrione Michele Grassi. In verità, di quella sezione, sono
stato inizialmente segretario amministrativo quando Scozia era
segretario politico».

Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti della politica.

«Avere alle spalle il partito era fondamentale e formativo. La
fine dei partiti tradizionali e strutturati, ha fatto molto
male alla politica. Non hanno alcun peso né ruolo, tranne
qualcuno della sinistra. La democrazia, in assenza di partiti
forti al servizio del popolo, viene mortificata e
maltrattata».

Il principale pregio politico che, ancora oggi, si riconosce.

«Essere una persona che sa ascoltare e un buon organizzatore».

E il difetto maggiore?

«Cercare sempre di mettermi       nei   guai.   E   soprattutto
riuscirci». torale».
Elezioni Rsu a scuola, un
candidato avrebbe ricevuto
pressioni da preside
di Erika Noschese

In occasione delle elezioni per la Rsu, un candidato avrebbe
ricevuto pressioni dalla preside. A denunciarlo uno dei
candidati, nonché collaboratore scolastico Marco Iuliano in
servizio presso l’istituto comprensivo. L’altro candidato,
infatti, sarebbe stato pressato dalla preside per la
candidatura contro le altre liste. “Vorrei specificare che, in
fase di contrattazione di istituto, l’Rsu con la Dirigenza
decidono l’assegnazione di ingenti somme provenienti dal fondo
di Istituto, in favore di dipendenti incaricati a determinate
e specifiche mansioni/responsabilità, il tutto si decide a
maggioranza, si tratta quindi di una figura di rilievo che
proprio per il ruolo che assume, dovrebbe essere indipendente
e imparziale nei riguardi della Presidenza stessa – ha
denunciato Iuliano – Durante l’elezioni svolte nel mese di
aprile, mi sono accorto di brogli elettorali mentre ero in
attesa di votare, brogli in favore del collega candidato dalla
Dirigente Scolastica, che ho prontamente denunciato al
presidente di seggio”. Successivamente, ci sarebbe stata
un’escalation “di violenza da parte del collega, culminata con
il danneggiamento della mia vettura con un grande coltello,
che il collega deteneva in tasca dalla mattina all’interno
dell’istituto e con cui mi ha sventrato due pneumatici
dell’auto, come segno di avvertimento. Il tutto è successo in
orario di servizio, alla presenza di circa 400 minori, e
all’interno dell’Istituto scolastico in questione”. Il fatto è
stato accertato dal Comando dei Vigili di Pontecagnano con la
visione delle telecamere di sorveglianza, da cui si evince
anche proprio il momento in cui il danneggiamento ha avuto
luogo. Marco Iuliano ha già denunciato penalmente l’accaduto,
prima contro ignoti e dopo l’accertamento sull’identità del
colpevole, ha fatto denuncia-querela presso il Comando dei
Carabinieri. “Ho informato anche gli Enti preposti come il
Provveditorato di Salerno e il Comune di Pontecagnano Faiano,
considerato che a tutt’oggi il suddetto collega permane in
servizio nella mia stessa sede, fatto che mi causa stati di
agitazione e paura per la mia persona tanto da non poter
lavorare, per gli atteggiamenti minacciosi e malavitosi di
questa persona che continua a perpetrare nei miei confronti,
persona che gode della benevolenza della Dirigenza, per il
mero interesse economico – ha detto ancora il candidato per la
Rsu – Vorrei inoltre sottolineare come questa persona e la
Dirigente Scolastica stiano minimizzando i fatti a una mera
bravata, con frasi tipo “sono siocchezze” oppure “mica è stato
accoltellato nello stomaco”, frasi per me inaudite e che mi
hanno fatto sentire abbandonato dall’istituzione per cui
lavoro.Ho forse aperto un vaso di Pandora? il denaro è forse
ciò che sta dietro a tutta questa storia e forse c’è bisogno
di fare chiarezza”.

Dopo  la               denuncia di  Le
Cronache               il Dg Iervolino
ritira gli                 aumenti             al      Cup
dell’Asl
di Erika Noschese

L’Asl ritira la delibera di adeguamento prezzo call center
aziendale dopo la denuncia di Le Cronache. Dopo le polemiche
nate in seguito a quanto denunciato attraverso queste colonne,
infatti, il direttore generale dell’azienda sanitaria locale,
Mario Iervolino ha disposto “di prendere atto della sentenza
1444 dell’11 giugno 2021 con la quale il Tar Salerno annullava
la delibera 209 del 12 febbraio 2021; di prendere atto della
nota agli atti della procedura, con la quale , in esecuzione
della precitata sentenza, il proponente Ufficio ha comunicato
i motivi ostativi all’accoglimento della istanza di revisione
prezzi di che trattasi, fissando un termine di dieci giorni
per l’invio di osservazioni ed eventuali documenti; di
prendere atto della nota nota pec del 3 settembre 2021,agli
atti della procedura, con la quale la ditta Asso faceva
pervenire osservazioni e documenti a supporto dell’istanza in
esame”. Dall’Asl dunque il diniego dell’accoglimento
dell’istanza di adeguamento prezzi praticati dalla
“Cooperativa sociale Asso – Agenzia Servizi & Supporto
Organizzativo soc.coop”per il servizio di Gestione del
“gestione del call center cup per l’Asl di Salerno”.
L’istruttoria è stata seguita dalla dottoressa Rosanna Barra,
Dirigente Amministrativo. L’Asl evidenzia che relativamente al
costo del lavoro si evidenzia che le tabelle retributive del
Ccnl per le cooperative sociali non hanno subito variazioni
dal 2013 (anno in cui è stata formulata l’offerta economica)
fino all’ottobre 2019 e, pertanto nessun incremento al costo
del lavoro può essere rilevato in questo periodo; “la la ditta
Asso anche con le osservazioni e la documentazione inviata con
nota pec del 03.09.2022 non ha fornito alcun elemento a
dimostrazione della non remuneratività dei prezzi fissati e
pagati dalla Asl Salerno per il servizio affidato, e per i
quali ha chiesto la rivalutazione – si legge ancora nella
delibera – In particolare la ditta Asso non effettua
nuovamente nessun raffronto tra il costo del lavoro da
imputarsi al costo orario del servizio, come da offerta del
2013, ed il costo del lavoro da imputarsi allo stesso costo
orario per il 2019/2020, come già evidenziato con la nota pec
del proponente Ufficio prot. 175367 del 26.08.2022”. La stessa
ditta, con la documentazione inviata, relativamente al periodo
2019 – 2020 fa rilevare esclusivamente un incremento del costo
del lavoro orario, per il maggior numero di operatori
impiegati, da € 7,40 (aprile 2019) ad € 7,91 (settembre 2020)
e che tale evidenziazione, in considerazione di quanto
precedentemente rappresentato in ordine alla tipologia di
servizio espletato con prevalente utilizzo di manodopera, fa
ritenere che la tariffa oraria di € 13,70 sia ancora
remunerativa nel 2019/2020. Dunque, nessun altro elemento di
valutazione in ordine ad eventuali ulteriori variazioni delle
voci che determinano il prezzo orario di € 13,70 viene fornito
dalla ditta Asso e, si legge ancora nella delibera, le tabelle
Istat non sono da sole sufficienti ad individuare una non
rimuneratività della tariffa oraria pagata dalla Asl Salerno
per il servizio di che trattasi.

Il salva Cagliari sta al Var
e si chiama Mazzoleni
SALERNO – Salernitana-Cagliari sarà diretta da Marco Di Bello
di Brindisi. Il pugliese avrà come assistenti Bindoni (sez.
Venezia) e Baccini (sez. Conegliano), mentre il quarto uomo
sarà Pezzuto (sez. Lecce). Al Var Paolo Mazzoleni (sez.
Bergamo), il suo assistente sarà Meli (sez. Parma). Cinque i
precedenti di Di Bello con la Salernitana, tre nella lontana
stagione 2010/2011 in Prima Divisione di Lega Pro e due in
questa stagione. Nel torneo di undici anni fa fu protagonista
nella doppia sconfitta, una nella regular season ed una nella
finale d’andata dei play off, contro il Verona.
Particolarmente contestata quest’ultima direzione in cui
concesse due rigori dubbi alla squadra di Mandorlini ed
estrasse il rosso nei confronti di Montervino. In precedenza
aveva diretto la vittoria esterna per 3-1 sul campo del
Giulianova. In questo torneo Di Bello ha fischiato in Venezia-
Salernitana, finita 2-1 per i granata (rosso diretto al
lagunare Ampadu) ed in Genoa-Salernitana, terminata 1-1. A far
discutere in queste ore è però la designazione al Var di
Mazzoleni (nella foto). Ironia della sorte, un anno fa fu
fatto lo stesso in occasione di Benevento-Cagliari, match
decisivo per la salvezza dei sardi e per la conseguente
retrocessione dei giallorossi e chiuso 3-1 in favore dei
rossoblù grazie proprio alle sviste di Mazzoleni al Var.
Sviste che Oreste Vigorito, presidente del Benevento, denunciò
ai microfoni di Sky Sport: “Credo che con i mezzi che ha a
disposizione, il calcio possa fare a meno di fare filosofia e
discutere di massimi sistemi e teoremi e debba fermarsi a
guadare le immagini, che hanno visto in tutta Italia. Tutti
tranne Mazzoleni: non ho mai parlato di arbitri, ma mi sono
arrivati messaggi da Napoli, e tutti hanno scritto che
Mazzoleni è messo lì sempre per ammazzare le squadre del Sud.
Possiamo togliere il VAR, è diventata una scusante per le loro
cazzate. Noi stiamo perdendo un anno di sacrifici, mentre lui
sta col culo sulla panchina a guardare la tv e cambiare le
decisioni. È una vergogna! Sfogo? No, per quelli vado dal
prete. Questi signori devono uscire dal calcio. Voi siete gli
addetti e dovreste fare vedere le immagini, non fate i
commenti sulle mie parole ma mettere in onda le immagini
facendo vedere gli errori. Sa cosa ha detto l’arbitro a Viola?
che il tocco era leggero. Non le sembra strano che dopo 7
giorni lo stesso tocco di Osimhen diventa a pesante a leggero?
I falli sono falli e non stiamo qui a raccogliere i cog****i!
L’arbitro ha sempre risposto che l’interpretazione della
pressione sull’avversario è sua, questa volta il Var aveva il
misumetro per valutare quanto pesa il tocco? Anche nel primo
tempo ci è stato fischiato un fuorigioco inesistente e c’era
un rigore su Caprar”. Ma non solo Vigorito: anche il Napoli si
lamentò di Mazzoleni al var nella gara casalinga finita 1 a 1,
con i partenopei infuriati. Del resto si dice che nella sede
del Cagliari ci siano le foto del fratello, Mario Mazzoleni,
una polemica che portò lo stesso Mazzoleni a querelare
Mastella.

Concerto   a   San  Giorgio,
Antonio Marzullo    guadagna
quanto      la     musicista
protagonista
di Monica De Santis

Cardaropoli Raffaella, violoncellista, € 6.000,00, iva in
regime forfettario; Marzullo Antonio, segretario artistico, €
6.000,00+ € 1.320,00 iva; Oren Daniel, Direttore d’orchestra,
€ 10.000,00; Sono questi i compensi che saranno pagati dal
Comune di Salerno con i fondi del “Piano strategico per la
Cultura e i Beni Culturali 2021”, della Regione Campania per
il concerto che si terrà questa sera nella chiesa di San
Giorgio a Salerno, nell’ambito della rimodulazione del
programma di eventi lirico-concertistici. Cifre che hanno
creato non poche polemiche perchè ritenute troppo alte, per un
concerto che sarà solo a beneficio di pochi, visto i posti
limitati all’interno della chiesa di via Duomo. Cifre troppo
alte se le si confronta con quelle versate sempre dal Comune
di Salerno e sempre utilizzando i fondi del “Piano strategico
per la Cultura e i Beni Culturali 2021”, della Regione
Campania, per pagare il concerto del Premio Paganini, Giuseppe
Gibboni. Il giovane e talentuoso musicista di Campagna,
vincitore del prestigioso premio (prima di lui solo altri tre
italiani erano riusciti nell’impresa), infatti, per il suo
concerto tenutosi al Teatro Giuseppe Verdi, è stato
scritturato come violinista per un compenso lordo di euro
5.000,00 più iva. Una differenza di mille euro che può
sembrare poco, ma che invece diventa tanto se si pensa che
Gibboni è l’artista del momento e che come spesso accade in
queste circostanze, quando un’artista è sulla cresta
dell’onda, i compensi diventano sempre più alti. Quello che
invece si è verificato in questo caso è l’esatto contrario,
Gibboni costa meno rispetto ad altri artisti. Ma quello che ha
creato maggiore polemica è il compenso del segretario
Antonio Marzullo. Un compenso uguale a quello dell’artista che
questa sera si dovrà esibire nella chiesa di San Giorgio e poi
al 60% di quello che prende invece il direttore artistico ed
anche direttore d’orchestra Daniel Oren per la stessa serata.
Verrebbe a questo punto da chiedersi. Se Daniel Oren dirige
l’orchestra e se la Cardaropoli suona e quindi entrambi
verranno giustamente pagati, cosa farà di tanto speciale
Marzullo da meritarsi un compenso uguale (superiore se si
calcola anche l’Iva) a quello dell’artista protagonista della
serata? Domanda questa alla quale si spera prima o poi
qualcuno dia una risposta.
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