"Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento" - Diocesi di San Marino - Montefeltro

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"Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento" - Diocesi di San Marino - Montefeltro
Ufficio Liturgico della Diocesi di San Marino-Montefeltro

                                                   10 gennaio
                           Battesimo del Signore
                                                Sussidio per il Tempo di Natale

                       l’amato:

(Marco 1,11)
                    in te ho posto
                  «Tu sei il Figlio mio,

               il mio compiacimento»
Qualche suggerimento per la celebrazione
Nella domenica dopo il 6 gennaio si celebra la festa del Battesimo del
Signore (Ordinamento dell’anno liturgico e del calendario, n. 38), con
la quale si chiude il Tempo natalizio.
Nella Notte Santa l’annuncio è stato dato dall’angelo, oggi viene dato
dal Padre stesso che manifesta Gesù come il «Figlio mio, l’amato: in lui
ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). Anche noi, in forza del
Battesimo e della Cresima siamo costituiti come figli adottivi e
abbiamo la certezza che Dio è sempre al nostro fianco per sostenerci
nella missione affidataci.

Il Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia suggerisce di fare memoria del
Battesimo ricevuto: “[…] affinché i fedeli siano sensibili a tutto ciò che
riguarda il Battesimo e la memoria della loro nascita come figli di Dio,
la festa del Battesimo del Signore, può costituire un momento
opportuno per efficaci iniziative, quali: l’adozione del Rito
dell’aspersione domenicale con l’acqua benedetta in tutte le Messe
che si celebrano con concorso di popolo; la concentrazione della
predicazione omiletica e della catechesi sui temi e sui simboli
battesimali” (Direttorio su Pietà popolare e Liturgia, n. 119).

Monizione iniziale
Prima dell’inizio della liturgia, un lettore – non dall’ambone – potrebbe offrire
una monizione d’inizio, con queste o simili parole:

Con la festa del Battesimo del Signore si conclude il Tempo di Natale.
Al Giordano lo Spirito Santo scende su Gesù per rivelare che è il Figlio
Unigenito del Padre, l’amato. Con il rito della benedizione e
dell’aspersione dell’acqua vogliamo fare memoria del Battesimo
ricevuto, nel quale siamo divenuti figli di Dio, fratelli del Signore,
membri della Chiesa. Accogliamo con il canto la processione
d’ingresso.

Rito penitenziale
Se non si celebrano Battesimi durante la Messa, dopo il saluto del
celebrante e al posto dei riti penitenziali si compia la preghiera di
benedizione e l’aspersione dell’assemblea con l’acqua benedetta (testo
in appendice) Se possibile, la benedizione dell’acqua prima dell’asper-
sione dell’assemblea, si tenga al fonte battesimale.

Professione di fede
Si consiglia la professione di fede trinitaria in forma dialogata tra il
presidente e l’assemblea. Il testo è riportato in appendice.
Eventualmente l’assemblea potrebbe esprimere in canto il proprio
“credo”.

Si ricorda che la domenica in cui si celebra la festa del Battesimo del
Signore tiene luogo nella I domenica del Tempo Ordinario; pertanto le
letture della I settimana cominciano il lunedì dopo la domenica che
segue il 6 gennaio”: OLM, n. 104.
Vivere il Programma Pastorale Diocesano

ICONA BIBLICA: Esodo 3,1-10
La prima icona biblica proposta dal Programma Pastorale è l’esperien-
za del roveto ardente con la quale Dio comunica a Mosè di aver
ascoltato il grido del popolo di Israele, schiavo in Egitto, e la sua
volontà di intervenire nella storia per salvarlo.

In ascolto della voce del Padre
“Stando davanti al “roveto ardente” impariamo ad ascoltare Dio, ma
impariamo anche ad ascoltare come fa Dio. Il suo è ascolto
partecipativo. E il nostro?
Quali occasioni e quali modalità di ascolto e di lettura della realtà ha la
nostra Chiesa? Quali strumenti di analisi?” (programma pastorale
diocesano, pag. 15).

       RIFERIMENTI ALLA MISSIONE NELLA LITURGIA ODIERNA

Salmo: “Proclamate fra i popoli le sue opere … perché ha fatto cose
eccelse, le conosca tutta la terra.” Ogni cristiano, in forza del Battesimo
ricevuto, è chiamato ad annunciare ciò che il Signore ha fatto per la
salvezza dell’uomo ed anche ciò che sta facendo per ciascuno di noi.

La figura di Giovanni il Battista: egli è colui che risveglia nel popolo
l’attesa del Messia, gli prepara la strada, lo indica come “Agnello che
toglie il peccato del mondo” (versetto al Vangelo): da lui possiamo
imparare tanto su come essere missionari nella nostra quotidianità.
IL SEGNO DA VIVERE IN FAMIGLIA

      Iniziare la giornata con la “Preghiera del missionario”

      Signore Gesù, tu mi chiami per nome e mi invii a
      lavorare su questa terra.
      Rendimi fratello per ogni persona che incontro,
      pronto a curare ferite, condividere gioie,
      sostenere nella fatica, consolare nelle difficoltà,
      con un cuore aperto a tutto il mondo.
      Rendimi capace di trasmettere
      la Buona Notizia del tuo Regno.
      Concedimi la tua pace, indicami le vie della pace,
      affinché possa annunciarla, desiderarla e realizzarla.
      Mantienimi sempre unito a Te, Signore.

             Qualche spunto per l’omelia

Giovanni il Battista annuncia nel Vangelo di oggi: Viene uno dopo di me
che non vi battezzerà semplicemente nell'acqua (Mc 1,7), cioè la cui
azione non si limiterà a stimolarvi alla conversione dal di fuori, ma vi
battezzerà nello Spirito Santo (Mc 1,7), cioè vi permetterà di cambiare
dal di dentro versando nei vostri cuori l'amore stesso di Dio (Cf. Rm
5,5). E il misterioso artefice di questo nuovo battesimo è Gesù: Ed
ecco, in quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea (Mc 1,9).

Tre sono le caratteristiche del battesimo nuovo di Gesù: pur
immergendoci nello Spirito anche esso ricorre al segno dell'acqua, è
accompagnato da una parola ed ha un effetto, quello cioè di unirci a
Cristo, di farci diventare figli di Dio, di introdurci nella relazione che
esiste tra il Padre e il Figlio. Le tre caratteristiche di questo battesimo
nuovo sono dunque l'acqua, la parola e l'efficacia. Esaminiamoli più da
vicino.

Nel battesimo di Gesù, l'immersione nell'acqua diventa il segno non
più soltanto di un nostro desiderio di conversione, ma di Dio che
agisce, interviene per fare quello di cui siamo incapaci da soli. Alla fine
del vangelo di Matteo Gesù dice ai suoi discepoli: Andate, di tutte le
nazioni fate dei discepoli e battezzateli, cioè immergeteli nel Padre, nel
Figlio e nello Spirito Santo (Mt 28,19). L'immersione nell'acqua diventa
quindi il segno dell'immersione nella Trinità, nella ‘comunità’, per così
dire, che è la vita di Dio.
L'immersione nell'acqua opera questo effetto però solo se è
accompagnata da una parola che fin dall'inizio del cristianesimo è
sempre stata attribuita a Cristo stesso, quale che ne sia il ministro.
Come diceva sant'Agostino: Quando Pietro battezza, è Cristo che
battezza. Quando Giuda battezza, è Cristo che battezza (Agostino,
Discorsi 6,7). Il senso di questa frase è che anche se colui che
amministra il battesimo fosse (come è successo anche troppo spesso)
indegno, se fosse addirittura un traditore come Giuda, il battesimo
produrrebbe lo stesso il suo effetto perché nel conferirlo la Chiesa si
riferisce ad una promessa di Gesù. La parola che lo accompagna è
quindi efficace perché la pronuncia Gesù stesso attraverso il suo
ministro - perché è una parola provvista dell'efficacia propria della
parola di Dio, della quale ci parla il profeta Isaia: Come la pioggia e la
neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra,
senza averla fatta fecondare e germogliare, perché dia il seme a chi
semina, il pane a chi mangia, così sarà della mia parola, uscita dalla
mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che
desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata (Is 55,10-11).
L'acqua del battesimo è una pioggia che irriga il nostro cuore inaridito
e lo rende fecondo, fa germogliare in esso il seme della Parola e gli fa
produrre frutto. Abbiamo quindi il segno dell'acqua e la parola che
rende il segno efficace, cioè gli permette di produrre un frutto.
Soffermiamoci allora sul senso della parola che accompagna il
battesimo: Ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo. Cioè “Ti immergo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Ti
faccio entrare nella comunità della vita divina”. Anche per noi - come
per Gesù - si squarciano i cieli, lo Spirito scende su di noi e anche a noi
il Padre afferma: Tu sei mio figlio ed io ti scelgo (Lc 3,22). Il Padre può
dirci questo perché vede sul nostro volto quello del suo stesso figlio, di
Gesù, e sente che nel nostro cuore prorompe il grido dello Spirito
Santo che lo invoca: Abbà, padre (Gal 4,6).
E' in questo modo che il battesimo ci fa vincitori del mondo. Questa -
dice ancora Giovanni - è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede
(1Gv 5,4). Il battesimo ci fa vincitori del mondo, perché la nostra vita
acquista una dimensione nuova. Grazie al battesimo, come dice Paolo,
non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (Gal 2,20). Viene ad
abitare in noi la consolazione e la forza dello Spirito Santo che ci fa
conoscere le profondità di Dio, ci introduce nella verità tutta intera (Gv
16,13), ci colma con i suoi frutti di amore, di gioia, di pace, di pazienza,
di benevolenza, di bontà, di fedeltà, di mitezza e di dominio di sé (Gal
5,22). Questo Spirito ci insegna a pregare chiamando Dio Padre.

Con la festa del battesimo di Gesù celebriamo il giorno nel quale,
ricevendo il battesimo, ha riaperto per noi la via verso il Padre
squarciando i cieli, ha fatto discendere lo Spirito Santo, si è presentato
a noi come colui che può piacere al Padre e permettere anche a noi di
ritrovare l'amicizia con Dio. E importante ricordarci in questo modo di
cosa rappresenti il nostro stesso battesimo, quello che magari abbiamo
ricevuto senza esserne consapevoli, ma che ora siamo invitati ad
abbracciare consapevolmente.
Viviamo il battesimo diventando sempre più coscienti della presenza
dello Spirito nel nostro cuore, lasciandolo pregare in noi. Siamo invitati
ad attingere così con gioia alle sorgenti della salvezza (Is 12,3), cioè alle
acque del battesimo. Vi abbiamo attinto quando siamo stati battezzati,
ma continuiamo a farlo attraverso la nostra fede e il nostro desiderio di
Dio. Ecco - dice il salmo responsoriale di oggi - Dio è la mia salvezza; io
avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. Canta ed esulta, tu che abiti in Sion (cioè tu
che sei diventato membro della Chiesa, che sei entrato nel numero dei
figli di Dio grazie al battesimo), perché grande in mezzo a te è il Santo
d'Israele! (Is 12)
                                                          (dom Luigi Gioia)
Traccia ispirata al programma pastorale diocesano
Con la celebrazione di oggi si conclude il Tempo di Natale e la liturgia ci
fa tornare là dove, nel tempo di Avvento, eravamo partiti: al fiume
Giordano (i primi due versetti del Vangelo, infatti, li avevamo già
ascoltati proprio la seconda domenica di Avvento). Oggi si compie un
cammino che dal desiderio e dall’attesa, ai quali Giovanni Battista ci
aveva introdotto, ci conduce alla conferma che Gesù è il Figlio di Dio
mandato nel mondo: «Tu sei il figlio mio, l’amato!» (Mc 1,11).

Il Battesimo di Gesù nelle acque del Giordano è una delle tre epifanie
più significative, assieme alla manifestazione ai magi venuti
dall’Oriente e al miracolo nelle nozze di Cana. Il Battesimo è una
manifestazione missionaria di Gesù; infatti, egli con il Battesimo
imprime una direzione alla sua vita, scegliendo la volontà del Padre che
è la solidarietà con l’umanità ferita. Lo Spirito Santo lo spinge con
decisione verso questa missione, che è anche la nostra medesima
missione di battezzati, resi figli nel Figlio.

Fin dagli inizi la predicazione missionaria degli Apostoli su Gesù
cominciava «dal battesimo di Giovanni al fiume Giordano fino al giorno
in cui Egli è stato di mezzo a noi assunto in cielo» (cfr. At 1,22).

La missione di Gesù, discendente di Davide, è prefigurata (I lettura)
nella prospettiva di popoli nuovi: «Accorreranno a te nazioni che non ti
conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti
onora» (Is 55,5). Questo sogno, che pare impossibile, è affidato alla
Sapienza divina, le cui vie – dice il Signore – «sovrastano le vostre vie, i
miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55,9). Il sogno comincia a
farsi possibile con un invito sorprendente ed un programma
entusiasmante: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non
avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza
denaro, senza pagare, vino e latte» (Is 55,1).

Nel Vangelo Gesù è, al tempo stesso, figlio e fratello; perciò, si mette in
fila con i peccatori, non come un principe ma come un “uomo
comune”, si mescola con la gente, ascolta, incontra, mentre attende il
suo turno per ricevere, anche Lui, innocente, il Battesimo da Giovanni
Battista per il perdono dei peccati. Si manifesta qui la totale solidarietà
che Gesù sente con tutti i membri della famiglia umana, di cui fa parte
a pieno titolo. I discepoli di ogni tempo saranno chiamati a fare piazza
pulita delle attese di gloria e di potere, imparando lo stile di Gesù. La
vicinanza solidale di Gesù, figlio e fratello, è la base dell’impegno
missionario, che per ogni cristiano si fonda e nasce dal Battesimo, il
sacramento che introduce nella vita della Trinità e della Chiesa, per
dare vita nuova al mondo, secondo il mandato di Gesù agli Apostoli
prima di salire al Cielo.

Il discepolo missionario è chiamato, inoltre, a mantenere sempre vivo
in lui il dono dello Spirito Santo effuso nel suo cuore, grazie alla fede in
Gesù morto e risorto. Ogni nostra azione e ogni nostro attimo
dovrebbero essere vissuti “in compagnia” dello Spirito che indica cosa
e come dobbiamo fare e agire. In accordo con la prima unità del
Programma pastorale dedichiamo un ascolto attento e prolungato alla
voce dello Spirito Santo in noi.
APPENDICE

             Benedizione e aspersione dell’acqua

Dopo il saluto iniziale, il sacerdote rimane in piedi alla sede, oppure nei pressi
del fonte, rivolto al popolo; dinanzi a lui, il recipiente dell’acqua da benedire. Il
sacerdote invita il popolo alla preghiera con queste parole o altre simili:

+ Fratelli e sorelle, in questa domenica commemoriamo il Battesimo
del Signore. Suoi discepoli, anche a noi è aperta la strada per la
salvezza. Ricevendo quest’acqua, facendo su di noi il segno della croce,
accogliamo il rinnovamento interiore, fedeli allo Spirito che ci è stato
dato in dono.

+ Preghiamo ora umilmente Dio nostro Padre, perché benedica
quest’acqua con la quale saremo aspersi.

Breve pausa di silenzio.

+ Dio Onnipotente,
ascolta le preghiere del tuo popolo,
che nel ricordo dell’opera ammirabile della nostra creazione,
e di quella ancor più ammirabile della nostra salvezza a te si rivolge.
Degnati di benedire  quest’acqua,
che hai creato perché dia fertilità alla terra,
freschezza e sollievo ai nostri corpi.
Di questo dono della Creazione
hai fatto un segno della tua bontà:
attraverso l’acqua del Mar Rosso
hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù;
nel deserto hai fatto scaturire una sorgente
per saziare la sua sete;
con l’immagine dell’acqua viva
i profeti hanno preannunziato la nuova alleanza
che tu intendevi offrire agli uomini;
infine nell’acqua del Giordano,
santificata dal Cristo,
hai inaugurato il sacramento della rinascita,
che segna l’inizio dell’umanità nuova
libera dalla corruzione del peccato.
Ravviva in noi, Signore,
nel segno di quest’acqua benedetta,
il ricordo del nostro Battesimo,
perché possiamo unirci all’assemblea gioiosa di tutti i fratelli,
battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
R/. Amen.

Il sacerdote prende l’aspersorio e asperge se stesso e i ministri, poi il clero e il
popolo, passando, se lo ritiene opportuno, attraverso la navata della chiesa.
Intanto si esegue un canto adatto. Quindi il sacerdote torna alla sede.
Terminato il canto, rivolto al popolo, dice a mani giunte:

+ Dio Onnipotente ci purifichi dai peccati,
e per questa celebrazione dell’Eucaristia
ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno,
in Cristo Gesù nostro Signore.
R/. Amen.
Rinnovazione delle promesse battesimali

Al termine dell’omelia, dopo il tempo di sacro silenzio, il sacerdote invita
l’assemblea a rinnovare le promesse del battesimo:

+ Fratelli carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del
mistero pasquale del Cristo, siamo stati sepolti insieme con lui nella morte,
per risorgere con lui a vita nuova. Ora, rinnoviamo le promesse del nostro
Battesimo, con le quali ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio
nella santa Chiesa.

+ Credete in Dio, Padre Onnipotente,
Creatore del cielo e della terra?
R/. Credo.

+ Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore,
che nacque da Maria Vergine,
morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti
e siede alla destra del Padre?
R/. Credo.

+ Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi, la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne e la vita eterna?
R/. Credo.

Il sacerdote conclude

+ Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha
liberati dal peccato e ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito
Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per
la vita eterna. R/. Amen.
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