SUPEREROI DI MASSA. IL SISTEMA DEI PERSONAGGI IN PERSON OF INTEREST
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www.turindamsreview.unito.it ___________________________________________________________________________________________________________ SUPEREROI DI MASSA. IL SISTEMA DEI PERSONAGGI IN PERSON OF INTEREST Miriam Visalli Nella New York contemporanea due “paladini della giustizia” operano in segreto nella difesa della comunità. Una speciale Macchina costruita dal governo per scongiurare gli attacchi terroristici viene reimpiegata per attuare tale missione. Non senza macchia, i “difensori” dissimulano un passato oscuro di gravi danneggiamenti e operano nella condizione liminare di “supereroi senza corazza”, in un mondo (il nostro) che ci appare assoggettato alla morsa dell’inafferrabile intrusione tecnologica, oscuramente puntellato dal controllo capillare. […] qualsiasi accountant di qualsiasi città americana nutre segretamente la speranza che un giorno, dalle spoglie della sua attuale personalità, possa fiorire un superuomo capace di riscattare anni di mediocrità. Umberto Eco, Apocalittici e integrati ANTEFATTO Nel mezzo di un affollato incrocio di Manhattan, tra l’onda gialla dei cabs e i volti indistinti di una moltitudine in movimento perpetuo, seguiamo una conversazione tra un senzatetto e un uomo in inappuntabile completo scuro: «cos’hanno in comune otto milioni di persone», chiede retoricamente il secondo, mentre la folla fagocitante li rende allo spettatore sempre meno distinguibili. «Nessuna di loro sa cosa riservi il futuro», risponde. A New York City ogni diciotto ore una persona viene uccisa e alla fine della giornata uno dei passanti che vediamo frettolosamente percorrere quell’incrocio sarà stato vittima di un omicidio. Se i delitti circostanziali sono quasi impossibili da evitare, i crimini pianificati possono invece essere scongiurati. Harold Finch, che conduce la conversazione, possiede una lista grazie alla quale è possibile individuare alcune delle persone in pericolo, soggetti in procinto di essere coinvolti in situazioni criminose senza esserne al corrente. Attraverso la lista tali reati possono essere prevenuti, intercettati. Finch sa come ottenere informazioni, di qualunque tipologia esse siano, e sa che quell’individuo malconcio non è un senzatetto qualunque: John Reese, questo uno dei suoi nomi, è infatti un ex agente della CIA che il governo crede deceduto in seguito http://www.turindamsreview.unito.it 1
www.turindamsreview.unito.it ___________________________________________________________________________________________________________ a un incidente. In ragione delle sue particolari abilità acquisite, visti anche i trascorsi militari, Reese è l’uomo giusto per Finch, è il modus attraverso il quale poter mettere a frutto le sue informazioni. Il prologo del “Pilot” di Person of Interest, secondo il più tradizionale degli schemi narrativi, lascia intendere che l’eroe dapprima riluttante accetterà di aderire alla “crociata” di Finch che, del resto, con una carica motivazionale di sicuro successo, espone a Mr. Reese le sue ragioni: «Non le servono uno psichiatra, un gruppo di sostegno e neppure delle pillole. Le serve uno scopo. E in particolare le serve un lavoro». Almeno altri due personaggi riluttanti comparteciperanno alla missione pre-crime di Finch: dal “Pilot” il detective Lionel Fusco, in seguito Joss Carter, dall’episodio #10 "Number Crunch". Le adesioni di Fusco e Carter, entrambe del NYPD, determineranno anche un avvicinamento agli stilemi del police procedural all’interno di una già variegata esperienza di generi che convoca il crime, il thriller, la spy-fi, in uno scenario che resta debitore di Orwell, vista la peculiare marca stilistica che coinvolge immagini di ogni sorta di telecamera di sorveglianza cittadina come inquadrature di raccordo, e naturalmente dell’ipotetico futuro sorvegliato dalla polizia Precrimine immaginato da Dick in Rapporto di Minoranza. SUPEREROI DI MASSA Nel gennaio 2012 Nina Tessler, Presidente di CBS Entertainment, dichiara di aver discusso con l’ideatore della serie Jonathan Nolan la possibilità di rendere «meno periferico» il personaggio della detective Carter, consentendole l’ingresso nella «caverna del supereroe» e assimilarla come una sorta di commissario Gordon1. C’è in effetti nella serie una atmosfera pervasiva affatto emancipata dalla tipicità degli ambienti peculiari dei paladini della giustizia. A partire dalla suggestione della Tessler rinveniamo immediatamente la “bat-caverna” nel “covo” di Finch: una volta ottenuto il consenso da Reese, il misterioso (lo è ancora, Finch, nel “Pilot”) anfitrione lo conduce all’interno di una biblioteca abbandonata, chiusa per tagli al bilancio, situata in un edificio venduto a un istituto di credito che Finch “controllava” e che ha dichiarato bancarotta. Il fabbricato, allo stato attuale, si trova in una sorta condizione liminale, un limbo che in un certo senso non esiste, così come non esistono i due occupanti, dal momento che il governo li crede deceduti entrambi. Ed ecco l’ingresso nel rifugio mostrato tramite un doppio http://www.turindamsreview.unito.it 2
www.turindamsreview.unito.it ___________________________________________________________________________________________________________ accesso, con l’attraversamento di un corridoio quasi totalmente buio, restituito allo sguardo come fosse un tunnel al centro del quale sono collocate le due sagome scure di Finch e Reese, che varcano poi la soglia ulteriore della vera e propria “stanza dei bottoni”. Similmente ai vari Watchmen di Alan Moore e David Gibbons (come The Comedian, seppure meno brutale, Reese ha trascorsi militari e ha lavorato per il governo statunitense), si uniscono con lo scopo di vigilare sulla collettività, intervenendo nel preservarla proprio da se stessa. The Machine è l’oggetto che consente di praticare tale missione, la Macchina che fornisce i superpoteri: programmata dallo stesso Finch per il governo degli Stati Uniti, si tratta di una infrastruttura segreta che attraverso un incessante sistema di sorveglianza basato su intercettazioni di ogni entità – apparecchi telefonici, telecamere, web … – è in grado di fornire una considerevole quantità di informazioni, costruita dopo l’11 settembre per rilevare ogni plausibile forma di attacco terroristico. La Macchina tuttavia è in grado di fornire informazioni su chiunque, dato il capillare sistema di localizzazioni su cui è basata, ma “chiunque” non è sempre una “person of interest” per il governo: i casi considerati minori, omicidi, furti, rapine, sono classificati come “irrilevanti”. Per questo motivo, e grazie a una modifica impiantata nel sistema, Finch riesce a estrapolare i numeri di previdenza sociale tramite cui risalire ai nomi di coloro che verranno coinvolti in tali crimini, siano essi vittime o carnefici. Da una struttura tradizionale del racconto, così come la delineava Lévi-Strauss per cui ciascun personaggio è costituito da un «fascio di elementi differenziali», la coppia Finch/Reese evolve in una forma certamente ormai tipicizzante delle recenti serie serializzate, per cui la rigidità dei ruoli lascia ampio spazio a relazioni che si determinano non solo mediante rapporti di manichea differenza, ma piuttosto di identità. Anche dal punto di vista di una proiezione “supereroica” la guaina modellata della coppia Batman/Robin, ad esempio, calza piuttosto stretta al sodalizio Finch/Reese, i cui ruoli sono talvolta interscambiabili. Si pensi alle circostanze in cui l’occhialuto prototipo geek Harold Finch esce in ricognizione o affronta personalmente la minaccia, esplicitando un saper fare che è solitamente attribuito a Reese, come avviene nell’episodio #11 “Super”2. Dal canto suo, Reese non si da unicamente come “braccio armato” (se la “mente” è Finch): tutt’altro che tecnofobo, dimostra piuttosto una competenza prossima al dominio di Finch, del tutto esaustiva in termini di esplicitazione performativa. Non conosce i dettagli del funzionamento della Macchina di Finch, ma è perfettamente a suo agio nella gestione della “ipertecnologia della sorveglianza” che pervade la http://www.turindamsreview.unito.it 3
www.turindamsreview.unito.it ___________________________________________________________________________________________________________ serie. Certo, dal punto di vista formale, del Cavaliere Oscuro Reese mantiene alcuni elementi caratterizzanti quali il tono di voce piuttosto sussurrato e una certa propensione ad apparire e scomparire, con il favore delle tenebre, senza preannuncio3. Sui processi di “vestizione dell’eroe” osserviamo un percorso piuttosto tortuoso: sappiamo dalle ricognizioni nel passato pregresso che Reese ha dismesso la divisa militare – dunque veicolo di una specifica identità, anche indicizzata sulla stessa uniforme – e ha successivamente “rinunciato” agli incarichi governativi per disperdersi definitivamente nell’anonimato della vita di strada, come homeless, circostanza che ci viene sottoposta nel “Pilot” in quanto situazione iniziale del suo programma narrativo. L’incarico assegnatogli da Finch determina un nuovo statuto identitario seppure – necessariamente – ancora parziale: abbandonati i panni del senzatetto, rasato in volto, il “nuovo” Reese ci appare ora con l’aspetto di un misterioso sicario, acquisisce lo status incerto di “man in suit”, così come lo identifica il Dipartimento di Polizia che ne attesta la presenza in alcune scene del crimine, dove sono rinvenute le sue impronte digitali. Eppure sappiamo non essere “Reese” il suo nome autentico, dunque l’impronta, l’orma come traccia della riemersione del passato è ancora un segno effimero di una vaga identità. Nella logica del fascio di relazioni che determina il sistema dei personaggi, possiamo individuare tra i coadiuvanti i citati detectives Fusco e Carter, nondimeno con alcune problematicità di natura etico/identitaria in quanto deputati dell’ordine precostituito, certamente meno integerrimi del commissario Gordon di Gotham City, eppure pronti a rispondere alle sollecitazioni di Finch/Reese mutuate dall’onnipresente cellulare non tracciabile fornito da Finch, una sorta di “batsegnale” del Cavaliere Oscuro della DC Comics. Tra gli oppositori consideriamo invece nel ruolo attanziale del mutaforme la psicologa Caroline Turing nell’episodio #23 “Firewall”: individuata come possibile vittima dalla Macchina di Finch poiché al corrente di informazioni possibilmente compromettenti, può avvalersi della protezione di Reese. Nel finale dell’episodio, l’ultimo della prima stagione, scopriremo invece la farsa: il suo studio e la sua identità sono una messinscena, Turing è Root, l’hacker già evocata nell’episodio #13 “Root Cause”, intenzionata a carpire i segreti di Finch, di cui rappresenterebbe l’antinomia. La storia orizzontale di Root si costituisce infatti come anti-programma: nell’episodio “Root cause” il personaggio dell’hacker stabilisce un carattere polemico agendo come anti-soggetto il cui scopo si oppone al programma di Finch, con il quale condivide tuttavia l’expertise informatica utilizzata appunto con finalità antitetiche. Root corrisponderebbe dunque al supercattivo, dotata dei “superpoteri” determinati dalla sua attitudine di abilissima hacker, il superudito delle intercettazioni http://www.turindamsreview.unito.it 4
www.turindamsreview.unito.it ___________________________________________________________________________________________________________ e una sorta supervista informatica che le permette di acquisire infinite informazioni che consentono certamente un vasto potere d’azione4. Il villain principale, almeno in termini di ricorsività di evocazioni, è poi Carl Elias, figlio illegittimo del capo mafia Gianni Moretti, il cui “piano diabolico” – meglio esplicitato nell’episodio #19 “Flesh and blood” – è di destrutturare la criminalità organizzata gestita dalle Cinque Famiglie, riunirle per assumerne l’assoluto controllo, anche tramite l’intervento e il supporto di una “speciale” struttura di polizia denominata come HR, forse acronimo di high ranking in quanto costituita da alcuni alti ufficiali corrotti del Dipartimento di Polizia di New York, con ricorsive apparizioni del Capitano Lynch e dell’agente Simmons, «figure vicarie»5 di Elias. Ora l’immagine propria di Elias non è certo quella del villain tradizionale: non ha l’eccentricità di Joker né il QI dell’Enigmista e non dimostra particolari attitudini scientifiche come il Dottor Octopus di Spiderman. E nel suo progressivo inserimento nel racconto non sembrerebbe fornire prova dell’esprit géométrique di Lex Luthor. Di aspetto fisico non particolarmente attraente, né caratterizzato da alcuna peculiarità, manifesta un greve sentimento di rivalsa originato dal danneggiamento subito in giovane età, in seguito all’uccisione di sua madre, Marlene Elias, per mano di un mastino di Moretti. Elias è evocato per la prima volta nell’episodio #3 “Mission Creep”, mentre la sua presentazione diretta, nell’episodio #7 “Witness”, è costruita su una divergenza tra essere e apparire. Ed ecco infatti apparire Charlie Burton, testimone in fuga di un omicidio di un affiliato a Cosa Nostra avvenuto a Brighton Beach (nel distretto di Brooklyn), territorio controllato dalla mafia russa. Burton insegna Storia presso distretto scolastico dello stesso quartiere e aspira a un futuro di redenzione per i suoi studenti, accusa le autorità di corruzione capillare dunque affidarsi alla polizia in quanto teste di un crimine, specialmente di afferenza mafiosa, è una via impraticabile per chi abita in quel sobborgo che sembra essere dimenticato dalla Legge. Identificato come “soggetto sotto indagine” dalla Macchina di Finch, Reese dovrà pianificarne la fuga attraverso i malfamati tenements, coadiuvato perfino da uno studente di Burton, che lo ritiene il migliore tra i suoi insegnanti. Un uomo comune dunque, “vittima” di una carriera forse insoddisfacente e accidentata, assoggettato suo malgrado al potere inestirpabile della criminalità organizzata che sceglie di non affrontare, specialmente quando afferma: «non dirò una parola sperando che questa storia svanisca da sola […] se testimonio non potrò mai più tornare qui. http://www.turindamsreview.unito.it 5
www.turindamsreview.unito.it ___________________________________________________________________________________________________________ E ho lavorato troppo duramente. Questa è la mia casa». Burton è tuttavia una sorta di eroe per alcuni dei suoi studenti, cui assegna la lettura de Il conte di Montecristo, oggetto a ben guardare accresciuto di un carattere indiziario6 circa la sua reale identità, svelata attraverso il montaggio alternato del finale dell’episodio: Charlie Burton è Carl Elias, qui colto nell’esplicitazione della sua attitudine mimetica messa in atto sfruttando il vantaggio dell’anonimato, «il vantaggio che hai se nessuno sa chi sei o conosce il tuo aspetto», spiega conversando con Reese. Il procedimento attuato da Elias ci appare conforme – comunque efficace – al meccanismo di “occultamento di se stessi” pervasivo nella serie, che si estende in un orizzonte in cui tutti i personaggi sembrano mentire circa la loro identità o deragliare dal proprio ruolo sociale. In vena di mitopoiesi del supereroe Tarantino discuteva, attraverso il monologo di Bill nel finale del Vol. II di Kill Bill, dell’uomo comune visto attraverso gli occhi di Superman: debole, insicuro, codardo, vale a dire come Clark Kent, insulso e mediocre nel suo completo blu, impacciato e remissivo dietro i suoi grandi occhiali nerd. Ed ecco come Carl Elias sceglie di mimetizzarsi nel tessuto sociale, mostrandosi vulnerabile e ordinario come Charlie Burton, salvo poi non celare alcuna corazza speciale sotto quelle spoglie simulate. «È un bel piano per uno che non è nessuno»: così Moretti apostrofa il progetto di “criminalità evoluta” del figliastro, o ancora: «sei una forza di corruzione e debolezza», secondo il detective Carter, a convocare ulteriormente la frustrazione performativa di Elias e il carattere in progress del personaggio del villain7. Anche il dipanarsi narrativo relega Elias in carcere e affida il cliffhanger del finale di stagione alla supercattiva Root. Riassumendo, in termini di ridefinizione supereroica del sistema narrativo e dei personaggi, Person of Interest mette in scena un meccanismo composito di caratteri la cui “motrice” è avviata dalla Macchina, il cui funzionamento resta in parte occultato, ma che costituisce la principale linea orizzontale della serie. Come accennato, la Macchina è un oggetto cardine che, associato alle straordinarie competenze informatiche di Finch, è in grado di fornire “poteri non comuni”: la possibilità di accedere a una ingente mole di informazioni sui singoli cittadini della comunità ottenute attraverso capillari ricerche incrociate – dalle infrastrutture di polizia ai dossier secretati provenienti dagli archivi governativi – agisce come una sorta di vista a raggi X che consente di vedere attraverso, non già corpi o oggetti di metallo come Superman, bensì attraverso un reticolato di conoscenze altrimenti inaccessibili. La clonazione dei telefoni cellulari opera invece come un vero e proprio superudito che permette di http://www.turindamsreview.unito.it 6
www.turindamsreview.unito.it ___________________________________________________________________________________________________________ ascoltare le conversazioni (non solo telefoniche, spiega Finch nel primo episodio) a distanze illimitate. Riguardo al mito di Superman Eco argomentava circa l’immagine simbolica del supereroe: L'eroe fornito di poteri superiori a quelli dell'uomo comune è una costante della immaginazione popolare, da Ercole a Sigfrido, da Orlando a Pantagruel sino a Peter Pan. Spesso la virtù dell'eroe si umanizza, e i suoi poteri più che soprannaturali sono l'alta realizzazione di un potere naturale, l'astuzia, la velocità, l'abilità bellica, addirittura l'intelligenza sillogizzante e il puro spirito d'osservazione, come avviene in Sherlock Holmes. Ma in una società particolarmente livellata, in cui le turbe psicologiche, le frustrazioni, i complessi d'interiorità sono all'ordine del giorno; in una società industriale dove l'uomo diventa numero nell'ambito di un'organizzazione che decide per lui, dove la forza individuale, se non esercitata nell'attività sportiva, rimane umiliata di fronte alla forza della macchina che agisce per l'uomo e determina i movimenti stessi dell'uomo - in una società di tale tipo l'eroe positivo deve incarnare oltre ogni limite pensabile le esigenze di potenza che il cittadino comune nutre e non può soddisfare8. Ora, come accennato, Reese non è del tutto Superman né Clark Kent, eppure Person of Interest reca traccia di un complesso di caratteri parzialmente assimilabile a una tale connotazione “mitologica”. Certo, nessuno dei personaggi discende da una stirpe kryptoniana, ma è comunque l’opacità di un passato non convenzionale ad agire come attivatore di particolari competenze, il tempo, insomma, «come struttura della possibilità». L’attualizzazione dell’operato di tali “eroi” che sono sì forniti «di poteri superiori a quelli dell'uomo comune», risiede proprio nella mediazione di una certa Macchina qui sfruttata in quanto opportunità di redenzione dell’uomo «che diventa numero», nella fattispecie di previdenza sociale. Resta da esplorare la problematicità di tale selezione: se infatti la Macchina scarta come irrilevanti i cittadini comuni di cui trattiene la marca identificativa del numero di previdenza sociale, potremmo allora sollevare il dubbio circa la folta schiera di casi borderline – clandestini o in generale “cittadini indesiderati” – non individuabili poiché sprovvisti di tale numero. Ancora sulla mitopoiesi del supereroe sappiamo della traiettoria su cui essa si pone, rintracciabile «nell’ambito della civiltà del romanzo», in ragione del fatto che, considerandone il rapporto con il lettore, «il personaggio del mito incarna una legge, una esigenza universale, e deve in una certa misura essere quindi prevedibile, non può riservarci sorprese»9. Di contro il personaggio del romanzo deve assumere un carattere di riconoscibilità, compartecipazione, «universalità estetica», archetipo fisso ma allo stesso tempo saper produrre un modello di identificazione. Ed ecco allora la necessità dell’alter ego Clark Kent, il mite accountant come apoteosi della mediocrità ma anche l’ancoraggio di Superman al luogo e al tempo “mortali”, elementi atti a determinare l’assimilazione del lettore. Ed ecco Harold Finch dimostrarsi perfettamente in grado di commutare da rat lab a deus ex machina, impersonare di volta in volta differenti caratteri: Arthur Bellinger assicuratore della mutua statale, Norman Burdett assistente legale, Walt Trowbridge tecnico della OneState Bank, il http://www.turindamsreview.unito.it 7
www.turindamsreview.unito.it ___________________________________________________________________________________________________________ blogger Thomas Paine, Lucas Bennett del Dipartimento Politiche per la Famiglia… E poi ancora, perdersi tra la folla, completamente mimetizzato nella dissimulazione dell’uomo comune e senza volto, per osservare e ascoltare indisturbato – tramite il superudito del sempre presente auricolare – le voci di ciascun individuo che la Macchina ha selezionato come “person of interest”. I supereroi senza corazza della serie di Nolan afferiscono dunque al modello che rappresenta l’essenza delle serie serializzate di recente produzione: l’imprevedibilità dei fatti (anch’essa, naturalmente, appannaggio della civiltà del romanzo) collocata nella pluralità delle storie orizzontali, sostenuta dalla ridondanza della struttura nel mantenimento della configurazione autoconclusiva dell’episodio. Non senza alcune (inconsapevoli?) riflessioni metanarrative: la condizione paradossale di Superman esige la sua vulnerabilità, l’eventualità di morte che esilia il mito nella condizione umana, poiché un Superman eterno non si espone alla indispensabile identificazione del lettore. Nel “Pilot” di Person of Interest lo spettatore è immediatamente informato del fatto che Finch e Reese siano ritenuti entrambi deceduti dal governo, e una tale condizione consente loro di agire entro un margine di azione di una certa ampiezza, laddove privati di un’identità rintracciabile, in un certo senso invisibili, risultano dunque dotati di una certa dose di invulnerabilità. Di contro, al termine dell’episodio, Finch puntualizza che accettando la “missione” saranno posti di fronte al rischio di morire realmente, di conseguenza – nonostante i “poteri” superiori – restituiti alla vulnerabilità della condizione umana. Ed ecco convocato il processo di familiarizzazione, iter identificativo che lo spettatore delle serie televisive acquisisce non già nell’immedesimazione in un determinato personaggio, bensì nel riconoscere una più ampia struttura di riferimento. Nel nostro caso, un mondo che ci appare assoggettato alla morsa dell’inafferrabile intrusione tecnologica, oscuramente puntellato dal controllo, pur tuttavia un mondo imperfettamente umano. 1 “Bringing the Carter character into the superhero cave”: si veda, sulle dichiarazioni di Nina Tessler riguardo alla prima stagione di Person of Interest, www.tvline.com, www.seriable.com, www.collider.com, www.zap2it.com. 2 Finch fallisce parzialmente l’ispezione nell’appartamento di Ernie Trask (in “Super”) rendendosi riconoscibile, ma non è raro che Reese commetta errori e imprudenze. 3 Ricordiamo che Jonathan Nolan, ideatore e produttore della serie, è co-sceneggiatore di Il cavaliere oscuro (The Dark Knight, 2008, di Christopher Nolan) e The Dark Knight Rises, 2012, film conclusivo della bat-trilogia dello stesso regista cominciata nel 2005 con Barman Begins. 4 Root può far apparire e sparire “oggetti” e utilizza infatti le informazioni a sua disposizione per controllare e ricattare Peter Matheson – il socio in affari corrotto del membro del congresso assassinato – nell’episodio #13: «potrei avere ogni email che hai mandato, ogni contatto che hai chiamato e ogni password che hai usato. Potrei svuotare il tuo conto in banca, liquidare i tuoi patrimoni, e persino mandare alla tua ex moglie l’indirizzo della tua casa alle Bermuda». In questo modo inequivocabile si rivolge a Matheson, tramite un telefono cellulare e con voce naturalmente contraffatta. http://www.turindamsreview.unito.it 8
www.turindamsreview.unito.it ___________________________________________________________________________________________________________ 5 Umberto Eco descrive i ruoli vicari nei dicotomici rapporti tra James Bond e i cattivi che si avvicendano nei romanzi di Fleming: «personaggi di secondo piano la cui funzione si spiega solo se vengono visti come variazione di uno dei caratteri principali, di cui portano, per così dire, alcune caratteristiche» in Umberto Eco, Il superuomo di massa. Retorica e ideologia nel romanzo popolare [1976], Bompiani, Milano, 2005, p. 150. 6 In “Witness” Elias vendica Benny D’Agostino, il mob leader assassinato dai russi nell’incipit dell’episodio. Sappiamo però, come accennato, che il piano di vendetta di Elias è piuttosto radicato nel passato, precisamente all’omicidio di Marlene Elias. Vendetta che intende concretizzare con l’eliminazione della mafia russa per accrescere il potere di Cosa Nostra e acquisirne il controllo. 7 In progress poiché se è vero che Elias colleziona alcuni fallimenti – nell’episodio #17 “Baby Blue” Reese riesce a liberarsi dalla trappola in cui Elias lo attira, o ancora in "Flesh and Blood” Reese libera dal sequestro il figlio di Carter – riesce tuttavia nel suo intento di eliminare Moretti, predisponendo dal carcere l’esplosione della sua auto. 8 Umberto Eco, Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa [1964], Bompiani, Milano, 2008, pp. 226-227. 9 Ivi, pp. 230-231. http://www.turindamsreview.unito.it 9
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