Studi di settore 2007: il ruolo delle associazioni a tutela delle PMI
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Studi di settore 2007: il ruolo delle associazioni a tutela delle PMI • Il 14/12/2006 abbiamo siglato, assieme alle altre Organizzazioni di Categoria delle PMI, con il Vice Ministro Visco ed il Ministro Bersani, un nuovo Protocollo d’Intesa (facente seguito a quello siglato il 26 settembre 1996 con l’allora Ministro delle Finanze Visco), sulla “Razionalizzazione del sistema tributario nell’ottica di evoluzione degli studi di settore, semplificazione degli adempimenti dei contribuenti e misure tese a sostenere la crescita economica e lo sviluppo delle P.M.I.”. • Il Protocollo contiene importanti intese in materia fiscale quali: la disponibilità all’introduzione di meccanismi di detassazione degli utili reinvestiti ed al riconoscimento del valore di capitale al fattore lavoro apportato dal titolare, dai collaboratori e dai soci impegnati nel processo produttivo ed il superamento della valenza fiscale dello scontrino e della ricevuta fiscale in correlazione all’attuazione del sistema telematico di comunicazione dei corrispettivi all’Amministrazione finanziaria. • Per quanto riguarda gli studi di settore, ribadita da parte del Vice Ministro Visco la volontà di non tramutarli in strumenti automatici di prelievo (alla stregua di una rinnovellata minimum-tax), sono previsti: l’impegno al miglioramento del confronto fra Amministrazione finanziaria e contribuente in sede di contraddittorio; la limitazione dei poteri di accertamento nei confronti dei soggetti congrui; la disponibilità a rendere pubblica la banca dati degli studi di settore; l’impegno ad estenderne l’applicazione a soggetti in precedenza esclusi; l’individuazione di programmi di revisione e di miglioramento degli studi in un arco di tempo triennale; l’individuazione più puntuale delle imprese marginali e la volontà di procedere, nei confronti dei contribuenti non soggetti agli studi ad un sostanziale rafforzamento dell’attività di controllo ed accertamento. Per l’anno 2006, l’Amministrazione avrebbe dovuto autonomamente (quindi senza il confronto con le associazioni) elaborare indici di coerenza “selettivi ed equi” tesi ad individuare, con elevata probabilità, i soggetti che ai fini degli studi di settore hanno indicato dati che non rappresentano correttamente la realtà aziendale. • L’introduzione, a regime, di indici di coerenza o di normalità economica rappresenta una concreta svolta nella “filosofia” applicativa degli studi di settore. Dalla prima elaborazione degli studi (avvenuta nel 1998) e fino all’anno scorso, seppure lo strumento informatico (denominato GERICO) necessario per l’applicazione degli studi di settore, evidenziasse sia un valore di “congruità” che un valore di “coerenza” di alcuni elementi significativi influenzanti il reddito dichiarato, congruenza e coerenza erano separate perché,
a livello normativo, l’unico elemento rilevante ai fini della regolarità della posizione del contribuente era la congruità. La coerenza poteva essere assunta, dagli Uffici periferici, quale ulteriore elemento per approfondire l’indagine sul contribuente purché con accertamenti di tipo non induttivo. Da quest’anno (UNICO 2007 su redditi 2006) e per gli esercizi futuri, i due elementi “congruità” e “coerenza” si legano fra loro dando vita a quella che gli esperti fiscali chiamano “supercongruità”: infatti, ove non venga riscontrata, per effetto dell’applicazione di detti indici di coerenza o di normalità economica, la “coerenza” di tali elementi ciò ha un impatto diretto sul livello di “congruità” alzando il livello di congruità richiesto ai fini di riportare il contribuente in posizione di regolarità fiscale (il famoso innalzamento dell’”asticella”). • Sulla base delle indicazioni avute dall’Amministrazione finanziaria, SOSE (la società pubblica che si occupa dell’elaborazione e della manutenzione o revisione degli studi di settore), ha elaborato appositi Indici di Normalità Economica, approvati con decreto del Vice Ministro Visco pubblicato in G.U. alla fine del mese di marzo 2007. L’Amministrazione, successivamente, ha messo a disposizione delle Associazioni e del pubblico, lo strumento informatico, denominato GERICO, necessario per l’applicazione degli studi di settore per l’anno d’imposta 2006 (UNICO 2007). • Solo a far data dagli inizi di aprile 2007 i contribuenti e le nostre sedi periferiche hanno potuto applicare il nuovo strumento. Il primo impatto sui casi concreti è stato quello di aver riscontrato un elevato numero di soggetti che, a causa dell’introduzione dei nuovi indicatori di normalità economica, perdono la congruità (con gli studi 2005 circa il 70 % dei soggetti interessati agli studi era congruo, anche a seguito di adeguamento spontaneo; con gli studi 2006 si stima che il numero dei soggetti congrui sia non superiore al 50 %). Un secondo elemento riscontrato è che l’ammontare dei ricavi integrativi da dover dichiarare per raggiungere la congruità appare eccessivamente elevato e ciò provocherebbe, di conseguenza, un elevato carico tributario e previdenziale aggiuntivo in caso di adeguamento (si è stimato, su un campione di 1.200.000 soggetti appartenenti ai 50 studi più numerosi, che l’adeguamento medio dei ricavi sia di circa € 25.000 a testa con un maggior versamento fra imposte e contributi di circa € 15/18.000). • Immediatamente dopo aver effettuato le prime elaborazioni ed avuti i primi riscontri dal territorio, per la precisione in data 5 aprile 2007, i Presidenti delle Associazioni firmatarie il Protocollo hanno inoltrato una richiesta d’incontro al Vice Ministro Visco al fine di discutere l’applicazione del Protocollo ed i problemi emergenti dall’introduzione dei nuovi indicatori di normalità economica.
• L’incontro tra il Vice Ministro Visco ed i Presidenti delle Organizzazioni di categoria firmatarie del Protocollo, si è tenuto in data 7 maggio; in tale occasione, dopo aver fatto il punto sull’esecuzione degli accordi contenuti nel Protocollo d’intesa, alcuni dei quali hanno trovato riscontro nella Legge Finanziaria per il 2007 mentre altri devono ancora essere concretizzati in provvedimenti legislativi, sono state manifestate al Vice Ministro le forti preoccupazioni delle associazioni per il fatto che l’introduzione degli indicatori di normalità economica, con un provvedimento autonomo dell’Amministrazione, volesse celare, in realtà, un radicale cambio di filosofia degli studi di settore, ossia che si volesse usare lo strumento anche per la valutazione del reddito dichiarato facendo risorgere, in tal modo, la minimum- tax o, comunque, una volontà di “catastizzazione” dei redditi. Sono state inoltre rappresentate le prime reazioni dei contribuenti nostri associati ai risultati dell’applicazione degli studi 2006, reazioni che non solo si sono rivolte alle stesse Associazioni per manifestare volontà di lasciare l’Associazione o, quanto meno, di voler cambiare radicalmente atteggiamento con l’Amministrazione, ma che sono state anche di volontà di chiusura della propria posizione IVA e di cessazione dell’attività (segnale gravissimo per l’economia del Paese) e, nella migliore delle ipotesi, di non volere comunque adeguarsi ai risultati presunti dall’applicazione degli studi (abbiamo pertanto espresso al Vice Ministro le nostre forti perplessità circa il raggiungimento del programmato incasso di € 2,7 MLD, stimato in sede di finanziaria a fronte dell’intervento legislativo sugli studi di settore). • Il Vice Ministro Visco, ribadita la volontà di non voler in alcun modo cambiare la filosofia degli studi di settore, in quanto strumento generalmente apprezzato come misura di contrasto all’evasione (almeno quella più eclatante), ha preso atto delle preoccupazioni e delle problematiche rappresentate dalle Associazioni ed ha disposto approfondimenti in sede tecnica delle questioni sollevate. • In data 16 maggio si è, pertanto, tenuto al Gabinetto del Vice Ministro un nuovo incontro tra i responsabili fiscali delle associazioni ed i tecnici incaricati dal Vice Ministro (Ministero, Agenzia e SOSE) nel corso del quale sono stati discussi i numerosi problemi applicativi connessi all’utilizzo degli studi di settore 2007, in particolare per quanto riguarda l’introduzione dei nuovi Indicatori di Normalità Economica e l’impatto che questi hanno sul livello di congruità dei ricavi. • Ciò ha prodotto un primo risultato, in quanto l’Amministrazione ha dato alcune risposte immediate con due apposite circolari: la n. 31/E del 22/05/07 e la 38/E del 12/06/07. In particolare: è stato ribadito, cosa fatta anche dal Vice Ministro Visco in audizione parlamentare e dal sottosegretario Grandi in
commissione Finanze, alla Camera, nella stessa giornata del 16 maggio, che gli studi di settore non sono stati trasformati in una minimum tax e che non c’è alcuna volontà di farlo; pertanto, gli studi di settore restano solo uno strumento per orientare e finalizzare l’accertamento con necessità che gli uffici valutino le situazioni concrete e non si pone un problema di dover obbligatoriamente adeguarsi alle risultanze degli studi laddove non ci sia vera materia imponibile da dover dichiarare; sono state esclusi dall’applicazione degli studi contribuenti interessati da situazioni di marginalità ovvero di non normalità economica; è stata ribadita l’obbligatorietà di effettuare un vero contraddittorio con i contribuenti, analizzando le circostanze rappresentate dagli stessi, e con possibilità di disapplicare i nuovi indici a fronte delle argomentate situazioni rappresentate dai contribuenti; è stato formato un apposito gruppo di lavoro congiunto Agenzia Entrate/SOSE/Associazioni al fine di valutare casi concreti particolari; si è data la possibilità di un adeguamento spontaneo agli studi di settore senza dover pagare la penalità del 3% prevista dalla legge per gli studi già approvati; è stata assicurata (fino ad oggi però solo con un comunicato stampa) la possibilità di effettuare i versamenti delle imposte, da parte degli imprenditori soggetti agli studi di settore, al 9 luglio senza alcuna maggiorazione ovvero all’8 agosto con la maggiorazione dello 0,4%; si è data la possibilità ai contribuenti di segnalare in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi (nel riquadro “Annotazioni”) situazioni particolari che hanno portato alla non congruità; queste annotazioni, se asseverate come già prescritto dalla legge (da intermediari fiscali tra i quali i funzionari delle Associazioni di categoria), dovranno essere tenute in considerazione dagli Uffici per evitare che scatti la procedura di accertamento; è stato precisato che il contribuente non congruo che decida di non adeguarsi potrà richiedere l’applicazione del nuovo studio di settore revisionato se a lui più favorevole; è stata ribadita la volontà di un’applicazione ragionata e flessibile dello strumento studi di settore nella convinzione che l’impianto dello strumento sia ancora valido e che devono essere superati i problemi operativi che sono scaturiti dall’applicazione degli indicatori di normalità economica. • Tutti questi elementi di novità non sono stati però ritenuti sufficienti dalle Associazioni firmatarie del Protocollo che hanno attivato: una forte azione unitaria di contrasto all’applicazione dei nuovi studi; hanno espresso pubblicamente, nel corso delle rispettive assemblee annuali, forti critiche al Governo per le modifiche agli studi ed hanno predisposto un documento comune per l’audizione alla Commissione Finanze della Camera, avvenuta nella giornata del 20/06/07. • Le richieste delle Associazioni hanno raccolto l’interesse di numerosi parlamentari ed il Senato, in data 26/06/07 ha approvato una mozione che
impegnasse il Governo, considerati come “sperimentali” i nuovi indici di normalità economica, a raggiungere un nuovo accordo con le Associazioni di categoria interessate. • Il confronto con il Vice Ministro Visco riprendeva, pertanto, nella giornata successiva, 27/06/07 ed, a seguito di tale incontro, veniva pubblicato dal Vice Ministro un comunicato stampa dove si accoglievano molte delle richieste avanzate dalle Associazioni. In particolare: 1) è stata accordata la possibilità, per l’anno d’imposta 2006, di poter effettuare l’adeguamento al valore minimo dei ricavi di “supercongruità” anziché al valore puntuale (ciò, di fatto, riporta a congruità circa 150.000 imprese che altrimenti non sarebbero risultate congrue e permette alle altre, qualora ritenessero di doversi adeguare al valore di GERICO di sostenere un onere molto più basso rispetto a quanto prima richiesto, anche se è difficile quantificare un risparmio perché questo può andare da poche decine di euro a molte decine di migliaia); 2) è stata accordata anche a coloro che dovessero adeguarsi al livello minimo di “supercongruità” la possibilità di usufruire della tutela prevista dalla Legge Finanziaria 2007 (in pratica, una franchigia che evita ai soggetti congrui, entro certi limiti, ulteriori accertamenti da parte degli uffici); 3) gli indicatori di normalità economica per il 2006 sono stati declassati specificando che il loro utilizzo ai fini accertativi costituirà solo presunzione semplice (in pratica saranno gli uffici a provare l’esistenza di altri fatti che giustifichino un accertamento e non i contribuenti a dover giustificare eventuali scostamenti); 4) è stato preso impegno per definire una procedura che renda uniformi su tutto il territorio nazionale le fasi del contraddittorio (ciò darà più ampie garanzie di tutela e di difesa al contribuente impegnato nel contraddittorio e potrà evitare un massiccio ricorso al contenzioso tributario per contrastare l’operato degli Uffici); 5) seppure da noi non richiesto, è stato precisato che gli studi di settore, contrariamente a quanto in precedenza affermato, non sono applicabili agli enti non-profit che dovessero svolgere attività commerciali a latere delle attività istituzionali. • A fronte di questo comunicato stampa le cinque Associazioni firmatarie il Protocollo, pur giudicando positivamente il confronto con il Vice Ministro, hanno precisato che mancava ancora l’intesa su aspetti determinanti. Infatti: 1) la transitorietà degli indicatori di normalità economica doveva essere riconosciuta per tutto il periodo transitorio (tre anni: 2007, 2008, 2009, in concomitanza con il programma di revisione completa degli studi di settore) e non per il solo 2007 (redditi 2006); 2) anche l’inversione dell’onere della prova conseguente al riconoscimento che gli indicatori costituiscono una presunzione semplice doveva valere per tutto il periodo transitorio e non per il solo 2007 (redditi 2006); 3) mancava il riconoscimento della volontà di superare, in sede di revisione degli studi nel triennio 2007-2009, l’indicatore “valore aggiunto per addetto”.
• Da ultimo, in data 03/07/07, con un successivo comunicato, il Vice Ministro, riconoscendo la validità delle posizioni espresse dalle Associazioni, riconosceva integralmente le proposte da queste avanzate.
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