Strumenti per il colloquio pnl Sistemico - Un modello integrato per il colloquio di aiuto, cambiamento, empowerment.

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Strumenti per il colloquio pnl Sistemico - Un modello integrato per il colloquio di aiuto, cambiamento, empowerment.
strumenti per il colloquio pnl Sistemico
                                           Un modello integrato
                                           per il colloquio di aiuto,
                                           cambiamento,
                                           empowerment.

                                                                        1
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Un percorso di agility

L’esperienza di ogni individuo, bella o brutta, nasce sia dal suo assetto interno sia dal contesto
di relazioni in cui vive.

L’integrazione tra Programmazione Neurolinguistica e Teoria dei Sistemi è dunque
particolarmente efficace, in quanto offre la possibilità di aiutare il cliente agendo sia sulla sua
struttura esperienziale, sia sulla struttura della rete di relazioni in cui il soggetto è inserito.

Ciò implica da parte di chi conduce il colloquio non solo la conoscenza di tecniche specifiche,
ma anche l’adozione di un particolare mindset in cui il focus attentivo si sposta in
continuazione dall’interno all’esterno e viceversa, alla ricerca di complementarietà e
corrispondenze.

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Il problema è (anche) linguistico

Occorre instaurare un clima di alleanza tra consulente e cliente.
E’ importante sottolineare che ciò NON significa complicità, per evitare rischi di
risonanze e collusioni.

Oltre a ciò, va considerato che se come dice C.Rogers “Il cliente
è il miglior esperto del proprio problema”, non è detto che sia anche il maggior
esperto nel farne una descrizione. Il racconto che porta della sua esperienza è
solitamente viziato da stati d’animo e blocchi cognitivi.

L’essenza del problema è già implicita nella struttura linguistica
che il cliente ci porta
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Neutralità, incredulità e curiosità
Perciò il counselor sotto certi aspetti si comporta come un detective:

• non si “schiera” rispetto a ciò che il cliente dice;
• non prende ciò che gli viene detto come verità assodata;
• sospende ogni giudizio di qualunque genere
• è curioso di conoscere la “struttura dell’esperienza dello stato-problema“ del cliente
• ritiene indispensabile portare alla luce dinamiche e presupposti della struttura
  sistemica in cui il cliente matura il suo disagio.

  Dunque rapport e direzione vs. empatia e gossip.

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Via da un problema o verso un obiettivo?
Problema e obiettivo sono due facce di un’unica medaglia.
Portare il focus su una o sull’altra dipende dalle esigenze del cliente in uno specifico
momento.

Il passaggio da uno stato problema (via da) a uno stato obiettivo (verso)
può essere effettuato con un’unica, elegante domanda: “Se non vuoi questo problema,
cosa vuoi allora?”

Ma spesso il cliente deve poter attingere uno stato di risorsa per poter fornire
risposte utili.

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Una domanda per cominciare
Che abbia un obiettivo che non riesce a raggiungere o un problema che non riesce a risolvere, il
vostro cliente prima di venire da voi avrà adottato una delle seguenti opzioni:

• Pensando che la situazione fosse oltre le proprie possibilità, non ha fatto nulla. Sarà
  senz’altro opportuno proseguire indagando le sue credenze e i suoi presupposti, nonché la sua
  reale motivazione verso un possibile cambiamento.

• Domanda: Come ha fatto a prendere la decisione di non fare nulla? In base a cosa?

• Ha effettuato alcuni tentativi rivelatisi fallimentari che gli hanno anzi peggiorato lo stato
  interno e la percezione della difficoltà da affrontare. Sarà utile da parte del counselor una
  accurata indagine della struttura di questi tentativi, che di fatto costituiscono uno specchio
  della struttura del blocco del cliente.

• Domanda: Cosa ha fatto esattamente fino a oggi per tentare di uscire dalla situazione?

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Direzionalità: Ipotizzazione, NON ipotesi

Nel nostro modello di colloquio la direzionalità non è data da un’ipotesi che il counselor si formula.
L'ipotesi (notare che la diagnosi è un tipo di ipotesi) è una prefigurazione che si ritiene verosimile
e di cui si cerca conferma. I rischi connessi sono tre:

• Trovare conferme manipolando-anche involontariamente- il cliente

• Cadere nella fallacia logica dell’indizio
• Ricadere in una logica esplicativa di causa/effetto lineare

L’ipotizzazione, per contro, è solo una ipotesi “posticcia“ posta a base di un ragionamento, senza
riferimento alla sua verità, come punto di partenza per un'investigazione che non sappiamo dove ci
porterà. E’ dunque un criterio provvisorio di orientamento, un “come se”.

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Funzioni dell’ipotizzazione

• Orientare l'indagine e l'attività

• Cogliere il funzionamento, l'organizzazione dell’individuo nel suo
  sistema di riferimento

• Costruire una mappa delle relazioni in cui figuri la posizione dei vari
  individui all'interno del gruppo e di questo all'interno di altri sistemi

• Portare in superficie la struttura dell’esperienza del cliente

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Utilità vs. Verità
L’ipotizzazione è provvisoria e funzionale, e indipendentemente dal fatto che venga
confermata o confutata o modificata, produce apporto di conoscenza all'operatore e
introduce complessità e novità in tutto il processo.

                                          “Morta un’ipotizzazione,
                                          se ne fa un’altra!”

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.Primo problema, la definizione del problema

Ottenuta la risposta relativa ai tentativi infruttuosi, si passa a definire esattamente la
natura del problema. La definizione di uno stato problema fornita dal cliente è essa
stessa parte del problema, nel senso che contribuisce a renderlo irresolubile per lui.

In particolare quando:

• E’ una affermazione assoluta o non specificata (Sono triste; La gente è
  malvagia)

• Non è riferito o non appartiene al soggetto (Mio figlio non studia ;
  Il capo è una belva)

• E’ una conclusione senza uscita (Mia moglie mi ha lasciato e non voglio più
  rischiare un’altra volta;
  La situazione mi rende impossibile continuare)

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esempi di domande per il primo caso

“Sono sempre triste“
Domande: “Per cosa in particolare? Quando soprattutto?“

“La gente è malvagia“
Domande: “Malvagia in che senso? Come fa a dirlo? “
          “Quale gente in particolare?“
          “In quali situazioni soprattutto?“

“Le mie relazioni non funzionano“
Domande: “Da quando?“
          “Quali relazioni?“
          “Come succede che non funzionano?“

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Esempi di Domande PER IL SECONDO CASO

Esempi di prima definizione: “Mia madre e mia moglie non vanno d’accordo”; “Il mio
capo ce l’ha con me”; “Mio figlio è esageratamente timido”

Così formulato, il problema NON E’ del cliente

Domanda ridefinente1 : “E questo che conseguenze ha?”

La risposta abbastanza a volte è espressa ancora come una causa-effetto o come una
equivalenza complessa in cui l’antecedente o il conseguente o entrambi sono variabili
di contesto piuttosto che personali, quindi FUORI dalla possibilità di azione del
soggetto.

Esempi di risposta: “Il disaccordo tra mia moglie e mia madre rende la vita in casa un
vero stress”; “Il mio capo mi sta facendo mobbing nel mio team”; “La timidezza di
mio figlio non l’aiuta a scuola ”.

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Portare la titolarità al cliente

 In questi casi l’obiettivo successivo del counselor è quello di ottenere dal cliente
 una formulazione dello stato problema che ne riporti l’origine sotto la PROPRIA
 titolarità.

 Domanda ridefinente 2 : “Tutto questo in che modo è un problema per LEI?”

 Esempio di seconda risposta : “Il disaccordo tra mia madre e mia moglie mi impone
 una decisione che non so prendere” ; “Non so difendermi dal mio capo”; “Mio
 figlio va male a scuola e mi sento una madre inutile”.

 Così formulato, il problema E’ del cliente.

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Esempi di domande per il terzo caso
“Mia moglie mi ha lasciato e non voglio più rischiare un’altra volta“
Domanda: “Cosa vuole invece?“
         “Come mai questa vicenda l’ha portata a prendere questa decisione?“
         “Ci sono state altre situazioni di altro genere in cui invece ha saputo
          rischiare?“

“La situazione mi rende impossibile continuare“
Domanda: “In che modo la situazione le rende impossibile continuare?“
          “In base a cosa lo ritiene impossibile?“
          “Quali condizioni lo renderebbero possibile?“

“Mia figlia è completamente fuori controllo“
Domanda: “Può dirmi qualcosa di più?“
           “Cosa le fa dire che è fuori controllo?“
           “Cosa inizierebbe a darle l’impressione che sua figlia sia sotto controllo?“

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4 Possibili Macro- ipotizzazioni sul problema

 Il problema, a seconda della tipologia, può essere ri-descritto secondo
 4 macro-ipotizzazioni :

 1.      Come obiettivo prefissato da una struttura interna non più funzionale
 Se il cliente non vuole  ma l’ottiene regolarmente, quale
 struttura mette involontariamente in atto?

 2. Come obiettivo mal formulato.
 Se il problema è un obiettivo che non si riesce a raggiungere, è probabile che si abbia a
 che fare che una cattiva formulazione dello stesso.
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4 Possibili Macro- ipotizzazioni sul problema

1. Come obiettivo indesiderato con vantaggi secondari che viene raggiunto

     e mantenuto grazie a una determinata struttura di livelli logici
Ad esempio, non reagire al capo prepotente può voler dire sicurezza del
lavoro, così come sopportare le angherie del partner può essere un modo per
avere qualche sicurezza affettiva

2. Come processo di significazione non ecologico legato a credenze personali.
Sempre nello stesso caso, credenze di bassa autostima o bassa autoefficacia,
credenze limitanti; oppure aspettative irragionevoli sulla vita, gli altri e il mondo

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5. Esplorazione: Utili domande di chunking di campo
L’esplorazione col chunking serve anche a fornire una prima descrizione del sistema in
cui il disagio ha origine nonché dei suoi partecipanti.
(Chi c’è oltre al cliente nel contesto in cui il disagio prende corpo?)

•    In quali ambiti si riflette (casa, lavoro, socialità…) ?
•    Qual è l’elemento più/meno saliente del problema/obiettivo?
•    Il problema/obiettivo di quale contesto è parte? Chi ne fa parte?
•    Quali altri fattori/elementi/persone nel contesto favoriscono/ostacolano il
     problema/obiettivo?
•    In quel contesto ci sono altri elementi più/meno problematici/favorenti?

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5. Esplorazione: Utili domande di chunking di categoria

•    Il problema/obiettivo è un esempio di cosa?
•    Che tipo di problema/obiettivo è questo? (categorizzare)
•    A quali altri problemi/obiettivi assomiglia? (andare nel contesto di vita del cliente,
     anche nel passato)
•    Di cos’altro potrebbe essere un esempio?
•    A quali altri problemi dà origine? Questo obiettivo quali prospettive aprirebbe?

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6. Indagine sistemica: Le domande circolari

Le domande circolari sono utili per costruire una mappa sistemica delle relazioni in cui il
cliente “costruisce“ il problema .

Per mezzo di domande circolari, si aggira l’egocentrismo del soggetto accompagnandolo
verso altre posizioni percettive e altri panorami nella sua mappa.

Tanto il cliente quanto il counselor, attraverso le domande, cambiano costantemente
sulla base dell’informazione offerta dell’altro. La circolarità è indispensabile allo
sviluppo di un’ipotizzazione sistemica.

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Circolari triadiche

Le circolari triadiche sono domande con le quali si chiede alla persona di commentare la
relazione tra altri due membri del gruppo o su una situazione in particolare o sul
rapporto tra un membro della gruppo e gli altri.
Es.: “ Come descriverebbe la relazione tra
          sua moglie e sua suocera? E tra sua
          suocera e sua figlia?”

    “Come vede la relazione del suo collega
      con il vostro capo?”

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Circolari Dislocate

Le circolari dislocate sono un’ipotesi che viene fatta formulare all’intervistato/a
rispetto a cosa pensano o vorrebbero fare altri componenti del sistema

Es. “ Immagini di essere il capo: che opinione
         ha del suo collega? E di lei? “

      “Se lei fosse sua figlia, cosa farebbe?
         Come si sentirebbe al suo posto? “

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Circolari di Differenza

Le circolari di differenza riguardano comportamenti o qualità riferiti al confronto tra due
o più persone.

Es. “Chi pensa che stia aiutando di più i suoi
        figli rispetto ai loro problemi?”

     “In questa situazione, chi è la persona
        meno presente?”

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Circolari Graduatorie
Sono graduatorie dei vari membri del gruppo rispetto a un comportamento o
un’interazione specifica

Es. ”Mi fa una classifica delle persone più propositive nella squadra?”

   “Può dirmi, in ordine di frequenza, chi prende l’iniziativa?”

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Circolari di Cambiamento
Sono un’indagine diacronica, prima o dopo uno specifico evento, su un
cambiamento nelle relazioni

Es. “andava d’accordo con suo marito prima dell’arrivo del nuovo figlio? E dopo?”

“Lei come stava col vecchio direttore?”

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Circolari sul Futuro

Domande aperte sul futuro e al possibile, che sfidano la prospettiva immobilistica del
cliente.

Es. “Che cosa pensa che potrebbe accadere in famiglia quando sua madre
         andrà nella casa di riposo?”

        “Come pensa che cambierà la vostra vita
        quando suo marito avrà trovato lavoro?”

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7. Chiudere il cerchio: Esempi di Domande riflessive

  Alla fine di ogni sessione, oppure dopo insight importanti, le domande
  riflessive aiutano il cliente a capitalizzare ed elaborare.

  • Cosa pensi di ciò che abbiamo detto?

  • Quali risorse utili hai individuato?

  • Cosa hai capito adesso rispetto alla tua situazione?

  • A questo punto che idee ti vengono per realizzare le tue aspirazioni?

  • Come descrivi ora il problema/obiettivo?

  • Applicando tutto ciò che hai capito alla tua vita nei differenti contesti,
    cosa potresti fare?
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Riassumendo: i 7 passaggi del colloquio
1. Accoglienza e cornici

2. Ascolto attivo, domande sui tentativi falliti

3. Ridefinizione del problema

4. Macroipotizzazione

5. Esplorazione del problema in tutti i suoi aspetti (chunking)

6. Mappatura del sistema di riferimento (domande circolari)

7. Considerazioni finali (domande riflessive)

Naturalmente è sempre possibile, e a volte anche necessario, tornare
più volte su passaggi precedenti.
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Riassumendo: i 7 passaggi del colloquio
1. Accoglienza e cornici

2. Ascolto attivo, domande sui tentativi falliti

3. Ridefinizione del problema

4. Macroipotizzazione

5. Esplorazione del problema in tutti i suoi aspetti (chunking)

6. Mappatura del sistema di riferimento (domande circolari)

7. Considerazioni finali (domande riflessive)

Naturalmente è sempre possibile, e a volte anche necessario, tornare
più volte su passaggi precedenti.
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Oltre il counseling: Le tre fasi del processo di cambiamento
Secondo Michael Reddy (1987) e altri autori un processo di cambiamento può prevedere
tre fasi.

                                    FASE   COMPITO DEL CONDUTTORE COMPITO DEL CLIENTE

                                    1      Comprendere, esplorare,        Definire
                                           formulare un’ipotizzazione

                                    2      Stimolare/motivare/ristruttu   Aprirsi alle possibilità,
                                           rare                           definire obiettivi

                                    3      Dare riferimenti, fornire      Agire
                                           supporti

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I comportamenti del conduttore

                             FASE   COMPITO DEL CONDUTTORE COMPORTAMENTI
                                                                  Sospendere il giudizio
                             1      Comprendere, esplorare,       Ascoltare,approfondire
                                    formulare un’ipotizzazione    Accettare

                                                                  Attivare risorse
                             2      Stimolare/motivare/riformul   Confrontare, precisare
                                    are                           Ristrutturare credenze limitanti

                                                                  Creare risorse
                             3      Dare riferimenti, fornire     Vagliare
                                    supporti                      Indirizzare

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I tre tipi di colloquio

                       FASE        COMPITO DEL CONDUTTORE TIPO DI COLLOQUIO

                       1           Comprendere, formulare         Counseling
                                   un’ipotizzazione

                       2           Stimolare/motivare/ristruttu   Coaching
                                   rare

                       3           Dare riferimenti, fornire      Consulenziale/Informativo
                                   supporti

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Più sequenze possibili
La sequenza delle fasi1-2-3 può avvenire in tanti modi: in più incontri, in un solo
incontro, più volte in un solo incontro. L’attenta calibrazione del cliente- e le sue
verbalizzazioni- consentono di capire se procedere o meno, o se anche riprendere la
sequenza daccapo.

In generale è bene che il conduttore non abbia fretta di concludere la sequenza, perché
il cliente deve avere tutto il tempo necessario per integrare i cambiamenti che si
susseguono.

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ESEMPI DI Tecniche PNL per la fase di counseling
•      Rapport e Guida                                        Le tecniche non devono essere
•      Accessi oculari                                        percepite come tali dal cliente
•      Ricalco dei predicati
•      Induzione emotiva non verbale
•      Linguaggio non direttivo
•      Metamodello (soprattutto cancellazioni e generalizzazioni)
•      Posizioni percettive
•      Linguaggio accrescitivo
•      Domande Circolari
•      Domande di chunking
•      Metaprogrammi
•      Domande riflessive

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ESEMPI DI Tecniche PNL per la fase di coaching
                                                 Le tecniche possono essere
                                                 percepite come tali dal cliente
•       Metamodello (tutto)
•       SOM
•       Ancoraggi
•       Modello per parti
•       Posizioni percettive
•       Linguaggio persuasivo (Milton Model)
•       Associazione/dissociazione
•       Stati emotivi
•       Chunking
•       Livelli Logici
•       Strategie VAK
•       Obiettivi ben formulati
•       Domande circolari

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ESEMPI DI Tecniche PNL per la fase di consulenza

Qua l’impiego delle tecniche può essere                           Le eventuali tecniche devono essere
inteso come:                                                      dichiarate e concordate col cliente
• Finalizzato a installare nel cliente una
   nuova risorsa interna usando pattern come
   la Time Line, il Cambio di Storia, Il Modello
   per Parti ecc.

• Finalizzato a insegnare al cliente facili
  strumenti di pronto impiego per accedere a
  Stati di risorsa (switch emotivi, ancoraggi,
  dissociazioni veloci ecc.)

            più…
       E in

                              Dare informazioni su risorse disponibili nel contesto (caregiving)
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Accountability nelLe tre fasi

                          FASE      CONDUTTORE                CLIENTE

                          1         Processo                  Stato iniziale, Percorso, Stato
                                                              Finale

                          2         Processo e Stato Finale   Stato Iniziale, Percorso

                          3         Percorso                  Stato Iniziale, Stato Finale

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Camillo Sperzagni, 2021

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