UIL Scuola Molise: Notizie 09 marzo 2019: 150 ore, Diplomati magistrale, Autonomia, Mobilità e non solo, Mobilitazione, Raccolta firme ...

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Mezzo: MAIL
Data: 10-03-2019 15:12:33

[UIL Scuola Molise: Notizie] 09 marzo 2019: 150 ore,
Diplomati magistrale, Autonomia, Mobilità e non solo,
Mobilitazione, Raccolta firme, Regionalizzazione
dell'istruzione e autonomia, Ricorsi e Ricostruzione di
carriera, Offerte lavoro, ecc.
UIL Scuola RUA Molise 86100 CAMPOBASSO Via Crispi 1/D-E Notizie del 09 marzo 2019
Tel. 338 8987 029 - 0865 195 6044 (segret. telefonica) Fax 02 301 320 47 - mail: molise@uilscuola.it
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Da affiggere all'albo sindacale della scuola (art. 25 legge n. 300 del 20/05/1970)
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Permessi per motivi personali o familiari: nessuna discrezionalità da parte del Dirigente Scolastico
anche per i 6 giorni di ferie da commutare in permessi. Il giudice dà ragione alla UIL Scuola.

Il Tribunale di Velletri, con Sentenza n. 378/2019 pubblicata il 05/03/2019, a seguito di un ricorso
promosso dalla UIL Scuola, patrocinato dall’Avvocato Domenico Naso, riconosce ad un docente il
diritto a fruire di 5 giorni di permesso per motivi familiari e personali senza la necessità che vi sia un
atto di concessione da parte del Dirigente Scolastico.

I fatti:
Un docente richiedeva 5 giorni di permesso retribuito per motivi personali ai sensi dell’art. 15
comma 2 del CCNL 2006-09 cumulando 3 giorni di permesso per motivi personali più 2 dei 6 giorni
di ferie a disposizione da poterli commutare in permessi.

Il Dirigente Scolastico respingeva la richiesta sostenendo che i giorni di permesso sono subordinati
all’autorizzazione del Dirigente Scolastico, il quale dovrà valutare se detta fruizione possa:
a) compromettere la regolare erogazione del pubblico servizio;
b) generare oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, secondo la previsione dell’art. 1 cc. 54 e 56 L.
228/2012.

Il docente, ritenendo la fruizione dei giorni un diritto e non una concessione, si assentava dal
servizio per i 5 giorni richiesti.

Il Dirigente comminava una sanzione disciplinare per ingiustificata assenza di sospensione dal
servizio con privazione della retribuzione per 2 giorni.
Il Giudice annulla l’irrogazione della sanzione disciplinare e condanna il Dirigente alle spese
confermando quanto la UIL Scuola sostiene da sempre: “i giorni di permesso personali e familiari
disciplinati dall’art. 15 comma 2 del CCNL 2006-09 (compresi i 6 gg. di ferie richiesti “come”
permessi) sono un diritto del lavoratore a tempo indeterminato completamente sottratti alla
discrezionalità del Dirigente Scolastico per cui non hanno bisogno di un atto di concessione”.

TORINO | Il caso dell'Istituto Sommeiller | Lettera al Direttore Molinari da parte del segretario
generale Uil Scuola, Pino Turi: in allegato.
Come richiedere il part-time per l’a.s. 2019/2020 Entro il 15 marzo di ogni anno il personale
docente, educativo e ATA interessato alla trasformazione dal tempo pieno a parziale può presentare
la domanda al Dirigente scolastico della scuola di servizio, indirizzandola alla Direzione Scolastica
Regionale.

Spetta al Dirigente scolastico, sentito il collegio docenti, stabilire le modalità di assegnazione su
cattedre o posti compatibili con la riduzione dell’orario di lavoro.

Chi ne ha diritto Ha diritto a richiedere il part-time il personale docente, educativo e ATA, il
personale della scuola utilizzato in altri compiti e il personale distaccato o comandato presso enti o
istituzioni differenti da quelli di titolarità, mentre sono esclusi i Dirigenti scolastici e i Direttori SGA.

Non possono inoltre richiedere il part-time i docenti della scuola d’infanzia che lavorano nel solo
turno antimeridiano.

La possibilità di presentare la domanda non riguarda solo il personale con contratto a tempo
indeterminato, ma anche il personale neo-immesso in ruolo o il personale che instaura un rapporto
di lavoro a tempo determinato.

Rientro a tempo pieno È consentito di ritornare al tempo pieno dopo almeno due anni di permanenza
nel part-time. Prima della scadenza del biennio, eventuali domande in tal senso possono essere
accolte solo in presenza di motivate esigenze, anche in relazione alla situazione complessiva degli
organici.

La mancata richiesta del rientro è considerata una conferma del rapporto di lavoro a tempo parziale,
che viene quindi prorogato di anno in anno allo scadere del biennio.

Modifica oraria Il personale che intende modificare l’articolazione della prestazione del servizio, cioè
il numero delle ore settimanali o il tipo (orizzontale/verticale), deve presentare formale richiesta,
così come deve essere presentata formalmente l’eventuale revoca della domanda di part-time (per le
scadenze consultare il sito dei singoli Uffici scolastici).

Precedenze Hanno la precedenza al part-time il lavoratore affetto da grave patologia oncologica
comportante ridotta capacità lavorativa e il lavoratore che assiste il coniuge, il figlio o i genitori
affetti sempre da patologie oncologiche.

Domanda vedi allegato

Modalità di part-time richiesto:

1. part-time orizzontale (con articolazione della prestazione di servizio ridotta in tutti i giorni
lavorativi);

2. part-time verticale (con articolazione della prestazione su alcuni giorni della settimana, del mese o
di determinati periodi dell’anno; per il solo personale ATA, inoltre, in misura tale da rispettare la
media della durata del lavoro settimanale prevista per il tempo parziale nell’arco temporale preso in
considerazione e cioè settimana, mese o anno);

3. part-time misto (con articolazione della prestazione risultante dalla combinazione delle due
precedenti modalità);

4. durata della prestazione lavorativa che, per i docenti, è di norma pari al 50% di quella a tempo
pieno e per il personale ATA non inferiore al 50% di quella a tempo pieno.

DIPLOMATE MAGISTRALI Caso Pavia: parte una raccolta di firme dei genitori per scongiurare la
mancata conferma delle maestre
UIL: Cosa manca? Una politica che ponga rimedio ad un’assurda situazione e trovi soluzioni
legislative.
Il Governo non può delegare alla magistratura il reclutamento, deve intervenire e dare subito
risposte.

La comunità scolastica c’è e si vede. E’ il caso di mamme e papà della provincia di Pavia che hanno
deciso di avviare una raccolta firme contro l’ipotesi di mancata conferma delle maestre dalle classi
dei loro figli, “maestre – si legge nella loro denuncia - competenti e preparate” che sono incappate
loro malgrado, nelle maglie strette di percorsi giurisdizionali che prima ne hanno riconosciuto il
diritto ad insegnare con contratto a tempo interminato e, successivamente negato.
Si badi bene, queste maestre hanno il titolo per insegnare. Il loro titolo di studio è valido per
l’accesso ai concorsi, è abilitante la professione di maestra che è stata vagliata anche dal
superamento dell’anno di formazione e prova.
Del resto sono gli stessi genitori a riconoscerne i meriti e le professionalità.
Cosa manca? Una politica che ponga rimedio ad un’assurda situazione e trovi soluzioni legislative.
Il Governo non può delegare alla magistratura il reclutamento, deve intervenire e dare subito
risposte che non sono solo sindacali, ma anche a quelle mamme e papà con cui le 25 maestre hanno
costituito quella comunità educante la cui funzionalità deve essere garantita dalla politica.
Rivendichiamo per questi problemi una soluzione legislativa che definisca una fase transitoria che
aggiusti tutti i guasti provocati dalla burocrazia che non possono pagare i lavoratori e i cittadini.
E’ in via di approvazione il cosiddetto decretone su Quota 100. In quel decreto ci sono gli elementi di
necessità ed urgenza per definire la fase transitoria, anche con una più esaustiva definizione
dell’emendamento Pittoni, che ha già rappresentato un primo passo per dare uno stop al precariato.
https://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2019/03/02/news/petizione-per-salvare-il-posto-di-
25-maestre-senza-laurea-1.30057909

AUTONOMIA >>> Turi (Uil scuola) su dichiarazioni Bussetti a Radio Padania.

Se il ministro Bussetti, si riferisce all’autonomia scolastica, siamo perfettamente d’accordo con lui:
deve essere vera.
Se invece, si riferisce a quella differenziata, che alcune regioni vorrebbero applicare alla scuola, non
deve essere fatta.
Ci auguriamo che il ministro non voglia passare alla storia come il commissario liquidatore della
scuola statale.

Così il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, commenta le affermazioni del ministro
Bussetti che, dai microfoni di Radio Padania, nel pomeriggio, ha detto che “l’autonomia è necessaria
ma deve essere reale, deve responsabilizzare. E' innegabile che ha portato una grande
trasformazione nella scuola, ogni territorio è caratterizzato da grandi differenze, anche nella stessa
città.
Ben venga l'autonomia ma sia reale”.

Incontri al MIUR
L’ordinanza ministeriale sulla mobilità e un’informativa sulle pensioni “quota 100” sono stati gli
argomenti trattati nell’incontro tra le organizzazioni sindacali e i rappresentanti del MIUR.
All’incontro hanno partecipato P. Proietti, A. Lacchei, M. Panzieri e P. Pizzo

O.M. mobilità
L’ordinanza ministeriale, in via di emanazione, stabilisce le date di presentazione delle domande:
Docenti: dall’11 marzo al 5 aprile 2019
Docenti Licei Musicali: dal 12 marzo al 5 aprile (modalità cartacea)
Personale ATA: dal 1° al 26 aprile
Personale educativo: dal 3 al 28 maggio
L’impianto dell’ordinanza recepisce le modifiche del contratto integrativo che ha superato
definitivamente la titolarità di ambito, infatti, da quest’anno, si potranno scegliere scuole, distretti,
comuni e province.
In particolare, al comma 6 dell’art. 9 si chiarisce che nel caso una provincia comprenda comuni
isolani, questi sono esclusi dai distretti di appartenenza e raggruppati dopo l’ultimo distretto della
stessa provincia sotto la dicitura “isole della provincia”. Tale scelta è stata determinata dalla volontà
di evitare l’attribuzione di sedi nelle isole a chi esprime il distretto.
La UIL Scuola, coerentemente con la nota a verbale allegata al contratto integrativo sulla mobilità,
ha ribadito la richiesta di consentire a tutti i docenti del terzo anno FIT di poter presentare la
domanda e di muoversi con il proprio punteggio. L’assenza di questa scelta rischia di penalizzare i
docenti già di ruolo che potrebbero aspirare a trasferirsi sui posti oggi vacanti ma non disponibili
per la mobilità e gli stessi docenti del terzo anno FIT costretti alla permanenza sull’attuale posto
occupato o sulla provincia scelta.
Dopo la firma pubblicheremo il testo integrale dell’ordinanza.

Informativa sulle pensioni
42. 425 sono le domande inoltrate complessivamente di cui 16.913 riguardano “quota 100”.
L’amministrazione ha consegnato ai sindacati le relative tabelle divise per provincia e per profilo
professionale.
La UIL Scuola per contemperare il diritto del personale aspirante a pensione, ed evitare che molte
pratiche risultino incomplete, con i diritti contrattuali del personale amministrativo, ha proposto
all’amministrazione la stipula di una convenzione con i patronati.
L’amministrazione, condividendo il proposito di garantire il diritto alla pensione ai dipendenti, è
impegnata a presentare un piano di intervento per la gestione delle pratiche, piano che sarà
illustrato presumibilmente nei prossimi giorni.
La riunione prosegue domani sugli argomenti odierni, insieme con gli organici e con la stipula del
CCNI della mobilità.

ATA 24 mesi
A margine della riunione i rappresentanti del ministero hanno annunciato l’emanazione della
circolare annuale che reitera l’O.M. n. 21 del 23/2/2009 per l’indizione del concorso per soli titoli del
personale ATA (24 mesi).
La pubblicazione dovrebbe cadere entro la metà di marzo, da quella data gli uffici scolastici regionali
potranno emanare i rispettivi bandi finalizzati alla costituzione delle graduatorie provinciali per
l’anno scolastico 2019/20.

Autonomia scolastica, Turi (UIL):
“Una proposta irricevibile, senza fondamento né motivazione”. L’INTERVISTA
Di Antonella Bianco >>> on line sul sito Uil Scuola:

L’intervista a Pino Turi >>> on line sul sito Uil Scuola:
http://uilscuola.it/autonomia-scolastica-turi-uil-proposta-irricevibile-senza-fondamento-ne-motivazion
e-lintervista/
Diplomati Magistrale. Dopo la sentenza gemella del CdS si attende la Cassazione il 12 marzo. Quale
secondo il sindacato è la soluzione più idonea per le maestre?
A nostro parere, la magistratura del CdS, con la sentenza del 12 marzo ha messo una “pietra
tombale” sulla strada dei ricorsi legali. Lascia aperta la questione, che resta, comunque, una grande
incompiuta. Serve una soluzione politica, quella definita nel Decreto legge ‘Dignità’ lascia fuori
molte maestre e di conseguenza crea problemi di funzionalità e di continuità didattica.
Proprio in questi giorni le mamme e i papà della provincia di Pavia hanno lanciato una petizione
nella quale chiedono che le maestre dei loro figli possano (e debbano) continuare la loro attività. E’
la riprova che la comunità educante, reagisce alla burocrazia e alla politica incapace di dare risposte
coerenti e riconosce il merito – quello vero – delle maestre a cui lo Stato ha riconosciuta pienezza e
capacità professionale, avendole confermate in ruolo dopo un anno di formazione e prova.
Serve un emendamento al cosiddetto decretone su Quota 100 che integri e modifichi quello già
presentato dal Sen. Pittoni, che mantenga in servizio queste maestre ovvero le ammetta
direttamente al concorso riservato, nel caso non fossero in possesso dei tre anni di servizio.

Terza Fascia. Dopo le promesse del Senatore Pittoni ora si dà il contentino dei punti extra al
concorso. Si poteva optare per una soluzione diversa per chi ha decenni di precariato alle spalle?
L’emendamento proposto dal Sen. Pittoni è un primo passo verso una soluzione politica transitoria
che accompagni alla fase a regime dei nuovi concorsi. In questa fase transitoria devono trovare
posto coloro che hanno 36 mesi di servizio, in modo che accedano ad una procedura concorsuale
accelerata. Per poter trasformare i rispettivi contratti a tempo determinato in contratti a tempo
indeterminato. Vogliamo evitare che siano nuovamente assunti con contratti precari per coprire i
posti lasciati vuoti dai pensionamenti a cui si devono aggiungere quelli che già lo scorso anno non
sono stati coperti.
Si tratta, complessivamente, di circa 67.000 posti, tenendo conto del normale turn-over e dei posti
collegati a “quota 100”.
Emendamenti simili sono stati utilizzati per fare fronte alle assunzioni del personale della giustizia.
Non si comprende il motivo per cui, in modo analogo, non sia possibile procedere allo stesso modo.
Anche nella scuola dove il patrimonio di esperienza, come dimostra lo stesso emendamento Pittoni,
viene riconosciuto.

Classi pollaio. Si torna a discutere alla Camera sull’annoso problema, ma a monte mancano le risorse
finanziarie. E’ ancora il caso di parlarne?
Certamente sì. Il numero di alunni per classe è la base fondante di una buona scuola.
Le risorse finanziarie – pare che siano state trovate – anche se possono finanziare la riduzione con
gradualità. Se non si incomincia mai, non si arriverà mai a ripristinare la situazione quo ante la dura
manovra finanziaria del Governo Berlusconi.
Autonomia scolastica. La regionalizzazione aumenta il divario tra Nord e Sud oppure la scuola è
pronta alla tanto amata proposta del Governo?
Si tratta di una proposta irricevibile, almeno per la scuola.
Non ha alcun fondamento, né alcuna motivazione positiva. Non si tratta di divario territoriale, si
tratta di mantenere una coscienza nazionale che si alimenta e si coltiva quotidianamente nelle
scuole, al fine di realizzare, attraverso una politica nazionale di istruzione, il radicamento di quella
identità culturale che inevitabilmente verrebbe dispersa dividendo il Paese.
Il Governo regionale non può dare garanzie di tutela dell’autonomia scolastica e della relativa libertà
di insegnamento ed apprendimento che, invece, può e deve dare, per dettato costituzionale, la
politica nazionale, che ne garantisce, contemporaneamente, la realizzazione tramite le sue scuole,
istituite in ogni ordine e grado.

Ampia unità dei sindacati sulle emergenze della scuola. Decisa la mobilitazione.
No alla regionalizzazione, rinnovo del contratto, lotta alla precarietà, situazione del personale ATA

Unite su obiettivi comuni le organizzazioni sindacali più rappresentative del mondo della scuola,
dell’università e della ricerca avviano una fase di iniziative organizzate insieme su temi diversi,
individuati come vere emergenze, a partire dalle azioni di contrasto alle ipotesi di regionalizzazione
del sistema scolastico. Flc CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e Gilda Unams
ritengono che quella attuale sia una fase straordinaria e cruciale nella quale è indispensabile
rilanciare con forza la valenza strategica del sistema di istruzione, rivendicando significativi
investimenti per la valorizzazione delle professionalità e la stabilità del lavoro, condizioni necessarie
per assicurare al Paese una scuola di qualità. Obiettivi irrinunciabili da perseguire con un’azione
incisiva e determinata. Nei prossimi giorni verrà definito un piano dettagliato di iniziative di
mobilitazione, puntando a raccogliere il massimo di unità e compattezza della categoria.

Tante e di grande rilievo le questioni sul tappeto. In primo luogo i progetti di regionalizzazione del
sistema di istruzione, contro cui nelle scorse settimane sono scesi in campo sindacati e associazioni,
di diversa ispirazione, uniti nel rivendicare la salvaguardia del carattere unitario e nazionale del
sistema scolastico, come risorsa posta a garanzia del pieno esercizio dei diritti di cittadinanza
indicati nella Costituzione.

C’è un’emergenza salariale, affermano i segretari generali, che si trascina da tempo; trattamenti
economici inadeguati a riconoscere l’importanza e il valore del lavoro nei settori della conoscenza
determinano una situazione che vede il nostro Paese in pesante svantaggio rispetto alla media delle
retribuzioni europee, come attestato più volte da indagini e ricerche internazionali. Le scelte fatte
con la legge di stabilità per il 2019 negano ad oggi la possibilità di compiere, col rinnovo del
contratto, un passo significativo in direzione di un riallineamento retributivo alla media europea:
smentiti ancora una volta impegni e promesse, che non hanno alcuna credibilità se non trovano
riscontro in precise e concrete scelte di investimento.

Continua e si aggrava l’emergenza precariato. Il ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato
non si è affatto ridotto negli ultimi anni, nonostante ripetuti interventi legislativi in materia di
reclutamento. Occorrono soluzioni che consentano da subito la stabilizzazione dei rapporti precari
sia nell’area del personale docente che del personale ATA. Non è in gioco solo il diritto al lavoro di
tante persone, è la stessa regolarità del servizio che rischia ogni anno di essere compromessa.

Un’altra emergenza riguarda il personale ATA, costretto a carichi di lavoro crescenti e sempre più
gravosi, con organici inadeguati e ricorso abnorme, anche in questo settore, a contratti a termine.
Pesano norme che ostacolano o impediscono la sostituzione del personale quando si assenta, si
accumulano sugli uffici di segreterie incombenze di ogni genere, spesso senza adeguato supporto in
termini di strumentazione.

Roma, 7 marzo 2019

Il ministro “leghista” e la gente del Sud Di Pasquale Almirante 09/02/2019
“Impegno, lavoro e sacrificio, non più fondi per la scuola del sud”: lo ha detto il ministro
dell’istruzione Marco Bussetti, in quota leghista dentro l’attuale Governo del cosiddetto
cambiamento.

Mai successo E non era mai successo che un ministro della Repubblica italiana uscisse con una frase
di questo tipo, dentro cui, non solo c’è tutta l’idea leghista, e dunque di parte, della nostra società,
ma anche tutta la distanza tra le istituzioni, democratiche, e una parte del popolo, quello meridionale
appunto.
Le colpe del Sud Non ci mortifica l’idea che Bussetti non abbia chiara una parte della storia d’Italia,
né tutte le altre considerazioni, facili del resto, sullo stato di abbandono, e non solo della scuola, per
colpe e responsabilità varie, della gente del Sud.
Lo abbiamo scritto e sempre ripetuto e dunque ne facciamo a meno. Ciò che colpisce e mortifica è la
reiterata tiritera, cara al fondatore della Lega, dalle cui casse però mancano alcune centinaia di
milioni di euro, che le persone del Sud siano neghittose, svogliate, perdigiorno e pigre.
Le colpe? Sempre degli altri E non solo, ma nelle parole del ministro si colgono pure tutte le
giustificazioni, a cui ormai siamo abituati, di attribuire ogni colpa agli altri: o ai complottisti o ai
precedenti governi, e ora, in modo particolare, alla ben nota “strafottenza” della gente meridionale
che non è in grado di lavorare, impegnarsi e fare sacrifici, come fa invece il Nord, fiero, forte, duro
come le montagne che lo sovrastano.
Rimboccatevi le maniche Riportando quindi il tutto alla più banale quotidianità, il nostro ministro ha
sibilato, papale papale: sbrigatevela voi, popolo meridionale. Se volete una scuola migliore, e non
solo, rimboccatevi le maniche e lavorate, “Impegno, lavoro e sacrificio” e a me e al mio governo non
rompete i cosiddetti.

Agenzia delle Entrate, più di 10 mila computer in regalo alle scuole Di Lara La Gatta 08/03/2019
Sono più di 10mila i computer che l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione gratuitamente per
scuole, associazioni non profit, volontariato e PA.Si tratta di apparecchiature informatiche che gli
uffici del Fisco non utilizzano più, ma che sono ancora funzionanti.

Il bando nazionale per aggiudicarseli è aperta a tutti gli istituti scolastici statali e paritari, le
pubbliche amministrazioni, gli enti e gli organismi non-profit (anche privati).

La domanda dovrà essere inviata tramite posta elettronica certificata (PEC) alla casella
cessionigratuite@pec.agenziaentrate.it entro mezzogiorno del 12 aprile 2019.

Per formulare la richiesta occorre utilizzare l’applicazione “Phoenice”, accessibile al link
https://www.fiscooggi.it/phoenice . La mail certificata di richiesta dovrà avere come oggetto il codice
della gara AE2019 e contenere in allegato il file dal nome phoenice.xml scaricato dall’applicazione.
L’assegnazione dei computer avverrà dando priorità agli istituti scolastici, sia statali che paritari
degli enti locali.

Nota unitaria su stato raccolta firme autonomia differenziata
L’appello contro la regionalizzazione del sistema di istruzione è sottoscrivibile online:
https://goo.gl/forms/anOr0fhibkHXFWDK2
Questo è il modello cartaceo che vi chiediamo di stampare, far firmare e farci avere nelle nostre
sedi. GRAZIE

Questo è invece l’appello

In una scuola media di Massa Carrara in gita vanno solo i meritevoli. UIL: decisione inaccettabile
Turi: istruzione non può essere mai estrazione a sorte o concorso per merito
Ancora più importante comprendere quanto la scuola di tutti vada difesa negli argini della
Costituzione

Quello che è accaduto nella scuola di Massa Carrara - dove il Consiglio d'istituto ha deciso che la
selezione deve avvenire inserendo nell'elenco gli alunni che danno garanzie di comportamento, non
rispondono male e ascoltano i docenti" - è davvero inaccettabile, sottolinea il segretario generale
della Uil Scuola,Pino Turi.

E’ accaduto, invece, in una scuola media di Massa Carrara dove, visto l'alto numero di richieste per
partecipare alla gita scolastica, e' stato deciso di mandare i più meritevoli e i meno indisciplinati.
Così – secondo la preside, si legge su La Nazione - visto l’alto numero di ragazzi che volevano andare
a Napoli, un numero troppo alto (110) per otto docenti, non era possibile garantire la sicurezza di
tutti”. Da questo l’idea di fare una selezione ‘premiante’.

Il diritto allo studio - aggiunge Turi - si realizza anche con le uscite didattiche, che erroneamente si
definisco gite, e deve riguardare tutti. L’istruzione pubblica e l’integrazione, che ne è parte, non ha
mai fatto mancare la consapevolezza che il diritto allo studio non è mai un’estrazione a sorte o un
concorso per merito distinto.

La scelta della scuola mostra come la trasformazione genetica in atto, da funzione educativa a
servizio a domanda, da svolgere in funzione dell’offerta, sia sempre più presente nell’immaginario
collettivo. Una ragione in più, per non abbassare mai la guardia rispetto a decisioni, norme, riforme
non coerenti con la nostra Costituzione, intesa nella sua interezza.

Ecco perché la scuola non si può dividere, va continuamente rinvigorita nei suoi valori di solidarietà,
per evitare le derive burocratiche che ripetutamente si affacciano e condizionano la fruizione dei
diritti universali legati all’istruzione e che vanno garantiti proprio a tutti.

Regionalizzazione, se cede il M5S si va allo “scioperone”
Di Alessandro Giuliani - 19/02/2019

Dopo il Consiglio dei ministri di venerdì scorso, caratterizzato dalle crescenti resistenze del M5S ,
cosa accadrà della regionalizzazione su cui la Lega punta tantissimo ? Non è facile saperlo, perché il
via libera tecnico all’autonomia differenziata non ha alcun valore se non suffragato dall’ok politico al
progetto. E a sentire gli ultimi interventi dei “grillini”, la strada per raggiungere un accordo sembra
ancora molto in salita. Non bisognerà comunque attendere ancora molto, perché il partito del
Carroccio ha fretta e il confronto politico è previsto già per questa settimana.

Il vicesindaco di Torino: no alle autonomie che creano Regioni di serie A e B

Ad oggi, comunque, il M5S sembra rimanere sul punto. “Sono molto preoccupato dal fatto che venga
sempre più indebolito lo Stato e soprattutto che lo si voglia indebolire sulle competenze che non
possono che essere nazionali: penso alla scuola, ai beni culturali, all’ambiente, al lavoro, la sanità”,
ha dichiarato il vicesindaco di Torino Guido Montanari in tema di autonomie, oggi a margine
dell’assemblea dell’Anci regionale, dove è intervenuto al posto della sindaca Chiara Appendino. “Su
queste materie – ha continuato il vicesindaco del capoluogo piemontese – non c’è la possibilità di
avere delle autonomie che creino delle Regioni di serie A e di serie B. Vorrebbe dire mettere in
discussione tutti i diritti acquisiti, sanciti da un lato dalla Costituzione, dall’altra dalle pratiche di
tantissime amministrazioni che fanno bene”. Ammesso che il M5S alla fine ceda, il Governo
comunque non avrebbe vita facile. Perché opposizioni e sindacati già annunciano battaglia.

Fassina (LeU): inaccettabile l’attribuzione alle Regioni della scuola

“Sull’autonomia differenziata, l’inseguimento orgoglioso da parte di governatori e perfino sindaci del
Mezzogiorno della deriva Nord leghista è autolesionistico e aggrava i rischi per l’Italia”, ha
dichiarato Stefano Fassina, deputato di LeU.“Al di là della perdente partita finanziaria e
inevitabilmente amministrativa dato lo squilibrio di dotazioni infrastrutturali e produttive, è
inaccettabile – ha continuato – l’attribuzione alle Regioni della scuola pubblica o delle funzioni di
regolazione di materie fondamentali anche se, oltre a Veneto e Lombardia, la ottengono anche la
Campania, la Puglia o Napoli città autonoma”. Secondo Fassina, “va respinta la secessione dei ricchi
anche se accompagnata dalla secessione dei poveri. L’Italia diventerebbe una mera espressione
geografica di staterelli e città stato, colonie tedesche anche al Nord. Dobbiamo recuperare il
sentimento costituzionale di patria al fine di dare sostanza etica all’articolo 3 della nostra Carta
fondativa”.

“Definire prima di tutto i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni”

Per l’ex dem, “l’Italia e il Mezzogiorno hanno bisogno di uno Stato nazionale forte, autorevole,
capace di correggere gli squilibri territorio e definire e attuare, in un intenso negoziato
internazionale, un programma per il Sud incardinato sul passaggio nel Mediterraneo della ‘via della
seta’. Con le Zes e le decontribuzioni non si va da nessuna parte”.“Al contrario – conclude Fassina -,
va costruito da Milano a Palermo, un fronte di sindaci, governatori, amministratori, rappresentanze
economiche e sociali, energie della cultura per fermare l’autonomia differenziata, non moltiplicarla,
e definire prima di tutto i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni”. E dell’esigenza di definire prima i
Lep, aveva anche parlato alla Tecnica della Scuola la senatrice grillina Bianca Laura Granato.

Turi (Uil): la scuola unisce

A rilasciare dichiarazioni “forti” è anche Pino Turi, leader della Uil Scuola, che dopo avere ricordato
il “documento sottoscritto dai sindacati e dalle associazioni che svolgono un’azione sociale e
culturale importante e che nella scuola incrociano lo spaccato fedele e migliore della società, un
documento per dire NO alla disgregazione del sistema di istruzione nazionale ”, si è soffermato
sull’importanza di avere una scuola con “elementi comuni”, all’interno della quale “accogliere,
integrare e svolgere il ruolo di mediazione educativa dei valori di cui la società moderna vive:
multiculturalità, multirazzialità, multireligiosità”.

“La scuola non esclude i più deboli”

La scuola, ha continuato Turi, non ha bisogno di “un meccanismo di presunto efficientismo di stampo
neo liberista, basato sulle regole di mercato. Regole che per loro natura escludono i più deboli ed
esaltano i più forti. Sono valori e principi che possono andare bene per l’economia, ma non per la
scuola che per sua natura deve fare esattamente il contrario: includere tutti e mettere i più deboli in
condizione di potere avere pari opportunità”.
Turi sa bene che la Lega non “mollerà”: per questo motivo, si aspetta “una battaglia lunga e difficile,
con avversari agguerriti e con una politica balbettante non sempre in grado di tutelare i valori della
costituzione. I sottoscrittori del documento sono chiamati ad una responsabilità che non è solo
sindacale, ma culturale e civile”. E “serve unità di intenti”. Quindi, continua, “in questo senso ci
sentiamo di lanciare un appello a tutti ed in particolare alle forze sindacali. #restiamouniti, è
l’hastag scelto per connotare il documento anti regionalizzazione”.

Lo spezzettamento della protesta ne sfalda l’efficacia

“Restiamo uniti – dice ancora il sindacalista – negli intenti e nelle azioni e chiediamo la
sottoscrizione del documento a quanti, come noi, hanno a cuore la scuola e il futuro di questo
paese”.
Il leader della Uil Scuola, quindi, già pensa ad una mobilitazione unitaria, dopo aver criticato però lo
spezzettamento della protesta: “Dall’inizio dell’anno scolastico ci sono stati otto scioperi, con
adesioni dallo 0,25% al massimo del 1,2%, e altri due sono programmati nei prossimi giorni. La
scuola e il personale non vivono bene questi giorni, per ragioni diverse, intrinseche alla loro
funzione”.“Non è frammentando le proteste che si avvicinano i risultati. Nell’orizzonte temporale
dell’iter dell’autonomia differenziata non escludiamo anche uno sciopero che dovrebbe avere uno
spazio di partecipazione più ampio possibile. Non pensiamo a somme algebriche di rappresentanza e
protesta. Siamo convinti – conclude – che occorra grande responsabilità civile, politica e sindacale”.
L’impressione è che si possa andare a ricostituire quell’unità di idee che nel maggio del 2015
portarono al maxi-sciopero contro la riforma Buona Scuola di Renzi.

Tanti contrari, ma molti già preparano la grande fuga verso le regioni

Nel frattempo, si comincia a quantificare l’adesione ad un’eventuale regionalizzazione approvata:
dirà di sì al progetto almeno un quinto del personale totale della scuola, che conta un milione di
persone, potrebbe passare alle tre regioni del Nord che chiedono maggiore Autonomia. Il calcolo,
realizzato da Tuttoscuola, si basa anche sul supposto aumento di stipendio di circa 400 euro mensili
di cui si parla in queste settimane. In questo caso, sempre secondo il portale, “è facile prevedere che
nei prossimi anni vi sarà un esodo di massa dallo Stato alle Regioni di dirigenti scolastici, docenti e
personale ATA. Potrebbero chiedere di lasciare lo Stato per diventare dipendenti regionali circa 225
mila persone, pari al 22% dell’intero personale scolastico statale.

IL MESSAGGERO |
https://www.ilmessaggero.it/politica/autonomia_riforma_scuola_dipendenti_regioni_nord-4309098.ht
ml
Autonomie e scuola, un dipendente su 5 rischia di passare alle Regioni del Nord
POLITICA
Martedì 19 Febbraio 2019 di Luca Cifoni

Oltre 225 mila dipendenti della scuola , pari a oltre un quinto del totale, potrebbero scegliere la
Regione come datore di lavoro al posto dello Stato centrale, se fosse portata a termine la procedura
di autonomia rafforzata. La stima, relativa ai lavoratori che prestano servizio in Lombardia e
Veneto, è stata realizzata nei dettagli dal sito specializzato Tuttoscuola. Il punto di partenza è il
passaggio alle due Regioni delle competenze in materia scolastica, che può portare con sé anche
quello del personale.

LE NORME
Non si ratta in realtà di un automatismo, perché le norme su cui si sta lavorando in queste ore
prevederebbero l'immediato trasferimento solo dei neoassunti e dei dipendenti a tempo determinato.
Ma Lombardia e Veneto avrebbero intenzione di riconoscere agli insegnanti e al resto del personale
un contratto integrativo che si tradurrebbe in un incremento retributivo di circa 400 euro mensili.
Con un incentivo di questo tipo (destinato sulla carta a compensare il maggior costo della vita in
quelle aree del Paese) spingerà presumibilmente la maggior parte degli interessati a optare per la
Regione. Si tratta in realtà di un passaggio puramente amministrativo, visto che i lavoratori sono
quelli che già si trovano ad operare in scuole lombarde e venete.
La platea è definita da Tuttoscuola nelle sue diverse componenti. I dirigenti scolastici della
Lombardia sono valutati in 1.129 e quelli del Veneto in 572: si arriva quindi a circa 1.700 unità. I
docenti (di ruolo e non) su posto comune per tutti gli ordini di scuola sarebbero 94.846 in Lombardia
e 48.117 in Veneto, per un totale di circa 143.000.

ASIMMETRIE
A questi docenti andrebbero aggiunti quelli di sostegno (di ruolo e non): rispettivamente 22.768 e
9.346 per complessive 32.100 unità (che secondo il sito specializzato sono destinate ad aumentare in
futuro). Ci sono poi i docenti di religione cattolica (di ruolo e incaricati) che attualmente sono circa
3.600 in Lombardia e 1.926 in Veneto: in tutto i 5.500. Va quindi considerato anche il personale Ata,
stimato in oltre 29.100 unità nelle scuole lombarde e in quasi 15.300 in quelle venete: più o meno
44.400 in tutto. Si arriva così alla cifra complessiva di 226.700 dipendenti interessati, che valgono il
22 per cento di quelli in servizio in Italia nel settore scuola (poco più di un milione). Una situazione
del tutto asimmetrica anche rispetto al comparto sanità, dove la gran parte del personale è gestito
dalle Regioni, ma secondo uno schema uguale su tutto il territorio nazionale.

I TIMORI
Uno scenario di questo tipo nel mondo della scuola inizia a preoccupare anche i sindacati. «La
situazione in cui potrebbe trovarsi il sistema scolastico con le ipotesi di autonomia è di assoluta
gravità» ha tato sapere Pino Turi, leader della Uil Scuola, secondo il quale «potrebbe rivelarsi
necessario un impegno straordinario della scuola e della società civile».

Qui di seguito il link al primo degli spot in preparazione contro ogni ipotesi di regionalizzazione del
sistema di istruzione (autonomia differenziata)
Da condividere quanto più possibile su siti e social: https://youtu.be/DxLd5PueLcg

Il Friuli Venezia Giulia accelera sull’autonomia, che però non c’è. Turi: operazione illegittima, con
profili di responsabilità penale
Come Totò vendeva la Fontana di Trevi, l’Ufficio scolastico regionale del Friuli pensa di (s)vendere
un bene statale indisponibile, la scuola statale di questo paese.

Il Friuli Venezia Giulia sorpassa il Veneto in una corsa frenetica all’autonomia che non c’è – mette in
evidenza il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi - e che per la scuola non è possibile,
poiché l’istruzione è bene che la costituzione garantisce a livello nazionale.

Il punto di partenza sarebbe un documento presentato lunedì a Palazzo della Regione, presente il
direttore dell’Ufficio scolastico Regionale, Patrizia Pavatti - ancora non firmato, sottolinea Turi – nel
quale una amministrazione periferica regionale del nostro Paese decide di avocare a sé decisioni,
che sono politiche e generali, e consentire alla Regione di cedere la regia della governance della
scuola statale del FVG.

Una rincorsa partita da una giusta rivendicazione, dare alla regione un Ufficio di livello generale (ma
statale) – continua Turi - arrivata invece, in una folle corsa per assicurarsi vantaggi regionali, a
superare persino il Veneto, primo tra tutti per rivendicazioni. E’ ormai palese un’azione di
propaganda che sta contagiando tutto il sistema democratico di questo paese che ha bisogno di
strategie unitarie e non di fughe in avanti che si stanno rilevando un danno per tutti.

L’accordo approvato dalla giunta regionale - che secondo quanto annuncia il governatore Fedriga -
dovrebbe essere firmato anche dall’Ufficio regionale del Miur.
Un paradosso – aggiunge Turi – se non si trattasse di un passo avvalorato dai vertici regionali e
presentato in conferenza stampa come propedeutico all’autonomia che verrà, ma che non c’è.

Stanno svendendo la scuola del nostro paese a prezzi di saldo – continua Turi – diffidiamo l’Ufficio
Scolastico regionale del Miur dal firmare accordi che hanno illegittimità palesi e connotati giuridici
che sfiorano il reato penale di abuso d’ufficio. Può mai un dirigente locale decidere di accordarsi con
un altro Ente per assumere o trasferire dipendenti regionali per competenze statali?
Siamo pronti ad ogni azione di contrasto, non ultima una denuncia alla Procura della Repubblica.

RENDERE STABILE IL LAVORO: L’IMPEGNO DELLA UIL PER I PRECARI
Dopo le assemblee di Milano, Firenze e Cagliari, oggi al Liceo Classico “Tasso” di Roma si è tenuta
un’assemblea alla quale hanno partecipato oltre 200 docenti precari. Il 12 marzo una iniziativa
nazionale con manifestazioni nelle città italiane.

…«L’esperienza è un valore aggiunto insostituibile, bisogna valorizzare il precariato per far
funzionare la scuola»… è la dichiarazione dei Parlamentari 5 Stelle che ci trova concordi. Ma siamo
assolutamente contrari all’idea che una diposizione contenuta nel Decretone all’esame del Senato
possa dare risposte alla situazione di emergenza in atto – mette in chiaro Giuseppe D’aprile,
segretario nazionale Uil Scuola, intervenuto oggi all’Assemblea di Roma per il personale precario.
L’idea di valutare il servizio con un punteggio fino al 50 % del punteggio attribuibile ai titoli” –
precisa D’Aprile – come prevede l’emendamento al decretone ora all’esame dell’Aula del senato,
rappresenta un riconoscimento positivo, un passo in avanti, ma sarà totalmente insufficiente.
La ragione è presto detta: il prossimo anno scolastico sarà caratterizzato da una situazione degli
organici particolarmente grave, ai posti in organico già vacanti si aggiungeranno quelli che si
libereranno per effetto dei pensionamenti “quota 100”.

Valorizzare e non disperdere l’esperienza pluriennale dei docenti che hanno maturato almeno tre
anni di servizio nelle scuole statali (non pubbliche) attraverso una fase transitoria concorsuale non
selettiva ma rapida; solo così – dichiara D’Aprile – possiamo assicurare la continuità didattica agli
alunni i quali, diversamente, anche quest’anno assisteranno al ‘balletto’ dei docenti da una scuola
all’altra a danno di un’offerta formativa che risulterebbe frammentaria e discontinua.
Non una posizione corporativa la nostra – dichiara D’Aprile – ma un tassello importante e necessario
per riaffermare il valore della scuola statale, quella costituzionale e nazionale, il cui compito è quello
di formare i futuri cittadini di questo paese.
Per questo motivo, in presenza dell’emergenza che si verrà a creare per i tanti posti vacanti e i pochi
aspiranti a coprirli, serve un provvedimento urgente che accelleri la procedura concorsuale
attraverso la sola prova orale e l’ammissione all’anno di formazione e prova.
Una procedura che non rappresenta una sanatoria e che riguarda solo coloro che possono vantare
un servizio di almeno tre anni nelle scuole statali. Non si può lasciare ai Tribunali la responsabilità
del reclutamento che attiene al Governo e alle forze politiche.
Per questo motivo saremo presenti, al fianco di migliaia di lavoratrici e lavoratori precari della
scuola, per rilanciare il ruolo insostituibile della Scuola statale di questo Paese.
Il prossimo 12 marzo, in tutte le maggiori città d’Italia insieme alla FLC CGIL e alla CISL Scuola.
Una mobilitazione che, se necessario, potrebbe portarci anche allo sciopero generale per ribadire la
nostra contrarietà non solo nei riguardi della questione precariato ma anche per il rinnovo del
contratto e per affermare la nostra convinta opposizione al processo di regionalizzazione della scuola
statale.

Nella sola Regione Lazio – ha detto il Segretario Generale del Lazio, Saverio Pantuso – ai circa 10
mila posti vacanti relativi all’a.s. 2018/19 si aggiungeranno quelli legati ai pensionamenti. Una
vacanza di organico che rischia di non avere precedenti. In particolare nel Lazio, dove le operazioni
di nomina si protraggono ben oltre l’inizio delle lezioni, l’esigenza di stabilizzare il precariato è più
che mai una necessità.
Valorizzare i precari con esperienza pluriennale significa soprattutto assicurare agli alunni la
continuità didattica che diversamente verrebbe seriamente messa in discussione.

Occorre ragionare in tempi rapidi – ha detto Pasquale Vespa, Coordinatore precari UIL Scuola
Campania e Presidente ANDDL – il fattore tempo è fondamentale se non vogliamo ripetere
l’esperienza fallimentare dello scorso anno, quando posti disponibili e autorizzati dal Mef, sono
rimasti coperti da personale supplente. Ci sono migliaia di persone che lavorano in modo precario
nelle scuola da molti anni. Questo lavoro va riconosciuto. Occorre aprire un tavolo istituzionale di
confronto tra sindacati, Miur e Governo.

Una situazione insostenibile – aggiunge Massimo Albisetti Segretario Regionale del Lazio – non voler
considerare la realtà della situazione.

A distanza di quasi quattro anni dall’approvazione della Legge 107 che avrebbe dovuto eliminare il
precariato, ci ritroviamo al punto di partenza; motivo per il quale occorre attivare la fase transitoria
per far funzionare le scuole già dal prossimo primo settembre.

http://uilscuola.it/rendere-stabile-lavoro-limpegno-della-uil-precari/

Bisogna uscire dalla politica ragionieristica finalizzata alla messa a punto dei saldi finanziari. Serve
visione complessiva e strategica dei provvedimenti di politica scolastica
Turi: abbandono classi pollaio trova piena condivisione. Problemi sono altri.
Urgenti le misure per il personale precario: all’emergenza si deve rispondere con immediatezza.
Emendamento nel Decretone non è sufficiente. Ineludibile la conferma impianto nazionale del
sistema di istruzione.

Nel 2008, mentre in Italia il Governo tagliava circa 140 mila posti in organico - tra docenti e
personale ATA - la Germania, pur attraversando la stessa crisi, investiva otto miliardi nel sistema
dell’istruzione. Oggi vediamo i risultati.

La proposta di legge all’esame della VII Commissione, presieduta dall’On. Luigi Gallo, rappresenta
una discontinuità rispetto al passato ed interviene sui fondamentali di un buon sistema scolastico
come il nostro:
- riduzione graduale di un punto del rapporto alunni/docente in un triennio;
- previsione di un tetto massimo di 22 alunni nelle classi iniziali, elevabile fino a 23
- tetto massimo di 20 alunni nelle classi con presenza di alunni con disabilità.

In questa ottica – si legge nella memoria presentata oggi in VII Commissione Cultura - il parere della
Federazione UIL scuola RUA è di piena condivisione.

Ridurre il numero di alunni per classe – sottolinea Pino Turi - può dare risposte in termini di
didattica individualizzata, attenuare i fenomeni di burnout , dovuti allo stress da lavoro correlato,
sempre più in aumento. E’ positiva in termini di organico, con la restituzione di circa 86.000 posti
per i docenti. Per il personale ATA, l’aumento, non ben quantificato dalla relazione, a nostro parere
potrebbe essere di circa 40.000 posti.

Un provvedimento che assume elementi positivi che aiuterebbero, di molto, la qualità dell’istruzione.
Rappresentando altresì un beneficio per il personale in termini di mobilità e reclutamento.

La manovra finanziaria del 2008 – commenta Turi - ha rappresentato il punto più basso, in termini di
politica scolastica. Una politica ragionieristica finalizzata solo alla realizzazione dei saldi finanziari,
rivenienti dai risparmi sul settore.

Un modo di guardare alla scuola che non sembra del tutto abbandonato. Proprio in questi giorni è
all’esame dell’Aula del Senato, il cosiddetto ‘Decretone’. All’interno c’è anche un provvedimento per
i precari della scuola. Una misura che non sarà sufficiente a rispondere all’emergenza di settembre –
mette in chiaro Turi e si rassegna all’utilizzo di personale precario.

Occorre prevedere un iter breve che consenta agli insegnanti che già lavorano nella scuola, con più
di 36 mesi di servizio, di accedere ad una prova concorsuale veloce, che permetta loro di avere un
posto di ruolo, e alle scuole di non avere per il secondo anno consecutivo un record di supplenti.

In questo senso, chiediamo a Lei Presidente e a tutti i componenti della Commissione – si legge nella
Memoria Uil - di considerare i provvedimenti sottoposti al vostro esame, come elementi di un
mosaico, da assumere nell’ambito di una visione strategica di politica scolastica, avendo ben chiaro
l’obiettivo del rafforzamento della scuola statale di questo paese, uscendo dalla logica di
provvedimenti spot, slegati da un contesto di insieme.

Lettera al MIUR su
“ gestione dei docenti ammessi al terzo anno c.d. FIT, al fine di affrontare le problematiche derivanti
da quanto previsto all’art. 6 c. 9 e all’art. 8 c. 2, lettera d) del CCNI sulla mobilità”

L’ADUNANZA PLENARIA DEL 20 FEBBRAIO 2019 HA CONFERMATO L’ADUNANZA PLENARIA N.
11 DEL 2017.
E’ stata pubblicata la decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, ed è negativa per i
diplomati magistrali.
I docenti che hanno ottenuto una sentenza definitiva del Consiglio di Stato o del T.A.R. non hanno da
temere rispetto ad eventuali licenziamenti o depennamenti dalle G.A.E.
Per gli altri docenti che erano stati immessi in ruolo o inseriti in G.A.E. per effetto di provvedimenti
cautelari, potrebbe giungere un provvedimento di licenziamento, secondo le procedure previste dal
decreto legge “ dignità”.
In conclusione l’Adunanza Plenaria del 20 febbraio 2019 ha ribadito la necessità di superare un
concorso per accedere ai posti di insegnamento, inserendosi, quindi, nel solco del principio di diritto
enunciato dall’Adunanza plenaria n. 11 del 2017 e confermandone la correttezza.
Pertanto l’unica possibilità di ottenere l’assunzione in ruolo per i docenti in possesso del diploma
magistrale rimane il concorso pubblico ordinario o riservato.

Integrazione graduatorie di istituto è stato pubblicato il Decreto della Direzione Generale MIUR e i
relativi modelli.
Scelta delle Sedi Coloro i quali sono inseriti nelle graduatorie di I, II, e III fascia delle graduatorie di
istituto o negli elenchi aggiuntivi alla II fascia relativi alle finestre semestrali precedenti, qualora
abbiano conseguito il titolo di abilitazione entro il 1 febbraio 2019 possono sostituire, nella stessa
provincia di iscrizione, una o più istituzioni scolastiche già espresse all’atto della domanda di
inserimento esclusivamente per i nuovi insegnamenti.
L’istanza dovrà essere presentata, esclusivamente, in modalità telematica, compilando il modello B,
disponibile sul portale POLIS, nel periodo compreso tra il 25 febbraio 2019 ed il 15 marzo 2019
(entro le ore 14,00).

L'inserimento negli elenchi aggiuntivi disciplinato dal presente decreto non interferisce sulle
posizioni dei soggetti abilitati già inseriti nella I e II fascia delle graduatorie di istituto entro i
termini di cui al Decreto Ministeriale n. 374/2017, né sulle posizioni dei soggetti abilitati e/o
specializzati già inseriti negli elenchi aggiuntivi precedenti e che tali elenchi pubblicati nelle more
della costituzione triennale delle graduatorie, non producono effetto sui contratti a tempo
determinato già stipulati per il corrente anno scolastico.

Carissimi,
come già comunicato nei giorni scorsi, la Segreteria Nazionale ha deciso, di dare mandato al proprio
Ufficio legale, per impugnare il bando di concorso per DSGA SOLO nella parte in cui non prevede
l’esonero dalla prova preselettiva del personale interno: Assistenti Amministrativi con più di tre anni
di servizio nella qualifica di DSGA, incaricati.

La decisione di patrocinare il ricorso in modo gratuito per gli iscritti, SOLO per il caso prospettato in
premessa, è motivato dall’esigenza di garantire lo svolgimento del concorso stesso .
Estenderlo a tutte le casistiche che pure ci sono, con motivazioni anche condivisibili di ricorso, come
ad esempio per coloro i quali non hanno il requisito del servizio o il titolo di studio ecc…,
rischierebbe il blocco totale del concorso o la sua sospensione a tempi indefiniti.

Bloccare e/o ritardare il concorso non è nelle nostre intenzioni e non è nell’ interesse del personale,
sia di chi aspira ad ottenere un posto nella scuola, sia di chi da anni svolge le funzioni superiori ed
attende il concorso per la stabilizzazione.

Per noi il ricorso legale rappresenta un mezzo, peraltro estremo, e non un fine dell’azione sindacale.
Per questi motivi il contatto con il nostro Ufficio legale deve avvenire mai direttamente con l’iscritto.

E’ altrettanto chiaro che i ricorsi patrocinati gratuitamente dalla UIL, hanno natura politica generale
e non individuale.
I costi di altre tipologie di ricorsi che hanno valenza individuale, “privata”, non possono che ricadere
su chi chiede il supporto del servizio legale.

Prescrizione contributi dipendenti pubblici, scadenza il 31 dicembre 2018: cosa fare? Prescrizione
sospesa sui versamenti contributivi dei dipendenti omessi da oltre 5 anni: più tempo alle Pubbliche
Amministrazioni per regolarizzarsi.
Statali: proroga prescrizione contributi
Non saranno applicati fino al 31 dicembre 2021 i termini di prescrizione riferiti al versamento dei
contributi a favore dei dipendenti della Pubblica Amministrazione. Lo prevede l’articolo 19 del
Decreto 4/2019, che introduce misure sulle pensioni e il reddito di cittadinanza:

Per le gestioni previdenziali esclusive amministrate dall’INPS cui sono iscritti i lavoratori dipendenti
delle amministrazioni pubbliche di cui al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, i termini di
prescrizione di cui ai commi 9 e 10, riferiti agli obblighi relativi alle contribuzioni di previdenza e di
assistenza sociale obbligatoria afferenti ai periodi di competenza fino al 31 dicembre 2014, non si
applicano fino al 31 dicembre 2021, fatti salvi gli effetti di provvedimenti giurisdizionali passati in
giudicato nonché il diritto all’integrale trattamento pensionistico del lavoratore.
Le PA, quindi, possono beneficare di un tempo maggiore per sistemare i conti assicurativi dei propri
dipendenti, relativi ai contributi omessi che risalgono a oltre cinque anni. La sospensione coinvolge
tutti i dipendenti delle PA indipendentemente dalla Cassa o Fondo previdenziale di iscrizione.

Esonero Visite Fiscali Dipendenti Pubblici 2019 per gravi motivi familiari

Per i dipendenti pubblici, i casi di esonero dal rispetto delle fasce di reperibilità sono indicati dal
decreto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione n. 206 del 17 ottobre
2017:
· patologie gravi che richiedono terapie salvavita;

· causa di servizio riconosciuta che abbia dato luogo all’ascrivibilità della menomazione unica o
plurima alle prime tre categorie della Tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica
30 dicembre 1981, n. 834, ovvero a patologie rientranti nella Tabella E del medesimo decreto;

· stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidità riconosciuta, pari o superiore al 67%.

Ergo, l’esonero per motivi familiari è circoscritto soltanto a pochi casi specifici, e nella maggior
parte dei casi, riguardano i dipendenti privati.

Navigator: formazione online gratuita 28 Febbraio 2019 Corso online gratuito per aspiranti
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