Stampa 3D e biomimetica per il Trabeculae Pavilion - Amazon S3

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Stampa 3D e biomimetica per
il Trabeculae Pavilion
La tecnica della stampa 3D applicata all’edilizia continua a
fare passi da gigante. La spinta arriva soprattutto dalle
enormi potenzialità, tutt’ora da esplorare, in termini di
efficienza del processo costruttivo e di ottimizzazione
nell’uso dei materiali. Motivo per cui in tutto il mondo sono
in corso ricerche sperimentali che hanno come obiettivo la
messa a punto di nuove metodologie che, sfruttando
digitalizzazione, robotica e design computazionale, possano
ridurre l’impatto ambientale di un progetto architettonico.
Offrendo di fatto una visione alternativa di quella che
potrebbe essere l’edilizia del futuro.

Padiglione stampato in 3d made in
Italy
In questo panorama evolutivo, anche l’Italia sta facendo la
sua parte. Ne è un esempio il Trabeculae Pavilion, un
prototipo di architettura stampata in 3D a partire da un bio-
polimero ad alte prestazioni, frutto della ricerca di Roberto
Naboni, che ha sviluppato e realizzato il modello durante il
suo dottorato presso il Politecnico di Milano, grazie alla
collaborazione di un team di specialisti in progettazione
architettonica sperimentale.

La stampa tridimensionale incontra
il design computazionale basato su
logiche naturali
Dopo essere stato presentato in anteprima in occasione
dell’edizione 2017 di Made Expo, il padiglione è stato
esposto, nella sua veste definitiva e su grande scala, in
Piazza Leonardo da Vinci, nel cortile verde davanti alla sede
del Politecnico di Milano. Il prototipo, che unisce i più
recenti sviluppi della stampa tridimensionale con il disegno
computazionale basato su logiche naturali, dimostra come
l’innovazione possa rappresentare una risposta concreta ad
alcune esigenze sempre più pressanti nel mondo delle
costruzioni. L’obiettivo di una maggiore sostenibilità
ambientale del costruito prevede infatti la ricerca di
alternative non soltanto in un’ottica di sistemi impiantistici
e prodotti ma anche e soprattutto di processi che possano
ridurre l’impatto delle operazioni pre e post cantiere e di
materiali, che, tendendo sempre più a scarseggiare, dovranno
essere rimpiazzati con soluzioni green e ad elevate
prestazioni.

Photogallery

Vista notturna del padiglione © Gabriele Seghizzi

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L’involucro è un guscio strutturale esposto all’interno del
cortile centrale del Politecnico di Milano dimostrando i
vantaggi della Manifattura Additiva, dove l’efficienza
strutturale è massimizzata e l’uso di materiale è ridotto al
minimo © Gabriele Seghizzi

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Vista della struttura cellulare che varia nella sua topologia,
porosità e orientamento seguendo la variazione locale delle
condizioni di carico © Gabriele Seghizzi

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Farm di stampa composta da stampanti tridimensionali Delta
prodotte da WASP e installate presso il Politecnico di Milano,
che garantisce una produzione di sette componenti costruttivi
al giorno © Roberto Naboni

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Farm di stampa composta da stampanti tridimensionali Delta
prodotte da WASP e installate presso il Politecnico di Milano,
che garantisce una produzione di sette componenti costruttivi
al giorno © Roberto Naboni

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Una soluzione sostenibile nell’uso
dei materiali
“Gli ultimi decenni hanno visto una crescita esponenziale
nella domanda di materie prime a causa della rapida
industrializzazione di economie emergenti e dell’alto consumo
di materiali. Questa ricerca guarda ai modelli biologici e
alle opportunità offerte da nuove tecnologie di produzione
additiva per trovare soluzioni sostenibili nell’uso dei
materiali. Il nostro obiettivo è studiare un nuovo tipo di
architettura     non-standard:     evoluta,    efficiente    e
sostenibile.“, ha spiegato Roberto Naboni che, insieme Ingrid
Paoletti, Professore Associato in Tecnologia delle Costruzioni
al Politecnico di Milano, ha fondato nel 2014 ACTLAB
(Laboratorio di Architettura, Computazione e Tecnologia),
un’unità di ricerca che fonde studi su design computazionale,
tecnologie emergenti e scienza dei materiali.

Ispirazione naturale e biomimetica
Uno degli aspetti innovativi del progetto riguarda
l’ispirazione naturale, altro trend molto in voga nella
ricerca degli ultimi anni. D’altra parte, comprendere i
meccanismi di funzionamento degli organismi viventi
applicandoli a creazioni artificiali consente di sviluppare
soluzioni che riescono non solo a limitare l’impatto
ambientale di prodotti e sistemi ma anche di migliorarne
prestazioni e reazioni in un’ottica di maggiore adattabilità.
Grazie alle evoluzioni tecnologiche sviluppate, fra cui
linguaggi di programmazione e codificazione, modelling e
stampa 3D, è ora possibile riprodurre in modo piuttosto fedele
funzionamenti e strutture cellulari di organismi così come
sistemi di organizzazione e di adattamento evolutivo tipici
degli habitat naturali.

Strutture cellulari tridimensionali
simili alle ossa
Nel caso del Trabeculae Pavilion la fonte di ispirazione sono
le ossa. I ricercatori ne hanno studiato la struttura interna,
concentrandosi in particolar modo sulle logiche di
materializzazione delle trabecole, le cellule che formano la
microstruttura interna delle ossa. A partire da questi studi,
sono stati creati una serie di algoritmi che consentono di
ottenere strutture cellulari tridimensionali con la precisione
dei decimi di millimetro per realizzare architetture complesse
e che minimizzano l’uso di materiale da costruzione tramite
continue variazioni di dimensione, topologia e sezione.

Un guscio adattivo in bio-polimero
Alto 3,6 metri, il padiglione ha la forma di un guscio,
sviluppata per rispondere in modo efficiente e adattativo alle
condizioni strutturali. Gli elementi che lo compongono, 352 in
totale, sono stati realizzati grazie all’estrusione di 112
chilometri di filamento di bio-polimero ad alte prestazioni
sviluppato insieme a Filoalfa, partner industriale del
progetto. La collaborazione ha permesso di adattare la tecnica
della stampa a deposizione fusa (FDM) ad applicazioni
strutturali.
Il risultato ottenuto è quello di una struttura estremamente
leggera e resistente, con un rapporto peso su area che varia

tra 6 e 10 kg/m2 – almeno dieci volte più leggero rispetto a
tecniche costruttive convenzionali dalle prestazioni
meccaniche comparabili- grazie alla distribuzione efficiente
del
materiale alle diverse scale.

Completamente stampato in 3D
Tutti i componenti costruttivi, anche quelli dalle geometrie
più complesse, sono stati prodotti con delle stampanti Delta
WASP. Le cinque macchine, che hanno costituito una sorta di
printing farm nei laboratori del Dipartimento ABC del
Politecnico di Milano, sono state in funzione 24 ore su 24
che, per un tempo di stampa complessivo di 4.352 ore.
Il processo di stampa è stato inoltre ottimizzato grazie
all’utilizzo dell’estrusore sperimentale Spitfire, introdotto
per la prima volta nella fabbricazione di componenti
strutturali. Con un risultato incoraggiante per le tempistiche
di produzione ridotte, a fronte di un processo preciso e
costante e della realizzazione di strutture estremamente
resistenti.

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design e tecnologia nei progetti di architettura, alle
metodologie di insegnamento e all'uso di casi di studio
all'interno dei corsi di tecnologia. Tra le esperienze
raccontate, quelle su Thomas Auer / Transsolar, Carlo Ratti
(MIT), Marco Poletto / EcologicStudio, Alessandro Melis (UoP)
e Michael Davis (UoA).

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