Una primula contro il Covid, il concept di Stefano Boeri

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Una primula contro il Covid,
il concept di Stefano Boeri
Stop alla primula. Tra i primi annunci del nuovo Presidente
del Consiglio Mario Draghi c’è la decisione di evitare la
costruzione di nuove strutture per la somministrazione dei
vaccini anti Covid-19. Auditorium, stadi, terminal dismessi ma
anche caserme come accadrà nei prossimi giorni a La
Cecchignola alle porte di Roma. Questi gli spazi che molto
probabilmente la Protezione Civile sarà chiamata a gestire per
controllare la vaccinazione di massa. In questo articolo
pubblicato il 21 dicembre 2020 l’analisi del progetto della
primula, il padiglione modulare da installare nelle piazze
d’Italia per proteggere la campagna vaccinale italiana per
sconfiggere il Coronavirus.

Anche Stefano Boeri segue le orme di Carlo Ratti e scende
concretamente in campo per combattere la pandemia. Lo fa con
un fiore, la primula, e il concept dei 1.500 padiglioni
previsti dal piano vaccini del Commissario Straordinario per
l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri. Le nuove strutture,
temporanee, saranno collocate nelle città italiane nel corso
del 2021, come punti di informazione e di somministrazione dei
nuovi vaccini.

Lo studio dell’architetto milanese ha sviluppato a titolo
gratuito il progetto dei gazebo e il concept comunicativo
della campagna vaccini, incaricato direttamente da Arcuri.
Stefano Boeri Architetti è stato affiancato da un gruppo di
consulenti di sicuro livello. La definizione degli aspetti
tecnologici ha coinvolto i docenti del Politecnico di Milano
Ingrid Paoletti e Niccolò Aste (materiali e tecnologia ed
energia e impianti). La grafica e la comunicazione sono invece
stati affidati a Mario Piazza (progetto grafico), The Blink
Fish (video di lancio e presentazione) e Lucio La Pietra
(animazioni).
Fiori, legno e tessuti per la
rinascita dell’Italia
La proposta progettuale, presentata a metà dicembre, è in
corso di definizione e deve soddisfare almeno due funzioni. I
padiglioni saranno infatti il luogo in cui è possibile
vaccinarsi, previa prenotazione online, e informarsi collocati
direttamente dentro le nostre città. Dovranno essere visibili,
facilmente accessibili, riconoscibili e funzionali. Ed essere
operativi per un tempo medio-lungo, che avrebbe orientato
l’utilizzo di strutture temporanee invece che di spazi già
disponibili ma adibiti ad altre funzioni.

La primula, il ‘primo fiore a svegliarsi’ all’arrivo della
primavera, è scelto come simbolo che dà forma alla
comunicazione e all’architettura dei padiglioni. Icona di
biodiversità e rinascita, diventa la matrice che genera la
pianta del padiglione, viene ritratta sulla sua copertura
piana e guida il payoff del progetto: ‘L’Italia rinasce con un
fiore’.

I padiglioni saranno strutture mobili, assemblabili,
smontabili e rimontabili, che vogliano essere anche simbolo di
un paese fatto di piazze e storici e importanti spazi
pubblici. L’ossatura portante utilizza il legno strutturale, e
poggia su pedane prefabbricate che, anch’esse in legno,
conterranno gli impianti necessari allo svolgimento delle
attività. L’involucro esterno è costituito da materiale
tessile chiaro, impermeabile, idrorepellente, riciclabile e
biodegradabile. Partizioni autoportanti tessili prefabbricate
suddividono gli ambienti interni. La pianta è centrale, con
corridoi circolari che danno accesso ai vari locali: info
point, accettazione e aree di attesa, locali per le
vaccinazioni.

L’anima del padiglione è occupata da una zona di servizio con
depositi, spogliatoi e servizi igienici. Contiene anche gli
impianti di climatizzazione sanificata alimentati dai pannelli
fotovoltaici posti in copertura, che dovrebbero garantire
l’autosufficienza energetica.

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da Stefano Boeri

I 1.500 padiglioni parte del piano
vaccini
La presentazione dei nuovi gazebo, a metà dicembre, anticipa
di qualche decina di giorni l’atteso avvio anche in Italia
delle vaccinazioni di massa, previsto per l’inizio di gennaio.
Il piano, la cui gestione è stata affidata al commissario
Arcuri, dovrebbe partire a valle dell’approvazione da parte di
Ema e Aifa del primo vaccino anti Covid-19 disponibile.

La sua attuazione prevede una prima fase in cui saranno
distribuite le prime dosi, quasi 2 milioni, da destinare alle
categorie prioritarie (sanitari, ospiti delle RSA e
ultraottantenni). Per tutto il 2021 prevede la gestione di
oltre 200 milioni di dosi in altre due fasi. La seconda si
avvierà in primavera, indirizzata agli over 60, mentre la
terza si rivolgerà a categorie più giovani con malattie
croniche e lavoratori a rischio.

Il programma prevede una logistica impostata su punti di
somministrazione riforniti da un solo hub nazionale collocato
a Pratica di Mare (Roma). La rete sarà impostata e gestita
dalle singole regioni e comprenderà progressivamente centri
ospedalieri, RSA, l’attivazione di unità mobili territoriali e
farmacie. A questi si aggiungeranno anche i 1.500 padiglioni
ideati da Boeri che, contrassegnati dalla primula, sono
previsti in realizzazione nelle città.
Photogallery

© Stefano Boeri Architetti

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Una proposta, alcune polemiche
La presentazione delle primule, nonostante l’enfasi, non ha
mancato di suscitare dubbi, critiche e polemiche. Alcuni
sostengono, non del tutto a torto, l’inutilità di nuove
soluzioni quando altre, come le tende, sarebbero già a
disposizione, pronte, funzionali e facilmente trasportabili e
gestibili. Uno dei rischi è già in parte emerso l’estate
scorsa con le vicende dei banchi a rotelle nelle scuole.
Nonostante la chiamata al sostegno economico da parte di
produttori e sponsor, si potrebbero distrarre preziose risorse
economiche per la loro produzione e realizzazione.

I luoghi in cui eseguire le vaccinazioni sono inoltre
secondari a uno dei problemi primari di ogni emergenza: la
disponibilità di personale specializzato, soprattutto
sanitario. Su questo fronte sono comunque appena stati
pubblicati i (si spera) primi bandi per l’assunzione di nuove
risorse per la gestione.

Non sono mancate critiche nemmeno alla proposta architettonica
e, soprattutto, ai tempi richiesti per la sua realizzazione.
Al di là degli aspetti formali e comunicativi, il rischio è
che la necessità di produrre ex novo, trasportare, montare e
rendere operativii i padiglioni generi ritardi nell’attuazione
dello stesso piano vaccini, per cui non si può attendere.

Articolo pubblicato il 21 dicembre 2020 – aggiornato il 17
febbraio 2021
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