SOTTOCOMMISSIONE SULLE CAPACITA' FUTURE DI SICUREZZA E DIFESA LE ARMI NUCLEARI NON STRATEGICHE DEGLI USA IN EUROPA: UN DIBATTITO FONDAMENTALE PER ...
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DIFESA E SICUREZZA 212 DSCFC 10 E rev 1 Originale :inglese Traduzione non ufficiale Assemblea parlamentare della NATO SOTTOCOMMISSIONE SULLE CAPACITA’ FUTURE DI SICUREZZA E DIFESA LE ARMI NUCLEARI NON STRATEGICHE DEGLI USA IN EUROPA: UN DIBATTITO FONDAMENTALE PER LA NATO RELAZIONE RAYMOND KNOPS (PAESI BASSI) RELATORE Segretariato Internazionale 14 novembre 2010 I documenti dell’Assemblea sono disponibili all’indirizzo http://www.nato-pa.int
212 DSCFC 10 E Rev. 1 i INDICE I. INTRODUZIONE ........................................................................................................ 1 A. LA NATURA DELLA PRESENTE RELAZIONE ............................................................. 2 II. LE ORIGINI E L’EVOLUZIONE DELLE ATTUALI POLITICHE NUCLEARI DELLA NATO ........................................................................................................................ 3 A. LA Politica nucleare DELLA NATO DOPO LA GUERRA FREDDA .............................. 4 B. LA NATO E LE Armi nucleari OGGI .............................................................................. 5 III. OPZIONI PER LA FUTURA POSTURA NUCLEARE DELLA NATO ...................... 6 A. ARGOMENTAZIONI A FAVORE DEL MANTENIMENTO DELLO Status Quo .............. 6 B. LE ARGOMENTAZIONI A FAVORE DI UN RITIRO TOTALE DALLE BASI EUROPEE 9 C. SCENARI AlternativI..................................................................................................... 12 D. CONSIDERAZIONI AGGIUNTIVE ............................................................................... 13 IV. CONCLUSIONI ........................................................................................................ 16 APPENDICE 1. STATUS DELLE ARMI NUCLEARI USA IN EUROPA 2010 ............... 19
048 DSCFC 10 E Rev. 1 1 I. INTRODUZIONE 1. Il ruolo delle armi nucleari nella strategia dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO) è oggetto di analisi sempre più attenta in numerosi paesi alleati nonché presso la sede centrale della NATO. L’attenzione è incentrata sull’importanza del mantenimento di armi nucleari "tattiche" o non strategiche statunitensi (NSNW) in diversi siti europei e sugli accordi concernenti il ruolo degli Alleati nell’eventualità dell’utilizzo di tali armi. 2. Questa maggiore attenzione alle politiche nucleari della NATO è un riflesso di molteplici fattori che, nel loro insieme, hanno rimesso sul tappeto la questione del disarmo nucleare in generale e hanno creato quella che molti osservatori definiscono una “finestra di opportunità” per il riesame delle teorie e delle politiche attuali. L’aspetto più pregnante è il nuovo approccio dell’Amministrazione statunitense evidenziato dal discorso pronunciato dal Presidente Obama il 5 aprile 2009 a Praga e confermato dalla recente U.S. Nuclear Posture Review, che prospettava la possibilità di un mondo senza armi nucleari. 3. All’invito di Obama a “perseguire la pace e la sicurezza in un mondo senza armi nucleari” hanno fatto eco le dichiarazioni pubbliche delle cosiddette ‘bande dei quattro”, innanzitutto negli Stati Uniti dove gli ex Segretari di stato George Shultz e Henry Kissinger, l’ex Segretario alla difesa William Perry e l’ex Senatore Sam Nunn hanno presentato una visione analoga in un controeditoriale pubblicato dal Wall Street Journal nel gennaio 2007.1 Dichiarazioni simili sono state rese successivamente anche da ex politici di spicco nel Regno Unito, in Germania, in Italia, in Norvegia, nei Paesi Bassi, in Belgio e in Polonia. 4. In una dichiarazione che riassume il tono del discorso di tutti i “gruppi dei quattro“, il gruppo olandese, guidato dall’ex Premier Ruud Lubbers ha affermato che “per contenere le superpotenze, non è più necessario un arsenale nucleare. La deterrenza attraverso le armi di distruzione di massa non ha alcuna utilità nella lotta contro il terrorismo. Occorre affermarlo con chiarezza: non soltanto le armi nucleari hanno dato l’impronta alla guerra fredda, ma la guerra fredda ha determinato il controllo delle armi nucleari. Quella realtà è definitivamente superata. Soprattutto per questo motivo, l’esistenza delle armi nucleari è ormai molto più pericolosa che in passato.” 2 5. Tre accordi cruciali conclusi nella prima metà del 2010 hanno tenuto la questione del controllo delle armi nucleari, del disarmo e della non proliferazione in primo piano nell'agenda mondiale e forniscono un ulteriore contesto per il dibattito sulla politica nucleare della NATO. • Il nuovo START, trattato che costituisce il seguito dei primi due trattati sulla riduzione delle armi strategiche (START I e II) firmati rispettivamente nel 1991 e nel 1993, è stato firmato da Stati Uniti e Russia l'8 aprile 2010, limitando gli arsenali strategici a una quota di 1550 testate schierate da entrambe le parti, con una limitazione del 30% rispetto al Trattato per le riduzioni delle armi offensive strategiche del 2002. Il trattato è in attesa di ratifica presso la Duma russa e il Senato statunitense. • Il 12 e 13 aprile il Presidente Obama ha ospitato un Vertice sulla sicurezza nucleare, in occasione del quale 47 leader mondiali hanno affermato che il terrorismo nucleare è una delle minacce più preoccupanti per la sicurezza internazionale ed hanno espresso sostegno per il progetto del Presidente di mettere in sicurezza tutti i materiali nucleari vulnerabili entro quattro anni.3 • Infine, la conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) conclusa il 28 maggio. Nonostante non siano stati registrati sviluppi vistosi, i 189 firmatari del trattato 1 Shultz G, Perry W, Kissinger H, and Nunn S (2007) A World Free of Nuclear Weapons. The Wall Street Journal, 4 January 2007. 2 Ruudd Lubbers, Max van der Stoel; Hans van Mierlo and Frits Korthals Altes, Toward a nuclear weapon free world, NRC Handelsblad, 23 November 2009 3 The White House, "Communiqué of the Washington Nuclear Security Summit", 13 aprile 2010.
048 DSCFC 10 E Rev. 1 2 hanno riaffermato il proprio impegno a eliminare tutte le armi nucleari. Il documento finale non ha affrontato le armi nucleari non strategiche (NSNW), ma gli appelli a ridurre ed eliminare tutte le armi nucleari non strategiche sono stati più forti che nelle precedenti conferenze di revisione. 6. A livello NATO tale rinnovata attenzione al disarmo nucleare ha prodotto appelli a favore di un riesame delle politiche nucleari dell'Alleanza, incluso, più direttamente, il mantenimento delle armi nucleari non strategiche statunitensi sul suolo europeo. Anche la messa a punto del nuovo Concetto strategico della NATO, volto a definirne l'attuale raison d'être e le priorità future, dovrà tener conto della questione nucleare e ha quindi fornito un'opportunità per mettere in discussione l'attuale politica. Tale dibattito è stato collocato nel programma di lavoro della NATO a seguito dell'impegno dell'attuale governo tedesco a ottenere il ritiro delle armi nucleari dal territorio tedesco, prospettiva che è stata sollevata con forza dal Ministro degli Esteri Guido Westerwelle in numerose occasioni. Inoltre, le scadenze relative a importanti decisioni di bilancio in materia di armi nucleari, anche in merito all'ammodernamento o alla sostituzione di velivoli in grado di lanciare tali armi, premono su diversi Stati membri. 7 Su sollecitazione di cinque paesi membri della NATO (Olanda, Belgio, Norvegia, Germania e Lussemburgo), i ministri degli esteri dell'Alleanza hanno preso in esame la questione del programma NATO in materia di controllo degli armamenti, disarmo e non proliferazione in occasione di una riunione tenutasi in Estonia nell’aprile 2010. Inoltre, il 17 maggio il Gruppo di esperti presieduto dall'ex Segretario di Stato statunitense Madeleine Albright ha presentato la relazione NATO 2020: Sicurezza garantita; partecipazione dinamica, commissionata come base per le discussioni della NATO sul nuovo Concetto strategico. Anch'essa ha affrontato la questione della politica nucleare della NATO. 8. La presente Relazione, preparata per la Sottocommissione sulle capacità future di sicurezza e difesa, intende presentare una discussione fattuale sulle argomentazioni fondamentali, al fine di alimentare il dibattito dei membri dell’Assemblea parlamentare della NATO (AP NATO) sulla politica nucleare dell’Alleanza e di fornire elementi aggiuntivi per le decisioni dei Parlamenti nazionali su questa e su altre questioni correlate. Essa è basata su un progetto di relazione presentato e discusso in occasione della sessione primaverile dell'Assemblea svoltasi a Riga, in Lettonia, nel maggio del 2010. E' stata aggiornata durante tutto il 2010 in modo da tenere conto degli sviluppi in corso e dei suggerimenti dei membri dell’Assemblea. 9 La relazione inizia con una breve storia dello spiegamento delle armi nucleari statunitensi sul suolo europeo e illustra le informazioni di pubblico dominio sugli accordi vigenti e sui siti di stoccaggio. La relazione passa quindi in rassegna le principali argomentazioni concernenti il ruolo e lo stazionamento futuro di tali armi e si chiede se un cambiamento della politica degli Alleati sia giustificato. Essa fornisce alcune considerazioni aggiuntive ai fini della discussione, e infine una breve sintesi della situazione nell'ambito della NATO al momento della redazione, seguita da alcune brevi conclusioni del Relatore. A. LA NATURA DELLA PRESENTE RELAZIONE 10. Il Relatore desidera inoltre precisare che la relazione è intenzionalmente incentrata sullo specifico dibattito concernente le armi nucleari statunitensi presenti in Europa, e non analizza in modo più approfondito l’agenda della NATO in materia di non proliferazione e di controllo degli armamenti (che potrebbe includere una gamma di argomenti, dal Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa all'Iniziativa di sicurezza contro la proliferazione) o le sue dichiarazioni. Il tema delle armi nucleari è cruciale e attuale ed è un tema sul quale i membri dell’AP NATO possono, e devono, discutere. Il secondo tema è di per sé di forte interesse, ma è talmente vasto che lo spazio limitato di questo documento non potrebbe rendergli giustizia.
048 DSCFC 10 E Rev. 1 3 11. Infine, è necessario precisare senza ambiguità che la presente relazione non contiene informazioni riservate. Anche se i responsabili della NATO confermano pubblicamente la presenza di armi nucleari statunitensi sul suolo europeo, è loro politica non precisare né il sito né il numero di tali armi. Data l’impossibilità di ottenere una conferma ufficiale delle informazioni, la presente relazione poggia sulle valutazioni non riservate delle fonti più autorevoli e più ampiamente utilizzate e sulle stime di esperti indipendenti, che sono considerate la migliore base disponibile per la discussione delle questioni politiche in esame. II. LE ORIGINI E L’EVOLUZIONE DELLE ATTUALI POLITICHE NUCLEARI DELLA NATO 12. Come specificava chiaramente il primo Concetto strategico della NATO del 1949, la NATO è stata fondata con l’obiettivo di creare “un potente deterrente contro qualsiasi nazione o gruppo di nazioni che minaccia la pace, l’indipendenza e la stabilità della famiglia di nazioni del Nord Atlantico” e di pianificare il ricorso alla forza militare “per combattere le minacce nemiche, e difendere e mantenere l’integrità dei popoli e dei territori nazionali delle nazioni del Trattato del Nord Atlantico e la sicurezza dell’area del Trattato Nord Atlantico” Secondo quanto rilevato dai responsabili NATO, i primi documenti strategici dell’Alleanza atlantica indicavano chiaramente che gli USA e i loro Alleati erano consapevoli del fatto che, in caso di fallimento della deterrenza, gli impegni di sicurezza assunti dagli Stati Uniti avrebbero incluso la protezione nucleare contro la coercizione o l’aggressione. 13. Nella politica della NATO, l’obiettivo principale delle armi nucleari è stato descritto come obiettivo politico volto a dissuadere i potenziali avversari e a preservare la pace. Secondo la Dichiarazione di Strasburgo/Kehl sulla sicurezza dell’Alleanza, la deterrenza basata su un’adeguata combinazione di capacità nucleari e convenzionali resta un elemento determinante della strategia complessiva della NATO. Soltanto qualora la deterrenza fallisca, le armi nucleari assumono una rilevanza militare in quanto strumenti per porre fine alla guerra attraverso una escalation nucleare deliberata o per difendere il territorio dell’Alleanza. 14. In questo contesto, il primo schieramento di armi nucleari non strategiche (NSNW) statunitensi in Europa risale al 1953-54.4 Durante tutta la guerra fredda, le armi nucleari non strategiche in Europa hanno avuto soprattutto una funzione di contrappeso alla superiorità convenzionale delle forze del Patto di Varsavia. Fin dal 1954, la Commissione militare della NATO ha considerato queste armi essenziali per prevenire una rapida invasione dell’Europa in caso di fallimento della deterrenza.5 15. Lo schieramento serviva anche a rassicurare gli Stati membri europei circa la garanzia nucleare americana. All’epoca, i membri europei non nutrivano alcun dubbio sulla determinazione degli Stati Uniti a difendere l’Europa con le armi convenzionali, mentre avevano serie preoccupazioni circa la loro volontà di utilizzare le armi nucleari, o di minacciare il loro utilizzo, per difenderli. 16. All’inizio degli anni '60, sette paesi della NATO – Belgio, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Turchia e Regno Unito – ospitavano testate nucleari statunitensi, mentre la Francia le aveva ospitate fino al 1959. Si trattava di armi nucleari di vario tipo: dalle mine terrestri ai missili da crociera a gittata intermedia lanciabili da terra. Nel 1971, Il numero di armi nucleari non strategiche (NSNW) in Europa aveva raggiunto un picco di 7.300 unità. Successivamente, il numero di armi 4 Il termine ‘non strategico’ è utilizzato per distinguere le armi a gittata più corta e meno potenti dalle armi a più lunga gittata e più potenti lanciabili, per esempio, dai missili balistici intercontinentali. 5 North Atlantic Military Committee, "Decision on M.C. 48: A Report by the Military Committee on the Most Effective Pattern of Nato Military Strength for the Next Few Years," 1954.
048 DSCFC 10 E Rev. 1 4 stazionate cominciò a diminuire gradualmente fino a ridursi drasticamente dopo la fine della guerra fredda. 6 17. Durante tutto il periodo della guerra fredda, gli alleati europei sostennero opinioni divergenti circa le misure più idonee da adottare in relazione alle armi nucleari in Europa. Se il Regno Unito e la Francia avvertivano l’esigenza di dotarsi di proprie forze nucleari, la Germania occidentale e l’Italia si dichiaravano ripetutamente a favore di un qualche tipo di forza nucleare multilaterale in Europa. Da parte loro, gli USA cercavano di conservare un controllo sulla politica nucleare della NATO il più possibile ampio, ma ancora compatibile con il grado di rassicurazione da offrire ai membri europei della NATO (evitando così che un altro paese membro avvertisse l’esigenza di dotarsi autonomamente di un arsenale nucleare). 18. Negli anni '60, fu però raggiunto un accordo sostanzialmente stabile, e ancora in vigore, per la ‘condivisione’ dei materiali e delle dotazioni nucleari e delle relative responsabilità. Qualora la NATO decidesse di ricorrere al loro uso, alcuni Stati membri europei avrebbero il compito di lanciare le armi nucleari – per esempio utilizzando i propri aerei o la propria artiglieria; essi si sono quindi impegnati a mantenere le capacità e i mezzi necessari per un eventuale attacco. Gli USA conservano il controllo sulle testate fino al momento del loro utilizzo. A quel punto, la responsabilità per il lancio di un attacco nucleare è demandata agli Alleati. 19. Per integrare queste responsabilità nucleari condivise, nel 1966 fu creato il Gruppo di pianificazione nucleare (GPN) che aveva il compito di decidere su alcuni aspetti della politica nucleare dell’Alleanza quali l’affidabilità e sicurezza e la capacità di sopravvivenza delle armi nucleari, le questioni concernenti il loro spiegamento, ma anche il controllo degli armamenti e la proliferazione nucleare. Oggi esso è un forum aperto nel quale tutti i membri della NATO, indipendentemente dal fatto che essi ospitino o mantengano armi nucleari, possono partecipare alla configurazione della politica nucleare dell’Alleanza. Attualmente, nel GPN sono rappresentati tutti gli Stati membri ad eccezione della Francia. 20. Dal 1977, il Gruppo di alto livello, un organo consultivo presieduto dagli USA e costituito da responsabili politici ed esperti nazionali, fornisce consulenza al GNP sulla politica, sulla pianificazione e sulla postura nucleare oltre che sull’affidabilità e sicurezza e sulla capacità di sopravvivenza delle armi nucleari. Nel 1979 è stato creato anche un Gruppo consultivo speciale sul controllo degli armamenti. 21. Alla fine della guerra fredda, le disposizioni della NATO in materia di forze nucleari hanno segnato un’evoluzione in direzione di un controllo fisico condiviso dei materiali nucleari degli USA e, sul piano politico, hanno trovato riscontro nella creazione di un quadro di riferimento istituzionale permanente per la consultazione sulla politica nucleare.7 A. LA POLITICA NUCLEARE DELLA NATO DOPO LA GUERRA FREDDA 22. Nel periodo post-guerra fredda, in un ambiente di sicurezza internazionale profondamente mutato, la NATO ha ridimensionato il ruolo militare o bellico delle sue armi nucleari. In particolare, il numero complessivo di armi nucleari presenti sul suolo europeo ha subito una netta riduzione. Nel 1991, quando gli USA decisero unilateralmente un ritiro generalizzato delle armi nucleari non strategiche a corta gittata lanciate da terra, dall’Europa furono ritirate 2.400 unità tra proiettili di artiglieria, missili superficie-superficie e bombe antisommergibile. 23. Gli USA ritirarono la metà delle circa 1.400 bombe B-61 con esplosione aerea in caduta libera (sganciabile da un cacciabombardiere) e le bombe B-61 rimasero l’unico tipo di armi nucleari 6 Cfr. Hans M. Kristensen, "U.S. Nuclear Weapons in Europe: A Review of Post-Cold War Policy, Force Levels, and War Planning," (2005), e Miles A. Pomper, William Potter, and Nikolai Sokov, "Reducing and Regulating Tactical (Nonstrategic) Nuclear Weapons in Europe," (2009). 7 Martin Smith, "To Neither Use Them nor Lose Them: NATO and Nuclear Weapons Since the Cold War," Contemporary Security Policy 25, no. 3 (2004).
048 DSCFC 10 E Rev. 1 5 non strategiche stazionate in Europa. Negli anni successivi, i tempi di preparazione si ridussero notevolmente e le armi non furono più puntate in direzione di una specifica minaccia potenziale. 24. Queste misure erano state dettate dalle preoccupazioni degli Stati Uniti per l’eventualità che il materiale nucleare potesse circolare liberamente in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Si sperava che misure così eccezionali inducessero l’URSS a impegnarsi per riduzioni simili – e tali impegni furono effettivamente assunti da Mikhail Gorbaciov e Boris Yeltsin. Tali riduzioni parallele e unilaterali furono dette Iniziative Nucleari Presidenziali. Tuttavia, alcuni analisti continuano a esprimere qualche riserva sul mantenimento degli impegni assunti dalla Russia, a causa dell'assenza di misure di verifica. 25. Secondo Hans Kristensen, della Federazione degli scienziati americani, le riduzioni continuarono e, nel 2000, nei sette paesi europei rimanevano schierate soltanto circa 500 testate statunitensi. Nel 2001 gli USA ritirarono, in tutta discrezione, le testate schierate in Grecia (almeno 20). Si trattava del primo ritiro da quando la Francia aveva chiesto la rimozione delle testate statunitensi nel 1959. A partire dal 2004, sempre con discrezione, gli USA ritirarono circa 130 testate dalla Germania (lasciando soltanto 10-20 testate) e circa 110 bombe presenti nel Regno Unito.8 26. Mentre la NATO ridimensionava il ruolo delle armi nucleari in un eventuale conflitto militare, i suoi principali documenti accentuavano il ruolo politico di tali armi: innanzitutto il loro effetto di dissuasione (la capacità di prevenire una guerra) e, in secondo luogo, la loro funzione nel mantenimento della coesione e della solidarietà attraverso la rassicurazione degli Alleati. 27. Pertanto, nella Dichiarazione di Londra del 1990, gli Alleati affermano che “in un'Europa trasformata essi saranno in grado di adottare una nuova strategia della NATO che faccia veramente delle forze nucleari l'arma dell'estrema risorsa.” Il Concetto strategico della NATO del 1991 definiva il potenziale uso delle armi nucleari “ancor più remoto” che durante la guerra fredda, sottolineando al tempo stesso che le NSNW continuavano a fornire “un essenziale legame con le forze nucleari strategiche, rafforzando il legame transatlantico.” Questi punti sono stati ampiamente confermati dal Concetto strategico del 1999 secondo cui le NSNW in Europa garantivano “una postura nucleare credibile dell’Alleanza,” “la dimostrazione della solidarietà dell’Alleanza” e “l’impegno comune a prevenire la guerra”. Sempre secondo il Concetto strategico del 1999, le NSNW consentiranno il mantenimento di adeguate forze sub-strategiche al livello minimo sufficiente per preservare la pace e la stabilità. 28. La politica nucleare della NATO è anche al centro degli impegni assunti nel 1996 con la Federazione Russa per fugare i timori di Mosca circa l’allargamento della NATO: il Consiglio del Nord Atlantico annunciò che l’Alleanza “non aveva nessuna intenzione, ragione o piano per stazionare armi nucleari sul territorio dei nuovi Stati membri, né aveva alcuna esigenza di cambiare qualsiasi aspetto della postura o della politica nucleare della NATO.” B. LA NATO E LE ARMI NUCLEARI OGGI 29. Secondo alcune stime di pubblico dominio, oggi circa 150-200 armi nucleari statunitensi non strategiche sono schierate in Paesi europei (per maggiori dettagli, si veda l’Appendice 1). Le testate nucleari B-61 rimaste in Europa sarebbero schierate in cinque paesi – Belgio, Germania, Italia, Olanda e Turchia. Anche il Regno Unito (come gli Stati Uniti) ha un numero limitato di missili balistici lanciati da sottomarini assegnati alla NATO per scopi strategici e non strategici. Nessuno degli arsenali nucleari francesi è direttamente assegnato all’Alleanza. 8 Nel 2005, secondo Kristensen restavano 480 testate Kristensen (cfr. Hans M. Kristensen, "U.S. Nuclear Weapons in Europe: A Review of Post-Cold War Policy, Force Levels, and War Planning," (2005)). Aggiungendo le 20 testate ritirate dalla Grecia, nel 2000 erano schierate 500 testate (Cfr. Nuclear Threat Initiative, "United States Removes Nukes from U.K.," Global Security Newswire, no. January 31, 2010 e Oliver Meier, "U.S. Cuts Tactical Nuclear Weapons in Europe," Arms Control Today, September 2007).
048 DSCFC 10 E Rev. 1 6 30. In tempo di pace, queste armi restano sotto il comando e il controllo degli USA. Tuttavia, in virtù delle disposizioni degli accordi nucleari bilaterali, le nazioni ospitanti che mettono a disposizione gli aerei assumono il controllo in tempo di guerra. A seconda del paese ospitante, in caso di reale attacco, le bombe saranno sganciate dalla nazione ospitante o da aerei statunitensi, che sono stati progettati per trasportare bombe nucleari e convenzionali e hanno un raggio operativo di circa 1.350 km. Il livello di allerta di questi aerei per le missioni nucleari è estremamente basso e la loro predisposizione richiede mesi (e non minuti, come avveniva durante la guerra fredda). 31. Nel Concetto strategico della NATO del 1999, che contiene gli attuali orientamenti politici dell’Alleanza in materia di armi nucleari, si legge: • Nell’attuale ambiente di sicurezza nel quale “l'esistenza di potenti forze nucleari al di fuori dell'Alleanza costituisce un fattore significativo,” non è possibile contare sulle sole forze militari convenzionali per assicurare una deterrenza credibile al fine di salvaguardare la pace e di prevenire la guerra e qualsiasi tipo di aggressione. • Le armi nucleari dei membri dell’Alleanza forniscono quindi un contributo assolutamente unico e vitale alla dottrina di dissuasione della NATO “nel rendere i rischi di aggressione contro l’Alleanza incalcolabili e inaccettabili.” • Inoltre, il conseguimento dell’obiettivo di deterrenza della NATO “dipende fondamentalmente dall'equa ripartizione dei ruoli, dei rischi e delle responsabilità, così come dei benefici, della difesa comune.” • Ciò richiede “una ampia partecipazione degli Alleati europei ai compiti nucleari nella pianificazione della difesa collettiva, all’insediamento di armi nucleari sui propri territori in tempo di pace e ai dispositivi di comando, di controllo e di consultazione.” • Pertanto la NATO “continuerà a mantenere nel futuro prevedibile un'adeguata combinazione di forze nucleari e convenzionali con base in Europa e mantenute aggiornate ove necessario, ma comunque al livello minimo sufficiente.” • In sintesi, il Concetto del 1999 conclude che “la presenza in Europa di forze convenzionali e nucleari degli Stati Uniti continua a rivestire un'importanza vitale per la sicurezza dell'Europa.” III. OPZIONI PER LA FUTURA POSTURA NUCLEARE DELLA NATO 32. Come rilevato nel precedente capitolo, il Concetto strategico del 1999 fornisce gli attuali orientamenti politici della NATO in materia di politica delle armi nucleari. Di conseguenza, il processo in corso per l’elaborazione di un nuovo Concetto strategico, che sarà approvato durante il Vertice NATO di Lisbona nel novembre 2010, costituisce lo strumento che consentirà un riesame della politica attuale in materia. 33. Il presente capitolo illustra quelli che, ad avviso del Relatore, sono i principali temi del dibattito sul futuro delle armi nucleari statunitensi schierate in Europa. Tali temi vertono sostanzialmente su tre grandi opzioni politiche: il mantenimento dello status quo, il ritiro di tutte le armi e uno tra i diversi percorsi alternativi. Le argomentazioni a favore di ciascuna opzione sono descritte nei capitoli successivi. A. ARGOMENTAZIONI A FAVORE DEL MANTENIMENTO DELLO STATUS QUO 34. Come rilevato sopra, la politica perseguita finora dalla NATO, così come è stata enunciata nei due precedenti Concetti strategici, evidenzia che il ruolo nucleare è rimasto fondamentale per la solidarietà dell’Alleanza. Ciò trova riscontro nel Rapporto presentato nel dicembre 2008 al Segretario della difesa da una Task Force di alto livello statunitense secondo cui “la presenza delle
048 DSCFC 10 E Rev. 1 7 forze nucleari USA con base in Europa e assegnate alla NATO resta un essenziale legame politico e militare tra i membri europei e nordamericani dell’Alleanza.”9 35. In un recente articolo, l’ex Segretario Generale della NATO Lord George Robertson assume una posizione analoga, affermando che“l’arsenale nucleare in Europa espone il territorio degli Stati Uniti al rischio di attacco nucleare nel caso la NATO sia costretta a ricorrere all’uso delle bombe nucleari basate in Europa per difendere le sue frontiere. Inoltre ciò lancia a un potenziale aggressore il segnale che un attacco rivolto contro la NATO comporta un rischio di gran lunga superiore a qualsiasi possibile vantaggio.”10 36. Seguendo queste argomentazioni, un’iniziativa statunitense volta al ritiro delle proprie armi nucleari dall’Europa potrebbe essere un segnale di un indebolimento dell’impegno di sicurezza degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa. Come sottolinea Martin A. Smith della Royal Military Academy Sandhurst, i principali motivi del mantenimento delle NSNW in Europa dopo la fine della Guerra fredda sono stati “una riluttanza a compromettere la coesione e la solidarietà tra gli Alleati e l’esigenza di una garanzia nucleare residua.”11 Secondo alcuni osservatori tali condizioni permangono. 37. In effetti, alcuni membri della NATO considerano la presenza fisica delle armi in Europa una rassicurazione strategica. I responsabili della NATO hanno comunicato ai membri dell’Assemblea che soprattutto i paesi membri sul versante più orientale sono stati irremovibili circa l’esigenza di mantenere le armi nucleari statunitensi in Europa, sottolineando che l’ombrello nucleare è stato uno dei motivi che li ha indotti ad aderire all’Alleanza. Recentemente, in una lettera aperta inviata al Presidente Obama, 22 politici di spicco dell’Europa dell’est, tra cui Lech Walesa e Václav Havel, pur non menzionando espressamente le armi nucleari, hanno dato voce al timore molto concreto dei nuovi membri di essere abbandonati. Gli autori della lettera affermano che “i paesi dell’Europa centrale e orientale non sono più al centro della politica estera americana” e che “nonostante gli sforzi e il contributo significativo dei nuovi membri, oggi la NATO appare più debole di quanto fosse al momento della nostra adesione.”12 38. Anche Lord Robertson sostiene che la riduzione o il ritiro delle armi nucleari in Europa rimette in discussione il concetto di condivisione degli oneri. Secondo Lord Robertson e i suoi co- autori, le pressioni del ministro degli esteri tedesco per il ritiro delle armi nucleari statunitensi dalla Germania non farebbero che trasferire l’onere sugli altri Alleati; Gli USA e le altre nazioni ospitanti europee “avranno il difficile compito di spiegare alle proprie opinioni pubbliche la logica della deterrenza nucleare, mentre la Germania ne coglierà i frutti.”13 39. Gli oppositori europei del ritiro delle armi sostengono inoltre che, se accordi istituzionali come il Gruppo di pianificazione nucleare dovessero perdere la loro raison d’être, l’influenza europea sulla politica nucleare della NATO (e degli USA) sarebbe indebolita, dato che non esisterebbero più armi statunitensi sul suolo europeo o che gli alleati europei non avrebbero alcun ruolo nel loro lancio, qualora fosse necessario utilizzarle.14 9 "Report of the Secretary of Defense Task Force on DOD Nuclear Weapons Management: Phase II: Review of the DOD Nuclear Mission," (2008). 10 Franklin Miller, George Robertson and Kori Schake, "Germany Opens Pandora’s Box, " Briefing Note, Centre for European Reform (2010). 11 Martin A. Smith, "'In a Box in a Corner'? Nato's Theatre Nuclear Weapons, 1989-1999," Journal of Strategic Studies 25, no. 1 (2002). 12 Valdas Adamkus et al, “An Open Letter to the Obama Administration from Central and Eastern Europe,” Gazeta Wyborcza, July 15, 2009. 13 Franklin Miller, George Robertson and Kori Schake, "Germany Opens Pandora’s Box, " Briefing Note, Centre for European Reform (2010). 14 Cfr. ad esempio Miles A. Pomper, William Potter, and Nikolai Sokov, "Reducing and Regulating Tactical (Nonstrategic) Nuclear Weapons in Europe," (2009) e Hugh Beach, "The End of Nuclear Sharing? US Nuclear Weapons in Europe," RUSI Journal 154, no. 6 (2009).
048 DSCFC 10 E Rev. 1 8 40. Anticipando le argomentazioni secondo cui la regolamentazione, la riduzione o il ritiro delle armi nucleari statunitensi schierate in Europa potrebbero avere effetti positivi sulle iniziative di non proliferazione e di controllo degli armamenti, i sostenitori dello status quo ritengono improbabili degli effetti positivi sul controllo degli armamenti e sul disarmo nucleare. Michael Rühle, responsabile della NATO, sottolinea che le riduzioni nucleari dopo la guerra fredda “non hanno avuto ricadute percettibili sulle ambizioni nucleari di altri paesi.” Ritiene che il ritiro delle armi nucleari dall’Europa sarebbe accolto al massimo con “un cenno di approvazione.”15 41. Secondo i sostenitori dello status quo, il ritiro comporta anche un altro rischio, il pericolo di incoraggiare altri paesi a sviluppare un proprio deterrente nucleare. Il Rapporto finale presentato nel 2009 dalla Commissione del Congresso americano sulla postura strategica degli Stati Uniti, presieduta dagli ex Segretari alla difesa Perry e Schlesinger, conclude che: “Le nostre capacità militari, nucleari e convenzionali sottendono le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti nei confronti dei loro alleati, senza le quali molti di essi sarebbe sottoposti a pressioni enormi per dotarsi di propri arsenali nucleari.”16 42. In questo contesto, è chiaro che l’importanza delle armi nucleari della NATO in Europa potrebbe crescere nel caso in cui gli avvenimenti in Medio Oriente prendano una piega inquietante. Come sostiene Rühle, “se si arriverà alla nuclearizzazione del Medio Oriente, l’Europa si troverà vicina a una regione nella quale ogni conflitto convenzionale potrebbe comportare rischi di escalation nucleare.” In questo caso, la condivisione nucleare offrirebbe un mezzo “per risparmiare all’Europa il nervosismo che è così palpabile in Medio Oriente e in Asia.”17 La Turchia viene citata spesso come esempio di uno stato membro della NATO che, in un simile scenario, potrebbe prendere in considerazione lo sviluppo di un proprio arsenale nucleare considerandolo un investimento strategico necessario18. 43. Infine, i sostenitori del mantenimento dello status quo affermano che il futuro è semplicemente imprevedibile e che il mantenimento di capacità comprovate di dissuasione è l’unica soluzione prudente per ‘mettersi al riparo’ dalle potenziali minacce. Le armi nucleari potrebbero essere necessarie per affrontare un potenziale aggressore futuro che cerchi di ricattare gli Stati membri della NATO. Il mantenimento di una capacità nucleare potrebbe inoltre impedire a un aggressore in conflitto con gli Stati Uniti di scegliere l’Europa come obiettivo ‘di ripiego’.19 Inoltre, con grande probabilità, un eventuale ritiro sarebbe politicamente irreversibile, anche nell’imminenza di una crisi. Qualsiasi tentativo di riportare le armi in Europa per far mostra di determinazione nel corso di una crisi potrebbe rivelarsi uno strumento di escalation drammaticamente pericoloso20. 15 Michael Rühle, "NATO's Future Nuclear Dimension: Managing Expectations for the Strategic Concept Debate," Strategic Insights 8, no. 4 (2009). 16 “America’s Strategic Posture: The Final Report of the Congressional Commission on the Strategic Posture of the United States,” United States Institute of Peace (USIP) Press (2009). 17 Michael Rühle, "NATO and Extended Deterrence in a Multinuclear World," Contemporary Strategy 28, no. 1 (2009). 18 Alla sessione primaverile dell'Assemblea il Presidente della Delegazione turca Vahit Erdem ha dichiarato che la sicurezza della Turchia era adeguatamente assicurata dall'appartenenza alla NATO e che essa non avrebbe pertanto avuto motivo di volersi dotare di armi nucleari. Erdem ha sottolineato l'impegno della Turchia a favore di un mondo senza armi nucleari, ma ha affermato che a suo avviso esse restano di importanza critica per l'Alleanza fintanto che vi sono paesi che le possiedono. Qualsiasi revisione dell'attuale status quo, ha detto, deve tenere conto degli sviluppi strategici in un contesto più ampio. 19 Łech Kulesa, “Reduce US Nukes in Europe to Zero, and Keep NATO Strong (and Nuclear): A View from Poland,” PISM Strategic Files, No. 7 (2009). 20 Alla sessione primaverile, Teodor-Viorel Melescanu, della Romania, ha affermato che il ritiro delle NSNW statunitensi dall'Europa sarebbe un azzardo e che una serena valutazione dell'attuale ambiente di sicurezza invitava alla cautela.
048 DSCFC 10 E Rev. 1 9 B. LE ARGOMENTAZIONI A FAVORE DI UN RITIRO TOTALE DALLE BASI EUROPEE 44. I sostenitori del ritiro delle armi nucleari statunitensi dal suolo europeo utilizzano molte linee di argomentazione diverse - e spesso più di una contemporaneamente. Un esempio proviene da una fonte a prima vista sorprendente: il Comando Europeo degli Stati Uniti (EUCOM), vale a dire l’ente militare statunitense responsabile per gli armamenti Secondo uno studio del governo statunitense pubblicato nel 2008 sembra che l’EUCOM “non riconosca più l’imperativo politico delle armi nucleari statunitensi all’interno dell’Alleanza;” Gli Stati Uniti spendono “una fortuna” per mantenerle; e “esse non hanno alcun valore sul piano militare.” Secondo la citazione, per i funzionari dell’EUCOM il luogo fisico nel quale si trovano le armi non ha alcun effetto sulla loro credibilità come deterrente e un ritiro unilaterale non avrebbe “alcuna ricaduta negativa sul piano militare.”21 45. Nei paragrafi che seguono, vengono enunciate ed esaminate queste e altre importanti argomentazioni avanzate dai sostenitori del ritiro per perorare la propria causa. 46. La prima argomentazione, e anche la più diretta, utilizzata dai sostenitori del ritiro delle armi nucleari statunitensi dal suolo europeo è che la logica del loro schieramento è venuta meno con la dissoluzione del Patto di Varsavia. Come ha dichiarato il ministro degli esteri tedesco nel corso della Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2010, “le ultime armi nucleari rimaste in Germania sono una reliquia della guerra fredda. Non servono più alcun obiettivo militare.”22 Più precisamente, nel loro ruolo originale di arma tattica contro formazioni militari convenzionali su vasta scala, tali armi sarebbero praticamente superate, in quanto una tale minaccia non esiste più. 47. Alcuni sostenitori sottolineano inoltre che in assenza di una minaccia di conflitto interstatale, le armi nucleari schierate in Europa hanno un ruolo piuttosto limitato, ammesso che ne abbiano uno, nel contrasto al terrorismo internazionale, che costituisce la più probabile minaccia esterna alla sicurezza dell’Alleanza,. George Perkovich del Carnegie Endowment for International Peace scrive che “nell’Europa di oggi, il rischio morale non deriva tanto dal ritiro delle armi nucleari tattiche inutili, ma piuttosto dalla finzione che esse siano in grado proteggere gli Alleati dalle sfide del XXI secolo, facendo, nel frattempo, ben poco per sviluppare le capacità e le strategie diplomatiche che consentano di rispondere a tali minacce.”23 Nel corso delle discussione con i membri della Commissione Difesa e Sicurezza dell’Assemblea Parlamentare della NATO, alcuni funzionari dell’amministrazione Obama hanno riconosciuto che le armi nucleari hanno un ruolo di dissuasione piuttosto limitato nei confronti di gruppi terroristi che sfuggono a qualsiasi controllo. 48. Le alternative alle armi nucleari statunitensi schierate in Europa potrebbero servire altrettanto bene gli obiettivi di dissuasione della NATO, aggiungono i sostenitori di un ritiro delle armi. Per esempio, fin dai primi anni '90 la deterrenza allargata statunitense in Asia orientale si è basata su forze nucleari strategiche e missili da crociera tattici lanciabili da sottomarini stoccati negli Stati Uniti.24 Inoltre, il documento indica che in aggiunta alla struttura minima necessaria delle forze nucleari il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti sta studiando capacità di Prompt Global Strike non nucleari che fanno affidamento sull'uso delle testate convenzionali lanciate da missili balistici intercontinentali. Gli esperti suggeriscono che tali capacità potrebbero in futuro sostituire alcune delle funzioni di deterrenza assicurate dalle armi nucleari.25 21 "Report of the Secretary of Defense Task Force on DOD Nuclear Weapons Management: Phase II: Review of the DOD Nuclear Mission," (2008). 22 Guido Westerwelle, Relazione presentata alla 46th Conferenza di Monaco sulla sicurezza, (2010). 23 George Perkovich, "Nuclear Weapons in Germany: Broaden and Deepen the Debate," Policy Outlook No. 54, Carnegie Endowment for International Peace (2010). 24 Nel contesto della presente relazione, è indicativo che la dissuasione estesa fornita dagli Stati Uniti al Giappone non sia stata messa in discussione, anche se la Nuclear Posture Review statunitense ha messo in programma il ritiro dei missili da crociera tattici lanciati da sottomarini. 25 Ad esempio, il Sottosegretario di Stato Ellen Tauscher ha affermato ad una conferenza nel febbraio 2010 che "anche se le armi nucleari hanno un ruolo chiaro, il nostro deterrente va al di là delle armi nucleari. Il
048 DSCFC 10 E Rev. 1 10 49. Inoltre, secondo i sostenitori del ritiro, l’idea che i nuovi membri della NATO si oppongano fermamente al ritiro delle armi strategiche non nucleari è probabilmente meno netta di quanto non sembri a prima vista. Per esempio, un editoriale del febbraio 2010 co-firmato dal ministro degli esteri polacco Radek Sikorski e dal ministro degli esteri svedese Carl Bildt invita, “i leader degli Stati Uniti e della Russia ad impegnarsi ad adottare tempestivamente misure per una forte riduzione delle cosiddette armi nucleari tattiche in Europa,” allo scopo di ridurre ulteriormente i depositi di armi nucleari e “costruire fiducia in un migliore ordine di sicurezza europeo.” Gli autori aggiungono che “anche se le armi nucleari strategiche sono considerate una mutua minaccia dagli Stati Uniti e dalla Russia, nazioni come le nostre — Svezia e Polonia - potrebbero avere motivi ben più seri di preoccuparsi per il gran numero di armi nucleari tattiche,” dato che le NSNW in Europa sembrano essere schierate “teoricamente in preparazione di un conflitto nella nostra parte del mondo.”26 50. Secondo numerosi rapporti, anche la Turchia sarebbe contraria al ritiro del deterrente nucleare statunitense in un momento in cui la questione nucleare iraniana acquista contorni sempre più preoccupanti. Ma anche in Turchia esistono sostenitori del ritiro: recentemente, i redattori di Hürriyet, un quotidiano tradizionalmente vicino agli ambienti militari, hanno espresso la speranza che la Nuclear Posture Review statunitense includa un “impegno a non utilizzare Incirlik, la base NATO di Adana, per lo stoccaggio di armi nucleari.” 27 51. I sostenitori sottolineano che esistono mezzi alternativi per rassicurare gli Alleati meno propensi a cambiare le politiche nucleari della NATO. Questi sono emersi nelle discussioni sull'esigenza di assicurare la credibilità dell'impegno alla difesa reciproca contenuto nell'articolo 5 e sono stati descritti in dettaglio nella relazione del 2009 "Proteggere per proiettare: Le esigenze della NATO in materia di difesa territoriale e di dissuasione", della Sottocommissione sulla cooperazione in materia di difesa e sicurezza, a cura di Ragnheidur Arnadottir (Islanda).28 In breve, tali mezzi possono comprendere esercitazioni, consultazioni e piani di emergenza, ed eventualmente ulteriori dimostrazioni fisiche della presenza alleata in tali paesi membri. 52. I sostenitori del ritiro affermano inoltre che la regolamentazione, la riduzione o il ritiro delle armi nucleari non strategiche statunitensi (NSNW) schierate in Europea avrebbero effetti positivi, diretti e indiretti, sul controllo degli armamenti, sul disarmo nucleare e sulla non proliferazione e consentirebbe di portare avanti l’agenda del disarmo all’interno della ‘finestra di opportunità’ creata dal nuovo approccio del Presidente Obama. 53. Tali argomentazioni concernono gli obblighi assunti dagli Stati membri della NATO con il Trattato di non proliferazione (NPT), al quale aderiscono tutti gli Stati membri della NATO. In primo luogo, gli Stati nucleari si sono impegnati ad adottare misure volte a realizzare l’obiettivo del disarmo nucleare, come stabilito dall’art. VI. In secondo luogo - affermano i sostenitori del controllo degli armamenti - in virtù degli articoli I e II, la NATO è tenuta a sospendere la pratica di condivisione nucleare dell’Alleanza. L’articolo I vieta il trasferimento di armi nucleari da parte degli Stati nucleari, mentre l’articolo II vieta agli Stati non nucleari di accettare il controllo su tali armi. miglioramento delle nostre capacità convenzionali permette di ridurre il nostro affidamento alle armi nucleari per alcuni obiettivi e alcune missioni. Dato che le nostre armi convenzionali sono diventate più precise, non dobbiamo dipendere dalle armi nucleari per raggiungere i nostri obiettivi". Elaine M. Grossman, "Debate Heats Up Over Conventional Nuclear Deterrence Tradeoffs", Global Security Newswire, 19 marzo 2010. 26 Carl Bildt and Radek Sikorski, "Next, the Tactical Nukes," The New York Times, February 1, 2010. 27 Hürriyet, “From the Bosphorus: Straight - Integrating the nuclear past and present,” February 22, 2010. 28 La relazione è disponibile sul sito dell'Assemblea.
048 DSCFC 10 E Rev. 1 11 54. I sostenitori del controllo degli armamenti citano spesso le procedure di condivisione nucleare della NATO. Essi ritengono che tali procedure violino Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (NPT) gli articoli citati e sostengono che (estratti) l’accordo attuale indebolisce l’autorità della NATO nel chiedere Articolo I meccanismi di non proliferazione Ciascuno degli Stati dotati di armi nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non trasferire a chicchessia armi nucleari o altri congegni più forti ed erode qualsiasi autorità nucleari esplosivi, ovvero il controllo su tali armi e congegni esplosivi, o leadership morale che gli Alleati direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non assistere, né potrebbero avere nella incoraggiare, né spingere in alcun modo uno Stato non dotato di armi realizzazione di un mondo nucleari a produrre o altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni denuclearizzato. Affrontando tale nucleari esplosivi, ovvero il controllo su tali armi o congegni esplosivi. tema nel corso della Conferenza di Articolo II revisione del NPT del 2010, il Ciascuno degli Stati non dotati di armi nucleari, che sia Parte del Trattato, Movimento non allineato di 118 si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni membri ha chiesto alla conferenza nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, di chiedere agli Stati dotati di armi direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non produrre né nucleari "di astenersi dalla altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, e a non chiedere né ricevere aiuto per la fabbricazione di armi nucleari o di condivisione delle armi nucleari con altri congegni nucleari esplosivi. altri Stati in virtù di qualsiasi altro . accordo di sicurezza, anche nel 29 contesto di alleanze militari". Da Articolo VI parte sua, la NATO sostiene che le Ciascuna Parte si impegna a concludere in buona fede trattative su misure prassi dell’Alleanza sono efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e pienamente conformi al NPT. Come per il disarmo nucleare,come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale. risulta dai documenti pubblici della NATO, le pratiche di condivisione nucleare erano già operative al momento della negoziazione del NPT e, all’epoca, nessuna delle altre delegazioni ha sollevato obiezioni.30 55. I sostenitori del ritiro ammoniscono inoltre che il mantenimento delle armi nucleari invierebbe il segnale che gli Alleati continuano a considerare tali armi il garante ultimo della loro difesa e sicurezza e ciò potrebbe accentuare la loro utilità agli occhi degli Stati che intendono dotarsi di un proprio arsenale. Altre nazioni potrebbero essere incoraggiate a seguire la stessa logica per cercare di procurarsi le armi nucleari e, secondo i critici, ciò toglierebbe quanto meno terreno alle motivazioni addotte dalla NATO per spiegare agli altri paesi perché non devono cercare di acquisire tali armi.31 56. Alcuni recenti incidenti hanno anche sollevato questioni concernenti l’affidabilità e la sicurezza delle installazioni di armi nucleari statunitensi in Europa e la possibilità di furto, dirottamento o di altre perdite di controllo. Nel 2008 un panel di alto livello dell’Aeronautica statunitense ha rilevato che gran parte dei siti utilizzati per lo schieramento delle armi nucleari in 29 Il Movimento Non Allineato (NAM) è un'organizzazione intergovernativa che mira a rappresentare gli interessi politici, economici e culturali del mondo in via di sviluppo. Dichiarazione del Gruppo degli Stati non allineati parti della Commissione I alla Conferenza di revisione delle Parti al Trattato di non proliferazione nucleare, 7 maggio 2010. 30 I sostenitori del controllo degli armamenti sottolineano che, nel 1968, non tutte la parti al Trattato NPT erano a conoscenza del relativo accordo concluso tra gli USA e l’Unione Sovietica e che, nonostante il fatto che, all’epoca, gli accordi di condivisione nucleare non fossero contestati, oggi essi sono oggetto di critiche sempre più frequenti, soprattutto da parte dei Paesi non allineati. La questione sarà sicuramente sottoposta alla Conferenza di revisione del NPT nel maggio 2010. 31 Negli ultimi mesi, molti alti funzionari ed ex responsabili politici hanno avanzato argomentazioni analoghe; ad esempio, Shultz, Perry, Kissinger e Nunn sostengono che un provvedimento urgente in direzione di una soluzione ‘Global Zero’ deve eliminare le armi nucleari a corto raggio progettate per un dispiegamento avanzato.” Cfr. George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger and Sam Nunn, "Toward a Nuclear-Free World," The Wall Street Journal, January 15, 2008.
048 DSCFC 10 E Rev. 1 12 Europa non risponde ai requisiti di sicurezza del Dipartimento della difesa.32 I problemi indicati per le diverse basi erano recinzioni e sistemi di sicurezza inadeguati, carenze di personale e addetti ai servizi di sicurezza insufficientemente addestrati.33 57. In risposta alle accuse secondo cui un cambiamento della politica nucleare della NATO potrebbe compromettere la condivisione degli oneri, i sostenitori affermano che è possibile prevedere diverse misure volte a rafforzare la condivisione degli oneri in caso di rimpatrio delle armi nucleari non strategiche (NSNW) statunitensi, in modo da controbilanciare i timori che gli USA debbano sostenere da soli i costi politici e di sicurezza della deterrenza che estenderebbero all'Europa. Ad esempio, la creazione di uno stormo multinazionale della NATO a doppia capacità è una possibilità presa in considerazione da uno studio NATO del 2009. Tuttavia, l'"utilizzabilità", e quindi la credibilità, di tale unità sarebbe oggetto di seri dubbi, il che minerebbe fortemente il suo valore in termini di dissuasione. 58. Un'altra proposta è quella di mettere a punto meccanismi consultivi per i piani operativi nucleari; tale misura potrebbe essere abbinata a distaccamenti di personale presso unità NSNW assegnate all'Europa. Tra le altre misure relative alle armi nucleari strategiche statunitensi (che sarebbero impiegate per la copertura nucleare degli Alleati) vi sono il potenziamento del profilo del Gruppo di pianificazione nucleare della NATO, l'organizzazione di visite di bombardieri strategici statunitensi presso basi europee e lo schieramento di personale NATO europeo presso strutture di comando statunitensi e reparti bombardieri.34 C. SCENARI ALTERNATIVI 59. I capitoli precedenti hanno illustrato, da un lato, le possibilità di mantenimento dello status quo nelle politiche nucleari della NATO e nello schieramento delle armi, e, dall’altro, il ritiro totale delle armi nucleari statunitensi dal suolo europeo. Tuttavia, alcune proposte intermedie o alternative hanno suscitato attenzione e meritano pertanto di essere descritte nel presente capitolo. 60. Una prima possibilità consigliata (tra l’altro) dal Rapporto del 2008 del panel di alto livello dell’Aeronautica militare statunitense citato nel capitolo precedente prevede ‘il raggruppamento' delle armi nucleari in un numero ridotto di siti geografici. Questa soluzione, pur conservando i concetti di condivisione degli oneri e di legame transatlantico che sono alla base dell’attuale postura nucleare della NATO, potrebbe essere prospettata come passo avanti nella riflessione sul controllo degli armamenti, sui problemi di sicurezza e sui vincoli di bilancio. 62. Un’altra opzione potrebbe consistere nell’apportare, al massimo, lievi modifiche allo schieramento delle armi, e limitarsi a una riduzione quantitativa di tutte le armi. Come rilevato in precedenza, si ritiene che il numero di armi schierate in Europa sia diminuito continuamente dopo la fine della guerra fredda. Ulteriori riduzioni numeriche, ammesso che possano essere annunciate pubblicamente, contribuirebbero a evidenziare il mantenimento dell’impegno degli Alleati per il disarmo nucleare come richiesto dall’art. VI del Trattato di non proliferazione. Rassicurerebbe inoltre i sostenitori dello status quo perché conserverebbe la condivisione nucleare, ribadendo gli 32 US Air Force, “Air Force Blue Ribbon Review of Nuclear Weapons Policies and Procedures” (2008). 33 Un recente esempio di problema di sicurezza, senza alcuna conseguenza ma non meno allarmante, risale all’inizio del febbraio 2010 quando un gruppo di attivisti belgi riuscì a penetrare nella base belga di Kleine Brogel, Si aggirò per quasi un’ora sulla pista e arrivò fino a un hangar per aerei protetto che avrebbe potuto contenere armi nucleari cfr. Jeffrey Lewis, “Activists Breach Security at Kleine Brogel,” Armscontrolwonk, February 4, 2010). Nonostante tali notizie, la NATO ritiene che non vi siano dubbi sul fatto che le armi nucleari schierate in Europa siano sicure ed affidabili, come affermato da Guy Roberts, vice Segretario generale aggiunto per la politica sulle armi di distruzione di massa e Direttore per la politica nucleare della NATO. Roberts ha detto ad Arms Control Today nell'agosto del 2008 che il rapporto citato dell'aeronautica statunitense non conteneva nuove preoccupazioni di cui la NATO non fosse a conoscenza e che la NATO stava attuando "una serie di miglioramenti" in risposta alle sue procedure di controllo interne (Oliver Meier, "NATO mulls Nuke Modernization, Security, Arms Control Today, settembre 2008). 34 Oliver Meier, "NATO mulls Nuke Modernization, Security", Arms Control Today, settembre 2008
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