SIRENIA :mostri d'acqua fra arte scienza e immaginario - di Claudio Composti - tavola dell'edizione di Jules Verne "Vemtimila leghe sotto i mari"
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SIRENIA :mostri d’acqua fra arte scienza e immaginario di Claudio Composti tavola dell’edizione di Jules Verne “Vemtimila leghe sotto i mari”
Il mare, come ci ricordano scrittorie e poeti, è il nostro più grande serbatoio di avventure, paure, fantasie. Prima che i viaggi nello spazio creassero una nuova frontiera, il “limite estremo” era costituito dall’esperienza dell’andar per mare. Jules Verne attratto dal mare fugge giovinetto, appena undicenne,e si imbarca ma è subito riacciuffato dal padre; si imbarca Arthur Rimbaud, per mirabili avventure; Sfogliando le vecchie cronache marinare, si potrà apprendere come sin dai tempi antichi misteriose apparizioni o grandi animali marini sconosciuti abbiano turbato la coscienza di marinai e viaggiatori. Queste ipotetiche creature, descritte nel corso degli anni con una molteplicità di forme, colori e dimensioni, si possono dividere in tre grandi tipologie per lo più, con varianti ogni volta diverse: serpenti di mare, sirene e piovre giganti. Ma, nonostante diversi scienziati abbiano cercato, talvolta in modo ingegnoso, talvolta in modo surreale, di fornire loro una possibile identità zoologica, le informazioni attualmente disponibili sembrano relegare molte delle diverse specie avvistate ancora nella leggenda. Anche in pieno XX secolo, le cronache sono stracolme di avvistamenti fortuiti, talvolta paurosi, talvolta affascinanti, di strane creature che continuano a negarsi alla scienza ufficiale perpetuando la leggenda. Ad esempio la testimonianza presa di pari passo dal giornale di bordo del capitano Van Forstnere, comandante del sottomarino tedesco U-28 durante la prima guerra mondiale: "Era il 30 luglio 1915, il nostro sottomarino speronò nell'Atlantico del nord il vapore britannico Iberian, carico di mercanzia pregiata. La nave …colò a picco rapidamente, con la poppa in avanti. Il mare in quel punto misurava molte migliaia di metri di profondità. Venticinque secondi dopo la sua scomparsa, la nave esplose [...] relitti del naufragio furono spinti fuori dall'acqua e proiettati in aria, fino a 20-30 metri. Fra questi relitti, notammo un' immenso animale marino che si dibatteva con violenza. Ci trovavamo in sei sul ponte: i due ufficiali del quarto, il capo meccanico, il navigatore, il timoniere ed io. Fissammo tutti quella meraviglia dei mari, ma la visione fu troppo rapida per permetterci di prendere una fotografia, perché l'animale disparve in acqua dieci,
quindici secondi dopo. Misurava circa venti metri ed assomigliava ad un gigantesco coccodrillo, con quattro arti potenti a forma di pagaia e con una testa lunga ed aguzza"… Il racconto affascinante rimanda subito il pensiero al mostro biblico del Leviatano: è’ il mostro più orribile di tutta la Bibbia. Infatti, la figura di questo incredibile mostro è stata da più commentatori interpretata come quella di un coccodrillo del Nilo. Il Leviatano è un essere marino dalla forza eccezionale creato da Dio. Nell’Antico Testamento, nel libro di Giobbe, viene descritto come un serpente tortuoso, simbolo della potenza del Creatore e del caos primordiale. Il termine Leviatano, d’altronde, ha continuato a mantenere nel tempo il significato di animale forte ed enorme, tanto è vero che in ebraico moderno viene usato per indicare la balena. La stessa descrizione usata da Herman Melville nel suo famoso romanzo Moby Dick: un capodoglio. Ma non è l’unico caso in cui la letteratura si è impossessata del Leviatano. Il filosofo inglese Thomas Hobbes ha paragonato la leggendaria forza di questo mostruoso serpente marino addirittura al potere totalitario dello stato. Un altro animale mitico appartenente alla fantasia più comune letteraria è il Kraken: viene generalmente rappresentato come una gigantesca piovra, con tentacoli abbastanza grandi da avvolgere un'intera nave. E’ un mostro marino leggendario; il suo mito ha origini molto antiche, ma si è sviluppato soprattutto fra il Settecento e l'Ottocento, forse anche sulla base dei resoconti di reali avvistamenti di calamari giganti. (Video di Beatrice Pediconi) Pensiamo alle incisioni o alle illustrazioni di Alphonse de Neuville e Edouard Riou dell'edizione originale, pubblicata nel 1870 dall’editore Hetzel di “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne. Nel libro di Jules Verne "20.000 Leghe Sotto i Mari" il Nautilus, il sommergibile del Capitano Nemo, viene attaccato da un Calamaro Gigante col quale l'equipaggio ingaggia una lotta tremenda.
L’immagine della piovra gigante che avvolge con i suoi tentacoli un veliero, è una delle immagini più classiche di queste leggende sui mostri marini: un episodio simile avvenne nel 1930: protagonista la petroliera norvegese Brunswick. Durante la navigazione, un calamaro gigante apparve dietro la nave e si affiancò, tentando di circondarla con i tentacoli e, nello scivolare sulla fiancata, finì ridotto a pezzi dall’elica. Pensiamo cosa potevano immaginare i marinai che si imbatterono per le prime volte nei calamari giganti, (che effettivamente esistono, ma sono ancora sconosciuti alla scienza: finora nessuno è riuscito a catturarne un esemplare vivo). Nel 1861 un frammento di calamaro gigante venne raccolto dalla corvetta francese Alecton, e, grazie a questo reperto, la comunità scientifica iniziò ad interessarsi a questo genere. Non dobbiamo dimenticare che tra scienza e fantasia c’è sempre stata una certa interazione: del resto le prime scoperte fortuite, di esseri prima sconosciuti, non potevano che dare adito a fantasie e congetture che lasciavano spazio alle fantasie più spinte, supportate da un certo inconscio collettivo e dia racconti di più marinai. Il calamaro gigante, l'Architeuthis dux, è conosciuto da tempo immemorabile. Centinaia sono le storie e le leggende che lo rappresentano. La loro esistenza è provata anche grazie ai resti di tentacoli ritrovati negli stomaci dei capodogli e delle grandi cicatrici impresse per sempre nella loro pelle durante gli scontri tra questi giganti del mare, con i quali sembra ingaggino lotte titaniche nella profondità degli abissi. Successivamente, il 4 dicembre 2006, un team di ricercatori filmò per la prima volta un calamaro gigante vivo. Lo scrittore e storico svedese Olav Manson (detto Olaus Magnus in italiano) già nel 1555 fornisce alcune rappresentazioni di mostri marini, protagonisti di racconti inquietanti, in un'opera pubblicata a Roma: "Historia de Gentibus Septentrionalibus" , negli ultimi 6 libri (di 22) include tra gli animali selvatici e domestici anche i mostri che si credeva popolassero gli abissi marini.
Lui stesso aveva pubblicato qualche anno prima a Venezia la “Carta marina et Descriptio septemtrionalium terrarum”, nel 1539, una carta geografica abbastanza attendibile dell'Europa del Nord, dalla Groenlandia meridionale alle coste baltiche della Russia, terre che all'epoca erano quasi completamente sconosciute in Europa meridionale. Sicuramente ben più note alla fantasia dei marinai (e non solo) e presenti nei testi degli antichi e nei disegni dei maestri vasai greci, non possiamo dimenticare le protagoniste della nostra serata: le Sirene. Le Sirene e Odisseo. Dettaglio di una figura risalente al V secolo a.C. riportata su uno stámnos (στάµνος) attico a figure rosse rinvenuto a Vulci e oggi conservato presso il British Museum di Londra. Seirēnes (Σειρῆνες), nome plurale femminile nella antica lingua greca, nella sua forma maschile significa "vespe" o "api". I pittori vascolari rappresentavano le Sirene anche come esseri maschili con la barba, e sia se fossero di forme maschili o femminili, si può individuare la loro natura per il corpo che richiama sempre quello di un uccello (con le parti inferiori a volte a forma di uovo) con una testa umana, a volte con braccia e
mammelle, quasi sempre con artigli ai piedi, artigli non aventi però la funzione del rapimento, funzione propria delle Arpie, in quanto, altra caratteristica loro fondante, le Sirene sono strettamente collegate al mondo della musica, suonando la lira o il doppio flauto e accompagnandosi col canto. (sculture di Fina Oliver) Le Sirene, nella tradizione più nota, sono i mostri mitologici che tentano Odisseo, con l'invito "a sapere più cose". Per resistere, lui si fa legare ad un palo, costringendo i compagni a mettere dei tappi di cera nelle orecchie per non udire il canto melodioso e mortale delle sirene ammaliatrici. (video di Alessia De Montis) L'invito alla conoscenza "onnisciente" che fa perdere i propri legami famigliari e civili e interrompe il proprio viaggio nella vita è condannato da Omero. Le Sirene sono anche onniscienti e in grado di placare i venti, forse con il loro canto, cantando le melodie dell'Ade. Da notare la Sirena centrale che con gli occhi chiusi si precipita in mare: secondo un racconto antico le due Sirene che tentarono Odisseo si uccisero gettandosi in mare perché non erano riuscite a trattenere l'eroe. E’ con la diffusione nel Medioevo dei Bestiari che si ebbe la mutazione del loro aspetto odierno: prova ne è il Liber Monstrorum, (VII sec) in cui le Sirene iniziarono ad essere raffigurate non più come "vergini-uccello" ma come "vergini-pesce: « Le sirene sono fanciulle marine che ingannano i naviganti con il loro bellissimo aspetto ed allettandoli col canto; e dal capo e fino all'ombelico hanno il corpo di vergine e sono in tutto simili alla specie umana; ma hanno squamose code di pesce che celano sempre nei gorghi »".(Liber Monstrorum, I,VI ) Le ipotesi sul perché di questa trasformazione dalle penne alle pinne sono due: La prima, è probabilmente da attribuirsi alla diffusione del Cristianesimo che associò alla figura di questi esseri il male, l’incarnazione diabolica, da cui la perdita delle ali che solo gli angeli erano degni di avere; La seconda teoria ipotizza invece che, più banalmente, questo passaggio sia frutto di un errore di trascrizione. In latino, infatti, la differenza tra pinnis (pinne) e pennis (penne) è di una sola vocale. L’errata trascrizione di un amanuense avrebbe perciò potuto indurre un disegnatore di un bestiario medioevale a dare alle sirene l’aspetto di donne-
pesce così come ancora oggi le immaginiamo. Molta della storia di queste strane creature è indubbiamente legata all’interpretazione che nei secoli venne fatta della loro figura. Esse furono incarnazione della malvagità e della perdizione assoluta nel mito originario (esseri il cui canto ammaliava gli uomini e li portava alla morte), dopo Omero, che le nobilitò con il gesto del suicidio, divennero compassionevoli accompagnatrici delle anime nell’Aldilà, per poi riprendere il loro ruolo originario con l’avvento del cristianesimo, fino a giungere a noi come simbolo dell’amore tragico con la favola di Andersen. In un fiorire di Bestiari e Splendida l’interpretazione dell’opera di Nino Migliori sullo zooforo di Parma rivisitato: Il suo Zooforo immaginato è una lettura in 34 scatti delle formelle così come le avrebbe viste un viandante medievale alla luce di una candela.Nella letteratura sono il simbolo della voluttà e dell'avarizia. Nel medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali (reali ed immaginari) accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia. Altre raccolte, simili per l'impostazione ma di diverso argomento, sono riscontrabili nei lapidari (che raccoglievano le proprietà delle rocce e dei minerali) e negli erbari (spesso di carattere medico, descrivevano le virtù delle piante). Molti sono stati i loro avvistamenti nei secoli da Plinio il Vecchio, storico romano che nel I secolo d.C. ammetteva l’esistenza delle sirene nella versione pisciforme, passando per l’esemplare mummificato del Circo Barnum esposto nel 1842, in realtà costituito dall’unione di un torso di scimmia e di una coda di pesce, fino a giungere nel 1920 a foto, come quella scattata ad Aden che ritraevano degli esseri in tutto simili alle sirene. In realtà anche questa volta questa creatura aveva ben poco a che fare con gli esseri mitologici, trattandosi ineffetti di un mammifero marino denominato dugongo. I passeggeri di un mercantile dichiararono che esiste un serpente nel golfo di Aden (tra l'Africa e la penisola arabica, vicino alla Somalia) che ha la testa simile a quella di un bulldog. Molti anni prima erano stati ripescati nello stesso golfo due sirenoidi, uno di sesso maschile ed uno di sesso femminile. Per molti si trattò dell'unica vera prova dell'esistenza di strani esseri, simili a sirene, nei mari più inesplorati…ma questa è un’altra leggenda…
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