SARDINE E DINTORNI di Fabio Nobile - sollevazione

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SARDINE E DINTORNI di Fabio Nobile - sollevazione
SARDINE E DINTORNI di Fabio
Nobile
                 [ lunedì 16 dicembre 2019 ]

Ci segnalano e volentieri pubblichiamo

Quello che vorrei proporre è un ragionamento politico sul
movimento delle “sardine” che in questi giorni sta
appassionando e riempiendo, insieme alle piazze, tutti gli
spazi mediatici possibili.

Facciamo un passo indietro. In Francia è in campo un’imponente
mobilitazione sindacale e popolare che ha bloccato una parte
della riforma delle pensioni proposta dal governo Macron e sta
puntando al completo ritiro del progetto di legge. Macron è
stato il candidato presidente che al secondo turno era il
baluardo contro la Le Pen. Ricordate?
Ancora una volta in Francia un tessuto ancora non demolito di
organizzazione e di lotta ha impedito, o comunque arginato, le
spinte devastatrici di ciò che resta del welfare europeo. In
quel Paese la combattività che si era vista con i gilet gialli
SARDINE E DINTORNI di Fabio Nobile - sollevazione
lo scorso anno ha ripreso vigore arginando i tentativi, che
pur ci sono stati, di riassorbire la lotta contro il progetto
Macron a partire dalla demonizzazione mediatica dei ferrovieri
che sono uno dei cuori pulsanti del movimento.

In Italia l’asfalto passato su tutti i tentativi di impedire
alle politiche neoliberiste di distruggere i capisaldi del
welfare ha coperto anche la capacità di lettura meno emotiva
degli avvenimenti. In molti, in assenza di altro, si
“accontentano” di ciò che fa rumore.
Non voglio con queste considerazioni mancare di rispetto a chi
è sceso in piazza a Roma, nelle piazze d’Italia ed addirittura
d’Europa in questi giorni. Vorrei solo ragionare su come quel
potenziale di mobilitazione, che non ha la stessa composizione
sociale di quella francese (e questo non è un dettaglio),
corra il rischio di diventare uno strumento in mano a tutti
tranne a coloro che le hanno riempite quelle piazze.
Il vuoto di contenuti con cui sono state chiamate le
manifestazioni sono un pezzo di questo ragionamento. Un vuoto
che sta tutto nella piattaforma debolissima di convocazione.
Una piattaforma in cui appaiono dei punti che lasciano
perplessi, come quelli che equiparano la violenza verbale a
quella fisica oppure che “imporrebbero” a chi è nelle
istituzioni di non fare propaganda politica, rinchiudendo il
politico in una sorta di “gabbia neutrale”.

In generale, oltre al No a Salvini ed alla “politica della
pancia”, ben poco di incisivo si è sentito riecheggiare tra le
parole d’ordine. Questo aspetto, insieme ad una forte
attenzione mediatica, aiuta a riempire le piazze perché tutti
coloro che non sono con Salvini, in assenza di altre proposte
politiche e di mobilitazione, sono lì. Gli stessi toni
rassicuranti aiutano in questo senso. Ma l’alternativa a
Salvini sul piano politico chi la rappresenta? Se i contenuti
sono questi, insieme alle parole espresse dai leaders di
questo movimento, basta un PD qualsiasi o un Macron italiano a
metterli in atto. Non bisogna dimenticare che le Sardine
SARDINE E DINTORNI di Fabio Nobile - sollevazione
cominciano proprio dentro la campagna elettorale in Emilia
Romagna ed anche questo non è un dettaglio.

In Italia di “movimenti” di questa natura ce ne sono stati
molti ed alla fine o hanno dichiarato fallimento oppure,
all’altro estremo, sono diventati quello che oggi sono il
movimento cinquestelle ovvero innocui per le classi dominanti,
incapaci di dare risposte per i settori popolari.
L’utilizzo dell’antifascismo contro Salvini somiglia molto,
con la differenza data dalla fase complessiva che attraversa
l’Italia ed il mondo intero, a quello contro Berlusconi. Su
questo ricordo che in nome dell’ antiberlusconismo il
centrosinistra ha messo in atto tutte le politiche
neoliberiste che hanno portato il Paese al punto in cui è ora.
E portato Salvini ad i voti che ha ora.

Ciò che differenzia sul piano sociale la situazione di oggi è
che attorno a Salvini ed alla destra c’è una parte rilevante
della base di massa popolare che lo sosteneva quel
centrosinistra. E, purtroppo, chiedere ai vasti strati
popolari in crisi di essere semplicemente “buoni” senza dare
loro risposte sociali all’altezza, mi sembra un’operazione che
rischia di far aumentare i voti a Salvini e di non
ostacolarlo. Ma questo si vedrà.

In questo dibattito quello che mi fa un po’ sorridere è quando
si tende a ribattere ad una voce critica verso le “sardine”
affermando che bisognerebbe stare zitti perché chi critica non
è in grado di portare tanta gente in piazza. L’entusiasmo
passivo fa male a chi è sceso in piazza. Infatti il problema
non è avere episodicamente, anche per qualche mese, tanta
gente in piazza. Non è una gara di quantità quella su cui
bisognerebbe concentrarsi in questa situazione disastrosa ma è
la qualità delle proposte che siano in grado di indicare una
strada ai milioni di lavoratori che covano una rabbia che
facilmente, in assenza d’altro, diventa preda del populismo di
Salvini. Contro il populismo di destra non è l’antifascismo
formale ed il filo europeismo ad essere vincente. Le sardine
colorate della bandiera Europea non sono certo un ostacolo
alla destra. La pancia va riempita o va proposto come fare per
riempirla altrimenti ragionare con la testa è complicato. E
questo è un tratto importante per capire anche il perché ci
sia una differenza di composizione sociale tra quanto sta
avvenendo in Francia e le cose di casa nostra. Le idee si
muovono nella storia a partire dalla materialità delle
contraddizioni e non in base ad un mondo di idee giuste in
senso assoluto.
Infine volevo ricordare la manifestazione del 28 febbraio 2015
“Mai con Salvini”. Quella manifestazione fu un successo enorme
ma non ebbe la stessa eco delle sardine. È solo un problema di
come saper utilizzare i social network oppure non si diede
risalto a chi metteva sia Renzi che il Capitano scemo sotto
accusa?
In conclusione credo che i compagni dovrebbero aver capito che
non basta muoversi. Bisogna provare a capire dove si vuole
andare. Di solito chi guida il movimento, o lo eterodirige, lo
sa, mentre chi è indietro, spesso, si illude di saperlo. Non
mi pare sia la prima volta che accade.

* Fonte: LABORATORIO
LA LEGA SI PIEGA di Leonardo
Mazzei
       [ lunedì 16 dicembre 2019 ]
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