LA REAZIONE DELL' IRAN di A - Vinco - sollevazione

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LA REAZIONE DELL' IRAN di A - Vinco - sollevazione
LA REAZIONE DELL’ IRAN di A.
Vinco

   Come nel giorno dell’Ashura, nelle manifestazioni in memoria di Soleimani
viene sventolata la bandiera rossa che ricorda il martirio l’Imam Hussein, nipote
                                  del Profeta.

SOLLEVAZIONE aveva ospitato almeno due interventi che avevano
previsto con quasi un anno di anticipo la crisi geopolitica in
cui siamo precipitati (QUI e QUI).

Ne va dato atto, a maggior ragione per il fatto che tutti i
maggiori e più importanti analisti parlavano invece di una
sostanziale irrilevanza del fronte mediorientale in vista di
un “secolo asiatico alle porte”. Viceversa, la Repubblica
Islamica dell’Iran come ben intuì il collaboratore del blog è
il punto di massima contraddizione mondiale del Sistema
capitalista e imperialista interdipendente e interconnesso.

A mia volta ho azzardato in precedenti precedenti articoli —
ad esempio QUI — la definizione, in effetti per taluni versi
forzata, della Repubblica Islamica come Democrazia
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plebiscitaria populista e presidenzialista; ritengo invero che
il regime giuridico iraniano sia un ibrido e frutto di diverse
scuole politiche e religiose e sia un modello assai avanzato,
conseguenza della più grande rivoluzione popolare della storia
contemporanea.

Risulterebbe anche fuorviante classificare il sistema
presidenzialista iraniano come “teocratico”: prescindendo,
solo in parte, dalla ovvia scuola di pensiero politico-
religiosa sciita imamita, la Rivoluzione del ’79 fu una sorta
di Risorgimento iraniano, che vide però la sconfitta della
componente materialistica, liberale oligarchica (es. il
cavourismo italiano) e l’affermazione della linea popolare
antimperialista e anticapitalistica.

  Ahmadinejad: cordoglio a casa di Soleimani
Rappresentò perciò la vittoria del pensiero politico e
spirituale rivoluzionario moderno, in grado di modernizzare
l’identità tradizionale originaria sciita iraniana, contro
l’”Islam americano reazionario wahhabita” (cit. Imam Khomeini)
e contro il postmodernismo liberale nichilista occidentale.
L’Iran fondato dall’Imam è non a caso divenuta la Nazione più
giovane e più fiduciosa verso il futuro del pianeta: quando vi
è il salone del libro a Tehran, ad esempio, i libri che vanno
a ruba sono quelli di Marx, Gentile, Goethe, le file a cui si
assiste nei giorni feriali sono chilometriche. La Repubblica
Islamica dell’Iran è quindi ben più vicina, ideologicamente,
all’Argentina peronista o al Venezuela bolivariano piuttosto
che alla teocrazia capitalista wahhabita saudita o
all’Afghanistan talibano.

Risulta difficile e faticoso parlare ora del Generale
Soleimani ma è una necessità. Proprio pochissime settimane fa
quasi presentendo il suo destino e la sua amorosa volontà di
sacrificio, sulla linea dell’Imam Hossein, mi soffermavo su di
lui. Se si eccettua il pregevole pezzo di Camille Eid sul
Avvenire di ieri · che legittima l’azione del Generale come
una eroica militanza contro il terrorismo mondiale e per la
libertà — la stampa italiana sembra seguire le indicazioni di
quella israelo-statunitense. Ma tutti i leader religiosi del
mondo, compresi quelli ebraici ortodossi non sionisti,
considerano ormai Stati Uniti e Israele le più pericolose
potenze terroristiche mai esistite nella storia, ben oltre
altre potenze del passato come la Francia napoleonica o la
Germania hitleriana.

Per questo l’Imam Khomeini definiva gli Usa il Grande Satana,
mentre l’Urss era il Piccolo Satana.

La Guida Suprema Ali Khamenei si è ieri congratulata con
l’Imam Mahdi per la purezza e il nobile idealismo dell’evento
che ha riguardato il Generale. Tale evento è però sul piano
geopolitico e storico di una gravità senza pari, come hanno
subito evidenziato le controparti russe. Siamo comunque certi
che l’Iran rivoluzionario mostrerà pazienza, lungimiranza,
equilibrio tattico. Noi ricordiamo che nel corso della Guerra
Imposta quando dal 1984 l’Irak, con la complicità di Usa,
Europa, Sauditi, Urss, iniziò a usare gas chimici di ogni tipo
contro l’Iran, l’Imam vietò assolutamente di rispondere sul
medesimo piano. Il Rivoluzionario di Dio, l’eroe di Stato,
insegnò al mondo che è più Nobile cadere sconfitti sulla via
dell’onore piuttosto che trionfare con un eccidio
indescrivibile e inenararrabile tipo Hiroshima e Nagasaki. Del
resto, il Generale ha pagato con la sua vita di soldato il
fatto di essersi opposto a viso aperto a stragisti miscredenti
e terroristi: il popolo iraniano, con quello siriano, è quello
che ha donato all’umanità il maggior numero di giovani vite
nella lotta al terrorismo takfirita [s’intende lo Stato
Islamico, Ndr].

Noi siamo dunque certi che l’Iran non darà al mondo il triste
e umiliante, per il genere umano, spettacolo di violenze o
atti bellicosi: sarà il popolo irakeno, saranno gli oppressi
del Medio Oriente a insorgere contro la presenza di truppe di
occupazione criminale e terroristica.

La via per al Quds [Gerusalemme, Ndr] passerà per
l’insurrezione degli oppressi del Bahrein e per Riad. Sarà il
popolo oppresso da ormai un secolo, nell’intero Medio Oriente,
a condannare con ogni mezzo democratico il terrorismo
criminale e takfirita dell’ elite globale supercapitalista. La
Repubblica Islamica ha affrontato prove più dure di questa nel
corso della sua storia. La sua virtù strategica è la pazienza,
con la moderazione e la certezza assoluta di marciare in
direzione del Nobile spirito del tempo nella difesa dei valori
dello Spirito dal materialismo planetario e dalle Potenze
dell’arroganza mondiale.

Il sintomo che proviene da oltreoceano, dopo il terribile
crimine di martizzazione del fratello Soleimani (la Pace su di
Lui), è quello della incipiente guerra civile e della
frammentazione strategica di élite dominanti. Siamo nella fase
dei terribili colpi di coda del Nemico dell’Uomo.
Anglosionisti e wahhabiti hanno vinto una battaglia ma hanno
sottovaluto il fatto che l’Iran, prima superpotenza della
storia umana, dispone di un fondo e di immateriale capitale di
Saggezza morale millenaria e religiosità di cui loro sono
assolutamente privi e di cui anzi costituiscono la esatta
antitesi.
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