SANREMO 2020: LE PAGELLE ALLA KERMESSE DEI RECORD, DAGLI OUTFIT DI ACHILLE LAURO AL "DISSING" DI MORGAN

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      SANREMO 2020: LE PAGELLE ALLA
   KERMESSE DEI RECORD, DAGLI OUTFIT DI
   ACHILLE LAURO AL “DISSING” DI MORGAN

L’AQUILA – La settantesima edizione del festival di Sanremo 2020 è giunta al termine. Virtù
Quotidiane ha chiesto a Marco Alloggia della Jamrock Crew di raccontare questa kermesse
che ha comunque segnato degli importanti record d’ascolto.

Queste le sue impressioni. In fondo al pezzo, invece, le pagelle di Andrea Marchetti Aka
Keso.

I GIORNI PRIMA DEL FESTIVAL

Il festival della canzone italiana è partito con non poche polemiche, facendo fin da subito

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parlar di sé. Un’edizione capitanata dal nuovo direttore artistico Amadeus che ha attirato
dai primi mesi dell’anno le attenzioni dei media sulla selezione dei concorrenti in gara.

Su di lui si sono riversate moltissime critiche a causa della scelta dell’artista Junior Cally,
che ha scatenato la reazione di molti movimenti di donne, in una contestazione dei testi
scritti dal rapper e del suo modo violento di rivolgersi al genere femminile. Sia l’artista che
Amadeus sono stati messi alla gogna da diversi parlamentari e critici musicali, pronti a far
pressione sul direttore del festival e sui vertici rai, pretendendo l’esclusione dell’artista dal
palco dell’Ariston.

LA VIGILIA

A 48 ore dall’inizio del festival, l’Amministratore delegato Rai ha comunque risposto,
liberando il campo dalle polemiche: “La Rai lavora per superare gli stereotipi di genere”,
entrando anche nel merito di Junior Cally: “Il suo brano non si presta a contestazioni”.

Forse le domande da farsi sono: perché i giovani ascoltano questo artista? Perché la sua
musica, attraverso smartphone, pc, auricolari, speaker e bloutooh è come un piatto di
maccheroni sulle tavole degli Italiani?

LE PRIME DUE SERATE

Il festival di Sanremo 2020 inizia dopo le molteplici discussioni, battendo però tutti i record di
ascolti. Non è stato semplice accendere il motore, ma il caro Amadeus con astuzia, insieme
alle sue vallette parla solo di donne, usa il superlativo “bellissima” in ogni sua presentazione
dal palco, lasciando spazio al contributo di Achille Lauro che, grazie ai suoi outfits diventa in
un attimo l’idolo delle femministe italiane.

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Superate le critiche a testa alta, dopo un paio d’ore di trasmissione, migliaia di ragazzi sul
web si scatenano sulla gestione delle tempistiche tv. In un momento storico dove la musica
corre velocissima, non si comprende come i vertici RAI non abbiano calcolato che una
trasmissione che nel 2020 dura la bellezza di sei lunghissime ore, praticamente un turno di
lavoro, possa diventare un tantino prolissa e noiosa.

Gia dalla seconda puntata l’aria è tesa, Fiorello arriva a pensare di abbandonare la barracca
dopo un botta e risposta con Tiziano Ferro, presente in tutte le puntate:

          “Ama è l’una, volemo fa’ qualcosa domani? Hashtag #fiorellostattezitto”.

MORGAN E BUGO: UN VERO E PROPRIO “DISSING”

Arriviamo forse alla puntata più interessante, la puntata delle cover, dove ogni artista ha la
possibilità di arrangiare brani storici della musica italiana ma qualcosa non va secondo i
piani. Morgan non è contento dell’esibizione del compare Bugo, forse a causa di faccende
del passato, discorsi irrisolti tra discografici, manager e artisti. Lo show nonostante tutto

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continua, il dio denaro e la fama sembrano essere più importanti di qualsiasi altra cosa.

Nessuno inizialmente immagina cosa sia successo ma molti addetti ai lavori parlano di liti
dietro le quinte tra i due. Il penultimo giorno, quello che doveva essere dedicato alla finale
dei giovani, Morgan ruba la scena; modifica il testo della canzone in gara, insulta Bugo che
interrompe la performance e abbandona il palco, oscurando così tutta l’attenzione sulle
esibizioni dei giovani.

Da quel momento in poi si parla solo del caso Morgan – Bugo. Succede quello che nessuno si
aspettava, un vero e proprio “dissing” in diretta tv. Il cosiddetto “dissing” usato nella musica
rap, tra artisti, un termine di slang afroamericano derivante dalla parola disrespecting
(mancare di rispetto).

LA FINALE

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La fatidica finale del Festival di Sanremo 2020 prende finalmente il via; tutta Italia aspetta il
vincitore. Tra un’ esibizione e l’altra, tra una battuta di Fiorello e un’altra, si esibiscono tutti i
concorrenti, molto più velocemente delle sere precedenti. L’ultima esibizione inizia alle
00:30, Amadeus comunica la classifica fino al quarto posto. Da lì in poi succede di tutto.

Fiorello inizia un monologo divertente, sulla trap e l’uso dell’autotune, peccato che superi 50
minuti. Mentre tutti aspettavano il verdetto del vincitore, tra ospitate e premi consegnati a
più non posso, sul palco dell’Ariston entra in scena un gruppo Reggaeton, senza neanche
essere presentato, tanto che anche Fiorello in diretta Tv, con la voce fuoricampo esclama:
“ma ora chi sono questi!”.

Tra una pubblicità e l’altra, finalmente alle 2:30 viene decretato il vincitore; vince il giovane
Diodato, nonostante il giudizio popolare fosse tutto per Gabbani, peccato che un’ora prima
SKY Tg 24, infrangendo l’embargo, avesse già dato la notizia, svelando il nome del vincitore.

Insomma il Festival di Sanremo 2020 si è concluso tra migliaia di polemiche e record di
ascolti; non possiamo che augurarci che la prossima edizione si concentri sulla musica degli
artisti e non sullo sterile gossip.

LE PAGELLE di Andrea Marchetti Aka Keso

IRENE GRANDI 4 + Ormai sembra non far neanche più leva sul fattore milf. La Grandi non si
smuove (come tanti altri in gara) di un centimetro dalla sua zona di comfort, questo però nel
suo caso è una scelta che non premia. Si sente presentissima la mano di Vasco nel testo.

LE VIBRAZIONI 5 Unica nota positiva, Beppe Vessicchio alla direzione d’orchestra. Sia il
brano che la performance che lo accompagna risultano stantii è poco originali.

NIGIOTTI 3 Canzone pressappochista sulla quale non c’è tantissimo da dire nemmeno a
sforzarsi. Gran dispiacere per quello che è veramente un eccellente chitarrista.

JANNACCI 4 Performance completamente scialba, il cantante sembra voler copiare in
maniera macchinosa quello che era il carisma del padre ma evidentemente con scarsi

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risultati.

JUNIOR CALLY 3 Rap banale, concept già sentito e pluri abusato e arrangiamento musicale
copiato (tralasciando i discorsi sulla dubbia eticità artistica). Gli mettiamo 3 per regalargli 2
voti.

GIORDANA 5+ Performance senza infamia e senza lode per un’artista che alla sua prima
partecipazione a Sanremo Big non riesce mai a essere effettivamente ficcante o incisiva in
alcun modo (almeno non ha fatto brutte figure).

RIKI 3 Ultimo posto guadagnato con cognizione di causa. Non si capisce il perché della sua
presenza a una manifestazione del genere visto il tiro del pezzo e l’assoluta mancanza di
personalità (dovuta ovviamente all’inesperienza).

ELODIE 6 e 1/2 Non sono del tutto certo che Elodie abbia trovato a pieno una sua identità
artistica (il tocco di mahamood nel brano si avverte parecchio) tutta via le sue capacità
tecniche e uno degli arrangiamenti più particolari della gara fanno si che chiuda il Festival
con una performance positiva.

RITA PAVONE 6 In realtà il risultato finale sarebbe insufficiente ai miei occhi ma bisogna
comunque premiare il fatto che la “bimba” di 74 anni abbia dimostrato una bella grinta sul
palco dell’Ariston.

URSO 6 Nonostante il genere anacronistico il cantante lirico in gara al festival riesce a
proporre un brano gradevole e un’esecuzione accademica senza nessuna imperfezione di
fondo.

MASINI 7 Brano tecnicamente molto difficile eseguito tutte le sere in modo eccelso, che ha il
solo peccato di esssere un brano con un concept già pluri cavalcato, sia da Masini stesso che
in generale.

ZARRILLO 5 Come per tanti partecipanti del festival anche zarrillo la scelta di non spostarsi
per niente dal suo standard naturale non paga, infatti non riesce a essere minimamente

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incisivo all’interno della competizione ne in positivo ne in negativo.

LEVANTE 7 Il brano in alcuni punti ci ricorda qualcosa a livello strutturale (Diamond di
Rihanna?), comunque, il fatto di essere riuscita a stare al passo con un tipo di scrittura e di
interpretazione che non è
pienamente nelle sue corde in modo coerente E gradevole, fa guadagnare a Levante un
ottimo risultato.

BUGO E MORGAN NC Nonostante la squalifica i due resteranno nella storia con quello che è
EFFETTIVAMENTE il primo “dissing” sul palco di Sanremo. Al di là di tutto il pezzo dal tiro per
niente sanremese era forse uno dei concept più particolari e di rottura dell’intera
competizione.

ACHILLE LAURO 7 e 1/2 Bisogna riconoscere che Lauro e Boss doms sono riusciti a far
parlare tutti di loro, e questa è una nota encomiabile che va a compensare un pezzo non
fortissimo come quello presentato nella loro partecipazione precedente al festival.

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TOSCA 8 Finalmente torna in gara a Sanremo la classica canzone sanremese, scritta,
interpretata è composta con tutti i crismi per stare in questo contesto, ovviamente con tutti i
suoi limiti formali , è una nota di merito.

DIODATO 7 Indubbiamente un pezzo coerentissimo con gli standard della competizione.
Dopo due danni di “stravaganze” si rientra un attimo nei canoni. Anche Diodato come il suo
predecessore non vince grazie ai voti da casa ma grazie alla demoscopica.

GABBANI 8 Che possa far storcere il naso o meno, sicuramente Gabbani ha dato prova
un’altra volta di essere in grado di confezionare brani che volente o nolente in Italia riescono
a far breccia, e questo anche riuscendo a ampliare il suo repertorio.

RANCORE 8 Il rapper romano ha avuto ragione, è riuscito a imporre la sua “scrittura
complessa” all’interno del festival della canzone italiana portando a casa il premio come
miglior testo. Anche il concept del brano si solleva ampiamente dal piattume generale.

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PINGUINI TATTICI NUCLEARI 8 Arrangiamento barocco, buona intensità delle esibizioni,
qualche imprecisione vocale, ma sicuramente anche da outsiders i PTN riesco a far valere il
loro background costruito su i palchi di tutta Italia.

RAPAHEL GUALAZZI 8 e 1/2 Siamo tutti d’accordo che una samba non possa vincere il
festival della canzone italiana, ma confidiamo molto nel fatto che questo sarà uno dei brani
che avrà più futuro dopo il festival in radio e festività di vario genere.

PIERO PELU’ 8 e 1/2 Esibizione veramente “gigante” che riempie di grinta tutto quanto il
teatro, l’ex frontman dei Litfiba riesce a essere prepotentemente rock anche su una canzone
che potrebbe essere una sigla per cartoni animati. Bellissima energia.

ELETTRA LAMBORGHINI 4 Allo stupore di vederla in gara si aggiunge il fastidio nel vedere
quello che è effettivamente un buon pezzo appiattito da una performance scenica e canora di
basso livello.

ANASTASIO 6 e 1/2 Il pezzo in gara raccoglie pareri contrastanti, sopra ad un buono ed
energico arrangiamento musicale il rapper campano posa un testo che per certi versi sembra
un po’ parlarsi addosso, peccato perché nella serata delle cover quando performa “spalle al
muro” con la PFM ci fa ritrovare tutta la sua capacità di veicolare in modo sapiente rabbia e
contenuti.

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