Rigenerazioni urbane: l'Holland Green di OMA e Allies and Morrison a Londra

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Rigenerazioni urbane: l'Holland Green di OMA e Allies and Morrison a Londra
Rigenerazioni         urbane:
l’Holland Green di OMA e
Allies and Morrison a Londra
Londra non si ferma mai: a partire dal 24 novembre il
Commonwealth Institute, iconico edificio che dall’inizio degli
anni sessanta sorge nella benestante West London lungo la
commerciale Kensington High Street ai limiti dell’Holland
Park, diventerà infatti la nuova sede del Design Museum
allestita da John Pawson. Nelle aree che lo circondano sono
stati nel frattempo da poco completati i tre blocchi
residenziali di lusso firmati da OMA (tra l’altro recentemente
autori a Rotterdam della Timmerhuis) con Allies and Morrison.

L’operazione, che prende il nome di Holland Green, è stata
gestita dal developer immobiliare Stuart Lipton, che ha già
messo in vendita i primi appartamenti, e costituisce un
esempio, piuttosto raro per la capitale britannica, di
attivazione di un partenariato pubblico privato per cui la
realizzazione della nuova sede del museo diretto da Deyan
Sudjic, dopo la stipula di una convenzione che ha dato al
Design Museum l’utilizzo dell’ex Commonwealth Institute a
titolo gratuito per 375 anni, è parzialmente finanziata dalla
realizzazione delle vicine unità residenziali, per un costo
totale dell’investimento pari a 120 milioni di sterline, 55
dei quali destinati alla rifunzionalizzazione dell’ex
Commonwealth Institute.

Aperto il 6 novembre 1962, il Commonwealth Institute è un
edificio realizzato su progetto di RMJM per ospitare gli
uffici dell’istituto, un’area espositiva per una mostra
permanente sui paesi aderenti, eventi culturali temporanei e
una biblioteca. È caratterizzato da una dinamica copertura
costituita da cinque paraboloidi iperbolici rivestiti di fogli
di rame che gli ha guadagnato l’appellativo di “The tent” (“La
tenda”) ed è stata sostituita tra fine anni novanta e l’inizio
del nuovo millennio in occasione di un intervento di restauro.
Definitivamente dismesso nel 2002, è oggi un edificio tutelato
da Historic England (nuova denominazione dell’English
Heritage), che non ha reso facile l’approvazione di un
complesso progetto di trasformazione.

© Nick Gutteridge

Elaborato in seguito a un concorso di progettazione che
chiedeva la rifunzionalizzazione dell’edificio modernista,
minacciato anche di demolizione, e la contestuale
realizzazione di nuova edilizia residenziale di lusso, Holland
Green già nel 2009 ha subito una battuta d’arresto che ha
portato modifiche al progetto vincitore e ottenuto il via
libera definitivo nel 2010: l’allora English Heritage aveva
infatti messo in dubbio gli effetti di un’operazione che
avrebbe alterato eccessivamente l’interno e demolito un’ala di
un landmark urbano e modificato in modo sostanziale tutto
l’intorno. Per dare forza alla proposta (e aiutare a vincere
le non poche resistenze) nel processo progettuale era stato
anche coinvolto Roger Cunliffe, architetto che per RMJM aveva
seguito l’ideazione e la costruzione del Commonwealth
Institute.

Photogallery

© Nick Gutteridge

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© Hufton + Crow

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© Nick Gutteridge

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© Sebastian van Damme

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© Philip Vile

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© Sebastian van Damme

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Oscillante tra le richieste di privacy, chiusura e protezione
dettate dalla sua funzione residenziale e l’apertura al
pubblico e alla città imposta invece dalla funzione espositiva
e museale, Holland Green interviene sull’area dismessa
realizzando tre blocchi indipendenti di appartamenti di lusso
per un totale di quasi 40.000 mq (20.000 residenziali, 10.000
per il museo e il resto aree pubbliche).
Fra i pochissimi interventi di OMA completati nel Regno Unito,
inserisce 56 appartamenti di metrature differenti in strutture
ingegnerizzate da Arup che si collocano in un’area la cui
impostazione è dettata dalla giacenza del Commonwealth
Institute. Ruotato di 45° rispetto all’asse stradale e
affacciato posteriormente sull’Holland Park, ritaglia attorno
a sé tre spazi triangolari che sono stati occupati da
altrettanti edifici cubici a tetto piano uguali fra loro ma
dalle proporzioni differenti, ispirate, come spiega lo stesso
Reiner de Graaf, dalle matrioske russe. I fronti alternano un
pattern regolare e ortogonale, definito da file di finestre
alte e strette che emergono da una base di chiara pietra
calcarea, ad ampi vuoti, all’interno dei quali sono ricavati
aperture e terrazze, ai tipici volumi aggettanti dello studio
olandese che si protendono dalle facciate.

© OMA
© OMA
© OMA
© OMA

Gli appartamenti sono serviti da aree comuni posizionate negli
interrati, che mettono a disposizione dei facoltosi acquirenti
(i prezzi di vendita si aggirano sulle 4.000 sterline al metro
quadro) un cinema e una piscina privata con palestra e spa,
oltre a un parcheggio condiviso, ma con gli accessi separati,
con il vicino Design Museum.

Il progetto di OMA e Allies and Morrison non si limita
tuttavia alle nuove edificazioni, ma interviene anche
sull’involucro dell’ex Commonwealth Institute, dove, accanto
alla demolizione dell’ala uffici, ha sostituito la facciata
continua di pannelli di alluminio e vetro azzurro con una
nuova e più efficiente, rinforzato strutturalmente l’interno
per permettergli di supportare il peso del nuovo allestimento
di John Pawson e rivisto nuovamente la copertura.
Leggi anche: Com’è la sede della Fondazione Prada a Milano,
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