SUL CONDIZIONAMENTO OPERANTE

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SUL CONDIZIONAMENTO OPERANTE
RIEDUCAZIONE DEL CANE E TECNICHE DI
MODIFICA DEL COMPORTAMENTO BASATE
SUL CONDIZIONAMENTO OPERANTE

di Giovanni Padrone - Alla base di un buon equilibrio psichico del cane vi è un equilibrato periodo
di crescita nei primi tre mesi di vita del cucciolo durante il quale, prima attraverso la madre e poi
con l’aiuto del partner umano, egli impara a reagire in maniera corretta agli stimoli ambientali e
sociali. Tuttavia, esperienze fortemente negative successive a questo periodo, anche in età adulta,
possono causare nel cane dei traumi che se trascurati sfoceranno in fobie. Uno dei grandi problemi
che assillano i proprietari di cani è quanto avviene per mano umana la notte fra il 31 dicembre e l’1
gennaio con il fracasso provocato dallo scoppio di petardi e fuochi d’artificio che mandano in ansia
i nostri fedeli amici. Le cronache della notte di San Silvestro, dalla quale sono trascorse poche
settimane, ci narrano di alcuni morti e centinaia di feriti fra gli umani, ma soprattutto di centinaia di
animali d’affezione (cani, gatti, conigli, ecc.) morti per lo spavento. Sarebbe a questo punto logico
proibire su tutto il territorio nazionale l’uso di questi ammennicoli esplosivi, perché inutili e spesso
dannosi per la salute nostra e dei nostri animali. Dico questo, non perché mosso da uno spirito da
‘animalista oltranzista’, ma per la mia professione di educatore cinofilo che spesso mi vede nelle
vesti di rieducatore di cani affetti da fobie di vario genere, fra cui gli scoppi hanno una parte molto
importante. Per questa ragione ho aderito volentieri ad una iniziativa promossa da vari amici cinofili
professionisti, fra cui Valeria Rossi e Claudio Mangini, per raccogliere 50.000 firme al fine di
proporre una legge in Parlamento che ne vieti l’uso su tutto il territorio nazionale a Capodanno
(http://www.tipresentoilcane.com/2012/01/09/capodanno-di-terrore-cominciamo-subito-a-desensibilizzare-il-cane-e-a-
sensibilizzare-i-legislatori/).

Per i lettori di Cani Utili ho pensato di inserire su questo numero nella rubrica che mi compete un
articolo illustrativo di quelle tecniche che solitamente io ed altri educatori usiamo per il trattamento
delle fobie. Resta il fatto che quanto qui illustrato deve essere seguito da persona competente ed il
fai da te può essere pericoloso e creare maggiori problemi al cane. Onde per cui il mio consiglio è il
seguente: se vi trovate nella condizione di avere un cane con fobie acustiche o di altro genere,
chiedete l’aiuto ad un educatore cinofilo o, nei casi più gravi (quelli in cui sia necessario l’uso di
una terapia farmacologica in appoggio), di un veterinario comportamentalista. Ciò che qui viene
illustrato vi sarà d’aiuto per meglio comprendere ciò che si sta applicando.

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TEORIA DELL’APPRENDIMENTO OPERANTE

I cani come tutti gli animali agiscono per prove ed errori, principio basilare del condizionamento
operante. Secondo lo stesso la produzione di un certo comportamento si ripeterà qualora si ottenga

© Giovanni Padrone - 2012                                                                               Pagina 1
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l’effetto sperato (agendo da rinforzo al comportamento stesso), mentre si estinguerà se otterrà un
effetto neutro o nullo. Questa legge, formulata da Thorndike ancor prima di B. F. Skinner, è nota
come legge dell’azione/effetto: “Quando una azione prodotta porta ad un obiettivo ben determinato
ha maggiore probabilità di ripetersi se una situazione simile si ripete nel tempo. Ciò non avviene per
quelle azioni che hanno portato all’insoddisfazione del soggetto che le ha prodotte: in questo caso le
stesse tenderanno a scomparire di fronte a situazioni analoghe.” Ne è un classico esempio il box di
Skinner, una scatola con una linguetta esterna che premuta faceva cadere dei chicchi di mais: il
piccione, imparato questo, tornava ogni volta a spingere la linguetta per mangiare il mais. Aveva
usato esattamente la legge dell’azione/effetto.

Il rinforzo è lo stimolo che a seconda della sua presenza o meno permette la ripetizione o
l’estinzione di una azione. Tramite esso si può modellare o aumentare l’intensità dell’azione stessa
(modellando il comportamento si può rendere più preciso ciò che si chiede al cane).

Abbiamo quattro tipi di rinforzo:

    •   Cibo – Il più usato (ed a volte abusato) perché immediato. Si sfruttano i bisogni primari del
        cane (l’istinto di sopravvivenza) per rinforzare i comportamenti che gli si chiede di produrre.
    •   Pallina – Si sfrutta l’istinto di predazione del cane per ottenere gli stessi risultati del cibo.
        Molti cani considerano questo genere di rinforzo molto più importante del cibo stesso.
    •   Pezza – Si sfrutta l’istinto di competizione del cane tramite il combattimento amichevole.
        Anche in questo caso vi sono cani che preferiscono questo genere di ricompensa al cibo.
    •   Contatto sociale/Lode – Alcune azioni possono essere costruite e rinforzate anche solo
        accarezzando ed usando parole di lode nei confronti del cane.

I rinforzi possono essere positivi (come nei quattro casi elencati) o negativi, come nel caso in cui si
effettua una azione spiacevole (tirare le redini al cavallo a destra) per indurre l’animale a compiere
un determinato comportamento (andare a destra) che non appena viene prodotto causa l’immediata
eliminazione dell’azione spiacevole (il cavallo va a destra e si smette di tirare le redini).
Nell’apprendimento operante è prevista anche la punizione (positiva e negativa) che tuttavia ai fini
educativi e, soprattutto, quelli rieducativi del cane è controproducente e può provocare risposte
negative da parte del cane come manifestazioni di aggressività. La punizione è alla base dei metodi
addestrativi tradizionali basati sulla coercizione per indurre il cane a compiere una azione. Poiché si
tratta comunque di metodi irrispettosi della identità e soprattutto dell’intelligenza e della psicologia
del cane non è concepita nello svolgimento delle terapie che agiscono sulla modifica del
comportamento.

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TECNICHE DI ESTINZIONE BASATE SUL CONDIZIONAMENTO OPERANTE

Al condizionamento operante appartengono alcune tecniche che servono a ridurre ed estinguere
reazioni esacerbate agli stimoli facenti parti di patologie ansioso/depressive, come le fobie sociali o
quelle per gli scoppi, oltre al normale apprendimento che può essere utilizzato per il controllo del
cane in determinate patologie (come la sindrome IS/IA). Queste tecniche sono il
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CONTROCONDIZIONAMENTO,                   la    DESENSIBILIZZAZIONE,             l’ESTINZIONE     ed    il
FLOODING CONTROLLATO.

Desensibilizzazione

E’ una terapia che serve ad insegnare al cane a non reagire più ad uno o più stimoli fobogeni ai
quali risulta ipersensibile (es. spari, fuochi d’artificio, temporale, ecc.). La tecnica inizia
sottoponendo il cane allo stimolo con una intensità talmente debole da non causare nessuna rea-
zione da parte sua. Dopo diversi tentativi in cui il viene premiato, si aumenta lievemente l’intensità
dello stimolo e si ripete il tutto. Passando progressivamente a livelli di difficoltà sempre più alti si
insegna al cane a non reagire allo stimolo che prima gli causava reazioni eccessive. Ad esempio, mi
è capitato di dover lavorare con Lucky, un meticcio simil-labrador che per un petardo scoppiato a
breve distanza era diventato ipersensibile agli scoppi. Con la proprietaria abbiamo lavorato in modo
tale da fargli ascoltare dei piccoli scoppi da una notevole distanza e gradualmente, nel corso delle
settimane successive (2 mesi e mezzo), siamo arrivati ad appena 50 metri, senza che il cane
reagisse.

                                   Figura 1 – Desensibilizzazione agli scoppi

Si tratta di un processo lungo che richiede molto tempo (a volte mesi) per avere successo pieno. La
terapia è molto vantaggiosa, soprattutto se il cane è in grado di generalizzare (trasferire, cioè, la me-
desima mancanza di reazione a suoni analoghi); in caso contrario si rischia che il cane familiarizzi
solo con lo stimolo a cui è stato desensibilizzato, ma non guarisca completamente e, perciò, continui
ad avere reazioni negative con stimoli simili. Questo è un rischio concreto con suoni registrati anche
se molto fedelmente: il cane impara a non reagire, ma in presenza di un suono ‘naturale’ ha
comunque la stessa reazione di paura.

Nel caso di fobia sociale ci sono alcune possibilità: avvicinare il cane gradualmente e premiarlo ad
ogni passo in cui egli non ha alcuna reazione, oppure la persona stessa si avvicina gradualmente e
premia il cane (gettandogli dei bocconcini dalla distanza). Una terza via, che di solito io uso, è
quella di lasciare libero il cane in una stanza abbastanza ampia, lo stimolo fobogeno (la persona)
resta fermo seduto su una sedia o un divano senza guardare il cane. Getta dei bocconcini sempre più
vicino a se stesso fino a quando il cane arriva a mangiare dalle mani. Questo genere di attività può
richiedere da qualche giorno a qualche settimana. Tutto dipende dalla frequenza dell’iniziativa e
dalle capacità di apprendimento del cane.

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Estinzione

Quando un comportamento non viene rinforzato in alcun modo, questo scompare. Abbiamo,
dunque, una estinzione del comportamento stesso. A volte l’attenzione del proprietario può
costituire rinforzo (es. ordinare al cane di smettere di abbaiare senza insegnargli il significato di
quella azione, può rinforzare l’abbaio stesso). Va, comunque, detto che l’estinzione risulta essere il
metodo migliore per eliminare i comportamenti indesiderati: abbai e latrati incontrollati, richiesta
eccessiva di attenzione o cibo, ecc.

Il rischio principale che si corre con questa tecnica è di cedere talvolta alle richieste del cane, in
maniera tale che ci si trovi di fronte ad un rinforzo di significato superiore (bisogna assolutamente
evitare di gratificare nel tempo il comportamento sbagliato del cane): soprattutto quando il cane è
abituato a lavorare col rinforzo in addestramento, conosce bene la tecnica del rinforzo intermittente
(o discontinuo) e può, quindi, considerare l’attimo di debolezza del proprietario come una conferma
da parte del partner umano a ripetere quella azione che in realtà si voleva estinguere.

Immersione controllata (flooding)

La tecnica di immersione tradizionale consiste nel sottoporre l’animale ad uno stimolo fobogeno
fino alla scomparsa di ogni sua reazione. Il cane è bloccato o lasciato in uno spazio limitato,
comunque senza vie di fuga. L’intensità è quella massima. La tecnica finisce quando il cane, per
abituazione, non reagisce più allo stimolo che gli causava stress. Il grande rischio di questa terapia è
di portare il cane da uno stato di fobia ad uno depressivo (cioè risolvere un problema per trovarsi di
fronte ad un altro problema). Inoltre, spesso la reazione del cane è talmente violenta che lo si sottrae
allo stimolo prima dell’abituazione allo stimolo stesso. Per questo si preferisce utilizzare una forma
di immersione definita controllata, nella quale lo stimolo fobogeno è, appunto, controllato e
contenuto ad un livello in cui la reazione del cane sia inferiore. Successivamente si aumenta
l’intensità dello stimolo, come per la desensibilizzazione.

A questo modo si possono curare le paure e le fobie sociali, alle auto, ai rumori (ad esempio, se il
cane ha paura della confusione della gente, lo si lascia col proprietario ad una cinquantina di metri
da un folto gruppo di persone). Il proprietario non deve interagire, fingendo che il cane non sia
presente. Il cane, rassegnato, ad un certo punto si stenderà a terra. L’accortezza è di non togliere
troppo presto il cane dallo stimolo controllato per evitare la sensibilizzazione allo stesso (la fuga e
l’allontanamento precoce sono considerati dal cane un rinforzo del comportamento negativo).

Controcondizionamento

Si impedisce qualsiasi reazione negativa del cane mettendolo in condizione di incompatibilità con la
reazione indesiderata. Si coinvolge il cane in una attività per lui molto interessante e, al momento di
massima concentrazione, viene attivato lo stimolo che provoca il comportamento da eliminare. Si

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deve fare in modo che l’eccitazione per l’attività in corso soverchi la paura per lo stimolo stesso. Il
risultato può essere raggiunto in due modi:

Gioco: per eliminare la paura, si coinvolge il cane in un gioco che ne provochi una forte eccitazione
ed a quel punto si produce lo stimolo fobogeno;

Cibo: è possibile far mangiare il cane e generare lo stimolo ad inten-sità ridotta durante il pasto, in
modo tale da combinare controcondizionamento e desensibilizzazione. Il rischio che si corre con
questa tecnica è di ottenere un effetto opposto a quello desiderato qualora la reazione allo stimolo
negativo sia più intensa di quella che deve controcondizionare il cane: quest’ultima attività può
essere considerata dal cane come annunciatrice dello stimolo stesso e provocare una reazione
negativa ancora maggiore. Questo va evitato soprattutto se si intende estinguere il comportamento
attraverso l’uso del cibo, perché può indurre il cane al rifiuto del cibo stesso. Per evitare questo, si
utilizza una forma di controcondizionamento nella quale si inserisce una distrazione, uno stimolo,
cioè, che provochi l’interruzione di una sequenza comportamentale. Il cane si ferma per
identificarlo e ciò permette di ottenere l’attenzione del cane e proporgli una attività alternativa.

Ad esempio, il cane inizia una sequenza comportamentale. L’educatore schiocca le dita, chiama il
cane o emette un suono con la bocca (fischio, verso, ghigno, ecc.). La sequenza, in questo modo,
viene interrotta un attimo e l’educatore ne approfitta per proporre un gioco o un’altra attività
incompatibile con la sequenza che stava per svolgersi (il cane attiva l’istinto predatorio quando vede
una bicicletta in movimento. Al momento in cui passa un ciclista e ci si accorge che il cane sta per
scattare, si richiama il cane e, una volta seduto, lo si premia). La tecnica può essere applicata alle
medesime problematiche indicate per il controcondizionamento normale, estendendola a quelle
strumentalizzate (latrati inopportuni, rifiuto di cibo, ingestione di feci, inseguimenti, fughe durante
il richiamo). Il rischio principale, in questo caso, è il fatto che il cane si può abituare allo stimolo
distraente, per cui è d’uopo proporre qualcosa subito dopo la sua attivazione, altrimenti il cane a
poco a poco non reagisce più, riprendendo l’attività interrotta.

                                     Figura 2 – Controcondizionamento

© Giovanni Padrone - 2012                                                                      Pagina 5
UN ESEMPIO: LA FOBIA PER I TEMPORALI

In questo caso riporto una mia esperienza personale ed è un esempio di come spesso l’uscire dagli
schemi ed essere eclettici possa portare a risultati insperati. Teodora di Palazzo Manzoni è ospitata
da tre anni in casa nostra; è la madre di Opalino, uno dei nostri cani: entrambi sono levrieri della
razza whippet. Da quando è entrata nel nostro nucleo sociale misto (due umani e quattro cani)
Teodora ha saputo inserirsi, imparando dagli altri cani i ritmi e le dinamiche sociali. Nel nostro
gruppo non esiste competitività, a dimostrazione che con il dovuto criterio questa può essere esclusa
dal rapporto fra cani conviventi. Quando Teodora è arrivata a casa nostra aveva due problemi da
risolvere: il primo riguardava gli scooter e, con l’aiuto di qualche coinquilino, ho lavorato in
controcondizionamento e desensibilizzazione ed ora Dorys (questo il soprannome di Teodora) non
guarda nemmeno più le moto.

Il problema più grande, però, era un altro: una forte fobia per i temporali durante i quali iniziava a
tremare, agitarsi fino ad urinare sul pavimento. Questa situazione è presente in molti cani ed è di
difficile soluzione, poiché durante un temporale avvengono vari fenomeni che coinvolgono i sensi
dei cani. Infatti, non vi è solo il lampeggiare dei fulmini, il fragore del tuono, lo scrosciare della
pioggia o il fischiare del vento; durante il temporale avvengono altri due fenomeni per noi
impercettibili che il cane invece avverte molto bene: il cambio di pressione atmosferica e le scariche
elettrostatiche presenti nell’aria. E’ forse una delle fobie più difficili da risolvere proprio per il
coinvolgimento di tutte queste situazioni che se da un lato possono essere risolvibili con le tecniche
sopraindicate per quanto riguarda i rumori (solitamente si utilizza inizialmente un suono registrato
per poi trasferire l’esperienza al suono naturale), dall’altro lato non possono portare il cane a
tollerare le altre manifestazioni atmosferiche.

                   Figura 3 – La tolleranza al temporale è spesso un problema difficile da risolvere

Con Dorys ad un certo punto mi trovai in un vicolo cieco: nulla di quanto utilizzato nella norma
riusciva a risolvere la situazione. Finché ebbi l’idea di fare un’altra cosa che si rivelò un’idea
vincente: per eliminare i lampi chiusi le finestre, per coprire almeno in gran parte i rumori della
tempesta alzai il volume dello stereo usando un brano di musica classica rilassante (come ad
esempio il concerto n. 23 seconda parte di Mozart) prendere Teodora con me sul divano, confortarla
e giocarci insieme in modo da avere la sua attenzione tutta su di me. Ora, dopo diversi mesi in cui
abbiamo lavorato a questo modo (riducendo gradualmente il volume dello stereo) Teodora è
diventata abbastanza tollerante nei confronti dei temporali: certo ancora si gira ma non trema più né
produce minzioni emotive.

© Giovanni Padrone - 2012                                                                              Pagina 6
Dovessi trovare una similitudine con una delle tecniche summenzionate, molto probabilmente potrei
asserire che si tratta di una mia versione personalizzata del controcondizionamento, ma non è
esattamente controcondizionamento.

Concludendo, vorrei ribadire ancora una volta che il presente articolo serve solo a mostrare come io
opero in ambito comportamentale in presenza di fobie e che ciò che ho scritto può aiutarvi a
comprendere meglio le terapie comportamentali che vengono utilizzate sui vostri cani. NON
IMPROVVISATEVI EDUCATORI!!!

© Giovanni Padrone - 2012                                                                  Pagina 7
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