FashionClash autunno inverno 2019: Best of - GLOBElife
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Leggi l'articolo su beautynews FashionClash autunno inverno 2019: Best of L’edizione autunno inverno 2019 del FashionClash, l'undicesima, si è svolta a Maastricht ai primi di Novembre. Abbiamo avuto modo di apprezzare una serie inesauribile di talenti internazionali emergenti che hanno animato la città per tre giorni con sfilate, performances artistiche, dibattiti e mostre. Branko Popovic, Nawie Kuiper e Laurens Hamacher – i fondatori del FashionClash – ci hanno regalato ancora una volta una rassegna indimenticabile, che ha raggiunto il top assoluto nel presentare talenti inediti al mondo. Quest’anno il programma è stato diviso in cinque sezioni principali: la Next Gen, costituita da giovani designers innovativi che si sono diplomati negli ultimi due anni; la Clash Project, in cui designers e artisti hanno presentato i loro lavori non solo attraverso vestiti ma anche forme artistiche e alternative; la Body Alumni, a cui ha partecipato una selezione degli studenti che si sono diplomati quest’anno alla scuola di moda MAFAD di Maastricht; la Next Level, costituita da designers che si sono diplomati oltre due anni fa; ed infine la Partners & Awards, in cui si sono esibiti designers che hanno guadagnato la partecipazione al FashionClash vincendo premi durante settimane della moda o rassegne partners, come la Moda Lisboa e la Serbia Fashion Week. Segnaliamo in particolare alcuni talenti che ci hanno colpito e lasciato un segno indelebile tra i tanti visti in passerella. pagina 1 / 41
Fabio Bigondi Fabio Bigondi è originario di Bologna e ha studiato al Polimoda di Firenze, dove si è diplomato nel 2017. In seguito ha fatto uno stage ad Anversa da Walter van Beirendonck, che lo ha avvicinato al mondo del FashionClash. A Maastricht Fabio ha presentato la collezione con cui si è diplomato ma in versione upgrade, soprattutto dal punto di vista dei dettagli e degli accessori. Le sue creazioni rappresentano una sua interpretazione personale del concetto generale delle armi e del ruolo che occupano nella società attuale, mettendo a confronto culture apparentemente molto lontane tra loro in modo provocatorio, per poi individuarne punti comuni su alcune tematiche. Si è ispirato al mondo dello Yemen e del Medioriente, ma anche allo streetstyle e alla cultura afroamericana. La collezione infatti passa da colori molto scuri a toni brillanti e iridescenze – pagina 4 / 41
proponendo una visione delle armi prima come qualcosa di crudo e tenebroso e poi quasi come qualcosa di positivo con cui si possono salvare cose belle e persone. Fabio ci ha tenuto a precisare che questa non è la sua opinione in merito, ma che il suo scopo è stato proprio quello di ridicolizzare questa ipotesi. Ci hanno colpito molto i gioielli usati come accessori, creati tutti con una stampante 3D e utlizzando materiale biodegradabile. Fabio sogna di continuare con il suo brand e crediamo abbia le qualità per riuscirci. Annais Yucra Mancilla pagina 5 / 41
Annais Yucra Mancilla Annais Yucra Mancilla viene dal Perù ed è una donna indigena di terza generazione diventata attivista. La sua collezione Matriarcado parla della storia di Lina Medina, una bambina peruviana rimasta incinta a 5 anni negli anni ‘30, caso tuttora unico al mondo. Non hanno mai scoperto chi avesse compiuto questo atto immondo, anche se tutto lasciava pensare che fossero stati suo padre o suo zio. Lina è ancora viva e non consente quasi a nessuno di contattarla a causa della vergogna che ha provato e le conseguenze che quella gravidanza ha avuto sulla sua vita. Lina apparteneva alla comunità da dove viene anche la nonna di Annais, che vuole aprire un dibattito per capire cosa accadrebbe se una ragazza come Lina Medina dovesse rimanere incinta oggi. Nell’America Latina c'è ancora molto da fare su temi come l'aborto, l'uguaglianza e il genere – e col suo lavoro Annais vuole dare voce alle donne e a chi si sente escluso dalla società. In Perù i giovani non hanno il permesso di ricevere un'educazione sessuale e le donne possono abortire solo clandestinamente. Sua nonna ammirava tanto Lina e ha una storia altrettanto dolorosa. Suo padre l'ha venduta a 5 anni per pagare un debito ad una famiglia che l’ha costretta a fare lavori forzati e maltrattata fisicamente e psicologicamente. Anche se avesse provato a fuggire, non sarebbe mai potuta tornare in città perché si vergognava e sarebbe stata comunque venduta di nuovo da suo padre. Queste sono le storie che Annais vuole raccontare e cercare di lottare per tutte le donne di terza generazione come lei in America Latina. Gli stessi concetti che esprime attraverso i colori azzurro e rosa chiaro della sua collezione, ovvero gli stessi del movimento Non Toccare i Miei Figli, il cui scopo è di fare da controparte ai genitori cattolici che non consentono ai figli di ricevere un'educazione sessuale a scuola. Il viola è lo stesso del movimento femminista #NiUnaMenos in Perù, il verde è quello del movimento a favore dell’aborto in Argentina. Il cotone che ha utilizzato è stato colorato e trattato secondo le tradizioni delle donne della tribù di sua nonna e di Lina. pagina 6 / 41
Marie Lamberechts pagina 7 / 41
Marie Lamberechts pagina 8 / 41
Marie Lamberechts Con una collezione spettacolare, Marie Lamberechts ha voluto rappresentare una tribù di donne forti provenienti da tutto il mondo. Facendo studi approfonditi sui costumi, Marie ha scoperto che esistono paralleli tra costumi di nazioni diverse e voluto creare dei ponti di comunicazione ideali tra di loro, in opposizione alla chiusura del mondo attuale. Ha scelto i fiori come simbolo proprio perché crescono ovunque e appartengono a tutti e nessuno. La sua tribù parla anche del consumismo e contiene anche materie plastiche riciclate da una compagnia olandese e trasformate da lei in volants, che sembrano essere couture ma in realtà sono fatti di avanzi tessili e materiali naturali. Le crinoline sono state tessute dalla belga Lieve Lieckens con rami di salice. Inoltre Marie ha utilizzato perle vintage provenienti dalla Repubblica Ceca, ritagli di tessuto fatti col laser e ghirlande di fiori. Le spille delle tute sono degli anni '60 e '70, mentre i guanti sono ricamati e sembrano costosi pur essendo in realtà usa e getta. La collezione appare colorata e allegra, ma ha dietro una storia profonda e maestria nell’esecuzione. Il messaggio fondamentale che Marie vuole trasmettere è che abbiamo tutti molto più in comune di quanto pensiamo e non dovremmo avere paura di esprimerci liberamente. pagina 9 / 41
pagina 10 / 41
Teun pagina 11 / 41
pagina 12 / 41
Teun pagina 13 / 41
pagina 14 / 41
Teun Teun Seuren ha commosso il pubblico con una collezione tanto bella quanto immensamente speciale, quasi un ricamo di poesia che prende vita grazie a chi la indossa e al tempo stesso regala un’anima ai vestiti, che rimarranno impressi a lungo nella memoria di chi ha avuto la fortuna di essere in sala. Teun vuole dare un nuovo significato ai concetti di mascolinità e femminilità, per valorizzare un mondo che sia più diversificato ed equo. Si ribella alla repressione che tanti subiscono crescendo, alle regole sociali che definiscono cosa sia adatto ad un bambino e una bambina. Nel suo mondo non esistono differenze e gli uomini scelgono liberamente cosa indossare, esprimendo un messaggio di positività e celebrando la vita. Omosessualità, vulnerabilità e la manipolazione psicologica che spesso ne derivano sono temi che lo affascinano e lo frustrano, ma al tempo stesso lo motivano e spingono a creare. A livello stilistico, questi contrasti vengono espressi tramite colori, materiali, forme e sensibilità nel creare i capi. Oltre ai vestiti, Teun porta in passerella un mix di musica e performance, per offrire un’esperienza completa al suo pubblico. pagina 15 / 41
pagina 16 / 41
Angelo Castro & Belen Fusco Angelo Castro & Belen Fusco pagina 17 / 41
Angelo Castro & Belen Fusco pagina 18 / 41
La collezione di Angelo Castro (Venezuela) e Belen Fusco (Uruguay) parla della realtà politica attuale dell'America Latina – e in particolare del momento difficile che sta attraversando il Venezuela. Hanno voluto evocare la tristezza della gente e le loro emozioni, rappresentate dal contrasto tra colori forti e toni scuri, raccontando una storia che attraversa tanti stati d’animo quanti sono i colori della palette che utilizzano. Il loro scopo principale è quello di continuare a promuovere il concetto di sostenibilità e per Belen anche di far vedere al mondo che c’è tanto talento in Uruguay, sperando che l’industria della moda locale possa continuare a crescere. pagina 19 / 41
Garciabello pagina 20 / 41
pagina 21 / 41
Garciabello pagina 22 / 41
pagina 23 / 41
Garciabello La designer del brand Garciabello ha studiato all'Università di Buenos Aires e ora insegna moda lei stessa, pur essendo molto giovane. Con le sue collezioni vuole parlare della sua identità, le sue origini e dimostrare agli argentini in tutto il mondo che sono in grado di creare moda sostenibile e non solo usa e getta. Usa cotone biologico prodotto in Argentina da una cooperativa chiamata El Chaco e fa del zero waste il suo punto base, riutilizzando scarti tessili. Questi sono gli stessi concetti che insegna ai suoi studenti. Giuliana viene dalla Terra del Fuoco, dove fa molto freddo ma la gente ama camminare e cavalcare libera nei campi, che danno il nome alla sua collezione Campo e hanno ispirato la designer attraverso lo stile di abbigliamento tipico di quei luoghi. Il sogno di Giuliana è di insegnare alla prossime generazioni a creare in maniera sostenibile e non dimenticare di praticare sport, che insegna ai giovani la disciplina necessaria per raggiungere i propri obiettivi. In passato, ha già realizzato una collezione di abbigliamento sportivo mentre frequentava l'università. Lei stessa ha praticato sport a livello agonistico come nuotatrice e ginnasta – e lo sport e i suoi valori continuano ad ispirarla. Ebby Port pagina 24 / 41
Ebby Port Ebby Port Il nome della collezione di Ebby Port è Morbidezza Irritante e fa riferimento ad una morbidezza concettuale che è nuova per Ebby, conosciuta proprio per il suo stile tagliente. Questa volta ha scelto di usare gradazioni diverse di bianco invece di colori forti, perché anche il bianco in fondo è un colore, ma anche per mostrare un lato inedito di sé. I suoi abiti riflettono il suo animo attuale, dopo aver attraversato un momento molto difficile a livello personale. Non ha avuto paura di mostrare la sua vulnerabilità e farne invece la sua forza. Non ha più bisogno di combattere le sue insicurezze e trovato la pace interiore espressa dalle sue creazioni. Elementi chiave della collezione sono le stampe serigrafate e l'inchiostro sostenibile, che regge anche lavando i capi. Per Ebby sostenibilità significa principalmente creare senza sovrapproduzione e in piccole quantità, tenendo presente le richieste dei clienti e con un approccio realistico verso la situazione di un designer autonomo in pagina 25 / 41
crescita come lei. Ora sta lavorando su una collezione di abiti fatti di strati trasparenti con stampe a grana intera e inchiostro ausbrenner, una tecnica finita nel dimenticatoio ma bellissima. pagina 26 / 41
pagina 27 / 41
Roos Boshart Roos Boshart pagina 28 / 41
Roos Boshart Roos Boshart ha portato in passerella una collezione che non verrà dimenticata facilmente, specie perché completamente diversa da quello che tutti si aspettavano da lei, dopo il grande successo riscosso dalla sua collezione di fine corso conseguito pagina 29 / 41
alla Royal Academy dell’Aia l’anno scorso. Questa collezione esplora i confini del corpo umano, celebrandone la fisicità in diverse sfaccettature ed esprimendo i lati a volte contrastanti delle tante identità che ognuno di noi decide di rivelare. Ogni creazione diventa un'ode alla sensualità ed evidenzia l'istinto carnale dell'essere senza censure, con trasparenza ed eleganza. I capi sono fatti da strati di materiali diversi che diventano una seconda pelle sulle modelle e hanno provocato un turbinio in sala, dove tutti sono rimasti improvvisamente inchiodati alle sedie. Colore dominante è l’oro chiaro con tocchi di beige, caramello, rosa cipria e marrone scuro. Tutte le cinghie sono tinte a mano con tè biologico Melange inglese e la collezione è realizzata secondo il concetto di zero waste. pagina 30 / 41
Lipka pagina 31 / 41
Lipka pagina 32 / 41
Lipka Dana Lipka è tedesca, ha 22 anni e ha studiato moda alla MAFAD di Maastricht, diplomandosi la scorsa estate. Con la sua collezione di fine corso ha voluto esprimere la sua eredità famigliare in modo creativo. Cresciuta in una famiglia di sportivi, è stata costantemente circondata da atleti e ha voluto riproporre stili tipici degli anni '80 e inizio anni '90 in versione moderna. Sin da piccola ha studiato danza hip hop, trasportandone l’energia nelle sue creazioni, lavorando anche con ballerini hip hop in passerella e cercando di esprimere la positività di questa cultura alternativa. Per la collezione del suo brand LIPKA ha utilizzato vestiti sportivi usati da suo padre e suo nonno, dando loro una nuova vita. Questa ragazza ha tanto talento e ne sentiremo parlare. pagina 33 / 41
pagina 34 / 41
Mina Cvetinovi? pagina 35 / 41
Mina Cvetinovi? Mina Cvetinovi? pagina 36 / 41
Mina Czetinovi? ha partecipato al FashionClash da vincitrice della Serbia Fashion Week, portando in passerella una collezione di forte impatto chiamata appunto Potere di Scelta – creata da una femminista convinta come lei e destinata ad essere indossata da donne e uomini di carattere, indipendenti e intelligenti. Mina vuole promuovere il concetto di diversità nella moda, mettendo in evidenza le differenze che definiscono gli individui invece di voler cambiare la gente a tutti i costi. Tutti hanno il diritto di scegliere chi sono e come vogliono vestirsi. I capi multifunzionali sono un must per lei e diventano un modo per dare a chi li compra la libertà di scegliere come adeguarli alle proprie esigenze. Fonte d’ispirazione sono state le donne della sua famiglia, tutte aventi corpi e dimensioni diverse ma con uno stile simile. Il concetto fondamentale è proprio quello di trovare nuove soluzioni partendo da elementi di design di base. pagina 37 / 41
pagina 38 / 41
Berend Brus Berend Brus pagina 39 / 41
pagina 40 / 41
Berend Brus Berend Brus ha portato in passerella una collezione gender fluid raffinata e di grande bellezza. Diplomatosi alla Willem de Kooning di Rotterdam l’anno scorso, ha subito riscosso grandi consensi, rivelando un talento cristallino. La sua collezione parla della necessità di lottare per la libertà di espressione contro le norme sociali che ci vengono imposte e il concetto di famiglia tradizionale appoggiati dai governi che vogliono metterci in gabbia. Berend vuole incoraggiare la gente a ribellarsi a queste convenzioni ed avere il coraggio di scegliere liberamente cosa e chi vogliono essere. Vuole usare la creatività e la moda come strumenti di espressione, per aprire un dialogo. Se potesse cambierebbe radicalmente il modo in cui la gente si veste, ma realisticamente si rende conto che si tratta di un processo generazionale in evoluzione. Gran parte della pelle che ha usato per la collezione è riciclata da vecchi mobili di famiglia e gli abiti sono stati fatti con pezzi di tessuto ricavati da abiti di scarto dei suoi famigliari. Ci aspettiamo grandi cose da lui. Ecco i vincitori di questa edizione: Fashion Makes Sense Award 2019 (assegnato dal pubblico): Iris van Wees Fashion Makes Sense Award 2019 (assegnato dalla Giuria): Garciabello FASHIONCLASH Festival Talent Award 2019: TVDB (Tom Van der Borght) Chapeau Magazine Talent Award 2019 : Max Niereisel NextGen (assegnato dal pubblico): Chiron Floris Clash (assegnato dal pubblico): TVDB (Tom Van der Borght) Next Level (assegnato dal pubblico): TEUN (Teun Seuren) Body Alumni (assegnato dal pubblico): Michelle Cornelissen pagina 41 / 41 Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Puoi anche leggere