Renato Guttuso (Bagheria 1911 - Roma 1987) - UNITRE ...
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Renato Guttuso (Bagheria 1911 – Roma 1987) Renato Guttuso nel 1953 disegna, per il partito comunista, questo logo: falce e martello enormi su bandiera rossa, sfondo col tricolore. E’ stato il simbolo del P.C.I. per 38 anni. Comunisti sì, ma italiani: il senso era quello. L’eterno dialogo fra don Camillo e Peppone infatti Guttuso, da buon comunista italiano, ha anche affrescato la terza cappella del sacro Monte di Varese con la fuga in Egitto. Fig.2 Fuga in Egitto-Sacro Monte di Varese Fig.1 Simbolo del P.C.I.-1953 Il predominio della politica, prima e dopo la Seconda guerra mondiale, ha comportato la costrizione della figura di Fig.3-Brodsky-Stalin-1939 Renato Guttuso nel ruolo di uno dei maggiori pittori Simbolo del P.C.I.-1953 internazionali del socialismo reale, permeato di comunismo dottrinario. Alcuni suoi dati sembrano confermarlo: iscritto al P.C.I. dal 1940, dopo la guerra membro del comitato centrale, senatore, vincitore del premio Lenin. Tuttavia, l’amore e la libertà furono i veri movimenti dell’attività artistica di Guttuso, rivolta contro ogni tipo di violenza e di odio, contro cioè quei microbi mortali che il totalitarismo politico, da sempre e in ogni forma cerca di immettere in circolo nell’arte e dai quali nacque anche quell’arte politica applicata che è stata indicata come realismo socialista. Nel 1948 Stalin ne ribadì in senso dottrinario l’opportunità. In cui La funzione principale dell’arte era quella di avvicinare, l'espressione artistica, alla cultura delle classi proletarie e celebrare il progresso socialista. Ed è così che Brodsky celebra Stalin.(Fig.3) Fig.4-Guttuso-Autoritratto-1975 Ma ciò non riguarda Guttuso. In realtà la sua opera di pittore ha preso forma dal confronto personale con l’epoca in cui è vissuto, col proprio senso morale dell’esistenza e le proprie pulsioni artistiche, confronto in cui anche il dato politico trovava la sua collocazione. Ma non solo. La storia della pittura di Guttuso comincia da questa “Fuga dall’Etna” durante un’eruzione che è stata definita la “Guernica siciliana”. Dove tutti fuggono terrorizzati fregandosene, incuranti degli altri. Qui Guttuso riesce a innalzare ad apocalisse perfino un evento geologico come l’eruzione vulcanica e se in alcuni tratti il tono assume valenze grottesche, in altri sembra dominato da un sentimento di sconfitta. Il tutto affogato nei colori che più accesi non si può. Questo è il suo realismo sociale. Fig.5-Fuga dall’Etna-1938-GAM-Roma 1
Guttuso era siciliano, cresciuto nei pressi di Palermo a Bagheria, dove era nato nel 1911, in condizioni modeste, ma non misere, foglio di un agrimensore, un geometra di terreni, nella cui casa pittura e poesia non erano sconosciute. Apparteneva insomma a quella piccola borghesia in crescita che, attraverso la sua storia specifica, aveva plasmato quella caratteristica umanità che hanno descritto in modo insuperabile Giovanni Verga, Elio Vittorini, Leonardo Sciascia. E che lui sembra rispecchiare nei ritratti dei genitori. Fig.6-Ritratto del padre, il Cavalier Gioacchino Guttuso-Agrimensore-1930 Fig.7-Ritratto della madre, Giuseppina d’Amico-1940 Fino al diploma, nel 1930, Guttuso frequentò il liceo a Palermo, dipingeva nel tempo libero e trovava in biblioteca alcuni testi che lo avrebbero avviato alla conoscenza dell’arte, sia classica che moderna. Ammirava come ammirerà per tutta la vita Caravaggio, Van Gogh, Ingres, David, Cezanne, Picasso e tanti altri che citerà continuamente nelle sue opere. Ma non frequentò mai alcuna scuola accademica. Fig.7-Ritratto di Graziella-1930-Villa Cattolica-Bagheria Ma sin da giovane era attratto dalle raffigurazioni popolari dei carretti siciliani, infatti molti pittori di carretti erano ancora attivi in quel periodo a Bagheria. E proprio da quest’incontro con l’arte popolare, ingenua e barocca Guttuso apprese l’idea costante di un’arte rappresentativa di un’epica proletaria e contadina. Fig.8-Carretti a Bagheria-1956 Ciò che da allora lui si portò dietro nella sua vita di pittore fu l’attenzione ai gusti figurativi del popolo e al suo profondo senso della realtà. Tale attenzione mantenne vivo in lui il sogno di un grande affresco popolare di storie e di eventi, l’idea di un’arte che avrebbe dovuto essere il corrispettivo colto della mitologia popolare proprio delle scene che decoravano i carretti siciliani. Ed eccolo allora il suo carretto siciliano con cavoli decorato con un popolo con le bandiere rosse in un sol dell’avvenire, ma che al momento forse erano cavoli amari. Fig.9-Carretto con Cavoli (Carretto siciliano con i funerali di Togliatti)1973 2
“Io amo la pittura quindi amo anche quella degli altri, quella dei carretti siciliani come quella dei grandi artisti del passato, che sono fonte per me di ispirazione e ragionamento” diceva Guttuso e continuava: “copiare è sempre stato il mio punto di partenza. Copiare per indagare per intromettermi in un processo non mio, per scoprire movimenti e rapporti noti solo al pittore, impossibili da decifrare con la sola contemplazione. Se intervengo durante una copia, con una variante, questa è tutta mia, non riguarda modificazioni formali, ma intromissioni”. Non sorprende quindi che Caravaggio, affermando che “In pittura il valentuomo è uno che sappi dipingere bene e imitare bene le cose naturali”, sia da Guttuso il più amato, copiato e il più ricollocato. Ed ecco allora che il ragazzo di Caravaggio viene ricollocato in una diversa atmosfera accanto ad una stiratrice. Guttuso riprende lo stesso urlo del ragazzo di Merisi e lo colloca nella odierna realtà domestica della donna, fatta di camice da stirare in un ciclo che è infinito e frustrante come possono essere le faccende domestiche. Frustrazione da urlo, lo stesso urlo tante volte ripreso anche da Edvard Munch. Fig.10-Michelangelo Merisi da Caravaggio- Martirio di san Matteo- 1601-Chiesa di San Luigi dei Francesi-Roma Fig.11-Guttuso-La stiratrice e il ragazzo di Caravaggio-1974 3
La ricerca del realismo porta inevitabilmente Guttuso a confrontarsi con Goya. Il grande artista spagnolo costituisce per Guttuso il modello per interpretare e rappresentare il sangue e la violenza umana. E scrive “Goya, è il primo che dipinse il supplizio moderno della fucilazione e da quel tema seppe trarre un senso del terribile, che è il corrispettivo nel mondo moderno, di una crocifissione di Giotto”. Quel senso del terribile lo ritroviamo pienamente nella sua fucilazione in campagna del ‘38, dove il dramma della guerra civile spagnola e il barbaro assassinio di Garcia Lorca rimandano alla sua opera intrisa di rosso sangue. Fig.11-Goya-Il 3 maggio 1808- Prado-Madrid Fig.12-Guttuso-Fucilazione in campagna-1938 Il significato e il valore dei grandi pittori francesi dell’Ottocento derivano per Guttuso “dalla loro capacità di continuare, rinnovandoli, i valori del Rinascimento e deve essere colto studiando il legame profondo, la base democratica, individuando le fila che uniscono personalità tra loro diverse, se non opposte”. Per lui sono una catena di giganti da David a Cézanne. Fig.13-David-Bonaparte valica le Alpi al Gran S. Bernardo- 1801-Malamison Fig.14-Cézanne-Monte Sainte- Fig.15-David-Morte di Mrata-1793-Musées des Beaux Victoire -1892/95 Arts-Bruxelles Fig.16-Guttuso-Dal Marat di David-1962 David che aveva compiuto il primo gesto, secondo Guttuso, nella storia dell’arte che dal presente cita il tema del martirio, indicando ai contemporanei un eroe contemporaneo come Marat. “Non più le frecce di S. Sebastiano o la ruota di Santa Caterina, dice, ma la bagnarola e il lenzuolo insanguinato del cittadino Marat.” (Fig.15 e 16) E Géricault che con la zattera della Medusa, opera entrata a pieno titolo nell’immaginario di Guttuso, in cui è rappresentata una Francia alla deriva su di una zattera, fondendo un fatto di cronaca con l’allegoria, raccontando così un’avventura di morte in cui addensava un giudizio sul suo presente. (Fig.17 e 18) Fig.17-Géricault-La zattera della Medusa-1819-Louvre-Paris Fig.18-Guttuso-La Zattera della Medusa-1962 4
Fino ad arrivare alla pittura di Cézanne, punto cruciale della riflessione di Guttuso in quanto “primo testo della nuova pittura, vera grammatica dell’arte moderna”. Guttuso sa bene che su Cézanne, e in particolare sulla sua eredità artistica si gioca la legittimazione e l’inizio dell’arte moderna e contemporanea. Fig.19-Cézanne-Mele e arance-1899-Musée d’Orsay-Paris Fig.20-Guttusp-Cesto di frutta con drappo-1984 Di grande interesse sono infine le composizioni nelle quali Guttuso saggia la comunicabilità, il legame, dei linguaggi dei suoi autori preferiti, verificando sul capo quanto questi autori abbiano rinnovato la pittura: una catena di giganti che va da Van Gogh a Picasso. Guttuso ci suggerisce in questo modo che si può pensare secondo pittura. Fig.21-Guttuso- Sole e orecchio di Van Gogh, Seurat,Cézanne, Picasso-1966 Video e musica suggeriti: https://youtu.be/ztBJ3CMgkqA 5
Puoi anche leggere