Acqua, sapone e superfici minime - SISSA PER LA SCUOLA - Un gioco matematico per le scuole medie

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Acqua, sapone e superfici minime - SISSA PER LA SCUOLA - Un gioco matematico per le scuole medie
SISSA PER
LA SCUOLA

Acqua, sapone e
superfici minime

  Un gioco matematico
  per le scuole medie
Acqua, sapone e superfici minime - SISSA PER LA SCUOLA - Un gioco matematico per le scuole medie
Titolo: Acqua, sapone e superfici minime
Area: Matematica
Tipo di attività: Gioco
A chi è rivolta: Ragazzi delle elementari (a seconda dell’età si può rimodulare la fase di discussione)
Durata media: 30-45 minuti

Obiettivi: Suscitare la curiosità dei ragazzi nei confronti di un problema concreto e portarli a porsi delle do-
mande e a compiere delle osservazioni. Dare un esempio di fenomeno fisico che può essere studiato tramite
modelli matematici.

Competenze necessarie agli studenti: Nessuna specifica competenza è strettamente necessaria. Nella pri-
ma fase di discussione potrebbe essere utile che i ragazzi sappiano leggere e scrivere
Competenze necessarie all’insegnante: Nessuna specifica competenza

Materiali:
• Nella prima fase può servire materiale per scrivere: lavagna o cartelloni;
• Contenitori per l’acqua saponata (si consiglia almeno 20 cm di altezza e 15cm di larghezza e profondità);
• Sapone per i piatti;
• Sagome di filo di ferro (quello usato per il giardinaggio va benissimo).

Il numero di contenitori e di sagome dipende da quanto è numerosa la classe. si consiglia un contenitore ogni
5-7 ragazzi al massimo.

Che cosa si vuole investigare/competenze sviluppate:

Questa attività è costituita da una prima fase di discussione e da una seconda operativa dove si creano e os-
servano le superfici di acqua saponata. La prima fase non è indispensabile ed è più adatta ai ragazzi più grandi
(IV-V elementare).
Gli obiettivi possono essere:

•   Interrogarsi su che cosa sia la matematica: matematica non è (solo) fare delle operazioni, ma studiare dei
    problemi, che possono avere natura geometrica, aritmetica, provenire da osservazioni fisiche o altro;
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•     Spiegare l’idea matematica di superficie;
•     Spiegare il concetto di minimo;
•     Suscitare curiosità e sviluppare la capacità di osservazione: giocare con le bolle di sapone è semplice e di-
      vertente. Si può portare il bambino a farsi delle domande: che forma assumerà la bolla di sapone? Perchè?
      Perchè quando due bolle si attaccano si formano delle pareti piatte?

                                                     Istruzioni
    1. Preparazione della soluzione di sapone

Si consiglia di preparare la soluzione in anticipo, in modo che al momento di usarla non ci sia schiuma sulla su-
perficie. Per questo tipo di attività non è necessario che la soluzione sia molto densa; delle dosi approsimative
potrebbero essere 1 parte di sapone e 4 di acqua, ma il gioco funziona anche con soluzioni più diluite. I conte-
nitori devono essere abbastanza grandi e abbastanza pieni, in modo che tutti i contorni che si usano possano
venire immersi completamente nella soluzione.

2. Preparazione dei contorni

Possiamo immergere in acqua e sapone qualsiasi forma riusciamo a costruire con il fil di ferro. Ricordarsi sempre
di lasciare anche un pezzo di filo per tenere in mano e immergere la struttura. In allegato trovate alcuni contorni
interessanti che possono essere preparati (il cubo, il tetraedro, i due cerchi, l’elica, il nodo, il tendone).

3. Prima parte: discussione

Si può introdurre l’attività in vari modi, anche in base all’età e alle esigenze della classe. Ecco alcuni spunti:

•     Si può chiedere ai ragazzi (magari divisi a gruppi) di raccogliere parole e idee che hanno a che fare con la ma-
      tematica e/o azioni che compie una persona che fa matematica. Leggendo insieme le parole trovate si può
      dividerle in azioni (studiare, leggere, scrivere...), strumenti (operazioni, righello, matita...), concetti (numeri,
      figure, problemi...) o altre categorie che potrebbero essere necessarie. Il ragionamento deve essere portato
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sull’idea che quello che fa un matematico è studiare dei problemi, cercare delle risposte a delle domande
    usando un particolare linguaggio che è la matematica.
• In alternativa si può partire con la domanda “cosa centrano le bolle di sapone con la matematica?”. Le ri-
    sposte dei ragazzi saranno varie e fantasiose. La vostra risposta sarà che la superficie assunta dall’acqua e
    sapone è la soluzione del seguente problema matematico: “Trovare tra tutte le possibili superfici che hanno
    il contorno che abbiamo costruito con il fil di ferro, quella con area minima, più piccola”. E’ un’occasione per
    spiegare 3 concetti molto importanti: superficie, area e minimalità. (Vedi allegato e punto successivo)
• Per una discussione un po’ più tecnica, si può partire dal concetto di minimo che in matematica (e in parti-
    colare in calcolo delle variazioni) è un concetto molto importante. Bisogna spiegare che quando si parla di
    minimo si deve sempre avere in chiaro che cosa stiamo minimizzando e in quale spazio stiamo minimizzando
    (vedi allegato). Può essere utile, prima di passare al problema delle superfici minime, fare un esempio sem-
    plice: qual è la linea più corta che congiunge due punti? E se devo congiungerne tre?

4. Seconda parte: gioco

Con davanti la bacinella d’acqua e sapone e i contorni di fil di ferro, si spiega ai ragazzi quello che si sta per fare.
Immergendo un contorno nella soluzione, si formerà una pellicola di sapone che assumerà una forma particolare.
Perchè proprio quella e non un’altra? La matematica spiega che la forma assunta è quella con area minore tra
tutte le superfici che hanno il bordo che stiamo per immergere nella soluzione. Per questo motivo i matematici
chiamano queste superfici “superfici minime”.

Comincia il gioco. I ragazzi possono scegliere il contorno che preferiscono e provare a vedere cosa succede.
Si può suggerire alcune domande/problemi:
• Immergendo uno stesso contorno viene sempre la stessa superficie? (La risposta è quasi sempre sì...da un
    punto di vista puramente matematico, potrebbero comparire diverse soluzioni e inoltre nella pratica quello
    che si vede può dipendere anche da come si immerge il filo e da altri fattori. Di sicuro ci sono delle superfici
    che ritornano più di una volta)
• Provare a pensare a che superficie verrà prima di immergere il filo. É facile indovinare?
• Se si formano diverse bolle, come si appoggiano l’una all’altra? (Risposta: formando un piano, se sono due,
    formando angoli di 120 gradi se sono tre)

Come illustrato nell’allegato, alcune delle superfici che è possibile ottenere hanno un “nome proprio” o delle
particolari caratteristiche, che potrebbe essere curioso spiegare a i ragazzi.
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ALLEGATO 1: Il concetto di minimo
In matematica, e in particolare in quel ramo che si chiama Calcolo delle variazioni, esistono molti problemi che
possone essere formulati nei seguenti termini: trovare l’elemento tra tutti quelli ammissibili, che rendono minima
(o massima) una certa quantità. Facciamo degli esempi tratti dalla vita concreta:

•   Trovare il percorso che collega la casa con la scuola che rende minimo il tempo impiegato per percorrerlo;
•   Trovare la strada per raggiungere una certa città che renda minima la benzina necessaria;
•   Acquistare il vestito più bello possibile tra tutti quelli che costano meno di 100 euro.

E tanti altri esempi che possono venirci in mente. I due elementi più importanti nel formulare questi problemi
sono:

•   La quantità che si sta minimizzando (che in matematica si chiama funzionale) , come il tempo o il costo della
    benzina;
•   L’insieme in cui cercare le possibili soluzioni, come tutte le possibili strade che possiamo effettivamente
    percorrere (un percorso che dovesse attraversare un muro non sarebbe accettabile!!) o i vestiti che sono in
    vendita nel negozio in cui siamo.

Chiarita l’importanza di questi due concetti, si può presentare un primo esempio matematico: se consideriamo
due punti, qual è la linea di lunghezza minore possibile che li congiunge? In questo caso la quantità da mini-
mizzare è la lunghezza e le possibili soluzioni sono tutte le linee che possiamo tracciare partendo dal primo
punto e arrivando nel secondo. La soluzione del problema di minimo è chiaramente il segmento.
Un problema un po’ più complicato è come si fa a unire i tre vertici di un triangolo equilatero con delle linee la
cui lunghezza complessiva sia la minore possibile? (In termini pratici: come si fa a costruire delle strade che
uniscano la casa, la scuola e il parco usando meno cemento possibile?) E i quattro vertici di un quadrato?
Le soluzioni sono mostrate in figura e sono l’equivalente monodimensionale di quello che vedremo immergen-
do in acqua e sapone il cubo e il tetraedro!
ALLEGATO 2: Il problema di Plateau

Il problema di Plateau è il seguente: presa una curva chiusa nello spazio, trovare la superficie con area minima
tra tutte quelle che hanno come bordo la curva data.

Questo problema prende il nome dal fisico belga Joseph Plateau (1801-1883) che lo studiò. Plateau si accorse
che le “lamine di sapone” che si osservavano immergendo dei contorni di fil di ferro in acqua saponata sono
delle soluzioni del problema sopra formulato.

Il motivo di questo fatto è da ricercare nelle proprietà fisiche dell’acqua saponata, ma per avere un’idea intuitiva
di cosa significhi superficie minima, possiamo pensare al seguente esempio. Supponiamo di avere un telaio di
forma, per esempio quadrata, e di tendere una tela, come quella di un quadro. La tela si disporrà su un piano,
perchè qualsiasi altro modo di disporla necessiterebbe di più tela. In effetti le superfici minime che si formano in
corrispondenza di controni piatti, sono tutte contenute in dei piani. É un po’ più difficile immaginare che cosa si
forma quando il contorno non è piatto ma per questo, come ci insegna Plateau, può essere utile giocare con
acqua e sapone!
ALLEGATO 3: Alcuni contorni

Il cubo: Costruite con il fil di ferro lo scheletro di un cubo. Immergendolo si formerà una superficie quadrata
al centro collegata con gli otto vertici del cubo. È l’equivalente tridimensionale della soluzione del problema di
unire quattro punti con linee di lunghezza complessiva più piccola possibile. Non è semplicissimo ottenere la
figura descritta, spesso il sapone coprirà solo alcune facce e si disporrà in modo diverso, ma con un po’ di
pazienaza e tentativi si riesce!

Il tetraedro: Costruite con il fil di ferro lo scheletro di un tetraedro. Immergendolo si formeranno dei piani che
si uniscono al centro del tetraedro formando angoli di 120 gradi. È l’equivalente del problema di unire tre punti
con linee di lunghezza complessiva più piccola possibile. Questa figura è molto più facile da ottenere e più
stabile rispetto a quella col cubo!

L’elica: Costruite una struttura a elica. La superficie minima che vedrete apparire si chiama elicoide e assomi-
glia a una scala a chiocciola.

Il doppio cerchio: Costruite una sagoma avvolgendo il filo due volte e poi chiudendo le estremità come in fi-
gura. Una delle possibili superfici che otterrete si chiama nastro di Moebius ed è una superficie non orientabile.
Cosa significa? Prendete una striscia di carta lunga e stretta e c
oloratene le facce in modo diverso. Ora incollate tra loro i due lati corti, compiendo prima una torsione, in modo
che angoli opposti coincidano. Se ora fate scorrere la superficie sotto il vostro dito, passerete da una faccia
all’altra senza soluzione di continuità: le due facce non sono più distinguibili e questo è quello che determina la
non orientabilità del nastro di Moebius.

Il nodo: Costruite una sagoma come se fosse un nodo. Una delle possibili superfici che otterrete si chiama
nastro di Moebius ed è una superficie non orientabile. Cosa significa? Prendete una striscia di carta lunga e
stretta e coloratene le facce in modo diverso. Ora incollate tra loro i due lati corti, compiendo prima una torsio-
ne, in modo che angoli opposti coincidano. Se ora fate scorrere la superficie sotto il vostro dito, passerete da
una faccia all’altra senza soluzione di continuità: le due facce non sono più distinguibili e questo è quello che
determina la non orientabilità del nastro di Moebius.

Il tendone: Costruite una forma il cui bordo sia ondulato, come quello in figura. La superficie minima che com-
pare assomiglia a quella di alcuni tendoni, di alcune tensostrutture. In effetti in alcuni contesti di ingegneria o
architettura, il concetto di superficie minima è associato a proprietà di stabilità.
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