SCENARIO DIABETOLOGIA - RASSEGNA STAMPA - 11 gennaio 2019 - Value Relations

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SCENARIO DIABETOLOGIA - RASSEGNA STAMPA - 11 gennaio 2019 - Value Relations
RASSEGNA STAMPA
SCENARIO DIABETOLOGIA

      Aggiornamento
     11 gennaio 2019
Sommario
TESTATA                 TITOLO                                            DATA

                        Bevande ‘diet’: promosse, ma con riserva,
ILFARMACISTAONLINE.IT                                                     07/01/2019
                        dalle evidenze scientifiche

                        Diabete giovanile. La chiave per l’autogestione
ILFARMACISTAONLINE.IT                                                     07/01/2019
                        è nelle funzioni esecutive del cervello

                        Gravidanza, dieta ed esercizio possono
ANSA                                                                      08/01/2019
                        prevenire diabete

                        Da cuore a diabete, dieta mediterranea la
ANSA                                                                      09/01/2019
                        migliore al mondo

                        Farmaci: USA, aziende sotto pressione per
ADNKRONOS SALUTE                                                          10/01/2019
                        aumento prezzi insulina
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07 GEN - Le bibite e i cibi che al posto delle zucchero contengono dolcificanti ipocalorici o
del tutto privi di calorie non sono mai stati ufficialmente inseriti nelle raccomandazioni delle
linee guida nell’ambito di un regime alimentare ipocalorico, perché mancano evidenze
scientifiche di una loro sicura utilità, ma soprattutto perché non sono ancora chiari i loro
potenziali effetti nocivi sulla salute.

Dell’argomento si occupa con l’inizio del nuovo anno un articolo di revisione e metanalisi di
Ingrid Toews (nstitute for Evidence in Medicine per la Cochrane Germany Foundation,
Università di Friburgo, Germania) e Joerg J. Meerpohl (Centre of Epidemiological and
Statistical Research, Sorbonne Paris Cité, Inserm/Université Paris Descartes, Cochrane
France,) pubblicato sul BMJ e corredato di editoriale di Vasanti Malik (Dipartimento di
nutrizione, Harvard T. H. Chan School of Public Health, Usa). L’articolo, che ha preso in
esame 56 studio di intervento e osservazionali, è lo studio più approfondito sull’argomento
mai pubblicato finora e costituisce la base di una futura linea guida dell’OMS proprio sull’uso
delle bevande ‘diet’.

Analizzando gli studi di intervento che hanno confrontato l’assunzione di dolcificanti artificiali
o quella di zucchero, dalla revisione emerge che tra gli adulti i dolcificanti determinano dei
modesti miglioramenti nell’indice di massa corporea e della glicemia a digiuno, mentre tra i
bambini si assiste addirittura ad un modesto aumento dell’indice di massa corporea ‘z score’
(IMC ‘z score’), anche se non ad un aumento di peso.

Anche i risultati degli studi di coorte prospettici sono non univoci. La maggior parte di questi
studi riportano associazioni positive tra assunzione di dolcificanti (in particolare di quelli
contenuti nelle bibite), aumento di peso e rischio di patologie cardiometaboliche. Un risultato
però questo –avvertono gli autori - che può essere gravato da una serie di bias.
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Non è invece emersa alcuna associazione tra assunzione di bevande dietetiche e
cardiopatia ischemica. Al contrario, l’assunzione di bevande zuccherate è risultata associata
positivamente al rischio di diabete e di coronaropatia, suggerendo quindi un beneficio
potenziale dal sostituire questo tipo di bevande con quelle con dolcificanti artificiali. Anche gli
studi più solidi da un punto di vista qualitativo e statistico condotti finora (quelli de Ruyter e
colleghi e di Ebbeling e colleghi) provano che sostituire le bevande zuccherate con
alternative ‘diet’ riduca il peso nei bambini e negli adolescenti dopo un anno di follow-up.

L’editorialista sottolinea tuttavia la necessità di condurre studi su un campione di
popolazione più ampio e di maggior durata, prima che l’impiego delle bevande ‘diet’ possa
essere ufficialmente consigliato nelle linee guida. “Comprendere gli effetti potenziali delle
bevande con dolcificanti artificiali – afferma Malik - è particolarmente importante anche
rispetto alle politiche di riduzione dell’assunzione dello zucchero (sugar tax ed etichettatura);
questo potrebbe condurre alla riformulazione dei prodotti e ad incrementare l’uso delle
bevande con dolcificanti artificiali”.

L’editorialista conclude che , stando ai risultati dei grandi studi di coorte di lunga durata e dei
trial di buona qualità che utilizzano come comparator lo zucchero, l’impiego di bevande ‘diet’,
al posto di quelle zuccherate potrebbero rappresentare un’utile strategia per ridurre il rischio
cardiometabolico tra i forti consumatori. Anche se l’obiettivo finale dovrebbe restare quello di
convertirli non alle bevande ‘diet’ ma all’acqua. La più sana delle bevande.

http://www.ilfarmacistaonline.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=69660
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07 GEN - (Reuters Health) – Secondo un gruppo di ricercatori olandesi, nei giovani con
diabete di tipo 1, un profilo cognitivo caratterizzato da un basso livello di funzioni esecutive –
quindi, sostanzialmente, da scarsa autonomia – è associato a un peggior controllo glicemico
nel tempo.

“Una valutazione di routine delle funzioni esecutive nei giovani con diabete di tipo 1 potrebbe
aiutare a ottimizzare il passaggio dalla responsabilità condivisa o genitoriale a quella dei
giovani pazienti e aiutare a raggiungere il controllo glicemico ottimale nel difficile periodo
dell’adolescenza”, osserva Anne Vloemans del VU University Medical Center ad Amsterdam,
autrice principale dello studio che ha fatto emergere questa correlazione.

Lo studio . Lo studio ha coinvolto 174 giovani con diabete di tipo 1. I ragazzi – la metà dei
quali erano maschi – sono stati seguiti per quattro anni.
L’età media all’esordio del diabete era di circa sei anni. Al basale, l’età media era di circa 12
anni e l’HbA1c medio era del 7,93%.
Il T score medio su un test somministrato ai genitori della funzione esecutiva globale era di
49,26.

Il 5,8% dei partecipanti ha avuto punteggi considerati clinicamente elevati (65 o più, con
punteggi più alti che indicavano un numero più elevato di problemi). La maggior parte dei
genitori ha completato il questionario sulla responsabilità della famiglia nella gestione del
diabete ogni anno nel corso del follow-up.

I risultati. Come riportato da Diabetes Care, nel complesso i problemi legati allo
svolgimento delle funzioni esecutive sono stati associati in modo significativo a un più alto
livello di HbA1c nel tempo. Di contro, problemi di funzioni esecutive associati a una minore
responsabilità dei giovani, o a una maggiore responsabilità genitoriale, si sono
significativamente associati a un migliore controllo glicemico nel tempo.
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Solo l’età ha moderato significativamente la relazione tra problemi nelle funzioni esecutive,
responsabilità condivisa e controllo glicemico.
La responsabilità condivisa non ha significativamente influenzato l’associazione tra difficoltà
nelle funzioni esecutive e livelli HbA1c in età più avanzata.

I commenti. “Il diabete di tipo 1 presenta ai pazienti un insieme di responsabilità globali
che si realizzano lungo uno spettro ampio e diversificato – osserva Joshua D. Miller, direttore
sanitario di Diabetes Care, diabetologo e paziente con diabete di tipo 1 – Auto-monitoraggio
degli zuccheri nel sangue, assunzione di insulina, prescrizioni periodiche, trattamento
dell’ipoglicemia, pianificazione e partecipazione agli appuntamenti medici. I membri del team
diabetologico dovrebbero prestare particolare attenzione alle funzioni esecutive mentre
valutano le capacità dei pazienti di gestire con successo il proprio diabete”

Fonte: Diabetes Care 2018

http://www.ilfarmacistaonline.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=69671
ANSA                                                                   Data: 08/01/2019

Gravidanza, dieta ed esercizio possono prevenire diabete
Migliori trattamenti legati a fattori rischio individuali
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(ANSA)- ROMA, 8 GEN - Dieta sana ed esercizio fisico, per quanto siano buone abitudini a cui non
rinunciare in gravidanza, possono non prevenire il diabete gestazionale. Insomma, potrebbe essere
il momento di riconsiderare il consiglio convenzionale per prevenire questo tipo di problema: limitare
l'aumento di peso e aumentare l'attività fisica. Lo rileva uno studio della Louisiana State University,
pubblicato su Cell Metabolism. "Prevenire il diabete gestazionale non è così semplice come ridurre
l'aumento di peso - evidenzia Jasper Most, autore principale dello studio - potrebbe richiedere
approcci individualizzati basati sui fattori di rischio di ciascuna persona". Alcune donne possono
sviluppare il diabete gestazionale perché il pancreas non si adatta adeguatamente alla produzione
di insulina aggiuntiva per soddisfare l'aumento della domanda in gravidanza, altre perché i loro
muscoli e fegati diventano più resistenti all'insulina. Lo studio, della durata di 5 anni, ha esaminato
62 donne obese in gravidanza, nove delle quali hanno sviluppato il diabete gestazionale. E' emerso
che i principali fattori di rischio, come il grasso in eccesso e la resistenza all'insulina, erano evidenti
all'inizio della gravidanza. Le donne che sviluppavano il diabete gestazionale tendevano a pesare di
più, dai quattro chili e mezzo ai quindici, e avevano più grasso corporeo. Non solo: avevano anche
più parenti con diabete, livelli di glicemia a digiuno significativamente più elevati e una maggiore
prevalenza di prediabete. Secondo gli studiosi i risultati non implicano che le donne in gravidanza
non mangino sano e siano fisicamente attive, ma sottolineano la necessità di capire meglio il modo
in cui si sviluppa il diabete gestazionale nelle donne con obesità. (ANSA).
ANSA                                                                   Data: 09/01/2019

Da cuore a diabete,dieta mediterranea la migliore al mondo
Supera nuove DASH e flexitariana. Coldiretti, risposta a bollini
ROMA
(ANSA) - ROMA, 9 GEN - Dimenticate i regimi alimentari dai nomi esotici come DASH, flexitariana o
chetogenica: la dieta migliore del mondo è quella mediterranea. E' questo il risultato di uno studio
condotto dal sito statunitense US News & World Report, specializzato nella redazione di classifiche
e consigli per i consumatori. "E' sentire comune che le persone che vivono nei Paesi che si
affacciano sul Mediterraneo vivono meglio e si ammalano meno di tumore e di problemi
cardiovascolari della maggior parte degli americani. Il 'non sorprendente segreto' è in uno stile di
vita attivo, nel controllo del peso e in una dieta povera di carni rosse, zuccheri e grassi saturi e ricca
di frutta e verdura, frutta secca e cibi salutari", si legge sul sito. Il nuovo riconoscimento rappresenta,
sottolinea la Coldiretti, una risposta ai bollini allarmistici che alcuni Paesi stanno applicando su
diversi alimenti della dieta mediterranea sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. "Un
marchio infamante che favorisce i prodotti artificiali e colpisce già oggi ingiustamente le confezioni di
olio extravergine Made in Italy, il prodotto simbolo della dieta mediterranea" che, precisa
l'organizzazione agricola, "ha vinto la sfida tra 41 diversi regimi alimentari alternativi con un
punteggio di 4,2 su 5 grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute, tra cui
perdita e controllo del peso, salute del cuore e del sistema nervoso, prevenzione del cancro e delle
malattie croniche, prevenzione e controllo del diabete". Al secondo posto della classifica la dieta
DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), molto in voga negli Usa, basata sull'aumento del
consumo di potassio, calcio, fibre e proteine con invece un minimo utilizzo del sale da cucina. Sul
terzo gradino, la flexitariana, adottata da molte celebrità e basata su una dieta di fondo vegetariana
ma, appunto, flessibile: prevede infatti un consumo anche se contenuto e misurato di proteine
animali: "puoi essere vegetariano per la maggior parte del tempo, ma farti un hamburger o una
bistecca quando il bisogno preme", spiega il sito statunitense. Ma nessuna delle due guida alcuna
delle sette sottocategorie di cui si compone il sondaggio, che vanno dagli effetti positivi su cuore e
diabete, alla capacità di far perdere peso, fino alla facilità di preparazione. E anche "se non c'è 'una'
dieta mediterranea, perché i greci mangiano diversamente dagli italiani, che mangiano
diversamente da francesi e spagnoli", seguendo i dettami di questo regime alimentare "puoi anche
tenere il peso a bada evitando malattie croniche".(ANSA).
ADNKRONOS SALUTE                                                 Data: 10/01/2019

FARMACI: USA, AZIENDE SOTTO PRESSIONE PER AUMENTO PREZZI INSULINA =

    Roma, 10 gen. (AdnKronos Salute) - Produttori europei sotto accusa in
Usa per l'aumento dei prezzi dell'insulina nonostante la pressione
politica, mentre i diabetici alzano la voce e si appellano ai
legislatori. A 'fotografare' la situazione è il 'Financial Times':
Sanofi ha aumentato il prezzo dei suoi tre principali brand di
insulina tra il 4,4% e il 5,2% la scorsa settimana, mentre Novo
Nordisk ha rivisto il prezzo dei suoi prodotti aumentandolo di poco
meno del 5% martedì. A seconda di dose e marca, i prezzi di listino
per i prodotti a base di insulina variano tra 300 e 400 dollari. E ha
fatto scalpore la vicenda del giovane Alec Smith-Holt, malato di
diabete, morto - secondo quanto riferito dalla madre - perché non
riusciva a coprire il costo delle dosi di insulina essenziali alla
propria sopravvivenza.

    Michael Rea, fondatore e amministratore delegato di RX Savings
Solutions, che produce software che aiutano datori di lavoro e
assicuratori a ridurre la spesa per i farmaci con obbligo di
prescrizione medica, afferma che gli aumenti dei prezzi creano
"ulteriore stress finanziario su una popolazione di pazienti già
esausta". "I diabetici che hanno bisogno di insulina, in alcuni casi
per rimanere in vita, hanno ricevuto un duro colpo con gli ultimi
aumenti", ha testimoniato. Così le compagnie farmaceutiche subiscono
una pressione politica bipartisan: esponenti politici di entrambi gli
schieramenti - dal presidente Donald Trump alla senatrice Dem
Elizabeth Warren - si sono scagliati contro l'aumento dei prezzi dei
farmaci, che fanno salire i costi dell'assistenza sanitaria.

     Oltretutto Scott Gottlieb, commissario della Food and Drug
Administration, aveva dichiarato in dicembre che la "concorrenza
limitata" nel mercato dell'insulina ha mantenuto i prezzi
"artificialmente alti" e che, di conseguenza, alcuni pazienti hanno
razionato i farmaci mentre altri stavano morendo perché non erano in
gradi di permettersi questo medicinale. Il mercato è dominato da tre
produttori: Sanofi, Novo Nordisk ed Eli Lilly, ricorda il 'Financial
Times'.

   (Mal/AdnKronos Salute)

ISSN 2499 - 3492
10-GEN-19 17:57
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