Questioni di storia del pensiero scientifico - Storia e filosofia della Meccanica Quantistica

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Questioni di storia del pensiero scientifico - Storia e filosofia della Meccanica Quantistica
Pontificia Università Lateranense

                  Questioni di storia del
                   pensiero scientifico
           Storia e filosofia della Meccanica Quantistica

                                         Facoltà di Filosofia
                                            Corso 50668
                                       Docente: Flavia Marcacci

NB il materiale qui disponibile è a uso esclusivamente didattico e non per citazione. Non va in alcun
modo considerato come testo esaustivo del corso né come un’esposizione completa dei temi affrontati.
Questioni di storia del pensiero scientifico - Storia e filosofia della Meccanica Quantistica
I principi della
termodinamica
Parte 0

I precedenti storici della
     termodinamica

     …il calore può essere “ciò che dà caldo”?
Prime concezioni
sulla natura del calore: teoria dinamica
        contro teoria materiale
• Antichità: calore come “stato” o come “sostanza”
• Galilei: «Poichè dunque ad eccitare il caldo non basta la
  presenza degl’ignicoli, ma ci vuole il loro movimento ancora,
  quindi pare a me che non fosse se non con gran ragione detto il
  moto esser causa di calore» (Il Saggiatore)
• teoria dinamica del calore (basata sul movimento degli
  “ignicoli”): sostenuta, oltre che da Galilei, da Hooke, Boyle,
  Locke, Bacone, Keplero, Cartesio, Mariotte, Euler.
• Seconda metà del XVIII: l’opposizione dei chimici  Joseph
  Black (1728-1799) e la teoria “sostanziale” (o materiale) del
  calore: la capacità di assorbire il calore è una proprietà specifica
  delle sostanze e non dipende solo dal volume, dalla densità,
  dalla forma. Il calore ha una natura “sostanziale”, non può
  dipendere solo da corpuscoli.
• Lavoisier definisce “calorico” questa sostanza (cf. Bellone 2004, 103-109).
Tentativi di conciliazione

Laplace e Lavoiser, Mémoire sur la chaleur,
  all’Académie des Sciences, 1780:
       I fisici sono divisi sulla natura del calore. Molti fra loro lo considerano un fluido
       diffuso nell’intera natura e da cui i corpi sono più o meno penetrati, in ragione
       della loro temperatura e della loro disposizione particolare a conservarlo…
       altri fisici pensano che il calore non sia altro che il risultato dei movimenti
       insensibili delle molecole della materia… secondo i fisici di cui stiamo
       parlando, è questo il movimento interno a costituire il calore.

Dopodiché veniva richiamato un principio comune ad
entrambe le teorie:
    La quantità di calore libero rimane sempre la medesima nella semplice
    mescolanza dei corpi.

Infatti continua a valere la legge di conservazione della vis viva
(Leibniz), cioè che della quantità (½)mv2.
Il calorico
• Fluido elastico e senza peso
• Le sue particelle erano auto-repulsive: questa forza
  era in grado di controbilanciare l’attrazione
  gravitazionale evitando il collasso dei corpi in una
  massa solida omogenea (+ stabilità delle atmosfere).
• Fluido capace di penetrare nella materia e diffuso in
  essa.
• Problemi risolti: spiegazione della contrazione e
  dilatazione dei corpi e dei cambiamenti di stato.
Le teorie spiegate con il calorico
•   Cambiamenti di stato:
                                        Ghiaccio + calorico = acqua
                                      Acqua + calorico = vapor d’acqua

•   La densità della nube di calorico che circonda ogni atomo diminuisce in ragione di 1/rn (n>2).
    Ovvero più rapidamente dell’azione gravitazionale  l’azione del calorico è a breve raggio.
•   1730-50: esperimenti di Boerhaave e Fahrenheit su liquidi a diversa temperature tra loro
    mescolati:

                                          m1T1  m2T2
                                       T
                                           m1  m 2

J. Black e la chiarificazione di alcuni termini (basandosi sulla teoria materiale):

. capacità termica specifica quantità di energia utile a innalzare la temp. di 1°K un grammo
di materia
•Distinzione tra calore latente (= non osservabile per mezzo di termometri) e calore libero
(prodotto da particelle libere di muoversi con elevatissime velocità nello spazio tra le
molecole): la loro somma era il calore assoluto (modello a due discreti di Laplace).
•“temperatura” = intensità del calore (libero)
•calorico come quantità di calore
Il calorico in formule
  • Legge di conservazione                       m1T1  m2T2
                                              T
    (calorimetria elementare): il                 m1  m 2
    calore guadagnato da un
    corpo è uguale al calore
    perduto dall’altro corpo.                   Q1   Q2  0

Contenuto di calore del corpo                           T2
                                       Q(T )  Q(T0 )   c(T )dT
                                                        T1

    dove c(T) è la capacità
                                        c(T )  c(T0 )   Li (T  Ti )
    termica, T0 una qualsiasi
    temperatura standard e L è
    il calore latente.                                       i

NB: quantità di calore = prodotto della massa per la temperatura     Q  m t
Leggi macroscopiche
                    dei gas perfetti
• Legge di Boyle Mariotte: in prima approssimazione il prodotto tra la
  pressione e il volume di un campione di gas è costante quando è costante
  la temperatura. PV=k.
• Gas perfetto: segue la legge di Boyle-Mariotte
• Legge di Charles-Gay Lussac, dove γ0 è pari a 1/273 (coefficiente di
  dilatazione cubica dei gas a 0°C), a pressione costante:

                           Vt  V0 (1   0t )
 Per Vt0 t-273°C.

• Legge di Volta-Gay Lussac, a volume costante:

                              Pt  P0 (1   0t )
La trattazione di Laplace
•   Tra meccanicismo e probabilità.
•   Probabilità: la probabilità di un evento è il rapporto tra il numero di casi che gli
    sono favorevoli e il numero di tutti i casi possibili, quando nulla porta a
    credere che si debba verificare uno di essi piuttosto che altri, il che li rende per
    noi ugualmente possibili  uniformare fenomeni complessi a poche cause e
    leggi: l’approssimazione non è incertezza.
•   La conoscenza completamente determinata (sul modello dell’astronomia):
    allontanarsi dal falso per progredire verso il vero (fig. sotto).
•   Modello di Laplace per i gas: ogni molecole è un centro di irraggiamento e
    assorbimento. Essa è circondata da una atmosfera di calorico. Muovendosi tra
    le altre molecole, perde o attira particelle, in modo tale che il numero di
    particelle legate alla molecola resti costante nel tempo. Le particelle legate
    alle molecole sono il calorico latente, quelle libero il calorico libero. In questo
    modello agiscono forze newtoniane tra molecole ma anche forze a breve
    raggio d’azione tra molecole e particelle (cf. Bellone (2004), pp. 141-142) 
    distacco dal modello newtoniano e spiegazione di comportamenti
    macroscopici dei gas.
• Il calorico poteva appartenere allo stato “libero” o allo
  stato “latente” ( calorico assoluto)
• Il calorico assoluto era costante e dipendente dalla
  temperatura e dalla densità.
• Correlazione generale tra pressione, temperatura e
  densità di un fluido gassoso: P=iρT, con i dipendente dal
  fluido.
• Correlazione tra asserzioni probabilistiche e interazioni
  complesse entro sistemi caratterizzati da un grande
  numero di elementi.
• Raffinamento matematico di Poisson.
• PROBLEMI: come giustificare la costanza dei calori
  specifici in un fluido perfetto? Come giustificare
  l’equilibrio di temperatura in sistemi di dimensioni
  estremamente piccole ma con un numero elevatissimo di
  molecole?
• Difficoltà nell’applicare questo modello ai fenomeni di
  propagazione del calore: in questo caso esisteva sempre
  una direzione privilegiata dal caldo al freddo  non
  c’era simmetria rispetto al tempo.
Joseph Fourier
• Il calore non è riconducibile al moto
• Occorre “più” matematica: invenzione dei
  differenziali lineari
• La meccanica non può conservare il suo primato di
  modello per la spiegazione dei fenomeni fisici
• Equazione di Fourier:il calore si trasferisce in base
  alla “differenza” della temperatura T

                    Q
                        k  TdS
                    t      S
Fourier vs Laplace
• Meccanica e teoria del     •Ogni fenomeno è
  calore indipendenti ma
  unificate dalla            riconducibile alle leggi del
  matematica                 moto
• Non servono modelli di     •La probabilità è in grado
  interazioni meccaniche
  per il calore              di esprimere certezza
• Nei fenomeni inerenti al   •Servono modelli
  calore c’è una direzione
  nel tempo                  meccanici per il calore
• Nei fenomeni inerenti al
  moto non c’è direzione
  nel tempo
Esperimenti per la teoria dinamica
• 1798, Thompson e la trivella: «con una trivella svuotava grossi cilindri
  di metallo per farne bocche da cannone e, di quando in quando,
  misurava la temperatura del fondo, inizialmente a 17°, tramite un
  termometro inserito in un foro praticato nel corpo cilindrico. Dopo 360
  rotazioni della trivella, e dopo aver asportato dal fondo del tubo 837
  frammenti di materiale, la temperatura era salita a 54°; inoltre,
  immergendo il tubo nell’acqua e facendo lavorare la trivella in
  immersione, dopo due e mezza l’acqua cominciava a bollire. Se il calore
  fosse una sostanza racchiusa nei corpi, pensò Thompson, dopo un
  certo tempo che la estraiamo dovrebbe esaurirsi: gli esperimenti
  mostrano invece che tale scorta, nei corpi, è inesauribile!»*
• Davy (o Rumford?) e gli esperimenti sullo sfregamento del ghiaccio:
  l’attrito produce calore e il ghiaccio si scioglie**.

* Bacciarelli-Giustini (1988), pp. 40-41.
** Elkana (1977), pp. 107 ss.
Macchine termiche
•   Macchine di Erone e Filone per produrre lavoro meccanico
•   Macchina di Papin, collaboratore di Huygens (sec. XVII-XVIII) – fig. sotto
•   Il raffinamento di Savery e Newcomen
•   1764: Watt brevetta la macchina a vapore. Inizia la rivoluzione industriale.

                                                                      Bacciarelli -Giustini, p. 42
1803: battello a vapore
1829: prima locomotiva, la Rocket

                                    Macchina a vapore
                                    di Watt

                                    animazione
Il “caso” Sadi Carnot (1796-1832)
• Carnot anticipò di una quarantina d’anni risultati recepiti poi
  unanimamente tra gli scienziati. Non si sa perché i suoi scritti furono di
  così difficile reperimento (essendo morto di colera, i suoi beni forse
  vennero distrutti? Cf. Guillem (1997), p. 192).
• Rispetto ai suoi contemporanei, Carnot si mise a studiare il lavoro
  compiuto da una macchina in un intero ciclo.
• 1824, Réflexions sur la poissance motrice du feu et sur les machines propes
  à développer cette puissance (Riflessioni sulla potenza motrice del fuoco…):
  la potenza motrice ricavabile da un ciclo chiuso di operazioni era
  indipendente dalla sostanza impiegata nel ciclo: il lavoro ottenibile
  dipendeva unicamente dalla differenza di temperatura tra le due sorgenti
  a disposizione.
• La base teorica era la teoria del calorico, ovvero la teoria per cui il caldo
  passa come un flusso da un corpo ad un altro (es. svestizione paradossale,
  Guillem (1997), pp. 197-198). I cicli erano pensati reversibili (…si poteva
  eseguire, cioè, il percorso inverso).
Macchina di Carnot
• Macchina ideale: non c’è dissipazione e produce un
  rendimento massimo. Bisogna ridurre al minimo l’attrito del
  fluido nella macchina e non devono esserci dispersioni di
  calore; quindi si ipotizza la macchina costruita con materiali
  assolutamente non conduttori di calore.
• Un congegno a moto perpetuo: tutto il lavoro prodotto
  poteva essere riciclato in calore, e questo di nuovo in lavoro.
  All’infinito. Così il rendimento della macchina è pari al 100%.
• Lentezza estrema.
• Reversibilità: in termodinamica non è agevole far passare
  calore da un corpo freddo ad uno caldo!
Bacciarelli – Giustini (1988), p. 77
Conseguenze per Carnot
  • Nel ciclo “diretto” si ottiene una “potenza
    motrice” (puissance motrice = effetto utile che
    un motore è capace di produrre*) insieme ad
    un trasporto di calorico dal corpo caldo al
    corpo freddo.
  • Nel ciclo opposto si aveva un consumo di
    potenza motrice ed un trasporto di calorico
    dal corpo freddo al corpo caldo.

*Es. sollevamento di un peso.
Intanto…
• 1811, ipotesi di Avogadro: il numero di
  molecole a uguale pressione e temperatura è
  lo stesso in un dato volume per tutti i gas.
  Chimica, fisica, affinità.
• Clapeyron, 1834: diffonde le idee di Carnot ma
  le inquadra privandole di ogni riferimento al
  calorico.
L’equivalente meccanico del calore
• J. P. Joule (1818-1889): attorno ai 20 anni, si prefigge di
  ottenere motori elettromagnetici con rendimento superiore a
  quello dei motori a vapore.
• Trova che le macchine a vapore erano sempre preferibili.
  Restavano però dei dubbi sul rapporto tra calore ed elettricità.
• 1841, legge di Joule, che enuncia che il passaggio di una
  corrente in un conduttore genera calore.
• Le obiezioni “filosofiche” di Mayer (1842) e la connessione
  della variazione di temperatura con la caduta di un grave.
• 1843, equivalente meccanico del calore (oggi 1 cal = 4,186
  joule): contro il calorico.
• In seguito alle obiezioni di Majer, Joule (1845) abbandona
  l’idea dell’elettricità mediatrice tra lavoro meccanico e calore
  e si concentra sul rapporto tra calore e lavoro meccanico
  (figura seguente). L’indifferenza accademica.
Bacciarelli – Giustini (1971), p. 46
Fin qui…
• Carnot: la produzione di potenza motrice nelle macchine a
  vapore è dovuta non ad un consumo reale di calorico, bensì al
  suo trasporto da un corpo caldo ad un corpo freddo…
  Secondo questo principio, la sola produzione di calore non è
  sufficiente a dare origine alla potenza meccanica, ma è
  necessario che ci sia anche del freddo. Quindi: 1) il calorico si
  conserva nella produzione di calore mediante macchine
  termiche; 2) la produzione del lavoro dipende soltanto dalla
  differenza di temperatura tra le due sorgenti.
• Joule: il calore è una forma di energia ed è determinabile il
  fattore di conversione.
Il principio di
        conservazione dell’energia
• Joule: quando la vis viva sembra distrutta, in realtà si
  produce una differenza in termini di calore.
• 1847, l’accordo di Thompson a Joule
• H. von Helmotz (18221-1894), 1847: la somma di
  forze vive e di tensione (= energia potenziale) è
  sempre costante.
• Ciò che si conserva è l’energia totale e non il calorico

                     1 2
                       mv  mgh
                     2
Come conciliare
      Carnot, Joule e Von Helmotz?

• 1850, R. Clausius: anziché parlare di
  “conservazione” del calorico nella teoria di
  Carnot, si parli soltanto di passaggio di calore
  da un corpo caldo ad uno freddo. Se questo
  passaggio avviene in un processo ciclico, si ha
  produzione di lavoro meccanico.
Nasce la termodinamica
Il “punto” di Clausius:
   1) c’è equivalenza tra calore e lavoro
   2) la generazione del lavoro dal calore avviene
   attraverso un processo ciclico, durante il
   quale, nel passaggio tra due livelli di
   temperatura, una parte di calore viene
   trasformata in lavoro e una parte passa nel
   corpo più freddo.
Parte I

 I principi della
termodinamica
La sintesi di Thompson
• Da Joule: quando quantità eguali di effetto
  meccanico vengono prodotte con qualsiasi mezzo a
  partire da sorgenti puramente termiche, oppure
  vanno perdute in effetti puramente termici, vengono
  distrutte o generate quantità eguali di calore.
• Da Carnot e Clausius: una macchina ideale (o di
  Carnot) è in grado di ottenere un effetto meccanico
  massimo da due sorgenti a due temperature date, a
  meno di una perdita in rendimento.
Primo principio della termodinamica
                                                          U = energia potenziale interna,
                                                          ovvero energia interna del sistema e
                                                          dipendente da due variabili (P e T, V

                             U  L
                                                          e P, V e T). Qui interessa solo la sua
                                                          variazione.

• L’energia fornita al/dal sistema sottoforma di lavoro
  adiabatico (ovvero il lavoro di un sistema termicamente
  isolato) resta costante, trasformandosi in variazione di energia
  interna. In sistemi non adiabatici bisogna considerare la legge
  di “conservazione” per la termodinamica sotto un’altra forma:

                            Q  L  U

   Dove Q indica una forma di energia, diversa dal lavoro, che viene
   scambiata tra sistema e ambiente: si tratta del “calore”.
Conseguenze
• Gli scambi energetici tra un sistema e un altro avvengono
  sempre con conversione, mai con distruzione o creazione,
  dell’energia. Nessuna frazione di energia può scomparire o
  nascere dal nulla. Mai.
• Non si possono costruire macchine che liberano più energia di
  quella che ricevono (moto perpetuo di 1° specie).
• Non vengono distinte le varie forme di energia: soltanto la
  loro “somma” si conserva.
• Il fattore di conversione dell’energia è quello trovato
  mediante le ricerche di Joule.

PROBLEMA: perché il calore preferisca una direzione precisa,
ovvero dal caldo al freddo? Perché, se resta rispettato il 1°
principio, non può avvenire l’inverso?
Il secondo principio della termodinamica
• 1° formulazione (lord Kelvin): è impossibile costruire una
  macchina a fuoco operante ciclicamente, che sia capace di
  convertire in lavoro meccanico “tutto” il calore assorbito da
  una sorgente a temperatura T1; una parte di tale calore,
  infatti, viene ceduto dalla macchina ad una seconda sorgente
  a temperatura inferiore T2 
• Non tutta l’energia termica è di tipo “utilizzabile”, ovvero tale
  da poter essere tutta convertita in calore
• 2° formulazione (Clausius): è impossibile costruire una
  macchina, operante ciclicamente, che sia capace di
  determinare, come effetto unico, il passaggio di una certa
  quantità di calore da un corpo a temperatura T2 ad un corpo a
  temperatura T1 più elevata.
Alcune conseguenze
• Già Carnot si era accorto che una macchina termica reale ha
  sempre un rendimento inferiore ad 1 (cioè inferiore al 100%,
  cioè si ha sempre una qualche perdita in rendimento).
• Dalla formula si evince che tale rendimento sarà tanto
  maggiore quanto maggiore sarà la differenza tra le
  temperature delle due sorgenti.

                                                           Per Carnot tanto maggiore è
                                           T2
                                      1                 la differenza tra T1 e T2,
                                                           tanto più il calore “fluisce”.
                                           T1

Nel caso di una macchina che funzioni ripercorrendo inversamente il ciclo ideale di
Carnot, si ottiene un “refrigeratore”: si sottrae calore dalla sorgente fredda mediante
lavoro, e lo si cede a quella più calda. In questo caso il rendimento sarà maggiore
quanto meno sarà la differenza tra T1 e T2.
…e soprattutto
• Non si possono costruire macchine che,
  estraendo calore da una sorgente fredda, la
  comunichino (contro Clausius) ad una
  sorgente più calda e da questa la convertano
  tutta, in qualche modo, in lavoro (moto
  perpetuo di 2° specie)
• Qualsiasi cambiamento, in un sistema, è
  sempre accompagnato da una diminuzione
  dell’energia utilizzabile.
Sintesi del I e II Principio
• L’energia totale si conserva (1°) ma la sua
  qualità cambia (2°).

• Tutte le volte che l’energia totale di un sistema
  passa ad una forma gerarchicamente inferiore,
  si ha l’immancabile trasformazione di una
  parte di questa energia totale in forme non
  utilizzabili.
L’entropia: ancora un po’ di storia
• Il calore era ormai immaginato come movimento, e non come
  “calorico”.
• Clausius (1857) cerca di dare una formulazione matematica
  del 2° principio. Nel caso di trasformazioni reversibili ottenne:

                 dQ              Trovata dopo aver constatato che in una

                 T 0
                                                                                         1 1
                                                                                            )
                                 trasformazione isoterma ci si trovava a lavorare
                                 con una enigmatica grandezza                       Q(
                                                                                         T2 T1

L’integrale rappresenta la “somma” di tutte le trasformazioni
infinitesime che avvengono in un processo ciclico. Nel caso di
trasformazioni non reversibili questo integrale deve essere sempre
positivo.
            Una specie di “principio di conservazione”.
                     Ma cos’era quel dQ/t?
L’effetto del calore tende sempre ad indebolire il legame tra le
molecole, facendo crescere in tal modo le loro reciproche distanze
medie. Per poter rappresentare matematicamente tutto ciò,
esprimeremo il grado di dispersione delle molecole di un corpo
introducendo una nuova grandezza, che chiameremo
disgregazione del corpo, per mezzo della quale potremo definire
l’effetto del calore semplicemente come una tendenza all’aumento
della disgregazione (Clausius, 1862)
Dalla disgregazione all’entropia
• Pur considerando questa “disgregazione”, era necessario
  trovare una legge in cui divenisse evidente l’entità della
  conservazione. In quest’ottica il 2° principio era interpretabile
  come un “principio di trasformazione”.
• La trasformazione dell’energia e la trasformazione della
  temperatura sono solo 2 aspetti dello stesso fenomeno: la
  VARIAZIONE DI ENTROPIA. Per diversi tipi di “energia” posso
  sommare le “entropie”.
• Clausius (1862) definisce come entropia (dal greco εν,
  “dentro”, e τροπή, “cambiamento”, “punto di svolta”) la
  funzione S tale che dS=dQ/T.

 Cercheremo di dare un nome appropriato ad S. Possiamo dire che S indica il contenuto di trasformazione del corpo, così
 come diciamo che la quantità U è il contenuto di calore e lavoro del corpo stesso. Tuttavia, poiché sono dell’opinione che i
 nomi di quantità di questo tipo – che sono così importanti per la scienza – debbano essere ricavati dai linguaggi degli antichi
 al fine di introdurli senza modificazioni nei linguaggi moderni, propongo di chiamare la grandezza S col nome di “entropia” del
 corpo, partendo dalla parola greca “e tropé” che significa trasformazione. Intenzionalmente ho formato il termine entropia in
 modo tale da renderlo il più simile possibile al termine “energìa”: infatti entrambe queste quantità sono così strettamente
 connesse l’una all’altra dal punto di vista del significato fisico che mi pare utile una certa analogia anche nei loro nomi.
 (Clausius)
• Le trasformazioni dell’energia e le
  trasformazioni della temperatura erano solo
  due aspetti dello stesso fenomeno: erano
  variazione di entropia.

• per diversi tipi di energia le “entropie” si
  potevano sommare. Ma in che modo? Qual
  era il risultato della loro somma?
Così Clausius otteneva una funzione S che andava ad indicare
una funzione di stato per il sistema capace di equivalere al 2°
principio. Otteneva così l’espressione riferita alla entropia di
un sistema al momento iniziale 0 e al momento finale

                        t
                       dQ
                St       S0
                     0
                        T

Entropia = funzione delle variabili che determinano lo
stato interno di un corpo, ovvero rapporto fra la quantità
di calore assorbita reversibilmente dall’ambiente in una
trasformazione elementare reversibile e la temperatura
assoluta del corpo durante la trasformazione stessa.
Conseguenze
• La variazione totale di entropia, associata ad una qualsiasi
  trasformazione termodinamica, è sempre positiva o nulla. Nel
  primo caso la trasformazione è non reversibile, nel secondo
  caso è reversibile.
• Una trasformazione spontanea avviene sempre in quella
  direzione che determina un aumento dell’entropia. La
  trasformazione finisce quando l’entropia raggiunge un
  massimo e il sistema è di nuovo in equilibrio.
• Si potrebbe dire che in una trasformazione termodinamica
  aumenta il grado di “irreversibilità”.

                          dStot  0
Principio di
       non conservazione dell’entropia
• Il nostro universo è imperfetto e non può che
  invecchiare: la sua esistenza è a scapito della vita e la
  sua destinazione è la “morte termica”
• È la vita la vera “sfida” alle leggi della natura
• Clausius e la tragedia di Krakatoa (26 agosto 1883):
  solo l’universo ne ha tratto beneficio…
• In quegli anni Freud cominciava a sostenere che lo
  scopo finale di tutte le forme di vita è la morte…
Nell’universo
• L’energia è costante
• L’entropia tende a un massimo
• L’energia utilizzabile tende a un minimo
                         =

     L’entropia  aumenta
     L’energia  resta costante
     L’energia utilizzabilediminuisce
Quale significato fisico?
• Applicando il 2° principio all’intero universo, allora l’intero
  universo “degrada”, si volge verso uno “stadio finale”
• Contemporaneamente dalla 1° legge si evince che l’energia di
  tutto l’universo è costante.
•  l’estensione dei due principi a tutti i fenomeni portava a
  connettere in maniera definitiva il principio di conservazione
  dell’energia con il principio della degradazione (o
  dissipazione).
•  il 1° principio era perfettamente in sintonia con la visione
  classica per cui l’intero universo è un meccanismo ad
  “orologeria”. Ma il 2°? Cosa comportava l’asimmetria,
  l’irreversibilità? Poteva davvero esistere una legge come
  quella dell’entropia?
PROBLEMI APERTI
• Quale legame c’è tra movimento e calore?
• Cosa significa fisicamente quella quantità
  dQ/T?
• Cosa realmente possiamo dire sulla posizione
  del parametro T in questa formula?

•  si andò a studiare la relazione tra T e la vis
  viva delle molecole in movimento in un gas
  perfetto.
Parte II

Teoria cinetica, probabilità,
      termodinamica
• 1738, Bernoulli già tentava di spiegare la relazione tra pressione e
  volume in termini di movimento molecolare (ipotesi cinetica,
  contro ipotesi statica). Ad esempio, la pressione esercitata da un
  gas sulle pareti del contenitore è data dagli urti delle molecole
  contro tali pareti. Deve dunque esserci una relazione tra la
  velocità delle molecole e la pressione (e dunque anche volume e
  temperatura) esercitata dal gas.
• Krönig (1856): associare ad ogni molecole un moto
  rappresentabile mediante probabilità (ovvero, i moti medi delle
  molecole finissero per avere un andamento fra loro simile, quindi
  regolare). Questo consentiva di trattare facilmente il gas con
  metodi statistici. Però Krönig attribuiva alle molecole solo il moto
  traslatorio. Clausius obietterà, dicendo che le molecole potevano
  avere anche un moto vibratorio e rotatorio.
Teoria cinetica e teoria termodinamica
• Maxwell (1860) inventa una teoria per coniugare il
  modello di Clausius con alcune evidenze
  sperimentali ancora inspiegabili e “gestire” il
  movimento delle singole particelle. Questa teoria è
  nota proprio come distribuzione di Maxwell.
• Clausius prende in considerazione il lavoro di
  Maxwell, pur criticandolo in molte sue parti.

   PROBLEMI APERTI: se le molecole si muovono a velocità tanto
  elevate, perché un gas mentre si diffonde è generalmente molto
                              lento?
La distribuzione di Maxwell

                                                                      http://zazzetti.altervista.org/?p=42
            Distribuzione delle velocità per diverse
            temperature. Le curve esprimono la
            probabilità di trovare ad una certa velocità una
            molecola del gas.

Simulazione di un gas ideale:
http://www.sas.upenn.edu/rappegroup/htdocs/Education/MB/MBjava.html
Il diavoletto di Maxwell
•   1866, Maxwell raffina il modello del 1860 sfruttando l’idea che le molecole si
    respingevano in modo inversamente proporzionale alla potenza ennesima (5°?)
    della distanza.
•   Era allora sempre più necessario chiarire il significato tra fisica e probabilità.
•   “Abbiamo visto che in un contenitore pieno d’aria le molecole ad una temperatura
    uniforme si muovono con velocità per nulla uniformi (..). Se noi concepiamo un
    essere le cui facoltà sono così acute che può seguire ogni molecola nel suo corso,
    questo essere, le cui caratteristiche sono essenzialmente finite come le nostre
    proprie, sarebbe capace di fare ciò che attualmente per noi è impossibile”. Questo
    essere potrebbe afferrare le molecole più veloci in A e mandarle in B aprendo un
    forellino; potrebbe anche afferrare le particelle lente in B e gettarle in A. “Egli
    accrescerebbe, senza spesa di lavoro, la temperatura di B e abbasserebbe quella di
    A, in contraddizione con la seconda legge della termodinamica” (Maxwell, 1871).

                                                                           Immagine da
                                                                           http://it.wikipedia.org/wik
                                                                           i/Diavoletto_di_Maxwell
Altre strade
• Le indagini di Rankine (1855) sui vortici molecolari
  contro la riesumazione di modelli epicurei-lucreziani.
• Riflessioni epistemologiche di Rankine: cosa
  distingue una teoria astratta da una teoria fisica?
  Nella prima non sempre i termini hanno significato
  reale, al contrario della seconda. Inoltre, le teorie
  astratte partono sempre da proposizioni semplici,
  mentre le teorie fisiche possono partire da
  proposizioni complesse  è necessario che concetti
  e formalizzazioni vadano usati con liceità in fisica.
La pista di Bolzmann

Nell’esperimento mentale di Maxwell sia il mescolamento
uniforme di molecole “calde” e molecole “fredde”, sia la
loro separazione netta in due recipienti distinti e
comunicanti sono eventi che possono verificarsi.
Senza scomodare il diavoletto, è un semplice effetto
probabilistico. Certo, pensare che per tante volte
consecutive si ripetono passaggi identici, è altamente
improbabile. Ma non impossibile.
Entropia e probabilità
 • L’entropia aumenta perché esprime la tendenza di un
   sistema a stabilirsi sulla sua conformazione
   corpuscolare (distribuzione molecolare) più
   probabile.
 • L’entropia è proporzionale alla probabilità dello
   svolgersi di un evento.

Bolzmann (1872) cerca di completare il lavoro di Maxwell, partendo dalla funzione f di distribuzione
delle velocità. Così dimostra che la distribuzione di Maxwell rappresenta il punto in cui un sistema si
ferma, poiché quando f(x, t+τ) è la distribuzione di Maxwell si ha

                                             f
                                                0
                                             t
• Probabilità di un evento: rapporto tra il
  numero dei casi favorevoli (cf) e il numero dei
  casi possibili (cp).
                                         cf
                                 p
                                         cp
  Frequenza relativa = rapporto tra il numero di volte che si è verificato un certo
  evento e il numero delle prove totale. Se le prove sono tendenti all’infinito, allora
  la frequenza relativa coincide con la probabilità.

  Nella fisica che deve produrre teorie non si ha mai a che fare con eventi singoli…
Formulazione probabilistica
                del 2° principio
• Un sistema termodinamico, formato da un numero elevato di
  individui, tende a raggiungere lo stato più probabile.

• I processi spontanei avvengono sempre in modo tale che
  l’entropia, o il disordine molecolare, o la probabilità
  termodinamica aumentino.

• L’entropia è la funzione che esprime il passaggio di un sistema
  da uno stato “ordinato” ad uno “disordinato”l’entropia
  indica il grado di disordine di un sistema.
Un altro approccio ai Principi della TDM (cf. Atkins 2010)
• Principio 0 e il concetto di temperatura: la temperatura e l’agitazione
  termica sono interdipendenti
• Principio I e la conservazione dell’energia: il calore/lavoro è un
  trasferimento di energia che sfrutta il movimento coordinato degli
  atomi dell’ambiente. Si basa sul fatto che l’energia si conserva. A ogni
  principio di conservazione corrisponde una simmetria (teorema di
  Noether): in questo caso tale simmetria è quella del tempo che scorre
  in modo uniforme.
• Principio II e aumento dell’entropia: deriva dallo studio delle
  macchine termiche e ha le formulazioni di Lord Kelvin e Clausius. I
  processi termici hanno un indirizzo nel tempo e un grado di
  irreversibilità.
• Energia libera e lavoro utilizzabile: è possibile calcolare l’energia di un
  sistema in espansione (energia di Helmotz), l’energia di Gibbs (nei
  processi a temperatura e pressione costanti, es. biochimica)
• «Principio III» e zero assoluto: non si tratta di un vero e proprio
  principio ma una precisazione, un approccio particolare alla TDM.
  Stabilisce l’irrangiungibilità dello 0 assoluto (0°K).
I quanti di Bolzmann
• Bolzmann dimostra la sua interpretazione probabilistica dei
  sistemi termodinamici mediante funzioni integrali (funzione
  E), dichiarando espressamente che tali integrali indicano
  sommatorie di successive condizioni in cui il sistema
  termodinamico si trova. In particolare Bolzmann va a studiare
  l’energia cinetica delle singole molecole del sistema in modo
  tale che essa possa avere solo valori multipli di una grandezza
  infinitesima. Durante una collisione il passaggio di energia
  cinetica tra le molecole avveniva sempre mediante quantità
  energetiche ben determinate, ovvero secondo una funzione
  discreta.
• Come coniugare energia e discreto?
Termini e concetti
•   Termodinamica: disciplina che studia le leggi con cui i corpi scambiano (cedono o
    ricevono) lavoro o calore con l’ambiente che ci circonda.
•   Temperatura: parametro che indica la distribuzione più probabile delle popolazioni di
    molecole fra gli stati permessi di un sistema all’equilibrio (Atkins 2010, 22)
•   Lavoro: prodotto di una forza per uno spostamento.
•   Gas perfetto o ideale: aeriforme che ubbidisce a determinate leggi (Boyle e Gay-Lussac)
    e con energia interna indipendente dal volume per qualunque valore della
    temperatura.
•   Gas reale: aeriforme fra le cui molecole operano forze di coesione e repulsione, oltre a
    quelle elastiche.
•   Calore specifico: quantità di calore che serve per variare di un grado la temperatura
    dell’unità di massa di un corpo a pressione costante o a volume costante.
•   Capacità termica: quantità di calore che serve per variare di un grado la temperatura di
    un corpo.
•   Entalpia: corrisponde al vecchio calore latente e si ottiene matematicamente, per via
    «artificiale»
•   Sistema termodinamico: qualsiasi porzione percettibile di materia, perfettamente
    distinguibile dall’ambiente esterno e il cui stato è caratterizzato dal valore di un certo
    numero di grandezze fisiche direttamente misurabili
•   Universo: sistema + ambiente, spesso assimilato a un bagno d’acqua mantenuto a
    temperatura costante
•   Sistema aperto/chiuso: se è possibile aggiungervi/sottravi energia-materia
•   Proprietà di un sistema: intensive se non dipendono dalla materia, estensive se da esso
    dipendono
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