CORSO di CHIMICA (06AHM) - Facoltà di Ingegneria - POLITECNICO di TORINO - Politecnico di ...

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CORSO di CHIMICA (06AHM) - Facoltà di Ingegneria - POLITECNICO di TORINO - Politecnico di ...
Corso di Chimica – A.A. 2014-2015

                  Facoltà di Ingegneria – POLITECNICO di TORINO
                              Anno Accademico 2014-2015

                         CORSO di CHIMICA (06AHM)
                                                   ITt

                                                Magritte

                                              Emma Angelini

             Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia - Politecnico di Torino

                                    e-mail : emma.angelini@polito.it

E. Angelini – DISAT – Politecnico di Torino                                           -1-
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                                              LEZIONE 9

TERMODINAMICA: STUDIO DELLE TRASFORMAZIONI DELL'ENERGIA

La termodinamica è la disciplina che descrive le proprietà dei sistemi chimico-fisici dal punto di
vista macroscopico e ne studia il comportamento; in particolare si occupa dei trasferimenti di
energia che si producono nel corso delle trasformazioni e delle modalità con cui queste
avvengono.
L'approccio termodinamico ha il vantaggio di essere indipendente da qualsiasi ipotesi sulla
struttura della materia.
Al fine di comprendere meglio i concetti riguardanti la termodinamica è necessario dare alcune
definizioni.
Sistema: Porzione delimitata dell'universo, alla quale ci riferiamo per le nostre osservazioni. In
particolare I sistemi chimici sono costituiti dai materiali (reagenti e prodotti) che partecipano alle
trasformazioni fisiche e chimiche della materia. Dal punto di vista termodinamico è utile
distinguere tre diversi tipi di sistema in base ai suoi rapporti con l'ambiente.
Ambiente: Tutto ciò che circonda il sistema (è dall'ambiente che si effettuano osservazioni sul
sistema)

Sistema + Ambiente = Universo
Si distinguono tre tipi di sistemi, in base ai rapporti con l'ambiente:

• Sistema aperto - Può scambiare con l'ambiente Materia e Energia
• Sistema chiuso - Può scambiare con l'ambiente solo Energia
• Sistema isolato - Non può effettuare nessun tipo di scambio

I sistemi chiusi possono essere di due tipi: diatermici e adiabatici. I primi possono scambiare con
l'ambiente lavoro e calore, i secondi sono termicamente isolati e possono scambiare lavoro con
l'ambiente, ma non calore.
Per es., un sistema può consistere in una sostanza o in una miscela di sostanze coinvolte in una
reazione chimica o in un passaggio di stato.
Di solito, per ovvi motivi, si considera come ambiente esterno solo la zona situata nelle vicinanze
del sistema. I confini di un sistema possono essere reali, come le pareti di un recipiente, oppure
immaginari, come le superfici di separazione fra le zone dell'atmosfera.

LO STATO DI UN SISTEMA È DEFINITO DALLE SUE PROPRIETÀ

Si distinguono:
• Proprietà intensive - Indipendenti dalle dimensioni del sistema: esempio, P e T
• Proprietà estensive - Dipendenti dalle dimensioni del sistema: esempio, V, massa e funzioni
termodinamiche tipiche.

Talvolta le proprietà estensive vengono espresse in termini relativi (ad esempio, densità =
massa/volume; concentrazione = moli/volume). In tal caso, divengono proprietà intensive e si
definiscono proprietà specifiche, nel senso che caratterizzano una sostanza rispetto alle altre.
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Le Proprietà di un sistema si definiscono funzioni di stato e sono correlate fra loro da equazioni di
stato (ne è un esempio l'equazione generale di stato dei gas).
Le funzioni di stato hanno la caratteristica di essere indipendenti dal "percorso" attraverso il quale
un determinato stato è stato raggiunto.
Ciò significa che le loro variazioni sono esattamente definite dalla differenza fra il valore che
hanno nello stato finale e quello che hanno nello stato iniziale.

Ad esempio, consideriamo la reazione di ossido-riduzione del glucosio:

C6 H12 O6 + 6 O2 à 6 CO2 + 6 H2 O + 2879 kJoule

La quantità di energia prodotta è la stessa sia nella combustione semplice che nella respirazione
cellulare, l'unica cosa che cambia è il modo secondo cui procede la reazione e viene liberata
l'energia: istantaneamente nel primo caso, attraverso una serie di reazioni intermedie catalizzate
ciascuna da enzimi e coenzimi nel secondo.
	
  
I PRINCIPI IN SINTESI

I principi della termodinamica sono riconducibili a tre osservazioni sperimentali fondamentali.
Ciascuno diessi porta a definire una funzione di stato fondamentale , nell'ordine: Temperatura
(T), Energia Interna (U), Entropia (S).
0) "Se due corpi, A e B, sono entrambi in equilibrio termico con un terzo corpo, C, essi sono in
equilibrio termico anche fra loro." Questo enunciato è noto come zeresimo principio della
termodinamica e sta alla base del concetto di temperatura e della sua misurazione mediante il
termometro.
1) "L'energia dell'universo è costante." È una delle possibili formulazioni del primo principio
della termodinamica . Non è altro che l'espressione del concetto di conservazione dell'energia
(Mayer, 1842). Si introduce con esso la funzione energia interna di un sistema. Consente di
stabilire quali trasformazioni siano possibili.
2) "È impossibile invertire completamente un qualsiasi processo naturale."
È questa una delle possibili formulazioni del secondo principio. Esso pone delle limitazioni alle
trasformazioni di calore in lavoro (Carnot, 1824) e introduce la funzione entropia. Consente di
stabilire quali delle trasformazioni possibili siano spontanee.

IL PRIMO PRINCIPIO

I concetti fondamentali che si incontrano nella formulazione del 1° Principio sono Energia,
Lavoro e Calore.

Energia: L'energia di un sistema è espressione della sua capacità di compiere Lavoro (ad es., in
chimica l'energia del sistema è la somma delle energie cinetica e potenziale delle particelle
costituenti.)

Lavoro: Dal punto di vista meccanico si definisce come lo scalare F·s (forza per spostamento) e
può pertanto essere sempre ricondotto al caso in cui un corpo viene spostato contro una forza.

Calore: Un modo alternativo per scambiare energia, diverso dal Lavoro. Quando due corpi a
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differente T sono posti in contatto termico, vi è un trasferimento di energia, un flusso di calore, da
quello a T più elevate a quello a T più bassa.

Durante una trasformazione che dai reagenti porta ai prodotti tutte le particelle del sistema si sono
riarrangiate spezzando legami e formandone di nuovi per dare i prodotti. Analogamente all’acqua
che, finendo a valle, trasforma energia potenziale in energia cinetica, anche le particelle nella
trasformazione da reagenti a prodotti hanno sviluppato energia, che chiamiamo Energia interna
(U), che si manifesta macroscopicamente sotto forma di calore e lavoro.	
  
Allora il primo principio può essere formulato come segue: "Esiste una proprietà del sistema
che si definisce Energia interna (U) ed è tale che, se il sistema è chiuso, la si può variare
scambiando lavoro e/o calore con l'ambiente."
La ΔU, essendo una funzione di stato, è indipendente dalle modalità con cui si opera la variazione
e dipende unicamente dalla differenza delle Energie interne dello stato finale e iniziale.

ΔU = Uf - Ui                                                                                 (1)

Esempio: Consideriamo la combustione dell'ottano (componente principale della benzina)

2 C8H18(l) + 25 O2(g) à 16 CO2(g) + 18 H2O(l)

Due quantità uguali di benzina:
(1) usata come combustibile (bruciata)
(2) usata come carburante (nel motore a scoppio)

Se sono uguali gli stati iniziali (T, P e quantità di benzina) e se sono uguali gli stati finali (T, P e
quantità di CO2 e H2O prodotte) nei due casi, si ha che ΔU(1) = ΔU(2).

Per il primo principio ΔU = Q + W (questa equazione verrà descritta nella pagina successiva); ciò
significa che Q1> Q2 perché nel secondo caso (motore a scoppio) si produce anche lavoro (W).

Il Primo Principio (formulazione matematica)

Nella formulazione del primo principio, abbiamo affermato che vi sono due meccanismi per
variare l'energia interna in un sistema chiuso: lavoro e calore. Tutto ciò può essere espresso
matematicamente come segue:

ΔU = Q + W                                                                                    (2)

Ovvero la variazione di energia interna di un sistema (ΔU) è uguale alla somma delle quantità di
calore e lavoro scambiate tra il sistema e l'ambiente.
In cui vale la seguente convenzione sui segni:	
  	
  	
  	
  

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+ w lavoro compiuto sul sistema
– w lavoro compiuto dal sistema
+ q calore ceduto al sistema
– q calore ceduto dal sistema
	
  
In un sistema isolato, che non può scambiare né lavoro, né calore con l'ambiente, la ΔU è
inevitabilmente ZERO.

Pertanto, un'implicazione del primo principio è la seguente: "L'energia interna di un sistema
isolato è costante", che è un modo diverso ma analogo della definizione precedente.
Si tenga presente che l'Universo è il più grande dei sistemi isolati.
	
  
L'energia interna si misura nei calorimetri, o meglio nelle bombe calorimetriche, utilizzando la
seguente formula:
ΔU = n • c • Δt = QV
Dove n è il numero di moli della sostanza in esame, c è il calore specifico molare, Δt è la
variazione di temperatura subita dalla sostanza.

Un importante calorimetro è la "Bomba di Mahler" con cui si determina il calore di sostanze
solide o liquide. Essa consiste in un piccolo recipiente di acciaio a pareti robuste, ermeticamente
chiuso, in cui è posta una piccola capsula di porcellana contenente la sostanza in esame; nel
recipiente viene immesso ossigeno puro e la combustione viene innescata mediante una resistenza
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elettrica a contatto con la sostanza. Facendo passare corrente elettrica nella spiralina della
resistenza elettrica, questa si arroventa e brucia, provocando la rapida combustione del composto.
Il calore della reazione viene assorbito da una quantità nota di acqua, in cui è immersa la
"bomba".
Nota, mediante taratura, la capacità termica C del calorimetro e tenendo conto che il calore
specifico dell’acqua è uguale a 4,184 J·g-1·°C-1, possiamo risalire alla quantità di calore messa in
gioco nella reazione dall'espressione:

in cui:
m = massa in grammi dell'acqua presente all'interno del calorimetro
C = capacità termica del calorimetro
T1 = temperatura iniziale dell'acqua
T2 = temperatura finale dell'acqua

La capacità termica del calorimetro tiene conto del fatto che anche le sue parti componenti
(contenitore, termometro, agitatore, ecc.) assorbono calore. E' necessario pertanto predeterminare
la capacità termica del calorimetro, cioè determinare la quantità di calore necessaria per innalzare
di 1°C la temperatura di tale sistema: essa si può ottenere facendo svolgere nell'apparecchio una
reazione la cui tonalità termica sia nota, oppure facendo passare una quantità nota di corrente
elettrica, che viene dissipata come calore all'interno dello strumento.

Si definisce CALORE SPECIFICO di una sostanza è la quantità di energia che occorre usare per
far aumentare di un grado Celsius la temperature di un grammo di sostanza.
Il calore specifico si potrebbe però anche esprimere in quest'altro modo:
La quantità di energia che un grammo di sostanza cede all’ambiente raffreddandosi di un grado.
Alcune sostanze, come ad esempio i metalli, si scaldano molto velocemente e altrettanto
velocemente cedono all'ambiente il calore precedentemente accumulato. Essi hanno un basso
calore specifico, cioè occorre poca energia per scaldarli.
Altre sostanze, come ad esempio l'acqua, hanno un calore specifico molto alto. Ciò significa che
devo usare molta energia per scaldare l'acqua, ma anche che una volta che l'acqua si è scaldata,
tende a mentenere calore per molto tempo.
Non è un caso se il radiatore dell'automobile è fatto da sottili lamine di metallo. Il liquido
"trasporta" il calore in eccesso del motore al radiatore che si scalda rapidamente, ma anche molto
rapidamente cede calore all'ambiente (l'aria che arriva dall'esterno). In questo modo si riesce a
disperdere l'eccesso di calore del motore in modo molto più efficiente.

Calore specifico isobaro di alcune sostanze

                     Sostanza                            Stato
                                                                          J/(kg·K)
Alluminio                                               solido               880
Acciaio inox                                            solido               502
Acqua                                                   liquido             4186
Acqua (Ghiaccio)                                     solido (0 °C)          2090

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Anidride carbonica                                        liquido               838
Aria (secca)                                              gassoso              1005
Aria (100% umidità relativa)                              gassoso             ~ 1030
Azoto                                                     gassoso              1042
Berillio                                                   solido              1824
Diamante                                                   solido               502
Elio                                                      gassoso              5190
Etanolo                                                   liquido              2460
Ferro                                                      solido               444
Glicerina                                                 liquido              2260
Grafite                                                    solido               720
Idrogeno                                                  gassoso              14435
Litio                                                      solido              3582
Mercurio                                                  liquido               139
Olio                                                      liquido             ~ 2000
Ossigeno                                                  gassoso               920
Oro                                                        solido               129
Ottone                                                     solido               377
Piombo                                                     solido               130
Polistirene                                                solido              1450
Rame                                                       solido               385
Silice (fuso)                                              solido               703
Silice                                                    gassoso              2020
Stagno                                                     solido               228
Zinco                                                      solido               388
Condizioni standard Per i solidi il valore coincide col calore specifico a volume costante

IL PRIMO PRINCIPIO (EQUIVALENTE MECCANICO DEL CALORE)

Il sistema non fa distinzione fra le due forme di energia, lavoro e calore.
Una stessa variazione dell'energia interna si può ottenere trasferendo o solo lavoro o solo calore.
Si può dare infatti una definizione meccanica della quantità di calore in termini di lavoro
necessario per produrre la stessa variazione dell'energia interna, apprezzabile ad esempio come
aumento di temperature prodotto in un sistema adiabatico. In termodinamica un sistema
adiabatico è un sistema chiuso che non può scambiare calore con l'ambiente esterno, può invece
scambiare lavoro.
1 caloria = 4.184 Joule
È questo il cosiddetto equivalente meccanico della caloria, dimostrato da Joule.

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UNA FUNZIONE DI STATO "DI COMODO": L'ENTALPIA (H)

Essendo la variazione di energia interna uguale al calore scambiato a volume costante la formula:
ΔU = n • c • Δt = QV
non è applicabile alle numerosissime reazioni chimiche che avvengono a pressione costante, e,
nelle quali l'energia non si trasforma completamente in calore, ma anche in lavoro.
Consideriamo, allora, una reazione chimica (sistema chiuso, P = costante) in cui il lavoro
compiuto dal sistema sia solo lavoro di volume.
	
  
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Lavoro di volume

Ad es., consideriamo la reazione dello zinco con acido cloridrico a pressione costante. La
pressione costante dell'atmosfera è stata sostituita da un pistone e da due pesi che esercitano una
pressione equivalente.
a) All'inizio della reazione, la pressione atmosferica è bilanciata dal pistone e dai pesi, cosicché
all'interno del recipiente la pressione è costante.
b) Nella reazione viene prodotto idrogeno; questo porta a un aumento di volume; i pesi e il
pistone sono spinti verso l'alto. Il lavoro viene compiuto dal sistema verso il pistone e contro la
forza-peso.
Zn + 2 HCl à ZnCl2 + H2

Il lavoro di volume (WV) è una forma di energia legata alla variazione del volume occupato dal
sistema di reazione.

Se la variazione di volume avviene a pressione costante

WV = PΔV
• Se durante la reazione ΔV > 0, si ha w < 0; il sistema deve spendere parte della sua energia per
compiere l'espansione che è contrastata dalla pressione, ovvero, come già indicato, il lavoro è
negativo se compiuto dal sistema (ed è quello che avviene nell'esempio).
• Se viceversa durante la reazione ΔV < 0, si ha w > 0; il sistema guadagna energia (fornita
dall'ambiente), ovvero, come già indicato, il lavoro è positivo se compiuto sul sistema.
• Se invece nella reazione ΔV = 0, si ha w ~ 0, per i solidi e i liquidi puri, mentre per i gas ideali
w = RTΔn(g).
• Nel calcolo del lavoro svolto da un gas che si espande, in genere si ottiene un risultato la cui
unità di misura è espressa come prodotto tra le unità di misura di volume e pressione, cioè
litri•atm; dal momento che è bene esprimere il lavoro utilizzando l'unità di misura del SI, cioè in
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joule, è necessario effettuare le opportune conversioni:
1 litro•atm = 1 dm3 • 101325 Pa = 0,001 m3 • 101325 Pa = 102,3 J.

Quindi, se nella reazione ΔV = 0, si ha W ~ 0, allora la relazione (2) diventa
ΔU = QV
Se, invece, la trasformazione avviene a P = costante (come generalmente accade in laboratorio –
Processo isobaro), questo lavoro (w) è PΔV (lavoro di espansione); allora la (2) diventa:
ΔU = Q - PΔV (8.3)

con l'avvertenza che:
Q è il calore che il sistema assorbe dall'ambiente, PΔV (w) è il lavoro compiuto dal sistema
sull'ambiente;
Q è positivo (+Q) perché significa guadagno di energia;
PΔV (w) è preso con il segno (−PΔV) perché, essendo il lavoro fatto dal sistema, significa perdita
di energia.
Da cui:
Q = ΔU + PΔV
Definiamo ora una nuova funzione di stato, l'Entalpia (H), tale che la quantità U + PV viene
considerate un’unica grandezza, cioè:
H = U + PV (4)
Dalla (8.4) si ha che, per una trasformazione in un sistema chiuso, a P = costante:
ΔH = ΔU + PΔV (5)
	
  
E, sostituendo q - PΔV per ΔU, otteniamo infine:
ΔH = Qp                                                                              (6)
Tale grandezza esprime la differenza di entalpia che, a differenza del calore ha il vantaggio di
essere una funzione di stato: essa, cioè, come l’energia interna U, dipende solo dallo stato iniziale
e finale del sistema.
Pertanto possiamo dire che:
La variazione di entalpia ΔH indica il calore sviluppato o assorbito in una reazione, a condizione
che questa venga condotta a pressione costante
E, siccome essa è una funzione di stato, allora può essere espressa dalla relazione:
ΔH = Hprodotti − Hreagenti                                                     (7)

Inoltre, essendo, come tutte le funzioni termodinamiche, una grandezza estensiva, occorre sempre
specificare la massa di materia interessata alla trasformazione. Nel caso di reazioni chimiche ci si
riferisce sempre a una mole del composto che interessa e pertanto essa si misura in Kcal/mol o in
KJ/mol , secondo il Sistema Internazionale.
 Infine, essendo, a pressione costante, la quantità di calore fornita per andare da T1 a T2 pari a:
Qp = n•Cp•(T2 – T1)
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dove n sono le moli e cp il calore specifico a pressione costante.
Allora dalla definizione di entalpia, segue che:
ΔH = Qp = n•Cp •(T2 – T1 )

Quindi in una trasformazione a pressione costante, detta ISOBARA, il calore scambiato è uguale
alla variazione di entalpia e si può misurare con questa formula.
Da queste considerazioni, tutte ricavate per via sperimentale, si deduce che l’energia interna e 	
  
l’entalpia sono grandezze simmetriche che si utilizzano, rispettivamente, in caso di volume o
pressione costante.	
  
	
  
	
  ENTALPIA   DI FORMAZIONE

Come già sottolineato nel precedente paragrafo l’entalpia è una funzione di stato.
In natura moltissimi processi avvengono a P = cost. A seconda del processo, il calore scambiato
prende il nome dal tipo di processo, ad es.: entalpia di transizione, di combustione,…
Ora, se in una reazione chimica consideriamo come stato iniziale l'insieme dei reagenti e come
stato finale l'insieme dei prodotti, dovremmo poter calcolare una entalpia di reazione ΔHr,
eseguendo una sottrazione fra la somma delle entalpie dei prodotti e la somma delle entalpie dei
reagenti. Purtroppo però non siamo in grado di conoscere i valori assoluti di entalpia , cioè i
valori di H da attribuire a ciascuna specie chimica che partecipa alla reazione, in quanto possiamo
solo determinare valori di ΔH. In altre parole, siamo in grado di misurare solo la variazione di
entalpia legata a certe trasformazioni . Insomma, quello che normalmente viene proposto nei testi
come valore dell'entalpia dei vari composti chimici è, in realtà, una ΔH; essa è, infatti, la
cosiddetta entalpia standard di formazione ΔH0f dei composti chimici.

ΔH0f è la variazione di entalpia associata alla trasformazione degli elementi quando questi
passano dai loro stati standard, al composto considerato, isolato nel suo stato standard.
	
  	
  
Esempio: formazione del metano a partire dal carbonio (grafite) e dall’idrogeno

C (sol.) + 2H2 (gas) à CH4 (gas)       ΔH0f = -74.8 kJ/mole a 25°C

Il segno negativo indica che nella combustione viene rilasciata energia. Questa energia viene
fornita come calore per ogni mole di CH4 che viene prodotta.
Poiché l'entalpia è una funzione di stato che dipende da P, T e n, la variazione di entalpia in una
reazione chimica (ΔH) dipende a sua volta da
• natura della sostanza
• temperatura e pressione (poco) alle quali avviene la reazione
• quantità (massa o numero di moli) dei reagenti e dei prodotti coinvolti
• stato di aggregazione in cui si trovano reagenti e prodotti

Inoltre, poiché l'entalpia è una funzione di stato, invertendo il senso di una reazione, l'entalpia di
reazione cambia semplicemente di segno.

CH4 (gas) à C (sol.) + 2H2 (gas)      ΔH0f = +74.8 kJ/mole a 25°C

STATO STANDARD

E. Angelini – DISAT – Politecnico di Torino                                                     - 10 -
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Lo stato standard è definito da queste due condizioni:
• Ci si riferisce ad una mole di sostanza (entalpie molari, espresse in kJ/mol)
• Per ogni temperatura si definisce lo stato standard di una sostanza, caratterizzato dalla pressione
di 1 atm (101325 Pa) e dallo stato di aggregazione in cui si trova normalmente la sostanza alla
temperatura data e alla P di 1 atm.
Quindi, per convenzione:
• le entalpie di formazione tabulate si riferiscono alla formazione di una mole di sostanza pura nel
suo stato standard a 25°C (298,15 K) partendo dagli elementi costitutivi nei loro stati standard.
• l'entalpia standard di formazione a 298 K (ΔH0f 298) di tutte le specie elementari è uguale a zero,
perché di fatto non avviene alcuna trasformazione!

E. Angelini – DISAT – Politecnico di Torino                                                  - 11 -
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ENTALPIA DI REAZIONE

Conoscendo dunque il valore di ΔH0f per ogni singola specie chimica e sapendo che le funzioni
di stato possono essere addizionate, è possibile determinare l'entalpia standard di reazione ΔH0r
associata a una data reazione chimica:

la ΔH0r si ottiene dalla somma algebrica delle entalpie di formazione di ogni molecola
partecipante alla reazione, considerando che i prodotti addizionano un termine ΔH0f e i reagenti
sottraggono un termine ΔH0f. In formula : ΔH0r = ΔH0f prodotti − ΔH0f reagenti.

L'entalpia standard di formazione dei composti chimici è sempre riferita alla formazione di una
mole di composto, perciò è sempre espressa utilizzando come unità di misura kJ/mol. Questo
implica che
• nel calcolo dell'entalpia di reazione, i valori dell'energia standard di formazione di ogni
composto devono essere sempre moltiplicati per il coefficiente stechiometrico corrispondente.

FORME DI ENTALPIA
Esistono vari tipi di entalpia:
Entalpia di transizione             Entalpia di atomizzazione               entalpia di soluzione
Entalpia di combustione             Entalpia di neutralizzazione            entalpia di legame
Entalpia di formazione              Entalpia di atomizzazione               entalpia di reticolo
Entalpia di reazione                Entalpia di transizione .............

Esempi
Entalpia di transizione (nelle trasformazioni fisiche)
H2O (liq.) à H2O (gas) ΔHvap = + 40.7 kJ/mole (Vaporizzazione)
H2O (sol.) à H2O (liq.) ΔHfus = + 6 kJ/mole (Liquefazione)
Entalpia di combustione (particolarmente utili per fare confronti tra i diversi combustibili)
CH4 (gas) + 2O2 (gas) à CO2 (gas) + 2H2O (liq.)
ΔHcomb. = - 890.4 kJ/mole a 1 atm e 25 °C.
Il segno negativo indica che nella combustione viene viene rilasciata energia .
C6H12O6 (sol.) + 6O2 (gas) à 6CO2 (gas) + 6H2O (liq.)        ΔHcomb = - 2816 kJ/mol
questa energia corrisponde a 15.6 kJ per g di glucosio
Questa reazione è la sorgente di energia degli animali i quali usano la respirazione per sfruttare le
risorse energetiche fornite dalla digestione e convertirle in attività metaboliche (attività
cardiocircolatoria, respiratoria, di termoregolazione,...).

LA LEGGE DI HESS

 Le entalpie di reazione in condizioni standard vengono indicate con ΔH°r . Quando non è
possibile determinare sperimentalmente il ΔH°f di un composto o il ΔH°r di una reazione, si può
applicare la legge di Hess: il ΔH°r di una reazione chimica è dato dalla differenza tra la
sommatoria dei ΔH°f dei prodotti e la sommatoria dei ΔH°f dei reagenti, essendo ciascun ΔH°f
moltiplicato per il coefficiente stechiometrico di reazione , cioè:

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Le applicazioni della legge di Hess, numerose e di grande importanza pratica, si basano sulla
proprietà di funzione di stato dell'entalpia dei sistemi, per cui il ΔH ° di una trasformazione non
dipende dal cammino percorso. Si può sempre immaginare, infatti, di passare da uno stato 1 a uno
stato 2 di un sistema chimico attraverso reazioni intermedie che consentono il calcolo del ΔH°f di
alcuni composti o del ΔH ° di reazione, quando questi non possono essere determinati per via
diretta. Per esempio, si calcoli il ΔH ° della reazione:

sapendo che per la reazione:

e che per la reazione:

Poiché la reazione desiderata si ottiene sommando la (2) alla (1), il ΔH ° della reazione in esame
si calcolacon la stessa operazione, cioè:

REAZIONI ESOTERMICHE E ENDOTERMICHE

L'aver introdotto la funzione di stato Entalpia, porta alla conclusione che:
"In un sistema chiuso, la variazione di Entalpia è pari alla quantità di calore scambiato, poste due
restrizioni: l'unica forma di lavoro possibile è il lavoro di espansione e P = costante."
Per scambi di calore a T = costante, in base alla direzione del flusso di calore (il segno di ΔH), le
reazioni chimiche si suddividono in:

Esotermiche         il sistema libera calore     q < 0 ΔH < 0

Isotermiche         nessuno scambio di calore     q = 0 ΔH = 0

Endotermiche        il sistema assorbe calore      q > 0 ΔH > 0

In altre parole, durante ogni trasformazione chimica alcuni legami si rompono e se ne formano di
nuovi:

Per rompere un legame chimico è necessario fornire energia, mentre quando si forma un legame
si libera energia. Soltanto quando i legami che si formano sono più forti di quelli che di quelli che
si rompono si libera energia, cioè la reazione è esotermica, sarà, invece, endotermica nel caso
contrario.
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Reazioni	
  esotermiche	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  Reazioni	
  endotermiche	
  
Si	
  formano	
  molecole	
  più	
  stabili	
  con	
  legami	
  più	
  forti	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  Si	
  formano	
  molecole	
  meno	
  stabili	
  con	
  legamipiù	
  deboli	
  
L'energia	
  potenziale	
  del	
  sistema	
  diminuisce	
  e	
  si	
  
produce	
  calore,	
  che	
  fluisce	
  verso	
  l'ambiente	
  
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  
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  potenziale	
  del	
  sistema	
  aumenta	
  a	
  spese	
  
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  calore	
  	
  assorbito	
  dall'ambiente	
  

REVERSIBILITÀ E IRREVERSIBILITÀ TERMODINAMICHE

Si ha un processo termodinamicamente reversibile, quando una trasformazione viene condotta in
modo che il sistema passi attraverso stadi intermedi che differiscano da stati di equilibrio per
quantità infinitesime.
In pratica, per operare una trasformazione reversibile, si devono alterare le condizioni in modo
sufficientemente lento da consentire al sistema di adattarsi alle nuove condizioni, ad es.:
Supponiamo di avere due recipienti contenenti acqua, il primo recipiente è aperto, mentre il
secondo è chiuso con un tappo.
Supponiamo di scaldare entrambi i recipienti favorendo l'evaporazione dell'acqua.
Nel caso del recipiente aperto il processo di evaporazione è irreversibile, perché le molecole
d'acqua fuoriescono dalla fase liquida passando in fase di vapore e si disperdono nell'ambiente.
Nel caso del recipiente chiuso, invece, durante l'evaporazione le molecole d'acqua rimangono
intrappolate tra la superficie del liquido e il tappo, perciò, raffreddando il sistema, è possibile far
passare le molecole dalla fase di vapore alla fase liquida ripristinando la situazione iniziale: in
questo caso il processo risulta reversibile.
Se trasformiamo un sistema reversibilmente da uno stato iniziale A ad uno stato finale B,
possiamo poi riportare il sistema dallo stato B a quello A attraverso la trasformazione inversa.
Tuttavia, l'esperienza ci insegna che i processi naturali evolvono spontaneamente (nel tempo) in
una determinata direzione, ad es.:
E. Angelini – DISAT – Politecnico di Torino                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              - 14 -
Corso di Chimica – A.A. 2014-2015

L'acqua di una cascata cade spontaneamente da una quota maggiore a una quota minore.
Un gas si espande spontaneamente fino ad occupare tutto il volume a disposizione.
Un corpo caldo si raffredda spontaneamente fino a raggiungere l'equilibrio termico con l'ambiente
circostante. Il comune sale da cucina si scioglie spontaneamente in acqua. Il carbonio si combina
spontaneamente con l'ossigeno dell'aria per dare il diossido di carbonio. La trasformazione in
ruggine di un oggetto di ferro esposto all'aria e all'umidità avviene spontaneamente.
Le trasformazioni di questo tipo non possono mai essere invertite completamente e per questo
motivo, I processi naturali sono definiti termodinamicamente irreversibili.
L'acqua precipitata da una cascata non può spontaneamente risalire alla quota iniziale; per farlo si
deve impiegare dell'energia (ad es., ricorrendo a una pompa).
Un gas che diffonde da un recipiente a un altro attraverso una valvola di comunicazione, non fa
spontaneamente il processo inverso. Il calore non passa spontaneamente da un corpo freddo a uno
caldo: perché ciò accada occorre utilizzare una macchina che "crei" il freddo, ad es. un
frigorifero. Il comune sale da cucina non si separa spontaneamente dall'acqua se non si fornisce
dall'esterno dell'energia, per es., per far evaporare l'acqua. Per ottenere nuovamente il carbonio e
l'ossigeno dal diossido di carbonio occorre fornire energia per rompere i legami che tengono
insieme i suoi atomi. Per riottenere il metallo contenuto nella ruggine occorre un processo
chimico analogo a quello con cui si ottiene un metallo dai suoi minerali, e ciò richiede energia.
Dietro al concetto di irreversibilità vi è di fatto "l'impossibilità di riportare un sistema, che ha
subìto una trasformazione spontanea, dallo stato finale a quello iniziale, senza provocare
mutamenti in qualche parte dell'universo."
Questo punto è di fondamentale importanza e fa la differenza fra trasformazione reversibile e
irreversibile.
Un processo spontaneo può essere invertito intervenendo dall'esterno, ad esempio spendendo
lavoro e/o energia; tuttavia, in qualche modo si produce inevitabilmente una variazione in qualche
altro sistema.

IL SECONDO PRINCIPIO: LA DOMANDA

"Cos'è che determina la direzione di un processo spontaneo?"
"In che modo si può prevedere se un processo è spontaneo?"

Il motore che spinge i sistemi verso uno stato stabile, di equilibrio, è la tendenza verso uno stato
di minima energia potenziale.

Una valanga, ad es., raggiunge la situazione di massima stabilità quando si arresta nel fondovalle.
Nelle trasformazioni chimiche spontanee, in generale, le cose vanno allo stesso modo. Prendono
parte a una reazione chimica le sostanze che si trovano in una condizione instabile e che in tal
modo tendono spontaneamente a raggiungere una condizione finale stabile.
Ora, sappiamo dal 1° principio che l'energia dell'universo è costante.
Quindi, se il criterio della minima energia fosse valido, dovremmo comunque aspettarci di veder
aumentare l'energia da qualche parte, diversa dal sistema.
E in tal caso, non sarebbe altrettanto corretto prendere in considerazione l'aumento di energia
dell'ambiente, come criterio di spontaneità?
In tal caso soltanto le reazioni esotermiche dovrebbero avvenire spontaneamente.
Sebbene la maggior parte delle reazioni spontanee sia in effetti esotermica, si conoscono tuttavia
numerose reazioni spontanee che avvengono a temperatura ambiente con assorbimento di calore,
che sono cioè reazioni endotermiche, per es.:
E. Angelini – DISAT – Politecnico di Torino                                                 - 15 -
Corso di Chimica – A.A. 2014-2015

MgCl2(aq) + Na2CO3(aq) à MgCO3(s) + 2 NaCl(aq) ΔH° = +25kJ

È probabile che dovremo cercare la risposta altrove.

IL SECONDO PRINCIPIO: LA RISPOSTA

La risposta va infatti cercata in una "nuova" funzione di stato, l'Entropia (S).
Partiamo da una premessa di natura storica. Dal 1° principio si deduce anche che non può esistere
una macchina capace di creare energia, e proprio di macchine termiche e del loro rendimento si
occupava, nel 1824 Sadi Carnot quando si imbattè senza saperlo in quello che poi, rielaborato da
Kelvin e da Clausius, diventerà nel 1851 il 2° principio della termodinamica. Esso afferma, nella
prima formulazione di Kelvin, che è impossibile realizzare un trasferimento spontaneo di calore
da un corpo più freddo a uno più caldo e, nella seconda formulazione di Clausius, che è
impossibile che tutto il calore di una sorgente si trasformi in lavoro.
In sintesi, tutte le volte che si produce lavoro dal calore (in tutte le macchine termiche),
contemporaneamente ha luogo un passaggio di calore dal corpo più caldo a quello più freddo, mai
in senso opposto. Quindi la produzione di lavoro, ce lo conferma la nostra esperienza quotidiana,
è accompagnata in tutte le trasformazioni energetiche da un riscaldamento, c'è allora una tendenza
dell'universo verso la "forma calore" e il calore è una forma degradata di energia perché non si
lascia riconvertire totalmente in lavoro.
In conclusione, mentre il 1° principio si occupa del bilancio generale dell'energia, il 2° si occupa
delle trasformazioni di energia, del suo uso e della sua tendenza naturale ad andare verso forme
degradate, non utilizzabili: ciò che diminuisce nell'universo allora non è l'energia, ma la sua
capacità di compiere lavoro.
Torniamo ora all'entropia. Una delle possibili formulazioni del Secondo Principio è la seguente:
"In una trasformazione spontanea l'Entropia totale del sistema e dell'ambiente aumenta." ; o,
anche, il che è la stessa cosa: "In ogni processo naturale l'Entropia dell'Universo aumenta."
L' Entropia è spesso indicata come misura del disordine di un sistema: Maggior disordine,
maggior entropia e viceversa.
Dobbiamo tuttavia cercare di dare una definizione un po' "meno entropica" della nostra nuova
funzione di stato.

ENTROPIA: IL CONCETTO STATISTICO

All'entropia (S ) possiamo attribuire un significato statistico di "probabilità".
Per cercare di semplificare, abbiamo bisogno di un paio di termini accessori - microstato e
macrostato – e magari di un esempio pratico.
Iniziamo col definire S come "il numero di microstati di un determinato macrostato". Per
microstato possiamo intendere una qualsiasi configurazione equiprobabile degli elementi di un
sistema. Per macrostato intendiamo invece una categoria di configurazioni (un insieme di
microstati) che rispondano a determinati requisiti.
Per semplicità, supponiamo di avere un sistema costituito da un recipiente contenente tre
particelle, riconoscibili per il diverso colore: rosso, verde e blu.
Se suddividiamo idealmente il recipiente in due parti dello stesso volume, le tre particelle
potranno distribuirsi in 23 = 8 configurazioni diverse: otto microstati, tutti equiprobabili.
Questi microstati possono essere suddivisi in due categorie:
• Macrostato 1: Tutte le particelle sono da una stessa parte del recipiente (microstati 4 e 8).
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• Macrostato 2: Le particelle sono distribuite 2:1 o 1:2 tra la parte sinistra e la parte destra
(microstati 1,2,5 e 3,6,7).

Poiché il Macrostato 2 si può realizzare attraverso sei microstati diversi, tutti equiprobabili
(contro i due del Macrostato 1), esso rappresenterà la configurazione più probabile del sistema.
In base alla definizione di S, diremo che il Macrostato 2 ha un'entropia più elevata del Macrostato
1.
L'esempio delle tre particelle non rende piena giustizia al "potere" dell'entropia. Già supponendo
di avere 10 particelle, i microstati possibili salirebbero a 210 = 1024; resterebbero 2 i microstati
del Macrostato "tutte le particella da un lato", mentre 20 dei 1024 rappresenterebbero il
Macrostato "distribuzione 9:1 e 1:9". Il Macrostato "5 particelle su ciascun lato" si realizzerebbe
invece attraverso 252 microstati; quindi una distribuzione esattamente uniforme avrebbe una
probabilità 25 volte maggiore di una distribuzione 9:1 e la probabilità di trovare tutte le particelle
da un lato sarebbe addirittura 126 volte minore.
Immaginate ora quale possa essere la situazione delle molecole dell'aria contenuta in una comune
stanza: circa 1027 molecole!
Qualche esempio.
• Una zolletta di zucchero è un sistema certamente molto ordinato. Se però tale zolletta viene
posta in un bicchiere d'acqua, essa passa spontaneamente in soluzione, che è un sistema con un
più alto grado di disordine.
• Nei passaggi di una sostanza dallo stato solido a quello liquido ed infine, a quello aeriforme
aumenta il grado di disordine.
• Si ha un aumento di disordine nelle reazioni di decomposizione, quando si passa da molecole
formate da tanti atomi, cioè grandi, a molecole formate da pochi atomi, cioè piccole.
• Si ha un aumento di disordine nelle reazioni in cui almeno uno dei prodotti è gassoso
Quesiti:
• Perché le molecole di un gas tendono ad occupare spontaneamente tutto lo spazio a loro
disposizione?
• Giocando ai dadi, qual è il macrostato più probabile? Perché?

ENTROPIA: IL CONCETTO TERMODINAMICO

• L'entropia è una funzione di stato e pertanto la sua variazione dipende solo dagli stati finale (B)
e iniziale (A) della trasformazione:

                     (8)
• A un qualsiasi processo è sempre associata una variazione di entropia, che indichiamo con
ΔStotale. Essa è, in generale, la somma di due contributi, quello esterno, che indichiamo con
ΔSambiente e quello interno, che indichiamo con ΔSambiente:

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ΔStotale = ΔSsistema + ΔSambiente (9)
• Il ΔSambiente è legato al calore scambiato tra l'ambiente e il sistema durante il processo, e si ricava
dal rapporto tra il calore scambiato nel processo e la temperatura a cui avviene lo scambio:

                  (10)
• Il ΔSsistema non implica scambio di calore ma corrisponde, invece, a una vera e propria creazione
di entropia, cioè di disordine, perché è collegato al modo in cui il sistema si dispone, ovvero alla
sua configurazione.
Poiché l'entropia dell'universo tende spontaneamente ad aumentare e che a qualunque processo
spontaneo (ovvero trasformazione irreversibile) corrisponde un aumento di disordine, allora
ΔStotale = ΔSsistema + ΔSambiente > 0 (11)
Al contrario, in una trasformazione ciclica reversibile, dato che gli stati iniziale e finale
coincidono, la variazione di entropia è nulla.
È quindi evidente che i due tipi di trasformazione hanno effetti diversi sullo stato dell'ambiente.
A questo proposito è di fondamentale importanza tener presente che nel corso di un processo
irreversibile, la qualità dell'energia si degrada e perde parte della propria capacità di produrre
lavoro. In definitiva, l'entropia può essere vista come un indice dell'esaurirsi della idoneità di un
sistema a produrre trasformazioni.
Una ulteriore formulazione del secondo principio è difatti la seguente:
"Nei processi reversibili la variazione complessiva di entropia del sistema e dell'ambiente è nulla;
nei processi irreversibili è positiva."
Ovvero, "In un processo spontaneo si ha sempre un aumento dell'entropia totale".
• Per un processo reversibile: ΔStot = ΔSsist + ΔSamb = 0
• Per un processo irreversibile: ΔStot = ΔSsist + ΔSamb > 0
Insomma quando si fanno considerazioni che coinvolgono l'entropia è necessario tener conto non
solo del sistema, ma anche di quello che accade nell'ambiente .

CHE COS'È REALMENTE SPONTANEO?

In base all'esperienza quotidiana, ciascuno di noi è in grado di fornire esempi corretti di processi
naturali spontanei e di fare previsioni più o meno sensate sulla loro naturale evoluzione
temporale.
Ad esempio, se il caffè che abbiamo appena versato nella tazzina è bollente, sappiamo che basterà
attendere qualche istante perché si raffreddi e diventi bevibile; dopo un acquazzone, ci aspettiamo
che la strada prima o poi si asciughi; così come dopo una nevicata, sappiamo che la neve presto o
tardi si scioglierà.
Siamo quindi capaci di riconoscere la natura spontanea di processi come il trasferimento di calore
da un corpo più caldo ad uno più freddo, la fusione del ghiaccio e l'evaporazione dell'acqua.
Giunti	
   a	
   questo	
   punto,	
   siamo	
   forse	
   anche	
   in	
   grado	
   di	
   dare	
   una	
   spiegazione	
   in	
   termini	
  
entropici	
   della	
   spontaneità	
   di	
   questi	
   processi:	
   il	
   ghiaccio	
   fonde	
   spontaneamente	
   perché	
   le	
  
molecole	
   dell'acqua	
   allo	
   stato	
   liquido	
   hanno	
   un'entropia	
   maggiore,	
   avendo	
   maggiore	
   libertà	
  
di	
  movimento	
  e	
  allo	
  stesso	
  modo	
  possiamo	
  giustificare	
  l'evaporazione	
  spontanea	
  dell'acqua.	
  
Ovvero	
  nei	
  passaggi	
  di	
  stato	
  si	
  ha	
  sempre	
  una	
  variazione	
  di	
  entropia	
  secondo	
  questo	
  ordine:	
  
Ssolido	
   <	
   ΔSliquido	
   <	
   ΔSaeriforme	
   Ovvero,	
   quando	
   una	
   sostanza	
   si	
   trova	
   nello	
   stato	
   solido,	
   le	
   sue	
  
particelle	
  sono	
  disposte	
  in	
  modo	
  ordinato,	
  
con	
  scarsissima	
  possibilità	
  di	
  movimento,	
  quindi	
  l'entropia	
  di	
  un	
  solido	
  è	
  molto	
  bassa.	
  
Quando	
  un	
  solido	
  passa	
  nella	
  fase	
  liquida,	
  le	
  sue	
  particelle	
  sono	
  molto	
  vicine,	
  ma	
  hanno	
  una	
  
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certa	
   libertà	
   di	
   movimento	
   e	
   possono	
   presentare	
   ad	
   ogni	
   istante	
   diverse	
   configurazioni,	
  
quindi	
  l'entropia	
  di	
  un	
  liquido	
  è	
  	
  sempre	
  maggiore	
  di	
  quella	
  di	
  un	
  solido.	
  
Infine,	
  quando	
  un	
  liquido	
  passa	
  nella	
  fase	
  aeriforme,	
  le	
  sue	
  particelle,	
  a	
  parità	
  di	
  numero	
  di	
  
moli,	
   occupano	
   un	
   volume	
   considerevolmente	
   più	
   ampio	
   e	
   quindi	
   hanno	
   una	
   libertà	
   di	
  
movimento	
  assai	
  maggiore:	
  l'entropia	
  di	
  un	
  gas	
  è	
  assai	
  maggiore	
  di	
  quella	
  di	
  un	
  liquido.	
  
Ma	
   se	
   in	
  una	
   rigida	
   giornata	
   d'inverno	
  osserviamo	
  che	
  l'acqua	
  delle	
  pozzanghere	
  è	
   gelata,	
  
cosa	
   dobbiamo	
   pensare?	
   Che	
   si	
   è	
   invertita	
   la	
   direzione	
   di	
   un	
   processo	
   spontaneo?	
   Che	
   in	
  
determinate	
  condizioni	
  il	
  secondo	
  principio	
  perde	
  di	
  validità?	
  
Dov'è	
  che	
  stiamo	
  sbagliando?	
  
È	
   che	
   stiamo	
   considerando	
   il	
   processo	
   limitatamente	
   al	
   sistema:	
   l'acqua	
   ghiacciata,	
   nel	
   caso	
  
specifico.	
  
Invece,	
  dobbiamo	
  anche	
  valutare	
  cosa	
  è	
  accaduto	
  contemporaneamente	
  nell'ambiente.	
  
Se	
   la	
   temperatura	
   è	
   sotto	
   lo	
   zero,	
   l'acqua	
   gela	
   spontaneamente,	
   ma	
   il	
   secondo	
   principio	
  
conserva	
  la	
  propria	
  validità.	
  
È	
  vero	
  che	
  l'entropia	
  del	
  "sistema	
  acqua"	
  diminuisce,	
  ma	
  nel	
  processo	
  di	
  congelamento	
  vi	
  è	
  
un	
   trasferimento	
   di	
   calore	
   dall'acqua	
   all'ambiente.	
   A	
   causa	
   del	
   calore	
   assorbito,	
   l'entropia	
  
dell'ambiente	
   aumenta	
   più	
   di	
   quanto	
   diminuisca	
   quella	
   dell'acqua,	
   congelando:	
   in	
   questo	
  
modo	
  il	
  bilancio	
  netto	
  entropico	
  risulta	
  positivo.	
  
	
  Anche	
   gli	
   esseri	
   viventi	
   apparentemente	
   sfuggono	
   al	
   secondo	
   principio	
   della	
  
termodinamica	
   ma	
   ciò,	
   oltre	
   a	
   essere	
   impossibile,	
   non	
   è	
   vero.	
   Essi	
   riescono	
   a	
   mantenere	
  
l’ordine	
   interno	
   e	
   quindi	
   entropia	
   negativa,	
   rilasciando	
   nell’ambiente	
   fattori	
   entropici	
   che	
  
compensano	
   ampiamente	
   l’ordine	
   interno	
   ed	
   in	
   modo	
   che	
   l’entropia	
   ambiente-­‐sistema	
  
cellula	
  sia	
  maggiore	
  di	
  0.	
  
In	
  sostanza	
  -­‐	
  e	
  lo	
  abbiamo	
  appena	
  definito	
  quantitativamente	
  nella	
  pagina	
  precedente	
  -­‐,	
  il	
  
trasferimento	
   di	
   calore	
   è	
   uno	
   dei	
   meccanismi	
   più	
   comuni	
   per	
   aumentare	
   l'entropia	
   di	
   un	
  
corpo,	
   l'entropia	
   del	
   corpo	
   al	
   quale	
   il	
   calore	
   viene	
   ceduto.	
   (Certo,	
   alla	
   luce	
   di	
   queste	
  
considerazioni,	
  viene	
  spontaneo	
  domandarsi	
  perché	
  l'uomo	
  si	
  sia	
  accanito	
  così	
  tanto	
  con	
  i	
  
motori	
  termici,	
  se	
  il	
  calore	
  risulta	
  una	
  forma	
  di	
  energia	
  così	
  poco	
  efficace	
  ed	
  efficiente).	
  
Comunque,	
   per	
   evitare	
   il	
   rischio	
   di	
   giungere	
   a	
   conclusioni	
   quantomeno	
   affrettate,	
  
formalizzeremo	
   nell'ultimo	
   paragrafo	
   un	
   criterio	
   semplice	
   e	
   razionale	
   per	
   quantificare,	
  
sotto	
  determinate	
  assunzioni,	
  il	
  bilancio	
  entropico	
  totale	
  di	
  una	
  trasformazione	
  e	
  quindi	
  per	
  
valutarne	
  la	
  spontaneità:	
  l'energia	
  libera.	
  

LE VARIAZIONI DI ENTROPIA IN UN SISTEMA CHIMICO

La variazione di entropia (ΔS) in una reazione chimica è data dalla differenza fra l'entropia dei
prodotti e quella dei reagenti, ed è misurata in J/K, ma, se ci riferiamo ad una mole di sostanza,
parliamo di entropia molare, misurata in J/mol•K.
Pertanto l'entropia standard di reazione (ΔrS°) è data dalla somma algebrica delle entropie molari
(S°) dei prodotti puri, riportate quindi con segno positivo, e dei reagenti puri, riportate con segno
negativo, ognuna moltiplicata per il coefficiente stechiometrico presente nella reazione
considerata:
ΔrS° = S°prodotti − S°reagenti
Nei calcoli relativi alla determinazione dell'entropia standard di reazione (ΔrS°) non si utilizzano i
valori di ΔfS° delle singole sostanze, come siamo costretti a fare con l'entalpia, ma si fa ricorso
semplicemente ai valori di S° delle singole sostanze. E' possibile stabilire il valore assoluto
dell'entropia di una sostanza con metodi calorimetri; qui, tuttavia, è importante puntualizzare i
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Corso di Chimica – A.A. 2014-2015

seguenti aspetti relativi a questo concetto:
L'entropia molare standard, S°, d i una sostanza è l'entropia per mole della sostanza pura alla
pressione di 1 atm (101,3 kPa) e a 298 K di temperatura.
Le entropie sia degli elementi sia dei composti sono positive, cioè S° > 0 ; al contrario la
variazione di entalpia standard di formazione degli elementi nelle loro forme stabili, ΔH°, è zero;
quella dei composti può essere positiva o negativa.
Pertanto, in un sistema chimico che dà luogo a una certa reazione chimica sono, in generale, lo
stato di aggregazione dei reagenti e dei prodotti e la stechiometria della reazione stessa a
determinare le variazioni di entropia che accompagnano la trasformazione chimica.
In generale, si ha ΔS > 0 quando:
• una soluzione viene diluita;
• reagenti solidi o liquidi formano prodotti gassosi;
• nel corso di una reazione, aumenta il numero delle moli delle specie gassose;
• nel corso di una reazione aumenta il numero delle moli passando dai reagenti ai prodotti.
Si ha, invece, ΔS < 0 nei processi inversi dei precedenti.
Per esempio, la reazione esotermica:
3 H2(g) + N2(g) à2 NH3(g) ΔH° = −91,8 kJ
comporta una diminuzione di entropia:
ΔSreazione = ΔSprodotti − ΔSreagenti < 0
Infatti, tutte le specie chimiche sono gassose, ma la reazione avviene con diminuzione del numero
di moli e quindi raggiunge uno stato di minor disordine finale.
La reazione di decomposizione del carbonato di calcio (endotermica):
CaCO3(s) à CaO(s) + CO2(g) ΔH° = +572 kJ
comporta un aumento di entropia:
ΔSreazione = ΔSprodotti − ΔSreagenti > 0
Infatti, il numero delle moli dei prodotti è maggiore di quello dei reagenti, ma, soprattutto, il
fattore determinante è la comparsa di una fase gassosa ad alta energia.

IL CRITERIO DI SPONTANEITÀ: LA FUNZIONE DI GIBBS (G)

Come abbiamo appena visto, il criterio di spontaneità è dunque fissato dalla relazione:
ΔStot = ΔSsist + ΔSamb > 0 (12)
Il fatto è che, valutare la variazione di entropia che subiscono sistema ed ambiente nel corso di
una trasformazione, è spesso poco pratico. Infatti, se è facile definire il sistema ed eseguire
misure su quest'ultimo, la stessa cosa non vale per l'ambiente che, come abbiamo già visto, è
definito come tutto ciò che circonda il sistema stesso.
L'ideale sarebbe poter focalizzare l'attenzione su una qualche proprietà esclusiva del sistema, in
grado di informarci sulla direzione spontanea del processo.
Questa opportunità esiste ed è possibile definendo una nuova funzione di stato, detta energia
libera di Gibbs (G), tale che: G = H - TS
Analogamente all'entalpia e all'entropia, anche per l'energia libera G ciò che interessa è la
variazione delle grandezze coinvolte, più che i loro valori assoluti, per cui possiamo scrivere:
ΔG = ΔH - TΔS (13)
Questa relazione, oltre a contenere grandezze facilmente misurabili perché riferite al sistema,
fornisce un valido criterio di spontaneità delle reazioni chimiche a temperatura e pressioni
costanti. Infatti è possibile dimostrare che, in tali condizioni sperimentali, una reazione chimica
avverrà spontaneamente se si accompagna ad una variazione negativa della funzione di Gibbs:
ΔG < 0 (14)
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