Provincia di Crotone LINEE GUIDA DEL PROGETTO MARCA TERRITORIALE PER IL SISTEMA TURISTICO PROVINCIA DI CROTONE
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Provincia di Crotone ASSESSORATO ATTIVITÀ PRODUTTIVE . TURISMO . AGRICOLTURA .RISORSE NATURALI . FORESTE . ACQUE . ENERGIA . LINEE GUIDA DEL PROGETTO MARCA TERRITORIALE PER IL SISTEMA TURISTICO PROVINCIA DI CROTONE 1
Assessorato Provinciale Attività Produttive . Turismo . Agricoltura . Risorse Naturali . Foreste . Acque . Energia . Assessore / Dr. Francesco Pugliano Dirigente Settore 07/ Vito Barresi Questa ricerca è stato effettuata per la Provincia di Crotone-Settore 07 da Key People, Milano, 2006 “Realizzazione di una Marca Territoriale per il sistema turistico della Provincia di Crotone” Delibera Giunta Provinciale. n. 491 - 23.11.2005 / Determina Dirigenziale n. 2148 - 2005 2
Brevi cenni sulla Marca territoriale crotonese. Un progetto innovativo per l’immagine e la comunicazione turistica della provincia. Con il titolo “Marca Territoriale Crotonese ” si vuole indicare un “campo aperto” (open field) di idee, confronti, linguaggi, approfondimenti tematici, sociologici e storici, nonché tradizioni, luoghi, siti, percorsi, itinerari, economie, paesaggi, geografie, mappe, saperi, gusti di una determinata area del Mezzogiorno d’Italia e del Mediterraneo contemporaneo, ma anche un posto dove il viaggiatore può cogliere, nel tempo della propria vacanza, “Tutto il piacere del sud in un'unica provincia. Crotone.” La “marca territoriale crotonese” è qui intesa come spazio strutturale e strutturante (personal space/land space ) ove tutti i soggetti, singoli e associati, accanto all’articolata presenza delle istituzioni, possano, in un quadro monitorato di programmazione, governare insieme lo sviluppo locale, contribuendo alla promozione dell’immagine turistica, agricola, naturale e produttiva del territorio provinciale e dei suoi connessi sistemi locali. La “marca territoriale crotonese” è un concreto snodo operativo, un contesto progressivo in cui la Provincia, in quanto espressione della funzione pubblica esercitata in tema di sviluppo locale, ha come proprio obiettivo la mediazione comunicativa della soggettività territoriale (rappresentanza), con l’incarico di trasmetterla all’esterno, promuovendo una competitività sostenibile e una internazionalizzazione dialogale, al fine di valorizzare il patrimonio di intraprese, produzioni, arte, cultura, accoglienza, artefatti e manufatti, oltre che la propria identità storica di “provincia del pensiero” nella nuova dimensione globale e multiculturale, avvalendosi di uno o più marchi di riconoscimento, tracciabilità e rintracciabilità, in forma di simbolo ed eventualmente logotipo. La “marca territoriale crotonese” potrà assumere anche forma di associazione e di osservatorio tale che i soggetti protagonisti del sistema provinciale delle imprese (pmi), della concertazione e della coesione sociale, gli enti e le istituzioni aderenti nei diversi settori del turismo, agricoltura, agro- alimentare, enogastronomico, attività produttive, acque, energia, caccia, pesca, foreste, politiche di sviluppo territoriale, risorse naturali e tempo libero, nell’ambito della specifica autonomia, potranno darsi una struttura e coordinare le proprie attività in tema di politiche commerciali, logistica, politica del consumatore, tutela dei marchi, questioni legali, scambi informativi, studi e ricerche, formazione, con l’obiettivo di promuovere gli interessi di sviluppo turistico, agroalimentare e di crescita del territorio provinciale e dei propri sistemi locali. Si dirà, in termini meno riduttivi, che la diversità metodologica e concettuale tra la “marca territoriale” e i marchi si esprime sui piani di una differenziazione tra la marca territoriale intesa come un “presidio”, una struttura funzionale di comunicazione, un’osservatorio delle tendenze istituzionali, sociali, economiche, culturali e relazionali e il marchio inteso come concrezione stilistica, coordinata e stilizzata di segni ed emblemi, simboli e colori, espressione di appartenenza e di identità che non si appiattiscono dentro l’angusta logica del mero blasone. La Marca Territoriale Crotonese promuoverà studi, ricerche e progettualità in tema d’immagine, sistema di segni locali, posizionamento mediale, innovazione e internazionalizzazione, anche collegandosi e coordinando in materia le azioni delle agenzie di sviluppo locale, quali ad esempio l’Agenzia Sviluppo Turistico (Asvitur), l’Agenzia per la Promozione e la Tutela del Patrimonio Agroalimentare Crotonese (Buona Terra Crotonese), raccordando le loro politiche di marketing di prodotti, servizi, con i processi di “internazionalizzazione” e competitività della cultura locale e territoriale. 4
La “marca territoriale” va intesa in quanto strategia che si avvale di un progetto comunicativo di identità forte, che si attiva esprimendo e manifestando i segni basilari di un sistema di comunicazione (quali il marchio, i colori di bandiera e ogni altra applicazione) collegato agli strumenti dell’informazione, della conoscenza e della promozione di un marketing territoriale . Attivare i processi di ideazione e “lavorazione” di un marchio territoriale, realizzarlo e introdurlo nei circuiti della comunicazione e della fidelizzazione, costituisce un fatto inedito che si estrinseca in varie innovazioni a livello sia di processo deduttivo, determinativo e operativo che di “elaborazione” del prodotto finale. Da qui la necessità di mettere insieme politiche di marketing, riguardanti i prodotti, intesi come “pacchetti turistici”, i servizi territoriali disponibili e fruibili dall’utente viaggiatore (carta del turista, tutela del consumatore, standard minimi di prestazione sanitaria, Asl, presidi medici infermieristici, informazioni e pronto intervento, tempo libero, sport spettacoli, card di spesa culturale ecc.) e, per questa via, il complesso della “commercializzazione” del prodotto locale e ambientale nella gamma della sua interezza. Tutto questo impone un alto livello di selettività, l’attivazione di competenze adeguate allo sforzo di delineare l’immagine di uno specifico e originale luogo di “destinazione”, inteso, percepito e “consumato” in quanto variabile multidimensionale, fonte sia del benessere del singolo utente-turista sia di quello della collettività territoriale che lo fabbrica, lo propone e lo scambia sui mercati turistici nazionali ed esteri . Molto più che nel passato, il turismo si è strutturato in quanto “fabbrica” di servizi ad alto valore aggiunto, industria del tempo libero e della vacanza che richiede procedimenti e componentistiche di filiera. Non casualmente generare, nel ciclo continuo delle stagioni annuali, una logica programmata di misure e azioni promozionali, richiede una raffinata capacità previsionale, l’elaborazione intelligente di “un’agenda turistica” locale provvista di una propria articolazione semantica di snodi, soste, eventi, piattaforme e incontri. Cioè, un movimento turistico, un “sistema turistico aperto”, chiamato ad una dialettica permanente con le istituzioni e il mercato, ma anche a ” tarare” una continua sintonizzazione con i gusti e le mode predominanti nelle borse di riferimento. In sintesi, siamo di fronte a fattori strategicici e tecniche innovative per il successo dell’impresa turistica, a cui devono essere affiancati atti direzionali e impulsi manageriali specialisticamente rivolti al miglioramento degli indici di qualità e alla salvaguardia dell’immagine del territorio. Nei termini complessivi, indicizzabili e quantificabili, delle ricadute economico – sociali – culturali e ambientali. Vito Barresi Dirigente Settore 07 Provincia di Crotone 5
…Allorché fui sul punto di dare l’ultimo sguardo verso il Mar Ionio, avrei desiderato peregrinare all’infinito nel silenzio del mondo antico, scordandomi del presente e di ogni suo rumore… George Gissing 1897 “By the Ionian Sea” 6
CAPITOLO 1 IL TERRITORIO TRA PIANTA E MAPPA Analisi della situazione di partenza, dei bisogni e delle potenzialità (Sociological Outline) 8
1. Il territorio. Uno spazio in tensione tra globale e locale. Nelle dinamiche evolutive della vita contemporanea, il territorio - oltre ad essere inteso secondo il convenzionale schema concettuale della fisicità geografica - è analizzato (matematizzato e computerizzato) come campo d’indagine, luogo in cui agiscono e si muovono forze convergenti e divergenti; in quanto circolo di mentalità, idee, procedure e modelli, vi si strutturano i rapporti economici e sociali, astratti e operativi, i contesti attuativi delle attività produttive ed ecologiche delle comunità che vi risiedono, non solo stabilmente ma anche temporaneamente o di passaggio. Con l’avvento delle nuove tecnologie informatiche e delle multimedialità, il territorio è entrato nella nuova era di una spazialità nomadica. Ragion per cui, se prima esso misurava e configurava il rapporto d’equilibrio tra ordine e mutamento, terra e uomini, geografia e politica, storia e memoria, oggi ha radicalmente cambiato ruolo e connotazione. Oltre ogni criticità, al di là di specifiche contraddizioni cicliche e di fase, generate dal declino del vecchio ordine del libero mercato, al territorio è stata assegnata la funzione di specchiare e strutturare localmente la tendenza generale alla stabilità internazionale, nonché il controllo periferico di ogni spinta, disfunzionale ed entropica, ai danni del sistema e della centralizzazione delle decisioni e delle sovranità. Nel processo di assestamento di questa inedita dimensione postmoderna della vita, l’ordine mondiale tende a consolidarsi su una norma fondamentale di garanzia e di controllo, finalizzata al sostegno e alla priorizzazione delle politiche di stabilità economica, sicurezza internazionale dei flussi comunicativi, commerciali, politici e militari. Questa norma si propone come un modello operativo, munito di specifiche clausole di convergenza, per agire e svolgere ogni legittima attività in una società in cui il rischio rappresenta una realtà effettiva ed effettuale, la cui minaccia sull’ordine e la tranquillità pubblica è costante ed incombente. Terrorismo, approvvigionamenti energetici, stati canaglia, manipolazioni tecniche, criminalità, disastri ecologici e naturali, crisi economiche e commerciali, sono le variabili di un quadro multiplo e multipolare di scenari entropici, in cui scatta il conflitto incontrollato, la violenza prodotta e indotta da disfunzioni latenti e manifeste, sia in sede di sovranità nazionale che in ambito di diritto e relazioni internazionali. 9
Il luogo nativo, il toponimo, lo spazio di collegamento tra sviluppo della comunità entro cui tutto questo avviene, è inteso come limite, sorgente di rischi e minacce, ma anche come baluardo, avamposto, piattaforma dislocativa della sicurezza, dove allestire un sistema di monitoraggio, basato sul controllo geografico ed anagrafico del territorio e delle sue popolazioni. Tuttavia, in questo sistema di controllo integrato e globale, il territorio continua ad essere anche e più semplicemente un punto di mediazione tra istituzioni intermedie e cittadinanza amministrata. Proprio per questo, è ancora in atto una laboriosa opera di ridefinizione concettuale del territorio. Il punto di svolta, in termini di superamento dei tradizionali paradigmi geopolitici del territorio, si è manifestato apertamente con il poderoso balzo in avanti dei processi di globalizzazione. La globalizzazione si è imposta, nella specificità di una propria configurazione geofisica, in quanto spazio non derivato dal territorio, situandosi al di fuori delle relazioni fra gli stati, per collocarsi dentro una linea di interconnessione, ove si proclama e pubblicizza, un proprio e autonomo territorio d’eccellenza, il luogo virtuale della rappresentazione globale ormai da tutti conosciuto, attraversato e praticato: la rete delle reti, Internet. Con l’avvento di Internet, il territorio è apparso sempre più minacciato nella propria fisicità, rapidamente travolto, oltre che dai processi di omologazione culturale, anche e sopratutto da più devastanti fenomeni di riduzione del proprio mondo e dei propri riferimenti valoriali ad una sola dimensione. L’unidimensionalità di segno globale (in parte coincidente con la fine delle ideologie), la conclusione della logica dei blocchi e del bipolarismo delle superpotenze, il superamento della guerra convenzionale, l’avvento di nuovi aggregati di sovranità tra cui l’Unione Europea, il conio della moneta unica, è certamente all’origine della crisi del modello italiano, con il conseguente ripiegamento e riflusso del “made in italy”. La rottura dei vecchi assetti, ha generato un processo di “periferizzazione” della vita italiana, che si è rinchiusa nella corte difensiva di vaste aree metropolitane. Nel quadro di queste trasformazioni, il territorio è divenuto una sorta di “not space”, un “non luogo” ma anche una “contact-zone”, una zona di confine, demarcazione e, dunque, di contatto tra globale e locale. Il territorio è stato in questi decenni il luogo di una complessa mediazione di questi effetti negativi. 10
Per cui esso, superato questo convulso ciclo, torna a riproporre la propria centralità non come sopravvivenza o resto del passato, archeologia e vestigia dell’eredità culturale, ma in quanto circuito agente, evento strutturante sia della contemporaneità che del perdurante, luogo dello scambio e delle “performances” tra un già e un non ancora. La crisi (e per questa via anche il riscatto e il rinascimento del sistema italiano) oltre ad essere la risultante della dissoluzione dei tradizionali collegamenti (e delle relative contraddizioni) tra città e campagna, centro e periferia, istituzioni e cittadinanza è anche il prodotto della segmentazione delle memorie e delle identità collettive sociali, nazionali, regionali e locali. In questo senso il futuro di una realtà locale sarà duplice. Da un lato essa è destinata ad autenticarsi, (a “marcarsi”, contrassegnarsi) in quanto specifico e originale microambiente, nella nuova e dominante rappresentazione dello spazio virtuale, della rete Internet, del web. Dall’altro è chiamata a ridefinire e riqualificare la propria identità, rimotivando con una nuova e specifica narrazione (nella forma e nello stile dell’ipertestualità) la propria storia e le proprie memorie, i segni e gli stemmi, i simboli e le marche di un luogo geograficamente e territorialmente identificabile. Per cui la tradizionale dimensione "locale", con i propri spazi di strada, vicolo, quartiere, comunità, frazione, villaggio, paesino, sarà esistente e reale solo se riuscirà a riemergere all'interno di questi più ampi circuiti comprensivi. Quando, ad esempio, i comuni dell’antico Marchesato crotonese, la Provincia di Crotone con le proprie comunità dislocate tra le valli del fiume Neto e del fiume Tacina, saranno in grado di ridefinirsi nei termini di “marca territoriale”, potranno essere riconoscibili e sintetizzabili al punto di tutelare la propria identità. La nuova connotazione di marca, potrà così agevolare il ricentraggio dell’identità locale aiutando il territorio a non disperdersi, favorendo il suo inserimento nel circuito più complesso dell’innovazione, della competitività, e della comunicazione. 11
2. La marca come mediazione comunicativa. Al giorno d’oggi il territorio è sempre più utilizzato, vissuto e rappresentato come un vero e proprio bene di consumo. Il territorio, inteso come un bene patrimoniale, materiale ed immateriale, è sempre più sottoposto ai parametri ed agli indicatori economici, sia per quanto riguarda gli standard di valutazione che per quel che concerne ogni eventuale utilizzo delle sue strutture, infrastrutture e risorse naturali e storico-culturali. Tale valutazione tecnico-economica, si manifesta anche nella consolidata tendenza a strutturarsi in specifiche quotazioni economiche e di mercato, così come avviene nelle principali borse nazionali ed internazionali del turismo, dei percorsi enogastronomici e delle risorse naturali, ove si attua la “commercializzazione” del territorio turistico, ricettivo ed insediativo da parte delle imprese, anche usufruendo delle iniziative di promozione pubblica nazionale e locale. In questo mutato scenario nazionale e internazionale, le autonomie provinciali che intendano definire una propria politica attiva e concertata di sviluppo turistico del territorio, devono dotarsi di una specifica certificazione di garanzia, rappresentata da una “marca territoriale” turistica e agroalimentare, che sintetizzi gli obiettivi di sistema che si intendono perseguire. Tra tali obiettivi, assumono particolare rilevanza il processo di destagionalizzazione del turismo provinciale, il riposizionamento dell’offerta turistica territoriale e la sua immagine sui mercati europei, la qualificazione dell’offerta ricettiva, commerciale e di servizio, lo sviluppo territoriale secondo principi di sostenibilità e di autocertificazione, la tutela del mare, dei fiumi e delle risorse naturali quali fattori propulsivi e qualificanti del sistema turistico territoriale. Pertanto definire una marca per il sistema economico e produttivo della Provincia di Crotone, richiede l’attivazione e l’attuazione di un processo nuovo ed originale, che abbia l’obiettivo di mettere insieme politiche di marketing di prodotti e servizi, nonché la “commercializzazione” di cultura locale e risorse naturali, in modo che gli attori del sistema possano avere a disposizione uno strumento di comunicazione territoriale, che veicoli la propria immagine ed i propri programmi, che sia direttamente fruibile da tutti gli operatori, in una logica di “business community” orientata all’ospite. Proprio perché oggi i prodotti si possono clonare con facilità occorre avvantaggiarsi di ogni differenziale competitivo, specie se rappresentato dall’unicità del territorio, del suo patrimonio diretto e derivato, nonché dal complesso delle proprie eredità culturali. 12
La “marca territoriale crotonese” deve far diventare questa provincia, cittadina del mondo. La marca, se ben strutturata, possiede una identità deduttiva chiaramente identificabile, in quanto oggetto di un costante “fine tuning”. Tuttavia, nella sensibilità contemporanea, la questione dell’identità non può più presentarsi con il volto di una equivoca eticità, ma nella dimensione dinamica di un innovativo e comprensivo multiculturalismo, cioè un’identità che gioca la propria credibilità e i propri valori nel perimetro di una “società aperta”, in cui l’identità intesa come autenticità di un luogo, di un territorio, di una comunità, può essere costantemente sottoposta alla verifica di una sua falsificabilità e/o autenticazione, proprio attraverso una procedura e un principio di autenticazione di marca. Come ha osservato Giampaolo Fabris: “la marca deve conservare, anche in giro per il mondo, una propria identità e fisionomia adattandola però, costantemente alle culture locali. La marca deve rinunciare alle velleità, con miopia e arroganza, in termini monolitici:ignorando la dialettica sociale con i Paesi in cui intende diffondersi. L’identità di fondo della marca non può che essere messa in discussione soprattutto a fronte del nuovo consumatore cosmopolita, socialmente mobile e/o cybernauta che non può certo essere esposto ad opzioni molto diverse o contraddittorie.” In origine la parola "marco" non aveva niente a che fare con la moneta. Nella lingua antica tedesca 'marcha' significa confine, delimitazione. Ancora oggi le parole "marcare" (in tedesco: "markieren") testimoniano questa origine. "Markstein" è ancora oggi il nome della pietra che indica il limite di un territorio. "Mark" divenne poi il nome del territorio di confine, infatti da lì vengono nomi come "Danimarca" (regione dei danesi), "Mark Brandenburg" (nome tradizionale della regione tedesca di Brandeburgo) e anche "le Marche". Le Marche erano infatti zona di confine con il Sacro Romano Impero. I feudi che gli imperatori davano ai nobili da condurre si chiamavano marchesati, da cui presero il nome la Marca di Fano, la Marca di Camerino, la Marca di Ancona. Ecco perché oggi, pur essendo una singola regione, la regione ha il nome al plurale. “Marchese” in tedesco è “Markgraf”, cioè conte di una zona di confine. 13
3. Il Marchesato di Crotone e le protomarche territoriali. In questo senso la costruzione di una nuova marca richiederà necessariamente un’ampia opera di ricognizione, scavo e sondaggio nel campo aperto del vissuto territoriale. Questa analisi, anche segmentata e diacronica, deve essere impostata e intesa sopratutto come ricostruzione di nessi logici, variazioni permanenze, rotture dei paradigmi culturali locali, rotazioni d’epoca, sia del “parlato” territoriale che delle sue dislessie, sia del rumore di fondo del cosmico silenzio che del fragore dello scontro di civiltà. A tal punto che dentro la storia di lunga durata di una “città dei tre millenni”, è già ipotizzabile individuare profili e colori di una marca che si delinea nella trasparenza della prospettiva storica, seguendo specifiche fasi: a. un primo stadio, indistinto di paleomarca territoriale rappresentato dalla Magna Grecia, epoca in cui il territorio viene contrassegnato e distinto in termini archeologici (segni-simbolo, monetazione, numismatica); b. un secondo stadio, marcato dall’espandersi della religione-mondo del cristianesimo con la fondazione del presidio territoriale cattolico rappresentato dalla diocesi di Crotone e da altri vescovati locali (segni simbolo, stemmi vescovili); c. un terzo stadio, contraddistinto dalla marcatura geopolitica- militare del crotonese nel contesto del Mediterraneo, con la istituzione del Marchesato di Crotone, la costruzione della piazzaforte spagnola quale base dell’espansionismo imperiale nel Mediterraneo di Carlo V; d. un quarto stadio, contraddistinto dalla marcatura economico- sociale del sistema agro-silvo-pastorale locale del latifondo che definisce i contorni del rapporto tra costa e bosco, tra mare e montagna; e. un quinto stadio con la definitiva e nuova configurazione dell’autonomia territoriale, avvenuta con l’istituzione della Provincia di Crotone. Una volta impostato tale schema sarà più evidente, ma non solo, il collegamento soprattutto tra nuova marca territoriale e antico “marchesato” e, dunque, con Crotone. Un legame forte e distintivo tra i soggetti preposti al comando e il territorio da comandare. Storicamente con il termine “marchesato” si individuava una signoria territoriale controllata, nei secoli centrali del Medioevo, da una famiglia che nei secoli precedenti era stata investita della carica e delle funzioni di marchese. 14
Non si differenziava da altre analoghe signorie territoriali se non per la possibilità di legittimare questo potere in base al precedente esercizio di funzioni pubbliche di governo. Comprendeva diversi comitati, grazie all'assunzione diretta dei titoli di conte da parte del marchese, o alla sottomissione dei titolari dei diversi comitati. Nella carica erano prevalenti le funzioni militari. Nuove famiglie vi giunsero grazie all'opera di riforma di Ottone I e dei suoi successori nella seconda metà del X secolo, particolarmente rilevante nell'Italia settentrionale. Le famiglie marchionali furono in seguito tra i principali protagonisti del processo di profonda trasformazione delle istituzioni: basandosi infatti su un ampio patrimonio, sulla forza militare e sul prestigio derivante dal tradizionale esercizio di poteri pubblici, furono spesso in grado di creare, tra XI e XII secolo, ampie signorie territoriali, che assunsero, appunto, il nome di marchesati. Il titolo nobiliare di marchese si conservò anche in età moderna. E’ come se tutto ciò che ci circonda ci stia suggerendo il percorso da seguire, ed è ciò che proveremo ad indicare riempiendo di contenuti tangibili il concetto di marca territoriale a cui aspiriamo. A tal fine, per la mappatura storico-culturale della nostra provincia devono essere tenuti in considerazione i seguenti elementi: qualità del paesaggio colture connotanti il paesaggio presenza di sistemi infrastrutturali connotanti particolari architettonici connotanti l'architettura e il paesaggio rete storica delle strade accessibilità e centralità storica connessioni storiche tra centri vicini presenza di fiere e mercati riferimenti storici amministrativi e giurisdizionali E' importante la connessione dei beni in sistemi territoriali, anche al fine di preludere alla formazione di parchi tematici integrati. Il territorio è un contesto che è diventato ormai maturo per sviluppare nuove idee, per aiutare nuove professionalità e per sostenere la crescita ed il consolidamento dell’economia. Il territorio diventa fonte di creatività, dove le diverse espressioni dei tempi possono prendere forma: economia, tecnologia, storia, arte, tradizione, natura. Il marketing territoriale, ad esempio, è uno strumento utile a tal fine. Il Marchesato è già una “marca”, un segno riconoscibile, oltre che riconosciuto, che si identifica in un territorio e identifica una comunità. 15
Un territorio ed una comunità generano, o possono generare, “brand”: la comunità sostiene il brand con il modo di parlare, il modo di vivere, il modo di vestire, i tratti somatici, la tradizione culinaria ed il carattere della gente. Nell’accezione meno comune il brand non è soltanto uno strumento di comunicazione indotta, ma diventa l’elemento chiave di identificazione del territorio e della comunità che lo popola, che deve risultare riconoscibile in ogni circostanza e da ogni target audience a cui si rivolge. La marca territoriale deve essere uno strumento di comunicazione immediato ed efficace, semplice da comunicare e univoco da riconoscere, per costruire un’offerta integrata per il turista, che sia in grado di orientarlo all’interno delle varie risorse del territorio. L’analisi delle prassi storicamente strutturata della marcatura e ogni sua rappresentazione segnica e culturale permette anche di inquadrare correttamente il rapporto di interessenza e di dipendenza che si stabilisce tra marca e marchio ove quest’ultimo artefatto come ha rilevato Giovanni Baule : “non si ferma al segno in quanto tale, ma al contenuto, al senso ultimo di questa operazione;il marchio riconduce proprio al segno profondo che si imprime sulla carne viva e che ha un riscontro ’fisico’:è il lato profondo della comunicazione perché entra negli immaginari, nei desideri, nei progetti collettivi e individuali e li modifica in questo senso. In tal modo, l’essere brandizzati o marchiati evoca una traccia indelebile che attraversa lo spessore dei corpi e dele vite. La questione del marchio, anche per il progettista visivo, non si ferma più all’ultima scheda o all’ultima pagina del manuale di identità, ma tocca al cuore una delle sue principali aree di intervento.” Evitare la facile trappola del rispecchiamento e dell’autoreferenzialità, significa soprattutto superare il rischio di riprodurre un’immagine compiacente del territorio. Occorre rappresentare il carattere della popolazione e lo stile del luogo disegnandoli su una “mappa”, definendo un “territorio immaginario” in cui si distribuiscono i soggetti dello sviluppo. In questa prospettiva, è necessario saper inquadrare il territorio nel lungo periodo, senza confonderne i piani differenziati della tradizione, dell’identità e dell’autenticità, peraltro presenti nei marchi e nei marchionimi, localmente storicizzati, della storia del Mediterraneo. Il tutto a partire da un’adeguata comprensione e ricollocazione dei “marker” rappresentativi di culture-mondo, quali i castelli, la croce, la mezzaluna. 16
Nel contesto dell’economia globale, il Mediterraneo continua ad essere il centro del sistema turistico internazionale. La Provincia di Crotone usufruisce - in quanto inserita in questa vasta area - di una posizione geografica di straordinaria centralità, che in termini strutturali ed infrastrutturali resta ampiamente sottovalutata e sottostimata, soprattutto per una carenza di stock ricettivi da mettere a disposizione della domanda turistica. Tutto questo è dovuto anche ad un’immagine non adeguatamente conosciuta e qualificata, che fa da freno ed inibizione nei confronti di concrete e oggettive chances di sviluppo dell’economia turistica territoriale. Tenuto conto di questa oggettiva debolezza e di un posizionamento penalizzante nell’immaginario turistico nazionale, come pure delle difficoltà di immediata identificazione delle stesse localizzazioni turistiche della provincia, si pone l’obiettivo di un riposizionamento concettuale dei principali siti turistici provinciali, per la riconoscibilità e rintracciabilità territoriale della provincia nel contesto del mercato turistico nazionale. La produttività e le ricadute positive di questa necessaria azione di “ascolto” e analisi sociosemiotica del vissuto storico e contemporaneo del territorio, appare tanto più importante alla luce delle osservazioni del sociologo Giampaolo Fabris secondo cui: “il primo passo del communication auditing è quindi quello di un rigoroso inventario di tutte le espressioni della marca che hanno potenziale comunicativo. E’ un’operazione che fornisce sovente risultati inattesi. Nel senso che la marca realizza - come quel personaggio di Moliere che si accorge di aver parlato in prosa tutta la vita senza saperlo – che molte delle sue attività hanno un importante risvolto comunicativo. Sovente inespresso o che si esprime con un linguaggio non armonico e non sinergico con la comunicazione intenzionalmente emessa. Si tratta di rivedere – subspecie comunicativa – anzitutto gli strumenti del mix di marketing per attribuire loro una funzione aggiuntiva.” In questa prospettiva si può affermare che la Provincia di Crotone è un territorio ricco di risorse paesaggistiche, enogastronomiche e ambientali, con un patrimonio storico e artistico d’eccezione, risalente fin dal periodo paleolitico, articolato in un’ampia e stratificata eredità culturale che passa per le epoche e le civilizzazioni della Magna Grecia, dell’Impero Romano, del Cristianesimo, dell’intreccio multiculturale mediterraneo d’influsso arabo e turco, nonché di realtà etno-linguistiche greco-albanesi. Essa si trova ubicata in una posizione geografica originale e unica nel contesto del Mediterraneo, quale ultima città di medie dimensioni, urbanisticamente rilevante, situata all’estremità sud dell’areale geo- storico del Golfo di Taranto. 17
Quali propri obiettivi strategici, la Provincia di Crotone intende realizzare programmi tendenti ad organizzare e razionalizzare la domanda di servizi provenienti dalle imprese turistiche, agricole ed agroalimentari italiane, in una logica di successiva internazionalizzazione del sistema. Progettare e definire strategie di posizionamento internazionale per il sistema turistico e agroalimentare provinciale, comporterà coordinare le azioni a carattere internazionale nel sistema Fiere nazionale, europeo e internazionale. Serve inoltre progettare ed implementare, mediante intese istituzionali con altre amministrazioni, un sistema di certificazione delle scuole di cucina, di gastronomia, di enologia e dei corsi di Sommelier; concorrere, anche giuridicamente, alla tutela delle produzioni territoriali - procedendo alla registrazione dei marchi - e delle denominazioni d’origine. Crotone è una provincia con tradizioni agricole ed enogastronomiche antiche, la cui offerta di prodotti e piatti della cucina tradizionale - appartenenti al patrimonio agroalimentare provinciale e al comune retaggio culturale del Mediterraneo - ben si integra con le risorse artistiche, culturali e naturali del territorio e della città capoluogo. Con l’obiettivo di scoprire e valorizzare questo giacimento di sapori crotonesi, s’intende sviluppare ogni valida azione amministrativa atta ad individuare un Paniere di prodotti tipici, originali, locali e territoriali da collocare in nuovi percorsi enogastronomici, artigianali e turistici, puntando all’identità del gusto territoriale, all’unicità dei prodotti locali, alla tracciabilità, visibilità e riconoscibilità delle nostre produzioni, alla realizzazione di politiche e iniziative pubbliche integrate e programmate, all’individuazione di un marchio promozionale delle produzioni e dei sistemi locali in cui queste sono insediate. Così letto e inteso, il territorio si presenta in quanto spazio multifattoriale di una teatralizzazione dello sviluppo (scenario), rendendo possibile la proliferazione di modi e forme di espressione nuove, che per comunicare ricorreranno alla formalizzazione di un contesto operativo composto da un cartellone annuale in quattro cicli stagionali, da un palcoscenico degli eventi, dentro un determinato tempo-spazio (cronoprogramma). 18
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4. La mappa territoriale. Il territorio provinciale crotonese è tra i più variegati, dal punto di vista geografico, dell’intera nazione. Mare e colline, campagna e montagne, si alternano a breve distanza fra loro creando un senso di discontinuità visiva del territorio. Ma questa discontinuità, è effettivamente reale? Non si possono individuare delle linee di contatto territoriali che portino a riconsiderare la prima (e superficiale) visione? Proviamo ad esplorarlo con lo sguardo di un viaggiatore: il viaggio è una delle grandi esperienze della vita. Seguendo un percorso, un itinerario, un cammino, anche il più piccolo e insignificante momento diventa fonte di ricordo e poi di memoria. Un viaggio nel sud, inoltrandosi nelle mappe di luoghi da ritrovare e scoprire, rappresenta, tra ieri e oggi, una straordinaria occasione per conoscere, divertirsi, ricaricarsi di inattese motivazioni ma anche avvicinarsi a un modo di vivere e di pensare il Mediterraneo. Un viaggio attraverso la provincia di Crotone permette di cogliere paesaggi diversi in archi temporali ridotti: dalle coste baciate dal rossore delle albe alle campagne sfiorate da quello dei tramonti, dalle colline verdi di uve ed ulivi ai monti imbiancati dalle nevi invernali. Gli sguardi verso il cielo, le visioni delle argille agricole, i fuochi estivi e i tenui tratti dell’autunno segnano il bordo di un mondo unico e meridionale. Il turismo è accoglienza fatta di persone, incontri, assorti momenti di raccoglimento, festa collettiva, dialoghi di strada. I paesaggi e le riviere sono solo apparentemente vuoti. Quanto basta per comprendere che ogni angolo ha un proprio significato, che ogni contrada rimanda a più antiche, profonde e sussurrate storie. La popolazione crotonese è cresciuta insieme alla storia dei luoghi. Il mare, nel suo eterno fluire, ha sempre portato sulle nostre coste il vento del nuovo e del differente, abituando la gente al contatto umano, stimolandone la curiosità per lo sconosciuto, sollecitandone una sorta di atavico ed ereditario senso di accoglienza. Anche la fortezza sul mare di Le Castella, bastione dei misteriosi aragonesi, nato in una logica di protezione della costa, è oggi un punto di contatto, un afflato sussurrato sospeso tra occidente ed oriente, e continua a recitare la sua poesia sul palcoscenico smosso da maree alla ricerca di un’ isola di pace. Qui il tempo non si ferma, ma sempre ricomincia nel suo segnacolo eterno. Il mare intorno a noi è una grande risorsa di giovani emozioni. Segnate da questa speciale e originale caratura di luoghi, angoli e panorami, i presidi e le attività turistiche, le tante iniziative di accoglienza, risuonano istanti da vivere e ricordare. 20
Crotone con il suo porto, il primo ad oriente per chi risale lo stivale da sud, è strategicamente posizionato, in quanto riduce le distanze tra i porti più vicini, di Taranto e Messina, consentendo lo sfruttamento del c.d. doppio corridoio fra l’Adriatico a nord e il Tirreno ad Est. Oltre ad essere un punto di sosta importante per gli utenti turistici del mare, il porto di Crotone è destinato ad acquisire sempre maggiore rilevanza economica, nell’ambito di una attenta politica infrastrutturale, in quanto è idoneo all’attracco di navi commerciali di piccolo e medio cabotaggio. Dal punto di vista economico, giova sottolineare che il tratto di mare al largo delle coste crotonesi è oggetto di sfruttamento da parte dell’Eni, in quanto ricco di giacimenti metaniferi. La Provincia di Crotone inoltre, essendo geograficamente collocata lungo la strada che collega la Puglia e la Sicilia, estremo lembo del Golfo di Taranto, oltre che verso lo stretto di Messina guarda a nord, verso Gallipoli e S. Maria di Leuca, e si presenta nell’immaginario di chi la scopre come una linea azzurra di meridiane lontananze. Crotone e provincia sono un mix di mare e montagna, forse unico in Italia. A pochi chilometri dalla costa… la Sila, austera, maestosa e misteriosa, intrigante, generosa e difficile quanto i briganti che l’hanno abitata. Eppure, anche qui, camminando tra i suoi boschi, il rumore dell’acqua lo senti dappertutto, sgorga da copiose sorgenti, scorre in limpidi corsi che arrivano al mare, dando l’idea del ciclo della vita. I boschi sono alberghi naturali, dove viaggiare nel verde di pini cantastorie, accompagnati dalla percezione di legno e nerume di carbonelle. Sila e collina scendono a valle, dove cime di pini sono già il vessillo di una regione attesa. Non va trascurata la tradizione gastronomica provinciale, che risente anch’essa del mix tra mari e monti che contraddistingue tutta l’area, un giacimento di gusto e gastronomie raccolti in un cucchiaio. Cibi in forma di pane, incavati e talvolta grezzi, ma con sapore pronunciato e schietto. Crotone, marca e provincia delle cucine pitagoriche. Da queste, all’insegna del grano e del pesce, parte il percorso gastronomico, che è una escursione di cultura materiale, uno stile di vita, una storia di mestieri. I piatti tipici sono un piccolo universo, un osservatorio gastronomico in cui si specchiano gli arcani del “mare nostrum”. Dove si tocca, con le mani e il palato, tutto il piacere del sud in pochi piatti: veri, abbondanti, autentici. In che modo è possibile creare un continuum tra le immagini e le suggestioni fin qui esplorate? 21
Partendo inevitabilmente da Crotone in quanto capoluogo, cosa mette in relazione il mare su cui la città si affaccia – con il suo porto, le sue spiagge, la sua costa – e le montagne della Sila crotonese? Cos’è che ha unito negli scorsi decenni i territori boschivi della Sila al nucleo industrializzato della città di Crotone, le strade o i rapporti umani e commerciali? Ad unire luoghi tanto diversi sono stati i mezzi o i fini? Se trascendiamo per un attimo dalla visione geografica strictu sensu, interfacciandola con valutazioni di storia passata e (soprattutto) presente, forse riusciremo ad individuare percorsi tanto trasparenti da risultare quasi invisibili, se non guardati nell’ottica cui appartengono. Fin dall’antichità, risulta che i Romani fabbricassero le navi (che venivano varate sulle coste ora appartenenti alla Provincia di Crotone) utilizzando gli alberi della Sila, cosa che da il senso della reale continuità tra la montagna e il mare, quasi che la montagna, attraverso il suo legno e la sua gente, potesse scendere e vivere nello “spazio liquido”, non nel mare inteso come massa d’acqua, ma come fluire di storia e di popoli tra territori lontani. In un passato più recente, il fiume Neto, che taglia diagonalmente buona parte del territorio provinciale e lungo il quale avvenivano i più frequenti passaggi di uomini e di merci ed i relativi scambi, rappresentava quasi un’istmo che apriva in due un territorio aspro geograficamente ed umanamente. In epoca più attuale, le fabbriche crotonesi, in particolare la Cellulosa Calabra, hanno sovente fatto fronte alle necessità di materia prima attingendo al patrimonio boschivo, ricreando un flusso umano e commerciale tra il mare e la montagna. Sebbene individuata in maniera fisica, definita nei confini e nella formalità istituzionale, una provincia trattiene in sé ricchezze ed esperienze che esulano dai concetti finiti e definiti della storia sociale di un paese. La “mappa” a cui si fa riferimento, nulla ha a che vedere con l’indicazione territoriale in senso stretto, ma con un significato storico e culturale, che richiama le origini guardando al futuro. Una demarcazione, dunque, culturale, che richiama la natura stessa del palcoscenico sul quale si alternano attori materiali e immateriali, più o meno protagonisti di una sceneggiatura che abbiamo la possibilità e la capacità di dirigere. La mappa territoriale è lo strumento attraverso il quale poter inquadrare ed interpretare qualsiasi fenomeno o caratteristica della popolazione e del territorio, siano essi strutturali, piuttosto che relativi ad atteggiamenti e comportamenti. Si è imposto il concetto di nodo e, accanto a questo, quello di rete (di rete delle reti), di LAN (Local Area Network). 22
Tuttavia nella misura in cui il territorio perde in fisicità continua a permanere la sua essenza di lunga durata, quella di un proprio “simbolico”, da ricollocare nel vissuto contemporaneo. Questo intreccio tra simbolico e vissuto, si esprime nella azioni di valorizzazione (o nella disvalorizzazione) della “texture territoriale”, cioè di quella vera e propria tessitura qui intesa come spazio di relazione in cui si struttura la comunicazione del territorio verso il mondo esterno, nella realizzazione del teatro dello sviluppo, in quanto promozione, valorizzazione e programmazione dei rapporti economici e sociali in esso vigenti. Per cui se la marca è qui intesa come la definizione comunicativa del territorio, la sua progettazione dovrà avvenire nella forma di un sistema d’identità sociale, un centro di comunicazione, una risorsa strutturata a disposizione dei soggetti attivi nel territorio. Disegnare la marca, delinearne gli aspetti grafici, comporta la segnalazione dei confini fisici, simbolici e strategici, tracciando i segni potenziali e progettuali del territorio. In questa logica la progettazione e la definizione di una marca territoriale deve tenere conto del: a. carattere storico del territorio e per questo delle antiche radici culturali del crotonese che attraggono creando valori emozionali e distinzione ma anche cogliendo una sempre più diffusa richiesta di ridefinizione dell’identità socio economica della provincia, venuta meno con la crisi e il declino di vecchi modelli di sviluppo industriale del secolo scorso. Il territorio della provincia di Crotone è entrato in una nuova fase di sviluppo, in un ciclo congiunturale complesso e articolato caratterizzato da una accentuazione dei processi di globalizzazione, adeguamento e convergenza fortemente accelerati dall’avvento della moneta unica europea, l’Euro. Nel frattempo, a chiusura del trascorso secolo del Novecento, nella provincia e nel suo capoluogo si è esaurita una lunga fase di transizione, caratterizzata dalla definitiva scomparsa del vecchio assetto industriale fordista e dall’affermazione di uno sviluppo autocentrato sul territorio. In questo nuovo quadro l’economia turistica (cfr. Anci-Upi, Il paese delle mille identità. I valori dell’Italia irriproducibile e non delocalizzabile, Roma 2005), l’industria dell’accoglienza, l’apertura e la realizzazione di una provincia intesa come porta del dialogo mediterraneo, sono divenuti l’orizzonte quotidiano ma anche lo stimolo a costruire il cantiere e il laboratorio di una provincia futura che gioca la carta dei servizi, della qualità della vita, della cultura, del mare e del paesaggio da offrire ai visitatori che raggiungono questi luoghi. 23
b. carattere semiologico che deve assumere la marca a partire da una conoscenza dei consumatori e dalle relative strategie di nicchia che il contatto consumatore-territorio suscita e determina. Da alcune indagini di settore si desume che la potenzialità turistica della Provincia di Crotone è molto elevata ma anche fortemente sottostimata, scarsamente utilizzata, ampiamente inespressa. Rilevazioni statistiche, studi specializzati e documenti di pianificazione territoriale stimano che in larga parte il “turista” arriva in Provincia di Crotone da altre regioni del centro-sud, specie dalla Campania e dal Lazio. In termini di collocazione sociale appartiene la ceto medio; il livello istruzione è medio-basso; conosce la Provincia di Crotone attraverso canali informali quali amici, parenti e solo in misura minore tramite consiglio o suggerimento di un’agenzia turistica; la vacanza è prevalentemente di tipo familiare, il nucleo familiare è composto da tre/quattro persone; il soggiorno oscilla da un minimo di due a un massimo di tre settimane; le motivazione che spingono il turista a scegliere questo territorio sono molto convenzionali; la dominante è rappresentata dal desiderio/bisogno di mare, anche raccogliendo i consigli di amici e conoscenti i cui resoconti delle loro passate vacanze rappresentano il soggiorno nella provincia come un periodo rilassante, divertente e di mare pulito; tale percezione è affiancata da altre motivazioni sub-dominanti quali il desiderio di socializzazione, quello di natura e di cultura , della cura di sé, del benessere e della salute; si tratta di sensibilità latenti che occorre portare in superficie, intrecciandole con la propensione manifesta a fruire del “vacuum”, appunto la vacanza “sole-mare”; il turista che soggiorna a Crotone manifesta un basso interesse ad attraversare e percorre il territorio in cui si colloca la struttura ricettiva che lo accoglie; solo una parte esigua organizza itinerari e mostra apertura alla pur bassa offerta di itinerari in sede di sistema turistico locale. Nel contesto dell’economia globale, il Mediterraneo continua ad essere il centro del sistema turistico internazionale. La provincia di Crotone usufruisce - in quanto inserita nella più vasta area del Mediterraneo che continua a rimanere il polo turistico più rilevante a livello globale - di una posizione geografica di straordinaria centralità, che per ragioni strutturali ed infrastrutturali resta ampiamente sottostimata e sottovalutata, soprattutto per una carenza di stock ricettivi che l’offerta locale mette a disposizione della domanda turistica. Tutto questo è dovuto anche ad un’immagine non adeguatamente conosciuta e qualificata, che gioca un ruolo di freno e inibizione nei confronti di concrete e oggettive chances di sviluppo dell’economia turistica territoriale. 24
c. carattere progettuale della marca territoriale che deve protendere a innalzare l'orizzonte delle ambizioni e sviluppare una visione su cosa vogliamo costruire per il futuro, effettuando scelte di programmazione per rendere più solida la soggettività del territorio in un quadro di scambi e alleanze; la mission della marca sarà quella di: aumentare la produttività degli enti che agiscono sul territorio, incentivare e inquadrare in un contesto di territorio, distretto e filiera i programmi, le misure e le azioni per rendere la provincia autosufficente e competitiva; agire sul sistema scolastico provinciale in termini di divulgazione e formazione a questa soggettività di territorio; indicare vettori di politica economica territoriale quale punto di orientamento per le imprese. 25
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CAPITOLO 2 VALORE & VALORI DELLA MARCA 27
1. Valore e valori della marca. Non è un gioco di parole. La marca ha valore quando trasmette forti valori. Nel suo lungo divenire storico – da semplice marcatore di proprietà/identificazione a motore semiotico ed identità – la marca è approdata adesso al variegato mondo dei valori e dell’etica. Valori nell’interpretazione sociologica corrente, come aggregati di senso – conditivi e affettivi - coerenti, duraturi, moralmente vincolanti, capaci di guidare le scelte individuali per un periodo di tempo sufficientemente prolungato. Sono elementi che fondano l’identità sociale e la specificità individuale e di gruppo ma, allo stesso tempo, sono i nuclei attraverso cui passano e si consolidano i processi di differenziazione sociale. Che la marca abbia un valore – anzi, come si legge sempre più spesso, nei testi di management, che “rappresenti l’asset più importante di cui l’impresa dispone” – vi sono ormai troppe evidenze per doverlo ancora documentare. Un valore che prescinde anche dalle sue quote di mercato, dalla sua distribuzione commerciale, dai suoi attributi più tangibili, dal valore delle sue shares e che ha fatto spesso parlare di alchimia della marca. La marca cioè come costruzione magica: come quando, in polverosi laboratori, l’alchimista tentava la prodigiosa trasmutazione del metallo in oro. Al limite la marca come un re Mida dei nostri giorni che trasforma in oro tutto ciò che tocca. La metafora – anche se seduttiva ed affascinante – è però solo parzialmente corretta. Presupposto, infatti, perché la marca possa trasformarsi in produttore di ricchezza è che comunque il materiale che firma non sia un vile metallo: la vera conditio sine qua non perché la marca possa esprimere il suo grande potenziale, trasformarsi in uno straordinario moltiplicatore di valore è che si contrapponga ad un buon prodotto o servizio. Esempi di marche che siano riuscite a sopperire a vistosi deficit sul fronte delle performance – del contratto cioè che la marca sottoscrive ontologicamente con il consumatore garantendo il rispetto di queste ed una costanza poi di qualità – e ad avere successo sono ben difficili da riscontrare. Al massimo si tratta di affermazioni momentanee di fenomeni dell’ordine delle mode: destinati cioè ad avere vita breve. Quando la marca – anche se inadempiente sotto il profilo qualità - diminuisce la sua attrattività, perde rapidamente di richiamo. A fronte di un consumo più competente, esigente e demanding, il rispetto e l’acritica reverenza di un tempo nei confronti della marca non trovano più spazi o ragion d’essere. 28
L’allure che la marca riesce a creare, anche se questa si è consolidata nel tempo, non è sufficiente a contrastare le lacune sul fronte delle performance. Pensiamo, ma vi è purtroppo solo l’imbarazzo della scelta al proposito, a Jaguar – un nome mitico nel settore dell’automobilismo – le cui prestazioni erano andate progressivamente indebolendosi, nel corso degli anni, sino a scontentare fortemente i suoi utenti. Un’immagine consolidata da decenni e di grande prestigio non è riuscita a supplire alle vistose defaillance, e la marca ha perso rapidamente valore e quote di mercato imboccando un poco dignitoso viale del tramonto. È solo con l’intervento di Ford – che si fa massicciamente carico dell’attenuare prima ed eliminare poi la difettosità della vettura – che Jaguar torna ad essere una marca che genera valore: per i suoi azionisti e per la sua utenza. Tuttavia resta un’ombra sul suo blasone perchè le inadempienze, anche se superate, lasciano sempre una traccia. Ma, una volta adempiuto al rispetto a questa sorta di prerequisito rappresentato dalla qualità, considerato a tutti gli effetti un must, è proprio la marca che può attribuire caratteri totemici ai prodotti che firma. Per conseguire il successo, per creare valore non è più sufficiente per l’impresa avere buoni prodotti ad un prezzo equo: questo rappresenta una condizione certamente essenziale ma non sufficiente. Ci sono un’infinità di buoni prodotti e servizi sul mercato destinati a restare in una sorta di limbo o a scomparire perché non vivificati dall’affitto della marca. Di una marca che non sia pure denotazione, non sia cioè entrata con maestria e determinazione, nel mondo della connotazione. Tra l’altro è noto come le differenze tangibili tra produttori diversi tendano, all’interno dello stesso comparto, ad assottigliarsi sempre di più ed a divenire progressivamente indistinguibili sotto il profilo dei valori d’uso. Anche le innovazioni più sostantive, quelle che un tempo costituivano una duratura rendita di posizione, adesso rischiano di essere clonate quasi in tempo reale. Ferrero, una delle grandi marche italiane dell’industria dolciaria per decenni ha avuto nel suo portafoglio quei prodotti che l’imprenditore Michele Ferrero definisce come “prodotti d’impresa”: vale a dire prodotti che da soli possono costituire un’azienda e che è quasi impossibile riprodurre alla stessa struttura di costi, che hanno quindi caratteristiche uniche e differenzianti, che hanno una vita lunghissima e che sviluppano imponenti fatturati. Si pensi, per tutti, a Nutella e Rocher. Eppure, in tempi recenti, è stato sempre più difficile, per Ferrero, mantenere un vantaggio competitivo basato sulle caratteristiche di unicità dei suoi prodotti. Quando immette sul mercato un prodotto fortemente innovativo come le merendine refrigerate questo viene riprodotto dopo pochi mesi da una Centrale del Latte italiana. La marca invece è impossibile da clonare. 29
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