Progetto preliminare e SIA della IIIa corsia dell'autostrada "A 4" nel tratto tra Quarto d'Altino e Duino/Sistiana - Osservazioni
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Progetto preliminare e SIA della IIIa corsia dell’autostrada “A 4” nel tratto tra Quarto d’Altino e Duino/Sistiana Osservazioni WWF Friuli Venezia Giulia e Veneto Giugno 2003
0. Premessa Si rileva ancora una volta, così come in altre precedenti occasioni (cfr. le osservazioni presentate dalla scrivente associazione sul progetto preliminare e sul SIA della “Penetrazione Nord/Passante intervallivo” di Trieste e sulla nuova linea AV/AC Venezia- Trieste (tratta Ronchi dei Legionari – Trieste), l’estrema difficoltà in cui si trovano i cittadini nel poter prendere visione adeguata degli elaborati consegnati dai proponenti per progetti di tale entità. Ciò sia in considerazione della mole di documentazione da consultare, sia per gli oggettivi ostacoli logistici (un’unica copia degli elaborati disponibile al pubblico nella Regione Friuli Venezia Giulia ed un’altra in Veneto, consultabili soltanto in orario d’ufficio e quindi con esclusione dei festivi e dei sabati, scarsa o nessuna assistenza da parte del personale regionale, ecc., problemi ovvi se già qualcuno sta consultando lo SIA nello stesso momento in cui se ne chiede la visione). Si aggiunga che nessuna iniziativa è stata assunta, né dal proponente, né dagli enti preposti alla valutazione (Regioni, Ministeri), al fine di illustrare e spiegare i contenuti del progetto e del SIA alla cittadinanza ed agli enti locali interessati. Si ritiene che tutto ciò configuri una pesante limitazione, di fatto, della possibilità per i cittadini di comprendere la natura delle opere proposte ed i loro effetti sull’ambiente, così come un’oggettiva limitazione del diritto dei cittadini di essere informati ed interpellati (così come sancito dalla Convenzione di Aarhus, recepita con la Legge 16 marzo 2001, n. 108) in merito alle decisioni che li riguardano. 1. Difformità del SIA rispetto alla normativa Va innanzitutto osservato che i contenuti e l’organizzazione del SIA presentato dal proponente, non corrispondono affatto a quanto prescritto dalla normativa in materia (cfr. DPCM 27/12/1988 “Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e per la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all’art. 6, L. 8/7/1986, n. 349”). Soltanto il “Riassunto non tecnico” del SIA contiene un riferimento, non al DPCM citato, bensì all’art. 2, c. 3 del DPCM 377/1988, ma nell’ambito di una trattazione per larga parte incomprensibile e quanto mai astrusa, che potrebbe ritenersi addirittura offensiva per il lettore, essendo presentata sotto il mendace titolo appunto di “Riassunto non tecnico” (per tacere della totale illeggibilità di molte immagini e relative didascalie racchiuse nel medesimo elaborato). E’ pertanto quanto mai arduo rintracciare nella congerie di elaborati consegnati dal proponente, gli elementi di valutazione richiesti dalle norme sopra richiamate, elementi che peraltro – a quanto è stato possibile vedere – in molti casi mancano del tutto. 2. Carenze nel SIA 2.1. Motivazione dell’opera Del tutto insufficiente e poco persuasiva appare l’esposizione delle motivazioni del proponente circa la necessità dell’opera in questione.
Al di là delle valutazioni, opinabili e non supportate da alcuna seria analisi trasportistica, sul prevedibile incremento della domanda. Non è chiaro, in particolare, in base a quali elementi si dia per scontato che tale incremento ci sarà e dovrà necessariamente riversarsi sull’autostrada e si osserva che le previsioni sull’incremento futuro dei flussi di traffico e sulla ripartizione di questi tra le diverse modalità di trasporto sono totalmente diverse rispetto a quelle contenute nel contemporaneo progetto e SIA della nuova linea ferroviaria AV/AV Venezia – Trieste, tratto Ronchi dei Legionari-Trieste. Si osserva anzi che i dati disponibili sul TGM lungo le diverse sezioni della “A 4” tra Mestre e Trieste evidenziano una progressiva sensibile riduzione del volume di traffico procedendo da ovest verso est. In particolare, da Palmanova verso Trieste il TGM raggiunge valori nettamente inferiori a quelli presenti sulla tratta occidentale. Le stesse previsioni di traffico pesante – 2.500 veicoli/giorno nei due sensi - sulla direttrice considerata più problematica (Postumia-Lubiana), citate dal proponente, appaiono compatibili con un’autostrada a doppia corsia più corsia d’emergenza. Manca inoltre un qualsiasi approfondimento dei rapporti tra l’infrastruttura proposta e le altre direttamente connesse sulla medesima direttrice. Ciò vale in particolare per il cosiddetto “Passante di Mestre”, la cui realizzazione ed entrata in servizio è prevista – salvo ritardi di norma riscontrabili in questo tipo di opere - a non prima del 2009. Essendo proprio il nodo di Mestre a rappresentare il “collo di bottiglia” dell’intero sistema dei trasporti su strada nel Nord Est d’Italia, è del tutto evidente che prioritaria dovrebbe essere la soluzione di questo problema (avvenga ciò con la realizzazione del Passante “largo” oppure – come auspica la scrivente associazione, si vedano le osservazioni al SIA trasmesse in data 22 maggio alla Regione Veneto – mediante tunnel e altre opere complementari), prima di procedere alla realizzazione di nuove infrastrutture viarie (o al potenziamento delle esistenti) sulla direttrice est-ovest. E’ del tutto evidente infatti, a giudizio della scrivente, che anticipare la realizzazione della terza corsia sul tratto più orientale della “A 4”, ben prima che il Passante sia realizzato, avrebbe come unico effetto quello di peggiorare ulteriormente la situazione intorno a Mestre, convogliandovi ancor maggiori volumi di traffico, destinati ad intasare vieppiù l’area (già al collasso), senza risolvere quindi alcun problema ma anzi aggravandoli tutti. 2.2. Analisi costi - benefici L’analisi costi-benefici, prescritta all’art. 4, c. 3 del DPCM 27/12/1988 per “le opere pubbliche o a rilevanza pubblica”, è sostituita nel SIA (elaborato E 1) da un’”Analisi economica” (cfr. par. E1.5.2) di 3 (!) pagine scarse. I presupposti su cui si fonda tale analisi sono sostanzialmente legati a : 1) una stima del risparmio di carburante che la realizzazione dell’opera permetterebbe (risparmio che però appare legato principalmente ai miglioramenti prevedibili nella tecnologia dei motori nei prossimi anni) ; 2) una stima del costo del tempo risparmiato per mancati incolonnamenti. Quest’ultimo valore appare però stimato grossolanamente, dando per scontato che OGNI veicolo in transito accumuli 10 minuti di ritardo su 58 km percorsi e quindi ipotizzando che SEMPRE si verifichino incolonnamenti e che TUTTI i veicoli in transito siano adibiti ad attività economiche e produttive. Il che, evidentemente, non è. Nulla invece viene detto, tranne pochi vaghi accenni alla sinistrosità, in merito ai costi sociali prodotti o evitati, al consumo di suolo agricolo e naturale, ecc.
Si aggiunga che nessuna chiara tabellazione riassuntiva dei calcoli effettuati e dei dati ottenuti è contenuta nel SIA e che l’unico schema relativo alle “voci di spesa” per la realizzazione delle opere (cfr. pag. 258 dell’elaborato E 1) non si comprende a quale tratta del progetto sia riferito, riportando valori che non trovano rispondenza alcuna nei riepiloghi contenuti nell’elaborato Z 01.1 del progetto preliminare (“Computi – Stime. Computo metrico estimativo. Stima di spesa e quadro riepilogativo”). Viene citato infatti nel SIA un totale delle voci di spesa pari a 393.990278,50 Euro, a fronte del totale generale di 821.946.471,77 Euro riportato nel progetto preliminare. 2.3. La mancata valutazione delle alternative Non si rinviene nel SIA una valutazione adeguata delle possibili alternative all’opera proposta, ancorché ciò sia prescritto all’art. 4, c. 3, lett. b) e c. 4, lett. c) del citato DPCM 27/12/1988. Tale prescrizione è ulteriormente rafforzata dall’allegato III, n. 3 del DPCM 27/12/1988 (così come sostituito dall’allegato I del DPR 2/9/1999, n. 348). Ciò appare costituire una lacuna particolarmente grave, trattandosi di un’infrastruttura di grandi dimensioni inserita in un contesto urbanistico e ambientale molto “denso” (in termini di insediamenti residenziali e produttivi, aree di pregio naturalistico e paesaggistico, ecc.). Va poi sottolineato che la valutazione delle alternative doveva costituire un elemento cardine del SIA (e dovrebbe rappresentare anche il cuore della valutazione e del giudizio finale) a maggior ragione in quanto nella stessa area geografica sono in corso le procedure di VIA per altre infrastrutture lineari previste dal programma di cui alla L. 443/2001 : si tratta del “Passante di Mestre”, della nuova superstrada Sequals –Gemona e della nuova linea ferroviaria AV/AC Venezia - Trieste (ancorché il progetto presentato si limiti al tratto Ronchi dei Legionari-Trieste). Appare evidente, a giudizio della scrivente associazione, che opere di questa mole ed impegno finanziario dovevano formare oggetto di una valutazione comparativa – preferibilmente adottando le procedure di V.A.S. di cui alla Direttiva 2001/42/CE – già a livello delle ”Intese Generali Quadro”, stipulate tra il Governo e le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia rispettivamente in data 09.08.2001 e 20/9/2002. Si osserva ancora che gli unici accenni ad ipotetiche alternative sono rinvenibili nell’elaborato E 3 del SIA, laddove 7 (!) righe sono dedicare alla “ferrovia ad alta velocità” (cfr. par. E3.5.1.5.3., pag. 142), per dichiarare semplicemente la totale ignoranza sul progetto, pur se la relativa procedura di VIA è di fatto temporalmente parallela a quella della terza corsia (!). Al par. E3.5.1.5.5. (pagg. 143 – 144) si accenna invece ad un’“ipotesi alternativa tratta terminale A 4”, che si dichiara sarebbe stata valutata da Autovie Venete, consistente nell’arretrare il casello del Lisert all’altezza di Villesse, liberalizzando sia la tratta da Villesse a S. Andrea di Gorizia, sia il tratto da Villesse al Lisert, arrestando nel contempo la costruzione della terza corsia a Villesse, ma realizzando comunque il nuovo svincolo di Duino. Nulla di più viene detto, incredibilmente, rispetto a tale ipotesi, che lo stesso SIA definisce peraltro “valida” e che corrisponde sostanzialmente peraltro a quanto più volte e da molti anni richiede la comunità monfalconese (Comune in testa) ed è previsto anche dalle Linee guida del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Gorizia (2002). La scrivente Associazione ritiene comunque che anche altre ipotesi alternative avrebbero dovuto essere valutate e confrontate con l’ipotesi progettuale presentata. Tra queste: gli
interventi di miglioramento e potenziamento delle infrastrutture ferroviarie esistenti, la costruzione della terza corsia soltanto da Quarto d’Altino fino a Palmanova (con miglioramento ambientale però dell’intera tratta fino a Trieste, mediante installazione di barriere antirumore, sistemi di raccolta e depurazione delle acque di prima pioggia, interventi di mitigazione e compensazione ambientale, predisposizione di attraversamenti per la fauna, ecc.). Per quanto concerne il tratto Veneto e il previsto Casello e svincolo di Alvisopoli nel SIA non è stata analizzata nessuna ipotesi alternativa alla realizzazione del casello e del relativo svincolo di Alvisopoli. L’area interessata da svincolo e casello rappresenta infatti un tratto di campagna ancora integro, con fossi alimentati da acque di sorgiva, che meriterebbe di essere salvaguardato anche da futuri interventi di urbanizzazione (aree industriali) che andrebbero sicuramente ad insediarsi nei pressi del Casello e di cui già si parla in loco. Solo per fare un esempio potrebbe essere valutata seriamente la seguente ipotesi alternativa, soprattutto per il notevole risparmio di terreno agricolo di qualità che consentirebbe. Tenuto conto che a Portogruaro pare in dirittura d’arrivo il completamento della tangenziale che consentirà un collegamento diretto fra le autostrade A4 e A28 con la S.S. 14, innestandosi su quest’ultima tra Portogruaro e Fossalta di Portogruaro pochissimi chilometri prima dello svincolo di collegamento con il casello di Alvisopoli. Se si considera che la S.S. 354 che collega il casello di Ronchi della A4 con Lignano è una strada di grande traffico, priva però di viabilità locale, a carreggiate non separate fisicamente (si tratta di una strada piuttosto pericolosa che ha già mietuto molte vittime anche tra i residenti nelle zone attraversate dalla statale) e valutando come esista un ponte sul Tagliamento che collega Lignano a Bibione in località Bevazzana, opera però priva di adeguata viabilità di collegamento con la S.S. 354 risulta praticabile l’ipotesi di non realizzare lo svincolo di Alvisopoli anteponendo in alternativa i seguenti interventi: - ricalibratura della la S.S. 14 nel tratto che va dall’uscita della tangenziale di Portogruaro (punto 1 in allegata cartografia) fino alla provinciale per Bibione (punto 3 in allegata cartografia); - adattamento dello svincolo di Ronchi al traffico che già oggi sostiene; - ricalibratura della S.S. 354 separando il traffico locale da quello diretto a Lignano e Bibione; - ricalibratura della viabilità di collegamento tra la S.S. 354 e il ponte di Bevazzana per consentire un rapido collegamento con Bibione. In questo modo il traffico diretto a Bibione e proveniente da Venezia o Pordenone utilizzerebbe la tangenziale di Portogruaro, quello proveniente da Tarvisio o Trieste potrebbe giungere a Bibione dalla S.S. 354, con notevoli risparmi finanziari e di territorio. 2.4. La sommaria citazione dei piani Ancorché sia prescritto dal più volte citato DPCM 27/12/1988 (cfr. art. 4, c. 4, lett. b), n. 2), del tutto insufficiente appare la trattazione nel SIA delle previsioni degli strumenti urbanistici comunali. In particolare, per quanto concerne il tratto interessante il Friuli Venezia Giulia il PRGC del Comune di Duino-Aurisina, manca addirittura un estratto del piano e delle relative norme (sostituiti da una scheda sintetica, oltre tutto alquanto imprecisa), manca qualsiasi accenno al PRPC – direttamente incidente sull’area del previsto nuovo svincolo di Duino/Sistiana – adottato dal Consiglio comunale nel luglio 2002
(e approvato alla fine del maggio 2003) e manca altresì qualsivoglia riferimento al PTRP con valenze di piano paesistico, predisposto su incarico della Direzione regionale della Pianificazione territoriale – ma non ancora adottato - per l’intero ambito della fascia costiera triestina. Poco o niente tratta il Sia sulla presenza in loco e sulle interferenze dell’infrastruttura con i seguenti Siti: Per il tratto riguardante il Friuli Venezia Giulia: - Riserva naturale dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa istituita con la Legge Regionale del 30 settembre 1986, n. 42, art. 48 - Riserva naturale delle Falesie di Duino istituita con la Legge regionale 30 settembre 1996, n.42, art.49 - La Palude di Sablici a Monfalcone Sito di Interesse Nazionale individuato dalla Regione con le Delibere della Giunta Regionale n. 434 e 435 del 25 febbraio 2000. - L’Area di rilevante interesse ambientale (ARIA) n. 8 del Fiume Tagliamento delimitata con Decreto del Presidente della Regione 17 maggio 2002, n. 0143. - L’Area di rilevante interesse ambientale (ARIA) n. 16 del Torrente Torre delimitata con Decreti del Presidente della Regione 4 ottobre 2001 n. 0371 e 17 maggio 2002, n. 0143. - L’Area di rilevante interesse ambientale (ARIA) n. 19 del Fiume Isonzo delimitata con Decreto del Presidente della Regione 6 febbraio 2001, n. 031. - L’Area di reperimento della Landa Carsica prevista dal Piano Urbanistico Regionale Generale e dalla normativa regionale. In merito invece al tracciato ricadente nel territorio Veneto e al Piano Territoriale Regionale di Coordinamento e al Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Venezia si sorvola sul fatto che vengono interessati dalle nuove opere i seguenti siti: - il Parco Naturale Regionale del Fiume Sile viene attraversato in località San Michele Vecchio, comuni di Roncade (TV) e Quarto d’Altino (VE) istituito con la Legge regionale 28 gennaio 1991, n. 8. - il Parco Naturale Provinciale dei fiumi Lemene e Reghena e Laghi di Cinto, recentemente istituito dalla Provincia di Venezia - l’area di tutela paesaggistica di interesse regionale di competenza provinciale del Medio Corso del Piave soggetta alle Norme di Tutela del PTRC art. 34. Sono inoltre attraversati i seguenti ambiti naturalistici di livello regionale (art. 19 NTA del PTRC) : - 75. Ambito fluviale del Livenza - 78. Ambiti planiziali contermini ai fiumi ….. Reghena, Lemene …… (Boschetto di Alvisopoli) - 79 Lanche e Boschi igrofili del Tagliamento - 86 Ambito fluviale del Piave (medio-basso corso) - Numerose fasce di corridoio ecologico individuate dalla Provincia di Venezia 2.5. Il paesaggio dimenticato Gran parte dei territori attraversati dall’opera proposta (specie in Comune di Duino- Aurisina) sono soggetti a vincolo paesaggistico ai sensi del D. L.vo 490/1999. Benché un’accurata analisi della situazione dei luoghi e una descrizione dell’impatto delle opere previste sugli stessi siano con tutta evidenza indispensabili (e chiaramente prescritte ad esempio dall’allegato III del DPCM 27/12/1988, così come modificato dall’allegato I del
DPR 2/9/1999, n. 348), ben poco di tutto ciò si ritrova (a fatica, come per altri aspetti) nel SIA. Manca in particolare una simulazione visiva – il che stupisce non poco, vista la familiarità che gli estensori del SIA mostrano di avere con gli strumenti informatici ! – dello stato dei luoghi “post operam”, da confrontare ovviamente con le immagini degli stessi luoghi come si presentano attualmente. Trattasi di un elemento che consuetudinariamente, ormai, viene prodotto anche in SIA relativi ad opere di ben minore impatto ambientale ed impegno economico e si stenta a comprendere le ragioni di una così grave lacuna. Basti ad esempio la grave omissione riguardante la presenza a ridosso dell’attuale tracciato del Bosco di Alvisopoli in comune di Fossalta di Portogruaro (VE) con l’annesso complesso di Villa Mocenigo: uno scrigno storico-naturalistico di rilevante interesse. Già Parco della Villa, abbandonato negli anni ’40 dello scorso secolo, è oggi un raro esempio di bosco planiziale con tutte le specie arboree, arbustive ed erbacee tipiche del Quercocarpinetum boreoitalicum. Secondo il prof. Giulini dell’Università di Padova, si tratterebbe inoltre del primo parco romantico veneto. Il Piano Territoriale Provinciale di Venezia adottato nel 1999 prevede altresì che nel Bosco di Alvisopoli sia istituita una Riserva Speciale di Conservazione la cui fascia di rispetto comprende anche un tratto sul lato opposto dell’Autostrada A4 (Tav. P103). Assieme alla Villa il parco è inoltre sottoposto a Vincolo ai sensi della ex legge 1089/39 ora Titolo I del decreto legislativo 490/1999 (elemento non rilevato nel SIA). E’ inoltre riconosciuto come Oasi di Protezione Faunistica dalla Provincia di Venezia (elemento non rilevato nel SIA) ed è inserito nel sistema aree protette del WWF Italia. Il bosco con l’annesso Centro di Educazione Ambientale operante all’interno della Villa e promosso, oltre che dal WWF, dal Comune di Fossalta di Portogruaro e dalla Provincia di Venezia, è visitato ogni anno da circa 3000 persone, la gran parte studenti. Già oggi il disturbo che crea l’autostrada, soprattutto per quanto riguarda il rumore, è molto rilevante, disturbo che arriva a farsi sentire, soprattutto la notte, anche per tutti coloro che risiedono in Villa Mocenigo e nelle abitazioni circostanti. Si segnala inoltre come la cartografia utilizzata per il progetto non sia rispondente alla realtà, in quanto la superficie boscata si estende anche al di là del canaletto che sembra fare da confine del bosco di Alvisopoli e giunge fino alla recinzione dell’autostrada: un semplice sopralluogo avrebbe permesso di accorgersi di ciò. L’ulteriore avvicinamento dell’autostrada al bosco è da ritenersi non accettabile in quanto comporterebbe il sacrificio di una fascia arborea di un certo interesse, in cui spicca la presenza spontanea del Pado (Prunus padus), piccolo alberello tipico della fascia pedemontana, assai raro nei boschi di pianura, senza parlare dell’ulteriore aggravio del livello di rumore sopportato. A tutela del sito non è quindi accettabile, come da progetto, l’inserimento di una terza corsia e quindi l’ulteriore avvicinamento della sede autostradale al bosco. L’intervento auspicato è che vengano installate delle barriere fonoassorbenti in questo tratto di autostrada per migliorare la qualità della vita dei residenti ad Alvisopoli e contribuire a migliorare le condizioni di fruizione di un bene di rilevante valore storico- naturalistico quale è il bosco di Alvisopoli. Si rileva ancora come venga affermata nel SIA una “compensazione” tra gli 85 ettari di territorio destinati ad essere asfaltati ed urbanizzati a seguito dell’esecuzione del progetto, e le aree “verdi”, di impianto artificiale, previste a titolo di compensazione/mitigazione (per un totale di 105 ettari). E’ appena il caso di osservare che nessuna equivalenza è possibile, qualora quelle sacrificate siano rappresentate da aree naturali pregiate – magari comprese
nel perimetro di un S.I.C. – mentre quelle “compensative” siano rappresentate da aree di verde ornamentale o para-naturale. 2.6. Mancanza della valutazione di incidenza L’opera proposta attraversa numerosi S.I.C. e incide sensibilmente sui medesimi (in termini di sottrazione di territorio, ma non solo). Al di là di una citazione sommaria dei singoli S.I.C., tuttavia, manca nel SIA – o in allegato ad esso – un’esauriente valutazione di incidenza ecologica, redatta in conformità a quanto prescritto dalla normativa vigente (Direttiva 92/43/CE e DPR 357/1999, modificato ed integrato dal DPR 120/2003). Trattandosi di un obbligo che discende da normativa comunitaria sovraordinata, la carenza appare particolarmente grave. Nel tratto Veneto vengono interessati direttamente o per il tracciato nelle vicinanze i seguenti siti: - IT3250012 Zona di Protezione Speciale (ZPS) nonché Sito di Importanza Comunitaria (SIC) Ambiti Fluviali del Reghena e del Lemene – Cave di Cinto Caomaggiore attraversato in due punti in prossimità dei fiumi Reghena e Lemene. - IT324008 – Zona di Protezione Speciale (ZPS) nonché Sito di Importanza Comunitaria (SIC) - Bosco di Cessalto posto nelle vicinanze del Casello di Cessalto. - IT3250011 – Zona di Protezione Speciale (ZPS) nonché Sito di Importanza Comunitaria Sile: Ansa a San Michele Vecchio posto nei pressi (est) del Casello di Quarto d’Altino. - IT325006 - Zona di Protezione Speciale (ZPS) nonché Sito di Importanza Comunitaria – Bosco di Lison Nel tratto Friuli-Venezia Giulia vengono interessati i seguenti siti di Importanza Comunitaria (SIC): - IT3320032 - Paludi di Porpetto - IT3320033 – Bosco Boscat - IT3330003 – Laghi di Doberdò e Pietrarossa - IT3330004 – Foce del Timavo - IT3340001 – Falesie di Duino 2.7. Gli altri progetti ignorati Si sottolinea ancora una volta come il progetto preliminare ed il SIA in questione ignorino ostentatamente i progetti delle altre opere infrastrutturali, pur previste ad esempio all’interno della medesima Intesa Generale Quadro stipulata tra il Governo e la Regione Friuli Venezia Giulia. Particolarmente clamorosa la discrepanza con il progetto della Linea ad AV/AC Venezia – Trieste (tratto Ronchi dei Legionari – Trieste), il cui SIA cita espressamente i cantieri della terza corsia sulla “A 4” come destinazione finale di almeno 3 milioni di mc, dei 7,7 circa che si prevede di ricavare per lo scavo delle gallerie ferroviarie. Il SIA della terza corsia, invece, non menziona tale ipotesi ed anzi sembra che non esistano neppure particolari necessità di inerti per i cantieri, essendo l’opera “… pensata per il reimpiego dei materiali rocciosi di risulta dagli sbancamenti nel tratto carsico…”.
Conclusioni Alla luce delle sopra esposte gravi carenze riscontrate nel SIA, soprattutto per quanto riguarda la mancata valutazione di incidenza sui S.I.C., la mancata valutazione dell’impatto sul paesaggio, l’inesistente valutazione delle alternative e l’insufficiente trattazione delle motivazioni dell’opera, la scrivente associazione esprime un giudizio negativo sulla proposta progettuale in questione e ritiene che – quanto meno – dovrebbe essere richiesta una completa rielaborazione del SIA, conformemente a quanto previsto dalla normativa vigente (DPCM 27/12/1988 e successive modificazioni).
Puoi anche leggere