PRESENTAZIONE - Archivio di Stato di Macerata

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PRESENTAZIONE

 Q      uesto cd rom, riproduce il “codice varanesco” (secc. XIII-XVI), conservato
        nell’Archivio di Stato di Parma e contiene una serie di documenti di importanza
  particolare per l’Archivio di Stato di Macerata, la Sezione di Camerino e per l’ utenza
  marchigiana.
      La sua realizzazione, programmata assieme al comune di Camerino, costituisce
  il primo passo verso la realizzazione di un progetto che ha come obiettivo finale il
  “recupero” del materiale documentario relativo ai Varano, signori e, dal 1515, duchi
  di Camerino, materiale che, per le note vicende storiche, soltanto in minima parte è
  conservato negli istituti culturali camerinesi (Archivio di Stato e Biblioteca
  comunale), ma per lo più è “diffuso” in diversi Istituti archivistici italiani (Parma,
  Napoli, Firenze, Roma, ecc.).
      L’indice dei documenti che è stato curato da Pierluigi Moriconi, funzionario della
  Sezione di Camerino, grazie alla sequenza cronologica, consente una rapida
  individuazione e lettura dei singoli documenti.
      Si ringrazia per la collaborazione, oltre al sindaco di Camerino, prof. Mario
  Giannella, sempre pronto ad accogliere e sponsorizzare tutte le iniziative avanzate
  dal nostro Istituto, il prof. Pier Luigi Falaschi, dell’Università degli Studi di
  Camerino, che per anni, di questo progetto di “recupero” è stato il promotore, ed il
  dott. Marzio Dall’Acqua, il quale già nel 1997, insieme ad altri colleghi di Archivi di
  Stato aveva mostrato piena disponibilità a collaborare alla realizzazione di una
  mostra e di un convegno sulle fonti archivistiche relative ai Varano, conservate al di
  fuori di Camerino, manifestazione che a causa del sisma del 26 settembre non si era
  più potuta realizzare.
      Un ringraziamento particolare, infine, al sig. Erio Dolciotti del Comune di
  Camerino ed al sig. Attilio Lucarini della Sezione di Camerino che hanno svolto le
  riprese fotografiche digitali del codice presso l’Archivio di Stato di Parma e senza la
  cui disponibilità sarebbe stato impossibile attuare questo progetto.

                                                    Maria Grazia Pancaldi
                                         direttore dell’Archivio di Stato di Macerata

IL CODICE                CRITERI CONSULTAZIONE                    INDICE CRONOLOGICO
Naufragar tra carte
                     il codice varanesco nell’Archivio di Stato di Parma

                       “Perché, Renisenb, è troppo facile e costa troppo poca fatica scri-
    vere per esempio dieci giare d’orzo o cento capi di bestiame o dieci campi di farro..
    e le cose scritte sulla carta verranno prese sul serio come quelle che esistono real-
    mente, così che lo scrittore e lo scriba guarderanno con disprezzo l’uomo che colti-
    va i campi, miete l’orzo e alleva il bestiame. E invece i campi e il bestiame sono veri,
    non sono macchie d’inchiostro su un papiro! E se pure tutti gli archivi e i papiri che
    contengono venissero distrutti, e gli scribi scaraventati ai quattro venti, gli uomini
    che seminano e raccolgono continuerebbero a farlo e l’Egitto rimarrebbe in vita”.

                       Dialogo tra lo scriba Hori e Renisenb, figlia del sacerdote del dio
                       Ra Imhotep in
                       Agatha Christie, C’era una volta, I classici del giallo, Mondadori,
                       Milano, 2002, p. 1

         “Camerino. Registro membranaceo di atti rogati nell’interesse dei Varano
    Signori di Camerino 1207-1521. Un grosso volume in fol. in tutta pergamena lega-
    to in cuoio”.
         È questa la prima attestazione, risalente agli inizi del secolo XX, della colloca-
    zione del codice varanesco nel fondo Feudi e Comunità dell’Archivio di Stato di
    Parma, al numero di serie 19, posto nei labirintici spazi farnesiani, smisurati e densi
    d’ombre e di silenzi, della Pilotta, che furono deflagrati con il bombardamento della
    RAF del 13 maggio 1944, all’ora di pranzo. Una traccia di percorsi ormai indecifra-
    bili ci dice che quel fondo si trovava nella galleria Inferiore, nella Sala XV, scaffale
    43. Cifre di una caccia al tesoro alla Borges, che sono ora sminuzzato filo d’Arianna
    che permette, talora, con fortunata approssimazione, di ricostruire le vicende di un
    archivio come quello di Parma, una specie di enorme e complessa scatola cinese scon-
    volta dagli eventi e ricomposta, con tenacia, ma spesso con miopia, dagli archivisti,
    almeno a partire del 1592, allorché si definì il progetto di Ranuccio I Farnese, duca
    di Parma e Piacenza, di riunire tutti i documenti dispersi nelle varie residenze di fami-
    glia, nelle diverse piccole capitali di quella costellazione di feudi e domini che era lo
    stato farnesiano, tra pianura padana, Stato della Chiesa e Regno.
             La descrizione del codice con la quale abbiamo aperto, è, in parte, autogra-
    fa di Adriano Cappelli (1859-1942), allora direttore dell’Archivio parmense ed anco-
    ra ricordato per la Cronologia Cronografia e Calendario perpetuo e per il Dizionario
    di Abbreviature latine ed italiane. È inserita nell’”Elenco degli Inventari ed indici
    analitici e sommari dell’Archivio di Stato di Parma” (inv. 238), databile tra il 1905
    e il 1925, una delle fondamentali Guide Generali dell’istituto culturale.

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Ma certamente il volume faceva, dall’età di Ottavio Farnese, parte dell’archi-
    vio ducale, che tuttavia non solo è stato disperso e riunito più volte, ma anche mani-
    polato da funzionari per le necessità d’amministrazione e da archivisti sempre in bili-
    co tra conservazione e consultazione, tra esigenze culturali e priorità amministrative,
    sempre proni ad un potere politico che vedeva nelle carte attestazioni giuridiche e
    prove patrimoniali, lenti nell’elaborare teorie d’ordine archivistico, che si adattasse-
    ro al succedersi dei tempi, e perennemente affaticati nel far corrispondere le carte,
    gli archivi a quelle teorie, con la conseguenza che il succedersi di generazioni di ordi-
    natori si manifesta come perdita di ogni sedimentazione originaria, di ogni coerenza
    istituzionale, di ogni autentica cronologia, trasformando un Archivio Generale come
    il nostro in un inestricabile immenso puzzle, in un laboratorio delle metamorfosi. Ma
    questo labirinto archivistico è determinato da situazioni complesse di uso / non uso
    / riuso, conservazione / distruzione; ordine originario / riordino / sconvolgimento
    dell’ordine dato, ovviamente delle carte, delle buste, in una riscrittura ossessiva, nella
    quale oggi intervengono anche le sollecitazioni degli studiosi per aver l’accesso a
    fondi non disponibili per mancanza di strumenti di ricerca, le mode culturali, che
    improvvisamente richiamano l’attenzione su archivi, istituzioni e fenomeni culturali
    e sociali, per poi ignorare subito dopo quelle carte che sembravano così importanti,
    ed infine la stessa politica dell’immagine, la stessa concorrenza tra uffici dei beni
    culturali, che, partendo dalla posizione marginale e debole tipica delle istituzioni
    archivistiche, con estrema disponibilità e spirito di collaborazione, cercano spazi e
    visibilità.
             La serie dei Feudi e Comunità nasce certamente, raggruppando diversi archi-
    vi, alla fine del XVIII secolo, dopo il ritorno delle carte da Napoli, dove erano state
    portate, nel 1736, da Carlo di Borbone, I di Parma, VII di Napoli e III di Spagna,
    dopo essere stato per un breve periodo duca di Parma e Piacenza.
             La costituzione di questa serie, come quelle dell’Ufficio Confini e della Real
    Casa, testimoniano lo sforzo fatto dagli archivisti sia di attuare le direttive ducali del
    1749 sulla riorganizzazione dell’Archivio Segreto, che imponevano un’organizzazio-
    ne per materia degli archivi che venivano così smembrati, sia un’adesione ad un siste-
    ma che richiama in qualche modo il metodo “peroniano”. L’unitarietà del fondo è
    garantita da una certa omogeneità tipologica dei documenti, organizzati sia cancel-
    lando di fatto la loro collocazione originaria, sia disponendoli secondo una scansio-
    ne, che potremmo definire storico-geografica, in un ordine rigorosamente cronologi-
    co. Del metodo “peroniano” rifiuta però l’eccessiva rigorosa classificazione: la mate-
    ria è indicata dal titolo stesso del fondo, che si viene così artificialmente costituendo.
             Una parte dei documenti farnesiani ritornano da Napoli a Parma, in diversi
    trasporti, dal 1749 al 1788, e la loro consistenza, in parte è ricostruibile sia attra-
    verso inventari conservati a Parma sia elenchi esistenti a Napoli, dove, come è noto,
    è comunque rimasto un consistente fondo farnesiano. Il fatto che sono state conser-
    vate le camicie originali permette di individuare con estrema sicurezza ciò che è anda-
    to e/o tornato da Napoli, suddiviso per casse e con una numerazione di ulteriori
    fascicoli, nei quale ogni collo si suddivideva. La creazione del fondo Feudi e
    Comunità quasi certamente si deve a Felice Campari, che tra il 1775 e il 1799 redi-

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ge le Memorie riguardanti l’Origine de Feudi del Ducato di Parma, in due volumi,
    che non sono un inventario delle carte quanto un repertorio storico-enciclopedico
    organizzato alfabeticamente per feudi o comunità di cui si offre una sintesi storica e
    regesti documentari degli atti più importanti.
              Che il codice dei Varano sia andato e tornato da Napoli non è dimostrabile
    se non con una paziente ricerca, ma è quasi certo poiché le carte relative a Camerino
    - tra le quali molte pergamene d’investitura pontificia non solo ai Farnese, ma anche
    ai Varano si conservano in originali (Carteggio Farnesiano Estero, Camerino, buste
    104 - 116) - sono tutte fascicolate in modo inconfondibile. Di questo gruppo quasi
    certamente faceva parte anche il codice membranaceo, che tuttavia è stato posto nel
    fondo dei Feudi e Comunità che aveva ormai soprattutto un carattere storico, poi-
    ché già molti privilegi tradizionali dell’aristocrazia erano stati abbattuti dal governo
    illuminista del marchese di Felino Guillome Du Tillot, tra il 1759 e il 1771, mentre
    gli altri documenti, relativi a Camerino, sentiti ormai estranei alla storia parmigiana,
    sono stati collocati significativamente nel Carteggio Farnesiano Estero, nato, come
    l’Interno dallo sventramento della Segreteria ducale, ma non solo.
            È proprio mettendo a confronto il codice con la documentazione conservata
    nel Carteggio, dove molti sono gli atti, anche in originale, relativi al governo dei
    Varano, come la Copia del libro over Catasto originale del apprezzo delle Terre della
    Ill.ma Casa Varana nel territorio della Città di Camerino fato nel tempo dell’Ill.ma
    et ecc.ma S.ra Julia Varana Duchessa de Camerino con le additioni dell’accresciuto
    per sua S. Ill.ma et suoi auttori come in esso partitamente luogho per luogho si vede
    (b. 104), che si comprende come il governo di Ottavio Farnese (1540-1545) su
    Camerino voglia dare il senso di ripartire da zero, per cui ad esempio si censiscono
    tutte le cause pendenti di carattere fiscale e patrimoniale, e nello stesso tempo si rac-
    colgono tutte le informazioni possibili sulle entrate, sui beni, sui diritti e privilegi,
    sull’amministrazione civica in uno straordinario sforzo di censimento, che non è solo
    tutela attenta della propria posizione di preminenza così facilmente ottenuta con
    l’appoggio del nonno papa, Paolo III. E’ anche un progetto di amministrazione e di
    politica di gestione, che pone alcuni perni forti tra i quali quelli fiscali e della giusti-
    zia sono primari. Gli stessi punti fermi, con la stessa ideologia del duca al di sopra
    delle classi e delle parti dei cittadini, sono gli elementi caratterizzanti del governo di
    Pierluigi Farnese e, seppur in tono minore, dopo le tragiche vicende iniziali, dello
    stesso Ottavio, nel governo di Parma e Piacenza, dal 1545 in poi, dopo che “due
    belle camere furono acquistate – come scriveva Pasquino – barattando un
    Camerino”. In questo senso il governo farnesiano di Camerino dovrebbe essere stu-
    diato come esemplare di un modo farnesiano di concepire lo stato assoluto, il pote-
    re del principe, al quale la creazione e la costituzione di un archivio sembra impre-
    scindibile opera collaterale.
         La documentazione conservata in queste buste, come del resto, in altri fondi che
    coprono il periodo paolino, dimostra inoltre chiaramente che i documenti non sono
    solo di origine farnesiana, cioè strumenti originali o in copia per il governo ducale,
    ma alcuni di essi - in originale - provengono direttamente dagli archivi pontifici, ai
    quali i Farnese potevano attingere direttamente nell’età di Paolo III, ma forse anche

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in anni successivi, certo dopo la riabilitazione del cardinale Alessandro Farnese e la
    riconciliazione con Ottavio, dopo la defatigante ed inutile guerra di Parma. E que-
    sta è un’altra intrigante ipotesi per il naufragio del codice dei Varano nell’Archivio
    di Stato di Parma.

                                                            Marzio Dall’Acqua
                                                 direttore dell’Archivio di Stato di Parma

                                         Nota bibliografica
         Sui Farnese: G. DREI, I Farnese, grandezza e decadenza di una dinastia, opera postu-
    ma a cura di G. ALLEGRI TASSONI, Libreria dello Stato, Roma, 1954; E. NASALLI
    ROCCA, I Farnese, Dall’Oglio editore, Milano 1969;          AA. VV., Le corti farnesiane di
    Parma e Piacenza 1545-1622, vol I, Potere e società nello stato farnesiano, a cura di M. A.
    ROMANI; vol. II, Il potere e le istituzioni della produzione culturale, a cura di A. QUON-
    DAM, Bulzoni editore, Roma 1978; G. TOCCI, Il ducato di Parma e Piacenza, Utet
    Libreria, Torino 1987; M. DALL’ACQUA, L’età farnesiana, in AA. VV., Piacenza nella sto-
    ria. Dalle origini al XX secolo, a cura di S. PRONTI, Tip.Le.Co., PIACENZA, 1990, pp.
    215 - 282 e nota bibliografica pp. 539-542; B. DE GROOF & E. GALDIERI, a cura di, La
    dimensione europea dei Farnese, numero speciale del “Bulletin de l’Institut historique Belge
    de Rome, LXIII, 1993, pp. 494; AA. VV., Casa Farnese Caprarola, Roma, Piacenza,
    Parma, Franco Maria Ricci, Milano 1994; A. BILOTTO, P. DEL NIGRO, C. MOZZA-
    RELLI, I Farnese Corti, guerra e nobiltà in antico regime, Bulzoni, Roma, 1997; R. SAB-
    BADINI, La grazia e l’onore Principe, nobiltà e ordine sociale nei ducati farnesiani,
    Bulzoni, Roma 2001; M. DALL’ACQUA, Ducati d’Emilia e signorie di Romagna, Touring
    Club Italiano, Milano, 2001, pp. 41-75.
         Sugli archivi farnesiani: G. DREI, L’Archivio di Stato di Parma. Indice generale, stori-
    co, descrittivo ed analitico, Bibliothèque des “Annales Institutorum”, vol. VI, Biblioteca
    d’Arte Editrice, Roma 1941; Synopsis ad invenienda l’Archivio di Stato di Parma attraver-
    so gli strumenti della ricerca (1500-1993), a cura di A. BARAZZONI e P. FELICIATI,
    introduzione di M. DALL’ACQUA, Archivio di Stato di Parma - PPS editrice, Parma 1994,
    alla quale si rimanda anche per la bibliografia più aggiornata.
         Su Adriano Cappelli; M. VIGANO’, Prefazione all’edizione critica aggiornata di A.
    CAPPELLI, Cronologia Cronografia e Calendario perpetuo, settima edizione, Hoepli,
    Milano, 1998.

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L’INDICE CRONOLOGICO DEL “CODICE VARANESCO”

    L    ’idea di creare un indice cronologico dei documenti, relativi al “codice varane-
         sco”, è nata dall’esigenza di facilitare ed agevolare l’utenza nella consultazione
    del cd-rom, consentendole di individuare immediatamente, sulla base della data cro-
    nica e carte, i documenti che interessano.
        Il codice, con coperta in pelle e borchie in ferro, reca sul piatto anteriore, in alto
    al centro, la dicitura: Feudi e Comunità e, sotto, la segnatura: N 19 I 26. Sul con-
    tropiatto anteriore, su cui è incollato un foglio di contro guardia, si ripete la segna-
    tura: B 19 feudi comunità. Segue una carta bianca non numerata che presenta sul
    verso, in alto a sinistra, l’indicazione: Cassa N. 200 e, più in basso al centro, la scrit-
    ta: Libro d’Instrumenti privilegij, contratti, et altre ragioni pertinenti alla Ill.ma casa
    de Varani. Sono complessivamente 354 carte in pergamena, scritte sia sul recto che
    sul verso, per un totale di 487 atti notarili che vanno dal 1207 al 1521. Seguono,
    nella parte finale, il verso della carta 354, 5 carte bianche e un contropiatto poste-
    riore, incollato al foglio di guardia posteriore, tutte non numerate.

        Tutti i documenti, presenti nel codice, seguono, quasi sempre, un ordine crono-
    logico e sono introdotti da un’ unica autentica (In nomine Domini amen. Hec est
    copia sive exemplum ...) e sono sottoscritti da tre notai camerinesi: ser Johannes Putii
    de Montesancto, ser Petrus Paulus Venantii de Camerino e ser Petrusantonius
    Venantii de Camerino, con relativo signum tabellionatus.
       Nella sottoscrizione di ser Johannes Putii de Montesancto, è indicata la trascri-
    zione e “pubblicazione” degli atti, avvenuta tra il 1495 e il 1497.

        L’indice, qui di seguito riportato, è stato realizzato per ogni documento, indi-
    cando la data cronica e le carte.

       Gli atti alle carte 81v - 82v, 275v - 277, 277 - 278, 278 - 278v, 281v - 282v, 283-
    283v, 284 - 285, 285 - 302v, 302v - 303, 303 - 304, 308v - 309, 309 - 310, 310v -
    312v, 312v - 314 e 323 - 324, hanno una sola autentica e sottoscrizione, ma, trat-
    tando un argomento unico, racchiudono, al loro interno, più documenti disposti,
    quasi sempre, cronologicamente.

       I documenti contrassegnati alle carte 198v - 199, 212v, 225, 228 - 228v, 230 -
    230v, 337v, 338, 338 - 339v, 340, 340 - 341v, 341v - 342, 342 - 342v, 342v - 343,
    343v, 343v - 344 e 352 - 352v hanno solo due sottoscrizioni, quelli indicati alle carte
    199 - 199v, 344v, 345 - 345v, 345v - 346v, 346v - 347 e 347 - 347v una sola sotto-
    scrizione, alle carte 195v, 210v e 337v la sottoscrizione manca del tutto.

       L’atto, alle carte 200 - 201, ripete la sottoscrizione di ser Petrus Paulus Venantii
    de Camerino e ser Petrusantonius Venantii de Camerino due volte ciascuna.

PRESENTAZIONE                           IL CODICE                      INDICE CRONOLOGICO
Le carte 1, 141 e 243v sono bianche; le carte 177 e 211, invece, mancano nel
codice originale.

       Sono senza data cronica i documenti alle carte 200, 225 - 226, 226 - 226v,
348 - 348v e 348v - 349, mentre gli atti alle carte 334v - 335 e 337v mancano rispet-
tivamente dell’indicazione del giorno e del testo.

      Nel documento alla carta 213 manca sia la data che il testo ed ha solo le ulti-
me tre righe dell’atto con la sottoscrizione.

     Da segnalare, infine, che l’ultimo documento del codice, alle carte 353 - 354,
riporta la sottoscrizione dei notai ser Venantius Pauli de Camerino, ser Venantius
Cristofori de Camerino e ser Petruspaulus domini Lodevici de Camerino ed è stato
trascritto e “pubblicato” nel 1525.

                                                   Pierluigi Moriconi
                                       Sezione di Archivio di Stato di Camerino

PRESENTAZIONE                    IL CODICE               INDICE CRONOLOGICO
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