Pirandello e Szaniawski: grandi drammaturghi europei
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DOI: http://dx.doi.org/10.15804/IW.2014.05.19 Karol Karp Uniwersytet Mikołaja Kopernika w Toruniu Pirandello e Szaniawski: grandi drammaturghi europei Sylwia Kucharuk, Pirandello i Szaniawski. Przyczynek do badań komparatystycznych1, Wydawnictwo UMCS, Lublin 2011, pp.199. Nella storia della drammaturgia europea del Novecento si possono in- dividuare alcuni autori che meritano di essere considerati veri e propri geni. Tra loro va indubbiamente annoverato Luigi Pirandello (1867– –1936) che – consentendo allo spettatore di inoltrarsi in una sfera nuova, stupefacente, satura di situazioni ambigue, paradossali, surreali – riesce a dare vita a un teatro d’avanguardia. Già nel primo Novecento le pièces pirandelliane diventano famose non solo nei più importanti paesi europei, ma anche in America. Lo sta- tus di Pirandello nel panorama teatrale internazionale della sua epoca è ben chiaro. Al contrario, le opere di Jerzy Szaniawski (1886–1970) sono conosciute quasi unicamente in Polonia. In Italia esse sono quasi completamente assenti. Tra i pochi sintomi della loro presenza si potreb- be evocare la rappresentazione della pièce intitolata Il ponte, svoltasi il 5 febbraio 2011 al Teatro Corsini di Barberino di Mugello. Lo spetta- 1 Pare opportuno tradurre il titolo in italiano: Pirandello e Szaniawski. Un con- tributo a ricerche comparative.
504 Karol Karp colo, diretto da Nicolaj Karpov e Maria Shmaevich, è stato organizzato per celebrare il quarantesimo anniversario della morte di Szaniawski. La popolarità del corpus teatrale di Pirandello in Polonia si esten- de a più ambiti. A partire dagli anni venti del Novecento le sue opere vengono continuamente allestite in diversi teatri polacchi. Inoltre, esse costituiscono l’oggetto di ricerca di alcuni studiosi, tra i quali si potreb- bero elencare: Szymon Goldszmid, Józef Heistein, Halina Sawecka, Maria Maślanka-Soro o Cezary Bronowski. In Polonia tuttora sono state pubblicate tre monografie che analizzano la drammaturgia pirandelliana in un’ottica comparativa: quella di Joanna Zając2, quella presentemente recensita e quella di Karol Karp3. Sylwia Kucharuk, intendendo mettere in risalto i punti di conver- genza esistenti tra il teatro di Pirandello e quello di Szaniawski, apre una prospettiva di ricerca molto originale che sicuramente rende più presti- gioso il corpus del drammaturgo polacco. La studiosa intraprende un lavoro audace poiché cerca di assimilare due mondi teatrali che possono sembrare completamente diversi. Ciò esige non solo molto coraggio, visto il carattere innovativo del progetto che può suscitare controversie, ma anche una base metodologica solida, necessaria per compiere una ricognizione comparativa. Il libro è suddiviso in quattro parti: introduzione (pp. 7–25), anali- si comparativa (pp. 29–149), analisi attanziale (pp. 151–188), conclu- sione (pp. 189–192). In più, ci troviamo la bibliografia (pp. 193–199) e l’elenco delle abbreviazioni usate dall’autrice (p. 27). Da un punto di vista metodologico, preso in considerazione l’ordine dei capitoli ana- litici, il lavoro è logico e coerente, da quello strutturale però sembra sba- gliata la posizione dell’elenco delle abbreviazioni che sarebbe stato più giusto mettere dopo la bibliografia o dopo la conclusione. Va aggiunto che si tratta solamente di un piccolo dettaglio di natura redazionale che non pregiudica la struttura del libro. 2 J. Zając, Dwie koncepcje dramatu. D’Annunzio – Pirandello (Due concezioni del dramma. D’Annunzio – Pirandello), Księgarnia Akademicka, Kraków 2003. 3 K. Karp, Pirandello e Gombrowicz: la presenza teatrale pirandelliana nei drammi gombrowicziani, Wydawnictwo Naukowe Uniwersytetu Mikołaja Kopernika, Toruń 2012.
Pirandello e Szaniawski: grandi drammaturghi europei 505 Il perno della ricognizione è costituito dalla parte dedicata all’ana- lisi comparativa delle opere prese in esame. Essa, organizzata in cinque capitoli: Il teatro nel teatro, Il teatro e la vita, L’ambiguità della perso- nalità: l’individuo e la società, La forma e la vita, La concezione dell’u- more, è ben documentata e si concentra sui concetti che accomunano gli universi di Pirandello e Szaniawski. Il metodo applicato all’analisi si dimostra efficace. Inizialmente la studiosa individua le strutture che sono ricorrenti in ambedue i drammaturghi, quelle a cui accennano i ti- toli dei suddetti capitoli, per illustrare poi la loro presenza in opere date. Pirandello e Szaniawski imperniano sovente le loro pièces su elementi che, per qualche motivo, gli sono particolarmente cari. Il fatto potreb- be aprire una nuova prospettiva di ricerca, ossia quella inerente all’au- tobiografismo, che, occorre dirlo, nella monografia di Kucharuk pare completamente trascurato. Nel caso della tecnica del teatro nel teatro sembra opportuno indagare sul perché Pirandello dedica tanta attenzio- ne ai meccanismi che governano il palcoscenico. E per rispondere a tale domanda non si può non parlare della sua biografia. Bisogna però affer- mare che l’autrice riesce a disegnare un’immagine comparativa molto profonda e interessante in cui si percepisce come il metateatro funziona in Pirandello e Szaniawski. Con le pièces esaminate: Sei personaggi in cerca d’autore, Ciascuno a suo modo, Questa sera si recita a sog- getto, I giganti della montagna di Pirandello e Dwa teatry (Due teatri) di Szaniawski ci si immerge in una dimensione singolare in cui il teatro non solo descrive se stesso, ma rivela anche quello che lo rende insepa- rabile dalla vita. Kucharuk si pronuncia in modo limpido e meticoloso su come i drammaturghi analizzati tratteggiano la parentela tra il teatro e la vita, facendo sparire il confine tra la realtà e la finzione. Tutto di- venta ambiguo, intriso di dubbi. Appare un mondo alla rovescia in cui hanno luogo degli eventi sorprendenti che influiscono inesorabilmente sull’uomo. Sovente lui si presenta come un bambino smarrito e vive una crisi d’identità provocata soprattutto dall’accostamento a una ma- schera. Nella monografia tale problematica viene trattata nei seguenti capitoli: L’ambiguità della personalità: l’individuo e la società, La for- ma e la vita, in cui si mira a determinare la tipologia del protagonista dei drammi di Pirandello e Szaniawski. La studiosa pone l’accento sul
506 Karol Karp carattere particolare del suo status, sulla debolezza nei confronti di varie sfere della vita. L’individuo pirandelliano e “szaniawskiano”, come af- ferma l’autrice, vive incatenato da certi fattori imposti dalla stessa vita. Essi formano quello che la studiosa, seguendo fra l’altro Adriano Til- gher (1887–1941), il primo grande critico della creazione drammatica di Pirandello, chiama la forma. La vita evolve, va avanti, corre, ma non riesce a liberarsi da alcune regole fisse. Così si crea un tipo di gabbia in cui l’uomo è destinato a vivere. Tale situazione fa sì che la sua esistenza sia imbevuta di connotati pessimistici. L’ultimo capitolo dell’analisi comparativa, rinviando ai concetti fi- losofici presenti soprattutto nelle opere pirandelliane e relativi al saggio L’umorismo (1908), assume una funzione molto importante nella strut- tura del libro. Esso, come sottolinea Kucharuk, consente di completare le analisi condotte nei capitoli precedenti: “l’umorismo [...] permette di comprendere e interpretare in modo migliore la tecnica del teatro nel teatro, la battaglia tra la forma e la vita e l’ambiguità della natura umana”4. La studiosa mette in risalto un procedimento molto significa- tivo, comune a Pirandello e Szaniawski, che esercita un impatto su altre strutture su cui sono basate le loro pièces. Si tratta dell’uso di una tecnica peculiare, quella che mira ad accumulare degli elementi che al contem- po possono provocare riso e compassione. L’autrice della monografia rileva come nei drammi presi in esame coesistano il tragico e il comico e ciò sicuramente arricchisce il carattere comparativo del volume. Oc- corre però ricordare che lo stesso Pirandello definisce la sua concezione dell’umorismo imperniandola sul “sentimento del contrario”, ossia su una relazione specifica tra il lato emotivo e quello riflessivo dell’essere umano. Essa coinvolge processi mentali attraverso cui si forma una ri- flessione profonda. In Szaniawski invece il senso dell’umore rinvia più spesso a situazioni tipicamente comiche. L’ultima parte analitica del libro segue lo schema attanziale di Anne Ubersfeld, le cui ricerche hanno influenzato numerosi studiosi di tutto il mondo. In essa si pone l’obiettivo di fornire più esempi per attestare 4 S. Kucharuk, Pirandello i Szaniawski. Przyczynek do badań komparatystycz- nych, Wydawnictwo UMCS, Lublin 2011, p. 149.
Pirandello e Szaniawski: grandi drammaturghi europei 507 la correttezza delle conclusioni a cui si è arrivati. Kucharuk prova che lo schema attanziale costituisce un mezzo investigativo estremamente utile, specialmente per chi desidera concentrarsi sul protagonista e sulle sue relazioni con il mondo circostante. E ciò, come dice l’autrice, è mol- to significativo nel caso del teatro di Pirandello e Szaniawski. Nella conclusione si sottolineano di nuovo i punti di convergenza che sono individuabili nel corpus teatrale esaminato. La studiosa accen- na anche ad alcune differenze che vanno percepite, evidenziando che il suo studio non tratta tutti gli elementi costitutivi del dramma. Tale affermazione dà lo spunto ad altre ricerche di natura comparativa. Nelle sue analisi l’autrice prende in considerazione i lavori critici più importanti, tralasciando però un recente e significativo libro sulle commedie di Szaniawski5. In conclusione possiamo dire che la monografia di Kucharuk è un lavoro di grande valore. Essa fornisce delle analisi profonde, esaustive e convincenti che dimostrano quanto siano vicini i mondi teatrali di Pi- randello e Szaniawski, sorti in zone geografiche abbastanza lontane. L’autrice costruisce un ricco quadro comparativo in cui spiccano gli ele- menti che accomunano gli universi dei suddetti drammaturghi e delinea nuove ipotesi di ricerca. 5 R. Sioma, Niewinność i doświadczenie. O komediopisarstwie Jerzego Sza- niawskiego, Wydawnictwo Naukowe Uniwersytetu Mikołaja Kopernika, Toruń 2009.
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