PINO PUGLISI 3P1 - Edu.lascuola

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PINO PUGLISI
        3P1
Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito
specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi
secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così
questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo.
In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto.
                               (Papa Francesco, 26 maggio 2013)

Un martire moderno Le parole pronunciate da
papa Francesco ci introducono alla conoscenza di
Pino Puglisi, un uomo coraggioso che, guidato dalla
passione per i giovani e per la sua città, ha saputo
vivere il Vangelo fino in fondo, con coerenza e amore.
La sua morte violenta per mano della mafia non segna                La morte e la beatificazione È il 15 settembre 1993
la fine di tutto ma, per un cristiano, segna l’inizio di un         quando don Pino viene ucciso con diversi colpi spara-
modo nuovo di accompagnare i passi di pace e                        ti alla nuca; le sue ultime parole, accompagnate da un
di giustizia degli uomini e delle donne della Terra.                sorriso, sono: «me lo aspettavo». È il giorno del suo
Un quartiere difficile Nato a Palermo il 15 settem-                 compleanno: aveva appena compiuto 56 anni.
bre 1937, Giuseppe Puglisi diventa prete nel 1960: da               Il suo corpo è sepolto nel Duomo di Palermo perché
allora il suo impegno è prevalentemente rivolto alla                molti possano imparare dal suo insegnamento: la
promozione e alla formazione dei giovani.                           Chiesa, infatti, lo ha riconosciuto come martire, il pri-
Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San                   mo martire ucciso dalla mafia.
Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, con-                  Don Giuseppe Puglisi è ricordato ogni anno il 21 mar-
trollato dalla criminalità organizzata dei fratel­li                zo nella Giornata della Memoria e dell’Impegno
Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss                  di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che
Leoluca Bagarella. È un ambiente difficile, dove il                 il primo giorno di primavera legge il lungo elenco dei
degrado urbano lascia spazio all’insoddisfazione,                   nomi delle vittime innocenti di mafia.
alla povertà, alla costante tentazione di scegliere la
via facile della criminalità e della logica mafiosa per
ottenere protezione e denaro.
L’attività con i ragazzi e in parrocchia Per molti ra-
gazzi i mafiosi rappresentano un modello, talvol-
ta degli idoli, suscitando ammirazione e desiderio di
emulazione. Don Pino propone modelli alternativi
di vita e di umanità, denunciando con coraggio dal-
la chiesa e dalla piazza della chiesa i reati commessi
dalla mafia, contrari alla logica del Vangelo e della
fede cristiana.

                                       Padre Pino Puglisi durante
                                   una manifestazione a Palermo.

1. 3P: Così lo chiamavano i suoi studenti: Pino Puglisi Padre.

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IL PERSONAGGIO

       Ciò che inferno non è
L’inferno di Brancaccio Don Pino Puglisi è stato il                            che si è lanciata dal decimo piano con un ombrello
professore di religione dello scrittore Alessandro                             in mano, perché all’inferno non voleva più starci e
D’Avenia che a lui ha dedicato il suo libro Ciò che in-                        sperava che un angelo l’afferrasse prima dell’asfal-
ferno non è. Dalle pagine di questo testo emerge la                            to. Inferno è l’amore possibile ma mai inaugurato.
descrizione del quartiere Brancaccio a Palermo nel                             Inferno è odiare la verità, perché amarla ti coste-
1993, dove don Pino ha offerto ai giovani un modello                           rebbe la vita [...]. Inferno è non vedere più l’inferno
possibile di vita autentica.                                                   – in questa città dove governano due demoni, mi-
   Persino il nome sembra il dispregiativo di una pa-                          seria e ignoranza [...] l’inferno esiste ed è pieno.
   rola di per sé rapace: “branco” – è luogo dell’infer-                       Non è al di là, ma al di qua, con mappe e indirizzi.
   no: inferno sono gli enormi palazzi di cemento, al-                                    (adattamento da A. D’Avenia, Ciò che inferno non è,
                                                                                                                            Mondadori 2016)
   veari screpolati e abbandonati dalla bellezza, che
   fanno di cemento l’anima di chi li abita [...]. L’infer-                 Una battaglia contro l’inferno «L’inferno è il posto in
   no è fame mai soddisfatta di pane e di parole. Infer-                    cui lo spazio per i desideri è già tutto occupato» scrive
   no è un bambino sfregiato da fuori verso dentro,                         D’Avenia nel suo libro. Eppure l’inferno si può sconfig-
   dalla pelle fino al cuore [...]. Inferno è Maria, madre                  gere, non è imbattibile, non è un accidente che ti capita
   a sedici anni, prostituta a ventidue. Inferno è Salva-                   e contro cui non puoi fare niente perché l’amore lo di-
   tore, che ha poco pane per i figli e per la vergogna                     strugge: «Togli l’amore e avrai l’inferno, mi dicevi, don
   quel poco se lo beve [...]. Inferno sono vie senza al-                   Pino. Metti l’amore e avrai ciò che inferno non è. L’amo-
   beri e scuole e panchine su cui parlare. Inferno                         re è difendere la vita dalla morte. Ogni tipo di morte».
   sono strade da cui non si vedono le stelle, perché                       È questa la scommessa di don Pino, una sommessa
   non è concesso alzare gli occhi. Inferno è una fami-                     vincente nonostante le apparenze, perché alla fine l’a-
   glia che decide chi e che cosa sarai. Inferno è la                       more trionferà, perché senza amore non solo la città,
   consapevolezza fredda della disperazione altrui. In-                     ma il cuore dell’uomo inaridisce.
   ferno è farla pagare agli altri perché sentano il sa-                    Per questo la mafia con la sua logica della violenza
   pore amaro che mastichiamo [...]. Inferno è Caterina                     non vincerà.

  Una scena del film Alla luce del sole, che racconta la vita e il martirio di padre Puglisi.

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Il magistero della Chiesa contro le mafie
Negli ultimi decenni anche la Chiesa e il suo magiste-         hai sentito parlare di processioni dedicate alla Ma-
ro hanno preso posizioni molto dure nei confron-               donna o ad alcuni santi che non sono state tenute
ti delle mafie, fino a proporre la scomunica per i ma-         per evitare che le persone si fermassero in segno di
fiosi, come fece Giovanni Paolo II.                            omaggio di fronte alle case dei boss mafiosi. Si trat-
Alle parole sono seguite anche alcune azioni e se-             ta di segnali per dire che chi è cristiano non può
gni che hanno rotto tradizioni antichissime che                seguire logiche e metodi mafiosi, come sostiene
coinvolgevano le stesse celebrazioni religiose: forse          papa Francesco.

Convertitevi al vero Dio
Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la
vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di
onore; di servizio, non di sopraffazione. Abbiamo bisogno di camminare insieme, non di rincorrere il potere.
Se la litania mafiosa è: «Tu non sai chi sono io», quella cristiana è: «Io ho bisogno di te». Se la minaccia ma-
fiosa è: «Tu me la pagherai», la preghiera cristiana è: «Signore, aiutami ad amare». Perciò ai mafiosi dico:
cambiate, fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi. Tu sai, voi sapete, che «il sudario
non ha tasche». Voi non potrete portare
niente con voi.
Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo,
cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, ma-
fiosi: se non fate questo, la vostra stessa
vita andrà persa e sarà la peggiore delle
sconfitte.
               (dall’omelia della messa celebrata
                    da papa Francesco a Palermo
                             il 15 settembre 2018,
              in occasione del XXV anniversario
                 della morte di don Pino Puglisi)

  Papa Francesco celebra a Palermo la messa in
memoria di don Pino Puglisi, 15 settembre 2018.

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IL TEMA

Riflettere e interpretare

                             Una dura presa di posizione di Giovanni Paolo II
                             Carissimi,
                             non si dimentica facilmente una tale celebrazione, in questa
                             Valle, sullo sfondo dei templi: templi provenienti dal perio-
                             do greco che esprimono questa grande cultura e questa
                             grande arte ed anche questa religiosità, i templi che sono
                             testimoni oggi della nostra celebrazione eucaristica.
                             E uno ha avuto nome di “Concordia”: ecco, sia questo nome
                             emblematico, sia profetico. Che sia concordia in questa vo-
                             stra terra! Concordia senza morti, senza assassinati, senza
                             paure, senza minacce, senza vittime! Che sia concordia!
                             Questa concordia, questa pace a cui aspira ogni popolo e
                             ogni persona umana e ogni famiglia! Dopo tanti tempi di
                             sofferenze avete finalmente un diritto a vivere nella pace.
                             E questi che sono colpevoli di disturbare questa pace, que-
                             sti che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, de-
                             vono capire, devono capire che non si permette uccidere
                             innocenti!
                             Dio ha detto una volta: «Non uccidere»: non può uomo,
                             qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può
                             cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!
                                                                  (Papa Giovanni Paolo II, 9 maggio 1993)

Giovanni Paolo II ha pronunciato questo discorso nella Valle dei Templi in Sicilia al termine dell’omelia.
Si tratta di un duro monito, fatto “a braccio”, contro la criminalità organizzata e la mafia.
Identifica il periodo in cui fu fatto e ricostruisci il contesto; in particolare informati sulle circostanze
della morte di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, poi rispondi.
• Chi sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?
• Quando è morto don Puglisi?
• Alle morti di chi fa riferimento il Papa nel suo discorso?
• Pensi che nei primi anni Novanta la lotta alla mafia fosse appoggiata da grandi movimenti?
• Parlando dei mafiosi, su che cosa si sofferma papa Francesco nel 2018?
• Quali differenze ti sembra di poter sottolineare nei discorsi dei due Pontefici?
Il Vangelo di Gesù propone logiche totalmente differenti rispetto a quelle che sostengono le mafie.
Il magistero della Chiesa progressivamente ricorda con sempre maggior durezza che chi vive nelle logiche del potere,
del dominio sull’altro, della malavita, dell’uccisione e della vendetta non può dirsi cristiano.

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Riflettere e argomentare

                   Papa Benedetto XVI si rivolge ai giovani
                   Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme sarete come una foresta
                   che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di
                   rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni
                   della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo.
                                                                (Papa Benedetto XVI, 3 ottobre 2010)

Queste parole sono state pronunciate da papa Benedetto XVI a Palermo, durante il suo incontro
con i giovani siciliani. Il Papa qui sembra fare riferimento a un antico monito della filosofia cinese:
«Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce». Cercate di approfondire il tema posto
dal Papa. Ecco alcuni spunti su cui riflettere.
• Come si può combattere la mafia?
• Perché la mafia non è compatibile con il Vangelo?

Confrontare e argomentare

     Papa Francesco si scaglia contro i mafiosi
     Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio:
     sono scomunicati. […]
     Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di
     malaffare e di violenza.
                                                                                    (Papa Francesco, 21 giugno 2014)

     Ai mafiosi dico: cambiate! […]
     Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo. Altrimenti la
     vostra vita andrà persa. […]
     Chi è mafioso non vive da cristiano perché bestemmia con la vita il nome di Dio. […]
     Oggi abbiamo bisogno di uomini di amore, non di uomini di onore; di servizio, non di sopraffazione.
                                                                                (Papa Francesco, 15 settembre 2018)

Papa Francesco nella sua omelia sulla Piana di Sibari, in Calabria, il 21 giugno 2014 arrivò a scomunicare
– e fu il primo Papa a farlo – i mafiosi.
Successivamente, a 25 anni dalla morte di padre Puglisi, in occasione della commemorazione a Palermo il
15 settembre 2018, addirittura “gridò” le parole che hai letto.
• Quali elementi emergono dai discorsi dei diversi Papi?
• Individua alcune somiglianze e alcune differenze.
• Prova ad argomentare: come mai la Chiesa interviene con tanta forza contro le mafie?

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IL TEMA

Riflettere e argomentare

               LIBERA Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
               Democrazia e solidarietà non sono parole, belle ma astratte: sono due compi-
               ti che, con fatica e grande determinazione, ogni giorno ognuno di noi, par-
               tendo dal proprio specifico, cerca di costruire. Ed è proprio a partire da que-
               sta pratica che abbiamo imparato quanto centrale sia la legalità per realizzare
               quei valori. Senza legalità non c’è democrazia. Senza legalità la solidarietà
               rischia di ridursi a carità, a fatto di “buon cuore”, a pur preziosa generosità,
               ovvero a sentimenti, più che a pratiche capaci di incidere sulla realtà per tra-
               sformarla, capaci di costruire giustizia.
               E se non c’è giustizia non c’è democrazia. La legalità è dunque una precondi-
               zione perché i valori si inverino nella vita concreta della gente, di ognuno di
               noi, della società. La legalità è, infatti, la prima barriera contro la sopraffazio-
               ne, contro l’arroganza dei forti. È lo strumento che tutela i deboli, le vittime
               della prepotenza e della violenza.
               Educare alla legalità vuol dire educare alla democrazia e alla solidarietà, dun-
               que alla giustizia. La legalità è la partecipazione dei cittadini alla vita sociale,
               è rispetto reciproco e collaborazione tra istituzioni e cittadini, è condivisione
               delle regole e del loro fondamento.
               La legalità, quindi, è cultura della partecipazione e senso dello Stato.
                                                                            (Don Luigi Ciotti, 14 luglio 1994)

Nel 1994 nasce l’associazione Libera, che si propone di combattere le mafie. Quella che hai letto
è una parte del discorso pronunciato da Don Luigi Ciotti, il fondatore, in occasione
della presentazione dell’associazione.
• Quali elementi puoi evidenziare nel discorso di don Ciotti sulla legalità?
• Che cosa possiamo fare noi per contrastare la malavita? Che cosa potresti suggerire?
• Immagina di dover illustrare il contenuto di questo discorso ad alcuni bambini della scuola primaria.
  Che cosa diresti?
  Ricorda che gli esempi pratici e le storie per i bambini
  sono sempre molto efficaci.

Per approfondire l’argomento puoi vedere i film seguenti.
• La mafia uccide solo d’estate, regia di Pif (Italia 2013)
• I cento passi, regia di Marco Tullio Giordana (Italia 2000)

                                                        Don Luigi Ciotti.

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La Costituzione: un formidabile testo antimafia
Leggiamo che cosa dice don Ciotti a proposito della             realizzare a fondo la sua dignità e libertà di essere
Costituzione: «Un noi corale potrebbe sconfiggere,              umano» (don L. Ciotti, prefazione a G. Bianco –
oltre alle organizzazioni criminali, la mentalità che le        G. Gatti, La legalità del noi, Città Nuova 2013).
ha prodotte. Come costruirlo? Basterebbe mettere in             Nella Costituzione esistono tre valori e principi fon-
pratica il disegno etico, politico e istituzionale della        damentali che la mentalità mafiosa rifiuta:
nostra Costituzione, il più formidabile dei testi               ■ la libertà

antimafia. Pagine dove la legalità, lungi dall’essere           ■ l’uguaglianza

declinata in modo astratto, si fonda sulla corre-               ■ la solidarietà.

sponsabilità delle istituzioni e dei cittadini nella            Infatti:
tutela del bene comune della democrazia. E dove                 ■ la mafia non rispetta le regole e si sostituisce allo Stato

il “noi” non è mai inteso come mera somma d’indivi-             ■ la mafia nega l’uguaglianza e i diritti di ognuno

dui, ma come insieme delle loro relazioni, tessuto so-          ■ la mafia è solo apparentemente solidale, ma il suo

ciale a partire dal quale ciascuno di noi può trovare e           aiuto comporta omertà, silenzio e complicità.

   Art. 2 della Costituzione                                        Art. 3 della Costituzione
   La Repubblica riconosce e garanti-            Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
   sce i diritti inviolabili dell’uomo, sia      legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opi-
   come singolo sia nelle formazioni             nioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Re-
   sociali ove si svolge la sua perso-           pubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, li-
   nalità, e richiede l’adempimento              mitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il
   dei doveri inderogabili di solida-            pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti
   rietà politica, economica e sociale.          i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

 Role playing  

 Situazioni difficili
 In coppia. Scegliete una delle situazioni che vi proponiamo e provate a simulare un’intervista. Uno di voi
 racconterà la sua storia, l’altro farà le domande.
 1. 	Sei un volontario della Caritas e porti aiuto ai migranti che lavorano nei campi. Conosci un immigrato fuggito
     dalla guerra, non ha documenti e l’unico lavoro che ha trovato è quello nei campi a raccogliere frutta e ortaggi,
     senza contratto. Sai che chi lo sfrutta è legato alla mafia, ma se denunci la situazione di illegalità, quest’uomo
     perderà il lavoro e verrà considerato clandestino. Che cosa decidi di fare?
 2. 	Sei una mamma sola e disoccupata in un quartiere povero di Palermo, i tuoi figli sono ragazzini e passano tutto il
     giorno fuori. Le prospettive di lavoro anche per loro, in futuro, non sembrano ideali. Da qualche giorno portano
     qualche euro a casa, ma non sai come se li procurano. Chiedi loro spiegazioni o lasci correre?
 3. 	Sei un insegnante di educazione fisica in una scuola di periferia di una grande città: ti rendi conto che i tuoi
     studenti hanno contatti con la criminalità e commettono piccoli reati. Cerchi di fare qualcosa per loro oppure
     non ti vuoi immischiare?

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EDUCAZIONE CIVICA

Pensiero critico

La legalità nella vita quotidiana
Vi proponiamo un lavoro per ragionare
sulla legalità nella quotidianità della vita.

1. 	In modo individuale rispondete innanzitutto al questionario.
                                                                                                    QUALCHE
     QUANTO SEI LEGALE?                                                                              VOLTA      SI    NO

 1   Se assisti a un furto, intervieni?
 2   Quando acquisti qualcosa, chiedi lo scontrino fiscale?
 3   Restituisci i prestiti che chiedi ai tuoi compagni?
 4   Danneggi le cose (a scuola, sul pullman, nella metro ecc.)?
 5   Scrivi sui muri o dove capita?
 6   Se assisti a un atto vandalico, intervieni?
 7   Ti piace fare il “lupo”, essere prepotente con gli altri?
 8   Prendi da Internet i compiti già svolti?
 9   Entri al cinema o vai su un mezzo pubblico senza pagare il biglietto?
 10 Hai mai comperato oggetti “taroccati”?

 11 Hai scaricato film o musica senza pagare i diritti?

 12 Hai mai gettato una bottiglia di plastica nel contenitore dei rifiuti indifferenziati?

2. Ci
   	 sono comportamenti che tendiamo a non considerare illegali, per esempio scaricare film senza comperarli,
   non pagare il biglietto dell’autobus ecc. e che invece sottintendono un vago atteggiamento di “non legalità”
   che tende a trovare giustificazione, a legittimare ciò che legittimo non è.
   Ora provate a illuminare queste “zone d’ombra” discutendo tra voi:
   • avete risposto affermativamente alle domande 10, 11? Chiedetevi: che cosa c’entro io con il riciclo della merce
      rubata?
   • avete risposto affermativamente alle domande 3, 8, 9, 12? Chiedetevi: che cosa c’entro io con il furto?
   • avete risposto affermativamente alle domande 1, 6? Chiedetevi: che cosa ho a che fare io con atteggiamenti
      di omertà e complicità?
   • avete risposto affermativamente alla domanda 2? Chiedetevi: che cosa c’entro io con l’evasione fiscale?
   • avete risposto affermativamente alle domande 4, 5, 7? Chiedetevi: che cosa c’entro io con il bullismo?
3. Al termine dell’attività, provate a tirare le fila del vostro lavoro.
   • È importante essere coscienti dei propri comportamenti o si può “lasciar correre”?
   • Che cosa significa essere responsabili di sé?
   • Che cosa vuol dire essere complici di illegalità?

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Simulazione 1                     Partendo dal lavoro sulla legalità che hai sviluppato in classe, costruisci un
                                         percorso o scrivi una tesina che ti permetta di collegare alcune discipline
                                         scolastiche in modo unitario.
                                         Ricerca testi, documenti, immagini, video, canzoni, testimonianze che af-
                                         frontino da prospettive diverse questo tema. I tuoi insegnanti ti aiuteranno
                                         a individuare i collegamenti più funzionali. Noi te ne suggeriamo alcuni.

                              Italiano • Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia

                                                                     Musica • Cuore di Jovanotti (la canzone scritta dopo
       Scienze • I problemi della “terra                            l’attentato nel quale morirono il giudice Falcone,
       dei fuochi” (inquinamento dell’aria                          la sua compagna e gli uomini della scorta a Capaci)
       e della terra)                                               • Pensa di Fabrizio Moro
       • Le mafie e l’inquinamento                                  • I cento passi dei Modena City Ramblers
       ambientale                                                   • La colonna sonora del film Il padrino

  Arte • Il museo sulla
  mafia di Salemi, dedicato                                                                    Geografia • La diffusione
  a Leonardo Sciascia                                   LE MAFIE                               delle mafie (mafia,
                                                     E LA LEGALITÀ                             camorra, sacra corona
                                                                                               unita, ‘ndrangheta) in Italia
                                                                                               • Le mafie straniere
     Storia • La nascita delle mafie
     e il sorgere dello Stato italiano
     • La questione meridionale
     • Le “donne della mafia”                                                     Inglese • La nascita della mafia
     • Il maxiprocesso di Palermo e                                               americana
     gli attentati del 1992 e del 1993

Suggerimenti per l’elaborato finale
Nel caso tu scelga le mafie e le associazioni che le com-
battono come argomento principale per il tuo elabora-
to finale, in alternativa alla presentazione con slide, ti
consigliamo di usare Google Maps per realizzare una
mappa interattiva con le regioni dove le mafie sono più
presenti ma anche dove è forte la lotta alla criminalità
organizzata. Con Google maps in modalità creativa
potrai circoscrivere le regioni italiane e ar-
ricchire ogni selezione con immagini, vi-
deo e testi. Inoltre puoi creare dei collega-
menti tra le mafie italiane e quelle di altre
parti del mondo.                                    MAKE

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VERSO L’ESAME
                                                                                              PREPAR ARSI AL COLL OQUIO

      Simulazione 2                          Prima del colloquio d’esame potrebbero esserti consegnati alcuni docu-
                                             menti (video, testo, immagini) che dovrai collegare per realizzare una breve
                                             esposizione orale sul tema della legalità.
                                             Hai 30 minuti per preparare il tuo discorso.

       Testo

Questo testo è tratto dal romanzo Per questo mi chiamo Giovanni, ispirato alla figura di Giovanni Falcone.
Qui un papà spiega al figlio come può prosperare la mafia anche all’interno di uno stato regolato
da leggi giuste.
• Ritieni che l’esempio sia efficace? Qual è la riflessione che vuole stimolare il papà?
La tua classe è una piccola città di ventisette abitanti, gui-      ventato gli dia i tuoi cinque euro. E tutti i tuoi compagni
data dalla maestra, che detta le regole, dice cosa bisogna            di classe fanno lo stesso. Tutti tranne uno, che chiamiamo
fare, dà buoni voti a chi fa bene i compiti, punisce chi             Simone. Lui non ha paura, non paga, ma un giorno To-
arriva in ritardo o non si comporta bene. […] La maestra              nio, che è più grande e più forte, gli lega le stringhe delle
ha il compito di far rispettare la legge.                             scarpe e lo butta giù dalle scale. Tonio dovrebbe essere
Mettiamo il caso che un giorno uno studente, chiamiamo-               punito, ma la maestra non può farlo perchè non ha visto
lo Tonio, si presenta e ti ordina «dammi i soldi che hai in           la scena e chi l’ha vista sta zitto per paura.
tasca». Non è giusto. Allora tu vai dalla maestra per farti          Così Tonio può continuare a mettersi in tasca soldi non suoi.
difendere. Lei ne dice quattro a Tonio. Tonio ci riprova. Tu          Il risultato è che nella tua classe ora esistono due leggi:
torni dalla maestra. La maestra porta Tonio dal preside               quella giusta, della maestra, l’unica che dovrebbe valere;
che lo sospende per una settimana dalla scuola. È stata               e quella di Tonio, illegale, la legge del più forte. […]
applicata la legge e tu sei stato difeso giustamente.                 Il trionfo della legge di Tonio è quello che è successo in
Mettiamo invece che tu non vada dalla maestra, ma spa-                Sicilia.
                                                               (adattamento da L. Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, Rizzoli 2012)

       Immagine                                                                             Video

Questa fotografia riporta un manifesto che con                                      Il video che ti viene proposto racconta
una frase semplice chiarisce un concetto basilare                                   l’esperienza di tanti giovani imbarcati
nella lotta alle mafie. Prova a spiegare con                                        sulla “nave della legalità”
opportune argomentazioni.                                                           per dire il loro no alle mafie e alla
                                                                                    mentalità mafiosa.
                                                                                    • Quale significato e quale valore hanno,
                                                                                       secondo te, manifestazioni come queste?

                                                                                                                               VIDEO

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INDICAZIONI PER IL DOCENTE
       La legalità e la lotta alle mafie

OBIETTIVI
■   Combattere l’illegalità e formare uomini e cittadini è compito di ogni educatore, di ogni docente come
    emerge dalle normative che riguardano la scuola e che coinvolgono anche i docenti di Religione. «Un ma-
    estro accorto e sensibile forma coscienze capaci di resistere alla piovra mafiosa più di qualsiasi altro»
    (G. M. Bregantini, in Il nostro Sud in un Paese – reciprocamente – solidale, Città Nuova 2010).
■   Aiutare gli studenti a riflettere sul fatto che «la legalità si deve praticare a tutti i livelli e, dunque, anche nel
    nostro piccolo mondo quotidiano. Nella vita scolastica legalità vuol dire rispetto per le regole, rispetto dei
    compagni, specie di quelli più deboli e, soprattutto, rispetto degli insegnanti. A ciò si aggiunga un altro
    fondamentale valore: quello della solidarietà, la capacità di stare al fianco di chi ha maggiori difficoltà».
    (G. Napolitano, Discorso delll’inaugurazione dell’anno scolastico 2012/13).

METODOLOGIA
Approfondire i temi della legalità e della lotta alle mafie attraverso documenti e alcune grandi figure: non solo
don Puglisi, ma anche quelle che emergono, per esempio, dal film La mafia uccide solo d’estate o da ricerche
e nomi che gli studenti possono conoscere.
Questa Unità di lavoro apre a diversi percorsi possibili e a diverse metodologie.
■ Si possono leggere e discutere testi, alla ricerca di figure che hanno vissuto la lotta alla mafia e ne sono

  divenuti testimoni.
■ Si può proporre la visione di film o filmati storici (come quelli delle stragi di Capaci e di via D’Amelio).

■ Si può avviare una ricerca sulla legalità e su ciò che avviene a scuola e intorno a noi attraverso interviste,

  questionari ecc.
■ Si può fare una indagine sui beni confiscati alle mafie, magari scoprendo che alcuni sono vicini a noi; op-

  pure una indagine sui quotidiani locali per vedere quanto la mentalità e le azioni mafiose sono diffuse.

APPROFONDIMENTI
■   Una riflessione importante da sollecitare negli studenti è quella che riguarda l’indifferenza, l’omertà che, in
    vari modi, riguarda tutti noi.
    Quante volte non abbiamo fatto ciò che potevamo fare?
    Per un cristiano questa indifferenza diventa “omissione” ed è ritenuta un “peccato”.
■   Paolo Borsellino affermava l’importanza che la lotta alla mafia fosse un’azione che coinvolgeva tutti, in
    particolare i giovani. Le sue parole possono essere discusse e approfondite nel gruppo classe, così come è
    interessante approfondire la sua vicenda umana e professionale.
       La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva
       essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvol-
       gesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco
       profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità
       e quindi della complicità.
                                       (P. Borsellino, Discorso alla veglia per Giovanni Falcone, Palermo, 23 giugno 1992)

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UNITÀ DI LAVORO
                                                                                                       LAVORO COOP ER AT IVO
■   Può essere interessante riflettere anche su che cosa sia il coraggio e su che cosa sia la paura. Questo ap-
    proccio che coinvolge le nostre emozioni, il loro riconoscimento e la loro importanza nella nostra vita può
    prendere spunto da due frasi dei magistrati Falcone e Borsellino.
      È normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non
      bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.
                                                                                                                       (P. Borsellino)
      Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa. Chi non tace muore una volta sola.
                                                                                                                        (G. Falcone)

         ATTIVITÀ DA SVOLGERE IN CLASSE

• Ascoltare
           e commentare la canzone Pensa di Fabrizio Moro sul tema della mafia.

• Creare
         uno striscione da portare ad una manifestazione a favore della legalità.

• Creare
         un gadget da distribuire nella stessa manifestazione.

• Scrivere
          una serie di domande da porre ad un componente di un’associazione che combatte la mafia.

• Inventare
           e realizzare un breve spot pubblicitario sulla legalità.

• Realizzare
            un gioco di ruolo ambientato in un tribunale dove ci sono i giudici, la giuria e gli imputati.

• Leggere
          qualche brano di questi libri e parlarne in classe insieme.

             Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, Rizzoli 2012
             Giovanni è un bambino di Palermo. Per il suo decimo compleanno, lui e il papà trascorreranno
             la giornata insieme: il papà lo accompagna per le strade di Palermo e gli spiega l’origine del suo
             nome raccontandogli la storia di Giovanni Falcone. Il piccolo Giovanni scoprirà che cosa è la mafia
             e la lotta alla mafia, che può iniziare a combattere anche nelle piccole cose di tutti i giorni.

             Andrea Gentile, Volevo nascere vento, Mondadori 2014
             Volevo nascere vento è un romanzo che si ispira a una vicenda vera. Protagonista è Rita Atria,
             una giovanissima testimone di giustizia proveniente da una famiglia mafiosa. Dopo aver perso
             il padre e il fratello nelle vendette tra cosche, Rita decide di collaborare con la giustizia e, grazie
             a Paolo Borsellino, scopre il valore della legalità. Quando il magistrato viene ucciso nell’attentato
             di via d’Amelio, Rita perde ogni speranza e si suicida. Non ha ancora compiuto 18 anni.

             Andrea Gentile e Maddalena Rostagno, Il suono di una sola mano, Il Saggiatore 2013
             Questo libro parla della vita appassionante di Mauro Rostagno, un giornalista assassinato dalla
             mafia nel 1988. La voce che narra è quella di Maddalena, la figlia, che al tempo dell’agguato
             aveva appena 15 anni. La vita di Rostagno e della figlia Maddalena è avventurosa, perché si dipana
             tra centri sociali a Milano, soggiorni in India e progetti innovativi in Sicilia, dove Rostagno apre
             una comunità di recupero per tossicodipendenti e lavora nella televisione locale. La libertà con cui
             Rostagno accusa la mafia gli costerà la vita e cambierà per sempre quella di Maddalena.

             Roberto Saviano, La paranza dei bambini, Feltrinelli 2016
             Questo romanzo narra la storia di dieci ragazzini napoletani che entrano a far parte della camorra.
             Attratti dal potere e dal denaro che la malavita offrono, i ragazzi sperimentano la vita criminale
             con le sue “leggi” barbare. In nome di una vita basata sull’apparenza e sulla volontà di
             sopraffazione, la “paranza” conoscerà la violenza e la morte.

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