Pier Paolo Pasolini: Quasi un testamento - Filodiritto

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Tribunale Bologna 24.07.2007, n.7770 - ISSN 2239-7752
                                              Direttore responsabile: Antonio Zama

                Pier Paolo Pasolini: Quasi un testamento
                      L'articolo comparso su "Gente" il 17 novembre 1975
                                                   14 Marzo 2022
                                                    La Redazione

Pubblichiamo in versione integrale l'interessante intervista rilasciata Peter Dragadze dal titolo "Pier Paolo
Pasolini Quasi un testamento. Un'intervista di Peter Dragadze" pubblicata da Gente il 17 novembre 1975
alle pagine .25, 26, 29, 31, 32, 35.

Pier Paolo Pasolini: “Quasi un testamento"
Era stato lo stesso Pier Paolo Pasolini a definire un «testamento spirituale-intellettuale» le riflessioni e
osservazioni che aveva fatto nel corso di una serie di incontri con il giornalista inglese Peter Dragadze.
«Per noi stranieri» racconta Dragadze, «Pasolini era un personaggio che rappresentava un´"Italia
sconosciuta. I giornali e le riviste anglosassoni per cui lavoravo mi chiedevano spesso interviste con
Pasolini, ma poi finivano col pubblicarle raramente perché le sue dichiarazioni e il suo stile risultavano
difficilmente traducibili. Ciò nonostante, e benché io non condividessi molti dei suoi atteggiamenti politici
e personali, continuavo a vederlo di tanto in tanto, anche perché avevo sempre amato la sua poesia. Questi
incontri, ai quali partecipava anche mia moglie, avvenivano nel suo appartamento all'Eur, nelle trattorie
di Campo dei Fiori e di piazza Farnese o sul set dei suoi film. Nei sei anni della nostra amicizia, Pasolini
aveva preso l´abitudine di chiamarmi ´rompiscatole´ perché continuavo a fargli domande per interviste
che raramente vedevano la luce. Nell'ultimo dei nostri incontri gli sottoposi tutti gli appunti che avevo
raccolto e che volevo utilizzare per un ampio servizio dedicato alla sua vita e alla sua opera. Ebbene,
Pasolini prese i fogli, li riordinò, li riscrisse a macchina, aggiunse qua e là correzioni di suo pugno; e al
momento di restituirmi il tutto, mi disse ridendo: ”Questo è quasi un testamento spirituale-intellettuale. Se
dovesse succedere qualcosa, Dragadze, lo tiri fuori. Credo che a qualcuno potrebbe interessare”.»

INTELLETTUALI RUSSI
A proposito delle condanne agli intellettuali russi, io giudico in uno stato d´animo particolare: nello stato
d'animo, cioè, di chi è stato condannato dai tribunali italiani più o meno per le stesse ragioni (quattro mesi
con condizionale per «vilipendio alla religione», reato previsto in un Codice ancora fascista, a causa di un
mio film, La ricotta). Non sono poi uno di quelli che dimenticano che, giustamente, i tribunali degli Usa
hanno condannato Pound; e che molti intellettuali americani hanno dovuto andare in esilio perché sospetti
di marxismo, cioè di attività antistatale. Certo, per la Russia, Il caso è più grave: non tanto per la severità
delle condanne, quanto perché lo Stato anziché autodistruggersi, secondo la stupenda ideologia di Marx, si
consolida sempre di più, attraverso la burocrazia, il militarismo, la polizia ecc. Quello che i cinesi
chiamano revisionismo, insomma, addolcisce il rapporto tra produzione (statale) e consumatori (statali), ma
non addolcisce affatto quell'orribile istituzione che è sempre e dappertutto lo Stato (il Potere).
CULTURA IN RUSSIA
Molti scrittori russi sono miei amici; e per molti di essi, oltre che amicizia, ho anche stima. Però mi sembra
che la cultura ufficiale russa (parlo di quella specificamente letteraria) sia pigra, noiosa, sedentaria,
conformista, sentimentale e retorica. Evidentemente come c'è un'altra cultura americana, suppongo che ci
sia anche un'altra cultura russa. Non vorrei però che fosse quella di Bulgakov.

CULTURA ITALIANA
È una cultura di sedentari, tutti uguali fra loro, tutti piccoli borghesi e tutti integrati. I cattolici sono fieri del
loro cattolicesimo, i laici sono fieri del loro laicismo. Le avanguardie sono casi di snobismo, e (beati gli
avanguardisti che sono ancora così ingenui da credere in queste cose) di potere letterario! Non bisogna
dimenticare che ormai l'Italia è, culturalmente, una provincia. E non bisogna dimenticare quello che dice
Goldmann a proposito dell´«omologia» tra una società e le opere letterarie che produce. Un po' più di vita
c'è nel cinema (che è, semiologicamente, un sistema di segni non nazionale, ma internazionale: e quindi i
registi sono meno condizionati dei letterati dalla meschinità del loro mondo nazionale).

I GRANDI POETI
In Italia il più grande poeta è Sandro Penna (mentre uno dei peggiori è Salvatore Quasimodo). Degli
americani amo il primo Ginsberg. Ne amo altri, morti da poco: Dylan Thomas, Machado, Kavafis.

PERCHÉ SAN MATTEO
Ero ad Assisi, ospite di una comunità religiosa, a discutere del mio primo film. Quel giorno arrivò senza
preannuncio, ad Assisi, Papa Giovanni XXIII. Ciò bloccò il traffico nella cittadina; e io fui costretto a
restare chiuso in camera, rimandando la partenza. Sul comodino c'era il Vangelo. Ho cominciato, per noia,
a rileggerlo. Dopo due pagine avevo già deciso che avrei girato quello che sarebbe stato il mio Vangelo
secondo Matteo. Si è trattato quindi di un trauma, di una illuminazione improvvisa. Ma ora so che se anche
avessi scelto ragionando non avrei potuto scegliere che il Vangelo secondo Matteo. Esso è infatti, dei
quattro Vangeli, il più rivoluzionario.

SCRIVO POESIE?
No, non scrivo più poesie da due o tre anni. Questo non me lo sarei mai aspettato. Ho cominciato a scrivere
infatti a sette anni d'età, e ho scritto senza interruzione fino appunto a due o tre anni or sono. Perché non
scrivo più? Perché ho perduto il destinatario. Non vedo con chi dialogare usando quella sincerità addirittura
crudele che è tipica della poesia. Ho creduto per tanti anni che un destinatario delle mie «confessioni» e
delle mie «testimonianze» esistesse. Mi sono dunque ora accorto che non esiste. Che con gli amici non c'è
bisogno di esprimersi con la poesia: ci si esprime esistendo. Le proprie esagerazioni, i propri eccessi, le
proprie idee si esprimono vivendo. La poesia richiede che ci sia una società (ossia un ideale destinatario)
capace di dialogare con il povero poeta. In Italia una tale società non c'è. C´è un buon popolo ancora
simpatico (specie là dove non arrivano i giornali e la televisione) e una piccola élite di borghesi colti e
disperati. Ma una società con cui ci si possa mettere in rapporto attraverso la poesia non c'è. (Lo dico
perché un poeta deve avere delle illusioni, ma quando le perde non deve illudersi di averle ancora.)
RELIGIONE FORMALE
Ogni religione formale, nel senso che la sua istituzione è diventata ufficiale, non solo non è necessaria per
migliorare il mondo, ma addirittura lo peggiora.

FEDI PIÙ PROFONDE
La religione così come ora si presenta è un vecchio fenomeno del mondo pastorale, contadino e artigianale,
ossia del mondo non industrializzato. Nella fattispecie, oggi, la religione è un fenomeno del Terzo Mondo.
Un contadino indiano o un pastore arabo sono certamente più religiosi di un borghese cattolico o di un
capitalista protestante.
(In Italia in questi ultimi cinque o sei anni le vocazioni religiose sono diminuite del 50 per cento. Perché?
Perché l'Italia si va industrializzando, e il mondo contadino classico va scomparendo. Non posso però non
notare, a questo punto, come invece le vocazioni siano aumentate negli Stati Uniti, ossia nel Paese più
industrializzato del mondo. Non solo, ma anche i fenomeni beat, hippies ecc. sono fenomeni di carattere
religioso. Ciò significa che anche il mondo industriale sta cominciando a esprimere un suo spirito religioso:
che tuttavia pare essere sostanzialmente diverso da quello classico. La protesta, per esempio, sostituisce
l´acquiescenza e la rassegnazione, la libertà sostituisce la repressione, ecc. ecc.).

VIETNAM
Cosa dire del Vietnam che non sia stato già detto e che quindi non sia idiota? Io sono uno di quelli che
parlano il meno possibile del Vietnam. Parlo del Vietnam generalmente per dire che ci sono delle cose
peggiori del Vietnam. Per esempio la stampa conservatrice e la televisione. Ho molto amore per i marines
che Johnson (come in un sogno, dice Moravia) mandava a morire nel Vietnam, tuttavia sono costretto a
gridare: «Viva i Vietcong!».

CASTRISMO
Sospendo ogni giudizio sul castrismo finché non avrò visto coi miei occhi (o finché qualche persona
attendibile non me lo abbia testimoniato) che a Cuba ci sono dei campi obbligatori di lavoro e di
rieducazione.

COMUNISMO E RELIGIONE
La coesistenza tra comunismo e religione è concepibile in un mondo come quello italiano, per es. Perché?
Perché l´Italia non è ancora un Paese del tutto industrializzato (il Sud fa idealmente parte del Terzo
Mondo) e quindi tra i contadini e tra gli ultimi artigiani, la religione è un fenomeno naturale e sincero.
Anche la borghesia italiana, che è molto recente (tutti i nostri nonni sono dei contadini: nel 1870, anno
dell'unità d'Italia, il novanta per cento degli italiani erano analfabeti) sente ancora, contadinescamente, la
religione come una necessità. Gli otto milioni di votanti comunisti sono in gran parte non solo cattolici per
mentalità, ma sono addirittura praticanti. Il laicismo in Italia è un fenomeno aristocratico, praticato da élites
borghesi a livello europeo.
La guerra fredda e l'anticomunismo in Italia sono dunque due cose stupide, e il dialogo, instaurato da
Giovanni XXIII, era già nelle cose e nei fatti. Tutto il resto era eredità fascista.
Per i Paesi completamente industrializzati e con grandi e vecchie borghesie (Inghilterra, Stati Uniti) il
discorso è molto diverso. Il laicismo (che è la religione del liberalismo) vi ha una grande diffusione, anche
tra i lavoratori. Così la religione (il protestantesimo, religione «tradizionale» della borghesia) si è
liberalizzata; comunisti ce n'è pochi. La questione del «dialogo» non è perciò di attualità: o comunque è un
problema di affari esteri. Dunque, comunismo e religione possono coesistere nei Paesi pre-industriali, dove
comunismo e religione si oppongono in concreto come due ideologie diverse: nei Paesi completamente
industrializzati (o capitalisti o socialisti) tale coesistenza è puramente un fatto teorico, perché in realtà non
c'è coesistenza storica e oggettiva.
Per concludere vorrei dire tuttavia che il «contrario» della religione non è il comunismo (che, benché abbia
preso dalla tradizione borghese lo spirito laico e positivistico, è in fondo molto religioso); ma il «contrario»
della religione è il capitalismo (spietato, crudele, cinico, puramente materialistico, causa di sfruttamento
dell'uomo sull'uomo, culla del culto del potere, covo orrendo del razzismo).

PACIFISMO
Non sono un pacifista per natura, ma per elezione.

TEATRO E CINEMA
Ci sono (e ci saranno sempre) dei furfanti che fanno il cinema e il teatro commerciale, con lo scopo di
divertire (per incassare), e ci sono (e ci saranno sempre) degli imbecilli che fanno il cinema e il teatro per
educare (senza incassare). In realtà il cinema e il teatro d´autore non sono fatti né per divertire né per
educare.

UN BUON FILM
C'è una sola cosa essenziale in un buon film: il fatto che sullo schermo passi della realtà.

BENE E MALE IN ARTE
L'arte è una concezione: è un sistema stilistico dentro un sistema linguistico. È un messaggio dentro un
codice. Ciò implica molti compromessi. Certo la forma più pura di arte è il completo silenzio dei poeti che
non scrivono.

SOFFERENZA E ARTE
Per quel che ne so, non direi che soffrire è necessario (perché in tal modo enuncerei una regola e farei
quindi della tranquillizzante retorica), ma che è inevitabile.

COMUNISTI DA SALOTTO
Penso dei comunisti da salotto ciò che penso del salotto. Merda.

IL MONDO VA A SINISTRA
Ci possiamo chiedere lecitamente due cose opposte: 1) Perché il mondo è a destra? 2) Perché il mondo va a
sinistra? Non so se nel futuro immediato prevarrà lo stare a destra o l'andare a sinistra. Comunque si può
dire che a destra ci sono, o ci furono: Franco, Salazar, i colonnelli greci, i clericali italiani, i neocapitalisti
anche più progrediti francesi e inglesi, Johnson, tutta la provincia americana, e, inoltre le persone ricche di
tutto il mondo (Re arabi, maraja indiani, feudatari siciliani ecc. ecc., coi loro servi: costituiti soprattutto da
intellettuali conservatori, per democrazia a parole, per interesse nei fatti). Vanno a sinistra invece tutti i
pastori e i contadini del Terzo Mondo (circa due terzi dell´umanità), i negri d´America, la Nuova Sinistra
americana, i giovani figli dei capitalisti inglesi e francesi, quattro gatti d'intellettuali, e, benché piano piano,
le classi operaie del neocapitalismo di tutto il mondo, comprese Castiglia e Attica.
Alla testa di chi resta a destra non c'è nessuno se non l'orrenda faccia di una réclame televisiva che
rappresenta un antipatico e stronzo benessere; alla testa di chi va a sinistra ci sono i Vietcong vivi e morti,
le Guardie Rosse e i ragazzi dell'Urss (che in questo momento è ferma).

IL CAPITALISMO
II capitalismo è oggi il protagonista di una grande rivoluzione interna: esso sta evolvendosi,
rivoluzionariamente, in neocapitalismo.
In contraddizione con quanto dicevo prima, potrei dire che la rivoluzione neocapitalistica si pone come
competitrice con le forze del mondo che vanno a sinistra. In un certo modo va esso stesso a sinistra. E, fatto
strano, andando (a suo modo) a sinistra tende a inglobare tutto ciò che va a sinistra. Davanti a questo
neocapitalismo rivoluzionario, progressista e unificatore si prova un inaudito sentimento (senza precedenti)
di unità del mondo.
Perché tutto questo? Perché il neocapitalismo coincide insieme con la completa industrializzazione del
mondo e con l´applicazione tecnologica della scienza. Tutto ciò è un prodotto della storia umana: di tutti gli
uomini non di questo o quel popolo. E infatti i nazionalismi tendono, in un prossimo futuro, a essere
livellati da questo neocapitalismo naturalmente internazionale. Sicché l´unità del mondo (ora appena
intuibile) sarà un'unità effettiva di cultura, di forme sociali, di beni e di consumi.
Io spero naturalmente che, nella competizione che ho detto, non vinca il neocapitalismo: ma vincano i
poveri. Perché io sono un uomo antico, che ha letto i classici, che ha raccolto l´uva nella vigna, che ha
contemplato il sorgere o il calare del sole sui campi, tra i vecchi, fedeli nitriti, tra i santi belati; che è poi
vissuto in piccole città dalla stupenda forma impressa dalle età artigianali, in cui anche un casolare o un
muricciolo sono opere d´arte, e bastano un fiumicello o una collina per dividere due stili e creare due
mondi. (Non so quindi cosa farmene di un mondo unificato dal neocapitalismo, ossia da un
internazionalismo creato, con la violenza, dalla necessità della produzione e del consumo.)

IL GENIO
Geni si nasce o ci si crea? Prima di tutto si nasce uomini. Poi nei primi anni dell´infanzia si prendono tali
spaventi o si esperimentano tali dolcezze, che tutta la vita ne è determinata. Un genio (odio questa parola) è
determinato dagli spaventi o dalle dolcezze (ambedue estremi) che ha subito da bambino. Il «crearsi» genio
consiste in un manovrare (accanito, occulto, inconscio, invasato, irrefrenabile) per ricreare le dolcezze
infantili o per creare barriere contro gli spaventi infantili.

LIBERTÀ SESSUALE
La libertà sessuale è necessaria alla creazione? Sì. No. O forse sì. No, no, certamente no. Però... sì. No, è
meglio no. O sì? Ah, incontinenza meravigliosa! (Ah, meravigliosa castità.)

MIGLIORAMENTO DEL MONDO
Un singolo che faccia qualcosa proponendosi «il miglioramento del mondo» è un cretino. Per la maggior
parte, coloro che pubblicamente lavorano «al miglioramento del mondo» finiscono in carcere per truffa.
Inoltre il mondo riesce sempre alla fine a integrare gli eretici. Per esempio le beatificazioni e le
santificazioni... Ammettete che santifichino Papa Giovanni XXIII: eccolo integrato, messo in un santino e
esorcizzato. E non c´è dubbio che Giovanni XXIII abbia contribuito a un possibile miglioramento del
mondo. Ma se qualcuno gli avesse chiesto: «Scusi, lei contribuisce al miglioramento del mondo?», lui
l'avrebbe preso in giro, o magari mandato al diavolo, e certamente poi sorridendo avrebbe detto fra sé:
«Faccio quello che posso».
In realtà, il mondo non migliora mai. L'idea del miglioramento del mondo è una di quelle idee-alibi con cui
si consolano le coscienze infelici o le coscienze ottuse (includo in questa classificazione anche i comunisti
quando parlano di «speranza»). Dunque, uno dei modi per essere utili al mondo è dire chiaro e tondo che il
mondo non migliorerà mai, e che i suoi miglioramenti sono metastorici, avvengono nel momento in cui
qualcuno afferma una cosa reale o compie un atto di coraggio intellettuale o civile. Solo una somma
(impossibile) di tali parole o tali atti effettuerebbe un miglioramento concreto del mondo. E sarebbe il
paradiso e la morte.
Il mondo può peggiorare, invece, questo sì. E per questo che bisogna lottare continuamente: e lottare, poi,
per un obiettivo minimo, ossia per la difesa dei diritti civiIi (quando si siano ottenuti attraverso precedenti
lotte). I diritti civili sono infatti eternamente minacciati, eternamente sul punto di venire soppressi. È
necessario quindi anche lottare per creare nuovi tipi di società, in cui il programma minimo dei diritti civili
sia garantito. Per esempio, una società veramente socialista.

COMUNISMO TRADIZIONALE
Sì, il comunismo tradizionale è finito. Tre ne sono le cause: il neocapitalismo con il suo nuovo tipo di
civiltà tecnologica, il Terzo Mondo con la sua vecchia società contadina, e la Cina che non vuole arrivare
alla civiltà tecnologica attraverso la fase piccolo-borghese.

LOTTA DI CLASSE
La lotta di classe oggi non è più quella classica (l'ultimo esempio è quello di Cuba, la cui rivoluzione è
ancora straordinariamente analoga a quella russa del '17). Cos'è successo? Gli operai sono sempre più
conquistati dalla «qualità di vita» che è tipica della totale industrializzazione e della civiltà dei consumi
(col mito della tecnica), mentre i contadini, che hanno partecipato alle guerre di liberazione nazionale in
tutte le ex colonie del mondo, hanno una maggiore coscienza sociale e classista che nel passato.

IL CATTOLICESIMO
II cattolicesimo oggi è occupato soprattutto a sopravvivere. Diminuite le vocazioni del cinquanta per cento,
chiusi all'apostolato i Paesi ex coloniali (ricordo l´episodio del Basso Sudan), la Chiesa cattolica ha capito
che per sopravvivere deve insieme: a) essere la Chiesa del Terzo Mondo, ossia tornare alle origini
contadine e povere; b) essere la Chiesa del mondo industrializzato, capitalista o comunista, che ha esigenze
religiose di tipo del tutto nuovo. Sono due necessità assolutamente contraddittorie.

VIOLENZA
Se sono attratto dalia violenza in sé? Che domanda difficile! Come faccio a conoscere II mio inconscio? Se
lo conoscessi non sarebbe più inconscio! La psicanalisi ci ha dato la maledetta abitudine di «giudicare» gli
altri anche attraverso le tendenze del loro inconscio (come se potessimo analizzarli da provetti psicanalisti,
poi!). Per esempio, uno va sotto un'automobile, poveraccio: e allora tutti noi in coro: «Pazienza, se è andato
sotto un'automobile, vuol dire che cosi egli voleva. Quindi tanto peggio per lui!». Nella mia coscienza,
posso dire questo: che io ho il mito materno della bontà e della mitezza, ed è questo mito che vorrei
realizzare vivendo. D'altra parte sono tante le offese e le delusioni che questo mio mito ha sofferto, nelle
esperienze reali della vita, che non ho potuto non ribellarmene indignato.
E poiché la mitezza e la bontà, per essere tali, devono essere intrepide (me lo diceva mia mamma, magari
non con le sue parole ma col suo essere), ecco che il mite e il buono, se si ribella, va fino in fondo. È
dunque molto idillica la versione che io do della mia violenza: che è comunque una violenza tutta e
soltanto intellettuale.

ATTACCO A PIO XII
Ho attaccato Pio XII per le stesse ragioni per cui la stessa Chiesa l´ha attaccato qualche anno dopo (ultimo
atto, la dispensa dai suoi incarichi del cardinale Ottaviani).

REGISTI PREFERITI
Dreyer (assolutezza sacrale deghi oggetti e dei volti); Buster Keaton (perfezione formale); Murnau (il più
bel film del mondo è L'ultima risata); Mizoguchi (grande come Giuseppe Verdi); Renoir e Tati (gli unici
che hanno saputo fare della poesia sulla piccola borghesia); Bergman (non quello feudale, ma quello
borghese di Luci d´inverno); Godard (come si fa a non amarlo?); il buono e matto Fellini; Charlot (i più
grandi piaceri del cinema). Aggiungerò, per completare il quadro, che non amo nessuno dei miti dei
«Cahiers du cinéma», cioè Hawks, Hitchcock, Ford. E detesto Eisenstein.

SOGGETTI RELIGIOSI
Sono un marxista che sceglie soggetti religiosi. Questa è bella! Esiste adesso anche un monopolio sulla
religione? Ecco la conclusione di quarant'anni di orrenda propaganda e di maccartismo! Molti degli uomini
più profondamente religiosi di questo secolo sono comunisti. Penso per esempio a Gramsci (il fondatore
del Pci). Essi hanno lottato per puro altruismo e hanno dato alla loro vita un solo alto ideale (che possiamo
definire senz'altro ascetico), per cui hanno sfidato prigione, torture e morte. S'intende che quando dico
religioso non intendo dire credente in una religione confessionale. I comunisti sono infatti (quasi tutti) laici
e positivisti. Ma laicismo e positivismo essi l'hanno ereditato dalia civiltà borghese (la grande civiltà
borghese che ha fatto la rivoluzione liberale prima, e poi la rivoluzione industriale). Solo che poi, nel
borghese, laicismo e positivismo sono rimasti tali (patrimonio, tuttavia, di una élite borghese), mentre il
nazionalismo e l'imperialismo, nati come conseguenza diretta del capitalismo, hanno respinto il borghese
medio, ben presto, nelle vecchie posizioni clericali: a coltivare una religione di puro interesse, ipocrita,
statale e addirittura feroce (vedi il clero zarista e franchista). Quindi, se mai, la domanda lecita non è
affatto: «Può un comunista essere religioso?»; ma piuttosto: «Può un borghese essere religioso?».

CREDO IN DIO?
Mi sono sempre definito non credente dall´età di quattordici anni. Per la prima volta in questi ultimi mesi
ho in qualche modo concepito un´idea, sia pure immanentistica e scientifica di Dio.
Come ci sono arrivato è molto curioso. Io mi sono sempre interessato di problemi linguistici, sia pure in
campo strettamente italianistico, e in Italia passo per essere un linguista interessante sia pure male
informato e balzano. Ultimamente mi sono appassionato a delle ricerche linguistiche sul cinema. E,
naturalmente, non potevo non ricorrere alla semiologia: scienza per cui i sistemi di segni sono infiniti, e
non soltanto linguistici.
Sono giunto alla conclusione che il «cinema», riproducendola, fa una perfetta descrizione semiologica della
realtà. E che il sistema di segni del cinema è in pratica lo stesso sistema di segni della realtà. Quindi la
realtà è un linguaggio!
Bisogna fare la semiologia della realtà, altro che quella del cinema! Ma se la realtà parla, chi è che parla e
con chi parla? La realtà parla con se stessa: è un sistema di segni attraverso cui la realtà parla con la realtà.
Tutto ciò non è spinoziano? Questa idea della realtà non assomiglia a quella di Dio?

COLPI DI STATO
Sia il tentato colpo di Stato italiano del 1964 che il colpo di Stato riuscito in Grecia, sono avvenimenti
accaduti nell'ambito della Nato. In Italia è si fatto un processo contro i giornalisti dell'«Espresso» che
hanno denunciato all'opinione pubblica alcuni dei responsabili del tentato colpo di Stato. L'inchiesta
parlamentare è stata però bloccata dal partito cattolico (democristiano) con l'appoggio dei socialisti.
Evidentemente non si vuole risalire a responsabilità internazionali.
Noi intellettuali (in questa vicenda, molto grave) brilliamo per la nostra assenza. È vero, a cena, in salotto,
ne diciamo di cotte e di crude contro la classe politica dirigente, contro la borghesia italiana che la esprime,
e, in genere, contro questo piccolo, marginale, provinciale, qualunquistico, miserabile Paese che è l'Italia.
Ma noi? Cosa facciamo? Siamo forse migliori? Che cos'è che ci fa essere assenti e muti? La paura? la
prudenza? la sfiducia? la pigrizia? l'ignoranza? Si, tutto questo.

SOTTOPROLETARIATO
Mi attrae nel sottoproletariato la sua faccia, che è pulita (mentre quella del borghese è sporca); perché è
innocente (mentre quella del borghese è colpevole), perché è pura (mentre quella del borghese è volgare),
perché è religiosa (mentre quella del borghese è ipocrita), perché è pazza (mentre quella del borghese è
prudente), perché è sensuale (mentre quella del borghese è fredda), perché è infantile (mentre quella del
borghese è adulta), perché è immediata (mentre quella del borghese è previdente), perché è gentile (mentre
quella del borghese è insolente), perché è indifesa (mentre quella del borghese è dignitosa), perché è
incompleta (mentre quella del borghese è rifinita), perché è fiduciosa (mentre quella del borghese è dura),
perché è tenera (mentre quella del borghese è ironica), perché è pericolosa (mentre quella del borghese è
molle), perché è feroce (mentre quella del borghese è ricattatoria), perché è colorata (mentre quella del
borghese è bianca).

POVERI E RICCHI
I poveri sono reali, i ricchi irreali.

PAOLO VI
Si dice che Paolo VI sia «handicappato» dal fatto che Giovanni XXIII fosse più simpatico di lui. Lo
contesto assolutamente. Solo in senso superficiale Giovanni XXIII era pIù simpatico di Paolo VI. In realtà
se io penso ciò che significa «simpatia» (comunità di sentimenti) trovo che mi è piuttosto più simpatico
Paolo VI, perché egli soffre quello che soffro io, e si comporta in quel modo complesso, difficile a capirsi,
pieno di slanci e anche di contraddizioni, che è tipico di ogni intellettuale. Ciò che rende simpatico Paolo
VI è la sua tormentata intelligenza: e il fatto che egli non abbia qualità esteriori di gradevolezza e, appunto,
di simpatia, fa quasi tenerezza.

KENNEDY
Ah, cosa dire di John Kennedy! È l'unica persona di potere, l´unico uomo politico di cui vorrei essere stato
intimo amico.

PROTESTA AMERICANA
Come ho detto tante volte e da tante parti, io non voglio essere italiano. Vorrei essere americano. Sarei
naturalmente un americano dell'altra America. E finalmente la mia forma di protesta sarebbe libera!
Assolutamente, completamente, pazzamente libera! In Italia anche la protesta è conformista. La protesta
liberale usa un linguaggio liceale che puzza di cadavere, la protesta marxista è tutta precostituita come un
formulario. Mentre non c'è niente di più bello che inventare giorno per giorno il linguaggio della protesta!

CINEMA E REALTÀ
Il sistema di segni del cinema è lo stesso sistema di segni della realtà. Per esempio: ho davanti agli occhi la
faccia di un ragazzo coi capelli ricci ricci, gli occhi a mezza luna, ridenti, un'espressione buffa e innocente
che sembra impastata nella sua stessa carne. Di cosa si tratta? Di un ragazzo che ho davanti a me nella
realtà, o di un P.P. [primo piano] che mi appare nello schermo? Comunque sia, esso mi parla allo stesso
modo, e io lo capisco attraverso gli stessi segni. La reale natura di quel ragazzo si esprime a me sempre
nello stesso modo sia nella realtà che nello schermo.
Parlo s'intende di cinema puro, non di manipolazione commerciale (in cui tutto può venire falsato dal
manierismo del regista e degli attori... ma falsato, mi chiedo, fino a che punto?, la verità, alla fine, non salta
sempre fuori? Se l'attore è un idiota che fa la parte di un genio, non salta fuori alla fine che è un idiota?
Perché il cinema possa fare delle cose nuove, deve essere il meno manipolato possibile, sia nel senso della
commercialità, sia nel senso della sperimentazione stilistica: un film di Mekas e un film di Hollywood sono
ugualmente lontani dalla realtà.
Ed è solo la realtà che può essere, o essere vista, in modo nuovo. Se un regista ha un'idea nuova della
realtà, dirà nei suoi films delle cose nuove.

PER DE FILIPPO
Eduardo De Filippo è il più grande attore italiano. Egli recita in dialetto napoletano. Senza che egli ancora
lo sappia, io ho progettato di scrivere un testo teatrale per lui. Di questo testo teatrale so solo, per ora,
quattro cose: 1) che è parlato in napoletano; 2) che s´intitola Mandolini; 3) che è ambientato in Cina, tra
contadini e Guardie Rosse; 4) che il protagonista è un cinese che si finge morto, e si risveglia solo quando è
solo, facendo quattro chiacchiere fra sé, e una volta, per sgranchirsi le gambe, fa un balletto accompagnato
dal suono dei mandolini. Probabilmente l'uomo che finge di essere morto è un simbolo del mio giudizio sul
comunismo cinese. Resusciterò? Farò un balletto al suono dei mandolini? Cancellerò da me ogni segno di
cultura, occidentale o orientale, e riavrò la verginità culturale dei contadini?

SISTEMA AMERICANO
Del sistema politico americano amo la forma di contestazione che esso consente, che si può riassumere in
una massima folle e meravigliosa: «Solo la vera democrazia può distruggere la falsa democrazia».

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