PIANO PER IL CONTROLLO DEL CINGHIALE IN PROVINCIA DI TORINO 2005-2006 - Ufficio Tecnico Gestionale
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AREA AGRICOLTURA SERVIZIO TUTELA DELLA FAUNA E DELLA FLORA Ufficio Tecnico Gestionale PIANO PER IL CONTROLLO DEL CINGHIALE IN PROVINCIA DI TORINO 2005-2006 1
1. Premessa. Il presente Piano di controllo non si discosta nei contenuti da quelli precedenti, rimanendo invariati i presupposti con i quali questo Servizio intende procedere nell’analisi dell’impatto del cinghiale sulle attività antropiche. Di seguito quindi verrà esaminata la situazione relativa all’incidenza della specie in relazione ai parametri già utilizzati nelle scorse edizioni: danni all’agricoltura, numero di eventi, incidenti stradali. 2. Le azioni di contenimento nel 2004 Durante il 2004 il controllo numerico della specie è stato effettuato attuando 165 interventi di contenimento (149 nel 2003) che hanno portato all’abbattimento di 340 esemplari (293 nel 2003); ai capi abbattuti va aggiunto il computo dei feti rinvenuti che ammonta a 181. Per procedere all’analisi del dato in questione con un maggior grado di dettaglio è necessario premettere che i suddetti interventi sono stati eseguiti per la maggior parte da selecontrollori (105 su 165), mentre 52 sono stati condotti utilizzando squadre di cacciatori locali individuati dagli A.T.C. interessati sotto il controllo dei funzionari di vigilanza provinciali; i restanti 8 interventi sono stati effettuati mediante abbattimento da appostamento notturno da parte di personale provinciale. La tabella seguente riassume il dato, considerando anche l’efficacia per ogni singolo intervento: CACCIATORI ABBATTIMENTO SELECONTROLLORI LOCALI DIRETTO N. INTERVENTI 105 52 8 ANIMALI ABBATTUTI 228 103 9 N. ABBATTUTI/INT. 2,17 1,98 1,12 Occorre precisare inoltre che i selecontrollori, come negli anni precedenti, sono stati impiegati negli interventi all’interno delle aree protette regionali e in alcune oasi di protezione (Collina T.se e 5 Laghi d’Ivrea), mentre le squadre di cacciatori locali hanno operato sul resto delle Z.R.C. e delle Oasi interessate. 2
Anche dai dati relativi al 2004, come per gli anni precedenti, risulta evidente il ruolo di rifugio per i cinghiali rappresentato da alcune aree protette (parchi regionali e zone di protezione provinciali), per cui l’azione dei selecontrollori è stata indirizzata soprattutto nei confronti di quelle aree dove è stato registrato il maggior impatto della specie. Di seguito viene riportata l’analisi degli interventi per tipologia di area interessata: N. INTERVENTI CAPI ABBATTUTI Aree Protette Regionali 63 190 Zone di Ripoipolamento e Cattura 17 25 Oasi di Protezione 57 85 Terr. Caccia Programmata 28 40 TOTALE 165 340 DESCRIZIONE DEI PARAMETRI PER L’ELABORAZIONE DELLA CARTA DELL’IMPATTO PER L’ANNO 2005. Per favorire una maggiore comprensione del presente Piano, si ricorda che l’analisi della situazione dell’impatto della specie sulle attività antropiche viene effettuata mediante la realizzazione di una carta del rischio, nella quale il territorio di ogni comune è stato classificato sulla base delle seguenti variabili (sia per il territorio protetto che per quello a caccia programmata): • il n. di eventi, ossia il numero di volte in cui si è registrato un danno alle colture; • l’importo totale degli indennizzi periziati per i danni alle colture valutati in Euro/Ha di superficie comunale; • il numero di incidenti stradali avvenuti. Effettuato il calcolo, si è proceduto con l’attribuzione di un valore di classe di rischio ad ogni comune sulla base della classificazione riportata dalla tabella seguente; la classe di appartenenza del comune viene determinata dalla variabile che assume il valore più alto tra le tre succitate: 3
SIMBOLO CLASSE IMPATTO N. INCIDENTI N. EURO/HA N. COMUNI EVENTI nulla 0 0-4 0 – 0,99 159 bassa 0 5 - 10 1 – 2,99 48 media 1 11 - 24 3 – 24,99 77 alta >1 > 24 > 24,99 31 Anche per il presente documento è stato deciso di optare per una classificazione dell’impatto sulla base dei confini comunali invece che sulla divisione del territorio provinciale in quadranti di 4 Km di lato come risultava dalle prime edizioni del Piano. Questa scelta è stata dettata dalla volontà di uniformare questo tipo di analisi ad analoghi studi effettuati da altri Enti (Regioni e Province) e anche per agevolare la successiva fase di attuazione del programma di contenimento, che prevede comunque contatti e collaborazioni con soggetti locali quali amministrazioni comunali, ATC o CA, Comunità Montane ecc.. È’ necessario precisare comunque che, anche per il 2004, come per i due anni precedenti, l’analisi dell’impatto dei cinghiali sul traffico veicolare nella nostra Provincia, ad eccezione del mese di dicembre, risente della mancanza del dato che fa riferimento ai sinistri stradali la cui procedura di indennizzo compete alla Regione Piemonte. Sulla base dei dati disponibili, consistenti nel computo degli animali rinvenuti morti o feriti a bordo strada dal personale provinciale e alle denunce di sinistro pervenute all’Ufficio Tutela della Fauna e della Flora da parte delle diverse Forze di Polizia, si è cercato comunque di dare qui di seguito una rappresentazione degli eventi a livello comunale: 4
5. La carta dei danni alle colture agricole Passando ad analizzare la situazione dei danni causati dal cinghiale sulle colture agricole, di seguito viene illustrata la distribuzione dell’incidenza del cinghiale sulle colture, elaborata secondo i criteri illustrati in precedenza. 7
Dalla sintesi delle due elaborazioni precedenti, unitamente al parametro relativo alla distribuzione del numero degli eventi per singolo comune risulta la carta dell’impatto della specie cinghiale per il 2004: 9
7. Analisi del fenomeno Dall’esame della situazione evidenziata dalla carta precedente viene confermata la tendenza espansiva dell’incidenza della specie sulle attività antropiche, soprattutto per quanto concerne gli aspetti legati all’impatto sulla viabilità. Se prendiamo in esame l’andamento del fenomeno nel corso del periodo 2003-2004 possiamo ipotizzare delle considerazioni diverse a seconda della parametro considerato. Se rivolgiamo la nostra attenzione all’impatto del cinghiale sulle colture dobbiamo rilevare che nel periodo in esame le richieste di indennizzo hanno seguito andamento diverso a seconda che si prenda in esame la parte nord o la parte sud del territorio provinciale. Infatti, se nelle aree a sud l’incidenza della specie sulle attività agricole è rimasta sostanzialmente stabile, con alcune significative riduzioni in corrispondenza dei territori limitrofi al Parco di Stupinigi e alla Val Pellice-Val Germanasca, altrettanto non si può dire della parte posta a nord di un ipotetico confine rappresentato dalla Tangenziale Nord di Torino, in corrispondenza della quale si assiste ad una recrudescenza del fenomeno, soprattutto per quanto concerne l’Eporediese e la porzione medio-bassa di alcune vallate alpine quali le valli di Lanzo e la valle Orco. Riteniamo opportuno comunque precisare che ciò che appare da queste analisi è il risultato di un’elaborazione che si basa sulle perizie conseguenti alle richieste di indennizzo, le quali non necessariamente sono legate al reale impatto della specie sulle colture, ma risentono di svariati fattori, non ultimi quelli socio-culturali relativi alle comunità interessate. Può accadere infatti che per una certa percentuale di colture danneggiate non venga fatta richiesta di indennizzo a causa di motivazioni legate alla sfiducia del proprietario o conduttore nei confronti del sistema risarcitorio ovvero la superficie della singolo appezzamento danneggiato è così ridotta da non indurre il proprietario a procedere nella richiesta. Per quanto concerne il parametro relativo agli incidenti stradali si rileva un aumento degli eventi piuttosto generalizzato che interessa principalmente la porzione pianeggiante del territorio provinciale ed in particolare le zone dell’Eporediese, del Basso Canavese, del Pinerolese (compresa l’area del Parco di Stupinigi) e di alcuni comuni del Carmagnolese. A tale riguardo sottolineamo ancora una volta che buona parte degli eventi fanno riferimento a cinghiali rinvenuti morti a bordo strada in seguito all’impatto con autoveicoli (in assenza di denuncia da parte del conducente) e che quindi tale dato risente della variabilità legata alla 11
maggiore o minore sensibilità dell’utenza nel momento di segnalare la presenza dell’animale, senza contare tutti i casi in cui l’animale è rimasto soltanto ferito o è morto senza che la carcassa venisse ritrovata. Più in generale poi non bisogna dimenticare che per le zone di pianura, ai fini di procedere ad un’analisi più accurata dell’andamento a medio termine dell’impatto del cinghiale, viene a mancare un dato fondamentale, rappresentato da quello che viene definito “sforzo di caccia”, cioè da quanti cinghiali vengono effettivamente prelevati durante la regolare stagione venatoria e quale sia la distribuzione geografica del prelievo. Fintanto che in pianura non verranno istituiti dei centri di controllo sul modello di quelli operanti in zona Alpi non si avrà modo di conoscere se e come il prelievo influisce sull’incidenza della specie sulle attività antropiche, e se l’invito che da qualche anno l’Amministrazione Provinciale e le Associazioni degli agricoltori rivolgono alle componenti del mondo venatorio teso a indirizzare la loro attività soprattutto nelle aree a maggior rischio sia stato effettivamente recepito. Alla luce della citata tendenza espansiva dell’impatto della specie in Provincia di Torino risulta piuttosto problematico individuare delle macrozone di intervento alla stregua dei precedenti Piani di Contenimento, dal momento che si possono sicuramente individuare dei settori più colpiti di altri, ma questi non sono sufficientemente isolati tra loro da poter essere delimitati iun maniera efficace ai fini di una conseguente programmazione degli interventi. Ciò detto, la definizione del programma di contenimento così come previsto dalla L.R. 9/2000 avverrà comunque tenendo conto della carta dell’impatto descritta nel presente Piano, concentrando gli interventi nelle zone a maggior rischio risultanti dall’elaborazione dei dati relativi al 2004, senza peraltro vincolarli strettamente a questa, ma verranno valutati anche dai dati disponibili in tempo reale, dalle situazioni di emergenza e dalle disponibilità di personale. 8. Metodologie di intervento e periodi di esecuzione Per quanto concerne i metodi e ai mezzi di controllo della popolazione di cinghiali verranno utilizzate le stesse tipologie degli anni passati e suggeriti dall’I.N.F.S.: Girata con l’impiego di cani limieri ed un numero massimo di 15 partecipanti per squadra; 12
Abbattimenti diretti con fucile ad anima liscia e/o rigata, all’aspetto o alla cerca, anche di notte con l’ausilio di faro, utilizzando dove è possibile strutture sopraelevate; Braccata nei casi in cui, per le caratteristiche del territorio, i precedenti metodi non possono garantire risultati significativi. Recinti e gabbie di cattura: verranno utilizzati in tutti i casi l’uso delle precedenti metodiche risultasse rischioso per l’incolumità di persone, animali o cose o qualora non potessero essere messi in atto a causa delle caratteristiche geomorfologiche del territorio interessato. Le metodologie descritte saranno definite caso per caso sulla base dell’analisi territoriale, del periodo stagionale e delle risorse umane e strumentali disponibili. Nella predisposizione dei programmi saranno coinvolti, per quanto di loro spettanza e per definire le possibili collaborazioni operative, gli ambiti venatori, le aziende faunistico venatorie, le aziende agri-turistico-venatorie e gli Enti Parco, ai quali spetta peraltro l’approvazione del programma per i territori che rientrano all’interno dell’Area protetta e l’autorizzazione per l’intervento di personale esterno (agenti provinciali, guardie venatorie volontarie, selecontrollori, ecc….). I periodi di svolgimento degli interventi saranno: autunno/inverno (ottobre - marzo), con l’obiettivo di realizzare il maggior prelievo possibile; primavera/estate (aprile - settembre), con interventi mirati nelle zone ove si venga a creare una situazione di crisi. Durante la stagione venatoria si ritiene utile intervenire nelle aree in cui è vietata la caccia al fine di realizzare, oltre al prelievo diretto degli animali, l’irradiamento del suide nei territori circostanti in cui l’attività venatoria contribuirà al contenimento della specie. Anche per la prossima stagione venatoria proseguirà la collaborazione con gli Enti gestori delle zone a caccia programmata , i quali verranno costantemente informati per quanto concerne l’attività di monitoraggio condotta da questo Servizio in modo da concentrare lo sforzo venatorio nelle zone a maggior incidenza del danno. Con gli operatori provinciali potranno essere chiamati a collaborare tutti i soggetti di cui art.2 comma 4 della L.R. n.9 del 27-1-2000 e di cui al capo III punto 3 delle disposizioni attuative della predetta legge, approvate con D.G.R. del 29-1-2001 n.482127. 13
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