Perché la caccia Prelievo sostenibile, etica venatoria, società - Principi per i cacciatori di oggi - Fondazione Edmund Mach

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Perché la caccia Prelievo sostenibile, etica venatoria, società - Principi per i cacciatori di oggi - Fondazione Edmund Mach
Perché la caccia
I.R.

        Prelievo sostenibile,
       etica venatoria, società
          Principi per i cacciatori di oggi
Perché la caccia Prelievo sostenibile, etica venatoria, società - Principi per i cacciatori di oggi - Fondazione Edmund Mach
Prelievo sostenibile, etica venatoria, società
Collana “Quaderni dell’Accademia Ambiente Foreste e Fauna del Trentino”

Progetto, coordinamento, testi     Ettore Zanon
Revisione critica                  Annapaola Rizzoli, Ivano Artuso, Ruggero Giovannini, Maurizio Zanin

Foto                               copertina Ettore Zanon, pagg. 2 e 4 Effe e Erre, pag. 6 Ettore Zanon,
                                   pag. 10 Ettore Zanon, pag. 13 Danilo Liboi, pag. 24 Luca Pedrotti,
                                   pag. 26 Ettore Zanon, pag. 31 Ettore Zanon

Grafica e stampa                   Litografia                          via E. Sestan 29 - 38121 Trento - dicembre 2011

Accademia Ambiente Foreste e Fauna del Trentino
Fondazione Edmund Mach
Via E. Mach, 1
I-38010 S. Michele all’Adige (TN) Italy
                                                                    ACCIAT
                                                                  EC      O
                                                                 N
                                                            OCIAZIO

                                                                          RI

In collaborazione con Associazione Cacciatori Trentini
                                                                             TRENTIN
                                                          SS
                                                         A

                                                                                    I

www.fmach.it/aaff
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Ora avanziamo più adagio, con maggior circospezio-
                                                  ne, e prima di superare gli ultimi cespugli per passa-
                                                  re allo scoperto ci comportiamo come si comporta-
                                                  no in queste circostanze tutti gli animali selvatici e
                                                  tutti i buoni conoscitori degli animali, cioè i cinghia-
                                                  li, i leopardi, i cacciatori e gli zoologi…

                                                  (Konrad Lorenz, L’anello di Re Salomone)

La volpe sembrò perplessa:
“Su un altro pianeta?”
“Sì”
“Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?”
“No”
“Questo mi interessa! E delle galline?”
“No”
“Non c’è niente di perfetto”, sospirò la volpe.

(Antoine de Saint-Exupery, Il piccolo principe)

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presentazioni

        Un nuovo rapporto con la natura                 opposti estremismi culturali agli antipodi
                                                        l’uno rispetto all’altro, i significati connes-

        P   uò la caccia essere “etica”? È indubbia-
            mente coraggiosa la domanda posta
        da questo opuscolo, primo prodotto edi-
                                                        si oggi all’idea dell’“uomo cacciatore” ed
                                                        a quella dell’“uomo etico” appaiono, nella
                                                        irriducibile complessità del rapporto tra
        toriale curato dall’Accademia Ambiente          l’umanità e le risorse del pianeta, appa-
        Foreste e Fauna del Trentino. Coraggiosa        rentemente inconciliabili e destinati a non
        perché, pur essendo l’attività venatoria il     trovare un comune denominatore capace
        più antico modo, assieme alla coltivazio-       di ricondurli all’originaria sintesi che sem-
        ne della terra, impiegato dall’uomo per         pre hanno avuto nella storia dell’umanità.
        utilizzare le risorse della natura, “etica”     Viviamo un tempo caratterizzato da una
        e “caccia” sono diventati, nella moderna        nuova dicotomia, quella tra l’uomo artefice
        pubblicistica, termini antitetici ed in stri-   della propria evoluzione e progresso e la di-
        dente contraddizione fra loro. Spinti da        sponibilità ed utilizzo delle risorse naturali.

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Lo stato di equilibrio o di disequilibrio nel    sempre più riconosciuto anche dal resto
quale questo rapporto verrà a trovarsi, deter-   della società. Occorre però allargare il con-
minando la qualità futura del nostro modo        senso attorno a “questa” caccia, facendola
di vivere, dipenderà in larga misura dal gra-    conoscere per fare in modo che sia rispet-
do di sostenibilità che assumeranno le no-       tata anziché demonizzata.
stre scelte. In tale contesto, dunque, anche     È l’obiettivo che si pone questo opusco-
il termine “etica” è inevitabilmente costretto   lo affrontando il tema del rapporto tra
a misurarsi con nuove declinazioni che sap-      prelievo sostenibile, etica venatoria e so-
piano sostituire ad una visione “contro” una     cietà. Laddove l’attività venatoria intesa
visione “con”. Una necessità, questa, che ri-    come gestione di un patrimonio pubblico
guarda anche la caccia, uno degli ambiti nel     di particolare valore, la fauna selvatica, si
quale il rapporto con la natura è particolar-    fa interprete di una nuova sfida: quella di
mente esposto al rischio del disequilibrio.      ridisegnare, assieme alle altre componen-
La storia e l’evoluzione che hanno caratte-      ti della società, un rapporto con la natura
rizzato e connotano oggi la gestione fau-        saggio, equilibrato e da tutti condiviso.
nistica e venatoria in Trentino dimostrano
che questa consapevolezza è patrimonio                                       Lorenzo Dellai
comune della stragrande maggioranza dei                            Presidente della Provincia
nostri cacciatori, un valore consolidato                                 Autonoma di Trento

                                                                        presentazioni

                                                                                                 3
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Conoscenze e sensibilità, per un rapporto     locali, sia per gli interessi di lavoro che per
    consapevole con la fauna selvatica            fruitori non professionali, quali sono, per
                                                  esempio, i cacciatori.

    C   on l’opuscolo che state sfogliando,
        l’Accademia Ambiente Foreste e Fau-
    na del Trentino si presenta al pubblico.
                                                  I rapporti fra l’uomo e l’ambiente che lo
                                                  circonda, nel nostro caso l’ambiente ric-
                                                  co, vitale ed emozionante del Trentino, si
    Questo è il primo prodotto editoriale della   vanno gradualmente allineando con saldi
    Scuola di formazione permanente che la        principi di consapevolezza, conoscenza e
    Provincia autonoma di Trento e la Fonda-      responsabilità. È un tema delicato e fon-
    zione Edmund Mach, con il Centro Istru-       damentale, perché riguarda un bene es-
    zione e Formazione, hanno istituito per       senziale, la natura, e con essa la qualità
    fornire nuove opportunità e nuovi percorsi    della nostra vita e delle generazioni fu-
    di informazione e formazione ai soggetti      ture.
    che interagiscono con la flora e la fauna     Obiettivo della nuova Accademia è con-

            presentazioni

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Perché la caccia Prelievo sostenibile, etica venatoria, società - Principi per i cacciatori di oggi - Fondazione Edmund Mach
tribuire alla diffusione della conoscenza       ora non sempre compreso o condiviso. In
e alla crescita di una sensibilità che favo-    questo senso, proporre indirizzi per inter-
risca un rapporto equilibrato tra l’uomo e      pretare la caccia anche dal punto di vista
l’ambiente, per conservarlo al meglio. Non      della conservazione naturistica sembrava
è un caso, allora, che il primo dialogo che     opportuno: è, cioè, una componente es-
viene aperto riguardi il mondo venatorio        senziale nella formazione del cacciatore
e la caccia, in particolare nei loro aspetti    contemporaneo.
etici e di relazione con la società. La scel-   Allo stesso tempo, suggerire spunti di con-
ta di questi temi non è casuale, tutt’altro:    fronto fra cacciatori e ad altre componenti
è necessaria e complessa e per certi versi      sociali è da giudicare un utile approccio
rischiosa, ma ci auguriamo sia altrettanto      all’apertura di orizzonti più ampi dove
feconda. I cacciatori sono una delle più im-    visioni diverse del mondo, della natura e
portanti categorie di fruitori delle risorse    della fauna tendono alla mediazione degli
naturali, ma anche una delle più discusse.      interessi per convivere in modo rispettoso
Nell’esercizio della loro attività si rifanno   e costruttivo, sia per gli uomini sia per gli
ad un’antica tradizione, che in Trentino        animali selvatici.
si è sempre incarnata in regole e principi
di conservazione della fauna. Nel tempo,                         prof. Francesco Salamini
tuttavia, il loro ruolo si è modificato ed è    Presidente della Fondazione Edmund Mach

                                                                       presentazioni

                                                                                                5
Perché la caccia Prelievo sostenibile, etica venatoria, società - Principi per i cacciatori di oggi - Fondazione Edmund Mach
introduzione

       Perché si va a caccia

       Alle ultime luci del giorno, quando la notte sta per scendere sulla foresta, si fatica a vedere.
       Ad ogni minuto che passa le forme si fanno sempre meno distinte, i colori vivi dell’autunno si
       fondono in tante tonalità del grigio. Ma è questa l’ora del cervo. E io lo attendo.
       Ancora cinque minuti, mi dico mente scruto nel binocolo, seduto alla base di un vecchio la-
       rice.
       Una cincia si posa per un attimo sul ramo più vicino e poi riparte, verso il suo riposo notturno.
       Ma sotto il lieve battito di ali percepisco un altro suono, diverso.
       I miei sensi si allertano e lo sento di nuovo, più vicino.
       È un lieve calpestio sulle foglie, seguito da un colpo secco, legnoso. È lui!

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Perché la caccia Prelievo sostenibile, etica venatoria, società - Principi per i cacciatori di oggi - Fondazione Edmund Mach
Un cervo maschio, che ha cozzato il trofeo su un ramo. Avanza fiero, senza dubbi, carico degli
ormoni dell’amore, sicuro di essere il Re.
Sento il mio cuore, come lo avessi fra le mani, che comincia a pulsare più veloce.
Calma. L’aria è buona, spira nella mia direzione. Se sarò abile non si accorgerà di me.
Ora mi raggiunge anche il suo odore: intenso, muschiato, inconfondibile.
Sento ancora un fruscio e poi, finalmente, lo vedo, emergere magnifico fra le fronde, a una
quarantina di metri dalla mia postazione.
Mi faccio di pietra, la mia bocca è socchiusa: per lo stupore di fronte a questo spettacolo e per
respirare senza emettere rumori. Credo che siano immobili persino le mie palpebre.
Ma, insieme all’emozione, anche la ragione non smette di lavorare. Mentre lo osservo, lo
analizzo, quasi automaticamente. È un cervo maturo, di prima classe. Non il cervo giovane
previsto nel piano di prelievo.
L’emozione non diminuisce, ma il respiro rallenta. Non sparerò.
La mano destra, che era già corsa alla carabina, si rilassa.
Lo guardo, non voglio perdere un solo istante del nostro incontro così intimo. Ma il grande
cervo mi regala solo una manciata di secondi. Poi scompare, nel folto, nell’oscurità.
Attendo un bel po’ prima di andarmene, per non disturbare l’animale che ho osservato. Sarebbe un
fastidioso neo in una piccola storia perfetta. Un’inutile mancanza di rispetto verso il padrone di casa.
È buio, quando scendo lungo il sentiero. E non posso fare a meno di pensarci. Mi vedo in fac-
cia il sorriso del bambino che ha appena ricevuto un regalo inatteso. Sono felice.
Sono un cacciatore e stasera non ho preso nulla. Ma che importa, porto a casa sensazioni che
mi hanno fatto vibrare nel profondo.
L’incontro col grande cervo non lo dimenticherò.

                                                                                introduzione

                                                                                                           7
Perché la caccia Prelievo sostenibile, etica venatoria, società - Principi per i cacciatori di oggi - Fondazione Edmund Mach
L  a caccia, diversamente da quanto si
       possa credere senza conoscerla, è so-
    prattutto questo. Calma e silenziosa osser-
                                                     Alla caccia ora è stata aggiunta, corre-
                                                     dandola di razionalità, una dimensione
                                                     gestionale che era sconosciuta ai nostri
    vazione, nel bosco, nel prato, o sulle vette.    antenati recenti, ma forse era intuita e
    Frequenti incontri con animali selvatici,        soprattutto applicata – attraverso tabù e
    che ogni volta sorprendono e ogni volta          rinunce o limitazioni rituali, più che ap-
    insegnano qualcosa. Mentre il cacciatore li      plicando dei piani di prelievo – dai popoli
    osserva con curiosità.                           che vivevano di caccia, i nostri progenito-
    Qualche volta, e non casualmente, c’è an-        ri atavici.
    che lo sparo, l’abbattimento. È l’atto, re-      Della caccia primigenia l’uomo di oggi
    pentino, che chiude un ciclo lungo e lento,      ha ereditato un elemento fondamentale,
    fatto di analisi, di conoscenze, di lavoro sul   che c’è sempre stato e presumibilmente
    territorio, di pazienza e spesso di rinuncia.    rimarrà: l’istinto di predazione. La sua di-
    Interpretando la caccia anche come asce-         mensione imprevedibile, la sua parte di
    si – nel senso originario del termine, cioè      “sfida”.
    “esercizio” o “pratica” per acquisire de-        Quello che fa alzare in piena notte, fa cam-
    terminate abilità, ma anche nel senso più        minare, patire il freddo, stare immobili e in
    ampio di crescita interiore – ci si chiede       silenzio, pazientare come non si fa ormai
    spesso: perché lo si fa? Perché si uccidono      per nessun’altra ragione al mondo.
    degli animali per “passione”, per “gioco”?       Il cacciatore si immerge nella natura “in-
    La risposta non è scontata.                      contaminata” nel modo più diretto ed au-
    È abbastanza evidente come la caccia non         tentico possibile. Invisibile, cogliendo ogni
    abbia più alcun significato di sussistenza,      sottile cambiamento di luce, annusando il
    che invece aveva ed ha avuto per decine di       vento, udendo il rumore di una foglia che
    migliaia di anni nella lunga storia dell’uo-     si posa al suolo. O almeno così gli sembra.
    mo. E non ha neppure il significato di oc-       Forse la riposta sta proprio qui: si va a cac-
    casionale (ma importante e ricco) apporto        cia per essere ancora parte della natura,
    proteico che aveva, senza andar lontano,         fino in fondo.
    solo qualche decennio addietro.                  Ma oggi è ammissibile farlo solo seguen-

             introduzione

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do la ragione, agendo in modo tale che          Seguendo regole tecniche, che vengono
l’attività venatoria non danneggi o se pos-     dalla scienza, e regole morali, che vengo-
sibile migliori l’ambiente e le popolazioni     no dalla sensibilità e dalla tradizione. Se-
animali che lo abitano.                         guendo un preciso codice etico.
L’uomo cacciatore, da semplice predatore,       Nella società odierna - sempre più legata
si è trasformato, crescendo, in attento ge-     al successo, alla ricchezza e alla notorie-
store.                                          tà, magari ottenute senza tanti scrupoli -
                                                parlare di precetti morali farà forse cinica-
La familiarità con la natura, che nelle an-     mente sorridere molti.
tiche civiltà rurali era patrimonio di tutti,   Ma è proprio quello che ci si è proposti di
oggi è vissuta da pochi. Fra questi pochi       fare scrivendo queste pagine, nella spe-
si annoverano i cacciatori. Che devono far-     ranza che siano utili ai cacciatori di oggi e
ne un uso saggio, misurato, responsabile.       di domani.

Perché si va a caccia?
Si va a caccia per essere parte della natura.

Si va a caccia rispondendo a un istinto di predazione, progredito nel ruolo di gestione.

La caccia è prima di tutto osservazione.

La caccia è anche un’opportunità di crescita interiore.

I cacciatori devono seguire regole tecniche, che vengono dalla scienza.

I cacciatori devono seguire regole morali, che vengono dalla sensibilità e dalla tradizione.

                                                                        introduzione

                                                                                                9
essere
cacciatori
     oggi

     Che cos’è la caccia oggi?                         Per contro, la caccia non è uno sport, come
                                                       qualcuno la definiva in passato, nel senso
                                                       che non è un’attività agonistica con ipo-
     Q    uesta è una domanda importante, per-
          ché dalla risposta si deduce il punto di
     vista, progredito o retrogrado, di ogni cac-
                                                       tetiche competizioni o punteggi. La fauna
                                                       selvatica non è certo un bersaglio da tiro a
                                                       segno e la natura non è un poligono di tiro.
     ciatore. Possiamo cominciare a rispondere
                                                       La caccia non è propriamente una profes-
     chiarendo cosa la caccia non è.
                                                       sione. Anche se la si esercita ormai con
     La caccia non è una necessità per l’uomo,         atteggiamenti e preparazione che di fatto
     come invece era migliaia di anni fa ed è,         sono sempre più “professionali”, non si va
     ai giorni nostri, solo per alcune popolazio-      a caccia per lavoro. La figura del “caccia-
     ni che tutt’ora vivono dei frutti del’attività    tore professionista” ben presente in molte
     venatoria. A tutti gli altri non serve più cac-   realtà europee, con tanto di formazione
     ciare per sopravvivere.                           scolastica specifica, da noi è assente, an-

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che se esisteva in qualche forma in pas-            esercita a livello dilettantistico, per “pas-
sato.                                               sione”.
La caccia non è nemmeno “tutela armata           - Risorsa naturale rinnovabile: la fauna è
della natura”, come recitava uno slogan.            una risorsa naturale biologica che si rin-
La natura, in tempi medio-lunghi, trova             nova, si rigenera, attraverso la riprodu-
suoi equilibri anche senza prelievo vena-           zione, così come avviene per le piante di
torio. Perciò la caccia non è indispensabi-         una foresta. È rinnovabile… ma non infi-
le, tuttavia può essere molto utile a cor-          nita.
reggere velocemente squilibri ecologici, a       - Utilizzo sostenibile: la caccia è una mo-
regolare popolazioni animali.                       dalità di utilizzo (la più antica) della fau-
                                                    na, che deve necessariamente essere so-
Detto cosa la caccia non è, si può provare a        stenibile, cioè fatta in modo tale da non
suggerire come interpretarla nella società          intaccare la risorsa, ma salvaguardarla
contemporanea, proponendo una defini-               nel tempo, per utilizzarla anche in fu-
zione, apparentemente complessa, di cosa            turo in modo durevole. Per questo deve
è la caccia oggi:                                   attenersi a razionali criteri di conserva-
                                                    zione: utilizzare quando è possibile, pre-
la caccia è una forma legittima,                    servare quando è necessario o utile.
di carattere ricreativo                          - Finalità gestionali: la caccia non è un
ma con finalità gestionali,                         attività casuale, ma uno degli strumenti
di utilizzo sostenibile di una risorsa              della gestione faunistica. Il prelievo ve-
naturale rinnovabile, la fauna selvatica.           natorio, attuato secondo precisi criteri
                                                    tecnici, è anche un modo efficace per
Proviamo ora a spiegare i termini appena            regolare le popolazioni animali, sia in
utilizzati.                                         termini quantitativi che qualitativi. Può
- Attività legittima: perché la caccia, a de-      contribuire all’equilibrio degli ecosi-
   terminate condizioni e secondo determi-          stemi, può favorire la biodiversità (ciò
   nate regole, è consentita dalla legge.           la ricchezza e varietà di forme di vita),
- Attività ricreativa: perché la caccia si         consente di monitorare lo stato di salu-

                                                                 essere cacciatori oggi

                                                                                                    11
te delle popolazioni di animali selvatici e     ri anche ai nostri avi che, con la saggezza
      può mitigare i conflitti fra attività uma-      della gente di montagna, si sono sempre
      ne e fauna.                                     sforzati di non prendere alla natura più del
                                                      dovuto. Si diceva infatti, facendo paragoni
     Così si definisce la caccia oggi. Utilizzando    “bancari”, di prelevare solo “sugli interessi”,
     parole precise, un po’ “difficili”, nate nella   senza mai intaccare “il capitale”.
     riflessione della scienza ecologica (quella      Proprio per questo, oltre che per la storia e
     che studia il rapporto tra esseri viventi ed     cultura venatoria più avanzate, in Trentino
     ambiente) ma ormai largamente utilizzate.        si facevano censimenti e piani di prelievo
     Però, seppur espressi in modo più semplice       oltre sessant’anni fa, quando nel resto d’I-
     e prosaico, questi concetti erano ben chia-      talia questi vocaboli erano sconosciuti.

     che cos,è la caccia oggi?
     La caccia non è una necessità, non è una professione e non è uno sport.
     La caccia è una forma legittima, ricreativa e con finalità gestionali, di utilizzo sostenibile
     di una risorsa naturale rinnovabile, la fauna selvatica.
     La caccia si esercita per passione, ma seguendo criteri basati sulla scienza.
     La caccia si fonda su criteri di conservazione: prelevare quando è opportuno, preservare
     quando è necessario o utile.
     La caccia non è un attività casuale, ma uno degli strumenti della gestione faunistica.
     La caccia può essere un modo efficace per regolare le popolazioni animali.
     La caccia può contribuire all’equilibrio degli ecosistemi, assecondare la biodiversità, consen-
     te di monitorare le popolazioni animali e può mitigare i conflitti fra attività umane e fauna.

              essere cacciatori oggi

12
etica
venatoria

   N   el linguaggio comune, dicendo etica
       facciamo riferimento a una serie di
   consuetudini e norme, anche non scritte,
                                                   Sostanzialmente su una concezione, forte,
                                                   di profondo rispetto: rispetto per le norme,
                                                   rispetto per l’ambiente, rispetto per la fau-
   che dovrebbero guidare il comportamen-          na, rispetto per gli altri, rispetto per se stessi.
   to dell’uomo. Quei principi condivisi che       Nel contesto italiano, trattando di etica ve-
   ci consentono di distinguere cosa è buo-        natoria, si è sempre fatto riferimento solo
   no, giusto, o moralmente lecito, da cosa è      alle relazioni “educate” fra cacciatori: a chi
   cattivo o moralmente sbagliato. In questo       appartiene l’animale abbattuto, come si
   senso la parola “etica” ha lo stesso signifi-   deve gestire il proprio cane in presenza di
   cato di “morale”.                               altri cacciatori e cose simili. In realtà, pen-
   L’etica trova una sua applicazione anche        sare solo agli altri cacciatori è troppo poco.
   nella caccia, non a caso parliamo di etica      Nei nostri precetti morali deve essere ben
   venatoria. Ma su quali principi si basa l’e-    chiara anche la responsabilità che abbia-
   tica venatoria?                                 mo nei confronti dell’ambiente, della

                                                                                                         13
fauna che lo abita e della società. Questa
     impostazione, più ampia e completa, è in-
     vece molto radicata nella cultura venatoria
     dell’Europa centrale che, per ragioni stori-
     che, geografiche e sociali, ha avuto influsso
     sulle abitudini di molti cacciatori trentini.

     etica venatoria
     Etica: consuetudini e norme, anche non scritte, che guidano il comportamento dell’uomo
     distinguendo cosa è giusto da cosa è sbagliato.
     Etica venatoria: profondo rispetto per le norme, per l’ambiente, per la fauna, per gli altri,
     per se stessi.

     Rispetto per le norme                           tecniche e la pianificazione del prelievo:
                                                     seguirle con rigore, oltre che prova di one-
     Praticando la sua passione, il cacciatore       stà e senso civico, è una dimostrazione di
     non può mai dimenticare che in quell’istan-     lungimiranza e intelligenza.
     te egli è fruitore, autorizzato, di un patri-   Il cacciatore non deve interpretare le di-
     monio della collettività, la fauna selvatica.   sposizioni tecniche come un’imposizione
     Rispettare le regole che disciplinano la        astrusa, ma comprenderle e applicarle per
     caccia è quindi il primo fondamentale           quello che sono veramente: un utile stru-
     principio, non solo etico ma anche giuri-       mento gestionale per tutelare e migliorare
     dico. Nell’applicazione della legge hanno       le popolazioni animali, migliorando inoltre
     poi un ruolo determinante le prescrizioni       di conseguenza anche la caccia.

              etica venatoria

14
rispetto per le norme
Rispettare le regole che disciplinano la caccia è il primo dovere etico e giuridico.
Il cacciatore non vede le disposizioni tecniche come un’imposizione, ma la comprende e le
applica correttamente.
La pianificazione del prelievo va seguita con rigore, per tutelare e migliorare le popolazioni
animali.

Rispetto per l’ambiente                         gere le attività della Riserva, per osservare
                                                gli animali o semplicemente per godersi
Il cacciatore è spesso l’ultimo e unico         una sana passeggiata. Questo sentire, così
soggetto a frequentare certi luoghi remo-       intimo, importante e insieme semplice, na-
ti, dove non arrivano i turisti e le attività   sce dall’emozione che il contatto diretto
umane non sono più presenti. La conser-         con la natura ogni volta trasmette. Nei
vazione dell’ambiente naturale è un suo         comportamenti del cacciatore, ciò si deve
impegno irrinunciabile. Egli è un presidio      tradurre in rispetto. Rispetto per l’ambien-
sul territorio e deve assumersi il ruolo        te che lo accoglie ed ospita mentre egli
interiore di custode della natura, prima        esercita, con passione e coscienza, la sua
di tutto dando il buon esempio alle altre       attività prediletta.
persone che la frequentano.                     Rispetto per la natura significa che, quando
C’è un sentimento che tutti i cacciatori,       i cacciatori sono sul territorio, lo attraversa-
quelli veri, conoscono bene e condividono.      no “in punta di piedi”, facendo di tutto per
Un sentimento che portano con se quando         non lasciare sgradevoli segni del loro pas-
salgono la montagna, a caccia, o per svol-      saggio. Per questo non producono rumori

                                                                       etica venatoria

                                                                                                   15
estranei a quel luogo e fastidiosi. Per que-      renziata. Per questo, quando necessario, i
     sto non si vestono di colori stravaganti. Per     cacciatori sanno anche rinunciare alla loro
     questo le loro postazioni si inseriscono in       fruizione e non sparano.
     modo armonico nell’ambiente circostante.          Infine, il loro impegno si traduce anche in
     Per questo essi non abbandonano bossoli           interventi attivi per conservare l’ambien-
     o rifiuti, anzi, quando si imbattono in quelli    te o ripristinare caratteristiche ambientali
     lasciati da altri li raccattano per riporli più   compromesse, come nelle iniziative di mi-
     tardi al posto giusto… nella raccolta diffe-      glioramento ambientale.

     rispetto per la natura
     La natura accoglie ed ospita i cacciatori.
     Il cacciatore è un ambientalista, perché ha a cuore la tutela dell’ambiente.
     Egli è un presidio sul territorio, un custode del patrimonio naturale.
     Il cacciatore agisce per conservare la natura o ripristinare caratteristiche ambientali
     compromesse.
     Il cacciatore si muove nella natura “in punta di piedi”, riducendo al minimo il proprio impatto.
     Non lascia tracce sgradevoli del proprio passaggio: bossoli e rifiuti si portano a casa.
     Anche i rifiuti gettati da altri si raccolgono e si smaltiscono adeguatamente.
     Le infrastrutture venatorie, come gli appostamenti, si integrano nel paesaggio circostante.
     Il cacciatore non si veste di colori stravaganti e non produce rumori estranei all’ambiente
     naturale.
     Il cacciatore, quando necessario, sa rinunciare alla sua fruizione e quindi non spara.

              etica venatoria

16
Rispetto per la fauna                             verà con attenzione, curiosità ed interesse,
                                                  per “imparare il bosco”, anche se non ri-
  Il rispetto per la fauna, che è fonte di        entra nelle disponibilità di prelievo. E non
  gioia e gratificazione, deve essere rivol-      verrà molestato o spaventato stupidamen-
 to a tutti gli animali selvatici, quelli che     te. Così come si presterà attenzione alla
 sono sottoposti al prelievo venatorio            tutela dei cicli biologici di ogni specie, a
      così come quelli non cacciabili. Ciò        partire da quelli riproduttivi.
      significa che ogni animale si osser-        I grandi predatori, come lupi e linci che

rispetto per la fauna
Il cacciatore conosce, osserva e rispetta tutti gli animali selvatici, cacciabili o meno.
Il cacciatore non è un superuomo con diritto di vita e di morte, ma un coscienzioso fru-
itore di una risorsa naturale.
La fauna non deve mai essere sottoposta a stress e sofferenze inutili.
Il cacciatore vero evita le fucilate azzardate.
Egli verifica sempre meticolosamente gli esiti del tiro.
In caso di dubbio fa ricorso a conduttore e cane da recupero abilitati.
Il cacciatore tratta la spoglia con cura e onora gli animali prelevati.
Ogni animale abbattuto è una preziosa risorsa alimentare: le carni non sono sprecate, ma
trattate adeguatamente e consumate.
I grandi predatori, come lupi e linci, sono utili agli ecosistemi: non sono nemici, ma affa-
scinanti “colleghi” cacciatori.

                                                                          etica venatoria

                                                                                                 17
stanno ritornando in Trentino, oltre ad es-    per gli animali abbattuti: il cacciatore non è
     sere un elemento utile all’equilibrio degli    un superuomo con diritto di vita e di morte
     ecosistemi, arricchiscono e rendono più        su ogni selvatico, ma un consapevole e co-
     affascinante il nostro territorio: non sono    scienzioso fruitore di una risorsa naturale.
     nemici, ma “colleghi” cacciatori.              Risorsa che madre natura gli concede e che
     Nella pratica venatoria la fauna non deve      solo una seria gestione consente di racco-
     mai essere sottoposta a stress o sofferen-     gliere; rispettando le leggi della biologia e
     ze inutili. Questo vuol dire, per esempio,     conservando un patrimonio, che è di tutti,
     che vanno in ogni caso evitate le fucilate     anche per le generazioni a venire. E di tutto
     azzardate. È poi sempre imprescindibile        questo è giusto essere coscienti e grati.
     verificare meticolosamente gli esiti del       La spoglia dell’animale prelevato va trat-
     tiro, in caso di dubbio si fa ricorso a con-   tata adeguatamente. Non sprecare ma
     duttore e cane da recupero abilitati.          consumare le pregiate carni degli animali
     Il rispetto deve essere ancora più sentito     prelevati è doveroso.

     Rispetto per gli altri                         Per questo i rapporti fra cacciatori devono
                                                    essere corretti, generosi e cordiali. Uniti
     La caccia, come detto, non è uno sport. Il     dalla comune appartenenza a una precisa
     cacciatore non è quindi in competizione        categoria. Una “famiglia” dove l’invidia, la
     con nessuno, men che meno con gli altri        slealtà e la falsità non possono trovare spa-
     soci della sua Riserva comunale. La quali-     zio.
     tà della caccia non si misura dal “carnie-     Inoltre va ricordato, sempre e chiaramente,
     re”, dal numero di animali prelevati o dalla   che i cacciatori non sono i soli a frequen-
     grandezza del trofeo raccolto… ma dalla        tare la natura. Non possono dunque consi-
     correttezza del prelievo e dalle emozioni      derarsi padroni incontrastati del territorio
     che la singola esperienza di caccia ha re-     della Riserva e nemmeno dei selvatici che
     galato.                                        la popolano. Per questo la loro presenza

             etica venatoria

18
deve essere compatibile con quella di al-        che frequentano la natura legittimamente
tri fruitori (escursionisti, fotografi, funga-   quanto i cacciatori, dovranno sempre di-
ioli ecc.). Nei confronti di queste persone,     mostrarsi educati e cortesi.

rispetto per gli altri
I cacciatori non sono padroni incontrastati del territorio della loro Riserva e nemme-
no dei selvatici che la popolano.
La presenza del cacciatore deve essere compatibile con quella degli altri fruitori.
Il cacciatore è sempre educato e cortese con le persone che incontra.
I rapporti fra cacciatori devono essere corretti, generosi e cordiali.

Rispetto per sé stessi                           fanno del cacciatore un attore af-
                                                 fidabile e credibile, protagonista
                                                 nella tutela dell’ambiente
Il cacciatore non è un predatore “tecnologi-
                                                 e della fauna.
co” irresponsabile, ma il gestore di un patri-
                                                 È fondamentale essere co-
monio importante, la fauna selvatica: per la
                                                 scienti di questo ruolo e delle re-
sua conservazione egli si impegna costan-        sponsabilità che comporta ver-
temente, con disciplina ed equilibrio. Solo      so la comunità, per poi esserne
la correttezza del suo operato, l’attenzione     anche giustamente orgogliosi.
ai principi biologici che regolano l’esisten-    Fieri d’essere parte di una catego-
za degli animali selvatici, l’applicazione co-   ria che ha una funzione definita
stante di principi normativi, etici e tecnici,   e rilevante nella società, facen-

                                                                     etica venatoria

                                                                                            19
do crescere il senso di appartenenza e di       natorie e nelle celebrazioni civili può sce-
     identità.                                       gliere di indossare abiti della tradizione
     Nella pratica venatoria il cacciatore adot-     venatoria mitteleuropea, sottolineando
     ta una abbigliamento tecnicamente ade-          così il suo essere cacciatore… sempre.
     guato e sobrio, evitando vestiti di aspetto     Avere rispetto di sé, nella sostanza e nel-
     smaccatamente militare, perché egli va a        la forma, è il primo passo per ricevere ri-
     caccia, non in guerra. Nelle cerimonie ve-      spetto dagli altri.

     rispetto per sé stessi
     Il cacciatore deve conoscere il proprio ruolo e interpretarlo con coerenza.
     Il cacciatore è responsabile verso la comunità, deve esserne consapevole e orgoglioso.
     Il cacciatore corretto è un partner affidabile e credibile nella tutela dell’ambiente e della
     fauna.
     Il cacciatore fa crescere il proprio senso di appartenenza e di identità.
     Nella caccia si adotta una abbigliamento tecnicamente adeguato e sobrio, evitando ve-
     stiti di aspetto smaccatamente militare.
     Nelle cerimonie venatorie e nelle celebrazioni civili è bene indossare abiti della tradizio-
     ne venatoria, per sottolineare che si è cacciatori… sempre.
     Avere rispetto di sé, nella sostanza e nella forma, è il primo passo per ricevere rispetto
     dagli altri.

               etica venatoria

20
Il dovere di conoscere                           Possiamo dire quindi che fra i doveri mo-
                                                 rali del cacciatore c’è anche quello di es-
Abbiamo detto che il cacciatore deve sa-         sere competente, preparato a svolgere
per distinguere ciò che è bene da ciò che è      con cognizione la sua attività, e di con-
male, per la fauna selvatica, per l’ambiente     tinuare ad accrescere, perfezionandosi
e di conseguenza anche per la caccia. Per        nel tempo, la sua formazione tecnica.
poterlo fare, ha bisogno di acquisire speci-     Più in generale, deve far crescere la pro-
fiche competenze.                                pria cultura venatoria, che non è fatta
La caccia, oggi intesa come utilizzo razio-      solo di sapere naturalistico, zoologico, giu-
nale della fauna basato su criteri scientifi-    ridico o sulle armi, ma anche di etica e di
ci, non lascia spazio al caso o all’improvvi-    tradizione: due elementi che non vanno
sazione, ma è un intervento con notevoli         dimenticati, ma approfonditi e conservati
contenuti tecnici. Che il cacciatore deve        per le generazioni future.
saper gestire adeguatamente.                     Con una solida base di competenze tec-

Il dovere di conoscere
La caccia è un’attività con notevoli contenuti tecnici.
Il cacciatore deve essere adeguatamente preparato.
Il cacciatore, perfezionandosi nel tempo, deve accrescere costantemente le proprie com-
petenze tecniche.
Il cacciatore deve essere vessillo della cultura venatoria, fatta anche di etica e di tradizio-
ne, da trasmettere alle generazioni future.
Il cacciatore preparato trova più gusto nella caccia.

                                                                        etica venatoria

                                                                                                  21
niche, il cacciatore capisce meglio la na-      azione, perché a caccia niente è banale.
     tura e gli animali, osserva con occhio più      In sostanza, il cacciatore preparato trova
     attento, caccia con più consapevolezza ed       anche più gusto nella caccia. La cultura
     efficacia. Con una solida base culturale,       alimenta la passione, ed è proprio per pas-
     riesce a dare il giusto valore ad ogni sua      sione che si va a caccia.

     Etica e tecnologia                              costantemente più efficienti ed evoluti.
                                                     Questo processo ha indubbiamente effetti
     Lo sviluppo tecnologico ha effetti in ogni      positivi: i miglioramenti delle strumenta-
     attività umana e così anche in quella ve-       zioni ottiche consentono di osservare più
     natoria. Gli “attrezzi del mestiere” a dispo-   agevolmente gli animali in natura, le tra-
     sizione di chi si occupa di gestione fau-       smissioni satellitari contribuiscono alla ri-
     nistica, così come del cacciatore, si fanno     cerca sul loro comportamento e si potreb-

 etica e tecnologia
     Lo sviluppo tecnologico degli “strumenti” del cacciatore ha effetti positivi.
     Ci sono però anche dei rischi: sopravvalutare le proprie capacità o non volersi porre ra-
     gionevoli limiti.
     Armi, munizioni ed ottiche sempre più performanti possono favorire l’aumento sconsi-
     derato delle distanze di tiro.
     Il cacciatore deve sempre utilizzare gli strumenti a sua disposizione in modo sicuro ed
     equilibrato.

              etica venatoria

22
bero fare molti altri esempi. Tutto questo      Un caso, emblematico, è quello del pre-
favorisce la conoscenza.                        lievo di ungulati, dove gli strumenti oggi
Ma il progresso tecnologico porta con           a diposizione dei cacciatori hanno in certe
sé anche dei rischi, legati in particolare      situazioni favorito l’aumento sconside-
all’esercizio della caccia, nei suoi effetti    rato delle distanze di tiro, con evidenti
concreti e nei suoi profili etici. La dispo-    e gravi effetti negativi: maggiori difficoltà
nibilità di armi e munizioni sempre più         e quindi minor attenzione nel riconosci-
performanti, di ottiche ad alto ingrandi-       mento dell’animale da prelevare; maggiori
                                                margini di errore e più rischi di ferimento;
                                                minor attitudine a verificare sul posto gli
                                                esiti del tiro, perché ciò è reso più gravoso
                                                dalla distanza; incremento delle distanze
                                                di fuga e conseguente minor percettibilità
                                                delle specie sottoposte al prelievo.
                                                Anche per queste ragioni, il cacciatore che
                                                spara senza avere una ragionevole certezza
                                                nel riconoscimento del capo che ha in mira
                                                e nell’efficacia del suo colpo… ha indubbia-
                                                mente perso di vista i principi, tecnici ed
                                                etici, fondamentali nell’attività venatoria.
                                                All’uso distorto delle tecnologie si può por-
                                                re rimedio con norme specifiche e questo
        mento e di altri sofisticati strumen-   a volte avviene, ma la differenza sostanzia-
    ti accessori, da una parte facilita il      le la fa, sempre, la coscienza di ogni cac-
   prelievo, diminuendo i rischi di errore,     ciatore. Armi ed ottiche da caccia sono, per
dall’altra può però indurre il cacciatore a     quanto perfezionati, solo degli strumenti
sopravvalutare le proprie capacità con-         nelle sue mani. Sta al cacciatore, alla sua
crete o, peggio, a non volersi porre ragio-     intelligenza e alla sua consapevolezza, uti-
nevoli limiti.                                  lizzarli in modo sicuro ed equilibrato.

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bracconaggio:
      il primo
       nemico
  della caccia

          I n tempi lontani, quando la caccia era pri-
            vilegio dei nobili, il bracconiere fu una
          figura popolare e romantica, immortalata
                                                         cupidigia (o ambedue le cose) e stupida in-
                                                         civiltà. Il bracconiere non è un “furbo” da
                                                         ammirare, ma solo un ladro da condannare.
          in opere letterarie, dipinti, musica e leg-    Il bracconaggio danneggia la fauna selva-
          gende di tutta Europa. In tempi più vicini     tica: un patrimonio pubblico fruito, in de-
          a noi, nei decenni delle due guerre mon-       terminate circostanze, dai cacciatori, i qua-
          diali, aveva la funzione, comprensibile, di    li lo curano con responsabilità, sentendolo
          portare carne preziosa alle povere mense       quasi proprio.
          contadine.                                     Il bracconaggio inoltre mette in discussio-
          Ma oggi il bracconaggio non ha più nulla       ne l’immagine complessiva dei cacciatori
          di romantico o di giustificabile, è sempli-    e loro credibilità.
          cemente un’attività illecita non più tolle-    Per queste ragioni, il bracconiere è il pri-
          rabile, senza attenuanti. È un fenomeno        mo nemico della caccia e dei cacciatori.
          spregevole, segno di ignoranza o disonesta     Un nemico da sconfiggere, prima di tutto

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attraverso una presa di coscienza piena e          ti o comportamenti “sospetti” deve su-
diffusa tra i cacciatori, che devono emar-         bito attivarsi segnalando i fatti a chi di
ginare i comportamenti scorretti e colla-          dovere. La funzione di controllo non è un
borare attivamente con gli organi di vigi-         ruolo da “delatore” di cui vergognarsi, ma
lanza. Proprio questa collaborazione, che          un ruolo di tutela del quale il cacciatore
fa parte della logica di monitoraggio e            deve andare fiero. Quando tutti si com-
controllo esercitata dai cacciatori sul ter-       porteranno in questo modo, il bracco-
ritorio e sulla fauna, è il passaggio chiave.      naggio diventerà davvero solo un brutto
Il cacciatore che percepisce atteggiamen-          ricordo.

Bracconaggio: il primo nemico della caccia
           Il bracconiere è il primo nemico della caccia e dei cacciatori.
           Il bracconaggio danneggia la fauna selvatica.
           Il bracconaggio danneggia l’immagine e la credibilità di tutti i cacciatori.
           Il bracconiere non è un “furbo da ammirare, ma solo un ladro da condannare.
           Il cacciatore deve emarginare i comportamenti scorretti e collaborare
           attivamente con gli organi di vigilanza.
           Ogni atteggiamento o comportamenti “sospetto” va subito segnalato.

                                                bracconaggio: il primo nemico della caccia

                                                                                                25
la tradizione
mitteleuropea

          I l legame storico e culturale del Trentino
            con l’Europa centrale è noto, ed ha avu-
          to forti influenze in ambito venatorio. Pri-
                                                         i capi prelevati - hanno sempre avuto una
                                                         certa diffusione, soprattutto nelle valli limi-
                                                         trofe alla provincia di Bolzano. Oggi, il fatto
          ma di tutto sotto il profilo giuridico, con    che il cacciatore sia abbigliato di verde e
          la normativa e il sistema riservistico che     che un capriolo riceva un rametto di abete
          fondano le loro radici nel diritto austria-    come ultimo omaggio è pratica abbastanza
          co, adattato all’ordinamento italiano. E       comune su tutto il territorio provinciale.
          anche dal punto di vista gestionale, con il    Per questo sintetizziamo qui alcuni ele-
          prelievo selettivo di chiara scuola centro-    menti essenziali del vocabolario, dei riti e
          europea, introdotto molti decenni prima        dei simboli che riguardano la pratica della
          che nelle altre realtà italiane.               caccia secondo la tradizione mitteleuropea,
          Ma gli influssi non sono mancati anche in      che ricordiamo, non è tipica solo dei paesi
          ambito culturale, dove le consuetudini e i     di lingua tedesca, ma anche dei paesi slavi
          riti - dall’abbigliamento al modo di onorare   dell’Europa centrale e dell’Ungheria.

     26
La tradizione mitteleuropea
La caccia in Trentino ha uno stretto legame storico e normativo con l’Europa centrale.
Ci sono influssi anche in ambito culturale, soprattutto nelle valli limitrofe alla provincia
di Bolzano.

Il rito: onorare il capo prelevato              Un tempo, “l’ultimo boccone” veniva offer-
                                                to solo agli animali maschi, oggi lo ricevo-
Il rispetto del capo abbattuto è un elemen-     no regolarmente tutti i capi prelevati.
to fondamentale.                                Il terzo rametto, la cui punta si intinge
Quando il cacciatore si avvicina alla spoglia   leggermente nel sangue, va ad ornare il
è sempre bene che si tolga il cappello (non     capello del cacciatore che ha tirato. A
si caccia a capo scoperto, prima di tutto per   porgerlo è di solito l’accompagnatore: lo
ragioni pratiche) in segno di omaggio.          offre al cacciatore appoggiandolo sul pro-
L’animale, adagiato a terra sul fianco de-      prio cappello, tenuto con la mano sinistra.
stro, viene onorato con dei rametti (il ra-     La destra è riservata alla stretta di mano
metto in tedesco si dice Bruch). Una prima      di congratulazione, che si effettua dicen-
fronda (che indica la “presa di possesso”)      do Weidmannsheil! Si risponde con un
si colloca sul fianco dell’animale, per tra-    Weidmannsdank, grazie.
dizione andrebbe disposta con la punta (il      Il cacciatore che ha eseguito il prelievo si-
lato spezzato) verso la testa per i maschi e    stema il Bruch sempre sul lato destro del
viceversa per le femmine. Un secondo ra-        proprio cappello. Il Bruch si pone invece
metto, più piccolo, viene posto nella bocca     sul lato sinistro alle cerimonie e alle mani-
dell’animale e simboleggia un “ultimo pa-       festazioni, anche partecipando al funerale
sto” (letzter Bissen) offerto dal cacciatore.   di un compagno di caccia (dove ognuno

                                                          la tradizione mitteleuropea

                                                                                                27
depone infine il proprio rametto sul fere-           sità si utilizzano anche altre essenze, come
     tro, al momento dell’inumazione).                    il rododendro in alta quota. Ricordando che
     Per il Bruch la tradizione prevede anche             i rametti necessari (come indica la parola
     quali piante “nobili” utilizzare: la quercia,        Bruch, cioè rottura, frattura) non andreb-
     l’abete rosso e bianco, il pino cembro e il la-      bero mai tagliati col coltello da una pianta,
     rice, l’ontano. Ovviamente, in caso di neces-        bensì spezzati.

     Onorare il capo abbattuto
     Sulla spoglia, togliersi il cappello in segno di omaggio.
     L’animale si adagia a terra sempre sul fianco destro.
     Porre tre rametti (Bruch): uno sul fianco dell’animale, uno nella bocca (“ultimo pasto”) e
     uno sul capello del cacciatore che ha tirato.
     Il rametto del tiro si porta sempre sul lato destro del cappello.
     Il Bruch va sul lato sinistro alle cerimonie e alle manifestazioni, anche ai funerali dei cacciatori.
     I rametti non andrebbero mai tagliati col coltello da una pianta, bensì spezzati.

     Weidmannsheil!                                       zione letterale, ma rende bene il significato.
                                                          Si dice Weidmannsheil in ogni occasione di
     Weidmannsheil è il saluto tradizionale dei           incontro fra cacciatori, non solo per onorare
     cacciatori nei paesi di lingua tedesca. “Ti          un abbattimento ma anche semplicemente
     saluto, uomo del bosco” non è una tradu-             per salutarsi o per brindare (sempre col bic-

              la tradizione mitteleuropea

28
chiere nella mano sinistra!). Nel sud dell’a-   nord Waidmannsheil (con la “a”). È forse la
  rea germanofona (Baviera, Austria ecc.) e ad    parola più pronunciata nel ricchissimo vo-
  est si scrive di solito Weidmannsheil, nel      cabolario venatorio tedesco.

  Weidmannsheil!
Weidmannsheil è il saluto tradizionale e “universale” dei cacciatori nei paesi di lingua
tedesca.
I cacciatori brindano sempre con il bicchiere nella mano sinistra.

  Un grande patrimonio di                         con orgoglio anche nelle feste di paese.
                                                  Un ornamento ormai assai diffuso anche in
  cultura venatoria                               Trentino è il Gamsbart, cioè il voluminoso
                                                  ciuffo di peli del maschio di camoscio, da
  Altre usanze, più estetiche, si notano
                                                  portare sul cappello.
  nell’abbigliamento del cacciatore, sem-         Infine, altre consuetudini sembrano solo
  pre sulle tonalità corrette del verde, ma       formali, ma sono nate da esigenze prati-
  anche marrone o grigio. Sia nei capi tecni-     che. Per esempio il caratteristico modo di
  ci pensati per l’attività venatoria, che nei    portare la carabina in uso fra i cacciatori
  capi eleganti per le cerimonie. Quella di       dell’Europa centrale. L’arma si porta prati-
  farsi riconoscere anche nell’abbigliamen-       camente sotto il braccio “debole” (il sini-
  to è un’ottima abitudine perché rinforza        stro per chi non è mancino), con la canna
  il senso di appartenenza e l’identità dei       in avanti, più o meno in orizzontale rispet-
  cacciatori, che si vestono “da cacciatori”      to al corpo. La posizione è molto più facile

                                                            la tradizione mitteleuropea

                                                                                                 29
da mostrare con un’immagine che non da          to. E, nella tradizione mitteleuropea, ogni
     spiegare a parole. È utile perché la direzio-   animale cacciato ha la propria musica:
     ne della canna è sempre sotto controllo,        “Hirsch tot” per il cervo, “Gams tot” per il
     l’arma non si impiglia nei rami e non intral-   camoscio… e così via.
     cia il bastone, è più protetta da eventuali     La tradizione tedesca è poi caratterizzata
     urti e il movimento per portarla alla spalla    da uno straordinario linguaggio venatorio
     risulta molto fluido e veloce.                  specifico (la Jägerspracheo Weidmannsspra-
     Anche l’uso del corno da caccia ha un’ori-      che) composto da alcune migliaia di parole
     gine pratica: serviva per comunicare a di-      “speciali” che descrivono gli animali, il loro
     stanza nel corso delle battute. Oggi conser-    comportamento e la caccia. Un vocabolario
                      va tutta la sua capacità di    incredibilmente ricco che, insieme a tutti gli
                      emozionare, quando le suo      altri elementi, fa della tradizione mitteleuro-
                   note risuonano nella foresta      pea un patrimonio di cultura venatoria che
                    per onorare un capo preleva-     non ha eguali.

     un grande patrimonio di cultura venatoria
     Abbigliamento del cacciatore in tonalità corrette del verde, ma anche marrone o grigio.
     Fortissimo senso di appartenenza e identità dei cacciatori, che si vestono “da cacciatori”
     anche nelle feste di paese.
     Caratteristico modo di portare la carabina, sotto il braccio “debole” con la canna in avanti.
     Uso del corno da caccia.
     Ricchissimo linguaggio venatorio.

             la tradizione mitteleuropea

30
caccia e
 società

 L   a fauna selvatica non è proprietà dei
     cacciatori, ma un patrimonio indispo-
  nibile della collettività. E se in passato
                                                  fotografi che la vogliono fotografare, agli
                                                  escursionisti che la vogliono osservare,
                                                  agli agricoltori che magari la vogliono li-
  della fauna si interessavano poche per-         mitare, agli operatori turistici per cui può
  sone, quasi solo i cacciatori, oggi la sen-     essere un elemento della loro offerta, a co-
  sibilità è cresciuta e gli animali selvatici    loro che non ne hanno mai osservato uno
  interessano a molte persone o categorie.        ma vogliono pensare che i caprioli ci sia-
  Per capire meglio, facciamo un esempio          no, agli animalisti che non tollerano siano
  semplice. Una specie cacciabile, poniamo        cacciati. Nella nostra società, tutti questi
  il capriolo, probabilmente interesserà: ai      interessi sono legittimi ed hanno pari di-
  cacciatori che la vogliono cacciare, agli       gnità. E questo va sempre tenuto presente.
  ambientalisti che la vogliono tutelare, ai      A volte una persona può appartenere con-
  ricercatori che la vogliono studiare, ai tec-   temporaneamente a più di una categoria:
  nici faunistici che la vogliono gestire, ai     un cacciatore deve essere per forza anche

                                                                                                 31
caccia e società
     La fauna selvatica non è proprietà dei cacciatori, ma un patrimonio della collettività.
     Oggi gli animali selvatici interessano a molte persone o categorie.
     Nella nostra società, tutti questi interessi sono legittimi ed hanno pari dignità.

     ambientalista (cioè avere a cuore la dife-       Posto che la fauna interessa a molti, la
     sa dell’ambiente) e magari ama anche fo-         caccia, che sulla fauna interagisce diret-
     tografare gli animali, per cui rappresenterà     tamente e in modo evidente, come viene
     ben tre delle categorie elencate.                percepita e giudicata?

     Cosa ne pensano i cacciatori                     essa occupa. In molti casi si avvicinano alla cac-
                                                      cia per tradizione familiare e la vivono come
     I cacciatori hanno una conoscenza diretta (e     una cosa “naturalmente” positiva. Quelli evo-
     spesso, almeno per alcune specie, molto ap-      luti la interpretano inoltre come attività so-
     profondita) della fauna e degli ecosistemi che   stenibile, fondata su scienza, tecnica ed etica.

     cosa ne pensano i cacciatori
     I cacciatori hanno una conoscenza diretta della fauna e degli ecosistemi.
     Si avvicinano alla caccia per tradizione familiare.
     La vivono come una cosa naturale.
     Ma la devono interpretare come attività sostenibile, fondata su scienza, tecnica ed etica.

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Cosa ne pensano gli “altri”                     te, nelle società “occidentali”, la caccia
                                                non è apprezzata e a volte nemmeno
Dalle persone estranee al mondo venato-         accettata da molte persone. Per comple-
rio, fauna e caccia sono percepite in vario     tezza, va anche detto che spesso l’attività
modo. Esiste una gamma di atteggiamenti         venatoria è meno gradita a chi ha scarse
abbastanza ampia che spazia da chi ritiene      conoscenze dirette della fauna, delle sue
inammissibile uccidere un animale a chi è       politiche gestionali, della regolamenta-
favorevole all’attività venatoria tout court.   zione della caccia stessa.
Ci sono differenze di opinione significative    Esiste quindi la questione, non sempre ri-
anche legate alle varie realtà sociali e geo-   solta, di far convivere sensibilità assai di-
grafiche (per nazione/regione, ma anche per     verse, ma parimenti legittime e rispettabili.
contesto più o meno rurale in cui si vive).     Una questione che non può essere ignorata
Bisogna però riconoscere che attualmen-         o trascurata dagli stessi cacciatori.

cosa ne pensano gli altri"
  Molte opinioni diverse su fauna e caccia.
  A numerose persone la caccia non è gradita.
  Anche l’opinione di chi è contrario alla caccia è legittima e va rispettata.

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Una forte responsabilità dei                            Ogni cacciatore evoluto, consapevole e
                                                             responsabile è il primo e miglior rappre-
     cacciatori                                              sentate di se stesso e della sua categoria.
                                                             Un cacciatore disciplinato, preparato, at-
     Far comprendere e potenzialmente condi-                 tento, coerente coi suoi principi ma anche
     videre i principi su cui si muove l’attività            capace di relazionarsi con le persone e
     venatoria, concepita in una visione avan-               spiegare efficacemente il senso della sua
     zata ed attuale, è una responsabilità che               attività… è un testimonial d’eccezione. Per
     grava prima di tutto sui cacciatori. Proprio            questo la correttezza e il rigore nel ri-
     a loro, per come esercitano la loro attività            spetto delle regole, anche quelle etiche,
     e per come sono in grado di rappresentarla              insieme alla disponibilità a trasmetterle,
     agli altri, spetta un ruolo, ovvio, di protago-         devono essere parte integrante del patri-
     nisti.                                                  monio culturale di ogni cacciatore.

                                 una forte responsabilità dei cacciatori
                                 Non si può trascurare il punto di vista degli altri, soprattutto se è
                                 diverso.
                                 Un cacciatore disciplinato, preparato, attento e coerente è il mi-
                                 glior rappresentate di sé stesso e della sua categoria.
                                 Il cacciatore deve essere capace di relazionarsi con le persone e
                                 spiegare la sua attività.

              caccia e società

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Il futuro: un nuovo incontro                     ad essere uno strumento di conservazio-
                                                 ne della fauna e degli ecosistemi che essa
fra cacciatori e società                         popola.
                                                 La caccia nasce da un istinto primordiale,
La caccia, insieme alla raccolta, è il più       ma è evoluta in ragionevole gestione, con
antico sistema che gli esseri umani han-         la conoscenza e la coscienza che la devo-
no adottato per utilizzare le risorse del-       no necessariamente supportare.
la natura. Ha sempre avuto, con diversi          In Trentino, la validità e i risultati positivi
esiti, un’influenza sulle specie animali e       della gestione faunistica e venatoria sono
sugli ecosistemi. Oggi questi effetti sono       testimoniati dalla ricchezza e dalla vitalità
compiutamente previsti e programmati,            di un patrimonio faunistico in continuo di-
sulla base delle conoscenze scientifiche e       venire.
tecniche, finalizzando l’attività venatoria      La fauna ha grande valore sotto diver-

Il futuro: un nuovo incontro fra cacciatori e società
La caccia è il più antico modo di utilizzare le risorse della natura.
In Trentino, i risultati positivi della gestione faunistica e venatoria sono consolidati.
I cacciatori come depositari di un sapere da condividere.
Creare un dialogo nuovo ed evoluto con il resto della società.
Ridisegnare, tutti insieme, un rapporto con la natura saggio
ed equilibrato.

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si aspetti: un valore naturalistico, un        vengono su un patrimonio pubblico e di
     valore biologico, un valore economico          questo devono giustamente rendere con-
     (carne “biologica” e pregiata, ma anche        to a tutti.
     offerta turistica ovvero, al contrario, in-    I cacciatori, se lo vorranno, potranno essere
     cidenti o danni), un valore simbolico, un      non solo uno strumento di gestione della
     valore estetico e, non dimentichiamolo,        fauna, ma anche una risorsa utile per avvici-
     un valore emotivo. Valori che ognuno           nare le persone alla natura: mettendo a di-
     interpreta secondo la propria cultura e        sposizione le loro conoscenze e la loro espe-
     sensibilità.                                   rienza, mettendosi in gioco. Con la volontà di
     Così, se dal punto di vista biologico la si-   creare un dialogo nuovo ed evoluto con il re-
     tuazione in Trentino è complessivamente        sto della società. Un dialogo che sia utile agli
     confortante, dal punto di vista sociale sul-   uomini, alla fauna selvatica ed all’ambiente.
     la caccia sono presenti percezioni ed opi-     Con il fine importante di ridisegnare un
     nioni diversificate.                           rapporto con la natura saggio ed equili-
     I cacciatori devono tenerlo presente, per-     brato, consapevole, più competente e fi-
     ché, come abbiamo spiegato, essi inter-        nalmente condiviso.

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