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parcoaltomilanese Il progetto di monitoraggio del parco Il Consorzio Parco Alto milanese, nel mese di giugno 2006, ha visto finanziato dalla Regione Lombardia il proprio progetto di monitoraggio ambientale nell’ambito delle iniziative promosse con le risorse comunitarie del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per il periodo 2000-2006. In questa pubblicazione, in forma divulgativa, vi è la descrizione dell’analisi ambientale che è stata condotta nel corso del 2007. indice
parcoaltomilanese Al fine di rendere il contenuto di questa pubblicazione il più divulgativo possibile, si è scelto di privilegiare la descrizione degli indicatori ambientali rispetto all’espressione nu- merica dei dati raccolti. I risultati del monitoraggio sono consultabili su uno specifico sito (il SIMO2) all’interno del portale www.regione.lombardia.it Hanno collaborato alla realizzazione del progetto: Coordinamento progetto: Arch. Claudio Peja (Direttore) Arch. Alessandro Ciarla X Consulting srl Analisi ambientali: Claudia Fontaneto (invertebrati) Stefano Rossi (suolo) Davide Bortolas (vegetazione) Adriana Morlacchi (mobilità) Davide Baldi (analisi ambientale complessiva) Angelo Morlacchi (coordinatore) Le indagini di rilevamento della qualità dell’aria attraverso le centraline sono state condotte da Centro Analisi Conal S.c.r.l. Progetto comunicazione e Web: Nemo srl Grafica e stampa: Eo Ipso srl Adattamento testi: Adriana Morlacchi Fotografie: Fabio Santini indice
introduzione Il progetto di monitoraggio del Parco Alto Milanese (PAM), descritto in questa pubblicazione, ha concorso all’interno del bando “Realizzazione di sistemi infor- mativi sovracomunali di monitoraggio ambientale, progetti pilota di sistemi di monitoraggio ambientale locale e monitoraggio della sostenibilità del DocUP”, collocandosi al terzo posto per qualità progettuale su più di 25 partecipanti. Il finanziamento ha consentito di avviare lo studio delle condizioni ambien- tali del Parco. Nei prossimi anni, i dati raccolti saranno un utile strumento per la pianifica- zione dei lavori e delle attività del Consorzio Parco Alto Milanese. Nello specifico, gli indicatori individuati, ed evidenziati all’inizio di ciascun ca- pitolo di questa pubblicazione, permetteranno di tenere sotto controllo la salute del Parco, consentendo di intervenire in modo mirato sugli aspetti che presenteranno maggiori criticità. E’ importante sottolineare che questa azione costituisce la prima vera valutazione delle condizioni ambientali entro il territorio tu- telato dal 1985 (fatta eccezione per un censimento delle specie arboree del 1993) e si distingue per essere una prima espe- rienza pilota di un vero e proprio monitoraggio ambien- tale del territorio compreso fra i comuni di Legnano e Busto Arsizio, una zona critica per qualità dell’aria e densità abitativa. La Regione Lombardia ha raccolto i dati di tutti i progetti di monitoraggio finanziati sul proprio terri- torio in uno specifico sito (il SIMO2) all’interno del portale www.regione.lombardia.it, rendendoli di- sponibili alla consultazione di ogni cittadino. indice
Qualche informazione sul Parco Il Parco Alto Milanese occupa parte del limite nord-ovest della Provincia di Milano e parte del limite sud della Provincia di Varese. È stato riconosciuto dalla Giunta della Regione Lombardia con delibera del 27 ottobre 1987 su proposta dei comuni di Busto Arsizio e Castellanza, situati nella provincia di Varese, e del comune di Legnano, collocato nella provincia di Milano. L'area destinata a parco si estende su circa su 360, ettari di cui 126 del Comune di Busto Arsizio, 178 del Comune di Legnano e 53 del Comune di Castellanza. Le zone comprese all’interno del Parco sono a vocazione prevalentemente agricola e sono attraver- sate da strade secondarie, la maggior parte delle quali utilizzate soprattutto per le attività agricole o per piste ciclopedonali. Presenti anche una serie di sentieri e luoghi fruibili per attività di svago e sportive di vario genere; il Parco è inoltre corredato da un percorso vita, da piste ciclabili e da percorsi equestri dedicati. Oltre agli insediamenti agricoli come allevamenti, colture, maneggi, il territorio è interessato anche da infrastrutture quali elettrodotti, metanodotti, acquedotti comunali. Linee guida del progetto di monitoraggio Lo scopo dello studio è stato valutare la criticità delle componenti ambientali del Parco Alto Mila- nese. Per monitorare l’ambiente sono stati utilizzati bioindicatori, ovvero animali, piante e licheni sensibili ai cambiamenti apportati all'ecosistema da fattori inquinanti. I dati forniti dai bioindicatori sono stati integrati, dove necessario, con analisi chimico fisiche. La sinergia tra più sistemi di rilevazione ha permesso di ottenere un quadro variegato e dina- mico, in grado di fornire informazioni complete. I parametri utilizzati per le analisi, definiti da qui in avanti come “indicatori”, permettono di ap- profondire la conoscenza del territorio ma, soprattutto, costituiscono una banca dati il cui ag- giornamento, negli anni, consentirà di tenere sotto controllo la salute del parco. Aspetti ambientali e criticità Aria, fauna, suolo, vegetazione e mobilità sono stati gli aspetti ambientali oggetto dell’indagine effettuata. L’aria presenta numerose criticità perché il territorio del Parco si trova all’interno di un’area forte- mente antropizzata, nelle cui immediate vicinanze sorgono aree industriali e vie di comunicazione ad elevato traffico veicolare. Obiettivo delle indagini è stato quello di misurarne la qualità, la tipologia di inquinanti presenti, indi- viduando le sorgenti principali di inquinamento. inizio capitolo indice
Le difficoltà legate alla fauna sono quelle che presenta una zona densamente abitata e un parco molto frequentato dalla popolazione. Conseguentemente, obiettivo delle indagini è stato quello di censire gli animali e gli insetti per verificarne lo stato di salute in rapporto all’ecosistema in cui vivono. La fauna è stata osservata attraverso il campionamento di invertebrati e di piccoli mammiferi. Questo studio è ancora in corso e, pertanto, sarà oggetto di divulgazione successiva. La salute del suolo è direttamente proporzionale all’uso che ne viene fatto e alla qualità dell’aria, in quanto i terreni sono dei recettori di inquinanti presenti in atmosfera. Attraverso le analisi è stato pos- sibile misurare la qualità dei suoli e rilevare la presenza di inquinanti. La vegetazione naturale svolge un ruolo importante in un ecosistema delicato come quello del Parco Alto Milanese, dove il territorio è prettamente agricolo con zone alberate organizzate in pic- cole macchie o filari. Obiettivo del monitoraggio è stato quello di individuare le specie vegetali presenti, arboree ed erba- cee, misurandone la diffusione e la naturalità e ricavando informazioni sulla contaminazione da spe- cie non autoctone. Infine, è stato studiato l’uomo per quanto riguarda la sua mobilità, ovvero i mezzi di trasporto che utilizza per recarsi al parco. Le interviste sono state occasione per recepire ulteriori informazioni, spe- cialmente sulle motivazioni che conducono i visitatori al parco. Obiettivi, dati ambientali ed indicatori Per ciascuno degli aspetti ambientali oggetto di indagine, sono stati individuati obiettivi, dati am- bientali e gli indicatori (parametri misurabili) riportati nella tabella seguente: OBIETTIVI DATI AMBIENTALI INDICATORI Misurare la qualità dell’aria Censimento BL (indice di biodiversità lichenica) della popolazione di licheni Analisi chimica dei parametri Concentrazione di inquinanti nell’aria CO, NO2, SO2, e O3 Analisi dei metalli pesanti Concentrazione di inquinanti nell’aria Analisi degli idrocarburi Concentrazione di inquinanti nell’aria Censire le specie presenti Censimento delle specie presenti Indice di naturalità e la loro naturalità e diffusione tramite censimenti sul campo Indice di densità forestale e fotointerpretazione Uso del suolo Censire la fauna di invertebrati presenti Censimento della popolazione di invertebrati Indice di naturalità e lo stato di salute degli ecosistemi collegati presenti (Coleotteri Carabidi) Censire la fauna di vertebrati presenti Censimento della popolazione di piccoli Indice di naturalità mammiferi terrestri presenti Misurare le quantità di inquinanti nei suoli Analisi chimica dei suoli Concentrazione di inquinanti nei suoli Misurare la mobilità collegata Indagine sui frequentatori del parco, Distanze percorse dai frequentatori ai frequentatori del parco in merito alle modalità di raggiungimento e frequentazione del parco Tipologie di mezzi di trasporto utilizzati inizio capitolo indice
Descrizione degli indicatori e loro validità nel tempo Indicatore: IBL (indice di biodiversità lichenica) Descrizione: indicatore definito dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA) che ha stabilito uno standard per il metodo in Italia. L’indice si basa sulle specie presenti e sulla frequenza delle stesse, tramite metodologie di campio- namento definite. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 5 anni, in quanto i licheni sono organismi che rispondono lentamente alle variazioni della qualità dell’aria. Indicatore: Concentrazione di inquinanti nell’aria Descrizione: Analisi chimica della qualità dell’aria tramite centraline a campionamento continuo, in- stallate in diversi punti del Parco. I dati sono realtivi alle concentrazioni e sono espressi con unità di misura diverse a seconda del tipo di inquinante. Validità dei dati nel tempo: dati puntuali realtivi all’istante in cui è stata effettuata l’analisi. Indicatore: Indice di naturalità (vegetazione) Descrizione: misura l'estensione del territorio ricoperto da aree naturali o semi-naturali. L’indice è espresso in % di mq sul totale del territorio. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 10 anni, tempo necessario perché un’area possa passare da antropizzata a naturale. Indicatore: Indice di densità forestale Descrizione: misura la quota di superficie territoriale occupata da boschi (latifoglie, conifere, misti, rimboschimenti). L’indice è espresso in % di mq boschivi sul totale del territorio. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 10 anni. Indicatore: Uso del suolo Descrizione: misura la ripartizione dell'uso del suolo. La percentuale di utilizzo per ciascuna cate- goria è data dal rapporto tra la superficie per ciascuna tipologia e il totale della superficie del parco. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 5 anni. inizio capitolo indice
Indicatore: indice di naturalità (invertebrati) Descrizione: l’indice considera le specie reperite, analizzandole in base alle dimensioni, alla pre- senza di ali e alla dieta. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 5 anni. Indicatore: indice di naturalità (mammiferi) Descrizione: stima le popolazioni presenti e individua gli indici di diversità, basandosi sul numero di specie. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 5 anni. Indicatore: Concentrazione di inquinanti nei suoli Descrizione: Analisi chimico fisica degli inquinanti presenti nei suoli tramite campionamenti. I dati sono espressi in concentrazioni con unità di misura diverse a seconda del tipo di inquinante. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 5 anni, tempo necessario per- ché un suolo possa cambiare le quantità di inquinanti presenti. Indicatore: Distanze percorse dai frequentatori Descrizione: censimento della provenienza dei visitatori del parco e individuazione di indicatori sulle distanze medie percorse. Validità dei dati nel tempo: indefinita se non intervengono varianti nel sistema di trasporto circo- stante Indicatore: Tipologie di mezzi di trasporto utilizzati Descrizione: censimento dei mezzi utilizzati dai visitatori del parco e individuazione di percentuali dei vari mezzi utilizzati. Validità dei dati nel tempo: indefinita se non intervengono varianti nel sistema di trasporto circo- stante. inizio capitolo indice
La qualità dell’aria “fotografata” dai licheni Indicatore: IBL (indice di biodiversità lichenica) Descrizione: indicatore definito dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA) che ha stabilito uno standard per il metodo in Italia. L’indice si basa sulle specie presenti e sulla fre- quenza delle stesse, tramite metodologie di campionamento definite. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 5 anni, in quanto i licheni sono organismi che rispondono lentamente alle variazioni della qualità dell’aria. I licheni, organismi formati da alghe e funghi che vivono in simbiosi, sono dei formi- dabili indicatori biologici che offrono importanti in- formazioni sulla qualità del- l’aria che respiriamo. I licheni, questi sconosciuti I licheni sono formati dalla simbiosi di un’alga e un fungo. Per simbiosi si intende la coesistenza tra questi due organismi differenti in un processo vantaggioso per entrambi. Ovvero, il fungo fornisce acqua e sali minerali all’alga, mentre questa, a sua volta, procura al fungo le molecole organiche di cui ha bisogno per nutrirsi. Grazie a questo rapporto i licheni sono riusciti a co- lonizzare numerosi ambienti. Oggi le specie licheniche esistenti sono circa 13.000. 2.000 solo in Italia. indicatori inizio capitolo indice
Esempi di licheni Candelaria concolor Cladonia s.p Physcia tenella Physcia adscendens Parmelia sulcata Flavoparmelia caperata inizio capitolo indice
Che cosa sono i funghi? Che cosa sono le alghe? I funghi sono organismi privi di clorofilla, il cui corpo Le alghe sono un gruppo variegato di vegetali è formato da un intreccio fittissimo di filamenti. fotosintetici, quindi autotrofi. Si riproducono per conidi, organi di origine asessuale, Possono essere unicellulari o pluricellulari. o per spore di origine sessuale. Esistono i funghi sa- Non tutte le alghe vivono nell'acqua: alcune pro- profiti, che si nutrono con la decomposizione di resi- sperano anche all'interno delle nostre città, sui dui organici, i parassiti, che si nutrono aggredendo muri, sui tronchi, sulle rocce o sui vetri. altri organismi e i simbionti, che vivono in stretta re- Le alghe che costituiscono i licheni possono essere lazione con altri organismi viventi senza danneggiarli. alghe verdi o alghe azzurre (dette anche ciano- A questi ultimi appartengono i "funghi lichenizzati". batteri). Cosa c’entrano i licheni con l’aria che respiriamo? La tipologia di licheni, e il loro aspetto, possono fornire importanti informazioni sulla qualità dell’aria, per questo motivo vengono utilizzati come indicatori ambientali. La presenza di sostanze inquinanti nell’ambiente, infatti, ha reso necessaria la ricerca di strumenti efficaci per il controllo dell’inquina- mento atmosferico. Solitamente, il monitoraggio ambientale si effettua con metodi analitici chimico- fisici, ovvero per mezzo di centraline di rilevamento che forniscono risposte puntuali sulla qualità e quantità delle sostanze inquinanti presenti nell’ambiente e, quindi, sulle cause dell’inquinamento (ca- pitolo seguente). Il biomonitoraggio, ovvero il rilevamento delle alterazioni ambientali effettuato attraverso l’analisi di organismi viventi, invece, si basa sul presupposto che qualsiasi fattore di disturbo che modifichi le condizioni ambientali si ripercuota sugli organismi di un habitat. Si possono, quindi, ottenere infor- mazioni più dettagliate e complete sugli effetti dell’inquinamento atmosferico, se alle analisi chimico- fisiche dell’aria vengono affiancate quelle biologiche. Tra i bioindicatori dell’inquinamento atmosferico i licheni sono tra quelli più utilizzati. Perché si utilizzano proprio i licheni e non altri organismi viventi? I licheni sono ottimi bioindicatori dell’inquinamento dell’aria poiché hanno delle caratteristiche fisio- logiche ed ecologiche: - presentano sensibilità accertata agli inquinanti; - non hanno radici. Per il loro metabolismo dipendono dalle sostanze presenti nell’atmosfera; - non hanno né cuticola, né stomi, per cui l’assorbimento di eventuali contaminanti atmosferici, sia in forma gassosa, che in soluzione o associati al particolato, avviene su tutta la superficie; - sono impossibilitati a liberarsi periodicamente delle parti vecchie o danneggiate, quindi permettono di monitorare le variazioni della qualità dell’aria nel tempo; - sono fotosinteticamente attivi solo allo stato idratato e posseggono meccanismi di idratazione che dipendono in massima parte dal tasso di umidità atmosferica; - sono presenti quasi ovunque, hanno un lento accrescimento e una grande longevità. inizio capitolo indice
Lo studio condotto al Parco Alto Milanese Per effettuare lo studio è stato scelto il metodo dell’I.B.L., proposto dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA, 2001), che consente di trarre indicazioni indirette circa la qualità dell’aria tra- mite la frequenza delle specie licheniche epifite. Questo studio si affianca in modo complementare al metodo di rilevazione chimico-fisica ordinariamente condotto con centraline di rilevamento automati- che (vedi paragrafo successivo). • Cronologia Attività L’area di indagine è stata suddivisa in quadranti. Nel mese di gennaio 2007 sono stati effettuati i cam- pionamenti su alberi di Quercia (Quercus sp.pl.). Le stazioni sono state soltanto 3 a causa dell’as- senza, negli altri quadranti, di alberi idonei allo studio. In ciascuna stazione sono stati valutati 3-4 alberi, per un totale di 11 rilievi. • Risultati Il Parco presenta una evidente alterazione della qualità dell’aria. Nell’area di studio sono stati censiti 6 taxa lichenici, in prevalenza foliosi, con caratteristiche tipiche della parte temperata d’Europa. Durante l’elaborazione dei dati sono stati calcolati gli indici ecologici per l’intera flora lichenica, per i diversi rilievi e per ogni stazione. I valori di IBLs calcolati per ciascuna stazione possono essere raggruppati in classi che esprimono diversi gradi di deviazione da condizioni naturali. L’area indagata ad oggi può essere di- visa in 2 zone principali a cui corrispondono diversi livelli di inquinamento da SO2. CARTOGRAFIA RISULTANTE DAL MONITORAGGIO NEL PARCO ALTO MILANESE Legenda STAZIONI BLS CLASSI 1-2 12.50 – 13.25 5 Alterazione media 3 6.33 6 Alterazione alta inizio capitolo indice
La qualità dell’aria registrata dalle centraline Indicatore: Concentrazione di inquinanti nell’aria Descrizione: Analisi chimica della qualità dell’aria tramite centraline a campionamento continuo, in- stallate in diversi punti del parco. Validità dei dati nel tempo: dati puntuali legati al momento dell’analisi, rappresentativi della si- tuazione al momento dell’analisi. Obiettivo di questa campagna di monitoraggio è valutare la qualità dell’aria nel Parco Alto Milanese in relazione alle fonti di inquinamento interne ed esterne: traffico veicolare, riscaldamento dome- stico, impianti di produzione industriale, attività agricole, ecc. A tale scopo, all’interno del Parco, sono stati posizionati quattro dispositivi di assorbimento degli in- quinanti, specifici per rilevare la presenza dei composti dell’azoto, dello zolfo, composti organici vo- latili e idrocarburi aromatici. I valori di concentrazione degli inquinanti presenti in atmosfera dipendono dal concorso di diversi fat- tori. Oltre alle caratteristiche del terreno (topografiche e morfologiche) e dai parametri meteorologici, è determinante, per ciascun inquinante, determinare la dipendenza dalle fonti di emissione. Le fonti sono di vario tipo (trasporti stradali, processi industriali, impianti per il riscaldamento dome- stico e degli ambienti di lavoro, centrali per la produzione energetica, uso di solventi, smaltimento e trattamento rifiuti, ecc.) e possono contribuire in diversa misura all’emissione simultanea di più com- posti inquinanti. Campagna di monitoraggio La campagna di monitoraggio (curata da Centro Analisi Conal S.c.r.l) è stata condotta in continuo dal 21 dicembre 2006 al 26 ottobre 2007. Le rilevazioni hanno avuto cadenze regolari bimensili: ogni 14- 15 giorni un tecnico ha prelevato i dispositivi di campionamento e ha provveduto alla loro sostituzione con dei dispositivi nuovi per il periodo immediatamente successivo. I punti scelti per il monitoraggio sono riportati nella figura 2.1. indicatori inizio capitolo indice
4 3 3 4 Fig.2.1 – Mappa del Parco Alto Milanese, con indicazione dei confini (in rosso) e ubicazione dei punti di campionamento. I punti 3 sono quelli dove si è registrata una maggiore concentrazione di inquinanti. Strumentazioni Per determinare la concentrazione degli inquinanti è stata effettuata una campagna di monitoraggio me- diante la tecnica dei campionatori passivi. Si tratta di dispositivi cilindrici (realizzati in polietilene microporoso sinterizzato) capaci di raccogliere campioni di gas presenti in atmosfera senza dover ricorrere all’aspirazione forzata. L’aria penetra per diffusione molecolare all’interno del dispositivo, depositandovi i costituenti a se- conda del materiale assorbente che è stato posto all’interno del tubo (cartuccia). Alla fine del periodo di cam- pionamento, il tubo viene richiuso e viene segnata la data e l’ora di fine rilevamento. inizio capitolo indice
Condizioni meteo Il territorio occupato dal Parco Alto Milanese si trova in Pianura Padana e presenta un clima di tipo continentale, caratterizzato in inverno da ristagno di nebbie e persistenza di inversioni termiche, fat- tori che impediscono la dispersione degli inquinanti per lunghi periodi. In estate la forte radiazione solare e l’umidità determinano giornate particolarmente afose, in cui si registrano elevati livelli di ozono troposferico. Le stagioni intermedie (primavera e autunno) presentano tempo variabile con periodi più favorevoli al rimescolamento atmosferico e alle precipitazioni, con benefici effetti sulla qualità dell’aria. Per re- gistrare le temperature medie settimanali e l’entità delle precipitazioni, durante tutto l’arco del mo- nitoraggio, sono stati costantemente consultati, elaborati ed archiviati, i dati meteorologici della zona, forniti da ARPA Lombardia (disponibili sul sito www.arpalombardia.it, centralina meteo di Busto Arsi- zio). Non sono state evidenziate particolari anomalie. Inquinamento dell’aria Le cause dell'inquinamento atmosferico sono da individuare nelle attività di produzione e utilizzo di combustibili fossili e carburanti, nelle attività di produzione industriale, nell'estrazione dei minerali, nell'incenerimento dei rifiuti e nelle attività agricole. In ambiente cittadino, così come nei parchi situati in aree urbane, le fonti con maggior responsabi- lità dell’inquinamento dell'aria sono i gas di scarico emessi dai veicoli, le emissioni prodotte dagli im- pianti di riscaldamento e dagli impianti industriali ed energetici. I parametri rilevati esaminati nella campagna di monitoraggio del Parco sono stati: • Composti Organici Volatili – COV COV è la sigla che sta per numerosi composti organici volatili, sia alifatici sia aromatici, caratterizzati da un’elevata tensione di vapore. In base al loro punto di ebollizione, che ne condiziona la volatilità, i COV vengono distinti in quattro gruppi: • composti molto volatili (VVOC da very volatile organic compounds) • composti volatili in senso stretto (VOC da volatile organic compounds) • composti semivolatili (SVOC da semivolatile organic compounds) • composti associati con il particolato (POM da particulate organic matter) Questa suddivisione ha un rilievo pratico in quanto la volatilità è uno dei fattori più importanti per de- terminare il metodo di campionamento. I composti organo-volatili presenti nelle aree urbane sono legati principalmente alle emissioni di pro- dotti incombusti provenienti dal traffico e dal riscaldamento domestico, all’evaporazione dei carburanti durante le operazioni di rifornimento nelle stazioni di servizio o dai carburatori degli stessi veicoli. Altre fonti di emissione sono le bombolette spray e i prodotti di largo consumo (ad esempio colori, lacche, detergenti, prodotti di bellezza, ecc.) che impiegano i COV rispettivamente come propellenti e solventi. In generale i COV, oltre ad avere effetti nocivi per la salute umana e per l'ambiente se liberati nel- l'aria, contribuiscono alla formazione di ozono troposferico. inizio capitolo indice
• Benzene (C6H6) Il benzene è una sostanza chimica liquida ed incolore, con odore acre e pungente. A temperatura am- biente evapora passando alla fase gassosa. E’ presente nel petrolio greggio e viene prodotto in alcuni processi di raffinazione; si ritrova in piccole quantità anche nella benzina (della quale migliora le pre- stazioni), oltre ad essere largamente utilizzato come solvente e come materia prima chimica (resine, esplosivi, ecc.). Le fonti di emissioni in atmosfera di questo composto sono legate a processi di combu- stione sia naturali (incendi boschivi, emissioni vulcaniche), che artificiali (emissioni industriali, gas di scarico di veicoli a motore, ecc.). Nell’aria dei centri urbani, la presenza di questo inquinante deriva quasi esclusivamente dall’attività umana, con oltre il 90% delle emissioni riferibili alle produzioni del ciclo dei carburanti. Raffinazione, distribuzione dei carburanti e traffico veicolare incidono per circa l’80%. Principalmente il rilascio di benzene è legato ai gas di scarico dei veicoli non catalizzati, al- l’evaporazione della benzina dei medesimi durante la marcia e l’arresto, nonché alle operazioni di stoc- caggio e rifornimento nelle stazioni di servizio o dai carburatori degli stessi veicoli. Il benzene emesso nell'aria ha un tempo di dimezzamento della concentrazione di circa un giorno in pre- senza di aria inquinata da ossidi di azoto e ossidi di zolfo (che fungono da iniziatori della decomposizione). Per l’uomo il benzene è una sostanza tossica e cancerogena, in particolare: • è mortale respirare una dose di 63.800 µg/m3 per 5-10 minuti; • causa sintomi neurotossici a concentrazioni maggiori di 3.200 µg/m3; • esposizioni a concentrazioni dell'ordine di 100 µg/m3 causano gravi danni al midollo osseo con con- seguente diminuzione nel sangue di leucociti e linfociti e anemia. Lo sapevi che… Il cancro indotto dall'esposizione ad agenti tumorali, generalmente, a un tempo di latenza di 15 o 30 anni. Si deve però tenere presente che esiste una relazione dose-effetto, nel senso che esposizioni a dosi sempre più alte aumentano sempre più la probabilità di sviluppare un tumore. E' stato stimato che l'esposizione continua alla dose di 1 µg/m3, per tutta la vita media, produce una probabilità di con- trarre un tumore di 4x10-6, ovvero se un milione di persone fossero esposte durante la loro vita con- tinuamente al benzene con una concentrazione di 1 µg/m3, quattro di esse contrarrebbero un tumore. Il benzene ha effetti cancerogeni e non esiste una soglia al di sotto della quale non si abbiano effetti: qualunque dose, con tempi di esposizione più o meno lunghi, può causare un tumore. • Toluene (C7H8) e Xilene (C8H10) Il toluene è un idrocarburo aromatico che trova diverse applicazioni nella produzione delle benzine, di benzene, paraxilene e toluendiisocianato (TDI) alla base della produzione di schiume poliuretaniche, di vernici e diluenti, ecc. Gli xileni sono gas naturali prodotti dalle piante, ma derivano anche dalla benzina. Come il benzene, toluene e xilene presentano rischi elevati per la salute umana. • Ossidi di Azoto Gli ossidi di azoto sono un gruppo di gas reattivi che contengono azoto e ossigeno in quantità variabile. Oltre a costituire un inquinante primario, gli ossidi di azoto intervengono nella formazione dell’ozono in bassa atmosfera. Le principali fonti di questo inquinante derivano dal traffico veicolare, dagli impianti di riscaldamento e industriali. Gli ossidi di azoto hanno effetti negativi sull’uomo e sull’ambiente. inizio capitolo indice
In particolare il biossido, oltre a trasformarsi in acido nitrico e contribuire alle piogge acide, è coinvolto nel processo di formazione dello smog fotochimico. Nell’uomo, gli ossidi di azoto portano alla riduzione della funzionalità respiratoria e dei meccanismi di difesa polmonari, specialmente nei soggetti bronchi- tici ed asmatici, negli anziani e nei bambini. L’esposizione di breve durata favorisce anche l’insorgenza di infiammazione delle mucose delle vie aeree superiori, mentre l’esposizione protratta facilita le infe- zioni respiratorie profonde. • Ossidi di zolfo Normalmente gli ossidi di zolfo presenti in atmosfera sono l’anidride solforosa (SO2) e l’anidride solfo- rica (SO3). L’anidride solforosa, o biossido di zolfo, è un gas incolore, irritante, non infiammabile, e dal- l’odore pungente. É molto solubile in acqua e contribuisce alla formazione delle piogge acide. Dato che è più pesante dell’aria tende a stratificarsi nelle zone più basse. Rappresenta l’inquinante atmosferico per eccellenza essendo il più diffuso, uno dei più aggressivi e pericolosi e di gran lunga quello più stu- diato ed emesso in maggior quantità dalle sorgenti antropogeniche. Risultati In generale, nell’ambito della Pianura Padana, gli inquinanti dello strato atmosferico più vicino al suolo (troposfera) sono più concentrati nei periodi invernali, quando le immissioni sono maggiori a causa del- l’utilizzo delle caldaie da riscaldamento, ma soprattutto per effetto delle inversioni termiche che impedi- scono il rimescolamento delle masse d’aria prossime al suolo. I risultati relativi all’ossido di azoto seguono un andamento stagionale, con un aumento delle concen- trazioni nei periodi più freddi e una diminuzione nei periodi più caldi. Le concentrazioni sono comparabili in tutti i punti, ma sussistono delle discrepanze con i dati ARPA giu- stificabili dalla diversa localizzazione delle centraline di monitoraggio. Valori massimi sono stati registrati nel punto di prelievo 3, tra febbraio e marzo 2007 (78,8 µg/m3) Per il biossido di zolfo non si evidenzia l’andamento stagionale, né nei nostri dati, né nei dati ARPA. Vi sono invece picchi periodici a fine inverno, inizio estate e inizio autunno. Anche in questo caso i valori ri- scontrati seguono gli andamenti dei dati ARPA, ma con valori assoluti inferiori. Si rileva un’anomalia nel punto 3, in aprile 2007: in questo periodo le concentrazioni in tutti i punti, e anche i valori ARPA, sono in risalita, ma nel punto 3 raggiungono un picco massimo di 8,5 µg/m3. Ciò potrebbe essere dovuto alla permanenza nei pressi di un veicolo a motore, come una macchina agricola, data la vicinanza di un campo coltivato e la prossimità di un crocevia di strade interne. I COV, espressi come n-esano, presentano livelli piuttosto contenuti, eccetto che per il periodo febbraio- marzo 2007 (oltre 15 µg/m3) e giugno 2007 (fino a 8,3 µg/m3), nei punti di campionamento 1 e 3. Si osserva anche una risalita delle concentrazioni nel periodo autunnale 2007, in corrispondenza di un abbassamento delle temperature e probabilmente in coincidenza con l’accensione delle caldaie. Benzene, toluene e xilene hanno andamenti molto simili, con alti valori nel periodo iniziale della campa- gna di monitoraggio (rispettivamente 5,7 µg/m3, 17,6 µg/m3 e 9,4 µg/m3 nel punto 1 tra gennaio e feb- braio 2007), un abbassamento in tutto il periodo centrale, e una risalita, in tutti i punti, negli ultimi due periodi di monitoraggio (dal 28 settembre al 26 ottobre), analogamente a quanto osservato per i COV. inizio capitolo indice
fauna indice
Gli invertebrati Indicatore: indice di naturalità Descrizione: l’indice considera le specie reperite analizzandole in base alle dimensioni, presenza di ali e alla dieta. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 5 anni. I coleotteri, che spesso vengono erroneamente confusi con gli scarafaggi, vivono nei boschi, sotto le pietre in montagna e zampettano sulle spiagge. Si trovano quasi ovunque. Il campionamento di que- sti insetti permette di giungere ad importanti conclusioni sullo stato di salute di un habitat naturale. I coleotteri carabidi I coleotteri carabidi sono organismi che vivono sulla superficie del suolo, sotto i suoi primi centimetri di spessore. Sono per lo più terricoli e prediligono am- bienti umidi; alcuni sono in grado di nuotare. Durante il giorno riman- gono rintanati, ma di notte è facile trovarli lungo le strade asfaltate, o nei bo- schi, in attività di caccia. Si nutrono prevalente- mente di insetti, lombrichi e chiocciole. Salvo alcune rare eccezioni, i coleotteri carabidi vivono una sola stagione allo sta- dio adulto. Il corpo è piatto, largo e può raggiungere discrete dimensioni (ad esempio anche 6 cm). Le colorazioni sono tra le più svariate, con tonalità che vanno dal nero al fulvo con riflessi metallici e iridescenti. Le ali posteriori possono essere di dimensioni ridotte o del tutto assenti. Le zampe sono molto forti e lunghe e fanno di questi coleotteri degli ottimi corridori. indicatori inizio capitolo indice
Molti carabidi secernono degli acidi irritanti che sono utili per proteggersi dai predatori. Altri hanno la possibilità di produrre un liquido caustico, che una volta emesso entra in contatto con l'aria e vo- latilizza producendo una piccola esplosione. Alcuni di questi coleotteri (Calosoma sycophanta) sono stati introdotti in America dall'Europa per aiutare gli agricoltori nelle coltivazioni biologiche. Que- sti rappresentano un gruppo molto ricco da un punto di vista numerico e possono essere conside- rati la famiglia più importante tra quelle degli insetti terrestri che vivono nell’ecosistema agrario. In Italia sono state fino ad ora descritte circa 1330 specie di carabidi, in Europa 2800 circa. Come i coleotteri possono aiutarci a capire lo stato di salute del Parco? I carabidi sono considerati utili indicatori biologici dalla comunità scientifica internazionale per le se- guenti caratteristiche: - possono essere campionati con continuità sia in modo automatico (situando trappole) che standar- dizzato; - permettono di ottenere dati qualitativi e quantitativi sulla presenza e abbondanza delle specie; - sono facilmente manipolabili sia durante le fasi della determinazione che durante gli esperimenti di laboratorio, essendo di discrete dimensioni; - presentano attività vitali abbastanza uniformi (alimentazione, digestione, caccia, riposo, crescita); - sono una famiglia di artropodi ben conosciuta dal punto di vista tassonomico, biologico e autoeco- logico (autoecologia: rapporti della specie con l’ambiente circostante); - rappresentano un elemento importante della rete alimentare: sono predatori di piccoli invertebrati e fanno parte delle dieta di anfibi, rettili, uccelli e piccoli mammiferi; - si distribuiscono nell’ambiente secondo chiare preferenze di habitat che permettono di identificare specifici raggruppamenti di specie definibili e descrivibili su base faunistico-statistica; - ciascuna specie presenta parametri adattativi e quindi adattamenti morfo-funzionali (morfologia alare, dieta e dimensioni corporee) specifici per l’ambiente in cui vive; - le comunità sono in grado di reagire direttamente e indirettamente ai cambiamenti degli ecosistemi. Dal punto di vista operativo, lo studio dei carabidi permette di descrivere in maniera dettagliata il pre- gio naturalistico di uno o più habitat, quindi essi risultano ottimi bioindicatori negli studi di “ecologia del paesaggio”. L’ecosistema agricolo Il mosaico agro-ecosistemico della pianura è in grado di influenzare fortemente le caratteristiche degli insetti e proprio lo studio dei coleotteri carabidi può risultare utile nelle analisi del livello di impatto antropico sugli habitat. A partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il paesaggio di pianura ha subito una forte intensificazione dell’attività agricola determinando grandi cambiamenti; per esempio i boschi sono stati gradualmente ridotti di estensione a vantaggio di nuove aree gestite con la coltivazione di monocolture. inizio capitolo indice
Le parcelle di bosco frammentate ancora rimaste assumono una grande importanza naturalistica poi- ché possiedono varietà di insetti di grande valore conservazionistico. I carabidi e gli agroecosistemi Il numero, la grandezza e lo stato di salute dei coleotteri sono in relazione al benessere dell’habitat in cui vivono. I carabidi svolgono un ruolo molto importante all’interno del paesaggio agrario per i se- guenti motivi: - sono predatori di insetti e piccoli invertebrati potenzialmente dannosi alle colture, come per esem- pio gli afidi, le uova, le larve e piccoli bruchi; - sono preda di molti uccelli tipici degli ambienti agrari: 203 specie di uccelli europei si alimentano di ben 183 specie di carabidi. Per molti uccelli i carabidi costituiscono solo la parte minore della loro dieta, ma per molti corvi e rapaci sono invece la componente principale. Rientrano nella dieta di anfibi, rettili e piccoli mammiferi che vivono nelle aree boschive che circondano i campi coltivati; - si alimentano di semi di piante potenzialmente infestanti. I fattori che influenzano la vita dei coleotteri sono i seguenti: - il tipo di coltura (es. monocoltura a mais, a soia etc.), - la gestione della coltura (es. rotazione, impiego di pesticidi etc.), - la densità delle specie vegetali presenti, - il mantenimento di aree non coltivate al margine dei campi (es. siepi, filari, boschi). La gestione agricola attuale è sempre più orientata alla coltivazione di tipo intensivo, ovvero all’am- pliamento delle superfici coltivabili, all’impiego massiccio dei fertilizzanti e dei pesticidi. Queste pra- tiche vanno ad alterare la struttura e la funzionalità degli ecosistemi. Ciò comporta la perdita della qualità naturalistica e la diffusione di specie infestanti. I carabidi, generalmente, necessitano di un anno per completare il loro ciclo vitale e la loro resilienza, ovvero la capacità di recupero, alle forme di stress ambientale è lenta. Per tutelare la presenza dei coleotteri occorre fare in modo che ad aree antropizzate, stressate e fau- nisticamente povere, si alternino aree non coltivate che fungano da sorgente di specie utili per la lotta biologica, nonchè da bacino vitale per le specie che necessitano di aree stabili per compiere, o completare, il proprio ciclo biologico. inizio capitolo indice
La cattura dei coleotteri I carabidi al Parco Alto Milanese sono stati campionati a partire dal 15 settembre 2006 fino al 31 ago- sto 2007, con raccolte eseguite nelle seguenti date: 13 ottobre 2006, 16 novembre 2006, 21 dicem- bre 2006, 25 aprile 2007, 2 maggio 2007, 5 giugno 2007, 2 luglio 2007, 23 luglio 2007, 31 agosto 2007 per il 2007. In ciascuno dei 12 siti sono state impiegate 5 trappole a caduta (pitfall traps), di- stribuite lungo transetti lineari. Tale metodo di campionamento è standardizzato ed ampiamente uti- lizzato per il censimento delle comunità di invertebrati. Nello specifico sono stati utilizzati bicchieri di plastica profondi 8 cm, con diametro superiore di 7 cm e inferiore di 4.5 cm; interrati fino all’orlo e riempiti, per metà circa, con acido acetico diluito, al fine di attrarre i coleotteri e permetterne la conservazione. Le tipologie di habitat indagate sono state scelte tra quelle più ricorrenti all’interno del Parco Alto Mi- lanese e maggiormente rappresentative del paesaggio in questa porzione di territorio. Sono stati così individuate 4 categorie ambientali: bosco, prato, filare e piantumazione; inoltre per ciascuna tipo- logia sono stati indagati 3 siti, come mostrato in Figura 3.1. Siti di campionamento per i coleotteri carabidi Fig.3.1 – Localizzazione dei siti di campionamento per i coleotteri carabidi. inizio capitolo indice
Le fasi di ricerca sul campo Fase 1 – Le trappole, costituite da bicchieri di pla- Fase 2 – Le trappole vengono lasciate nel terreno stica pieni di un liquido attrattivo, innocuo se be- per un mese. Prima di essere svuotate appaiono vuto da alti animali, vengono posizionate nel così. terreno, avendo cura di sotterrarle fino al bordo. Fase 3 – Successivamente il contenuto della Fase 4 – Il contenuto della trappola viene ana- trappola viene passato al setaccio. Trattandosi di lizzato, prima visivamente, poi in laboratorio. piccoli insetti si può utilizzare un semplice colino. inizio capitolo indice
Quali coleotteri sono stati trovati? Il numero di specie campionate nelle quattro tipologie di habitat indagate (piantumazione, bosco, prato, filare) sono state 23, per un totale di 1751 individui. Di tutte le specie campionate 3 sono considerate, a livello regionale, “specie focali”, ovvero un buon indice per valutare la conservazione di interi insiemi di specie e dei loro habitat. Nello specifico esse sono: - Calosoma (Campalita) auropunctatum: specie legata a prati permanenti da sfalcio, - Abax continuus continuus: specie endemica italiana, - Dolichus halensis: specie probabilmente già estinta nel milanese, ancora relativamente comune nei prati stabili e ai margini delle marcite del Lodigiano. Come mostrato in Figura 3.2, la presenza delle tre specie focali individuate durante i campionamenti è propria all’Italia settentrionale ed interessa zone boschive, collinari e montuose. La loro distribuzione risulta comunque localizzata in alcune aree. È quindi strettamente necessario mantenere le attuali condizioni ecologiche presenti all’interno del Parco per poter garantire a queste specie, e ad altre, l’esi- stenza e la permanenza nel tempo. A B C Fig.3.2 – Distribuzione in Italia di Calosoma (Campalita) auropunctatum (A); Abax continuus continuus (B); Dolichus halensis (C). A e B modificato da Ruffo e Stoch (2006), C dati da Magistretti (1965). inizio capitolo indice
Nonostante alcuni boicottaggi subiti in alcuni siti di campionamento, con la relativa perdita di dati pre- ziosi, le specie raccolte possono fornire un quadro della situazione attuale della carabofauna (popo- lazione di coleotteri carabidi) all’interno dei confini del Parco. La specie più abbondante, come numero di individui, risulta essere Calathus fuscipes graecus, con 866 esemplari, seguita da Calathus cinctus con 330 e Calathus melanocephalus con 291. Queste tre spe- cie, appartenenti al genere Calathus, risultano essere anche le più ubiquitarie, in quanto presenti in tutti i 12 siti interessati dall’indagine. Per quanto riguarda le dimensioni, si evidenzia come la presenza delle specie più grandi, quali Calo- soma sycophanta di 24 mm, Calosoma (Campalita) auropunctatum di 23 mm, Carabus glabratus di 28 mm, sia stata registrata in maniera importante negli habitat bosco e prato e, secondariamente, in un solo filare. É da sottolineare, inoltre, come queste specie non siano presenti nelle piantumazioni, siano esse pineta o giovane impianto di latifoglie. Se si osserva il numero di individui catturati, sono ancora i prati ad avere i valori più alti, con 341 esem- plari nel sito Prato_5 e 361 nel sito Prato_8. La presenza delle 3 specie focali di particolare pregio, Calosoma (Campalita) auropunctatum, Abax continuus continuus, Dolichus halensis, prevalentemente in prati e boschi e in secondo luogo nei filari, sottolinea ancora una volta l’importanza di queste tipologie ambientali per la salvaguardia dei coleot- teri e per gli animali che se ne cibano. Bosco_9 Prato_5 Filare_7 Fig.3.3 – Siti di maggiore pregio naturalistico, Bosco_9, Prato_5 e Filare_7. inizio capitolo indice
Un discorso a parte richiedono invece i siti definiti piantumazioni, siano essi pinete ormai mature o recenti impianti di latifoglie (Fig. 3.4). Piantumazione_4 Piantumazione_1 Piantumazione_6 Fig.3.4 – Siti di indagine definiti come piantumazione (Piantumazione_4/Pineta, Piantumazione_1/Pineta, Piantumazione_6/Latifoglie). Nel primo caso ci si riferisce a pinetine di Pinus strobus presenti in diverse porzioni del Parco e frutto di passate politiche di incentivazione di questa specie alloctona. Tutt’oggi le pinete considerate sono ormai arrivate a maturazione totale, ma nonostante questo i siti denominati Piantumazione_1 e Pian- tumazione_4 sono caratterizzati da un basso numero di specie. Il terzo sito appartenente alla tipologia ambientale definita “piantumazione”, sebbene sia potenzialmente molto più ricco in biodiversità delle pinete sopra descritte a causa della relativa giovinezza dell’impianto stesso, si presenta come un am- biente povero sia in numero di specie che in individui. Va comunque puntualizzato come le operazioni di manutenzione ordinaria di questo giovane impianto di latifoglie abbiano interferito più di una volta con le operazioni di censimento dei coleotteri carabidi, diminuendo così il numero di individui catturati. Conclusioni Oltre alle considerazioni sopra esposte, è doveroso sottolineare come anche le altre stazioni del Parco non soggette a campionamento possiedano comunità di carabidi povere, non solo in termini di ricchezza di specie, ma soprattutto in termini di caratteristiche ecologiche. I valori di biomassa, di affinità forestale e naturalistici delle comunità suggeriscono che il mosaico di ha- bitat indagati rappresenta un ecosistema piuttosto alterato dall’azione dell’uomo, cosa dovuta, probabil- mente, ad una gestione non del tutto corretta del territorio. Ciò non deve precludere nessun tipo di azione mirata alla salvaguardia dello stesso. La presenza di specie prioritarie di coleotteri richiede l’impegno co- stante in una gestione naturalistica del territorio in quanto questi antropodi, e più in generale gli insetti, rappresentano una risorsa di cibo fondamentale per molte specie e quindi un anello insostituibile della ca- tena alimentare. inizio capitolo indice
suolo indice
Il suolo Indicatore: Uso del suolo Descrizione: la percentuale di utilizzo del suolo per ciascuna categoria è data dal rapporto tra la su- perficie per ciascuna tipologia e il totale della superficie del parco. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 5 anni. Indicatore: Concentrazione di inquinanti nei suoli Descrizione: Analisi chimico fisica degli inquinanti presenti nei suoli tramite campionamenti. I dati sono espressi in concentrazioni con unità di misura diverse a seconda del tipo di inquinante. Validità dei dati nel tempo: i dati ricavati restano validi per almeno 5 anni. Il suolo è una risorsa non rinnovabile, un ecosistema ricchissimo che fornisce la maggior parte del cibo necessario alla vita. Nonostante svolga funzioni di importanza primaria per l'uomo e per l'am- biente, come fornire materie prime, solo recentemente si è cominciato a considerare la sua straor- dinaria importanza. Perdere suolo, contaminarlo, renderlo "inattivo", significa rinunciarvi in modo quasi definitivo. Esso è inoltre recettore, e fonte al tempo stesso, di interscambi con gli altri sistemi ambientali ed antropici, come aria, acqua e rifiuti. La sua capacità di modulare e tamponare impatti ed effetti ambientali ne fa un ottimo indicare am- bientale. Il suolo del Parco Alto Milanese è interamente pianeggiante, incluso in un settore di pianura com- preso tra quota 217 metri slm e quota 206, con pendenza regolare; blande ondulazioni originarie sono state livellate dall’attività agricola. Ed è proprio il suolo agricolo, nella parte più superficiale, il terreno che è stato analizzato in queste pagine. Definizione di suolo Il suolo non è solo la terra che si calpesta. Trattandosi di entità enormemente complesse, evolutesi come interazione tra la litosfera, la biosfera e l’atmosfera, i suoli vengono studiati e classificati in modo diverso a seconda delle finalità. Dal punto di vista agronomico con il termine "suolo" si indica ogni ma- teriale capace di ospitare piante, fino a comprendere le rocce incoerenti (in pratica non in blocco com- patto), purché esplorabili dalle radici. Esistono infinite varietà di suoli: da quelli alpini coperti di conifere a quelli coltivati delle pianure, fino a quelli aridi e quasi privi di vegetazione delle zone desertiche. indicatori inizio capitolo indice
La tradizionale descrizione del paesaggio effettuata tramite le classificazioni d’uso del suolo non ha valore dal punto di vista genetico o agronomico, ma esprime le interazioni dell’ambiente naturale ed antropico con il substrato. Considerando la superficie complessiva dell’attuale Parco Alto Milanese e delle aree di ampliamento, la suddivisione del territorio in categorie omogenee per tipologia di uso del suolo ha dato i risultati riassunti in tabella 4.1 e graficamente rappresentati nella figura 4.2. Categoria Area (m2) % Tabella 4.1 – Quadro di riepilogo Aree ad uso diverso 270.243 5,3% per categoria d’uso del suolo sul complesso del Parco e delle zone Bosco 863.342 17,0% di ampliamento. Incolti 79.975 1,6% Siepi boscate 192.930 3,8% Superfici agricole 3.060.179 60,2% Urbanizzato 367.436 7,2% Figura 4.2 – Istogramma di rie- pilogo percentuale per categoria d’uso del suolo sul complesso del territorio del Parco e delle zone di ampliamento. Il territorio del Parco risulta fortemente improntato dall’utilizzo agricolo, che interessa il 60% della su- perficie. Le aree boschive rappresentano il 17% del totale. Se però si considerano anche le siepi bo- scate, risulta che le aree forestali occupano più di 1 km2, corrispondente a quasi il 22% del territorio complessivo. Seguono le aree urbanizzate e le aree ad uso diverso; queste ultime rappresentano pe- raltro un significativo 5% del territorio. La tabella 4.3 riporta i dati di uso del suolo considerando rispettivamente la sola superficie dell’attuale Parco (senza considerare le zone di futuro ampliamento). inizio capitolo indice
Categoria Area (m2) % Tabella 4.3 – Quadro di riepilogo Aree ad uso diverso 138.142 3,9% per categoria d’uso del suolo sul territorio dell’attuale Parco Alto Bosco 647.147 18,3% Milanese. Incolti 63.099 1,8% Siepi boscate 124.743 3,5% Superfici agricole 2.120.623 60,1% Urbanizzato 275.921 7,8% Il suolo agricolo I fattori che entrano in gioco nel definire la "vocazione agricola" di un terreno sono molti: alcuni fa- cilmente intuibili, come la propensione a restare umido senza divenire fangoso, altri meno. Per esem- pio, non tutti sanno che anche il colore della terra è importante: in un terreno scuro i semi germinano prima perché, sotto il sole, la terra nera si scalda più di quella chiara. Anche la profondità del suolo è rilevante. Nei suoli profondi (anche se lo strato fertile è limitato ai primi 30-40 centimetri) la riserva idrica è, infatti, maggiore, e le piante con radici profonde si ancorano meglio. In alternativa, questi terreni sono adatti a colture come il mais, leggero e flessibile. Chi possiede un orto lo sa per esperienza: una caratteristica importante del suolo è la lavorabilità. Un terreno difficile da dissodare costa fatica e denaro: basti pensare ai suoli argillosi, chiamati anche "pe- santi", che per essere arati richiedono trattori potentissimi. La lavorabilità è determinata dalla strut- tura del terreno (più o meno compatto), ma anche dal grado di umidità: se è eccessiva la terra si appesantisce, se è scarsa il terreno si indurisce, seccandosi. Quello del Parco Alto Milanese è un suolo con discrete caratteristiche di permeabilità poiché si è generato a partire da sedimenti fluviali con- tenenti limi, sabbia e ghiaia che garantiscono in origine un drenaggio ottimale. Tuttavia, l’età del suolo ha fatto sì che le argille, minerali derivati dall’alterazione del sedimento originale durante i pro- cessi di formazione del suolo stesso, riducano la permeabilità e trattengano una certa quantità di acqua a vantaggio della vegetazione. Come si analizza il suolo Lo studio del suolo avviene soprattutto attraverso l’analisi verticale del terreno, dalla superficie fino al materiale non alterato da cui si è generato. L’osservazione può essere effettuata agevolmente in trincee scavate in modo da mettere in evidenza il cosiddetto “profilo” del suolo, cioè la sequenza di livelli particolari che distingue i vari tipi di suolo, oppure tramite carotieri meccanici o campionatori a trivella manuale, come nel caso di questo lavoro. Di un suolo vi sono molti particolari utili a classifi- carlo, rilevabili già sul campo: colore, aspetto generale, plasticità, presenza di inclusi più o meno gros- solani, contenuto di materia organica, parametri chimici di base ecc. Questi parametri sono sufficienti ad una prima descrizione. Per approfondire le conoscenze è possi- bila integrare i dati con esami di laboratorio. inizio capitolo indice
Lo sapevi che… Le coperture vegetali delle coltivazioni, ma anche il mantenimento dei prati per il foraggio del bestiame, si rivelano utilissimi per conservare il suolo. Se è vero che certe pratiche agricole intensive possono rive- larsi inquinanti a causa dei diserbanti e dei concimi impiegati, in altri casi sono le colture che aiutano a ri- pulire il terreno. Mais, senape e girasole, per esempio, sono considerati veri toccasana per eliminare i metalli pesanti ac- cumulatisi in seguito a pratiche industriali o nei terreni di discarica. Li assorbono dalla terra attraverso le radici e li immagazzinano nei tessuti vegetali. Ad Arcola, in provincia di La Spezia, un’area su cui giaceva una discarica abusiva di rifiuti tossici è stata bonificata proprio con questo sistema. Alla fine le piante sono state eliminate come rifiuti tossici, ma ora è possibile coltivarvi senza pericoli. Il suolo del Parco Alto Milanese è inquinato? Data la localizzazione del sito in area industriale, il contesto insediativo prossimo alla città e le attività agricole svolte, per valutare lo stato di contaminazione dei suoli è stato scelto un set di parametri con- siderabili come indicatori per valutare diverse tipologie di contaminazione. In tabella sono sintetizzati i parametri analizzati: Origine della contaminazione Indicatori Il piombo è stato considerato come tracciante per l’inquina- Inquinamento da traffico Piombo mento da traffico precedente “storico” e rifiuti all’introduzione delle benzine senza piombo. È stato inoltre Inquinamento da traffico recente Idrocarburi leggeri (C
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