ODG, DE CARLO FDI CAMERA, SU INCREMENTO FONDO RISORSE DECENTRATE PER PROMOZIONE MADE IN ITALY E CONTRASTO ITALIAN SOUNDING - Agricolae
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ODG, DE CARLO FDI CAMERA, SU INCREMENTO FONDO RISORSE DECENTRATE PER PROMOZIONE MADE IN ITALY E CONTRASTO ITALIAN SOUNDING A t t o C a m e r a Ordine del Giorno 9/02325-AR/019 presentato da DE CARLO Luca testo di Mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n. 307 La Camera, premesso che:
il decreto-legge in esame detta disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica, coinvolgendo una pluralità di settori tra cui si inseriscono anche disposizioni urgenti per il rafforzamento dei controlli a tutela del made in Italy agroalimentare; considerati i problemi sempre più attuali legati al fenomeno dell’« Italian Sounding», vale a dire alla diffusione di prodotti che non hanno nulla di italiano, né gli ingredienti o i materiali utilizzati, né il luogo di produzione, così come avviene con il greenwashing che interessa prodotti che solo apparentemente, grazie a furbissime operazioni di marketing, sembrano naturali o addirittura ecologici e che invece inquinano e danneggiano la salute; tutto ciò causa enormi danni al vero Made in Italy, che andrebbe tutelato e difeso con strumenti più efficaci, e rende improcrastinabile la necessità di un’implementazione di politiche di contrasto all’Italian sounding attraverso una lotta efficace alla contraffazione che si nutre di parole, colori, località e immagini false che danneggiano non solo il made in Italy, ma anche la salute delle persone che sono nell’impossibilità di conoscere la reale origine e composizione dei prodotti comprati; tenuto conto dei nuovi incrementali adempimenti per la elaborazione e il coordinamento delle linee della politica agricola, agroalimentare, forestale, per la pesca e per il settore ippico a livello nazionale, europeo ed internazionale, impegna il Governo a valutare la possibilità di intraprendere ogni necessaria iniziativa, anche attraverso provvedimenti di prossima emanazione, volta ad incrementare il Fondo risorse decentrate di cui all’articolo 76 del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto funzioni centrali 2016-2018 relativo al
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali al fine di incentivare, rafforzare ed incrementare le maggiori attività rese nella tutela del made in Italy e nel contrasto all’Italian sounding. 9/2325-AR/19. Luca De Carlo, Ciaburro, Caretta. ODG, NOJA IV CAMERA, SU ESCLUSIONE OLI MINERALI DA APPLICAZIONE NUOVE NORME IN MATERIA DI ACCISE Atto Camera Ordine del Giorno 9/02325-AR/149 presentato da NOJA Lisa testo di
Mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n. 307 La Camera, premesso che: l’articolo 10 del provvedimento reca un complesso di proroghe nelle materie di competenza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali; all’articolo 5 del decreto- legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito con modificazioni dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, sono contenute disposizioni di contrasto alle frodi in materia di accisa; in particolare, al comma 2 introduce nuovi adempimenti a cui sono tenuti gli esercenti di depositi ed impianti di carburante ad uso privato, industriale ed agricolo; tali nuove disposizioni rappresentano per il settore agricolo, con particolare riferimento ai piccoli imprenditori, un onere burocratico considerato che le imprese agricole sono già sottoposte a specifiche procedure per il rilascio e la gestione degli oli minerali ai sensi del decreto ministeriale 454 del 2001. Tali disposizioni prevedono già la contabilizzazione del carburante in un apposito registro di carico e scarico, e precise disposizioni sulla vigilanza ed il controllo da parte delle Regioni e dell’Agenzia delle Dogane; sarebbe pertanto opportuno valutare un ulteriore aggiornamento normativo, al fine di evitare duplicazioni ed escludere dalle nuove disposizioni gli oli minerali impiegati nei lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e nella florovivaistica di cui al decreto ministeriale 454 del 2001, nonché a concedere tempi adeguati alle imprese agricole per adeguarsi a tali adempimenti, impegna il Governo a valutare l’opportunità, con futuri provvedimenti normativi, di escludere gli oli minerali impiegati nei lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e nella florovivaistica di cui al decreto ministeriale 454 del
2001 dall’ambito di applicazione delle nuove norme in materia di accise sui depositi commerciali di prodotti energetici introdotte dall’articolo 5 del cosiddetto decreto fiscale, richiamato in premessa, al fine di evitare eventuali duplicazioni di adempimenti e tenere conto delle peculiarità del comparto agricolo. 9/2325-AR/149. Noja, Gadda. INTERROGAZIONE, DE BONIS MISTO SENATO, SU SCHEMA DI CONVENZIONE OP AGEA-CAA CON RISCHIO RESTRIZIONE DELLA CONCORRENZA A t t o S e n a t o
Interrogazione a risposta scritta 4-02931 presentata da SAVERIO DE BONIS mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n.193 DE BONIS, DE FALCO, MARTELLI, NUGNES, BUCCARELLA – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Premesso che: i CAA, centri di assistenza agricola, sono soggetti privati ai quali AGEA, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, delega compiti di istruttoria dei fascicoli aziendali, disciplinati dal decreto ministeriale 27 marzo 2001 e successivamente dal decreto ministeriale 27 marzo 2008 recante “Riforma dei Centri autorizzati di assistenza agricola”; l’AGEA, attraverso AGECONTROL (l’agenzia pubblica per i controlli e le azioni comunitarie per conto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali), vigila sui soggetti delegati, sia per quanto riguarda la parte dell’organizzazione e il funzionamento, sia per quanto riguarda la gestione dei fascicoli e delle domande di accesso agli aiuti finanziari; le numerose funzioni che AGEA delega ai CAA, vengono stabilite sulla base di apposite convenzioni che, tra le altre cose, consentono ai tecnici agricoli liberi professionisti di collaborare con i CAA. I tecnici agricoli liberi professionisti (agrotecnici ed agrotecnici laureati, dottori agronomi e forestali, periti agrari, laureati in scienze ambientali) integrati da altre specifiche professionalità (consulenti del lavoro, geometri, dottori, commercialisti, ragionieri ed esperti fiscali) sono, quindi, da diversi anni impegnati nell’assistenza tecnica indipendente ai produttori agricoli di tutta Italia;
da fine 2019 circolano vari schemi di convenzione OP (organismo pagatore) AGEA-CAA con la volontà di vincolare i centri di assistenza agricola a utilizzare solo lavoratori tecnici dipendenti, quindi niente più liberi professionisti esterni. l’ultimo schema di convenzione OP per il 2020, inviato ai CAA da Agea e pubblicato dal giornale on line “Agricolae.eu”, modifica una caratteristica che potrebbe cambiare in maniera sostanziale l’operatività dei centri di assistenza agricola, soprattutto per le organizzazioni agricole che si avvalgono di professionisti esterni; si legge, infatti, all’articolo 4, comma 3 dello schema di convenzione OP: “Entro il 30 settembre 2020 tutti gli operatori titolari abilitati ad accedere ed operare nei sistemi informativi dell’Organismo pagatore devono essere lavoratori dipendenti del CAA o delle società con esso convenzionate. L’accesso degli stessi ai sistemi informativi deve essere effettuato esclusivamente tramite SPID”; tale disposizione ha, di fatto, allarmato il collegio degli agrotecnici e tutti gli altri liberi professionisti, i quali hanno evidenziato che se venisse approvata definitivamente questa nuova convenzione, si avrebbe una “grave distorsione della concorrenza” sia per quanto riguarda la prestazione dei servizi professionali, sia nei confronti dei (piccoli) CAA. Tali misure “capestro” avrebbero come effetto immediato quello di far chiudere la maggior parte dei CAA, già da tempo radicati sul territorio nazionale, in particolare sarebbero duramente penalizzati i CAA gestiti da liberi professionisti (agrotecnici, agronomi e periti agrari) che, impostando i loro servizi su un criterio qualitativo anziché quantitativo, si rivolgono per loro natura a un limitato numero di imprese. Il tutto a favore dei CAA di grandi dimensioni numeriche, che sarebbero così messi in condizioni di creare un oligopolio, fare concorrenza sleale ai piccoli CAA e, di conseguenza, controllare il prezzo dei servizi; se è infatti vero che l’AGEA gode di un certo grado di
discrezionalità ed autonomia nella definizione dell’ordinamento dei propri territori, è altrettanto vero che questo potere deve essere utilizzato ai fini di tutelare l’interesse comune e non certo per favorire, direttamente od indirettamente che sia, un’organizzazione piuttosto che un’altra. Ad esempio, nella convenzione di coordinamento, vigente negli anni dal 2016 al 2018, l’art. 5, punto e), prevedeva: “il CAA coordinatore è in possesso dei requisiti minimi richiesti per la sottoscrizione della presente convenzione in quanto rappresenta almeno quattro CAA territoriali che rispettano i requisiti di cui al DM 27.03.2008 ed è in grado di garantire l’operatività in tutte le Regioni”; nella Convenzione 2019, il punto e) delle premesse recita: “il CAA coordinatore è in possesso dei requisiti minimi richiesti per la sottoscrizione della presente convenzione in quanto rappresenta almeno 80 mila fascicoli riconosciuti validi e detiene in tutte le Regioni una o più strutture operative, oppure rappresenta quattro CAA territoriali che rispettano i requisiti di cui al DM 27.03.2008 ed è in grado di garantire in tal modo l’operatività richiesta in tutte le Regioni”; vengono, quindi, stabiliti due requisiti minimi, prima inesistenti, per la sottoscrizione della convenzione: 1) il possesso di almeno 80.000 fascicoli riconosciuti validi; 2) la presenza in tutte le regioni di una o più strutture operative (comprese quelle dove non è richiesta l’esistenza dei CAA coordinatori). Tali requisiti rappresentano sicuramente una barriera restrittiva per l’accesso al mercato rispetto alla precedente convenzione 2016-2018, in più pregiudicano le somme già incassate o da incassare e mirano a favorire alcuni CAA rispetto ad altri; nell’analizzare specificamente l’attività dei CAA, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato si è pronunciata più volte sulla normativa nazionale di riferimento, in alcune occasioni riscontrando restrizioni della concorrenza. La
previsione di requisiti particolarmente rigidi non solo può determinare una restrizione ingiustificata all’accesso al mercato, ma può al contempo favorire ingiustificatamente gli operatori già attivi nel settore attraverso la preventiva individuazione di specifiche prerogative unicamente o prevalentemente ad essi riferibili; infatti, già nel 2000 l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Parere AS200 dell’8 giugno 2000, Boll. n. 21/00) ha rilevato l’illegittimità di norme volte a “restringere la concorrenza del mercato dei servizi alle imprese agricole”, che nella fattispecie consistevano nella possibilità di costituire CAA connessi solo a determinati soggetti; è citato nel parere AS200 “Ove esigenze di carattere generale impongano di limitare il numero dei soggetti ammessi alla costituzione di un CAA, tale limitazione potrebbe essere stabilita non in ragione di un criterio soggettivo, basato fondamentalmente sull’individuazione preventiva di talune organizzazioni professionali, ma piuttosto tramite criteri oggettivi di selezione applicati a tutti gli operatori professionali. In particolare, potrebbero essere presi in considerazione requisiti quali le sostanziali caratteristiche tecnico-professionali, i mezzi a disposizione, nonché un numero minimo di domande evase. Tali requisiti garantirebbero una selezione fondata su criteri di efficienza e produrrebbero l’effetto di consentire anche ad operatori diversi dalle organizzazioni di categoria, come i liberi professionisti, la possibilità di essere ammessi alla costituzione di un CAA”; appare sleale da parte di alcune organizzazioni il tentativo di escludere dal servizio di assistenza i piccoli CAA; appare altresì ingiustificato intensificare i controlli di secondo livello solo sui piccoli CAA, a maggior ragione se questi hanno provveduto a denunciare irregolarità o ipotesi di reati in assenza di alcuna obiettiva giustificazione e proporzionalità,
si chiede di sapere: se e quali urgenti iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere affinché la nuova convenzione OP di AGEA e la nuova convezione di coordinamento rechino disposizioni conformi a quanto illustrato in premessa, ove occorra, anche attraverso la richiesta di un nuovo parere all’AGCM; se non sia del parere, conformemente a quanto più volte espresso dall’Antitrust, che i centri di assistenza agricola condotti da organizzazioni meno ramificate e di dimensioni più piccole non vengano messi in condizione di non poter più operare; se voglia riferire in Parlamento circa i dettagli del piano di azioni attualmente in corso sui controlli di secondo livello ai CAA, compreso il numero dei fascicoli estratti a controllo per singola sede e il numero di ispettori inviati per singola sede. (4-02931) ODG VIVIANI LEGA CAMERA, SU ESONERO SCONTRINO ELETTRONICO PER LA PESCA
Atto Camera Ordine del Giorno 9/02325-AR/185 presentato da VIVIANI Lorenzo testo di Mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n. 307 La Camera, premesso che: nonostante il provvedimento in esame debba essere considerato come un atto di completamento della manovra economica per il 2020, esso non contiene alcune misure fondamentali e da tempo attese per il comparto agricolo e quelle previste appaiono assolutamente prive di una visione strategica per il settore; dal 1o gennaio 2020 è entrato in vigore il decreto ministeriale che impone l’obbligo dello scontrino elettronico
per tutti i negozi ed esercizi commerciali; con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 10/05/2019 vengono individuate alcune categorie che sono esonerate dall’applicazione del decreto; sono «le operazioni non soggette all’obbligo di certificazione dei corrispettivi» e la cessione di prodotti agricoli effettuati dai produttori agricoli cui si applica il regime speciale previsto dall’articolo 34, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica 26/10/1972 n. 63, ovvero «I produttori agricoli che nell’anno solare precedente hanno realizzato o, in caso di inizio di attività prevedono di realizzare, un volume d’affari non superiore a 7.000 euro, costituito per almeno due terzi da cessioni di prodotti di cui al comma 1, sono esonerati dal versamento dell’imposta e da tutti gli obblighi…»; per prodotti agricoli si intendono «i prodotti del suolo, dell’allevamento e della pesca, come pure i prodotti di prima trasformazione che sono in diretta connessione con tali prodotti»; l’imprenditore ittico è il titolare della licenza di pesca, e la vendita diretta che consente all’imprenditore ittico di valorizzare la propria produzione, viene considerata parte delle normali attività degli imprenditori ittici e in quanto tale non soggetta ai requisiti che si applicano alle attività di vendita di prodotti alimentati, pur nel rispetto di normative precise in materia igienico-sanitaria e tracciabilità; l’esonero dallo scontrino elettronico per la pesca, in particolare per i pescherecci inferiori alle 10 TSL, è anche legato alle caratteristiche stesse dell’attività a bordo del peschereccio: nella vendita diretta si opera o dall’imbarcazione stessa o appena arrivati in porto sulla banchina, luoghi dove ben difficilmente potrebbero trovare collocazione strumenti elettronici di registrazione. Inoltre, in un’ottica di semplificazione, si punta ad evitare un’altra
incombenza al pescatore, già preso da una serie lunghissima di adempimenti per la tracciabilità del pescato, impegna il Governo a valutare l’opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere un differimento dell’obbligo di emissione elettronica dello scontrino per gli imprenditori ittici fin quando non sarà prevista una disposizione che preveda una revisione delle esenzioni comprendendo anche i suddetti soggetti, ferma restando la disposizione generale dell’emissione cartacea, come è stato fatto sinora, al fine di evitare disparità di trattamento tra agricoltori (in regime IVA speciale o in regime di esonero) e pescatori in regime assicurativo di cui alle 250/58. 9/2325-AR/185. Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Golinelli, Liuni, Lolini, Loss, Manzato, Patassini. INTERROGAZIONE, MEINHARD SVP- PATT SENATO, SU DIFFORMITÀ TRA NUMERO CAPI DICHIARATO E ACCERTATI SETTORE BOVINO
A t t o S e n a t o Interrogazione a risposta orale 3-01408 presentata da MEINHARD DURNWALDER mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n.193 DURNWALDER, UNTERBERGER, STEGER, LANIECE – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Premesso che: la riforma della politica agricola comune (PAC) 2014-2020 ha introdotto un sistema di pagamenti diretti che, a partire dal 1° gennaio 2015, ha sostituito il regime di pagamento unico (RPU); il nuovo sistema ha previsto un’impostazione “a pacchetto”, con l’articolazione in 7 componenti di aiuto, di cui tre devono essere obbligatoriamente previste dallo Stato membro (pagamento di base, pagamento verde e pagamento per i giovani
agricoltori) mentre le restanti quattro (aiuto ridistributivo per i primi ettari, aiuto per le aree con vincoli naturali, sostegno accoppiato e pagamenti per i piccoli agricoltori) sono facoltative; tra le componenti facoltative, il sostegno accoppiato, di cui all’articolo 52 del regolamento (UE) n. 1307/2013, riguarda comparti specifici di produzione agricola ed è mirato a sostenerne l’attività, potendo “essere concesso esclusivamente a quei settori o a quelle regioni di uno Stato membro in cui determinati tipi di agricoltura o determinati settori agricoli che rivestono particolare importanza per ragioni economiche, sociali o ambientali, si trovano in difficoltà”; in Italia, con particolare riferimento al settore bovino, si è deciso di concedere un sostegno accoppiato (sotto forma di un pagamento annuale per ettaro ammissibile o per capo animale ammissibile) per le produzioni di latte bovino, per le vacche nutrici e per la macellazione; a tal fine, le aziende agricole presentano, attraverso i centri di assistenza agricola (CAA) e sempre all’interno della domanda unica, anche l’apposita richiesta; per l’erogazione del pagamento accoppiato, l’AGEA (o l’organismo pagatore regionale) prende in considerazione il reale patrimonio zootecnico con riferimento all’anno (dal 1° gennaio al 31 dicembre) per il quale l’agricoltore ha presentato apposita domanda, e controlla, attraverso la banca dati nazionale (BDN), la reale registrazione e movimentazione dei capi; considerato altresì che: nel territorio della provincia autonoma di Bolzano, è in uso una banca dati provinciale (VET), che concorre a costituire, a sua volta, la banca dati nazionale (BDN), all’interno della quale, al momento della nascita di ciascun nuovo capo, il “marcatore” provvede ad inserirvi i relativi dati;
a causa dell’inserimento tardivo da parte del “marcatore” o per problemi comunicativi tra le due banche dati, è avvenuto che, in sede di controllo da parte dell’organismo pagatore per la provincia autonoma di Bolzano, siano in molti casi emerse delle difformità tra il numero di capi dichiarati e quello correttamente accertato, con percentuali che, in taluni casi, superano il 50 per cento per cento del totale; l’AGEA, all’interno del documento tecnico di calcolo per la verifica delle condizioni di ammissibilità dei capi al sostegno zootecnico di cui all’articolo 52 del regolamento (prot. n. 0044753 del 20 maggio 2019), nel riassumere le disposizioni e i rilievi europei, ha evidenziato che i servizi della Commissione, riscontrando ritardi notevoli nell’aggiornamento della base dati (la cui responsabilità, nella stragrande maggioranza dei casi, sarebbe da addebitarsi alle associazioni di agricoltori APA o ai servizi veterinari locali delle ASL), oltre a ribadire che essi compromettono l’affidabilità dei controlli incrociati effettuati nella banca dati, avrebbero concluso che “è opportuno che le sanzioni siano applicate anche se l’agricoltore ha provveduto a comunicare in tempo, poiché egli è l’ultimo soggetto responsabile della notifica dei movimenti”; alle aziende agricole alle quali è stata contestata tale difformità tra i capi, non solo sono state revocate parzialmente le domande presentate, ma è stata altresì applicata una sanzione corrispondente ad una volta la differenza riscontrata, così come stabilito dall’articolo 31 del regolamento (UE) 640/2014, pari quindi a importi che per le piccole aziende si aggirano intorno ad alcune centinaia di euro e che non dovranno essere versati, ma saranno recuperati direttamente tramite compensazione su eventuali futuri pagamenti entro i prossimi 3 anni; in relazione ai controlli sul primo pilastro della PAC, la UE ha recentemente ribadito che deve essere presa in considerazione esclusivamente la banca dati nazionale,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione che va a colpire duramente le aziende agricole di alta montagna, peraltro in alcun modo responsabili degli errori rilevati, e se non intenda intervenire per verificare le reali responsabilità in capo ai soggetti coinvolti. (3-01408) OLIO: RINNOVATO IL QUADRO SANZIONATORIO NEL DISEGNO DI LEGGE SUGLI ILLECITI AGROALIMENTARI Con ogni probabilità approderà nel prossimo Consiglio dei Ministri il disegno di legge sugli illeciti agroalimentari che si pone come obiettivo l’aggiornare le attuali norme, risalenti anche agli inizi del ‘900. All’interno del testo contro le agromafie saranno incluse, all’articolo 12, le norme di revisione del quadro sanzionatorio sulla contraffazione nel comparto dell’olio d’oliva. L’attuale classificazione degli olii d’oliva, infatti, è stabilita dalla regolamentazione dell’Ue che ha introdotto, relativamente alle caratteristiche che devono possedere le diverse categorie di olio, elementi non previsti all’epoca in cui fu emanata la legge italiana inerente le sanzioni, ovvero la legge 1407 del 1960 attualmente in vigore. Ad esempio le caratteristiche organolettiche o quelle legate all’evoluzione analitico- scientifica. Inoltre, non vengono previste alcune tipologie di esame per la classificazione degli olii di oliva.
“Per questo – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – già da componente della Commissione Agricoltura della Camera ho presentato una proposta di legge per integrare il decreto legislativo 23 maggio 2016, n. 103 con disposizioni che consentano di adeguare il sistema sanzionatorio alle nuove disposizioni comunitarie, creando una sorta di ‘testo unico’ sanzionatorio. Norme che ora approdano all’interno del ddl sugli illeciti agroalimentari che mi auguro venga licenziato quanto prima dal Consiglio dei Ministri per poi aprirsi al doveroso confronto parlamentare. L’obiettivo – prosegue Giuseppe L’Abbate – è quello di far sì che strumenti, tecniche e caratteristiche divenute scientificamente obiettive per stabilire le diverse tipologie e qualità di olio di oliva siano utilizzabili per legge, sostenendo e agevolando il già ottimo lavoro dell’Icqrf, rassicurando i consumatori sull’olio d’oliva che stanno acquistando nonché tutelando i produttori di qualità”. Vengono, dunque, superati tutti i dubbi interpretativi che in diverse controversie giudiziarie hanno vanificato il lavoro di controllo dell’Ispettorato centrale repressione frodi. Divengono sanzionabili olii classificati come extravergine di oliva ma risultati vergine di oliva all’esame organolettico. Inoltre, ad esempio, si sanziona il cosiddetto olio “deodorato” venduto come olio extravergine di oliva, e conforme a tale categoria a livello di requisiti intrinseci, ma ottenuto in maniera illecita con l’ausilio di un processo di deodorazione che invece caratterizza l’ottenimento degli olii raffinati e non degli olii vergini di oliva.
DISTRETTI PRODUTTIVI, DISTRETTO AGRUMI: BENE IL DECRETO DELL’ASSESSORE, ADESSO PRONTI A LAVORARE «Finalmente, è il caso di dire, il Distretto produttivo Agrumi di Sicilia ha ottenuto il rinnovo del riconoscimento da parte dell’Assessorato Attività produttive. L’assessore Turano ha firmato oggi il decreto che attendevamo da oltre due anni e mezzo e non possiamo che essere soddisfatti per lo sblocco delle istanze presentate a suo tempo». È quanto afferma Federica Argentati, presidente del Distretto produttivo Agrumi di Sicilia. «Cogliamo positivamente – continua Argentati – l’accelerazione che l’Assessorato ha impresso negli ultimi mesi all’iter dei Distretti che avevano già presentato richiesta di rinnovo – quello degli Agrumi di Sicilia e quello della Pesca – e delle parole dell’assessore quando afferma di volere “lavorare a dare nuova vitalità ai distretti puntando ad una collaborazione più stretta imperniata sulla condivisione delle scelte strategiche regionali in ordine anche alla prossima programmazione comunitaria 2021/2027”. Una dichiarazione che va nella direzione delle richieste già avanzate più volte dal Distretto produttivo Agrumi di Sicilia che da tempo, anche in vista della nuova Pac, chiede di includere tra i beneficiari dei bandi relativi ai fondi europei anche i Distretti produttivi, sino ad oggi praticamente esclusi dalla possibilità di accedervi». «Adesso – continua Argentati – lavoreremo al fianco dell’Assessorato per conseguire questo obiettivo, pronti a fare la nostra parte. I Distretti produttivi rappresentano aggregazioni importanti delle filiere produttive e vanno valorizzati, potenziati e messi in grado di operare al massimo delle loro potenzialità. In tal senso, auspichiamo che si dia
il giusto valore alla loro capacità di rappresentare la filiera, quella agrumicola nel nostro caso, come strumenti di raccordo e valorizzazione delle tante realtà presenti e che ne fanno parte». «A tal proposito – conclude Argentati – auspichiamo anche un maggiore raccordo con i Distretti del Cibo, all’interno dei quali i Distretti produttivi possono e devono svolgere un ruolo importante e di traino quando effettivamente rappresentativi di filiere strutturate e riconosciute». Il Distretto produttivo Agrumi di Sicilia, proprio come strumento rappresentativo di una filiera ampia, strutturata e riconosciuta, è entrato a far parte del “Distretto delle Filiere e dei Territori di Sicilia in rete” e in rappresentanza della filiera agrumicola il presidente del Distretto produttivo Agrumi di Sicilia siede nella governance. Una scelta ben precisa operata in sede assembleare due giorni fa che rafforza anche i rapporti di collaborazione tra filiere strutturate come il Distretto della Pesca anch’esso fresco di rinnovo e facente parte del Distretto delle Filiere e dei Territori di Sicilia in rete, unico Distretto del cibo a base regionale come le filiere che ne fanno parte. Adesso, il Distretto delle Filiere e dei Territori di Sicilia in rete, presieduto da Angelo Barone, avrà maggiore forza nel partecipare all’avviso del Ministero per l’Agricoltura per accedere alle agevolazioni previste dal D.M. n. 7775 del 22.07.2019 e nel confrontarsi con la Regione siciliana insieme agli altri distretti del cibo per ottenere un cofinanziamento ulteriore alla quota del 40% coperta dal bando ministeriale sui progetti che verranno presentati».
GLI EUROPARLAMENTARI DELLO SPAZIO ALPINO FANNO SQUADRA Gl i eu ro pa rl am en ta ri de ll o spazio alpino fanno squadra per difendere questa realtà. L’iniziativa “Friends of EUSALP”, ovvero “Amici della strategia europea per lo spazio alpino” è stata rilanciata ieri a Bruxelles, sotto la guida dell’europarlamentare sudtirolese Herbert Dorfmann. Con questa iniziativa, Dorfmann e altri dieci europarlamentari si impegnano a lavorare insieme per fare in modo che la regione alpina e le sue particolari condizioni geografiche vengano prese debitamente in considerazione nel processo legislativo europeo. “In Parlamento europeo vengono discussi temi, come l’agricoltura di montagna o il traffico transfrontaliero, che interessano da vicino lo spazio alpino. Grazie all’iniziativa Friends of EUSALP possiamo fare massa critica e rafforzare la nostra capacità di rappresentare la regione alpina in Parlamento”, dichiara Dorfmann. La strategia EUSALP copre un territorio molto vasto, che
comprende tra l’altro le regioni alpine della Baviera e della Lombardia, nonché stati non membri dell’Ue, come Svizzera e Liechtenstein Da un lato, questo territorio è a tutti gli effetti del motore dell’economia europea. Dall’altro, vanno notate le numerose sfide ecologiche, economiche e sociali che attendono questa realtà e che possono essere affrontate al meglio solo attraverso la cooperazione. Tra i temi che vengono discussi in questo periodo all’interno della cornice di EUSALP ci sono: le misure contro lo spopolamento delle zone montane, la protezione della biodiversità, la mobilità sostenibile, lo sviluppo di innovazione ed energie rinnovabili e, infine, l’armonizzazione delle opportunità di formazione. Quest’anno la presidenza di EUSALP passa dall’Italia alla Francia, che ha posto l’accento sul cambiamento climatico e la conversione ecologica. A questo proposito, Dorfmann ha discusso ieri con il presidente della Regione francese Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Renaud Muselier, che si è detto aperto a una futura cooperazione. MCDONALD’S: 700MILA SPREMUTE CON ARANCIA ROSSA DI SICILIA IGP
5 0 0 t o n n e l l a t e d i Arancia Rossa di Sicilia IGP acquistate da produttori locali, per un totale di oltre 700.000 spremute servite nei McCafé di tutta Italia: continua l’impegno di McDonald’s nel valorizzare gli ingredienti Made in Italy e in particolare una vera eccellenza della Sicilia, grazie alla collaborazione con l’azienda catanese Oranfrizer, leader in Italia per la distribuzione di agrumi, che si approvvigiona da coltivatori locali aderenti al Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP. L’iniziativa è stata comunicata nell’ambito di un evento organizzato a Catania, nel ristorante McDonald’s di piazza Stesicoro, alla presenza di Giorgia Favaro, Direttore Marketing di McDonald’s Italia, Nello Alba, Amministratore Unico di Oranfrizer, Salvo Laudani, Marketing Manager di Oranfrizer, Edgardo Bandiera, Assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia e Giovanni Selvaggi, Presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP. Ospite speciale la giovane ginnasta catanese Carlotta Ferlito.
“La scelta di McDonald’s di inserire all’interno dell’offerta di McCafé una vera eccellenza del Made in Italy come l’Arancia Rossa di Sicilia IGP rafforza il nostro legame con il territorio siciliano, e rientra nel più ampio impegno dell’azienda per la promozione del comparto agroalimentare italiano. È una nuova e importante tappa del lungo percorso che abbiamo intrapreso oltre 10 anni fa con i Consorzi di Tutela delle materie prime DOP e IGP” – ha dichiarato Giorgia Favaro, Direttore Marketing di McDonald’s Italia – Grazie alla collaborazione con i produttori siciliani e in particolare con Oranfrizer, nostro fornitore esclusivo e partner dal 2009, arriveremo ad acquistare quasi 500 tonnellate di Arancia Rossa di Sicilia IGP, con le quali realizzeremo spremute, preparate al momento e servite in tutti i McCafé d’Italia. Possiamo affermare con orgoglio che il nostro McCafé diventa ancora più italiano e ancora più buono.” L’Arancia Rossa di Sicilia IGP è un frutto unico al mondo per colore e gusto. Mentre la leggenda vuole che sia il soffio dell’Etna a determinare le sue straordinarie caratteristiche, sappiamo che è il particolare microclima tipico del territorio dove viene coltivata a renderla così speciale. Alle pendici dell’Etna, infatti, è la forte escursione termica, assieme al freddo notturno, che determina la pigmentazione delle abbondanti antocianine che conferiscono il tipico colore rosso alla polpa; all’eccezionale colore si abbinano anche il delizioso sapore e la succosità dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP, alla quale l’Europa ha riconosciuto l’Identificazione Geografica Protetta già nel 1996. “Siamo davvero orgogliosi della relazione che ci lega da oltre dieci anni a McDonald’s. Quella con i McCafé – precisa Nello Alba, Amministratore Unico di Oranfrizer – è l’unica esperienza continuativa con il mondo della ristorazione/horeca
intrapresa da Oranfrizer in quasi sessant’anni di storia. Con risultati crescenti, basati su una soluzione di business di successo, dove la qualità delle materie prime e della gestione dei servizi è davvero centrata sulla soddisfazione del consumatore finale”. “La crescita continua della richiesta di spremuta d’arancia nei McCafé – spiega il Marketing Manager di Oranfrizer, Salvo Laudani – ci dimostra che esistono strade alternative al consumo di frutta. I nuovi consumi, specie tra i millennials, non sostituiscono ma incrementano quelli tradizionali; avvengono in più momenti della giornata, ma soprattutto a colazione e pranzo, che sono quelli più indicati per gustare un prodotto preparato sempre al momento, di alta qualità, con un prezzo corretto. Tutto quello che serve per un’esperienza piacevole”. “Non si può che essere felici del fatto che le arance rosse del nostro splendido territorio siano protagoniste di questo lancio – ha detto Giovanni Selvaggi, presidente Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP. Per il consorzio e per i suoi associati si tratta di un’opportunità importante sia in termini di visibilità sia dal punto di vista commerciale. Questa iniziativa, che ci auguriamo possa continuare per molto tempo ancora, aiuta sicuramente i nostri produttori ad aumentare la quota di arance destinate alla premitura e permette di far conoscere sempre di più le nostre rosse su tutto il territorio nazionale”. “Oggi in Sicilia compiamo un importante passo in avanti per un’eccellenza siciliana, l’Arancia Rossa di Sicilia IGP, che entra nei McDonald’s, e si fa ulteriormente conoscere e apprezzare dal maggior numero possibile di consumatori – afferma l’Assessore regionale per l’Agricoltura Edy Bandiera –
È nota per la sua accentuata pigmentazione, è sana, è succosa; la “Rossa di Sicilia” conquista questo nuovo e interessante spazio di mercato perché è unica, il suo gusto è in perfetto equilibrio tra dolce e agro, vanta proprietà benefiche e antiossidanti, utili perfino per la prevenzione. Valorizziamo così un vero e proprio tesoro agroalimentare, il suo colore e il suo sapore fanno rima con salute”. Oltre che in Sicilia, McDonald’s collabora con i produttori locali in tutta Italia da oltre 10 anni, e solo quest’anno arriverà ad acquistare un totale di oltre 1.000 tonnellate di ingredienti DOP e IGP. Complessivamente, McDonald’s si rivolge a fornitori per l’84% italiani, acquistando ogni anno 94.000 tonnellate di materie prime nostrane, per un investimento nel comparto agroalimentare italiano di 200 milioni di euro. NOMINATO DALLA REGIONE PIEMONTE IL NUOVO CONSIGLIO DI GESTIONE DELLE AREE PROTETTE DELLE ALPI MARITTIME Il presidente della Regione Piemonte, d’intesa con il vicepresidente e assessore ai Parchi, ha firmato il decreto che dispone la composizione del consiglio di gestione delle aree protette delle Alpi Marittime. Il consiglio avrà come presidente Piermario Giordano e come
altri componenti Andrea Bodino, Federico Lemuth, Massimiliano Fantino (in rappresentanza del Comune di Entracque), Valeria Marrone (per il Comune di Valdieri), Franco Parola (per le associazioni agricole) e Armando Paolo Erbì (per le associazioni ambientaliste).
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