Nuove relazioni e nuovi legami affettivi dopo la separazione: rapporti tra genitori, figli e nuovi partner - Dott.ssa Anna Aiello
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Nuove relazioni e nuovi legami affettivi dopo la separazione: rapporti tra genitori, figli e nuovi partner. Nel seguente lavoro riprendo in linea generale quanto esposto all’interno del ciclo di seminari: La separazione e il divorzio tra psicologia e diritto. “Separazione e figli: I nuovi partner possono causare pregiudizio?” organizzato dall’Associazione Itaca sede operativa (Bo). Dal punto di vista psicologico cercheremo di conoscere meglio la figura del nuovo partner (terzo genitore), non come fonte di pregiudizio e quindi causa di danno per la salute psicologica del bambino, ma come possibile punto di riferimento per i figli del compagno/a e come possibile risorsa anche per il genitore biologico. Decidere di iniziare una nuova relazione dopo una separazione e/o divorzio quando ci sono già dei figli richiede una maggiore consapevolezza e accortezza. Per questo motivo, può essere utile seguire degli accorgimenti che possono facilitare la costruzione di una nuova relazione dove sono già presenti dei figli. Tra le domande che i genitori si pongono quando decidono di iniziare una nuova relazione troviamo: - Come e quando presentare ai figli il nuovo compagno o la nuova compagna? - Sono separata/o e ho un nuovo compagno/a: come affrontare l’argomento con mio figlio? - Che ruolo hanno i nuovi partner? - Quali devono essere i rapporti con gli ex-mariti/mogli? Sono tanti gli interrogativi che i genitori si pongono prima di affrontare una nuova relazione dopo la separazione, poiché dietro queste richieste vi è un profondo desiderio e preoccupazione da parte loro di proteggere e rassicurare i propri figli dalle sofferenze che possono in qualche modo intaccare la loro serenità. Uno degli aspetti più intriganti e anche meno studiati delle famiglie del post-divorzio/separazione è il rapporto del nuovo partner con i figli del primo matrimonio. […] La famiglia di oggi non è né più né meno perfetta di quella di una volta: è diversa, perché le circostanze sono diverse» (Durkheim, 1888). Queste parole che sembrano trovare conferma nel passare del tempo ci aiutano a comprendere le trasformazioni della famiglia contemporanea e ci insegnano che oggi non si può più parlare di famiglia, come di un’entità stabile e definibile in termini assoluti. La famiglia è un fenomeno bio-sociale che deve essere considerato all’interno dei mutamenti politici e culturali di una società. Non si può teoricamente parlare della famiglia in generale, ma solamente di tipi di
famiglie (Marzo, 2002). Il modo di essere e fare famiglia è cambiato, e così anche il linguaggio e i termini per definire relazioni e rapporti all’interno di essa: non si parla più di patrigno o matrigna, a cui spesso si associavano connotazioni negative, ma di padre bonus o madre bonus e le famiglie vengono denominate allargate o ricomposte. Nella famiglia tradizionale i ruoli sono chiari e definiti all’origine. Nelle famiglie ricomposte non c’è questa chiarezza e colui/colei che vive con i figli del partner, o li vede spesso, può avere difficoltà a collocarsi e a individuare una linea di condotta coerente. (Ferraris, 1997). È importante ricordare che con la separazione non si perde la propria funzione genitoriale, ma questa assume forme e modalità diverse nel momento in cui la coppia non è più tale, e in particolar modo nel momento in cui ci sarà la formazione di una nuova coppia. La nuova esperienza sarà sicuramente più complessa perché i ruoli familiari si moltiplicano; nonostante alcuni di questi siano previsti dalla nostra legislazione, ciò non rende questa esperienza meno difficile da gestire emotivamente. Si tratta di una condizione nella quale i rapporti interpersonali mettono in campo emozioni e sentimenti intensi e a volte contrastanti che è necessario riconoscere ed elaborare. La Famiglia Allargata. Le famiglie ricostituite e/o allargate, sono quelle che derivano dall'unione di partner provenienti, entrambi o solo uno dei due, da cessati matrimoni, convivenze o da famiglie monogenitoriali. Nel nuovo nucleo sono inglobati i figli nati da unioni precedenti, anche se a volte può accadere che uno solo porti con sé la propria prole e l'altro, se ne ha, la lasci a convivere con il precedente partner. La complessità delle relazioni che in questo tipo di famiglia si viene a creare, richiede sempre la messa in campo di notevoli risorse per una buona integrazione tra tutti i suoi membri e per la realizzazione del senso di appartenenza di tutti i suoi componenti al nuovo nucleo. Nel processo di ricomposizione familiare si ritrovano principalmente 2 difficoltà: Lealtà verso i figli: è l’idea, appartenente soprattutto alle donne, che in presenza di figli sia disdicevole occuparsi dei propri desideri. È comune pensare che occuparsi dei propri desideri possa danneggiare i figli. I bambini hanno bisogno di genitori contenti che siano capaci di amarli e lasciarli liberi. Più una persona trova in se stessa la realizzazione, più facilmente riesce ad assolvere ai compiti di accudimento. Il contrario rischia di essere un corto circuito in cui si cercano nell’accudimento quelle soddisfazioni che una persona non riesce a trovare in se stessa. Affrontare i pregiudizi. Seguire i propri bisogni rende disponibili risorse ed energie per gli accadimenti della vita. Il problema è affrontare i pregiudizi sociali che sono dentro di noi, l’interiorizzazione di un pregiudizio negativo mina risorse ed energie.
I nuovi partner. Si parla molto di separazione, di divorzio e dei problemi cui vanno incontro gli ex coniugi e i loro figli, ma si presta scarsa attenzione a colui o colei che entra nella vita di un bambino o di un ragazzo in qualità di compagno/a di sua madre o suo padre. Il terzo genitore affronta una situazione a cui spesso non è preparato. Diventare il compagno/a di mamma o papà, dormire nel lettone e sentirsi a proprio agio con i figli del partener non è una condizione frequente. Con la loro presenza e a volte il loro rifiuto esplicito, i bambini e i ragazzi possono infatti comunicare all’ultimo arrivato che il suo ingresso in casa è illegittimo, mal tollerato, temporaneo, di intralcio, oppure se abitano nella sua casa, possono dare segni di insoddisfazione e rifiutare gli spazi loro assegnati, autosegregarsi in una stanza. Comportamenti che, da un lato, rappresentano una minaccia continua alla relazione di coppia e, dall’altro, non incoraggiano l’adulto estraneo ad assumere il ruolo attivo e propositivo nella nuova famiglia. Queste considerazioni evidenziano quanto la figura del terzo genitore è dunque una figura tutta da inventare. Alcuni autori (Ferraris, 1997; Juul, 2012) suggeriscono alcune caratteristiche che possono agevolare il rapporto tra “Il terzo genitore “ e i figli acquisiti: 1. Essere empatico/a con i figli dell'altro/a, mettersi nei loro panni. 2. Non essere giudicante, 3. Essere aperto al cambiamento, 4. Reagire con diplomazia, solo così si potrà conquistare la loro fiducia e costruire un rapporto positivo e affettivo. Può capitare che i figli entrino in conflitto con il terzo genitore. In questo caso l'adulto coinvolto non può fare finta di niente. Il miglior consiglio in questi casi, spiega la Ferraris, è non dare valore esagerato al conflitto. Sdrammatizzare gli scontri e mai reagire in maniera dura. Bisogna sempre tenere presente che certi comportamenti del bambino potrebbero essere dettati dalla sofferenza che ha passato e non dalla voglia di fare dispetti. 5. Il terzo genitore non deve essere geloso dei figli. Sono rapporti affettivi diversi. “I figli hanno un ruolo prioritario nella vita del genitore”, dice Juul (2012), “[…] qualsiasi tentativo di competere per il primo posto è inutile. […] L'amore genitoriale è profondamente diverso dalla passione erotica e da un'amicizia adulta tra uomo e donna.” Il terzo genitore deve comprendere che si tratta di rapporti affettivi molto diversi e che non deve assolutamente mettersi sullo stesso piano dei bambini, né provare gelosia. 6. Essere sempre se stessi e cercare di creare un clima autentico e personale con il figlio bonus (cioè acquisito). Sebbene ogni famiglia abbia una struttura e una sua storia che la rende unica e irripetibile, esistono delle linee guida che possono aiutare a orientarsi, a riflettere.
1) Come e quando presentare ai figli il nuovo compagno o la nuova compagna? Le presentazioni andrebbero fatte solo se la nuova relazione è stabile. È sicuramente indispensabile che la relazione sia consolidata prima che avvengano le presentazioni. Questo proprio per dare al bambino quella stabilità di cui necessita. Ricordiamoci, infatti, che le famiglie ricostituite vengono successivamente ad una relazione fallita e per questo è fondamentale che il nuovo rapporto risulti forte e stabile, sia per evitare un’ulteriore ferita nei figli, oltre che per trasmettere un modello relazionale solido. Prima di presentare il nuovo partner, i genitori dovrebbero esser certi che i figli abbiano chiaro il motivo che li ha portati alla separazione. I figli hanno bisogno di sapere che l'affetto dei genitori nei loro confronti resterà immutato. Bisogna tener conto dell’età dei figli: I piccoli sono più aperti alle novità, anche perché hanno vissuto meno la situazione familiare precedente. Gli adolescenti, che già vivono un periodo di ribellione e cambiamento, potrebbero rifiutare la nuova dimensione familiare, cercando sostegno fuori casa tra gli amici. È comunque importante spiegare cosa succede, proprio per fornire loro un senso che possa aiutarli ad elaborare quanto stanno vivendo. Non dimentichiamoci, infatti, che i bambini non hanno esperienza del mondo come gli adulti e che hanno sempre bisogno di punti di riferimento che spieghino loro come vanno le cose, e se questo manca, il rischio è che crescano nella confusione. Nel momento della presentazione il “feeling” potrebbe non scattare, sia per effettive incompatibilità o antipatie, sia perché il figlio potrebbe temere di ferire l’altro genitore o di soffrire per una nuova separazione. In questi casi è fondamentale il ruolo del genitore, che dovrà avere la pazienza di dialogare con il proprio figlio, spiegando in modo onesto e sincero il motivo che l’ha portato a stare con il nuovo partner. 2) Quali sono i ruoli dei nuovi partner? Ricordare che il nuovo partner non è il sostituto dell’altro genitore, ed è importante evitare di presentarlo come tale. Molti compiono l’errore di presentare il nuovo partner come la nuova figura che “deve” essere accettata ad ogni costo e rispettata. Questo contribuisce a creare a priori un’antipatia, poiché non viene lasciata al bambino la libertà di scegliere, né di creare in modo spontaneo, il rapporto con l’altro. Il nuovo partner non può entrare nella relazione ponendosi tout court nel ruolo del genitore: tale usurpazione del ruolo del genitore biologico non verrebbe accettata dal figlio. Tenere sempre presente che il bambino, o il ragazzo, ha già due genitori, il cui ruolo è da sostenere, cosa che risulta fondamentale per stabilire un rapporto onesto e proficuo. Sostituirsi ad essi rischia di creare maggiore confusione e conflittualità. Ad esempio: “Tu non sei mio padre e
quindi stai zitto!”, è la risposta che i figli acquisiti si trovano a dare quando i ruoli si confondono. “Certo che non sono tuo padre, ma in quanto adulto ti do delle indicazioni”, è l’atteggiamento che permette di accompagnare i figli acquisiti nel percorso di crescita, diventando punti di riferimento, senza però “rubargli” il loro passato e senza competere con i genitori biologici. Diversi sono i ruoli che il nuovo adulto può ricoprire una volta entrato a far parte del nucleo famigliare (A. Oliverio Ferraris, 1997): L'amico: il nuovo adulto svolge un ruolo di amico, capace di fornire protezione e interessamento aggiuntivi. È un'amicizia che non implica l'andare d'accordo su tutto, bensì è un rapporto tra persone di età diversa, in cui il più grande è un punto di riferimento e prova empatia verso i sentimenti complessi dei figli acquisiti. L'altro genitore: questo ruolo viene riconosciuto al nuovo adulto in particolare quando i bambini sono piccoli e hanno scarsissimi contatti con il genitore separato non affidatario. Il mentore: in questa veste l'adulto è chiamato ad insegnare, scambiare opinioni, pareri e informazioni che possano preparare un giovane alla vita. Il confidente: quando l'adulto è disposto ad ascoltare. Questo ruolo risulta essere più accettato soprattutto dagli adolescenti, che si sentono lontani dai loro genitori e non riescono a chiedergli dei consigli. Il modello: a differenza del mentore, il modello insegna col suo esempio al bambino che copia i suoi comportamenti. 5) Come e quando presentare ai figli il nuovo compagno o la nuova compagna? Il terzo genitore deve mettere anche in conto la presenza dell'ex moglie o marito del partner. Nelle separazioni condivise può capitare che l'altro genitore sia molto attivo nella vita dei figli. Anche in questo caso non bisogna mostrare gelosia. Anche se può dare fastidio che il proprio partner condivida con l'ex la gestione dei figli, il terzo genitore deve prendere consapevolezza delle proprie emozioni, razionalizzarle e accettare questo rapporto, sicuramente salutare per i bambini. È importante quindi che gli adulti che compongono la famiglia allargata sappiano costruire una struttura coerente, in modo da non creare contrasti tra le figure di riferimento, o aprire la porta a “gelosie” da parte del genitore separato che potrebbe sentirsi sminuito dalla presenza “ingombrante” di altre persone. Si comprende quindi che la scelta del ruolo che il terzo genitore dovrà rivestire va fatta tenendo conto delle caratteristiche personali che questi possiede, della struttura della famiglia allargata, dell’età e dei bisogni dei figli che la compongono.
Aspetti conflittuali nelle nuove relazioni. Molti dei conflitti delle coppie delle famiglie miste vertono sui figli e sul modo di gestire il denaro e le risorse. Altre fonti di difficoltà possono riguardare: il sesso, il lavoro, le questioni legali, la religione, gli amici, i parenti e la vasta gamma di scelte concernenti il tempo libero. Tutte le coppie sposate o che convivono, si confrontano su questi aspetti dell’esistenza, ma per le coppie risposate le difficoltà possono essere più numerose per il maggior numero di persone che sono coinvolte. Il modo in cui i conflitti sono affrontati e risolti è importante. Ad un certo punto ci si può rendere conto che tutto deve essere rivisto, rivalutato, rinegoziato: diritti, doveri, tempi, spazi, obblighi reciproci, decisioni, rapporti di parentela. Un segno tangibile del fatto che la crisi è superata e la nuova famiglia incomincia a stabilizzarsi è la comparsa del senso del “noi”: qualcuno incomincia a dire “la nostra famiglia” e gli altri accettano questo modo di esprimersi. Si incomincia ad accettare l’idea di stare insieme. Ci si rende conto che per fare funzionare un sistema complesso è necessario perseverare. I conflitti non vengono negati, ma utilizzati come opportunità per imparare qualcosa di nuovo su di sé, sugli altri, sul buon funzionamento del sistema. Si impara ad accettarsi, a non invadere gli spazi altrui, a compiere delle rinunce per andare d’accordo. Si diventa consapevoli che sentimenti, opinioni (antipatie, ostilità) possono modificarsi: diversità che prima irritavano ora sono tollerate e riconosciute come legittime. Si ha il coraggio di rivelare i propri sentimenti, le proprie differenze e si cercano delle soluzioni. Si rinuncia a vincere sempre e a tutti i costi. Abbiamo visto come le relazioni all’interno delle famiglie allargate possono cambiare ed essere agevolate se tutti si impegnano. Essere empatici, aperti al cambiamento, non essere giudicanti, sono caratteristiche che come abbiamo visto agevolano molto il rapporto tra il nuovo compagno e il figlio dell’altro. Abbiamo solo accennato ad alcune delle numerose domande che si pongono genitori e nuovi partner quando decidono di costruire una famiglia allargata. È un compito complesso ma realizzabile. Se ci s’interroga per tempo e si seguono degli accorgimenti, è possibile evitare, o almeno attenuare, futuri conflitti e incomprensioni. Il ruolo dello psicologo è proprio quello di aiutare a riflettere su quali sono le risorse che ognuno può attivare all’interno della nuova famiglia per far funzionare i rapporti. Dott.ssa Anna Aiello Psicologa- Psicoterapeuta- Gruppoanalista. Tel. 3496626163 Studio: via San Giuliano, 13 – Bologna Sito: www.annaiello.it
Bibliografia: JUUL J., 2012: Un genitore in più. Vivere con un partner separato e i suoi figli. UE MARZO S., 2002: I figli nelle famiglie ricostituite, tratto da: MONDOINCANTATO–powered www.internetitaly.net. MAZZONI S., 1995: Le famiglie ricostituite: considerazioni generali e proposte di intervento, in: Famiglie divise ,(a cura di) Malagoli Togliatti M., Montanari G., Franco Angeli, Milano. OLIVIERO FERRARIS A., 1997: Il terzo genitore: Vivere con i figli dell’altro. Raffaello Cortina Editore.
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